Citera in moto

Una settimana sull'isola greca
Scritto da: Stefania Zampiga
citera in moto
Partenza il: 10/08/2012
Ritorno il: 16/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Per il viaggiatore interessato a fare un’esperienza anche solo tra i misteriosi profumi della macchia mediterranea, il mirto, la liquerizia, il pino, il finocchio selvatico, Citera è il luogo ideale anche ad agosto. Arrivando dal porto di Diakofti, si ha subito l’impressione di un luogo misterioso, quando l’occhio si apre alla vista di un grande relitto rosso incastrato dentro allo scoglio imperscrutabile al largo della prima baia. E poi, una volta in movimento, il mistero della macchia ai lati della strada puó attirare lo sguardo per ore con le sue variazioni di verde, o con le sue forme che hanno saputo adattarsi alla visita costante di tanti tipi di vento. Ma c’è anche il mistero delle viste drammatiche che schiudono le sue baie e le sue coste, con scenari di rocce, caverne e scogli che spesso possono far pensare all’ologramma di un ‘Islanda col sole. A noi piace girare in moto e anche solo per pochi giorni Citera ci ha soddisfatto per la varietà delle strade e stradine in mezzo alla macchia, che ci hanno portato a fare bagni in acque mitiche, a vedere tramonti su un mediterraneo ancora potente come un oceano, a scoprire paesini appena restaurati ed altri da restaurare forse ancora più affascinanti nei loro archi, muri di pietra e portali diroccati.

Citera è un’ isola abbastanza grande da poterci sparire dentro ma anche fatta di tanti piccoli borghi dove le persone sono accoglienti e pronte a dare il meglio al visitatore appena arrivato. Con la semplicità dei prodotti della terra, quello che si puó mangiare è accattivante, dai fichi che sembrano contenere in sè gocce di miele naturale, al miele stesso fatto dalle tamerici, uno dei più preziosi della Grecia, ai fiori di zucchine col ripieno dei dolmaden, alla feta arrosto. Certo, è un’isola molto strana, le nuvole sembrano non volerla mai lasciare veramente, per cui si puó addirittura assistere all’incrocio di nubi portate da venti diversi e puó fare anche abbastanza fresco in pieno agosto, bisogna imparare a scegliere le spiagge a seconda dei venti e bisogna muoversi per raggiungere le spiagge dopo avere ricevuto istruzioni dalle persone del posto; bisogna anche amare le campagne e i paesini dove la vita procede per gesti talvolta fermi agli anni ’50. Tra parentesi, abbiamo saputo che fino agli anni ’70 qui non c’era l’elettricità. Certo è che la comunità di emigranti australiani ha paradossalmente reso l’isola piú ospitale, sia per le case e le strade che sono riusciti a riparare, per i luoghi di accoglienza che hanno creato, ma soprattutto per la mediazione che riescono a fare con il loro bell’inglese australiano. Sanno orientare chi è appena arrivato dopo che loro stessi hanno dovuto mappare altri luoghi e sanno bene comunicare il senso di andare e tornare con la loro presenza curiosa.

Livadi per noi è stato il punto di appoggio ideale per trovare uno ‘studio’, presso i Petro’s studios e visitare l’isola. Portatevi le scarpette da mare.

Migliori spiagge del nostro soggiorno: Kombonada, Fyriammos, Melidoni. Paesino piú romantico: Mylopotamos. Da Mylopotamos andando verso la cava di Santa Sofia tramonti spettacolari.

Migliori ristoranti: a Livadi, da Manolo; a Kalamos, da Philio. Attenzione, l’isola non è compresa nella guida Routard.



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