Kos, mare e vita notturna

Kos Town e Kardamena, tra scandinavi e anglosassoni, bar-street e invitanti ristorantini, belle spiagge e disco-bar
Scritto da: etata87
kos, mare e vita notturna
Partenza il: 27/07/2011
Ritorno il: 08/08/2011
Viaggiatori: 11
Spesa: 1000 €
Infine è stata scelta Kos, l’isola che fu di Ippocrate, come meta delle nostre vacanze estive, attirati dalla possibilità di un volo diretto da Roma a basso prezzo e dal fatto che l’isola sembrerebbe essere, secondo le varie guide, un giusto mix tra bel mare e vita notturna. A partire siamo in undici, tre ragazze e otto ragazzi. Volo Blu-Express con partenza da Fiumicino alle 21,40 del 27 luglio, arrivo a Kos previsto alle 24,40. Al nostro arrivo non ci sarà nessuno ad attenderci perché abbiamo scelto saggiamente di non prenotare nulla, spinti da un insolito spirito avventuriero. Costo del volo, andata e ritorno, 150 Euro che con le varie tasse più o meno specificate dalla compagnia e più i bagagli da imbarcare aumentano a 165. La nostra audacia non viene premiata dagli dei e quando partiamo per andare all’aeroporto su Roma si abbatte un temporale storico. I voli sono bloccati causa maltempo e percepiamo che anche il nostro subirà un ritardo non da poco. I nostri vicini di gate, quelli del volo per Palermo, inscenano una clamorosa protesta con la compagnia; noi, un po’ perchè siamo più o meno tutti ragazzi spaesati, un po’ perché non abbiamo l’indole battagliera dei palermitani, ci sediamo per terra e aspettiamo fiduciosi la partenza. Alla fine arriviamo all’aeroporto internazionale di Kos all’una di notte. Ovviamente non ci sono autobus pubblici o taxi disponibili. Approcciamo quindi con un ragazzo di una agenzia turistica italiana che ci dice che l’isola è tutta piena, ma che forse qualcosa si potrebbe trovare in un paese chiamato Kardamena e che se vogliamo ci accompagnano là con il loro pullman gratuitamente. L’isola è in pratica un lungo e stretto rettangolo: ad ovest la parte più selvaggia, ad est il capoluogo brulicante di turisti, al centro dell’isola c’è l’aeroporto e sul mare, a sud dell’aeroporto, c’è Kardamena. Kos, peraltro, si trova a pochi chilometri dalle coste della Turchia.

KARDAMENA

Arriviamo a Kardamena completamente esausti, così ci fermiamo, non sapendo come comportarci, nella piazzetta principale in un fast food per passare la notte. Il gestore ci prende in simpatia, che incentiviamo con l’acquisto di una buona quantità di gyros (il kebab greco di pollo o di maiale servito con la pita, una sorta di focaccia). E così passiamo la notte tra gyros e sonno osservando ciondolare frotte di giovani inglesi in evidente stato di ubriachezza.

Al mattino l’amico venditore di gyros risolve i nostri problemi, fa qualche chiamata, parte col motorino e ci manda a prelevare con un furgone dal signor Agrelli, il gestore dell’omonimo hotel in cui ci fermeremo per quattro notti. L’albergo è molto bello, nuovo, belle camere con ampio balcone e servizio pulizie impeccabile ogni giorno. Noi prendiamo un appartamento da quattro, una tripla e due doppie e alla fine a testa paghiamo 18 Euro a persona per notte. Navigando un po’ su internet scopriamo che abbiamo risparmiato un 5/6 euro rispetto al prezzo che compare sui siti di prenotazione. Kardamena, meta favorita dai giovani anglosassoni, in origine doveva essere un minuscolo porticciolo di pescatori; ora è un agglomerato di hotel, locali e ristoranti con poco fascino. Non è la Grecia delle Cicladi, casette bianche e blu, il tutto è molto artificiale, ma nonostante ciò ci riserverà delle bellissime sorprese. Scopriamo ben presto di avere abitudini culturalmente opposte a quelle degli inglesini: i nostri infatti a mezzanotte sono già clamorosamente ubriachi dopo pochi sorsi di bevande che di alcolico hanno veramente poco, e il giorno preferiscono la piscina (ma soprattutto il bar della piscina) al mare. Ci accorgiamo infatti che le spiagge del paese sono praticamente deserte, ci siamo noi e un immancabile manipolo di altri giovani italiani vacanzieri. Gli ombrelloni e le sdraio ovunque costano pochissimo (due euro) oppure sono gratis se garantisci al gestore di consumare qualcosa al ristorante dietro la spiaggia. La nostra colazione ricorrente è stata yogurt con miele e noci, tipico greco. I primi giorni siamo sconcertati dal pressing asfissiante dei ristoratori sui turisti e dal loro riconoscerci al primo sguardo come italiani. Dopo un po’ intuiamo anche noi che se per strada passeggia un ragazzo moro, magari con un accenno di pancetta, accompagnato da una ragazza poco appariscente con un vestito che arriva sotto al ginocchio, è molto facile che siano italiani. I nostri compari anglosassoni sono biondini palestrati o biondone con vestiti appariscenti. Le spiagge non sono incantevoli, la sabbia non è fine e nel mare ci sono pietre e sassi, ma l’acqua è incredibilmente limpida, tira un bel venticello, non c’è chiasso e quando ti stanchi puoi andare in pochi secondi a farti un giro per negozietti oppure ad un bar davanti la spiaggia. Insomma, non è il paradiso, però il tutto è molto comodo e riposante. La sera, al tramonto, misteriosamente tutto si risveglia e prende vita, gli inglesini escono dai loro nidi e si dirigono euforicamente verso la famigerata bar-street, una via del paese parallela al lungomare interamente piena di localini dove si beve. L’atmosfera è molto animata e festosa soprattutto grazie ai p.r. dei locali, ragazzotti per lo più inglesi (con qualche immancabile esemplare italiano) che cercano di conquistare i turisti come noi con manovre sexy e offerte irrinunciabili. Al primo giro di bar-street, presi da un’euforia erotico-alcolica non si può non fermarsi praticamente in tutti i locali attirati dalle offerte delle p.r.: uno shot di tequila o ouzo (il digestivo greco all’anice, l’equivalente della nostra sambuca) a un euro. Dopo la bar-street, verso le due, gli inglesotti sciamano con lucidità compromessa verso le due discoteche del paese, lo Status e lo Starlight dove ogni sera ci sono feste a tema. Niente di straordinario però carine e divertenti.

Capitolo mangiare: è stato l’argomento e l’occupazione che ci ha portato via più tempo. I ristoranti del paese, non c’è niente da fare, sono molto turistici, però si mangia mediamente bene e si spende poco. Con 15 euro al massimo si fa una cena come si deve con antipasto e ricco piatto principale. Il ristorante che più ci ha convinto è Avli, che non è sul mare ma ha un bel cortile interno. Panos, il proprietario, mettici che ci sa fare, aggiungici che è un bel greco, fatto sta che ha conquistato immediatamente le nostre tre ragazze che si sono sciolte in un’adorazione mistico-gastronomica. Ottime polpette di zucchine e feta al forno come antipasti, buone moussaka (una specie di parmigiana con besciamella). Porzioni molto abbondanti, è sempre pieno, ma non è frequentato dagli inglesini, buon segno dato che notoriamente non proprio dei buongustai. Per un aperitivo o un dopocena tranquillo andate al “Garden” dove una splendida cameriera greca vi servirà ottimi dolci e gelati, buoni cocktail e birra economica su comode poltrone in un bell’ambiente rilassante e poco caotico. Per quanto riguarda la bar street un locale vale l’altro, l’importante è preferire gli shots ai cocktail che costano tanto e sono calibrati per i giovani inglesi, ovvero sono poco più che acqua. Insomma Kardamena non è un bel paese, la spiaggia non è straordinaria, la bar street dopo un po’ stufa, però ha un fascino e dei vantaggi innegabili: acqua bellissima, paese tranquillissimo di giorno e animatissimo di sera, ottima posizione per girare l’isola, costi relativamente bassi rispetto a quelli del capoluogo, spiagge deserte immediatamente davanti il paese. Un vantaggio o un difetto, a seconda dei gusti e dell’anagrafe, è che l’età media del paese è di venti anni.

Kos town

Dopo le quattro notti passate a Kardamena decidiamo di spostarci a Kos-Town il capoluogo dell’isola, come al solito senza nessuna prenotazione. Ci spostiamo con l’autobus che costa 3,20 euro sola andata e ci mette più o meno tre quarti d’ora. Tutto sommato ci sono pochi autobus al giorno, converrebbe sicuramente affittare la macchina se la benzina, grazie alla crisi greca ed europea, non costasse praticamente 2 euro al litro. A Kos Town c’è un ufficio turistico sul lato destro del porto (che inspiegabilmente però chiude il sabato e la domenica) che può essere di aiuto. Se arrivate a Kos senza prenotazione e siete in tanti sarà molto difficile trovare una camera perché le strutture ricettive dell’isola sono quasi tutti hotel che vengono prenotati in blocco dalle agenzie turistiche; le camere e gli appartamenti in affitto sono pochissimi. Infatti tipa dell’ufficio turistico ci informa che gli hotel della città sono tutti pieni e riusciamo a reperire solo alcune camere in affitto in una centralissima e animatissima via a sinistra del porto, a 50 metri dalla spiaggia. La reception dell’affittacamere Nitsa è il negozio di alimentari a fianco dove vi accoglierà la scontrosissima proprietaria non disposta a parlare con voi più del necessario. Seduti davanti l’ingresso ci sono sempre due vecchini che parlano italiano, un ricordo dell’occupazione fascista dell’isola. Peraltro dopo un violento terremoto che ha distrutto l’isola negli anni trenta la ricostruzione è stata fatta dagli italiani e si vede, infatti tutti gli hotel vecchiotti hanno il tipico aspetto di un albergo retrò della riviera romagnola. A destra dell’affittacamere c’è un simpatico bar che vende ottimi panini, rustici e dolci fatti dalla madre del barista. A sinistra un negozio etnico di post-frikkettoni che diffonde musica da discoteca 24 ore su 24. Le camere che abbiamo affittato sono abbastanza grandi ma sporche, il bagno piccolissimo (il nostro era senza finestra), la doccia non aveva alcun tipo di tendina, e niente pulizie. Due camere sono al secondo piano, una quadrupla invece al piano terra. Costo, venti euro a persona a notte, in linea con il prezzo medio di Kos-town che è comunque più alto rispetto a Kardamena. Durante la permanenza una camera ha dovuto lottare contro un’invasione di formiche, mentre le ragazze hanno dovuto far fronte all’attacco di quattro enormi scarafaggi che si erano impossessati della loro stanza. Per questi motivi abbiamo provato a contrattare sul prezzo con la proprietaria, ma siamo stati evidentemente irretiti dalle sue urla e abbiamo il forte sospetto che se avesse chiesto più soldi glieli avremmo dati senza problemi. In ogni caso siamo su una via molto animata, vicino ad una serie di ristoranti di pesce, a circa cinquecento metri dal porto e dal centro. La spiaggia, vicinissima, è però affollata e rumorosa. Per trovare un po’ di tranquillità bisogna allontanarsi qualche centinaio di metri in direzione opposta al porto, ma il mare resta comunque niente di che e l’acqua non è pulitissima.

Kos Town è in tutto e per tutto una città, col traffico, il porto turistico, i monumenti, i classici negozi di souvenir e tutto il resto. È innegabilmente bella, il centro storico è antico, immerso in scavi archeologici e pieno di viette con negozietti, bei locali, e l’immancabile bar-street. Esteticamente è sicuramente più bella di Kardamena, ma molto più caotica. Evitate assolutamente i ristoranti sul porto e subito dietro al porto, decisamente troppo turistici. Dietro la piazza principale, vicino la chiesa principale c’è la taverna Alexandros, niente di eccezionale, ma è gestita da una simpatica famiglia greca, è tranquillissima nonostante sia vicina al centro affollato, si paga poco e tutte le preparazioni sono fatte in casa. Un ottimo ristorante che consigliamo è Elia che si trova a nord del centro proseguendo la stradina principale coi negozietti turistici fino ad arrivare in una zona molto carina con bei localini tranquilli e buoni ristoranti. Da Elia tutto è buonissimo, ma consigliamo soprattutto il coscio di agnello con sugo di pomodoro aromatizzato alla cannella. Veramente ottimo. Ottima anche la moussaka. Il ristorante ha un cortile interno, un po’ caldo, ma bell’atmosfera. Consigliatissimo. Con quindici euro si riesce a fare una cena abbondante. Per la colazione o per la merenda andate al forno che si trova nella via centrale a destra del porto (guardando il mare): ottimi dolci greci e buone ciambelle di chiara derivazione anglosassone, ottimi rustici agli spinaci e alla feta. Per acquisti di prodotti locali andate al bellissimo mercato coperto che da sulla piazza principale: ouzo, miele, dolci, olio e spezie a volontà. Dopo cena è impossibile non fare un giro nella bar-street di Kos-Town. A differenza di Kardamena, il capoluogo dell’isola è invaso dagli scandinavi e dagli olandesi, spuntano bandiere norvegesi, svedesi e olandesi ovunque. La bar street è molto suggestiva e affollatissima. E sempre differentemente da Kardamena, dove i locali erano sfruttati solamente come transito per bere qualcosa al bancone, all’interno degli innumerevoli bar di Kos Town si balla (anche se la playlist ,commerciale, è praticamente la stessa ovunque). I prezzi dei drink sono più alti rispetto a Kardamena (tre euro per uno shot). Dopo la street-bar i giovani scandinavi/italiani si dirigono, più o meno con le proprie gambe, verso l’X-club, la discoteca più gettonata al momento, immediatamente a destra del porto. In direzione della spiaggia di Lambi, a due chilometri a destra del porto, c’è un bel locale, il Milos, ricavato da un vecchio mulino con clientela locale, tranquillo e sul mare. Una buona alternativa alle scarse attrattive marine di Kos Town è una bella escursione: lungo il porto infatti ci sono innumerevoli caicchi per escursioni giornaliere alle tre isole (Patmos, Pserimos, Kalimnos) e per Bodrum, in Turchia, la antica Alicarnasso.

bodrum (turchia) e le spiagge di KEFALOS

Spinti dal fascino della Turchia optiamo per un’escursione a Bodrum. Contrattare il prezzo del biglietto con astuti venditori davanti le barche è obbligatorio e dopo un po’ riusciamo a strappare i biglietti a 10 Euro più 4 euro per la dogana (in teoria servirebbe il passaporto ma per le gite giornaliere basta la carta di identità). Il viaggio in battello dura più o meno tre quarti d’ora. Bodrum è una città di mare molto turistica, per la verità poco caratteristica e non così bella: c’è qualche scorcio con casette bianche e blu, alcuni enormi teloni stesi fra i palazzi e dei pergolati che fanno molto oriente, ma niente di più. Gli scavi archeologici del Mausoleion (4 Euro), una delle sette meraviglie del mondo, in realtà non sono granché, moltissimo è lasciato all’immaginazione. Molto meglio gli scavi archeologici di Kos. Bello invece l’anfiteatro che si trova immediatamente sopra il centro della città ma che purtroppo è lasciato un po’ a se stesso e per arrivarci bisogna attraversare un’autostrada in piena regola senza l’aiuto delle strisce bianche, sperando solo nella buona sorte. A pranzo non abbiamo potuto esimerci dal provare l’autentico Kebab turco, più semplice della nostra copia italiana che noi riempiamo di salse e condimenti vari. In Turchia pare che usi senza troppi condimenti, anche perché le verdure sono inserite direttamente nella carne che gira. Per quanto riguarda i pagamenti, gli Euro sono accettati ovunque (tranne per i monumenti ufficiali) anche se il cambio naturalmente è molto a vantaggio dei commercianti. Insomma alla fine, probabilmente il giro delle tre isole poteva essere sicuramente una alternativa più entusiasmante. Stufi della spiaggia della Kos Town decidiamo di affittare due macchine per girare un po’ l’isola. Non rivolgetevi alle grandi e note agenzie di noleggio che costano tanto e il servizio non è detto che sia migliore. Noi abbiamo pagato 95 Euro al giorno per due automobili, una Panda e una Pikanto.

Di giorno ci siamo diretti verso ovest, verso la parte selvaggia dell’isola, a Kefalos, piccolo villaggio su una collina che domina il mare. La strada è molto bella rispetto agli standard delle isole greche, dritta e pianeggiante praticamente taglia a metà l’isola in lunghezza e in quaranta minuti da Kos Town si arriva alle belle spiagge prima di Kefalos. La prima spiaggia che si incontra è Paradise Beach, effettivamente la più bella dell’isola, ma purtroppo è occupata interamente dagli ombrelloni; subito dopo c’è Camel beach. molto simile alla precedente ma meno affollata. Noi abbiamo scelto però la spiaggia di Agios Stefanos, poco più a sud delle altre due. È una spiaggia incantevole, di sabbia e con bellissima acqua. A conferire fascino ci sono rovine romane direttamente sul mare e una splendida isoletta con chiesetta, raggiungibile a nuoto. La spiaggia è lunghissima e per nulla affollata anche se la cementificazione selvaggia non manca neanche da queste parti. Da sottolineare che questa porzione dell’isola è colonizzata da turisti italiani, per lo più famiglie. Kefalos è un bel villaggio greco, probabilmente l’unico autentico dell’isola ancora relativamente salvo dall’invasione turistica, da dove si gode uno straordinario panorama sulla baia. Noi non ci siamo avventurati, ma pare che il promontorio ad ovest di Kefalos, la punta estrema dell’isola, sia pieno di belle spiagge deserte raggiungibili solamente con stradine sterrate. In serata ci siamo diretti a Zia, il paesino arroccato sulla montagna dove pare sia d’obbligo contemplare il tramonto sul mare. Noi, anticonformisti per vocazione, siamo andati a cena, dopo il tramonto. Il paesino è piccolissimo ma carino, se non fosse una evidente trappola per turisti con i vari negozietti e le varie taverne turistiche, dove comunque si mangia discretamente bene. Dopo cena ci siamo diretti verso il famigerato Black Pearl, disco-bar sul mare dove pare ci dovesse essere una serata di un tal dj nipponico abbastanza famoso. Il Black Pearl è effettivamente un posto molto bello sperduto per la costa settentrionale dell’isola, prende spunto evidentemente dal nome della nave pirata del famoso film Disney ed in effetti al centro del grande piazzale all’aperto c’è un galeone di legno e il tutto è in finto stile piratesco tipo Euro Disney. Fatto sta che il posto è veramente affascinante e suggestivo, affacciato direttamente sulla spiaggia; peccato che il suddetto dj giapponese non si sia presentato, pare per problemi economici, e guarda caso gli unici turisti dell’isola a non saperlo siano stati un’altra cinquantina di italiani come noi.

Il giorno prima della partenza decidiamo di dare sfogo alle nostre esigenze culturali e quindi ci facciamo un giro per gli scavi di Kos, cominciando con l’albero di Ippocrate, sotto cui il padre della medicina amava far lezione, anche se si vocifera che non sia quello originale. Ci sono poi alcuni scavi cittadini, l’agorà immediatamente a fianco alla bar street e gli scavi a nord, molto belli ma per niente valorizzati. L’Asklepeion, il tempio di Esculapio, raggiungibile con un trenino a pagamento dal porto, si trova circa quattro chilometri a nord della città in una posizione molto pittoresca con vista sul mare. Sicuramente merita una visita, ma se avete una macchina evitate tranquillamente il trenino. Il volo del nostro rientro, per motivi da chiarire, è fissato alle 3,45 di notte dell’8 agosto. Per raggiungere l’aeroporto preferite l’autobus (l’ultimo parte alle 21.00) al taxi che in ogni caso è a tariffa fissa e costa 35 Euro. Insomma, giudizio finale su Kos: isola naturalisticamente molto bella, poco autentica e ormai completamente turisticizzata, ma rappresenta sicuramente un ottimo compromesso tra riposo e vita notturna, senza il caos terrificante di altre località europee, ma neanche eccessivamente tranquilla e sperduta. Kardamena è sicuramente una ottima base di partenza per esplorare l’isola, mentre Kos Town può essere, per due o tre giorni, un’alternativa più movimentata con la possibilità di vedere alcuni interessanti scavi archeologici e fare escursioni in barca.

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Agios Stefanos

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L'albero di Ippocrate

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Mare e rovine a Kefalos

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Scavi a Kos

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Spiaggia a Kardamena

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Bodrum dall'alto



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