India del sud on the road

Un viaggio di tre settimane alla scoperta dei templi del Tamil Nadu, delle backwaters del Kerala e delle bellezze di Mysore e Goa (sotto la pioggia)
Scritto da: Bir_Katia
india del sud on the road
Partenza il: 07/08/2011
Ritorno il: 28/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
L’India era uno dei miei sogni. Una delle prime mete che avrei voluto visitare. Ma è arrivata solo ora. Ci ha scelto in un momento in cui eravamo più tentati dal centro America. Sì, ci ha scelto, perché è arrivata quasi inaspettata, con la scoperta casuale di un volo Milano-Mumbai a 500 euro della Austrian Airlines a cui non abbiamo saputo dire di no. Così è iniziata la nostra avventura, un mese e mezzo prima della partenza, prevista per il 7 agosto.

Tempo, cambio, clima, tappe…

Abbiamo subito optato per l’India del sud, una destinazione un po’ meno battuta delle classiche mete del nord. Così tramite il sito www.yatra.com abbiamo prenotato il volo che il giorno successivo l’arrivo a Mumbai ci avrebbe portato a Chennai. Studiato un itinerario di massima, inizialmente pensavamo di spostarci in maniera autonoma, con bus e treni locali. Ma poi il timore di perdere molto tempo in lunghi trasferimenti – le distanze ed i tempi di percorrenza sono ben maggiori di quanto ci si aspetti – a scapito dei luoghi da visitare, e gli input ricevuti da altri racconti di viaggio, in breve tempo ci hanno fatto concludere che il miglior modo per ottimizzare tempi e profitto era quello di affittare un’auto con autista. Il costo poi è così irrisorio che non abbiamo trovato motivi che ci facessero optare per l’autogestione.

E così, grazie al resoconto di altri viaggiatori, siamo entrati in contatto con Mr. Chella (www.chellatours.com), un ex autista della famosa agenzia Moksha Tour che è diventato indipendente da qualche anno. Lo abbiamo contattato via mail, e la pronta risposta, nonché la sua estrema cortesia, ci hanno fatto immediatamente decidere di affidarci a lui. Anche dopo averlo conosciuto di persona abbiamo avuto conferma che si tratta di una persona davvero molto gentile ed onesta. Per questo motivo ve lo consiglio caldamente.

Un suggerimento: se/quando lo contatterete, cercate di essere già un po’ preparati sul giro che vorrete fare, in questo modo potreste apportare, in accordo con lui, eventuali modifiche al/ai tour che vi proporrà. Diversamente, altra opzione assolutamente fattibile, potrete arrivare a digiuno di tutto, e affidarvi a lui: vi proporrà una serie di tour in base alle vostre esigenze, ed ai giorni che avrete a disposizione. E qualsiasi dubbio avrete prima di partire, scrivetegli pure. Lui sarà sempre disponibile a darvi una risposta.

Il nostro viaggio inizia la mattina del 7 agosto con un volo della Austrian Airlines da Milano, con scalo a Vienna. Non avevo mai volato prima con loro, e devo dire che siamo rimasti assolutamente soddisfatti. Siamo atterrati a Mumbai alle 22 inoltrate. Abbiamo pagato per un pre-paid taxi (la coda era molto lunga, ma eravamo troppo stanchi per uscire allo sbaraglio e intraprendere la prima contrattazione del viaggio) e cambiato 120 euro (se avete modo di farlo in seguito, non cambiate di più perché in aeroporto sono disonestissimi: tra cambio sconveniente e commissioni, abbiamo cambiato 1€=58 rp a fronte delle 64,20 di Mamalapuram due giorni dopo!). Per un errore di valutazione (avevamo prenotato il volo per Chennai il giorno successivo, pensavamo di prima mattina. Solo più tardi ci siamo resi conto che partiva alle 7,50 Pm!) abbiamo prenotato la prima notte all’Ibis Airport Hotel, adiacente l’aeroporto domestico. Era uno dei più economici per la sua categoria (50 euro la doppia), e non ci siamo trovati male. Pulito, stanza carina. Solo il bagno un po’ improvvisato. Non potendo disdire, abbiamo cercato invano info su quanto distanziasse dal centro in termini di tempo. Pensavamo di non averne a sufficienza (sulle guide avevamo letto che ci si impiega anche tre ore di auto dal centro all’aeroporto!) per farci un’idea della città ed arrivare in tempo per il volo interno. Ma per fortuna non è stato così. Partiti dall’hotel alle 8, in taxi (400 rp) ci abbiamo impiegato 1h20 per arrivare alla Gateway of India. Foto di rito, abbiamo circumnavigato il Taj Mahal Hotel, e abbiamo fatto un giro nella hall, profumata da centinaia di gelsomini. Da lì con altro taxi ci siamo spostati alla washing laundry, una lavanderia all’aperto sempre a Colaba, con grandi vasche in cui lavano i vestiti (da vedere!), poi al mercatino dell’abbigliamento consigliato dalla Lonely (carino) su Mahatma Gandhi Road, tra Cross Maidan e Azad Maidan, dove abbiamo fatto i primi acquisti, e poi alla Churchgate Station per le 11.20, dove avevamo letto che sarebbero arrivati (a dire il vero alla spicciolata, ma è stato comunque suggestivo) gli addetti alla consegna dei pasti agli impiegati di Mumbai: tanti ragazzi con in testa enormi vassoi visibilmente pesantissimi, pieni di contenitori con le vivande. Da lì, con altro taxi, ci siamo spostati alla stazione centrale, il Chhatrapati Shivaji Terminus, patrimonio dell’Unesco: bellissimo da fuori, un po’ decadente all’interno. Poi un salto a Crawford Market, il mercato al coperto della frutta, carino e colorato, e al Mangaldas Market che, confinante con il Crawford, è il mercato dei tessuti: un sacco di merce bellissima! Forse torneremo alla fine del nostro viaggio per fare qualche acquisto. Avendo ancora un paio d’ore a disposizione, ci siamo avvicinati all’hotel – dove avevamo lasciato le valigie – e abbiamo visitato il mercato di Linking Road (anche questo consigliato dalla Lonely) nella zona di Khar, a sud ovest del Domestic Airport, anche questo carino e con un sacco di articoli di abbigliamento locale.

Ritirati i bagagli – per quanto vicino, l’Ibis offre comunque un servizio di navetta gratuita per l’aeroporto domestico

– alle 18.30 siamo al check in dell’Indigo (volo acquistato 3 settimane prima on line a circa 45 euro a testa), per nulla fiscale nonostante i bagagli a mano pesantissimi. Il volo è stato confortevole.

All’aeroporto di Chennai, come previsto, c’era Chella ad aspettarci con Shan, quello che sarebbe stato il nostro autista per questi 17 giorni, e la nostra bellissima Ambassador bianca! Saluti, sorrisi, ed ecco che spuntano le collane di benvenuto, fatte di tantissimi gelsomini profumatissimi: oh come amo già questo paese!

Un’ora e mezza per raggiungere Mamalapuram, siamo arrivati che era passata la mezzanotte, e tutte le guesthouses erano già chiuse. Pareva che gli hotel avessero disponibili solo camere deluxe (!) e così alla fine ci siamo fermati – solo per quella notte – al Sea Breeze in una camera che di deluxe aveva solo il prezzo (2500 rp a notte, con colazione molto scarna: la stanza più cara della vacanza dopo l’Ibis!). Il fatto di avere la piscina e di essere posizionato sul mare (ma le camere sea view costano 4500 rp!) non fanno comunque di questo posto una sistemazione consigliabile: a Mama c’è troppa scelta per decidere di fermarsi qui!

Dopo una sana dormita…

Alle 10 del mattino successivo saliamo in auto, e Shan ci conduce alle due attrattive di Mama a pagamento: i Five Rathas e lo Shore Temple (250 rp per il biglietto che comprende entrambe). In tarda mattinata ci accompagna a scegliere la nuova sistemazione, dove staremo le prossime due notti: abbiamo optato per il The Pallava Dinasty, un posto che non avevamo trovato nè sulle guide nè su Tripadvisor, ma che ci è piaciuto molto. Un verde giardino centrale intorno al quale sono disposte camere molto confortevoli e soprattutto pulite (1800 a notte con A/C, contrattata a 1600). Per oggi Shan ha terminato con noi, e proseguiamo la giornata da soli. Abbiamo pranzato al Moonrakers (buono!) e poi passeggiato per le strade di Mamalapuram, davvero molto piacevole, anche se cucita un po’ a misura di turista, con tanti shops e ristoranti. Ma ancora in maniera accettabile. Purtroppo sopravvivere a quell’ora all’aperto è impossibile, così ci siamo concessi una pennichella rigeneratrice, e abbiamo rimandato la visita delle restanti attrattive al secondo pomeriggio. Alle 16 ci siamo rimessi in carreggiata, e siamo andati a visitare l’Arjuna’s Penance, il faro, la Butter Ball: a ridosso del centro, si trovano tutti lungo un percorso circolare che collega questi ed altri templi molto interessanti. Di rientro, altro giro per negozietti, mezzora di internet per salutare i nostri amici (dalle 30 alle 40 rp all’ora), e poi a cena allo Yogi, locale su una terrazza, illuminata da tante lanterne: tutto buonissimo. Oggi , come già scritto in precedenza, a Mama abbiamo cambiato – su East Raja St. – ad un tasso molto buono.

10 agosto – Kanchipuram

Kanchipuram, raggiunta in giornata da Mamalapuram con ritorno nel pomeriggio (1h30′ di strada circa). Meglio partire per le 8, perché i templi chiudono dalle 12 alle 16. In ogni caso noi che siamo partiti alle 9 per un disguido, visitando ‘solo’ i tre templi principali, abbiamo fatto comunque in tempo a vederli tutti prima della chiusura. Per strada abbiamo acquistato dei calzini (idea non malvagia, dato che i templi sono spesso molto sporchi; inoltre, così facendo, spesso abbiamo lasciato le infradito direttamente in auto, dato che per il ritiro delle scarpe lasciate in deposito chiedono sempre dei soldi, anche se per noi si tratta di pochi spiccioli). Kanchi è una cittadina caotica, trafficatissima e molto calda: a parte i suoi templi non ha null’altro da offrire. Abbiamo visitato il Devarajaswami Temple, lo Sri Ekambaranathar Temple, e il Kailasanatha Temple. Nell’ordine, il primo ha una zona visitabile molto ridotta, non ci ha entusiasmato. Il secondo invece è quasi interamente visitabile e NON è a pagamento: per cui non vi fate confondere da chi si avvicinerà cercando di convincervi del contrario e tirate dritto, tanto dove non si può entrare è chiaramente indicato. Questo tempio è anche più frequentato dai fedeli, consigliato. Il terzo, più piccolo ma molto bello, è più un monumento che un luogo sacro, ed infatti non credo che chiuda per pranzo. In generale, preparatevi a fronteggiare sapientemente l’insistenza dei brahmini di Kanchi: verrete sicuramente avvicinati con il tentativo di estorcervi dei soldi. Siate cordiali, ma non lasciatevi abbindolare.

A pranzo abbiamo mangiato con Shan in uno dei due Saravana Bhavan, una catena di ristoranti vegetariani frequentatissimi dai locali: eravamo gli unici occidentali.. garanzia di genuinità! Abbiamo preso il thali, un piatto unico servito su un vassoio circolare dove, su una base di foglia di banana, vengono disposti tanti contenitori ognuno con salse e verdure diverse, e a parte riso bianco e chapati. Loro mischiano tutto con le mani, utilizzando rigorosamente solo la destra (la sinistra è considerata ‘sporca’, perché è quella che viene utilizzata per le abluzioni), ed infilano in bocca. Che storia vederli mangiare!! 🙂 Questa sarà la prima di tante volte che inviteremo Shan a pranzo, ma il costo è talmente irrisorio per noi che davvero ci si sentirebbe male a fare diversamente!

Kanchi, oltre che per i suoi templi, è famosa anche per la seta. Dopo pranzo Shan ci ha portato in una manifattura (ho chiesto espressamente che non fosse un negozio per turisti, con prezzi appositamente gonfiati) dove, trattando molto, abbiamo comprato quattro sciarpe di seta all’equivalente di 31 euro in tutto (da 20 euro l’una come prezzo di partenza), ma consapevole che potevo fare di meglio per ridurre ulteriormente il prezzo, ma va bene così! Sulla strada ci siamo fermati a visitare un tempio su una collina, a Tinukkalukkundram, non riportato sulle guide (a circa 15km da Mama). Per salire, una gradinata infinita di scalini, sotto il sole cocente. L’entrata della gradinata apre alle 16, ma il tempio vero e proprio apre alle 17. Non so quanto valga la pena un’attesa così lunga, per chi arriva più di un’ora prima come noi. Di certo la vista dalla terrazza in cima alla gradinata è molto suggestiva. Il tempio però non è gran che, piccolo e buio, ed anche qui il bramino ha cercato l’approccio (ad una cerimonia di seguito alla quale vi chiederà un’offerta), che abbiamo sapientemente schivato. Di ritorno a Mama, giro per negozietti, comprato 5 souvenirs in marmo lavorato – 3 elefanti intarsiati e 2 scatolette per l’incenso – a 500 rp in tutto! E poi siamo entrati in una piccola sartoria sulla strada (ce ne sono moltissime) dove, scegliendo stoffe e modello, ci siamo fatti fare due paia di ampi pantaloni alla Alì Babà, come loro li definiscono, confezionati in meno di un’ora per 350 rp l’uno. Cena al Seagull, anche questo terrazzato, 395 rp in due, buono.

11 agosto

Colazione e alle 8 partenza per Tiruvannamalai, a 3h/3h30′ da Mama. Questa è la prima tappa inizialmente non inclusa nel tour di Chella (perché si devia dalla strada per Pondicherry di circa 70km, per poi ripercorrere la strada al contrario) e che ho espressamente chiesto di inserire. Ed è stata una scelta azzeccatissima per quanto mi riguarda, perché l’ Arunachaleswar Temple, con le sue gopuram bianche altissime, e la sua confusione, è stato il primo tempio che davvero ci ha entusiasmato. Grandissimo, affollatissimo, e molto suggestivo. Fuori orde di mendicanti, commercianti, e mercanzie di ogni genere. Dentro una baraonda di fedeli disposti su varie code in attesa della puja. Col senno di poi molti templi che vedremo successivamente saranno simili, ma per noi è stato il primo che ci ha conquistato. Attenzione che il tempio chiude, come quasi tutti, a pranzo.

Dopo pranzo siamo ripartiti per Pondicherry. Se si va a Tiruvannamalai, un’ottima sosta sulla strada è Gingee, dove su due formazioni rocciose a uno/due km l’uno dall’altro si trovano le rovine dei forti Rajagiri e Krishnagiri. Per visitarli entrambi credo ci si impieghi almeno quattro ore, perché per raggiungere la cima di essi occorre percorrere due scalinate non poco impegnative. Il complesso chiude alle 17. Essendo arrivati alle 15,30, noi abbiamo visitato solo il forte sotto la collina dove si trova il Rajagiri, molto bello e ben tenuto, senza poter intraprendere la salita perché era troppo tardi (e poi faceva caldissimo!!).

Pondicherry era una tappa che non ci interessava particolarmente. Ma Tanjore era troppo lontano, e la sosta a Pondy per la notte, sulla strada per Tanjore, è stato un buon compromesso concordato con Chella. Arrivati ancora con la luce del giorno, il tempo di trovare una sistemazione e si è fatto buio. Il mattino presto siamo ripartiti. Quindi posso dire che sembra un posto grazioso, con viali di case basse anomali rispetto al resto del paese (ed un lungomare abbastanza asettico), ma non so dire altro. Le guesthouses che avevamo adocchiato erano tutte piene. E, dopo molto girare, ci siamo fermati al French Villa. Unica camera libera carina, con A/C, ma lenzuola usate. E per le 1800 rp (senza colazione!) che pagavamo direi che potevamo anche meritarle pulite. Richiesto il cambio, avvenuto senza problemi. Per il resto ok. A parte l’intoppo, posto consigliato, ma in mancanza di migliori alternative. Anche per la sera abbiamo avuto problemi a trovare un ristorante: tutti quelli suggeriti dalle guide che ci ispiravano, erano chiusi. E così abbiamo ripiegato controvoglia sul Satsanga, ristorante francese, con cucina anche indiana. Per quanto non si sia mangiato male, abbiamo speso (1200 rp!) quattro volte quello che avremmo pagato altrove. NON lo consiglierei.

12 agosto

Tappa da Hot Breads per una colazione con caffè e croissant non eccelsa, e poi via verso Chidambaran, a visitare il Nataraja temple. Anche questo molto grande, colorato e suggestivo. Praticamente tutto visitabile. Pieno di fedeli, un tripudio di colori, e di cerimonie per noi occidentali assolutamente incomprensibili. Ci è piaciuto tantissimo. Poi, proseguendo il cammino verso Tanjore, abbiamo visitato il tempio di Gangakondacholapuram. Più piccolo di altri, ma comunque molto piacevole. C’era una cerimonia in corso, quindi era pieno di fedeli. E soprattutto di gente solare e socievole. Ci guardavano incuriositi, più che altrove (ormai ci avevamo fatto l’abitudine, ma qui ci siamo sentiti simpaticamente allo zoo, dove però gli animali eravamo noi 🙂 ). Decine e decine di ragazzini, e non solo, ci hanno fermato per chiederci il nome, il paese di provenienza, e di fare una foto con loro. E’ stata una situazione davvero.. strana! A pranzo Shan ci ha portato a pranzo al Paradise Resort di Kumbakunam, posto un po’ più ‘lussuoso’ e turistico della nostra media, ma comunque non si è stati male. Dopo pranzo altra tappa a Dharasuram, all’Airatesvara Temple. Anche questo di dimensioni ridotte, ma con molte sculture e molto particolareggiato. Davvero bello! Infine siamo arrivati a Tanjore nel tardo pomeriggio, dove abbiamo avuto non poche difficoltà a trovare una sistemazione. Queste sono le situazioni in cui ringrazi di avere un’auto a disposizione! Il Gnanam, che avevamo ‘puntato’, era pieno. Il Tamil Nadu aveva una camera per una sola notte, mentre a noi serviva per due. Il Valli, ben descritto dalla Lonely, aveva delle camere libere, ma erano terrificanti (tra l’altro a 1200 rp, non a 500 come scritto sulla guida). Dopo altri giri, siamo tornati al Tamil Nadu per una notte (se potete farne a meno, non ci venite: anche questo alquanto decantato, ma in realtà sporco e decadente. Inoltre abbiamo pagato – in anticipo! – 1412 rp per una camera brutta, con lenzuola usate che ci siamo fatti cambiare, e senza neppure la colazione!). Ahimè solo dopo esserci sistemati, Shan ci ha portato a vedere Il Pla Residency, per la notte successiva: ad averlo visto prima, saremmo venuti qui. Non è riportato su nessuna guida, ma è davvero il più carino tra tutti quelli che abbiamo avuto modo di vedere, assolutamente consigliato (1600 rp camera deluxe con colazione, e finalmente il primo bagno ‘quasi’ occidentale). La sera passeggiata per Tanjore, davvero molto caotica, e poi cena al Sathars con due ragazzi italiani conosciuti mentre tutti cercavamo un hotel: buono e davvero economico, nemmeno 10 euro in 4!

13 agosto

Era prevista la visita di Tanjore al mattino, e quella di Trichy nel pomeriggio. Invece Shan il giorno prima ci ha proposto di invertire i programmi, perché a Trichy il mattino si sarebbe tenuta, come tutti i sabati, una cerimonia funebre (senza cremazioni, ma solo puja) sulle rive del fiume Cauvery, il terzo fiume sacro agli hindù. Abbiamo subito accettato di buon grado. In realtà, ad occhi inesperti, tale cerimonia sembrava più una grande vasca da bagno collettiva: centinaia di persone si lavavano nel fiume, interamente vestiti, per poi cambiarsi una volta usciti. A detta di Shan (perché noi non ci abbiamo capito molto), era un rituale di purificazione a cui sarebbe seguito il pellegrinaggio verso il tempio. Poi c’erano bramini che celebravano cerimonie, e abbiamo visto una donna ballare in uno stato di trance. Tutto molto strano per noi, e suggestivo. Anche qui venivamo guardati, fermati e fotografati come se fossimo alieni. Tappa successiva allo Sri Ranganathaswamy Temple di Trichy. Grandissimo, con gopuram molto colorati, abbiamo preso una guida (non avendo contrattato subito, al termine della visita ci ha chiesto 380 rp, a dire il vero non pochissimo) per capirlo meglio. Ci è piaciuto, per quanto avessimo ormai già fatto indigestione di templi, ed anche se la parte accessibile ai non hindù non è molto ampia. La guida ci ha portato sul tetto, da cui si ha una vista molto bella di tutto il complesso. Dopo abbiamo visitato lo Sri Jambukeshwara Temple, molto più piccolo e raccolto.

Tornati a Tanjavur, abbiamo visto il Palazzo Reale, di cui non abbiamo capito l’effettiva allocazione degli spazi visitabili. Infatti dall’entrata principale si accede in realtà solo alla galleria dei bronzi Chola e alla torre campanaria. La Saraswati Mahal Library ha un’altra entrata, a cui si accede sotto il passaggio ad arco, così come il Royal Palace Museum e la Durbar Hall (che non abbiamo visto perché già chiusa mezz’ora prima dell’orario previsto). E’ tutto un po’ decadente, ma vale una visita, se non fosse per spezzare la sequela degli innumerevoli templi tamil. Dopo il palazzo reale, ad un orario prossimo al tramonto, siamo andati al Brihadishwara Temple. Diverso dagli altri per il colore quasi rossastro che assume a quest’ora del giorno, lo abbiamo trovato tra i più affascinanti finora visti. Purtroppo non siamo riusciti ad entrare nelle zone più interne perché c’erano davvero delle code infinite (tant’è che ci è stato spiegato che – in qualsiasi tempio – gli hindù che se lo possono permettere, possono saltare le code pagando cifre a volte anche abbastanza esose), ma ci è piaciuto comunque moltissimo.

Finalmente in hotel, stanchissimi. Il PL.A Residency ci aveva riservato una stanza davvero carina, direi ottima per gli standard indiani, solo un po’ rumorosa in quanto si affacciava sulla strada principale. Per cena non avevamo la forza di uscire, e abbiamo mangiato al ristorante annesso all’hotel (consigliatoci da Shan) i nostri primi dhosa. Il locale è grazioso e pulito, il cibo buono, i milkshake con ice cream ottimi. In due abbiamo speso 320 rp! Assolutamente consigliato, anche se non si alloggia qui. Solo la colazione lascerà un po’ a desiderare, ma perché per noi occidentali l’unica cosa commestibile di prima mattina era il pane tostato con burro e (poca) marmellata. Per i più scaltri c’è comunque varia scelta di specialità locali.

14 agosto

Partenza per Madurai. Oggi abbiamo visitato luoghi fuori dai soliti circuiti, e non riportati su nessuna guida. Posti che senza l’auto e la conoscenza del nostro Cicerone, non avremmo visto. Come prima cosa ci siamo fermati al museo di ‘cose varie’ a Pudukkottai, dove ad avere la prevalenza erano animali imbalsamati di tutti i tipi, con vari strati di polvere. Sosta assolutamente da evitare. Da lì, ad una mezzora di strada, abbiamo fatto tappa al ‘tempio’ delle mille statue di cavallo in terracotta (non conosco il nome originario): un posto tranquillo, immerso nella campagna tamil, con un viale d’accesso affiancato da centinaia di cavalli in terracotta, alcuni recenti altri vecchissimi, offerti dalle famiglie locali al tempio per ringraziare di un accadimento propizio. Posto un po’ surreale, diverso, e senz’altro suggestivo. Diversi anziani vi accompagneranno lungo il viale per ricevere qualche moneta. Ma l’importante è che non diate soldi né penne ai bambini. Raccomandazione di Shan, che vale comunque per tutta la vacanza e tutti i contesti. Dopo il tempietto, sosta al Forte di Tirumayam, costruito su una formazione rocciosa. Del forte di per sé sono rimaste solo le mura, ma è molto bello il contesto, e la vista che si gode dall’alto. Qui abbiamo conosciuto delle simpaticissime ragazze locali, foto di rito, scambio di mail, e saluti accorati. Cose che ti riempiono il cuore.

Verso pranzo siamo arrivati a Chettinaddu, un villaggio assolutamente particolare, con grandissime case in muratura che sembrano palazzi, particolarità ovviamente anomala rispetto al resto del paese. Il Palazzo Reale, esteriormente davvero bello, era chiuso per restauri. Abbiamo fatto un giro e scattato qualche foto. Poi pranzo al Chettinadu Court (che fa anche da resort, con camere graziose e ampie. Ma forse un po’ troppo care: 3500 rp). L’alternativa dispendiosa poteva essere quella di mangiare al Chettinadu Mansion, l’hotel più rinomato della zona, ma Shan ci ha messo in guardia dicendo che era davvero troppo costoso, e che avremmo dovuto prenotare in anticipo. In ogni caso, avendo letto di questo posto da altri racconti e del fatto che fosse comunque visitabile, ho chiesto se si potesse vederlo. E così, fatta una telefonata, dopo pranzo abbiamo visitato questo bel palazzo. Una visita e qualche foto sono a mio avviso assolutamente consigliabili se siete nei paraggi, ma non credo valga invece il pernottamento: non abbiamo visto le camere, ma abbiamo saputo i prezzi, circa un centinaio di euro a notte. Per un posto che, da quello che ho letto su tripadvisor e da quel poco che abbiamo visto, non so se valga la spesa. Ma parlo solo per sentito dire.

Verso le 17 siamo arrivati a Madurai. Tappa al mercato dei fiori, a circa 6 km dal centro, velocissima perché era domenica ed i banchi erano quasi tutti chiusi. E poi di nuovo alle prese con la faticosa ricerca di una camera. Velocemente: il Supreme, nonostante i giudizi molto buoni della Lonely, lo abbiamo trovato pessimo, e per altro costoso (una deluxe che era una topaia, a 2200 più tasse!). Il Golden Park recente, camere non malvagie nemmeno nei prezzi, ma molto buie. L’unica libera si affacciava su un muro. Hotel Park Plaza caro, non abbiamo nemmeno visto le camere. Infine, ormai scettici, ci siamo diretti al Madurai Residency. E con nostra sorpresa abbiamo trovato un hotel carino, anche se un po’ trafficato. Tant’è che sul filo di lana siamo riusciti a prendere l’ultima camera libera prima dell’arrivo di due turisti, due minuti dopo di noi, a 1100 senza A/C, comprese tasse e colazione. Un po’ calda a dire il vero, ma assolutamente confortevole.

Appena usciti per strada siamo stati accalappiati da un sarto che ci ha condotto nel suo bugigattolo, dove gli abbiamo commissionato un pantalone ed una camicia in stile indiano a 900 rp. Lo stesso ci ha poi portato su ‘un tetto da cui si gode di un bellissimo panorama sul tempio’. Non avevamo studiato abbastanza Madurai e non eravamo preparati, quindi lo dico ai posteri: chiunque in questa città vi vorrà condurre a scattare bellissime foto panoramiche sul tempio. In realtà sono i tetti di negozi di artigianato costosissimi (esempio: un minuscolo elefante di legno 1800 rp!!), le classiche trappole per turisti, da cui, se non siete abbastanza scaltri, potreste uscirne con qualche migliaio di rupie in meno! Noi, capito il tranello appena entrati, abbiamo scattato le nostre foto – il panorama comunque non è male – e ci siamo defilati in strada con la più totale noncuranza.

La sera abbiamo nuovamente cenato con i ragazzi italiani conosciuti a Tanjore, all’ Anna Menakshi. Posto solo per persone non sofisticate, molto alla buona e frequentatissimo dalla gente locale: mangiato piatti ‘veri’ e speso 500 rp in quattro. Ci è piaciuto così tanto, che siamo ritornati il giorno successivo a pranzo.

15 agosto

Madurai, festa dell’indipendenza. Mentre tutta l’Italia si gode la frescura del mare, noi soffochiamo di caldo a Madurai. Ma felici di liquefarci 🙂 Oggi, come concordato inizialmente con Chella, è previsto che verremo accompagnati da una guida perché ci illustri il tempio e il Palazzo Reale. Se viaggiate con Chella, è probabile incarichi lui. Se invece viaggiate fai da te e lo volete contattare, il suo nome è Prabu, (praboo_2001@yahoo.com o cell. + 919843892925), è un ragazzo davvero molto preparato, ed è insegnante di danza tipica tamil. In poche ore ci ha chiarito molti dubbi sull’induismo, questa religione così strana e complessa. Alla fine vi proporrà la solita foto dai tetti. Se non volete, rifiutate gentilmente. Alla fine il compenso era libero, gli abbiamo lasciato 500 rp perché siamo rimasti soddisfatti. Insegna danza anche ai bambini con handicap, che diversamente non avrebbero altri sbocchi.

Il Palazzo Reale, il Tirumalai Nayak Palace, offre poche stanze visitabili, la sala di entrata è favolosa, quel poco che resta non eccezionale. Invece lo Sri Meenakshi Temple è a dir poco stupendo, maestoso, senza ombra di dubbio il più bello tra tutti quelli visitati. Riccamente ornato da centinaia di raffigurazioni colorate, sculture e pitture murali, è una tappa da non perdere assolutamente. L’ingresso è consentito solo con pantaloni lunghi e spalle coperte. Le calze sono bandite. Purtroppo qui mi è preso il primo e unico – per fortuna – urgente problema intestinale della vacanza, per cui la visita è stata per forza veloce, e poi di corsa in hotel a prendere le opportune medicine e riposare un po’.

Il pomeriggio eravamo liberi, Shan ritornava finalmente mezza giornata dalla famiglia, ad un’ora e mezza da Madurai. Dopo una sana pennichella, abbiamo vagato per le strade di Madurai, e fatto qualche acquisto. Alle 21 di ogni sera nel tempio si svolge una cerimonia notturna. Un’ora e mezza prima è esploso un temporale tremendo, il primo di questa vacanza vissuto direttamente (di solito pioveva di notte). Un po’ dubbiosi sul da farsi, alla fine abbiamo deciso di arrischiarci lo stesso. Le strade erano completamente allagate, e abbiamo preso un tuk tuk. Esperienza quasi apocalittica e surreale, gente che camminava con l’acqua anche fino alle ginocchia!! Lasciamo le infradito fuori, e a piedi nudi (inizialmente un po’ circospetti su cosa avremmo potuto pestare in mezzo a tutta quell’acqua, ma già poco dopo totalmente ambientati) entriamo nel tempio: la cerimonia – durante la quale le effigi di Shiva e Minakshi vengono trasportate nella camera da letto, dove passeranno la notte insieme: non per altro è il tempio della fertilità!! – dura circa venti minuti. Particolare, ma nulla di stravolgente.

Usciti dal tempio, ormai abilissimi nelle nostre ciabattine a dribblare ogni pozzanghera, ci siamo diretti a cena al Surya, il ristorante sul tetto dell’ hotel Supreme. Che per nostra sfortuna, essendo piovuto, era chiuso. E così abbiamo mangiato nella ‘succursale’ al piano terra. Cena buona, prezzo un po’ sopra la media, ma è normale quando si mangia negli hotel.

16 agosto

Anziché Shan, che era in ritardo, nella hall troviamo Chella. Saluti, ringraziamenti, e conferme di quanto siamo contenti di tutto, poi a lui confermiamo di voler pernottare una notte nelle house boat ad Aleppy. Sarà lui ad occuparsi della prenotazione. Poi arriva Shan, e partiamo per Varkala! Seconda mia modifica del tour standard, in sostituzione a Peryar, che non ci ispirava così tanto. Sarà un trasferimento molto lungo. Partiamo alle 9, arriviamo alle 16. Sui Ghati paesaggi favolosi scorrono dal finestrino. Una natura disarmante. Per la sistemazione, questa volta buttiamo la Lonely, che ci ha dato diverse delusioni (soprattutto nei prezzi, assolutamente non aggiornati), e ci affidiamo a Shan. Come immaginavamo, scelta corretta: ci ha portato allo Sea Shore, poco distante dal Villa Jacaranda per intenderci (non corrisponde allo Sea Shore indicato nella Lonely!). Il posto è delizioso, un piccolo complesso disposto intorno ad un prato verde, con palme e amache, direttamente sulla scogliera. E’ sulla south cliff, per questo è un po’ distante dal centro, ma a piedi ci si arriva con una camminata di 15/20 minuti per la spiaggia, se no dalla strada asfaltata con un tuk tuk in 5 minuti per 50/70 rp. Il posto è l’ideale per il relax, fuori dalla confusione del centro turistico, e le camere sono carine e molto pulite (standard con A/C 2000 rp, deluxe con splendida vista mare 3000 rp, nel prezzo è compresa un’ottima colazione, la più sostanziosa della vacanza. Prezzi di bassa stagione). Il primo impatto con il panorama sulla scogliera di Varkala lo abbiamo avuto dal terrazzo dello Sea Shore: una vista da mozzare il fiato. Varkala era decisamente fuori mano rispetto alle altre tappe del tour, ma ho tenuto duro fino all’ultimo nella mia decisione di vederla, anche solo per un paio di giorni, scelta che ora posso dire fortemente azzeccata. Neanche una doccia, solo il tempo di lasciare i bagagli e già eravamo in cammino. A pochi minuti a piedi si scende alla spiaggia più vicina, a sud del centro più animato. A ridosso della spiaggia, una distesa infinita di palme. Era proprio come me l’aspettavo! La sabbia non è pulita come la vorremmo, siamo pur sempre in India, e la corrente marina è tale da sconsigliarne il bagno al largo, ma il contesto è favoloso. Percorrendo una gradinata si arriva in cima, dove una fila di negozi di stoffe e souvenir, ristoranti, librerie e internet point sfilano lungo tutta la scogliera. Posto stupendo. Anche se… gli ultimi anni e gli ultimi resort l’hanno resa molto meno genuina. Abbiamo cenato al Clafouti, romantico, e contrattato due red snapper e calamari a 600 rp. Ritorno in tuk tuk, rientriamo al Sea Shore e scopriamo che stanno installando la rete wi-fi. Il 17 agosto… giorno di totale relax: ci voleva!

18 agosto

Partenza per Aleppy. Nell’incontro con Chella a Madurai avevamo espresso la nostra indecisione tra una giornata in house boat, e l’affitto di qualche ora di una piccola canoa per entrare nei canali minori e visitare i villaggi, propendendo poi per la prima, più romantica perché prevedeva anche il pernottamento. Mi ero però più volte raccomandata che la barca fosse pulita (avevo letto cose abominevoli su alcuni racconti di viaggio). Alle 12 si salpa: l’impatto è subito buono, e la stanza è carina ed effettivamente pulita. Dopo un’ora ci si ferma per il pranzo, a dir poco ottimo, e poi si riparte. Noto che nei canali in cui navighiamo c’è solo la nostra barca. Chiedo al ‘capitano’ se sia per via della bassa stagione, e mi risponde di no, che tutti gli altri sono altrove, in canali sovraffollati, ma siccome noi avevamo espresso il desiderio di vedere i villaggi, ci hanno portato in zone meno battute. Mitico Chella! Ed infatti scorrevano casupole, animali, donne intente a fare il bucato nel fiume, bimbi che sguazzavano nell’acqua, tutto questo in una cornice da sogno. Non si arriva certo dove arriverebbe una canoa, ma è comunque suggestivo. Eravamo prevenuti su questa esperienza, ma devo dire che – fatta in questo modo – ci è piaciuta. Al calar del sole ci si ferma, si srotolano le zanzariere, e viene servita la cena. Che posto meraviglioso! Alle 8 del giorno successivo si riparte, e alle 9 si è di ritorno.

19 agosto

Si parte per Cochin, a circa 3 ore di strada. Grazie ad un tempismo perfetto, arriviamo proprio in uno dei due giorni in cui sia la sinagoga che il Mattancherry Palace sono chiusi. Shan ci porta all’ Amma Inn a Fort Cochin (Fort Nagar, e-mail: ammainn@yahoo.in, 1500 doppia con A/C e colazione): è una semplice ma pulita home stay, aperta solo da sei mesi nel cuore di Fort Cochin. Il gestore ed il ragazzo che lavora con lui sono molto gentili. Scarichiamo le valige e andiamo a vedere le reti da pesca cinesi: sul lungo mare sono davvero oltremodo insistenti e fastidiosi con i turisti. Pranziamo nel locale alla destra del Salt’n Pepper, ma non ci è piaciuto gran che: preferite quello consigliato dalle guide. Poi un caffè al Kashi Art Cafè: l’espresso a dire il vero non è un gran che, ma la torta al cioccolato, specialità sempre disponibile, è ottima. E anche il locale è piacevole. Alle 17 inizia lo spettacolo di kathakali (per cui avevamo acquistato i biglietti già al mattino, 250 rp a testa) quindi nelle tre ore disponibili andiamo al jetty dove parte il traghetto per Ernakulam, 5 rp in 2. L’attraversata dura 15 minuti. A parte l’esperienza in sé, dall’altra parte non c’è nulla che valga una visita. Dopo una passeggiata nelle strade estremamente caotiche, riprendiamo il traghetto, questa volta per Mattancherry, per dare uno sguardo al quartiere ebraico. La zona è molto graziosa, ma ormai è tardi, quindi facciamo qualche acquisto e con un tuk tuk ci dirigiamo al Kathakali Kerala Centre. La prima ora, se si ha voglia di assistere, è dedicata al trucco. Dopo di che, non so dire negli altri, ma in questo posto prima di iniziare lo spettacolo illustrano le gestualità di questa arte ed i relativi significati, aiutando lo spettatore a capire ciò che verrà rappresentato, una parentesi davvero utilissima. Per questo, per l’indubbia abilità degli attori, e per il fascino estremo di quest’arte così distante dalla nostra cultura (ricorda molto le danze balinesi), ci è piaciuta molto. Uscendo dal teatro, ci si trova a pochi passi dalla chiesa Santa Cruz. C’era una funzione in corso e non siamo entrati, ma ci è sembrata davvero bella. La giornata si è conclusa con un’ottima cena al Casa Linda, assaggiate i gamberi al cocco, eccezionali!

Fort Cochin (e Mattancherri) è una piacevole oasi di tranquillità nel caos di Cochin, e ne consigliamo senz’altro la visita. Credo però che un giorno/un giorno e mezzo siano più che sufficienti per sviscerarla.

20 agosto

Era prevista la partenza per Munnar, ma le condizioni climatiche (acquazzoni per tutta la notte) ci hanno convinto a saltarla. In questo periodo è infatti molto probabile trovare brutto tempo in quell’area montana, e dato che oltre al paesaggio non c’è altro da fare, rischiare di passare la giornata in hotel con la nebbia non ci entusiasmava. Partiamo direttamente per Ooty: guadagnare un giorno ci consentirà di aggiungere Belur e Halebid alla chiusura del tour (in accordo con Shan e Chella naturalmente: e comunque pagando un extra, in quanto faremo 500 km più del previsto). Dopo una sosta per pranzo, arriviamo a Mettupalayam nel medio pomeriggio, ed alloggiamo all’Ems Mayura (1200 rp), al primo impatto camere abbastanza graziose. Ad un esame solo poco più attento, poca pulizia, e convivenza con vari animaletti. Ma Mettupalayam non offre molto altro.

21 agosto

Ooty. Qui occorre un’ importante specifica: se si vuole prendere il trenino per Ooty, è consigliato prenotarlo in anticipo di qualche giorno (non ne conosco le modalità). Per chi non ha un posto riservato, deve sperare di trovare ancora dei biglietti liberi, ed almeno il giorno prima della partenza, come abbiamo fatto noi, recarsi in stazione per comprarli. Ciò non basta, perché questi biglietti, a quanto pare, sono ancora considerati provvisori, ed il giorno dopo, alle 5,30 del mattino, bisogna presentarsi alla stazione e mettersi in coda per il posto (con la prenotazione invece non occorre). Infatti se non si arriva in tempo, ci hanno spiegato che potrebbero darli a qualcun altro. Tant’è che i posti riservati a chi compra i biglietti all’ultimo momento sono molto pochi. Inoltre l’addetto che dispone poi le persone in coda nei vari posti a sedere, colloca i suoi compaesani dalla parte da cui si gode della vista migliore, come è successo a noi che ci siamo ritrovati nei posti peggiori a vantaggio di una famiglia indiana arrivata dopo di noi. Morale: meglio prenotare in anticipo, così facendo si dovrebbero poter scegliere anche i posti a sedere (quelli a sinistra sono i migliori, perché dalla parte del panorama). Infatti vissuta come l’abbiamo fatta noi, un po’ improvvisata, non è un’esperienza che consiglierei per nulla. Quasi un giorno di viaggio per arrivare a Mettupalayam per un’esperienza che alla fine si è rivelata un po’ deludente, con vista mediocre da dove sedevamo, ‘vagone’ sovraffollato e durata del percorso che, date le condizioni un po’ infelici, ci è parsa infinita. La particolarità della situazione alla fine però non ha vinto sul disagio. In ogni caso confermo che i paesaggi sono stupendi. Partiti alle 7,05, si arriva ad Ooty verso le 12. Me la immaginavo più caratteristica, ma a parte una temperatura decisamente fresca (di giorno una maglia di cotone a maniche lunghe non guasta) e un paesaggio montano, non c’è nulla di particolarmente interessante. Abbiamo visitato il giardino botanico, ma rispetto a quelli italiani offe poco. Carina invece la fabbrica del te, dove si possono seguire le varie fasi del processo di lavorazione del te, con annesso lo shop.

Dopo pranzo il nostro viaggio è proseguito per il Mudumalai National Park, riserva in cui vivono anche le tigri (che naturalmente non abbiamo visto). Abbiamo alloggiato al Secret Ivory, a Masinagudi, un semplice lodge nel verde con camere davvero molto pulite, solo un po’ care (1800 rp, ma so che in generale in questa zona i prezzi sono più esosi). Alle 16,30 in zona si può assistere al lavaggio degli elefanti nel fiume, ma noi ci siamo addormentati, e non l’abbiamo visto. Con il lodge abbiamo organizzato un safari notturno in jeep (1200 rp) di un paio d’ore. Ad essere onesti non ci aspettavamo gran che, ma invece abbiamo visto diversi elefanti, bisonti, scimmie, e animali tipo cerbiatti ed alci.

La notte decine di animaletti alati sono venuti a farci visita in stanza. Abbiamo dovuto ucciderli tutti per riuscire a dormire. Il giorno dopo non ho mancato di fare pesanti rimostranze al gestore del lodge. Credo si sia trattato di una circostanza eccezionale, ma meglio lasciarne traccia ai posteri.

22 agosto

Partenza per Mysore, arrivo per pranzo. Alloggiamo al Viceroy, descritto dalla guida come un hotel ottimo. Anche qui, come spessissimo ci è successo, ci troviamo in un hotel, tra l’altro recente, che sarebbe un buon hotel se fosse stato correttamente manutenuto negli anni, ma che risulta essere trasandato a causa della totale mancanza di manutenzione. Comunque stanza decenti, tariffa base 2295, contrattata a 1800 (!!) a notte per due notti, con A/C e colazione. Sì perché, come Shan ci ha detto, Mysore è uno dei pochi posti dove la tariffa degli hotel si può contrattare. Abbiamo pranzato in hotel (buono), e poi abbiamo visitato il Maharaja Palace: un po’ kitch, ma assolutamente splendido. 100 rp a testa, si possono affittare le audioguide in lingua comprese nel prezzo, molto utili. Le fotocamere possono essere usate solo all’esterno, dopo di che vanno rigorosamente lasciate al deposito all’ingresso (all’entrata del palazzo controllano le borse), che è gratuito (è scritto a chiare lettere), come quello delle scarpe. Ma vi chiederanno dei soldi: ricordate loro che è un servizio Free e.. ciao! Tappa successiva al Chamundi hill, a 10 minuti di auto dal centro. Se si ha poco tempo, è una visita assolutamente evitabile. Il tempio – se si è già reduci dai templi veri dell’India del sud – non è interessante. E la vista su Mysore mediocre, e condizionata dallo smog.

23 agosto

In mattinata visita a Somnathpur e Srirangapatnam. A Somnathpur si trova il meraviglioso Keshava Temple, uno dei tre stupendi templi eretti durante la dinastia Hoysala insieme a Belur ed Halebid, che vedremo domani. Sono tutti e tre simili, ma a nostro avviso meritano tutti una visita. Di dimensioni ridotte rispetto ai tempi tamil, ma decorati in maniera maniacalmente minuziosa: assolutamente eccezionali. Tappa successiva a Srirangapatnam, a 16 km da Mysore, capitale durante il regno di Tipu Sultan nel 1700, conserva ancora alcuni monumenti molto affascinanti. Noi abbiamo visitato il Daria Daulat Bagh (100 rp), la residenza estiva di Tipu, i cui interni sono completamente e finemente decorati da affreschi su pareti e soffitti, molto bella, e poco distante il Gumbaz (100 rp), il mausoleo che contiene le spoglie di Tipu e del padre, carino anche negli esterni. A pranzo abbiamo fatto ritorno a Mysore, e mangiato al Parklane, buono ma non eccelso. Pomeriggio libero, abbiamo fatto ritorno al Devaraja Market per le foto di rito, poi al More Market, un supermercato indiano (c’è una sede vicino al Devaraja, ma basta dire More market ad un conducente di tuk tuk e vi porterà) dove potete trovare specialità locali. Noi abbiamo comprato quintali di semini dolci che in alcuni ristoranti servono insieme al conto (in Italia sono cari). E poi una passeggiata per Mysore: già carichi di souvenir, abbiamo optato per i negozi di scarpe ed abbigliamento in stile occidentale, dato che qui si riescono a trovare cose anche molto carine.

24 agosto

Lasciamo Mysore in direzione di Halebid e Belur. Sulla strada tappa a Sravanabelagola, dove – per fortuna aiutati da un clima abbastanza fresco – abbiamo percorso gli oltre 600 gradini per raggiungere l’enorme statua di Gomateshvara. Da qui si gode anche di un bellissimo panorama. A circa un’ora da qui si trova Halebid, con il suo favoloso Hoysaleswara Temple. Rimasto incompleto, risulta anche il più danneggiato tra i tre templi hoysala. In ogni caso, a nostro avviso, merita comunque il viaggio fin qui. Consigliamo di rivolgervi ad una guida: noi lo abbiamo fatto solo a Belur ed il valore aggiunto è indiscutibile. Col senno di poi lo farei anche ad Halebid: sono templi talmente elaborati e ricchi di particolari che l’occhio inesperto inevitabilmente si perde.

Nel primo pomeriggio arriviamo a Belur, dove pernotteremo, e da cui partiremo il giorno successivo per Bangalore, dove ci aspetta il volo per Goa. Soggiorniamo al Vishnu Regengy, a detta della Lonely e di Shan l’unico decente: in realtà conosceremo degli italiani a cena che pernottavano in un altro hotel (purtroppo non ricordo il nome.. forse Mayura e qualcosa) a detta loro carino e pulito. Ecco, se così, evitate il Vishnu: non è tra i peggiori visti, ma quasi (tra l’altro 1300 rp per camera senza A/C, 2000 con A/C!!!). Molto buono invece il ristorante annesso, forse l’unico consigliabile ai turisti in Belur, dove abbiamo fatto sia pranzo che cena. Dopo un’oretta di internet in un piccolo shop sulla strada tra l’hotel e il tempio (15 rp l’ora, il meno caro finora trovato), andiamo a visitare il Channakeshava Temple, e, come detto in precedenza, ci affidiamo ad una guida (200 rp), tra l’altro davvero in gamba. Il tempio è stupendo, la minuzia di particolari è certosina, restiamo davvero senza parole. Tra le tante cose viste in questi giorni dire quale dei templi hoysala sia il più bello è difficile: di certo vederlo con il supporto di un esperto ce lo ha fatto apprezzare ancora di più. Visita da non perdere. L’ultimo giorno del nostro tour si conclude nel migliore dei modi. Siamo felici di aver chiuso in bellezza. Ma c’è ancora una sorpresa che ci aspetta: oggi è il compleanno di Krishna. Nel tempio i bramini officiano una puja e benedicono, tra musica e il battere di tamburi, un’effige del dio ricoperta di fiori. Che viene poi caricata su un carretto e trasportata fuori dal tempio: tra botti rudimentali, musica, tamburi e centinaia di persone festanti inizia la processione intorno al tempio. In capo ad essa dei giovani che cercavano di rompere una palla di fieno con dei bastoni. E quando il carro è ritornato davanti all’entrata del tempio, e prima di prendere la strada per il paese, si è svolto una sorta di gioco della pignatta, dove dentro le brocche c’erano dei liquidi colorati. Le persone fuori dalle case salutavano il corteo. Io, dentro di me, salutavo questo magnifico paese che mi ha dato tanto.

25 agosto

Lungo viaggio verso Bangalore, dove ci aspetta un volo per Goa, dove – a Palolem – trascorreremo gli ultimi due giorni di vacanza. Partenza alle 8,30, arrivo in aeroporto alle 14,30 causa ingorgo incredibile a Bangalore. Panino veloce con Shan in uno dei chioschi esterni, e poi arriva il momento tristissimo dei saluti. Per noi è stato un amico, e di sicuro il nostro rapporto non terminerà qui.

Il volo della Air India comprato su internet circa una settimana prima (circa 40€ a testa) è stato molto confortevole. In pochissimi minuti dall’atterraggio avevamo già recuperato i bagagli e pagavamo un pre-paid taxi per Palolem: 1200 rp, 1h,30’ di viaggio. Cercavamo un cambio, ma in aeroporto non è conveniente: meglio farlo direttamente a Palolem. Appena partiti, il primo acquazzone monsonico ci ha dato il benvenuto. Se si viene a Goa solo per la tintarella, questa non è decisamente la stagione adatta. In due giorni e mezzo di permanenza, la pioggia l’ha fatta da padrona, e non abbiamo mai visto il sole, circostanza assai infausta considerando che eravamo venuti qui proprio per mare, tintarella e relax!

Arrivati a destinazione, inizia la ricerca di una stanza: volevamo qualcosa di carino per terminare in bellezza la vacanza, ma ci rendiamo subito conto che il posto, così graziosamente ancora semi-genuino, offre mediamente sistemazioni molto semplici. Ne abbiamo viste un paio, ma non facevano al caso nostro. Per fortuna per pagare il taxi abbiamo cambiato in un money change che aveva anche delle stanze, e ne abbiamo approfittato per vederle: tutte appena rinnovate, dove tutto, dai pavimenti all’arredamento è nuovo di zecca! E così abbiamo deciso di restare qui, al Round Cube, proprio sulla strada principale: 800 rp una stanza con A/C, il prezzo più basso della vacanza per una delle stanze migliori! Ci siamo fatti consigliare dal ragazzo, e a cena siamo andati al Dropadi, il primo ristorante che si affaccia sulla spiaggia: abbiamo speso l’equivalente di 30€, un salasso a pensare che siamo in India, ma abbiamo mangiato davvero benissimo (ricordero per sempre quella zuppa di granchio)! Dopo cena passeggiata al chiaro di luna sulla spiaggia. Solo poche luci, e tante palme e natura. Già adoro questo posto, ancora (per poco?) non intaccato dagli sfaceli della cementificazione e del turismo di massa!

26 agosto

Colazione con un super pancake nutella e banana, e poi a spasso sulla spiaggia. Giornata di relax e qualche acquisto, tempo nuvoloso ma è piovuto solo in serata. Cena al Chopatti, proprio accanto al Round Cube (qui a Goa i prezzi sono più alti che altrove) chicken kebab e melanzane masala, tutto davvero ottimo.

27 agosto

Acquazzoni continui, del sole neanche l’ombra. Affittato motorino per il pomeriggio (200 rp al giorno) con l’idea di andare verso Cabo de Rama, ma riconsegnato dopo mezzora perché al benzinaio non c’era più benzina (!) e noi eravamo a secco. Senza considerare che in mezzora abbiamo subito due temporali monsonici.

28 agosto

Alle 13 lasciamo la stanza, e saliamo sull’auto del taxista che staziona – insieme ad altri – tutto il giorno vicino alla spiaggia in attesa di turisti. Con lui il giorno prima, avevamo concordato trasporto e prezzo per l’aereoporto (volevamo richiamare il signore che da Goa ci aveva portato qui, ma a Palolem i prezzi sono un po’ più bassi): con 900 rp in un’ora e 20minuti veniamo trasportati a Goa, dove un volo della Kingfisher (circa 80 euro in due) ci condurrà a Mumbai, e da qui un aereo dell’Austrian ci riporterà definitivamente a casa.

Fine della nostra prima vacanza in India. Colori, odori, sorrisi e una cultura così lontana dalla nostra, ma così affascinante, resteranno impressi nella nostra memoria per sempre. O almeno fino a che un nuovo viaggio in India, questo volta al nord, non li ripescherà e li arricchirà di nuove emozionanti visioni ed avventure.



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