Mai dire Masai

L’avventura inizia da Verona, volo da Milano Malpensa fino a Mombasa e poi via per il safari per poi terminare nella Riserva Marina di Watamu presso Malindi. In tre amici abbiamo affrontato questo viaggio capendo cosa vuol dire prendersi il “mal d’Africa”, percorrendo le distese dei parchi nazionali e vivendo la savana. 11/01 (Finalmente...
Scritto da: Tabjs
mai dire masai
Partenza il: 11/01/1999
Ritorno il: 26/01/1999
Viaggiatori: fino a 6
L’avventura inizia da Verona, volo da Milano Malpensa fino a Mombasa e poi via per il safari per poi terminare nella Riserva Marina di Watamu presso Malindi. In tre amici abbiamo affrontato questo viaggio capendo cosa vuol dire prendersi il “mal d’Africa”, percorrendo le distese dei parchi nazionali e vivendo la savana.

11/01 (Finalmente si parte!!) – Oggi ci attende una giornata piena di “mezzi di trasporto”, ce li faremo tutti: auto, treno, pullman e per finire (ed arrivare) l’aereo. Alle ore 15.26 partiamo con il treno dalla Porta Nuova Railway Station di Verona. Il viaggio che ci conduce a Milano è tranquillo ed arriviamo puntualmente alle ore 17.00 circa alla stazione di Milano C.Le.

Alla sinistra della stazione si trova il terminal dello “Shuttle Malpensa” cioè il pullman che ci porterà in aeroporto. Carichiamo i bagagli e via alla volta di Malpensa alle ore 17.20. L’aereo per Mombasa partirà dalla Malpensa vecchia ovvero il Terminal 2, infatti quando arriveremo alla Malpensa 2000 (terminal 1) dovremo scendere e prendere il bus navetta per la Malpensa vecchia.

Il viaggio sul pullman è regolare, e dopo circa 50 minuti di viaggio arriviamo a Malpensa 2000 dove scendiamo con i nostri bagagli. Qui dobbiamo prendere il bus navetta che ci “traghetterà” allo scalo vecchio di Malpensa, si tratta di un vero e proprio autobus cittadino, per cui i bagagli ce li portiamo appresso occupando ulteriormente spazio.

Dopo una serie di fermate intermedie, per caricare e scaricare piloti e steward, approdiamo alle Departures di Malpensa vecchia e qui ci portiamo nell’Area Gruppi come previsto da programma e qui non troviamo ancora nessuno, pertanto decidiamo di fare colazione (??? – notare che sono le ore 19.00).

Ci muniamo dei tradizionali carrellini da supermarket per fiondarci i bagagli e ci dirigiamo al bar. Con nostra sorpresa notiamo dai display che a fronte dell’inquinamento acustico gli annunci non verranno dati, pertanto siamo pregati di fare attenzione alle partenze sui display.

Terminata la pausa caffè ce ne torniamo presso l’Area Gruppi, saranno passati si e no quaranta minuti e con nostra meraviglia ci rendiamo conto che l’intera area è stracolma di gente. L’intera Area Gruppi completamente brulicante di turisti in partenza con bagagli e bagaglini. Sono le 19.45 e ritiriamo finalmente il biglietto, con passaporto e programma del viaggio, ci dirigiamo al bancone dove ci viene consegnato, unitamente al biglietto, anche uno zainetto omaggio. Oltre a tutto questo ci viene riferito che il volo per Mombasa partirà con tre ore di ritardo ci viene quindi consegnato anche un buono pasto da consumarsi presso il locale ristorante.

Sistemati gli zainetti nelle valigie facciamo il check-in e con il resto del bagaglio ci dirigiamo verso le partenze internazionali il controllo di rito del passaporto e del bagaglio a mano. Passate le prime formalità doganali, ci rechiamo a quello che resta dei Duty Free Shops in quanto la maggior parte è stata trasferita a Malpensa 2000. Sono le 20.30 e dobbiamo aspettare fino a mezzanotte per la partenza dell’aereo pertanto ci spostiamo con tutte le masserizie ai piani alti dove ci sono parecchie sedie libere e qui ci accampiamo leggendo la guida del Kenya. Siamo stanchi di rimanere seduti perciò decidiamo di sfruttare il buono al ristorante – comunque niente di speciale: panino con prosciutto o formaggio con un bicchiere di bibita.

Si avvicinano le 23.00, perciò ci spostiamo al gate 13 da dove verremo imbarcati sul volo per Mombasa. Durante l’attesa ci accampiamo nella sala partenze arredata con piante che sembrano finte, ma non lo sono. E’ quasi mezzanotte, come avevamo previsto il primo giorno è “volato” per le formalità del viaggio.

12/01 (The African tourists) – E’ poco più di mezzanotte e ci stiamo imbarcando sul volo per Mombasa. Si tratta di un volo charter che fa servizio il lunedì e collega l’Italia con l’Africa. Durante il tragitto farà scalo a Roma per imbarcare altri passeggeri.

Passata un’oretta atterriamo all’Aeroporto Fiumicino di Roma dove salgono altri passeggeri noi rimaniamo a bordo e dopo circa tre quarti d’ora ridecolliamo (sono circa le 2.00 ora di Roma). Alle 5.00 ora di Mombasa (in Kenya il fuso orario è d 2 ore in più rispetto all’Italia) vengono accese le luci, e alle ore 5.30 ci viene servita la cena che a nostro parere è molto buona.

Nel frattempo il comandante annuncia che stiamo passando sulla Libia per poi entrare in Sudan, inoltre ci saranno delle correnti a getto che soffieranno lateralmente all’aereo. Viste le turbolenze annunciate, l’equipaggio ci invita ad allacciarci le cinture di sicurezza. Verso le 10.30 il comandante annuncia la discesa verso Mombasa. Alle ore 11.00, atterriamo al Moi International Airport di Mombasa accompagnando il tutto con un caloroso applauso. Scesi dall’aereo ci imbattiamo immediatamente con il caldo clima africano (con una certa percentuale di umidità), il personale di terra dell’aeroporto ci accoglie con un cordiale JAMBO e KARIBU (= ciao e benvenuto). Al banco del controllo passaporti gli addetti ci dicono HAKUNA MATATA cioè “nessun problema”. Andiamo al baggage reclaim per ritirare i bagagli. Nel frattempo le nostre valigie le carichiamo sul carellino.

Davanti all’aeroporto troviamo la guida. Abbiamo lo strano presentimento che il safari lo faremo da soli (guida inclusa ovviamente). Arriviamo al minibus che ci trasporterà lungo l’intero safari e qui conosciamo il conducente e guida di colore che ci accompagnerà nei tre parchi che visiteremo. Egli parla inglese pertanto ci arrangeremo (forse) per una pronta traduzione.

Ci avviamo verso il primo parco che visiteremo oggi e cioè lo Tsavo East National Park. La guida ci comunica che dovremo correre un po’ se vogliamo pranzare, infatti ci dirigeremo subito al lodge dove ci sistemeremo in camera e pernotteremo.

Il nostro mezzo è confortevole, tenendo conto che siamo solo in tre e quindi abbiamo tutto lo spazio per muoverci. Il tettuccio è apribile e ciò ci permetterà di scattare tutte le foto che vogliamo.

La distanza che separa Mombasa dal Parco dello Tsavo Est è di circa 160 Km pertanto la guida parte a razzo verso il parco. La strada che percorriamo è denominata A109 e non è altro che l’autostrada Mombasa-Nairobi. L’asfalto è sistemato da panico (teniamo conto che in Kenya la guida è all’inglese, cioè tutto sulla corsia di sinistra) ed ogni tanto ci sono delle interruzioni con deviazioni su strade sterrate che sono veramente da utilizzare come vibromassaggio. Durante il tragitto ci fermiamo per prendere delle bottiglie d’acqua, non avendo fatto il cambio con gli scellini kenyioti, la guida ci anticipa il denaro.

Verso le 13.30 dopo una folle corsa in mezzo alle capezzagne africane arriviamo nei pressi del paese di Voi dove si trova il Voi Gate che è il punto d’accesso allo Tsavo Est, dopo un quarto d’ora di strada arriviamo al lodge, un vero e proprio albergo immerso completamente nella natura. Veniamo sistemati in una camera con vista panoramica su una pozza d’acqua dove gli animali vengono ad abbeverarsi. Lo spettacolo è assicurato. I letti sono dotati di zanzariera e comunque il tutto molto confortevole.

Vista l’ora tarda ci affrettiamo a pranzare e ci rechiamo nella sala ristorante, completamente all’aperto che si affaccia sulle ampie distese dello Tsavo National Park. Durante il pasto frugale ci si avvicina una specie di topo – <> – No, è semplicemente un inerme Hyrax ovvero una procavia molto simpatica.

Terminato il pasto (degna di nota la zuppa vegetale come primo piatto – molto buona) facciamo quattro passi nei dintorni del lodge e scopriamo sugli spuntoni rocciosi che costellano il giardino, la presenza di tantissime lucertole (lucertole codablu, agami comuni e bicolori), inoltre ci sono cartelli che avvertono gli sprovveduti turisti di non dare da mangiare ai babbuini. Ma dove sono??? Il panorama che si può ammirare dalla terrazza con piscina è stupendo, sullo sfondo si possono notare elefanti e in riva alle pozze d’acqua, stormi di marabù, parenti stretti delle cicogne. Alle 16.00 abbiamo appuntamento con la guida per iniziare così il safari fotografico nel Parco dello Tsavo Est.

Lo Tsavo National Park è il parco più esteso di tutto il Kenya ed è diviso in due parti: Est ed Ovest dall’autostrada A109 che collega Mombasa con la capitale Nairobi. Già dal primo impatto percepiamo che questo parco è poco frequentato ed il suo ecosistema è praticamente intatto. Il nome Tsavo deriva dal fatto che l’intero territorio è attraversato dal fiume omonimo che sfocia in prossimità di Malindi.

La vegetazione è arborea con presenza soprattutto di acacie e baobab, ci guardiamo attorno indisturbati rimanendo comodi sul pulmino. Durante il safari la guida ci da indicazioni naturalistiche, di animali se ne vedono molti – elefanti e giraffe la fanno da padroni in questo parco, non mancano però le gazzelle di Thomson. La guida ci racconta inoltre che in questo parco gli animali, non essendo abituati al passaggio dei mezzi turistici, sono più aggressivi, perciò dovrà fare molta attenzione. Arriviamo in una zona paludosa dove troviamo una jeep con una coppia di turisti attempati con guida di colore. Sulla via del ritorno incontriamo un vero e proprio pollaio rappresentato perlopiù da faraone mitrate e crestate. Alcune orme sulla terra rossastra della strada attirano la nostra curiosità, dovrebbero essere orme di rinoceronte, però rimaniamo nel dubbio. Un dik dik improvvisamente ci attraversa la strada e si nasconde furtivamente tra i cespugli, però senza sfuggire alle nostre macchine fotografiche.

Sono ormai le 18.00 e ci stiamo dirigendo al lodge, il sole qui tramonta in fretta e presto sarà buio, arrivati salutiamo la guida e ci diamo appuntamento domani mattina alle 7.30 quando partiremo per continuare il safari allo Tsavo Est per poi dirigerci allo Tsavo West National Park. Decidiamo quindi di cambiare i dollari in scellini kenyoti, qui un dollaro americano equivale a 57 scellini circa.

Rinfrescati e sistemati alle 19.30 ci rechiamo in sala ristorante bardati di tutto punto. Infatti seguendo i consigli impartitici dall’agenzia di viaggio, ci siamo vestiti con indumenti lunghi (calze, pantaloni e camicie) e sottoposti a trattamento antiparassitario per fronteggiare il problema zanzare. Questa sera dobbiamo anche seguire la profilassi antimalarica.

Anche la cena di questa sera non è niente male, si comincia con una calda “vegetable soup” per poi passare ai secondi con carne e verdure. Il tutto rigorosamente servito. Abbiamo ancora diffidenza per i dolci con creme. Il caffè scordarselo.

Terminata la cena ci soffermiamo brevemente sul terrazzo a scrutare il cielo sommerso da una miriade di stelle, cosa improbabile alle nostre latitudini, la limpidezza del cielo offre la possibilità di scrutare le varie costellazioni.

Reduci e comunque sfatti da una giornata massacrante tra atterraggi, trasferimenti e quantaltro, decidiamo di ritirarci in camera per un buon sonno riposante. Durante la notte sul tetto si sentono strani rumori, come se qualche animale ci camminasse sopra. Imputiamo tutto questo movimento alle procavie che sono presenti numerose all’esterno del lodge. Comunque per il resto la notte passa abbastanza tranquilla.

13/01 (Rinoceronte dove sei??) – Verso le 5.00 siamo già svegli e ci affacciamo alla vetrata notando con estremo stupore che è calato nottetempo sul parco un nebbione modello “padania”. La nebbia però non impedisce di intravedere le numerose mandrie di bufali che si sono approssimate alle pozze d’acqua sottostanti.

Alle 6.00 ci viene data la sveglia. Sistemati i bagagli, andiamo a fare colazione nella saletta interna, buoni i croissant, il te ed il caffè kenyota che si fa bere senza indugi e che comunque assomiglia a quello americano (ripetiamo: scordarsi il caffè italiano). Terminata la sostanziosa colazione, andiamo sulla panoramic view per vedere le distese annebbiate dello Tsavo e con nostra sorpresa identifichiamo gli autori dei passi furtivi notturni sul tetto: non erano le procavie ma bensì i babbuini (the baboons)!!! Sulla terrazza e nel giardino antistante il lodge ce ne sono parecchi e tutti vogliono farsi fotografare. Un malcapitato turista intento ad osservare il panorama, riceve una sculacciata da un babbuino come per dire:<>.

L’occasione per delle foto non manca, tutti questi scimmiotti si mettono in posa, grandi e piccolini.

Consegnata la chiave della camera alla reception, ci facciamo portare i bagagli sul pullmino con doverosa mancia ai camerieri. Il “sacro rito della mancia” presumiamo che si ripeterà ancora diverse volte nei giorni che seguiranno.

Alle 7.30 precise partiamo dal lodge e ci dirigiamo verso l’autostrada Mombasa-Nairobi. Durante il tragitto abbiamo ancora la possibilità di fare fotosafari, la luminosità non è molta, ma comunque gli elefanti vengono catturati lo stesso dai nostri obiettivi. Le faraone mitrate ci attraversano spesso la strada, inoltre abbiamo l’opportunità di farci caricare da un elefante, memori di quello che ci ha detto ieri la guida: <>. Avanti qualche metro ce ne uno che sta tranquillamente gozzovigliando tra la vegetazione arbustiva, la guida con il pulmino si ferma per darci la possibilità di scattare qualche foto, l’elefante comincia ciondolon-ciondoloni ad avvicinarsi al nostro mezzo. Quando il pachiderma si trova a 10 metri comincia la sua folle corsa, contemporaneamente il piede della guida pigia sull’acceleratore e partiamo a tutta velocità, mentre l’elefante ci rincorre per qualche decina di metri.

La tranquillità di questo parco traspare chilometro per chilometro, le strade rosse fanno ricordare l’Australia. Ogni tanto il collo di qualche giraffa masai spunta furtivo dalla boscaglia. Ad un certo punto cala la nebbia e comincia a piovere, quindi siamo costretti a chiudere il tettuccio. Chiediamo alla se questo è il clima di stagione, lui risponde che siamo all’inizio della stagione secca e al mattino fino alle 10.00 circa nei parchi c’è la possibilità di trovare nebbia e pioggia, però poi il tempo diventa bello. <>.

Arriviamo al Voi Gate ed usciamo dallo Tsavo Est National Park, attraversiamo la ferrovia Mombasa-Nairobi (passaggi a livello non ne esistono, per cui una preghierina che scongiuri l’arrivo di qualche treno va sempre bene) ed imbocchiamo l’autostrada A109. La guida ci comunica che dovremo fare una settantina di chilometri prima di arrivare all’ingresso dello Tsavo West National Park. L’autostrada è abbastanza trafficata soprattutto dalla presenza di camion, comunque è ben lontana dal nostro concetto di autostrada, assomiglia a una nostra strada statale con l’asfalto in pessime condizioni. Dopo una decina di chilometri siamo costretti da una deviazione ad inserirci su una strada sterrata da incubo con sassi e buche a non finire questo per quasi tutto il tragitto. La guida ci spiega che l’autostrada che porta a Nairobi ha spesso di queste deviazioni, in quanto la stanno riasfaltando.

Dopo un’ora a folle velocità, arriviamo al Mtito Andei Gate che è il punto di accesso più settentrionale allo Tsavo West National Park. E’ qui che comincia lo shopping, infatti un gruppo di facinorosi avventori con maschere, statue di animali e qualsivoglia souvenir si affiancano al pullmino proponendoci questi oggetti. Nel frattempo la guida fa i biglietti per entrare nel parco. Dai finestrini ci propinano di tutto ed infine Nicoletta acquista un leone in legno.

Entriamo nel Parco Tsavo Ovest, il clima si è rasserenato e ci dirigiamo verso le sorgenti Mzima. Sul percorso, giraffe, elefanti, dik-dik e qualche impala si mette a correre davanti a noi. Dalla vegetazione e dagli animali possiamo capire che Tsavo Ovest poco si differenzia da Tsavo Est. Anche qui il flusso turistico è poco accentuato.

Gruppi di zebre si avvicinano alla strada, ma subito fuggono, lo spettacolo è unico. Ci arrampichiamo con il pullmino sulle colline e prendiamo la direzione delle sorgenti Mzima, la guida ci fa notare le distese pianeggianti che si aprono davanti a noi e ci indica la strada che faremo domani per andare all’Amboseli National Park.

Verso le 11.30 arriviamo alle Mzima Springs, sorgenti di acqua dolce che si trovano in prossimità di una colata lavica, qui la guida ci da venti minuti di tempo per visitarle, raccomandandoci di stare attenti ai coccodrilli. Queste sorgenti sono immerse in una zona boschiva dove all’interno sono stati tracciati appositi sentieri lastricati. L’acqua sgorga da un costone roccioso dando origine ad un ampio laghetto che ospita ippopotami e coccodrilli. Ci portiamo sulla riva del lago guardandoci attorno con circospezione. In lontananza scorgiamo gli enormi pachidermi che poltriscono sott’acqua, sbuffando ogni tanto. Ci portiamo su un altro punto di osservazione per vedere meglio gli ippopotami e qualche coccodrillo. Successivamente ci portiamo su un pontile dove possiamo entrare in una camera sommersa per vedere meglio gli ippopotami ma qui vediamo solamente grossi pesci, nel frattempo dietro di noi arrivano altri turisti accompagnati da una “ranger girl”. Dopo questo pontile l’acqua forma una serie di cascate che confluiscono in un vero e proprio corso d’acqua, qui in lontananza possiamo scorgere dagli spruzzi, gruppi di ippopotami e, grazie all’indicazione della ranger girl possiamo vedere un coccodrillo che si mimetizza perfettamente con il fondo del ruscello. Ritornando verso il pullmino possiamo vedere parte della colata lavica su cui sono situate le sorgenti.

E’ passata anche più di mezz’ora quando arriviamo al minibus dove troviamo la guida intenta a cacciar via un cercopiteco (= piccola scimmia) che ha cercato di salirvici sopra. Partiamo a tutta birra per dirigerci al lodge e durante il percorso possiamo ammirare una collina completamente nera a causa del materiale lavico di cui è costituita, più avanti su uno spuntone roccioso riusciamo a vedere dei Klipspringer cioè antilopi che stanno in punta di piedi. La strada che porta al lodge è veramente dissestata.

Arriviamo verso le 13.00 al lodge altro albergo situato in posizione panoramica. Scarichiamo i bagagli, sbrighiamo le ormai routinarie formalità (registrazione alla reception, consegna chiavi, mance…) e ci rechiamo nella nostra camera. Sistemiamo i bagagli per poi recarci a pranzo.

La sala ristorante è all’aperto e da essa si possono osservare due pozze d’acqua. In prossimità di queste c’è lo scheletro di un’albero sul quale viene appeso un pezzo di carne e nottetempo, secondo la tradizione, dovrebbe venire un leopardo a cibarsene.

Il pranzo è comunque OK, le zuppe che ci vengono servite come primi piatti sono veramente buone. Il resto del pranzo è a buffet.

Alle 16.00 abbiamo appuntamento con la guida per il safari quotidiano, nel frattempo, terminato il pranzo facciamo una visitina nei dintorni del lodge. Anche qui c’è la piscina in posizione appartata ed il vialetto che vi conduce è strapieno di lucertole codablu e di agami. Ci rechiamo nei pressi della piscina dove troviamo un gruppo di turisti (molto probabilmente olandesi) che stanno facendovi una nuotata.

Ritorniamo verso il lodge e imbocchiamo un sentiero che porta ad un terrazzino panoramico provvisto di binocolo con il quale è possibile scrutare l’orizzonte dello Tsavo Ovest.

Ad un certo punto dal cespuglio vicino si sentono degli strani rumori. Niente paura sono i soliti babbuini che sbucano da ogni parte.

Decidiamo di sederci sulle gradinate antistanti l’albergo per osservare questi primati e fare qualche foto. “The baboons” non tardano a mettersi in posa e qualcuno si appropria del binocolo (usandolo dal rovescio) per squadrarci. Il maschio dominante si accaparra il cibo portato dai camerieri con estrema destrezza e voracità.

Terminato lo spettacolo i babbuini si inoltrano nella boscaglia vicina e noi approffittiamo per farci alcune foto nel “luogo del leopardo”.

Sono ormai le 16.00 quando saliti sul minibus partiamo per il safari pomeridiano. La guida ci comunica che siamo diretti al Nguila Rhino Sanctuary, dove avremo la remota probabilità di vedere i rinoceronti neri. Questi animali fanno parte dei cosiddetti “Big Five”. Ma cosa sono questi “Big Five”? Sono i cinque animali più forti e più rappresentativi della savana africana e cioè: il leone, il bufalo, l’elefante, il rinoceronte ed il leopardo; anche se questi ultimi due sono più rari da vedere.

Durante il tragitto possiamo ammirare una pozza d’acqua comprensiva di ippopotamo, coccodrillo, oche egiziane e aironi bianchi. Dall’altra parte del sentiero un elefantessa con il piccolo. Arriviamo al Santuario dei rinoceronti, qui per entrare bisogna accedere da un cancello controllato da una guardia. Infatti quest’area è recintata con linea elettrica per evitare la fuoriuscita di animali. All’interno di questa riserva giriamo con circospezione per vedere se qualche “rhino” sbuca dai cespugli, ma non riusciamo a “cavare un corno dal buco”. Giriamo e rigiriamo come trottole, in lungo ed in largo, incontriamo altri turisti ma di rinoceronti nemmeno l’ombra. Sulla strada scorgiamo delle giraffe che con la loro flemmatica eleganza non ci lasciano passare, perciò dietro-front. Arrivati ad un certo punto la guida ferma il pullmino per permetterci di vedere un gruppo di elefanti, la nostra preoccupazione si fa sentire, dopo l’episodio di ieri. Lungo il margine della radura scorgiamo una specie di fossato, la guida ci rassicura dicendoci che questo è stato scavato dai rangers per impedire agli animali di oltrepassare l’area. In lontananza scorgiamo la possente presenza del serpentario che non è un’esposizione di serpenti ma bensì un uccello in carne ed ossa ghiotto appunto di serpentelli. Riproviamo a fare un altro giro ma senza nessun risultato, su qualche albero possiamo notare aquile e storni superbi dai colori sgargianti.

Delusi dopo giri e girandole, per non aver trovato il rinoceronte, ritorniamo al lodge. Con la guida ci diamo appuntamento a domani alle ore 7.30 quando partiremo alla volta dell’Amboseli National Park. Inoltre il medesimo ci comunica inoltre che domani all’uscita dello Tsavo Ovest saremo scortati dalla polizia in quanto tra il Parco Tsavo e il Parco Amboseli c’è un lungo tratto di strada privo di villaggi e i mesi scorsi ci sono stati dei “problemi”. La notizia non ci coglie alla sprovvista in quanto siamo già al corrente che i “problemi”, così definiti dalla guida, si riferiscono a rapine da parte di banditi accadute qualche mese fa a dei malcapitati turisti.

Dopo un momento di refrigerio con la doccia in camera ci affrettiamo per la cena che ha inizio alle ore 19.30. Il tavolo che ci è stato riservato si trova in posizione panoramica in modo che possiamo ammirare il famoso “albero del leopardo”, infatti i camerieri hanno già appeso un pezzo di carne a disposizione del felino. Come sempre la cena (rigorosamente a lumen candelorum) ci viene servita in tavola iniziando dalla zuppa (sempre molto buona), le verdure di contorno, la frutta ed i dolci sono invece a buffet.

La serata offre alcune occasioni inconsuete che ci permettono di osservare animali finora non visti. L’occasione ci è data dalla presenza di due istrici crestati africani che si sono approssimati al lodge in cerca di cibo. Si tratta di animali notturni i quali, da informazioni ufficiose da parte di qualche turista, sono pericolosi in quanto possono lanciare i loro lunghi aculei. Questi animali sembrano tranquilli anche se i turisti che si sono affacciati al terrazzo li guardano con una certa circospezione.

Terminato l’ “Histryx show” rimaniamo seduti ancora al tavolo a chiaccherare e commentare le giornate di safari appena trascorse. La maggior parte dei clienti si è portata sulla terrazza all’aperto per osservare il possibile arrivo del leopardo.

La serata trascorre tranquilla e prendiamo posto sulla terrazza all’aperto ammirando lo stupendo cielo stellato. Il tempo passa, la carne resta (sull’albero). Preso atto dell’infruttuosità dell’esperimento e per il fatto che il leopardo si sia fatto i cavoli suoi ce ne andiamo a dormire.

14/01 (Le nuvole del Kilimangiaro) – Anche questa mattina ci viene data la sveglia alle ore 6.00, dopo aver fatto i bagagli, andiamo a fare colazione, dalla terrazza del salone possiamo notare – oltre alla solita nebbia – che la carne è rimasta appesa all’albero ed il leopardo manco s’è fatto vedere. Dopo qualche minuto durante la colazione, sull’albero arrivano gli spazzini: i corvi bianconeri infatti sono piombati sul pezzo di carne per divorarlo senza pietà. Per la prima volta scorgiamo in lontananza le antilopi d’acqua.

Alle 7.30 tutto è pronto per la partenza: noi, bagagli ed autista compreso. Per arrivare al parco Amboseli percorreremo circa un centinaio di chilometri. Con il minibus ci dirigiamo verso il Chyulu Gate da dove usciremo dallo Tsavo Ovest e dove troveremo il poliziotto che ci scorterà fino all’Amboseli.

Durante il tragitto possiamo vedere ancora elefanti che si gettano terra e fango sul corpo per proteggersi, ippopotami in qualche pozza d’acqua ed avifauna in genere.

Dopo qualche chilometro arriviamo al Chyulu Gate dove troviamo i soliti avventori che ci propinano souvenir di tutti i tipi. Passano alcuni minuti e la guida si presenta sul pullmino accompagnato da un poliziotto in borghese con tanto di fucile. Questo ci scorterà fino all’inizio del territorio Masai che non coincide con il confine del Parco Amboseli.

Appena qualche chilometro fuori dal Parco Tsavo ci fermiamo ad ammirare le colate laviche di Shetani molto probabilmente dovute all’attività vulcanica del Monte Kilimangiaro. Infatti questo lo potremo vedere (nuvole permettendo) dal Parco Amboseli e rappresenta la più alta montagna africana (5895 m s.L.M.) che si trova però in Tanzania.

La pista che percorriamo non è male anche se è sterrata e ci permette di scorgere un interessante paesaggio, durante il percorso la guida e il poliziotto discutono in shwaili e dopo qualche decina di chilometri arriviamo all’inizio del territorio Masai con tanto di sbarra che blocca la strada. Qua cambiamo il poliziotto e contestualmente veniamo letteralmente assaliti dalle donne Masai che ci propongono una serie infinita di collane, bracciali, statue, lance e chi più ne ha più ne metta. Fatto qualche acquisto riprendiamo il viaggio ed arriviamo dopo alcuni chilometri al Kimana Gate – ingresso ufficiale dell’Amboseli National Park. Il parco ci sembra già diverso da quello precedentemente visitato, i mezzi turistici che girano sono decisamente aumentati e la vegetazione è molto rada, sembra quasi che il territorio si stia desertificando. Sentendo la spiegazione della guida è proprio così, l’Amboseli in futuro andrà incontro ad un degrado senza precedenti se il governo kenyota non farà qualcosa per arginare i danni.

Comunque gli animali da osservare non mancano, la guida ci informa che oggi molto probabilmente vedremo i leoni. Frattanto, durante il tragitto che ci porta al lodge, possiamo osservare zebre ed impala a volontà. Sullo sfondo cominciamo a distinguere i primi contrafforti del Kilimangiaro che (ahinoi !!!) è avvolto da una coltre di nubi. Infatti vedere questa montagna è assai raro e quando ciò accade lo spettacolo è assicurato. La vegetazione è molto rada ed il terreno è disseminato quà e là da tronchi di alberi abbattuti.

Verso mezzogiorno arriviamo al Lodge che è situato in un’oasi all’interno del parco ed è organizzato in bungalows. Le pareti degli interni sono dipinte con motivi ed animali africani. Le camere di questo lodge sono molto etniche, arredate con pitture africane sulle pareti, comprese le zucche che fanno da abatjour. Approffittiamo per farci delle foto. Sistemati i bagagli in camera andiamo a pranzo, il pasto viene introdotto da una “pumpkin soup” una zuppa di zucca veramente molto buona a tal punto da chiedere la ricetta allo chef. Il resto del pranzo è a buffet, il tutto sempre degno di nota.

Terminato il pranzo andiamo a dare un occhiata al resto del lodge. All’esterno si trova una piscina con ottima vista sulla palude di Enkongo Narok dove è possibile vedere i bambini Masai che stanno pascolando il bestiame. Ogni tanto qualche cercopiteco (=scimmia) cerca di farsi fotografare.

E’ proprio il caso di dire che questo lodge è “un’oasi di tranquillità”. Qualche tempo dopo il pranzo si odono dal vicino villaggio Masai i canti ed i ritmi tribali i quali fanno presumere che la tribù Masai stia provando i balletti per la sera.

Alle 16.00 la guida ci aspetta fuori dal lodge per il safari pomeridiano, partiamo alla volta della collina di osservazione di Enamischera attraversando tutto il parco. Lungo il tragitto abbiamo l’opportunità di vedere e fotografare un gran numero di uccelli, elefanti e bufali. Alle nostre spalle abbiamo il Kilimangiaro di cui possiamo scorgere solamente le pendici più basse. Dopo aver percorso un po’ di strada polverosa e distese semidesertiche arriviamo alla collina di Enamischera. Come era prevedibile il pullmino si ferma alla base della collina e viene lasciato alle nostre gambe il compito di portarci fin sopra. Giunti sulla sommità il vento si fa sentire in maniera impressionante come lo è anche il panorama che ci si presenta davanti. Possiamo vedere le immense distese quasi desertiche del Parco Amboseli con turbini di polvere che si innalzano al cielo (Amboseli in swahili significa “territorio della polvere”) e possiamo ammirare la stupenda visione del Kilimangiaro (peccato che buona parte sia coperta dalla nubi).

Ritorniamo verso il lodge. Lungo strada attraversiamo il guado di Sinet (ovviamente su ponte) dove possiamo osservare gli ippopotami che nuotano pacifici e beati sotto la coltre di piante acquatiche natanti. Gli aironi bianchi e quelli cenerini, gli elefanti. Insomma, uno spettacolo della natura. Dopo qualche chilometro, girando attorno ad un palmeto troviamo tre leoni praticamente stesi. Lo spettacolo non è dei migliori – sembra che questi animali siano stati addormentati. La guida ci spiega che i leoni di giorno dormono in quanto digeriscono quello che hanno divorato di notte.

Sono le 18.00 passate quando ci avviamo verso il lodge. Alle 18.30 poco più ci arriviamo e, come di consueto, dopo una bella rinfrescata ci aspetta la cena che ci viene servita la tavolo solo parzialmente, per quel che riguarda i secondi piatti, verdure, dolci e frutta sono a buffet.

Conclusa la cena deliziosa, decidiamo di recarci al negozio di souvenir per acquistare delle cartoline. Vista la piega presa dalla serata, andiamo a prendere penne ed indirizzi nelle rispettive camere e poi ci accomodiamo nella hall a scrivere le cartoline. Questa stanza è fornita anche di una mini libreria con libri illustrati rigorosamente sul Kenya, le pareti sono decorate come le camere, cioè con motivi tribali africani.

Verso le 23.00, terminata la compilazione fiume delle cartoline, ci dirigiamo nelle nostre camere ma oltrepassando la terrazza panoramica possiamo notare il passaggio di bufali, zebre, elefanti e quant’altri animali. Visto lo spettacolo inconsueto andiamo a prendere tutta l’attrezzatura fotografica: macchine, cavalletto e cannocchiale. Armati di tutto punto ci piazziamo sulla terrazza con cavalletto e filo per posa B e cominciamo (proviamo) a fare delle foto usando esposizioni lunghe e sfruttando la luce dei riflettori. Terminato il passaggio animalesco in lontananza scorgiamo su un albero di acacia spinosa un bel gruppo di marabù. Spostiamo tutto l’armamentario in prossimità dell’acacia e proviamo a catturare una foto con la posa B.

Dopo tutto questo viavai di animali e foto, è arrivata l’ora di andare a dormire, è quasi mezzanotte.

15/01 (Nairobi) – Eccoci qua anche stamattina, sveglia alle 6.00 in punto, ottima colazione con tè, pane, burro, marmellata e brioches.

Alle 7.30 la guida ci attende al pullmino, dopo le mancie di rito ai portantini dei bagagli, partiamo alla volta di Nairobi, la capitale del Kenya.

Oggi dovremo percorrere circa 240 chilometri per arrivare a Nairobi, la strada non è un cuscino e a metà percorso ci fermeremo. Dopo una buona oretta di scossoni, arriviamo al Namanga Gate ovvero l’uscita più a nord del Parco Amboseli. Da qui ci dirigiamo verso la cittadina di Namanga che si trova al confine con la Tanzania, infatti arrivati in paese possiamo vedere la frontiera. Da qui parte parte la strada asfaltata per Nairobi chiamata A104. Appena fuori dell’abitato ci fermiamo per una sosta e la guida ne approfitta per fare benzina.

Il luogo di sosta è una piccola borgata di case con annessi diversi negozietti che pensiamo bene di evitare. Contestualmente arriva uno dei venditori invitandoci a visitare il negozio.

Dopo alcuni tentennamenti decidiamo di visitare sti negozietti. Come entriamo ci rendiamo conto che dentro c’è di tutto dalle maschere – alle statue – ai batik – alle tele masai e quant’altro si possa immaginare. I materiali sono i più svariati dall’ebano – al teak – al mogano – alla radica. Insomma di tutto di più. Statue di animali piccole – medie – grandi.

Dopo tutto questo stordimento di souvenir decidiamo di acquistare qualche ricordino per gli amici. Ci vengono sparati prezzi astronomici e quello che ci resta da fare è contrattare fino all’ultimo sangue anche se il tutto ci puzza da fregatura. Lo spennamento ha avuto luogo, stop agli acquisti, si riparte per Nairobi. Il paesaggio che attraversiamo è vario, si passa dalle colline alle verdi pianure. Verso mezzogiorno arriviamo nella periferia di Nairobi lasciando la A104 e inserendoci nella A109 proveniente da Mombasa. Dopo un quarto d’ora entriamo nei sobborghi della città e possiamo osservare da lontano la bidonville, cioè il quartiere più povero.

Il traffico cittadino comunque è molto meno caotico di altre città che abbiamo visitato (vedi Bangkok e Il Cairo), la miseria c’è ovunque e vale il detto “tutto il mondo è paese”.

Arriviamo verso le 12.30 al ristorante dove consumeremo il pranzo. Qui la guida ci lascia perchè deve andare in agenzia per sostituire il pullmino in quanto lo deve riparare, ci ritroveremo verso le 16.00 per la visita della città.

Questo ristorante è molto particolare in quanto, come dice il nome, si mangia molta carne – comunque c’è un angolo riservato ai vegetariani in una saletta a parte. Durante l’attesa sorgono alcuni problemi per quanto riguarda le prenotazioni, infatti il vaucher consegnato dalla guida indica solo due persone e non tre, nonostante tutto ci facciamo intendere. Risolti questi futili inghippi ci accomodiamo al tavolo, le carni che ci vengono proposte sono quelle di animali (oltre ai numerosi gatti che sfilano sotto i tavoli) domestici e selvatici. I camerieri, in simpatica divisa e cappellino ci informano che quando saremo sazi non dovremo fare altro che prendere la bandierina che sta sul vassoio delle salse e porla sul tavolo così smetteranno di propinarci cibo.

Si comincia con la carne domestica e ci viene servita dai camerieri con enormi spiedoni anzi “spadoni”. Si parte con il maiale sottoforma di würstel, costine e guanciale – si passa al pollo – poi è la volta dell’agnello e del manzo. Arriviamo alla selvaggina: si inizia con la zebra per poi passare all’antilope e per finire con lo struzzo. Della selvaggina solo la carne di struzzo ci aggrada in quanto le altre due “bestie” presentano una carne piuttosto muscolosa e, quindi dura.

Alla fine del pranzo luculliano facciamo quattro passi attorno ai giardini del ristorante e poi all’entrata dello stesso. Verso le 16.00 arriva la guida con il nuovo pulmino e cogliamo l’occasione per farci una foto tutti e tre insieme sul minibus. Ripartiamo alla volta di Nairobi center.

Facciamo un giro nel cuore della città dove possiamo vedere la sede del Parlamento e la piazza Kenyatta. Il giro prosegue passando davanti all’ambasciata americana oggetto di attentato nell’agosto 1998 – le impalcature sono ancora visibili come anche i segni lasciati dall’esplosione devastatrice.

Il nostro giro prosegue per la Nairobi Railway Station, qua il treno sulla linea Mombasa-Kampala (in Uganda), passa una volta al giorno , di notte (e accontentarsi!!!). Proseguiamo nelle vicinanze della stazione ferroviaria per visitare il Museo ferroviario. Qua possiamo vedere una miriade di reperti appartenuti ai convogli ferroviari che in passato facevano servizio tra Kenya-Uganda-Tanzania. Tra le diverse vetrine notiamo l’episodio del “killer di Kima”, ovvero la vera storia di come il leone si pappò un soldato dell’esercito trascinandolo giù dalla carrozza.

All’esterno del museo ci attende la guida che ci illustrerà alcune carrozze che sono conservate sulle rotaie della stazione. E’ in questa occasione che chiediamo alla guida di parlarci del “killer di Kima”. Subito la guida ci fa salire sulla carrozza dove si verificò la disgrazia. La versione raccontata dalla guida è abbastanza confusa in confronto con la storia narrata sulle varie guide turistiche, pertanto nonostante le nostre domande, non riusciamo a capire come si siano verificati veramente i fatti.

Scesi dal treno ci facciamo delle foto, successivamente possiamo vedere il treno verde usato per girare il film “La mia Africa”.

Terminata la visita del museo, ci avviamo alla volta del Museo di Storia Naturale, questo si trova dall’altra parte della città. Come arriviamo al Museo ci infiliamo nella sala principale del Museo.

Questa sala contiene diverse vetrine che ricreano i più svariati ecosistemi del Kenya, utilizzando animali imbalsamati. Al piano superiore osserviamo la galleria di dipinti donati al Museo da Joy Adamson ricercatrice resa famosa per aver scritto il libro “Nata libera”. Nelle sale attigue possiamo vedere la raccolta di volatili dell’Africa Orientale e, passando nuovamente al piano inferiore abbiamo l’occasione di visitare le sale dedicate alla paleoantropologia di cui il Kenya con la Tanzania, rappresentano le zone principali dove si sono sviluppati i primi Ominidi. Visitate le sale relative ai pesci ed ai rettili ci spostiamo al Serpentario di Nairobi che è ubicato proprio di fronte al Museo.

Nel Serpentario possiamo vedere non solo serpenti, ma anche coccodrilli e perfino gli acquari. In questi sono stati ricreati i maggiori ecosistemi acquatici dei principali laghi del Kenya.

Terminata la visita alle serpi, ce ne usciamo fuori dove troviamo una coppia di italiani con cui scambiamo quattro chiacchere. Nel frattempo arriva la guida la quale ci porta in hotel.

L’albergo si trova nel quartiere centralissimo di Nairobi ed è circondato da negozi di ogni genere, soprattutto di souvenir. Nell’immensa hall dell’albergo la guida, dopo averci delucidato sulla permanenza in albergo e sulla prima colazione di domani mattina, ci raccomanda di non uscire di sera con tanti soldi per chè c’è il rischio di scippi.

La clientela dell’albergo è internazionale ed i servizi offerti sono parecchi. La nostra camera è molto grande e confortevole, il servizio è eccellente. Dall’elenco che ci viene fornito sfogliando la guida turistica, abbiamo due pizzerie nei dintorni dell’hotel.

Per questa sera decidiamo di andare a mangiare qualcosa nel secondo ristorante. Dopo tutti i preparativi di rito per la sera, usciamo verso le 20.00 che c’è già buio (alle 18.00 in Kenya comincia il tramonto). Dopo qualche minuto che ci siamo incamminati comincia a piovigginare – il tempo è proprio impazzito – la pioggia ci confonde, molto probabilmente le idee in quanto non riusciamo a trovare la pizzeria. Qualche giro attorno agli isolati e vediamo l’insegna. L’interno è confortevole ed ordiniamo due pizze all’ananas, una pizza margherita e una bottiglia di acqua.

Sazi per la cena e dopo aver chiaccherato (intanto fuori piove) decidiamo di tornarcene in albergo. Entriamo in hotel e prendiamo l’ascensore per salire in camera. La cabina dell’ascensore è completamente incastonata di specchi. Da notare la velocità che fa sospirare noi poveri disgraziati.

Per accedere alla camera ci è stato consegnato un tesserino magnetico con il quale apriamo la serratura della porta.

Domani partiremo alla volta della Riserva di Masai Mara e ci rimarremo per due giorni, domenica ritorneremo sempre a Nairobi ed in questo hotel. Pertanto decidiamo di lasciare le valigie in deposito presso l’albergo domani mattina e ci portiamo via lo stretto necessario per il soggiorno di due giorni utilizzando come bagaglio gli zainetti regalati. Preparati i mini bagagli ci corichiamo e… Buonanotte !!!! 16/01 (Discesa nella Rift Valley) – Alle 6.00 ci viene data la sveglia, alle 6.30 dopo una sistemata ed una rinfrescata andiamo a fare colazione. La sala delle colazioni e molto grande con un enorme buffett. Dopo la colazione, ritorniamo in camera e portiamo via bagagli e bagaglini. Le valigie le depositiamo nel magazzino dell’albergo e ci facciamo rilasciare la ricevuta.

Sono le 7.30 e la guida ci aspetta all’esterno dell’hotel. Prendiamo posto sulla nostra postazione mobile decisamente alleggeriti delle valigie. La destinazione di oggi è la Riserva Naturale del Masai Mara che dista da Nairobi circa 270 Km passando per la Rift Valley.

Ci dirigiamo verso nord prendendo l’autostrada A104 che qua assomiglia in tutto per tutto ad una nostra autostrada. Dopo qualche chilometro abbandoniamo l’autostrada deviando sulla strada per la Rift Valley, infatti percorsi una ventina di chilometri la strada comincia a discendere tanto che ci rendiamo conto di quanto eravamo alti a Nairobi. Lo spettacolo che ci si presenta davanti è meraviglioso, ci fermiamo per fare qualche foto a tutta la Rift Valley. Proseguiamo ed arriviamo a Longonot dove prendiamo la strada per Narok – la cittadina Masai sede del consiglio che amministra la Riserva Masai Mara – e dopo un’oretta di strada, e di dislivelli collinari, arriviamo in questo paesino sostando per fare benzina.

Fatto rifornimento di carburante partiamo alla volta del Masai Mara, la strada che imbocchiamo è nuova costruita di recente ed è asfaltata per qualche decina di chilometri. Il percorso è tutto un saliscendi dovuto al paesaggio collinare che anticipa la riserva.

Dopo qualche decina di chilometri lasciamo il beneamato asfalto e la strada si trasforma in una vera e propria capezzagna, il cielo sopra di noi è diventato minaccioso e già qualche goccia comincia a cadere. Arriviamo all’ingresso della riserva Masai Mara – il Sekani Gate – dove il nostro furgoncino viene letteralmente assalito da donne Masai che ci propinano i più disparati souvenir, dalle collanine, ai braccialetti, agli anellini, alle statuette e… Alè vai con la bigiotteria masai.

Alle 11.30 entriamo nel parco e qui comincia a piovere a dirotto, imbocchiamo la strada che ci porterà al lodge, dove alloggeremo durante la nostra permanenza al Masai Mara. La strada è notevolmente dissestata e la pioggia battente non ne facilita di certo la percorribilità. Lungo il percorso incontriamo un ragazzo a piedi e la guida, impietosito, gli da un passaggio, si tratta di uno dei ragazzi che presta servizio al lodge ed è stato sorpreso dal temporale lungo la strada.

Dopo una serie di scossoni e traballamenti arriviamo finalmente al lodge, nel frattempo il temporale non cenna a diminuire anzi si fa più intenso e c’è da dire proprio che sta diluviando.

Il lodge è veramente bello, la hall presenta un enorme lampadario fatto di zucche, come anche l’entrata, la reception è decorata con motivi tribali molto colorati. Il bungalow che ci viene assegnato è il numero 80. Ci incamminiamo all’esterno sotto la pioggia e questa ce la prendiamo tutta sulla testa, alcuni inservienti ci accompagnano con l’ombrello portandoci anche i bagagli. Dalla quantità di strada che stiamo facendo a piedi ci rendiamo conto che il bungalow è proprio distante – infatti è l’ultimo e quello più esposto alla foresta. Fatta questa doccia naturale, ci accomodiamo nel bungalow che troviamo spartano ma molto confortevole.

Fuori non ha smesso di piovere, sono le 12.30 e dobbiamo pranzare pensando a tutto quel popò di strada che dobbiamo rifare sotto l’acqua. Attendiamo qualche minuto che la pioggia diminuisca di intensità e ci incamminiamo in tutta fretta verso la sala ristorante del lodge. Qui arrivati veniamo fatti accomodare in un tavolo che si affaccia all’esterno del lodge, cioè sulla piscina e sul terrazzo panoramico. Il pranzo è completamente a buffet, si comincia dai primi piatti cioè le calde zuppe vegetali e di pomodoro – vista la temperatura le assaggiamo – i secondi sono rappresentati da pesce, carni di maiale ed i vari contorni di verdure e formaggi. Da notare gli enormi vassoi di dolci e pasticcini.

Terminato il pranzo, ritorniamo nel bungalow per prendere zainetti e macchine fotografiche e ritorniamo nella hall del lodge dove attendiamo l’arrivo della guida. Nel frattempo ci rechiamo nel negozio di souvenir dove troviamo dei simpatici avventori che ci propongono la colorata mercanzia. In questo negozietto troviamo di tutto, dai vestiti alle t-shirts, agli animali in diverse forme e materiali, ai libri sull’Africa, insomma di tutto di più. L’unica cosa che manca sono i francobolli che arriveranno domani, comunque Hakuna Matata.

Nel frattempo all’esterno ha smesso di piovere ed ha fatto la sua apparizione il sole, la temperatura comunque non si è molto alzata, teniamo presente che ci troviamo a circa 2000 metri di altitudine (non sembrerebbe vedendo le savane pianeggianti, ma il Masai Mara è un vero e proprio altipiano).

Puntualissima come sempre, la guida alle 16.00 ci aspetta con il minibus per il safari pomeridiano all’interno della riserva. La strada è molto accidentata e le piogge hanno reso il terreno alquanto scivoloso. Davanti a noi si profila una lunga carovana di furgoncini e jeep che ci fanno dimenticare la calma e la tranquillità dello Tsavo.

Durante il percorso possiamo vedere mandrie di gnu e zebre, aquile sulle acacie ed avvoltoi, stormi di cicogne. La guida ci illustra il percorso informandoci (anche se in maniera evasiva) che i pulmini che si vedono fuoripista sono abusivi, non è possibile uscire dai sentieri predefiniti anche per questioni di sicurezza (?????). Proseguendo, arriviamo di fronte alle pianure del Serengeti che sono in Tanzania <> ci racconta la guida <>. Da quel momento, il padre ha ingaggiato degli investigatori per far luce sui fatti realmente accaduti.

Dopo questi racconti di cronaca nera, proseguiamo il safari, il panorama che ci si presenta davanti è meraviglioso, le nubi che oscurano di tanto in tanto il sole riflettendo i raggi come un ventaglio. In lontananza, comunque, possiamo scorgere enormi nuvoloni neri.

Il fondo della strada è molto instabile per la pioggia caduta, ai lati le colline del Masai Mara contornano il paesaggio ed ogni tanto possiamo scorgere qualche sciacallo e delle iene che passeggiano indisturbate.

E i leoni ???? Dopo quelli visti all’Amboseli (che sinceramente facevano pena !!!) abbiamo l’opportunità di vedere altri gruppi in miglior forma. Infatti lungo la strada vediamo una fila di mezzi fermi in prossimità di un gruppo di arbusti. La guida rallenta e possiamo vedere un bel gruppo di giovani leoni che stanno riposando. Si lasciano fotografare senza problemi, tanto sono ben pasciuti dai pasti notturni.

Proseguiamo, ritornando indietro, sono ormai le 17.30 e dobbiamo rientrare al lodge. Durante il tragitto di ritorno possiamo ancora notare furgoncini fuoripista in mezzo alla savana. Improvvisamente anche la guida abbandona la strada inserendosi in una di queste “capezzagne”. A questo punto, notando la qualità del terreno e le sue pessime condizioni, ci chiediamo: <> – La guida risponde di no e subito, il pulmino si impantana miseramente.

La guida non riesce a far andare avanti il mezzo e quindi scendiamo dal furgoncino in preda ad una crisi isterica…Di risate, ci spostiamo dietro il furgone e cominciamo a spingere come forsennati infangandoci in maniera invereconda, niente da fare, sperduti nella savana !!! Cogliamo l’occasione per fare delle foto ricordo (forse le ultime). Nel frattempo osserviamo preoccupati il paesaggio che ci circonda: <>. Effettivamente non siamo soli , ad una cinquantina di metri più avanti c’è una jeep con turisti inglesi che ci danno gentilmente uno strappo con la catena. Quest’ultima si mette a fare i capricci – prima si stacca dal nostro furgoncino e poi dalla jeep dei turisti inglesi. Dopo una serie di strattoni il pullmino viene liberato e la guida ci invita a salire in fretta sul pullmino (da notare che è proibito scendere dal mezzo!!!).

Percorriamo una cinquantina di metri circa e troviamo subito la risposta alle nostre domande (avvoltoi? – salita rapida in pullmino?): una bella famigliuola di leoni, con relativa prole, sta facendo la “siesta” in mezzo agli arbusti con i resti di quella che prima doveva essere stata una zebra. La visione che ci si presenta è comunque gradevole e si presta per delle foto.

Dopo tutti questi colpi di scena ritroviamo le forze per ritornare al lodge incolumi. L’inclemenza del tempo ci offre la possibilità di vedere l’arcobaleno in tutte le sue sfumature.

Alle 18.30 circa siamo al lodge e qui veniamo accolti con tè e biscotti successivamente ci rechiamo presso il nostro alloggio. Possiamo vedere con tutta calma come è strutturato il lodge, c’è l’entrata principale con la reception e poi le due sale principali: la sala ristorante e il salone. Uscendo da questi due si trova davanti la piscina che si affaccia sull’immenso paesaggio del Masai Mara ed ai lati si estendono come due braccia tutti i bungalows. Il nostro naturalmente è l’ultimo ed il più distante dal ristorante. Il viale che porta agli alloggi è completamente decorato con aiuole fiorite. Arrivati al nostro bungalow possiamo scorgere i confini del lodge oltre i quali c’è la foresta – non esistono recinzioni !! Infatti all’imbrunire fino all’alba prendono servizio degli appositi guardiani che controllano di notte se qualche iena o altro animale si avvicina ai bungalows. In caso affermativo le guardie sono munite di un arco con un pezzo di legno, il rumore che si forma battendoli tra di loro fa fuggire le “bestiacce”.

Alle 19.30 siamo tutti e tre pronti per andare a cena, il temporale di oggi pomeriggio ha contribuito ad abbassare la temperatura per cui la serata si preannuncia freschetta. La cena è a buffet e la specialità della serata è il tonno cotto allo spiedo – dopo averlo assaggiato deduciamo che è meglio quello in scatola sotto olio di oliva. Terminata la cena ci rechiamo nel salone dove potremo assistere a danze tribali, questa grande sala presenta al centro un grande camino circolare diviso in ulteriori tre camini (con fuoco ovviamente acceso, sentita la temperatura). Ad un certo punto fanno irruzione i ballerini Masai che con le loro gonnelline si scatenano in danze africane. Terminato lo spettacolo, alle 22.30 nel ristorante posto sotto la piscina ci sarà lo “iena show” ovvero come le iene mangiano gli avanzi di cibo della cena. Infatti davanti al suindicato ristorante c’è una terrazza dalla quale si può vedere lo spettacolo. Ci viene consigliato di rimanere in silenzio. Verso l’ora stabilita viene portato da due inservienti un grosso secchio di cibo, dai cespugli in lontananza possiamo sentire la tipica risatina ienifera e poi tutte quante le iene compaiono in massa compreso il piccolo ienino. Questi animali sono molto diffidenti in quanto sono accecati dal faro che è puntato su di loro, quindi mordono il cibo e poi fuggono per poi ritornare… E così via.

La serata si conclude dopo questo spettacolo, domani ci aspetta la visita lungo il fiume Mara che da il nome a questa Riserva.

17/01 (All’attacco del fiume Mara) – Le ore 6.00 arrivano come di consueto, dopo una colazione abbondante, partiamo alla volta del fiume Mara. Questo corso d’acqua da il nome all’intera Riserva Masai Mara ed è famoso per la migrazione di gnu e zebre verso le pianure del Serengeti in Tanzania. Durante questo passaggio i coccodrilli che stanno nel fiume azzannano parecchi animali per poi cibarsene.

Questa mattina il cielo si prospetta quasi sereno, la componente nuvolosa però non manca. Durante il tragitto, possiamo notare un bel po’ di mezzi diretti nel medesimo luogo. Abbiamo l’occasione di vedere un gruppo di turisti che stanno facendo colazione in mezzo alla savana, dopo aver pernottato in campo tendato.

Più avanti ci si presenta uno spettacolo inaspettato, gli ultimi gruppi di gnu e zebre che stanno migrando verso le pianure del Serengeti, in Tanzania. Tutti questi animali radunati assieme rappresentano uno spettacolo ineguagliabile. La guida ci avverte che le zebre hanno la cattiva abitudine di attraversare la strada senza guardare, per cui bisogna stare all’occhio per non trovarsene qualcuna sul pulmino (ci sarebbe comunque posto).

Dopo un’oretta di strada circa, arriviamo al fiume Mara. Qui sembra di essere in pieno centro a Verona: una girandola di turisti, giapponesi, tedeschi e chi più ne ha più ne metta. Tutto il corso del fiume è costellato di “rangers” cioè guardie che controllano i turisti dai possibili attacchi di coccodrilli. Noi tre abbandoniamo l’accozzaglia tusristica e ci inoltriamo nella boscaglia ripariale per fare delle foto. Nell’acqua (color fango) possiamo scorgere un gran numero di ippopotami che stanno giocherellando, ogni tanto sull’acqua passano, galleggiando, i pezzi di quelli che prima erano gnu. Sullo sfondo, sull’altra riva, si possono ancora vedere le piste lasciate dal passaggio degli gnu e qualche esemplare di coccodrillo.

Scattate diapositive e fotografie a non finire ci portiamo in prossimità del pulmino, dove c’è il maggiore assembramento di turisti. Siamo attratti da un’agama bicolore, una lucertola dalle sfumature colorate rosso e blu, che si lascia sapientemente fotografare.

La guida ci chiama all’appello, risaliamo sul pulmino per ritornare al lodge. Durante il tragitto “sconfiniamo” in Tanzania, infatti per alcune centinaia di metri dobbiamo circumnavigare un caposaldo che segna il confine tra Kenya e Tanzania. Durante il tragitto di ritorno dobbiamo obbligatoriamente sostare nell’unico distributore di carburante presente nella riserva per fare ovviamente benzina. Questo distributore è ubicato in uno dei più bei lodge del Masai Mara, situato su una piana erbosa. Fintanto che la guida fa benzina, noi scendiamo per fare quattro passi all’interno di questo lodge. All’entrata si trova il primo grosso bungalow con aeroplano bimotore annesso, proseguendo nel viale d’accesso, possiamo notare la cura con cui è mantenuto il giardino interno, ogni tanto possiamo fare qualche incontro ravvicinato con dei guerrieri Masai. Arriviamo al negozio di souvenirs dove c’è di tutto – anche a buon prezzo. La guida, fatto il pieno, ci viene a prelevare davanti al negozio di souvenirs.

A mezzogiorno circa siamo al lodge, giusto il tempo di recarci nel nostro bungalow per una rinfrescatina, e poi tutti a pranzo. Terminato il pranzo, ci portiamo ai bordi della piscina per la pennichella pomeridiana, abbiamo tutto il tempo per riposarci in quanto la guida ci verrà a prendere alle 16.00 per il safari pomeridiano. Seduti sotto l’ombrellone sul terrazzo, osserviamo l’immensità del paesaggio della Riserva Masai Mara, sui bordi del muretto di recinzione ogni tanto fanno la sua apparizione un’agama bicolore e delle lucertole codablu.

Nell’assolata tranquillità della piscina, arriva lo stormo di turisti e quindi fine della pace. La piscina ne viene letteralmente invasa. Siamo talmente scocciati che ci trasferiamo nella hall dove il clima è decisamente più tranquillo e vivibile. Tra una chiacchera e l’altra arriva l’ora del safari pomeridiano, si tratta dell’ultima occasione che abbiamo qui nella nostra permanenza in Kenya per vedere gli animali direttamente nel loro habitat naturale. Percorriamo all’incirca lo stesso tragitto di ieri, ma con minor preoccupazione in quanto il terreno è più asciutto, quindi con minor probabilità di impantanarci (speriamo!!). Infatti la guida ci porta in luoghi fuoripista per poter vedere intere famiglie di leoni. I leoni non si fanno attendere, anzi, diciamo che ne possiamo vedere parecchi e a distanza ravvicinata. I cespugli li proteggono dagli sguardi indiscreti, ma per i conducenti di pullmini come la nostra guida e gli altri questo non vale, sanno dove scovarli. Problemi non ce ne sono, hakuna matata, durante il giorno sono talmente sazi che a questi gattoni “non gliene può fregà de meno” della carne umana che gli ronza attorno (meglio così!!!). Lungo il percorso facciamo incontri ravvicinati anche con la tartaruga leopardo e con alcuni gnu dalla barba bianca, la seconda specie presente in Kenya. Qualche iena e qualche sciacallo appaiono qua e la, come gli elefanti.

Dopo diapositive, fotografie e quantaltro, ritorniamo al lodge dove questa sera dopo la cena ci sarà lo spettacolo Masai.

Ritorniamo nel nostro bungalow dove ci prepariamo per la serata, dopo la cena vedremo i guerrieri Masai scatenarsi nei loro balli tradizionali.

La cena è OK, terminato il convivio con dolci, pasticcini e frutta andiamo a fare un giretto all’aperto in attesa dello spettacolo. La serata è fresca ed il cielo terso. Sono le 21.30 e lo spettacolo sta per cominciare, prendiamo quindi posto nel salone dove il camino è acceso. I ragazzi Masai arrivano in fila e cominciano la loro danza tribale, quello che più ci sorprende e il suono gutturale emesso e, soprattutto, il salto che questi spiccano. Terminato lo spettacolo, tutti sulla terrazza del ristorante al piano di sotto per assistere al solito spettacolo ienifero. Durante il pasto delle iene, vediamo in contro luce degli insetti “fisarmonica” che volano attorno al faretto – niente popò di meno che l’effetto della velocità delle farfalle notturne (e delle zanzare??) contro luce.

Finita la festa ce ne torniamo al bungalow, domattina ci dobbiamo svegliare presto, in quanto torneremo a Nairobi.

19/01 (Nairobi’s shopping) – Eccoci qua!!! Come al solito, come tutte le mattine di questo viaggio in Kenya, pronti a ritornare a Nairobi. La colazione è abbondante per darci la carica di affrontare i chilometri che separano la Riserva Masai Mara dalla città di Nairobi.

Alle 7.30 puntualmente partiamo, la strada che porta al gate d’uscita della Riserva è alquanto accidentata, comunque senza problemi ci arriviamo. Oltrepassando il gate veniamo fermati da decine di donne Masai che ci propinano (come all’entrata) di tutto.

Usciti dal parco possiamo vedere delle gru coronate, bellissimi volatili con una cresta coloratissima sulla testa.

Percorsi qualche decina di chilometri, arriviamo in prossimità della cittadina di Narok. Qui ci fermiamo in uno Shopping Center ovvero “come fregare i turisti in pochi minuti”. Nel negozio c’è di tutto, lo abbiamo già visto nei giorni precedenti ed abbiamo il presentimento che questi souvenirs li vedremo ancora. Si va subito alla contrattazione, puntiamo all’acquisto di una serie di animaletti in legno, e di un giochino molto simpatico rappresentato da una scatolina il cui coperchio se viene spostato fa uscire la testa di un serpente. Comunque, nonostante l’estenuante contrattazione, qualcosa non quadra. Sopra il conto e con lo sconto ci facciamo propinare dei segnalibro a forma di animale in vera pelle, nonostante le contrattazioni “a sangue” i venditores non vogliono farci prezzi di favore, perciò decidiamo di lasciare il negozio.

Usciamo dal negozio frastornati da tutto questa confusione e decidiamo di proseguire, ma veniamo rincorsi dagli aguzzini che ci propongono prezzi più bassi, convinti (o fregati??) rientriamo nell’Ipermarket e facciamo gli acquisti decisi. Spennati per bene proseguiamo il viaggio verso Nairobi.

Passato qualche chilometro Narok, lungo la strada possiamo vedere una zebra morta, molto probabilmente travolta da un camion. La guida ci spiega che gli animali che vengono investiti sulla strada vengono spostati da una parte e nel giro di un paio di giorni non rimane più nulla. I predatori fanno anche gli spazzini in questo caso.

Risaliamo la Rift Valley verso Limuru per poi innestarci sull’autostrada A104 con direzione Nairobi.

Verso mezzogiorno arriviamo a Nairobi, la guida ci scarica davanti all’albergo e lo rivedremo domani per l’ultima volta quando ci porterà all’aeroporto. Oggi la sistemazione all’hotel prevede il solo pernottamento e la prima colazione, per cui dobbiamo arrangiarci per pranzo e cena.

Arrivati in albergo riprendiamo possesso delle nostre valigie, però la camera che ci viene fornita non è più la stessa, è più piccola e si trova sulla torre dell’albergo, al nono piano. Sistemate in qualche maniera le valigie scendiamo per recarci in pizzeria a mangiare qualcosa. La guida turistica ci da indicazioni su un ristorante-pizzeria italiano non molto lontano dall’albergo. Al ristorante ordiniamo pizze, niente male le pizze pertanto decidiamo di tornarci anche stasera per cena. Ritorniamo in albergo dove visitiamo la galleria di negozi tra i quali notiamo un negozio di souvenirs con delle magliette molto belle. Andiamo in camera per fare un breve riposino dopo di che decidiamo di dedicare il pomeriggio allo shopping. Dobbiamo cambiare i travel cheques per cui dobbiamo recarci nella vicina banca. Effettuato il cambio facciamo il giro degli isolati e possiamo vedere quanti negozi di souvenir ci siano. La maggior parte di questi negozi sono gestiti da indiani, le persone di colore mantengono puliti gli scaffali e la paccottiglia per i turisti.

Dai prezzi che ci vengono proposti facciamo immediatamente le debite conclusioni relativamente agli acquisti fatti durante il safari: ci siamo presi delle fregature megagalattiche !!! In questi negozi gli stessi oggetti acquistati costano un terzo. Comunque sia oggi abbiamo l’occasione di fare degli acquisti più oculati.

Tra i vari negozi visitiamo anche una mostra di pittura con quadri veramente molto belli con annessa una rivendita di T-shirt anche queste non male, ne compriamo qualcuna. Dobbiamo dire che di negozi questo pomeriggio ne abbiamo visti parecchi, i prezzi sono decisamente più bassi rispetto a quelli proposti nei Parchi, anche perchè tutto il materiale turistico parte da questa città e viene distribuito in tutto il Kenya.

Dopo aver girato come trottole, comprato di qua e di la decidiamo di tornarcene in albergo. Sono quasi le 18.00, orario di chiusura dei negozi, il tempo di riposarci un attimo, di telefonare in patria e di rinfrescarci per la sera.

Dalle telefonate fatte in Italia ci viene riferito che a Nairobi ieri c’è stata una rapina e i rapinatori hanno fermato un pulmino di italiani. La guida italiana ha cercato di reagire ed è stata uccisa, perciò i parenti italiani hanno pensato subito a noi. La telefonata fatta ha tranquillizzato gli animi (speriamo!!). Chiediamo alla reception ulteriori notizie, ma ci viene risposto in maniera evasiva. E’ logico che non vogliono spaventare i turisti, avremo occasione di chiedere alla guida domani mattina.

Abbiamo deciso a pranzo di cenare nel medesimo ristorante visti i prezzi e la qualità del cibo. Arrivati al ristorante veniamo fatti accomodare ad un tavolo all’esterno in fronte alla strada, stasera ordiniamo dei primi piatti che dobbiamo dire OK, tra questi: gnocchetti sardi ai formaggi. Come bevanda rendiamo alcune bottiglie di acqua che ci servirà anche per domani. Finita la cena, ci facciamo portare un caffè, finalmente un vero caffè italiano dopodichè ce ne torniamo in albergo facendo un giro nella galleria dei negozi. Tornati in camera sistemiamo le valigie e tutto il bagaglio in quanto domani si parte per Malindi alla volta di Watamu.

Dal 19/01 al 26/01 (Watamu eccoci qua!!!) – In questo lasso di tempo trascorriamo la nostra permanenza in Kenya in un villaggio presso la Riserva Marina di Watamu presso Malindi. La mattina in albergo a Nairobi comincia presto. Alle 7.00, dopo aver chiuso i bagagli, scendiamo in sala breakfast per una nutrita colazione, yoghurt, caffè, tè, insomma di tutto e quantaltro ci sia di buono. Alle 7.30 ci aspetta la guida che ci porterà all’aeroporto dove alle 10.00 ci imbarcheremo sul volo per Malindi. Le valigie le portiamo giù noi e facciamo il cosidetto “check-out” cioè la consegna delle chiavi alla receptions prima di lasciare l’albergo. Alla reception incontriamo la guida che ci accompagnerà al Kenyatta Airport di Nairobi. Durante il tragitto chiediamo alla guida ulteriori informazioni sui fatti di sangue accaduti ieri ai turisti italiani e ci viene risposto con tono evasivo che il fatto si è verificato fuori dalla città di Nairobi.

Alle 9.00 siamo in aeroporto, scarichiamo i bagagli per il check-in e contestualmente salutiamo con dispiacere la guida che ci ha seguito (e scarrozzato) per tutta la durata del safari. L’aeroporto Kenyatta è abbastanza decadente, basta osservare le bilance del banco check-in, sono da antiquario, per non parlare dei nastri trasportatori che non funzionano.

Fatto il check-in salutiamo ci portiamo in sala d’attesa dei domestic-flights, qui c’è il bar e cogliamo l’occasione per acquistare qualche bottiglia di acqua. Nell’attesa facciamo i primi incontri ravvicinati con turisti italiani diretti a Malindi, si vedono a miglia di distanza. Sono quasi le 10.00 ma del nostro volo nessun annuncio. Perplessi, ci rechiamo all’ufficio informazioni per chiedere chiarimenti e ci viene risposto che il volo partirà dal gate 1 ovvero una semplice porta in alluminio che da direttamente sulla pista di decollo. Guardiamo fuori e vediamo un Boeing 767, però non è il nostro in quanto è diretto a Kisumu sul Lago Vittoria. Vicino al Boeing notiamo uno “carriola” bimotore e la domanda sorge spontanea: <>. Se così fosse dovremmo portarci appresso come bagaglio a mano anche le valigie!! Il volo viene finalmente annunciato, alle 10.30, e su quale aereo saliremo??????? Sulla “carriola” naturalmente, un “rocchettone” preistorico da far rabbrividire il più impavido dei turisti. Ci fanno salire dalla coda passando davanti ai nostri bagagli stipati sul retro dell’aereo. Evidentemente le nostre supposizioni erano azzeccate.

Siamo una sessantina di passeggeri, e l’equipaggio ???? Naturalmente il solo pilota che in inglese ci dice <>. Il volo per Malindi durerà un’oretta circa. Nel frattempo intrecciamo una corona per il Santo Rosario. Si parte, durante il volo le vibrazioni del mezzo sono molteplici, soprattutto-sottosopra quando passiamo la cortina di nubi a circa 4000 metri, risentendo dei vuoti d’aria, l’aereo comincia a saltellare modello canguro. Se continua così c’è il rischio che a qualcuno venga il mal d’aria. Invece dopo qualche minuto di panico tutta la baracca si tranquillizza.

Durante il tragitto ci concediamo un brevissimo pisolino anche se con molta difficoltà. Verso le 11.20 cominciamo a discendere in quanto ci stiamo avvicinando all’aeroporto di Malindi, attraversiamo la coltre di nubi senza subire ulteriori scossoni avendo così modo di osservare il paesaggio della costa keniota. Alle 11.40 tocchiamo terra a Malindi, ci rendiamo subito conto che l’aeroporto di questa rinomata località assomiglia ad un vero e proprio capannone.

Il clima di Malindi è molto torrido, effettivamente, pur essendo l’inizio della stagione secca il caldo e l’umidità si fanno sentire senza rispetto. Aspettiamo che ci portino le valigie le quali ci vengono consegnate direttamente su un carretto, ognuno si arrangia come può per scaricarle.

All’esterno abbiamo già il pulmino dell’albergo che ci attende con tanto di moretto. Ci vengono caricati i bagagli sul pulmino e via alla volta del villaggio.

Watamu si trova nel distretto di Malindi ad appena 25 Km, all’interno di una riserva naturale. Lungo la strada che da Malindi porta a Mombasa vediamo scene di vita quotidiana, baraccopoli, negozi volanti che vendono di tutto, bestiame al pascolo. L’albergo ospita solamente clientela italiana ed è inserito all’interno della riserva naturale di Watamu, in questo posto passeremo i prossimi sette giorni prima di ritornare in Italia.

Arriviamo in albergo verso mezzogiorno. Rimaniamo a bocca aperta per come è tenuto questo luogo di villeggiatura: completamente immerso in un palmeto e a ridosso della spiaggia.

Sbrigate le formalità di rito ci viene data la chiave del bungalow e seguiamo i camerieri che ci portano i bagagli. L’alloggio è molto confortevole, non c’è l’aria condizionata, ma un grosso ventilatore che muove l’aria. Pranzo e cena saranno sempre a buffet durante la permanenza , ad eccezione di qualche serata particolare. Nel buffet si passa dalla pasta, alla pasta al forno – dal pesce in tutte le salse e di tutti i tipi, alle carni – dai dolci, alla frutta esotica più disparata. L’accesso alla spiaggia si trova all’altezza della piscina dove esiste un portale che immette sulla meravigliosa spiaggia di Watamu. Prima di arrivare in spiaggia esiste un parterre dove ci si può posizionare con il lettino per prendere il sole o l’ombra visto che ci sono anche le palme. La spiaggia di Watamu è molto bella, anche se un po’ piena di alghe, gli scogli a forma di fungo ci ricordano un po’ gli isolotti di Pang Nga in Thailandia; si affaccia sull’Oceano Indiano il quale è soggetto a due maree: una al mattino ed una al pomeriggio con un ritardo di un ora al giorno. Durante tale evento l’acqua arretra di parecchi metri dalla linea di costa lasciando emergere parecchia spiaggia.

Tutti i pomeriggi si presentano tranquilli, alle 16.30 i camerieri arrivano con un megavassoio di frutta: ananas-mango-papaya-banane-angurie. E’ certamente ciò che ci vuole dopo qualche tempo di esposizione al sole cocente d’Africa.

Lungo il litorale troviamo parecchi “beach boys” cioè ragazzi di colore che propinano ai turisti di tutto, dai souvenirs alle escursioni in barca per vedere la barriera corallina. Le barche, però, non sono per niente affidabili, sono delle vere e proprie bagnarole.

Alle ore 17.30 viene portata sul parterre della spiaggia la merenda pomeridiana a base di crepes alla cioccolata e alla marmellata, il tutto condito con biscotti al burro e un buon te caldo.

Durante la permanenza a Watamu ci viene concesso il cambio del bungalow con uno più confortevole dotato di aria condizionata.

Per rompere la routine di riposo giornaliero, decidiamo di prenotare un’escursione presso le rovine della vicina città di Gedi.

Arriviamo al sito archeologico di Gedi e qui iniziamo la visita delle rovine di questa città araba. Abbiamo una guida che ci spiega l’urbanistica della città e un po’ della sua storia. L’intero complesso di scavi è immerso in una foresta di baobab, tamarindi e sequoie, per cui abbiamo la sensazione di visitare una delle famose rovine precolombiane. La guida ci fa presente che in questo luogo nel 1992 è stato girato il film “Nel Continente Nero” . Prima di terminare la visita a Gedi, la guida ci porta in un luogo dove ci sono delle scimmie che sono molto ghiotte di caramelle, infatti, come arriviamo, queste si avvicinano furtivamente e con circospezione. Si tratta di cercopitechi che non hanno nessuna paura delle persone, infatti le caramelle le diamo in mano direttamente a queste simpatiche bestiacce. Ci fermiamo qualche minuto nel museo dove sono esposti alcuni manufatti preziosi rinvenuti durante le operazioni di scavo e poi ci dirigiamo verso il villaggio tribale di Giriama che si trova appena fuori le mura di Gedi. Arrivati al villaggio veniamo fatti accomodare su una panchina e ci vengono propinate delle danze tribali tipiche di questo villaggio. Concordiamo con quanto affermano alcune guide turistiche: è tutto molto artificioso e i costumi dei danzatori sono un incrocio tra un gonnellino hawaiano e un completino da tennis. Terminato lo show, ci vengono propinati una serie di oggetti del luogo che non comperiamo, anzi veniamo letteralmente assaliti dai bambini a cui consegniamo un bel po’ delle caramelle acquistate.

Proseguiamo il nostro tour dirigendoci verso Malindi che dista una ventina di chilometri o poco più; arrivati, facciamo una digressione presso il Serpentario. Questa esposizione caserecciamente rustica non ha niente a che vedere con il Serpentario visitato a Nairobi (diciamo più che serpentario, Giardino zoologico vero e proprio). Vista la “preziosa fattura” delle gabbie in cui sono contenuti i serpenti, ci viene il sospetto che qualcuno strisci tra le erbacce che fanno da cornice a questa mostra – pertanto maxima cautela !! La guida ci porta presso la fossa delle vipere soffianti le quali viste da vicino fanno veramente impressione, come anche il mamba verde e quello nero che a vederli sembrano delle innocue biscie, invece sono tra i serpenti più velenosi sul globo terrestre. Mancietta alla guida e via di corsa verso il centro di Malindi.

Questa cittadina è molto caotica, con il pulmino ci infiliamo in una delle viuzze stracolme di gente. Queste vie ricordano la cittadina egiziana di Edfu: caos, disordine e sporcizia. Dopo una serie di acrobazie con il pulmino approdiamo alla fabbrica del legno dove possiamo vedere gli operai all’opera e abbiamo la possibilità di fare qualche acquisto all’interno del meganegozio. Di articoli e souvenir ce ne sono a montagne, decidiamo di prendere qualche cosa di originale. Finito lo shopping cerchiamo di uscire dal labirinto di operai che stanno lavorando all’esterno della fabbrica, apriamo per sbaglio una porta fatta in lamiera e ci troviamo catapultati al mercato, con bancarelle e quant’altro – forse abbiamo sbagliato strada !! Effettivamente è così dopo qualche minuto ritroviamo l’autista che ci riporta in albergo.

La settimana africana marina trascorre velocemente ed il nostro viaggio volge inesorabilmente al termine.

Il 26 gennaio alle 6.00, le valige sono già fuori dell’alloggio e verranno caricate al più presto sul pullman. Dopo la colazione partiremo alla volta del Moi Airport di Mombasa dove alle 11.45 partirà il nostro volo per Milano Malpensa.

Come avevamo anticipato, la colazione è molto frugale, alle 7.00 siamo tutti davanti alla hall. La città di Mombasa dista due ore di strada circa da Watamu e durante il tragitto abbiamo l’occasione di vedere una parte della costa keniota.

Verso le 9.00 arriviamo all’aeroporto dove salutiamo calorosamente l’accompagnatore ed entriamo in per le consuete formalità, check-in ecc. . Dopo il controllo passaporti, entriamo nel settore dei voli internazionali e qui diamo libero sfogo, durante l’attesa, allo shopping presso i Duty Free Shop. Arriva il momento dell’imbarco. Dopo una serie di giravolte attorno alla pista decolliamo. Dopo il decollo possiamo notare che l’aereo è mezzo vuoto per cui ci mettiamo comodi in altri posti a sedere. Verso le 17.00 ora italiana arriviamo a Roma Fiumicino dove faremo scalo per un’oretta circa e qui praticamente l’aereo si svuota per benino.

Ripartiamo per le 18.00 ed in prossimità di Milano l’equipaggio ci avverte della presenza di nebbia, cominciamo ad atterrare ma con una virata da cardiopalma l’aereo riprende quota per riprovare l’atterraggio. Attimi di panico percorrono l’aereo, ma niente paura, la pista di Milano Malpensa non è libera e sono in attesa dell’OK per atterrare.

Al secondo tentativo (per fortuna!!) atterriamo a Milano dove scendiamo ed andiamo subito a ritirare i bagagli.

A Malpensa vecchia corriamo a prendere il pullman che ci porterà alla stazione di Milano C.Le.

Arrivati in stazione a Milano prendiamo il treno che ci porterà a Verona.

Si conclude così la nostra avventura africana tra savane e villaggi, parchi e riserve.



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