Temple Point VentaClub Watamu tutto e di più

Temple Point VentaClub Watamu Kenia. Negli ultimi trenta anni non ho girato tutto il mondo ma dall'Islanda alla Nuova Zelanda passando per parecchi latitudini, mi sono dato da fare... Una delle prime cose che ho notato leggendo le guide ed i resoconti dei viaggi - che negli ultimi anni con internet è diventato un vero e proprio fenomeno - è...
Scritto da: Yeridiani
temple point ventaclub watamu tutto e di più
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
Temple Point VentaClub Watamu Kenia.

Negli ultimi trenta anni non ho girato tutto il mondo ma dall’Islanda alla Nuova Zelanda passando per parecchi latitudini, mi sono dato da fare… Una delle prime cose che ho notato leggendo le guide ed i resoconti dei viaggi – che negli ultimi anni con internet è diventato un vero e proprio fenomeno – è che regolarmente non trovo mai le “banalità” che, ho imparato sulla pelle, fanno sul serio la differenza. Insomma tutti sono pronti e bravi a descrivere le emozioni ma le cose pratiche che ti ci portano sono regolarmente saltate, un po’ come accade nel Cinema, dove il nostro eroe trova sempre il parcheggio o non ricarica mai la pistola. Quindi approfitto del sito più famoso, e più conosciuto in Kenia per esempio, per provare a colmare la lacuna. Intanto va chiarito che nell’occasione è tecnicamente appropriato parlare di vacanza e non di viaggio, poi è il caso di puntualizzare che si tratta di tre realtà: Il Villaggio – Il Kenia – La Savana. Le tre cose non sono miscelabili… Ok si parte.

Andata (e ritorno..) IL Ventaglio gestisce in proprio anche il Vettore (ex Lauda Air). E’ bene che i Romani si accertino il giorno prima della partenza dell’effettivo orario del volo.. È praticamente una costante che da Milano parta con qualche ora di ritardo.. Il che vuol dire a notte fonda. Ma non è un problema .. Anzi visto che l’aeroporto è deserto è molto rilassante, basta non arrivare con 6 ore di anticipo.. I bellissimi Airbus A330-200 della Lilvigston vi depositeranno in terra Keniana dopo 7 ore tranquille e silenziose. Il personale è italiano, cibo ed assistenza buona e niente problemi di adattamento al fuso; da Milano è effettivamente più lunga e stancante, ma ci si deve rassegnare… il Kenia è a Sud.

L’aeroporto di Monbasa è esattamente quello che ci si aspetta che sia un aeroporto africano.. E cioè non è Zurigo.

Siccome si scende anche in pista evitate di sventolare macchinette fotografiche che i soldatini sono piuttosto nervosi..

Vi aspetta un grosso ambiente privo delle due cose più utili in quel momento.. Le penne ed i tavolini. Ogni viaggiatore dovrà riempire due moduli da presentare in due distinti Gate… Tempo di passaggio… Indeterminato. Cosi prenderete confidenza con il significato di “pole pole”. Quando finalmente riuscite nell’impresa scoprirete che c’è anche la possibilità che non vi siano arrivati i bagagli, nonostante che il vostro aereo fosse l’ultimo che partiva da Malpensa ed il primo ed unico che passava in piena notte da Fiumicino; misteri del 3 millennio.

Se avete trovato i bagagli passerete sotto la sguardo di un distinto signore che vi aspetta tre metri prima di uscire. Se trasportate del materiale costoso come macchinette, telecamere e portatili per uso personale e penne, quaderni, cancelleria, magliette, cappellini per i bimbi keniani … ehm non fate i nervosi e cercate di essere molto .. Molto pazienti ed … ehm elastici Una volta fuori vi aspetta probabilmente il viso sorridente di Silvia con il suo bravo banchetto “venta club”.. Un boy gentile (cominciate a prendere confidenza anche con il concetto di mancia…) vi accompagna al pullman.

Il vostro impatto con il Kenia è già finito.. Siete appena tornati nel “suolo” italiano.

Il viaggio verso Watamu dura due ore e mezzo in una strada che il Kenia chiama orgogliosamente “superstrada” .. ed altra scoperta dei “punti di vista” di altre civiltà.

Chiariamo subito un altro concettino… Non siamo nel 1950.. Non siete a Riccione .. E non siete davanti alla televisione.. Che ne pensereste se un pullman pieno di facce con il sorriso idiota vi sparasse una serie fotografie la mattina presto passando davanti le finestre di casa vostra?? Bene loro sanno di essere “pittoreschi” esattamente come voi la mattina presto.. E si incazzano come lupi se non capite che la “strada” è la loro casa. Quindi giù le macchinette fotografiche e godetevi il viaggio.

Arrivati dentro il Villaggio vi aspettano suggestivi canti e balli locali e tutto quello che il vostro corpo considera piacere.. Siete appena entrati nel regno di Peter Pan.

Il villaggio.

Come accennato prima il Villaggio non è il Kenia ma neanche l’Italia, esso è un improbabile luogo virtuale nato per soddisfare una certa voglia di vacanza esotica dell’italiano stressato dal lavoro.

La leggenda narra che l’idea di costruire a Temple Point fosse partorita da un gruppo di residenti italiani.. E che gli stessi abbiano poi perso tutti i lotti presso il Casinò di Malindi (guardando le facce dei “nostri” in quel luogo non sembra poi tanto una leggenda.. ) Il Ventaglio rileva il tutto riconvertendo il comprensorio a Villaggio esclusivo, con un lavoro cosi ben fatto che posso dire dall’alto dei miei trenta anni di “villaggere” che è un vero gioiello nel suo genere. Perché farlo in Kenia? Perché nella fascia equatoriale ci sarebbe il “piccolo” vantaggio della mano d’opera a basso costo e perché può essere sfruttato dieci mesi l’anno..

Watamu è a una ventina di km da Malindi e Temple Point è posto esattamente all’imbocco di Mida Creek , una bellissima, bassa laguna che si svuota ogni sei ore per effetto della marea e che fa parte del Parco Marino di Watamu. Superato un pesante cancello e ben due posti di blocco… si arriva all’elegante scalinata del “Motore” dell’intero villaggio, un complesso in muratura coperto da un immenso e spettacolare makuti (Legno e foglie di Banano) che comprende: la cucina, gli uffici, la hall, le sale di ritrovo, il ristorante, il teatro, la piscina, i negozi. Da quel punto si dipartono graziose stradine che conducono agli alloggi cosi intelligentemente inseriti nel verde del parco che da fuori sono invisibili.

Non date retta a chiacchere, le stanze sono confortevolissime, silenziose, condizionate ed ognuna ha un patio arredato da divani e poltrone . L’insieme è a misura di vera vacanza.. Niente folla (max 180 ospiti di cui un terzo sempre in gita o safari..), niente percorsi biblici e tutto sta esattamente dove ci si aspetta che dovrebbe essere.

Quando dici che vai in Africa in Agosto tutti ti guardano basiti.. :” in agosto proprio in Africa!!” Mbe, sarà per il verde, sarà per il potere regolatore della laguna, sarà per il vento dell’oceano.. Ma la temperatura non è mai salita oltre i trenta gradi, umidità nella norma, le famose zanzare meno che a Piazza Vittorio e la sera puntuale una brezza carezzevole. E capisci perché il primo uomo sia nato proprio qui.

La sensazione del “territorio” italiano continua…Non solo tutti parlano in italiano ma la documentazione è in italiano, gli avvisi in italiano, il bar italiano, la cucina italiana e la simpatia è italiana spruzzata di pelle nera. Ma molto di più. Il personale, con rapporto 1 a 1, dai responsabili all’ultimo degli inservienti, si illuminano di felicità ogni volta che ti incontrano. All’inizio la cosa appare vagamente forzata .. Dopo un paio di giorni non ne puoi fare a meno. In assoluto è la mancanza più penosa tornando in Patria.. Qui stanno tutti incazzati pure se sei vestito di celeste con un circoletto luminescente sulla testa..

Il pezzo forte del villaggio è una enorme piscina di acqua di mare depurata , la temperatura è costante e tiepida anche di notte e udite udite, mi ha guarito da tutti i problemini di pelle e di intasamento nasale. La piscina fa da “balcone” ad un arenile che confina con le mangrovie …E Porta Portese (ne parleremo poi..) In zona protetta dai rumori si apre lo spiazzo della piscinetta idromassaggio, palestra, pizzeria notturna.. La cosidetta zona Relax in stile coloniale (come se altrove ci fossero delle miniere di carbone…).. Alle 17.30 in punto arrivano le scimmie.. Sono molto carine e non danno fastidio.. Ma evitate di avvicinarvi troppo o di tentare di dargli cibo.

Più avanti c’è lo stradello che porta al famosoTempio e alle due spiaggette riservate e gestite dal villaggio (ombrelloni, sdraio, bevande, panini personale di servizio.. Ecc ecc.) .

Allora … cerchiamo di essere chiari, SIAMO in Africa e non a Riccione.. NON FACCIO 7000 km per trovare la spiaggia con i pattini ed i “cavalloni”!! Mi aspetto una roba africana, ed è esattamente quella che è: sabbia bianchissima, alte dune, rocce coralline e ste cacchio di famose alghe che con la bassa marea formano un tappeno multicolore meraviglioso. Leggo delle cose micidiali in Rete… (sempre da quelli che credono di andare a Riccione) tipo confondere le alghe oceaniche con la mucillagine..

Queste alghe non sono “sporche” maledizione… si possono anche mangiare.. Ed in Italia se le fanno pagare a peso d’oro per gli “impacchi” di giovinezza. Qui sono gratis ed autentiche…

Il solo pericolo è quello che nascondono delle buche circolari provocate dal va e vieni delle maree nella piattaforma corallina. Con la bassa marea si può arrivare a piedi su una lunghissima e e fantastica spiaggia che si allunga fino a Watamu..

L’oceano si infrange sulla barriera a qualche centinaio di metri dalla costa, ma quando sale la marea le onde arrivano, anche molto forti, sulla spiaggia… è bene tenere presente la faccenda.

La prima cosa che riceverete quando varcate la soglia della Reception è un braccialetto colorato di plastica impossibile da staccare senza romperlo. I più vivono l’evento con una sorta di fastidio… bene, quel braccialetto, oltre ad essere una specie di passaporto (ci hanno fatto entrare persino in Tanzania.. Ed è riconosciuto da tutti in Kenia), nel villaggio da accesso aggratise ad enormi quantità di cibo e bevande. Si perché nel villaggio è tutto incluso… anche gli alcolici ed in quantità imbarazzanti. Confesso che presentarsi al bar e ordinare senza passare per la cassa dà una strana e piacevole sensazione .. Ehmm “imperiale”.. Il colore ovviamente è necessario per evitare che i minorenni abusino di questo lusso.

Il personale di cucina è keniano.. Ma la pasta asciutta la fanno perfetta come a Napoli e oltre a quella “istituzionale” è possibile creare personalmente dei sughetti per la pasta espressa. Premesso che non amo la cucina raffinata ho trovato l’offerta semplicemente perfetta e calibratissima alle necessità alimentari persino eccessive, vista la “fatica” di vivere in questa specie di paradiso. Cazzate come quelle della signora che si lamentava perché in 15 giorni non avevano mai fatto la fonduta sono assolutamente fuori luogo.

Uno degli “avvisi” più ripetuti a chi va nei paesi tropicali riguarda l’acqua, mbe a Temple Point il problema è inesistente, anche l’acqua dello sciacquone è potabile, perciò abusate pure del ghiaccio e lavatevi i denti tranquillamente. A proposito, vi sarà assegnato un boy gentile ed amorevole come un mamma che oltre ha curare il vostro alloggio tutte le mattine non vi farà mai mancare un paio di bottiglie di minerale.

Le attività sportive .. Mbe non può si toccare questo argomento esulando dall’animazione.

Ed anche qui occorre chiarire una curiosa “chiacchera” che gira in Rete: l’animazione soft. Certo è che la gente non ha letteralmente la più banale capacità di guardare oltre al proprio confine vitale.

Allora… il villaggio è piccolo e dispone di un campo di calcetto, due di tennis, un piccolo poligono di tiro con l’arco, un biliardo, due superfici abbozzate sulla sabbia per le bocce, una rete per la palla a volo sulla sabbia, una palestra e non ci sono corsie in piscina.

In pratica le uniche superfici che vanno sul serio sono la pallavolo, l’arco e l’acquagym semplicemente perché gli animatori ne fanno una roba da schiantarsi dal ridere ogni volta.

E’ un problema di strutture e di animazione? Ma secondo voi una persona “normale” attraversa mezzo mondo e approda in uno dei paesi più belli e poveri del mondo per cercare … “l’animazione”?? Ma per favore!! Quindi accade quello che deve accadere e cioè un cinquanta per cento degli ospiti sa benissimo che sta facendo e dove lo sta facendo, un 25 sono sposini in altre faccende affaccendati ed il resto si ritrova a giocare “porcabiscia” come il must dell’anno. Quindi il fatto che intorno agli animatori ci sono la solita quarantina di persone non è una inefficienza della programmazione ma un fatto evidentemente strutturale.

La verità è che l’animazione è perfettamente calibrata per le caratteristiche del luogo, dei suoi ospiti e … per certe “deduzioni” etiche che dirò più avanti. Vi accorgerete andando via che questi splendidi professionisti, provvisti di quella rara abilità di dire la cosa giusta al momento giusto o non dire niente quando è il caso, vi saranno entrati cosi “soft” nel cuore che non li dimenticherete mai.

A margine va ricordato che i ragazzi organizzano due “uscite” notturne di cui una collettiva con gli altri villaggi e va sicuramente citata la presenza settimanale di tre fantastici gruppi locali di balli tribali, masai e circensi.

Il villaggio in realtà è un’isola assolutamente ben protetta, gli unici ospiti non paganti sono le scimmie ed anche loro devono stare bene attente non fare danni.

Un piccolo, efficente e silenzioso esercito di giganteschi keniani (dall’aria molto “masai”..) sorveglia notte e giorno i confini .. Specialmente quelli “caldi” delle Mangrovie, della spiaggia e Porta Portese. Di giorno tengono bene in vista un manganello e se riuscite a vederli di notte noterete archi e frecce dall’aria letale.

Allora… chiariamo subito che proprio la notte si percepisce la natura “isolana” del luogo.. Per molte ore è l’unico posto per km quadrati dove viene erogata energia elettrica, e là dove il sistema pubblico dovesse funzionare, la densità delle lampadine e quella del deserto.

Il crepuscolo è alle 18.00 e dopo un tramonto breve e spettacolare compare l’emozionante via Lattea australe.. La Luce del sole ritorna, ovviamente, alle 06,00 cosi velocemente che sembra che qualcuno abbia acceso un interruttore.

A proposito.. Tanto per darvi un’idea, il buio fuori dal villaggio è quello che si otterrebbe tappandosi in una cantina senza finestra di notte con la porta protetta da un nastro isolante.

Insomma.. Come al solito, siamo in Kenia non a Riccione.

Per mantenere perfetta l’isola di Peter Pan 180 persone lavorano notte e giorno silenziosamente e con discrezione, e non vedi mai nessuno con le mani in mano. Ma l’autentica aria felice che aleggia nei volti di questa meravigliosa (e bellissima) gente è chiaramente comprensibile quando varchi i confini “dell’isola”.

Uno dei confini è appena sotto la piscina.

Tutti in casa abbiamo almeno una “faccetta” di legno africana dono di qualche nipote in viaggio di nozze.. Perché in effetti una delle risorse del paese è appunto la lavorazione del legno. Il “dott. David” ed i suoi sono lì, in modesti ma dignitosi “negozi” di ricordini a qualche metro dal Paradiso ed in attesa delle vostre attenzioni. Il nome Porta Portese la dice tutta sulle conoscenze keniane dell’Italia.

La regola, per loro, è non varcare mai il “confine” nè disturbare gli ospiti e vi garantisco che è una regola molto, molto ben compresa.

L’altro confine è nella spiaggia.

In un minuscolo promontorio che si allunga dalle mangrovie c’è l’ufficio di F. Ed i suoi (in stretta collaborazione con Porta Portese) che vendono “servizi” vari.. Insomma siete entrati nel regno dei..

Beach Boys. Cioè.. Finalmente il Kenia.

Togliamo subito di torno un altro equivoco che aleggia in Rete: 1)i Safari sono un roba Keniana, 2)il territorio non può che essere conosciuto dai Keniani, 3)tutte le escursioni che non sono vendute dalle agenzie di viaggi nel mondo sono vendute sul posto, 4)gli unici agenti autorizzati ad operare sono keniani, 5)tutti gli agenti autorizzati sono o sono stati Beach Boys.

Insomma, salvi i turisti che hanno le idee ben chiare già nella preparazione del viaggio, tutti gli altri sono quelli che girano con il naso all’insù, le idee confuse ed il rimpianto di non essere a Riccione… E qui trovano i Beach Boys. La regola aurea di questo mestiere è che se devi vendere lo devi fare subito prima che ci riesca qualche altro.

La circostanza che voi non comprerete neanche una gitarella in barca non è presa neanche in considerazione.

Quindi non vi illudete di passare inosservati.. Delle apposite vedette messe strategicamente nei tre Gate del villaggio si accorgono immediatamente della vostra faccia “riccionese”..

Attenzione, nonostante l’aspetto che ricorda un po’ i “vu cumprà” nostrani, sono dei professionisti con tanto di patentino da accompagnatore turistico. Tutti si appoggiano ad una delle tante agenzie che forniscono barche, autisti e pulmini.

Tutti gli operatori, quindi anche quelli del Ventaglio o di qualsiasi altra organizzazione nel mondo fanno lo stesso con le stesse agenzie.

E allora perché le escursioni Made in Ventaglio costano di più? Perché gli ex Beach Boys che lavorano per il Ventaglio sono ovviamente “selezionati”; perché essendo a stretto contatto con il cliente (ve li ritroverete anche a tavola..) valutano con cura le necessità del cliente; perché, essere li, per loro è una fortuna che si coltiva con la serietà; perché il Ventaglio garantisce l’autista, la macchina ecc. Infine qualsiasi incidente possa capitarvi, oltre all’intervento dell’assicurazione, che comunque è attiva, c’è l’interessamento diretto del Ventaglio che non ha proprio voglia di cattive pubblicità.

Quello che voi dove fare a questo punto è valutare quanto siete disposti a pagare (in più.. ) tutto questo.., e questa è una roba molto, molto soggettiva.

Comunque con i Beach Boys ci sono due comportamenti.. O li ignori e allora sei inglese, o sei italiano. Si .. Sono pressanti, ma non sono mai scortesi, ed andare via senza aver mai parlato con loro vuol dire che sul serio aver fatto 14.000 km girando intorno a casa nostra.

La schiacciante maggioranza del popolo Keniano vive ogni giorno con il denaro che noi spendiamo per la mancia al bar.. I B.B sono dei privilegiati perché vivono con un caffè. Per arrivare a questa “fantastica” vittoria devono sapere 4 lingue: il dialetto tribale, lo swahili (l’esperanto africano), l’inglese e l’italiano; devono arrivare ad un’età matura e quindi con famiglia, devono conoscere profondamente un territorio grande il doppio dell’Italia e devono destreggiarsi fra i tantissimi potenti keniani che gestiscono dall’alto tutto questo Business. Stare con i B.B (e comunque con i keniani .. ) è piacevole, amano parlare, toccare e farsi toccare e di sicuro fanno tutto il possibile per sfiancare la tua depressione fino a farti ridere.. E ci riescono sempre.

Sospeso su tutto questo purtroppo c’è la nostra condizione economica, cosi esageratamente sproporzionata che siamo considerati delle vere e proprie banche ambulanti. Con quello che ognuno di noi ha addosso, persino sulla spiaggia, un keniano potrebbe aprire un banchetto al mercato di Malindi (figuriamoci se entra in una stanza di due sposini..) Personalmente ho sofferto di pesanti difficoltà etiche a divertirmi “nell’isola” senza pensare al Kenia e quindi è andata a finire che: mi chiamavano per nome anche a Monbasa, che sono partito con le valige vuote, che ho lasciato in giro mance come un Emiro in vacanza in Sardegna. Ha avuto persino l’onore di essere ospitato “nell’ufficio” dei Beach Boys sulla spiaggia fra lo sguardo perplesso dei poliziotti.

Ma non c’è solo la voglia di vendere, anche semplicemente parlare è importantissimo per un keniano, perché oltre a migliorare l’italiano, assumono informazioni spesso preziosissime sui modi di fare e sulle scelte dei potenziali clienti italiani. Infine, le informazioni che loro ci danno sul loro modo di vivere e sulla propria storia sono sul serio quel qualcosa in più che darà un senso compiuto al nostro viaggio.

Il villaggio, si è detto, è del tipo All-inclusive, quindi si potrebbe sopravvivere come un re con solo le carte di credito… Errore… portatevi dietro il corrispondente di almeno 50 euro al giorno-persona per parecchi buoni motivi. Intanto sia chiaro che il Villaggio non fornisce denaro liquido neanche dietro la presentazione di una carta oro.. Il Bancomat è a Malindi e per andare a Malindi e ritornare servono 80 euro di Taxi.

Tutto quello che non è nel villaggio, o non previsto dal Venta Club non è incluso (e comunque non pagabile con la carta di credito..) e tutto quello che non è incluso costa denaro contante.

Ogni volta che si mette il naso fuori dal villaggio servono soldi.. Perché andare da soli in qualsiasi posto oltre il famoso confine non è esattamente come una passeggiata a via Veneto.. Vi accorgerete subito che è bene che ci sia un Keniano con voi… e siccome qualsiasi cosa vi dovesse servire è lontano, il keniano in questione non può che essere un Beach Boys o un taxi. (in verità ci sarebbero delle biciclette per uscire… ma non hanno questo grande successo..) Da cui si trae subito una massima: se proprio vi capita è meglio farsi male quel tanto che basta perché lo possa risolvere il dottore (a pagamento.. ) locale.. Perché se la cosa è più seria sono piselli amari. Si.. Si c’è l’assicurazione… ma dopo.

Le mance sono gradite, anzi graditissime ovunque… specialmente alla fine della vacanza. Non dimenticatevi del Bar.. (curiosamente saltato da tutti..) e procuratevi gli scellini perché per i Keniani cambiare euro o dollari è un problema.

Gli Ospiti.

La maggioranza sono del tipo “lavoro-guadagno-spendo-quindi pretendo”. Poi aspettatevi l’esibizione di un certo numero di tatutati molto fieri del fatto che finalmente la loro pelle etnica sia nel posto giusto.. Peccato che fuori dal cancello senza carta di credito non resisterebbero dieci minuti. Infine una nota di rilievo fa fatta per qualche filo di tanga secchetto, un po’ di “orecchini”, almeno un codino con tanto di medaglione e pantalone a rigoni. Propongo di depositarli in riserva prima che si estinguano.

Al di là di queste valutazioni del tutto personali è gente abituata a viaggiare e che sa muoversi con giudizio dentro un luogo di aggregazione particolare come un villaggio vacanze all’equatore; se non fosse che il loro argomento preferito è dare i voti al cibo e all’animazione (nell’ordine..), sarebbero perfetti.

Quelli micidiali sono proprio i “turisti per caso” che non hanno realizzato che 7 ore di volo sono troppe per Milano – Roma – Riccione, che la vegetazione del villaggio non è una curiosa scelta del Ventaglio e che le scimmie non sono scappate dallo Zoo.

Da questa gente ho visto cose che voi umani non potete immaginare… Una signora per tre giorni di seguito (poi è stata abbattuta..) ha sequestrato l’intera tiella della pasta asciutta sotto gli occhi esterrefatti di un Keniano che pensava di aver visto tutto. ; qualcuno tentare di salire su un albero perchè nel vialetto c’era un coccodrillo (un’inguana..); una coppia inseguire una scimmia che aveva rubato un cesto di banane depositate nel patio come se avessero affittato una villetta a Campo di Mare; ho disgraziatamente sentito troppa gente lamentarsi perché il migliore ristorante “italiano” che ho trovano nel mondo, con una quantità di cibo, non solo esagerata ma pure vagamente offensiva per la sensibilità civile di chi ha capito in quale parte del mondo eravamo… Dichiarare a gran voce che c’erano “sempre le stesse cose”; lamentarsi perché le piste della savana non sono asfaltate; (chi lo ha detto è stata capace di lamentarsi anche di non aver visto i Leoni sbranare la preda.. ) ; lamentarsi perché l’arredamento “etnico” (giuro .. Perfetto..) non è elegante come in Spagna; lamentarsi perché nelle mezze giornate nelle quali il villaggio è l’unico posto con la corrente della costa dell’Oceano Indiano. il gruppo elettrogeno non riesce ad alimentare “anche” i condizionatori; lamentarsi perché la bellissima spiaggia a disposizione (con non meno di 5 persone di servizio..) è “piccola” pur sapendo che raramente ci sono più di 10 persone .

Ovviamente ci sono pochi bimbi.. Quindi pochi genitori.. Va da se che la specie rimanente è parecchio.. Ma parecchio preoccupata di se stessa. Un discorso a parte va fatto per gli sposini.. E’ stupefacente come le ragazze italiane stanno sempre incazzate anche in viaggio di nozze… e come i ragazzi hanno l’aria di chi è rimasto orfano.. (per non parlare dell’attaccamento morboso e curioso al cellulare… visto che TEORICAMENTE.. Nessuno dovrebbe telefonare..) Mbe come si fa a sopravvivere a tutto questo?? Ma con il genio di una calibratissima animazione, che qualcuno si ostina ancora a chiamare “soft”..

La differenza tra una “prigione” dorata ed una vacanza da ricordare è data semplicemente dalla professionalità di questa gente meravigliosa a cui vanno aggiunti i keniani addetti ai Safari.

Senza di loro la struttura semplicemente rischierebbe di essere un ricovero per giovani e ricchi pensionati, o con una presenza troppo invadente potrebbe farla diventare un asilo lussuoso per bambini viziati e cresciutelli.

I Bambini La questione dei bambini keniani (sempre che la cosa vi interessi.. ) è una roba molto scritta in internet e molto riferita dai turisti in Patria.

Sarà bene chiarire anche su questo delle cosette.

Tanto per cominciare non dovete pensare ai famosi bimbi piangenti, morenti, pieni di mosche.. Ecc ecc.. Il Kenia è un paese in via di sviluppo tutt’altro che disperato, i bambini sono allegri ed in salute..Ma mancano della cosa che più di tutti è preziosa in questo paese. E ci tengono talmente tanto che se un decimo dei nostri ragazzi avessero quella spinta, l’Italia raccogliererbbe dieci premi Nobel all’anno.

Questa cosa è la scuola.

Per andare a scuola ci vogliono strutture, insegnanti, strade, elettricità, mezzi di comunicazione, e soprattutto la possibilità di togliere preziose braccia alla famiglia. Per moltissimi bambini tutto questo è ancora un sogno.

Quindi evitate di portare “doni” (come quei tizi che volevano lasciare un sacco pieno di abitini fuori dal villaggio… osssignor.. ). Evitate di occuparvi delle strutture a 500 metri dal villaggio… Contattate i Keniani che lavorano nel Villaggio.. (non sarà difficile trovarli… ) e loro vi porteranno dove il vostro interessamento serve sul serio. E’ molto più prezioso un camion di mattoni e cemento che mille penne a sfera.. Garantito. Noi lo abbiamo fatto.. e ci è stato detto che è la prima volta in venti anni che dei turisti hanno “sprecato” un intero giorno per qualcosa di utile sul serio.

Malindi Volete sapere com’è Malindi? Prendete Torre Annunziata, un paio di strade di Forte dei Marmi, un po’ di periferia di Palermo, la costa dell’Uccellina… mischiate tutto, verniciate l’80 per cento della gente di nero ed avrete Malindi.. Non c’è da dire altro.

Il Safari.

Allora.. Tanto per cominciare spero che siate tutti al corrente..Che per Safari non si intende andare con uno Springfield calibro 36 e canocchiale a caccia di Elefanti (no, perché ogni tanto qualcuno me lo domanda preoccupato..) dopo di che sappiate che le visite ai parchi naturali Keniani è l’eccellenza di questo paese.

Il mezzo più usato sono i Nissan Vanette “safarizzati”. Il che vuol dire che un banale pulmino è stato trasformato in una specie di corazzato tattico in grado di: correre a 90 all’ora su piste formate da sabbia e pietre taglienti, incassare botte micidiali e guadare acque alte un metro. I pulmini sono forniti di una radio ad onde lunghe constantemente accesa e con controlli ogni cinque minuti.

Noi, inoltre, abbiamo avuto la fortuna di avere come guida/autista O. Oltre ad essere la controfigura di Foreman quando prese a schiaffi Tyson, è il più incredibile professionista che mi sia capitato in questi anni. O. È sempre profumato e pulito mentre noi sembravano dei vermi impolverati e si muove nella Savana come se fosse semplicemente il Re in visita ai sudditi.. e nelle strade asfaltate come il Presidente delle Autostrade. Senza le sue indicazioni avremmo visto solo un paio di zebre pascolare per la pista. (puoi avere un Leone ad un metro e non vederlo..) La Savana, ed in particolare Amboseli, è una roba che ha emozionato anche il mio vecchio ed indurito cuore. Sarà forse che noi potremmo essere una delle ultime generazioni a poter vedere gli animali “vivi” e liberi nel loro ambiente.. Sarà la luce, i colori, gli odori ed i rumori di quel posto.. Ma è un’esperienza che effettivamente va fatta almeno una volta nella vita .. Al di là delle vacanze “Peter Pan”.

Attenzione il Safari non è esattamente un viaggio in poltrona con l’aria condizionata.. Un sanissimo spirito di avventura e adattamento è fondamentale. Infatti, se volete fare una grossa stupidaggine andateci in aereo.. (ci sono piste di atterraggio vicino i Lodge..); più o meno è come se mettessero una fermata dalla metropolitana nella Valle dei Templi.

Un discorso a parte fa fatto per i Lodge ed i Tendati.

Confesso che benché attratto istintivamente dai Campi Tendati (tranquilli… è più pericoloso passeggiare per via del Corso..) non ho resistito alle comodità dei Lodge. Ma comunque ci siamo riservati una notte in un Campo Tendato effettivamente eccezionale.

Ci si arriva di solito a pranzo, superando la parte più selvaggia di Tsavo Est. Ci si ritrova all’improvviso in un ristorante all’aperto di una raffinatezza che lascia sconcertati. I camerieri bellissimi e quasi eterei, vestiti di bianco con una fascia rossa, ti offrono un lino caldo e umido per rinfrescarti il viso..

Ho avuto l’impressione di essere Cesare in visita all’impero.

Ma se l’ingresso mi aveva colpito, la “stanza” è stata la chicca finale.. Il campo (solo dieci “tende”) è a ridosso di un fiume piuttosto frequentato da ogni tipo di creatura e quindi ci si deve muovere sempre in compagnia dei Masai armate di lance… Ci siamo diretti verso quella che sembrava una robustissima bassa capanna e .. Una volta entrati ho avuto la sensazione di essere sul set di un Colossal anni 60.. Mancava solo la Regina di Saba. Oltre l’eleganza e la raffinatezza, la cosa che turbava e affascinava contemporaneamente era la circostanza che l’ingresso – completamente aperto – fosse a pochi metri da una scarpatina che da sul fiume senza l’ombra di una protezione. “Ma gli animali?” ho domandato al Boy.. “non si avvicinano ci siamo noi..” Il bello è che non ho avuto il minimo dubbio che non fosse la verità.

Tra l’altro il campo è territorio di due Elefanti e di un certo numero di Iene molto rumorose la notte, sul fiume bivaccano giganteschi coccodrilli, ippopotami , rinoceronti e scimmie.

Il mattino successivo .. Alle 6 e un quarto ho aperto la tenda e mi sono messo seduto nel patio stiracchiandomi.. Dalla palma di fronte e sceso un orango .. Mi ha guardato, si è stiracchiato anche lui ed è andato a fare colazione lungo il fiume. Ho avuto paura?? Si .. Ma ci tornerei domani.

Fotografia.

Certo, si può anche andare in Kenia senza macchina fotografica, ma immagino che bisognerebbe essere dei poeti o degli esteti persi di se stessi.

I “normali” quindi si dividono fra quelli della Compattina/Cellulare ed i fissati come me. Per i primi non ci sono problemi, scattate le classiche 10 foto al giorno se ne tornano a casa con la 125 Mega piena di basse risoluzioni.

Invece noi “artisti” orfani dell’analogico siamo un po’ nei guai. Valutato il vantaggio di non spendere più 500 euro di pellicole e sviluppi, tutto il resto sono problemi.

Intanto ci dobbiamo portare dietro batterie, caricabatteria e cavi, poi un hard o addirittura un portatile come magazzino. Il tutto viaggia con noi, perché l’eventualità di uno smarrimento della valigia diventerebbe una catastrofe. Poi c’è il problemino dell’energia.

Vai in Kenia e magari al Safari e non scatti a massimo della risoluzione? E visto che ci sei e non costa, scatti, scatti , scatti, scatti? Bene tutto questo vuol dire più o meno 1 Giga al giorno, una scarica di Batterie al Litio ogni due giorni per la Camera, uno scarico di batterie ogni tre giorni per il portatile.. Per non parlare dell’Ipod. Se avete avuto la straordinaria pensata di portarvi dietro appunto l’Ipod come “magazzino” avrete una sorpresa. Quando l’iPod è collegato alla macchinetta non si alimenta.. E, udite, udite, consuma una carica ogni 600 mega, e più i file sono pesanti e più consuma.

Attenzione… nel villaggio non ci sono problemi ma “fuori” è un’altra faccenda. La borsa “tattica” fica è assolutamente sconsigliabile .. Praticamente vale un’ettaro di buona terra con tre camere cucina e bagno. A meno che non sei fortunato come me che ho visto una manina sbucare dal finestrino aperto e agguantare una bottiglia di acqua che era vicino alla Nikon. (il bimbo era più assetato che competente.. ) “Fuori” si va per villaggi, città, spiagge e Safari. Nei primi tre casi, per i motivi di cui prima e per la circostanza che i Keniani (giustamente) non amano essere fotografati) sconsiglio vivamente di circolare con la vostra amatissima Reflex o comunque con una roba ingombrante e appariscente.

Nel Safari ci sono altri problemucci. Intanto il 90% del viaggio è su piste e le vibrazioni sono terrificanti, poi c’è la polvere e la possibilità della pioggia e quindi umidità e fango. Poi nei “tendati” (meno quelli lussuosi) la corrente – se c’è – è nella “tenda” padronale a cui affidare i vostri preziosi giocattoli. Per le batterie “sotto” i 12V il Caricabatteria da Auto potrebbe funzionare ma levatevi dalla testa che la classica presa “accendisigari” resista alle vibrazioni più di dieci minuti. Per il portatile ci sarebbe la possibilità di portarsi dietro un inverter e pregare il padroncino del pulmino di attaccarsi alla sua batteria.. ma non l’ho considerata una strada percorribile. (gli inverter consumano come stufette.. E ci vogliono cavi da almeno 3 mm che spaventano chi deve garantire la sicurezza dei passeggeri..) Quindi sono arrivato a queste conclusioni: con 500 euro (guarda caso..) passa la paura e ci si munisce di 6 schede da 2 giga (15 gg .. Un giga al giorno – si divide per sei la possibilità di perdere tutto- non c’è bisogno di un altro attrezzo da sorvegliare e da caricare).

Portarsi dietro anche una buona compatta ( oltre alla necessità di scattare senza dare troppo nell’occhio ormai è letteralmente cretino non utilizzare la possibilità delle panoramiche.. Il vero regalo in più del digitale).

Rimane il problema della polvere… quindi munirsi di un buon set, che non c’è speranza .. Il sensore della Reflex non ha scampo. (ammenoche non cambi mai obiettivo… ma allora a che serve una Reflex?) Raw… argomento delicato. Allora… mi sono portato a casa dieci Gb. Se avessi scelto come formato il Raw sarebbero stati 25… Aperture?? (l’unico vero programma decente di gestione dei Raw, ovviamente made in Apple) No grazie non stampo.

Ed eccoci al ritorno a Casa.

Per tutti i romani e qualche nordista, il giorno della partenza è sabato e si viene a conoscenza di un faccenda sconcertante: 1) sveglia ore 03.15 2) valige fuori ore 03.30 3) colazione ore 03.45 4) partenza dal villaggio ore 04.15 5) arrivo aeroporto Mombasa ore 06.30 Ora perché questa specie di punizione se il volo è alle ore 09.15 ? Intanto, se guidare di notte in tutto il mondo è più pericoloso, l’autista del Pullman deve sapere cose della Malindi – Mombasa da incubo.. Non solo si andava a non più di 60 allora.. Ma l’autista “segnalava” agli automezzi incrocianti la sua presenza persino con un paio di accensioni di luci interne (e nonostante tutto si è trovato un camion accartocciato fuori strada..).

Poi arrivato davanti all’aeroporto la sorpresa.. I turisti in coda persino nel piazzale, Dopo si è capito il perché.

Primo Controllo.Scanner Totale Si effettua appena dopo le porte di accesso dell’aeroporto .. Viene controllato tutto e ci si deve levare cinte e scarpe. Subito dopo un tizio deciso indica proprio la borsa che contiene i tuoi tesori elettronici. E lì bisogna ehmm “arrangiarsi”..

Secondo Controllo. Accettazione Bagagli e biglietti di imbarco.

Questo sarebbe un passaggio normale se non fosse che i pesi, compreso il bagaglio a mano, (al contrario del viaggio di andata..) sono controllati al grammo,. (20K valigia, 5 bagaglio a mano, 2 di tolleranza) Se sforate è inutile discutere, gli sposini davanti a noi (con le valige imbottite di “ricordini” per i parenti) hanno sborsato sull’unghia 150 dollari.. Prendere o lasciare. Terzo controllo. Scanner bagaglio a mano Preparatevi ad un “pole pole” micidiale ed a “arrangiarvi” un’altra volta. (nella sala fa bella mostra di se un enorme secchio trasparente pieno delle più incredibili armi improprie sequestrate ai viaggiatori) Quarto controllo . Immigrazione.

Il passaporto viene ispezionato a fondo.. E dopo un tempo inquietante finalmente il funzionario ci sbatte dentro il timbro di uscita..

Subito dopo c’è un casottino con dei fogli ed una penna dove è scritto (in italiano..) “Segnalate eventuali tentativi di corruzione!!” Ho pensato ai molti telegiornali italiani visti durante i mesi prima della partenza e mi è venuto da ridere.. Qui sono persino teneri.. Quinto controllo. Il biglietto di imbarco.

Attenzione non si tratta del classico controllo al Gate di imbarco.. Ma proprio di un controllo supplementare … Sesto controllo .. Finalmente il Gate di imbarco..

In tutti e sei le file, con in mano il passaporto, sfoderate sorriso e pazienza, siete ancora in vacanza. (Una volta in Italia mandate una lettera di sentiti ringraziamenti al Senato.. Sede del Comitato parlamentare Schengen.) Quando si scende in pista e ci di avvia verso l’aereo sono le 08.45, quindi vedete di fare la pipi al villaggio..

Mal D’Africa?? No grazie i mei “mali” qui sono sufficenti..

Ci tornerò? Nella Savana forse no.. Ho un ricordo cosi bello che deve essere protetto da qualsiasi eventuale delusione. Una cosa l’ho ben chiara… Temple Point non è il Kenia .. È semplicemente un magnifico sogno.

Fuori dal sogno, oltre a seguire la costruzione dell’aula in muratura e del pozzo, probabilmente sponsorizzerò la scuola ad un ragazzo della spiaggia..

Sono stato utile? A me di sicuro .. Al Kenia forse un granello di sabbia .. Ed a Voi?



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