Karpathos in moto: lontana e bellissima

Emozioni in viaggio
Scritto da: danyt19
karpathos in moto: lontana e bellissima
Partenza il: 31/07/2010
Ritorno il: 10/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Questo è il diario delle emozioni che mi ha donato Karpathos, più che dei dettagli pratici che qui riassumo brevemente.

Si tratta di un viaggio fatto nell’estate 2010 insieme a mio marito Stefano, con la nostra moto Honda Transalp partendo da Ancona con un traghetto della Superfast per poi proseguire da Pireo con la Blue Star Ferries alla volta di Karpathos, dove siamo giunti due giorni e mezzo dopo la nostra partenza da casa .

Karpathos è un ‘isola bellissima, che offre modernità e tradizione al tempo stesso; si può scegliere di stare a Pigadia in un modernissimo hotel con tutti i comfort, spiagge attrezzate, locali e divertimenti di giorno e di notte oppure decidere di starsene fuori dal caos in qualche paesino più piccolo e selvaggio nel nord dell’isola.

Noi abbiamo optato per Arkasa, un piccolo e piacevole paese sulla costa sud ovest e abbiamo dormito ai Dilina Studio’s che abbiamo prenotato tramite internet con largo anticipo, camera con angolo cottura, bagno e balcone vista mare: tutto nuovo, arredato con assoluto buon gusto, letti in ferro battuto e pareti a tinte pastello, pulito e confortevole, per l’onestissima cifra di 350 euro per una settimana.

Ci sono quasi dappertutto, anche nelle spiagge che sembrano più remote, le immancabili taverne ombreggiate, con prezzi tutto sommato contenuti, oppure negozietti che vendono pane, yogurt, frutta e verdura, cosi come sono assolutamente accessibili lettini e ombrellone che non costano mai più di 5/6 euro al giorno.

Le strade asfaltate sono buone e raggiungono molte delle localita più belle e famose, poi per chi vuole divertirsi con quad, fuoristrada ed enduro ci sono una quantità di sterrati per tutti i gusti.

SABATO 31 LUGLIO-DOMENICA 1 AGOSTO

Ancora una volta su una grande nave rossa e bianca, nel cuore del mare Adriatico.. certo non è più una novità per noi, tante volte abbiamo solcato questo mare, abbiamo seguito questa rotta per raggiungere isole lontane e luminose ma ogni volta è un po’ rivivere l’emozione di quella prima volta 10 anni fa, quando in sella al nostro scooter rosso fiammante, carichi di bagagli e di entusiasmo siamo partiti per andare a scoprire quella terra greca che ci rimarrà sempre nel cuore.

Ora lo scooter è sostituito da una moto più potente, la tenda da campeggio nel vano sottosella ha lasciato il posto alla prenotazione dell’albergo, ma la nostra voglia di conoscere, di andar per mare, di vivere momento dopo momento l’approssimarsi della terra promessa assaporandone profumi e colori mano a mano che la nave si avvicina alla costa, non si è affievolita.

I viaggi in nave mi piacciono perché ti danno il tempo per pensare, per osservare, per immaginare le vite degli altri attraverso un’espressione, un atteggiamento, un sorriso; perché ti danno il tempo di leggere, scrivere, parlare, perché il tempo acquista un’altra dimensione, puoi fermarti a guardare il tramonto e l’alba sorseggiando una birra o un caffè caldo senza il pensiero di dover essere da qualche altra parte, sei lì in quel momento e quell’istante diventa prezioso perché ti concedi di viverlo fino in fondo.

Certo Karpathos via mare è lontana … molto lontana… sono le 6 del mattino del primo agosto quando la nave attracca al porto di Igoumenitsa e dal ponte posteriore, con gli occhi ancora assonnati per la notte passata su un giaciglio di fortuna, guardiamo scendere auto e passeggeri mentre respiriamo un’aria già tiepida e profumata di eucalipti e macchia mediterranea.. l’odore della Grecia! Ci vogliono ancora circa 3 ore per arrivare a Patrasso, forza intanto facciamoci un caffè.

Finalmente si sbarca, il sole è cocente, il serpentone di auto, moto e camper si snoda velocemente fino all’uscita del porto e poi si disperde, ognuno per la propria destinazione. Al primo distributore di benzina appena fuori dal centro notiamo subito un fila lunghissima di mezzi in coda, lo sciopero generale che dura da giorni in Grecia è appena terminato ma se ne risentono ancora gli effetti; noi che ad Ancona prima di imbarcarci avevano fatto il pieno, oltrepassiamo, non senza una certa preoccupazione per i prossimi rifornimenti ma fortunatamente non abbiamo poi avuto problemi a reperire benzina nemmeno nei giorni successivi.

Prendiamo la strada in direzione Pireo e procediamo accompagnati dalla calura opprimente del primo pomeriggio. Abbiamo tempo a disposizione perché la nave per Karpathos partirà alle 21, quindi ci concediamo un paio di soste, prima ad un McDonald di cui benediciamo l’aria condizionata e poi in un paesino minuscolo e sconosciuto lungo la costa, di cui benediciamo invece la piacevole acqua tiepida e tranquilla del mare.

Arrivare al Pireo non è mai semplicissimo soprattutto per chi come noi viaggia ancora con una bella mappa stradale cartacea, ma dopo avere divagato un po’ nei sobborghi screpolati di Atene otteniamo indicazioni in incomprensibile greco e in comprensibilissimi gesti, dalla classica vecchietta vestita di nero seduta davanti alla porta di casa ( bel folclore locale in piena città) ed in breve arriviamo al trafficatissimo porto dove, senza fatica date le ottime indicazioni in loco, troviamo il nostro gate di imbarco per le isole del Dodecanneso e la nostra grande nave lì ad aspettarci pronta per partire.

Una volta saliti a bordo e legata la moto ci apprestiamo a passare la notte su una bella panchina di plastica sul ponte più alto della nave, avvolti da un umidissimo caldo, mentre la nave si riempie sempre più di un’umanità varia di giovani belli e sporchi, con i loro zaini enormi e la chitarra, con la barba lunga e le facce allegre. Per cena ci gustiamo una tyropita al formaggio e una birra guardando il sole lentamente calare e intanto la nave si stacca dolcemente dal porto; qualcuno laggiù strimpella una vecchia canzone con la chitarra provocando un coretto improvvisato, le luci del Pireo sono sempre più lontane e nel cielo si leva una ambigua mezza luna rossa, più simile ad un sole che abbia sbagliato orario.. ma la stanchezza ormai ci rapisce, buonanotte mare greco..

LUNEDI’ 2 AGOSTO

L’alba del nuovo giorno ci regala uno spettacolo di isole inondate di luce; come gioelli incastonati nel blu profondo dell’Egeo sfilano davanti ai nostri occhi un numero imprecisato di Cicladi tra grandi e piccole, prima fra tutte la stupefacente Santorini con la sua caldera, poi l’affascinante brulla Anafi con la sua Chora bianca lassù e Kassos penultima tappa della nostra odissea e finalmente, ambito premio per i viaggiatori più tenaci (o pazienti) eccola là davanti ai nostri occhi increduli, la tanto bramata meta del nostro viaggio: Karpathos.

Sono le 4 del pomeriggio quando sbarchiamo a Pigadia, che rivela subito la sua aria da cittadina piuttosto moderna ed animata, molto diversa e tutto sommato meno piacevole rispetto agli altri tranquilli paesini in tipico stile greco che conosceremo sull’isola. Ci lasciamo il porto alle spalle, percorriamo il lungomare affollatissimo di taverne e barettini e cominciamo a risalire la collina per raggiungere la località che abbiamo scelto come base per la nostra visita all’isola.

Sbrigate le formalità e depositati i bagagli in camera abbiamo voglia di farci un bagno subito, nonostante la stanchezza; la gentile signora dello studios ci indica spiaggia del paese, Aghios Nikolaos a 10 minuti di cammino che facciamo volentieri per sgranchirci le gambe dopo tante ore di nave. Ormai è l’ora del tramonto e la luce del sole filtrata da una nebbiolina di vapore, dona un aspetto roseo alla sabbia grigia e a tutto il paesaggio, mentre il promontorio che separa la spiaggia dal paese incombe cupo e contribuisce insieme con le grandi onde del mare a creare un ambiente piuttosto selvaggio; quando ormai gli ultimi pallidi raggi di sole non riescono più a scaldarci, ci incamminiamo verso casa, ma prima ci fermiamo ad un minimarket ad acquistare una cartina dell’isola e una bottiglia di Retzina che ci gusteremo sul balcone, brindando all’ inizio della vacanza vera e propria.

Stasera non abbiamo più la forza nemmeno per fare quattro passi e raggiungere il paese per cui scegliamo di cenare nella taverna proprio di fianco al nostro alloggio, pergolato di vite, tranquillità e buon cibo.

MARTEDI’ 3 AGOSTO

Al nostro risveglio ci stupiamo subito scorgendo oltre la finestra un cielo insolitamente grigio e umido per un’isola greca, ma scopriremo in seguito che questa è una caratteristica climatica dell’isola: su questo tratto di costa la mattina e talvolta la sera c’è una specie di nebbia rosata che và poi dissolvendosi durante le ore più calde della giornata, questione di venti e correnti che fermano le nuvole sulle cime delle montagne al centro dell’isola e fanno da spartiacque fra due ambienti costieri completamenti differenti fra di loro, il versante ovest appunto molto umido e leggermente più fresco e il versante est secco e caldissimo.

Basta attraversare le montagne incappucciate di vento e nuvole bianche per trovarsi proiettati in un altro mondo.. e questo faremo fin dal primo giorno, attraversando paesini bianchi aggrappati ai fianchi brulli dei monti per poi scendere lungo stradine che serpeggiano nel verde di un bosco caldo e profumato e a tratti offrono squarci panoramici di inaudita bellezza e infine raggiungere laggiù in fondo quel meraviglioso mare blu…

Kira Panagya, una delle spiagge più fotografate dell’isola, quella con la chiesetta bianca dal tetto rosso, laggiù dove finisce una di quelle stradette tortuose ed aeree da cui sembra di poter prendere il volo ad ogni curva; là ci sono un paio di taverne con le tovaglie a quadri, il nostro immancabile caffè greco per colazione, un po’ di frutta e acqua per la giornata.. e là passiamo le nostre ore sulla sabbia bianca ed infuocata e tra le onde trasparenti e rinfrescanti, finchè non ci viene voglia di muoverci. Consultiamo la cartina e vediamo che qui vicino c’è Kato Lako, un’altra spiaggia piuttosto famosa, ma la strada indicata per arrivarci sembra poco più di un sentiero;

chiediamo informazioni al gentile signore del negozietto di frutta, che ci rassicura “big moto, no problem”. Ottimista il tipo.. in realtà non è stata una passeggiata, la strada è ripida, ghiaiosa e piena di buche e sassi sporgenti, in più di una occasione sono scesa dalla sella per evitare di cadere ma alla fine grazie alla calma e all’esperienza del mio pilota, tutto è andato bene e possiamo dire che ne è valsa la pena, la spiaggia è deserta e già tutta in ombra data l’ora e la montagna alle spalle, ma c’è una bella atmosfera di pace e ne approffitto per scrivere qualcosa…

Mentre risaliamo incontriamo alcuni ragazzi con le tende da campeggio e la chitarra, che si apprestano a passare la notte sullo spiazzo erboso del bosco appena sopra la spiaggia..dev’essere molto affascinante.

MERCOLEDI 4 AGOSTO

Andremo oggi a scoprire Amoopi, la località dove sceglierei di alloggiare se tornassi a Karpathos: non è un vero è proprio villaggio ma un grappolo di casette, villini, alberghetti e studios sparsi lungo la collina che digrada dolcemente verso il mare; è un posto tranquillo, senza umidità e senza il caos di albergoni da turismo di massa che si trovano invece nei dintorni di Pigadia. Ad Amoopi, dove finisce la strada ci sono le immancabili taverne sulla sabbia e spiaggia attrezzata con servizi e comfort, tutto a misura di famiglia e di bambini; noi però preferiamo camminare un po’ per andare a cercare un posticino più pittoresco e imbocchiamo un sentierino lastricato che corre in alto sopra le piccole calette a destra della baia principale. Il sole è bollente e l’acqua è trasparente e invitante, restiamo in acqua quasi tutta la mattina anche perchè la spiaggetta è strapiena di gente, poi andiamo a ristorarci all’ombra di una delle taverne sulla spiaggia principale, credo si chiami Golden Beach o qualcosa di simile, ed è piuttosto citata.

Ma il bello della giornata deve ancora venire…scorgiamo una stradina che passando attraverso le ultime case dell’abitato, corre poi verso il lato sinistro della baia e diventa ben presto sterrata.. e chi ci ferma con la nostra fedele Transalp, dopo Kato Lako non ci spaventa più nulla; passiamo accanto a una bella spiaggia dove ci sono solo poche persone e proseguiamo oltre fino a raggiungere, dopo aver parcheggiato ed esserci arrampicati sugli scogli, una caletta fantastica, isolata, tutta nostra, dove concludiamo pigramente il pomeriggio in totale pace col mondo.

Cena a Finiki, sulla terrazza del famoso Dimitrio’s da dove, raccontano, si goda un sublime tramonto; noi arriviamo che è già buio e ci godiamo la sublime grigliata di pesce innaffiata da doppio giro di retsina e ce la raccontiamo piacevolmente.

GIOVEDI’ 5 AGOSTO

APELLA!! Se esiste il paradiso terrestre, di sicuro è qui vicino..Abbiamo scoperto una delle spiagge più meravigliose del mondo o perlomeno del mondo che fino ad ora abbiamo conosciuto; già dall’alto della strada che corre parallela alla costa, rivela tutta la sua grandiosità e passanti e bagnanti, pur desiderosi di raggiungerla al più presto, si fermano a bocca aperta e occhi sgranati per ammirarla e fotografarla.

E quando finalmente la raggiungiamo non senza difficoltà a trovare un posto per parcheggiare la moto, conferma pienamente le nostre aspettative: un’ampia baia di fine ghiaia bianca lambita da acque azzurre limpidissime, gli scogli ad abbracciare il mare, la pineta profumata alle spalle e oltre la roccia grigia dei monti; ci sistemiamo in un angoletto ancora un poco ombreggiato e ci prepariamo con la maschera per andare a cercare i pesci, poi ci godiamo il sole, leggiamo.. cosa vogliamo di più?!

E mentre ci guardiamo intorno, ci accorgiamo che dal piccolo promontorio alle nostre spalle parte un sentierino aereo che si inoltra nella macchia e porta chissà dove.. siamo troppo curiosi, raccogliamo il nostro zaino e partiamo cercando di non perdere l’equilibrio mentre saliamo.. il paradiso è qui vicino dicevo prima… e infatti in dieci minuti scarsi di cammino insicuro improvvisamente appare ai nostri occhi un paesaggio fiabesco: un’altra baia simile alla prima ma poco più piccola e molto più selvaggia, semideserta. Un incanto di mare trasparente, rocce che affiorano dall’acqua bassa, scogli con conchiglie fossili, scogliere, grotte, anfratti e colori splendenti al sole del primo pomeriggio; non riesco a stare ferma per lo stupore, ci scattiamo foto, mi rotolo nella sabbia, mi tuffo e rituffo in mare, mi sento tutt’uno con la natura.. ho voglia di cantare e ringraziare il cielo per tutto questo e per la mia libertà.

Verso sera ritorniamo alla realtà e risaliti sulla strada principale la seguiamo dirigendoci verso nord: ancora questa giornata non ha finito di stupirci; oltre Apella la piccola strada appesa al fianco della montagna attraversa foreste di pini che danno respiro a formazioni rocciose di ogni foggia, supera gole profonde ed impervie, serpeggia sinuosa offrendo scorci di primordiale bellezza. Saliamo fino ad incontare il bivio per Olympos e ritroviamo il sole della costa ovest delicatamente dorato a quell’ora di tardo pomeriggio, e poco sotto il paesino di Mesochori appeso sul tramonto, immerso in una luce perfetta per il quadro che madre natura ha dipinto per noi; ci sediamo sul terrazzino di un piccolo rustico caffè e ci godiamo lo spettacolo sorseggiando nescafè ghiacciato e gustando la confettura di ciliegie caramellate che ci offre gentilmente l’anziana propietaria.

Dopo tutte le emozioni di questa stupenda giornata, non ci rimane che una bella doccia e una cena tranquilla ad Arkasa: taverna sulla piazzetta principale illuminata, squisita ed abbondante moussaka e immancabili gatti smorfiosi a elemosinare cibo.

VENERDI’ 6 AGOSTO

Mattina presto, il mondo dorme ancora, il cielo è velato di rosa e azzurro pallido che sfuma nel grigio perla; sono seduta sulla terrazza e ascolto il silenzio interrotto solo brevemente a intervalli irregolari dal canto del gallo e dal cinguettio degli uccellini; totale assenza di vento, mare calmo come un lago, lontano una barchetta di pescatori è già illuminata dal primo timido raggio di sole. C’è profumo di fiori nell’aria tiepida, di fronte a me una cascata di bouganville color fucsia acceso e giù nei giardini gerani e ogni tipo di piante e fiori; lo sguardo rivolto a nord incontra prima le ultime costruzioni bianche e gialle di Arkasa e poco più in là oltre una piccola propaggine di montagna Finiki, un grappolo di casette bianche raccolte intorno al porticciolo.

Oggi andremo ad Olympos il famoso villaggio situato all’estremo nord dell’isola al quale si giunge o attraverso una strada sterrata lunga 17 km oppure con le gite organizzate via mare e poi in pulman. Senza ombra di dubbio noi scegliamo la prima opzione e dopo avere fatto il pieno di benzina risaliamo verso Spoa dove finisce l’asfalto e si imbocca la suggestiva strada che taglia il fianco della montagna e regala paesaggi straodinari e vertiginosi; il primo tratto sembra essere piuttosto dissestato, nel terreno, lungo tutto il percorso sono conficcati dei tondini di ferro ripiegati che occorre evitare per non rischiare di bucare le gomme della moto; dopo un po’ ci si prende confidenza e tutto procede più liscio di quanto si racconta.

Certo c’è da fare attenzione, gli strapiombi sono da urlo, il vento soffia forte e l’emozione è tanta, ma la strada è molto larga; si incontrano ogni tanto delle scavatrici ed altri mezzi di lavoro che suggeriscono che si stia asfaltanto la strada, ma in realtà credo non si vada oltre un normale intervento di manutenzione dello stato attuale delle cose.

E cosi curva dopo curva, dopo innumerovoli sbalzi e buche e soste per le fotografie e filmatini fatti dalla sella della moto per documentare l’avventura, si giunge alla meta che appare improvvisa come una bianca oasi in contrasto con la roccia grigia delle montagne lunari che le fanno da cornice. Le case bianche addossate le une alle altre e le cupole azzurre delle chiesette sembrano l’immagine specchiata del cielo blu decorato di soffici nuvoloni bianchi.

Ci incamminiamo timidamente per le vie del paese dove solo fuori stagione il tempo si ferma… certo qui siamo fuori dal mondo, mi chiedo come si faccia ad abitare d’inverno in un simile remoto presepe se non ci si è nati almeno una settantina di anni prima e non ci si è mai allontanati….

Ora, d’estate è tutto un brulicare di negozietti e ristorantini, di profumi di saponi e lavanda, di turisti e di vecchiette vestite nei coloratissimi costumi tipici; ma tutto così armonico e pittoresco che mi faccio prendere dall’atmosfera e mi lascio convincere da un simpatico signore baffuto ad acquistare un bel foulard tradizionale di tela bianca ornato di foglioline verdi che lui stesso mi arrotolerà sulla testa a mo’ di turbante come portano le donne di qua, così sono pronta per le foto di rito davanti alla chiesa…

è bella Olympos con le sue viuzze strette, le case un po’ decrepite, i cortiletti interni ornati di gerani, i terrazzini e le piazzette con le meravigliose vedute sulle montagne da una parte e sul mare a strapiombo dall’altra; camminiamo per i vicoli più remoti tra gatti e panni stesi al sole, fino al mulino a vento, assaggiamo i famosi makarounes una specialità locale di pasta fatta a mano condita con cipolla soffritta e formaggio di capra e i prelibati loukumades, palline di pane e sesamo fritte e annegate in un sughetto di miele, fino a quando sazi da tanta amenità ci rimettiamo sulla via del ritorno. Dalla sterrata principale si diramano altre stradine che scendono a precipizio verso remote spiagge dopo curve da brivido e ripidissimi saliscendi; imbocchiamo quella che porta alla spiaggia di Aghios Minas e solo la visione di ciò che ci aspetta laggiù in fondo placa un poco la paura e la vertigine: la spiaggia è veramente splendida, remota, pochissime persone a prendere il sole e a giocare con le onde, finalmente ci si può rilassare e beatamente ci addormentiamo come bimbi.

Ritornati nella moderna civiltà dell’asfalto ci godiamo l’ennesimo stupefacente tramonto mentre facciamo ritorno verso casa.

SABATO 7 AGOSTO

Dopo le emozioni di ieri, il nostro unico pensiero oggi sarà quello di crogiolarci al sole sulla spiaggia diAchata, piccola e piacevole baia con il solito mare trasparente; noleggiamo lettini e ombrellone proprio a due passi dall’acqua e ci piazziamo a leggere e fare bagni, con il solo intervallo per un’abbondante insalata greca nella taverna poco sopra.

Al ritorno ci fermiamo al porticciolo di Finiki, dove una bellissima luce stimola la creatività fotografica del mio compagno di viaggio che con il suo moderno “pennello digitale” tenta di dipingere i suo bel quadretto di barchette colorate e pescatori indaffarati ad armeggiare con le reti da pesca, quelle stesse reti il cui contenuto trasformato in fritto misto e prelibatezze simili delizierà il palato nostro e degli altri ospiti dei ristorantini del paese.

DOMENICA 8 AGOSTO

Oggi Caraibi! Cosi viene definita la spiaggia di Diakofti, quella vicino all’aeroporto, quella sempre battuta da un vento fortissimo.. sui Caraibi non si discute, il colore dell’acqua bassa sulla sabbia bianchissima risulta di un azzurro entusiasmante; ci sono due baie opposte separate da una lingua di terra, la prima che si incontra è molto affollata e frequentata da famiglie ed è una vera piscina, mentre quella alle spalle è un po’ più selvaggia e frequentata da naturisti e per questo meno affollata.

Scegliamo quest’ultima per i nostri numerosi bagni tra abbondanti pesci e abbiamo anche la fortuna di godere dell’insolito spettacolo di un aero appena decollato dall’aeroporto proprio dietro di noi, che passa bassissimo ed enorme sopra le nostre teste con un rombo infernale; resistiamo un paio d’ore scarse in questo paradiso, poi dobbiamo scappare: qui tutto e brullo e non c’è traccia di vegetazione che non siano cespugli bassi e pungenti, fà un caldo micidiale… probabilmente abbiamo scelto l’unica giornata dell’anno in cui non c’è un filo di vento!

Ci sono altre piacevoli calette in zona, che abbiamo ammirato passando, ma hanno tutte lo stesso problema, la mancanza d’ombra e per noi che in moto non ci siamo portati l’ombrellone sono proibitive perciò decidiamo di andare a cercare un po’ di sollievo ad Amoopi, nella spiaggetta tranquilla in fondo alla baia, che abbiamo scovato qualche giorno fa.

Verso sera, visto che non abbiamo ancora visitato il centro di Pigadia, decidiamo di andare a farci un giro e di fermarci poi a cena.

Dalle 7 di sera la zona del porto diventa pedonale e si anima di gente, ed è piacevolissimo passeggiare ammirando la bellissima luce sulle case e sulle barche poi imboccare la scalinata che porta sulla viuzza interna brulicante di negozietti colorati; abbiamo cenato in un delizioso ristorantino a terrazza, sotto un pergolato di vite, di cui non ricordo il nome ma era qualcosa che aveva a che fare con gli angeli, infatti siamo stati divinamente, abbiamo assaggiato varie squisite specialità locali e bevuto retzina ad un tavolino blu proprio davanti al mare guardando l’acqua farsi d’argento, il buio scendere piano piano e le luci accendersi e brillare di magia…davvero una bella serata!

Risaliamo verso le colline, dove l’aria si fà decisamente più frizzante, attraversiamo il paesino di Menetes in posizione panoramica sulla vallata, con i tavolini delle sue taverne proprio sul ciglio della strada principale e un gran viavai di auto e di gente e ci tuffiamo nel nero della notte valicando monti e valli per fare ritorno alla nostra casetta.

LUNEDI’ 9 AGOSTO

E’ il nostro ultimo giorno a Karpathos e per il gran finale non possiamo che concederci il bis ad Apella e stavolta ci dirigiamo subito oltre il promontorio per raggiungere il nostro paradiso terrestre e passare qui le nostre ore lente respirando il profumo di bosco e di salsedine e facendoci accarezzare da questa brezza calda e rinfrescare da ondate tiepide, prezioso dono di questa immensa e luminosa distesa salata. Cammino sulla spiaggia deserta ed assolata e mi commuovo al cospetto di tanta bellezza. Laggiù all’orizzonte una grande nave bianca scorre lenta, dandoci l’appuntamento per questa notte giù al porto, quando verrà a riprenderci per portarci via da questa meravigliosa isola.

Ma non sono triste, anzi sono felice di avere assaporato anche solo per qualche giorno questi colori e questi profumi, di aver provato queste emozioni; ora è tempo di riprendere il viaggio, di seguire nuove rotte… forse torneremo a Karpathos ma non prima di avere inseguito altri sogni…

E fra queste riflessioni arriva la sera, torniamo ad Arkasa a recuperare i bagagli che avevamo lasciato in custodia all’albergo e troviamo il paese completamente immerso in una nebbia rosata e appiccicosa che conferisce un’atmosfera surreale al paesaggio; un ultimo sguardo e via verso Amoopi dove, alla taverna Esperida ci gusteremo una deliziosa cena chiacchierando piacevolmente con una coppia di simpatici ragazzi ferraresi coi quali scambiamo i racconti delle rispettive esperienze sull’isola.

Sono le dieci di sera, mancano ancora 4 ore all’arrivo del traghetto, le passiamo sulla spiaggia di Amoopi, dove “prendiamo in prestito” un paio di lettini per farci un pisolino, cullati dal rumore delle onde e illuminati dalla luna piena.

La nave partirà con due ore di ritardo rispetto all’orario previsto e dopo molte ore di navigazione giungerà in vista del porto di Atene accolta da una palla di sole rosso fuoco al tramonto.

Abbiamo ancora davanti a noi alcuni giorni di vacanza che passeremo sull’isola di Lefkada nelle isole Ionie, dove ci attendono gli amici con i loro camper… ma questa è un’altra storia….



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