Turismo e Università

Dialogo con un ricercatore-viaggiatore sul tetto…
Patrizio Roversi, 30 Nov 2010
turismo e università
L’ultima serie che siamo riusciti a mandare in onda a Rai3, prima dell’ultima glaciazione televisiva che ha estinto molte trasmissioni, fra cui la nostra, quella di Mario Tozzi ecc, è stata Evoluti per Caso – sulle tracce di Darwin. Ricordate? Un magnifico viaggio in 12 tappe nell’America del sud, assieme ad 8 Università italiane. Un viaggio in cui abbiamo conosciuto una specie-speciale di viaggiatori, i ricercatori: abbiamo seguito gli entusiasmi di biologi, antropologi, paleontologi, geologi. Abbiamo potuto raccontare che cosa sia la RICERCA DI BASE, cioè quel percorso di curiosità culturale che ti porta liberamente ad esplorare i misteri della Scienza, e che poi ricade, ma solo DOPO, sulla ricerca applicata, cioè sulla scoperte di cose utili o vantaggiose. Abbiamo capito a cosa serve studiare i moscerini della frutta, o la vita sessuale dei pesci, oppure la variabilità genetica delle iguane o le migrazioni delle farfalle: a inventare e produrre medicinali, a migliorare le condizioni di lavoro degli umani, a capire come si è sviluppato il mondo, a prevedere il futuro del Pianeta, a seguire bioritmi migliori ecc ecc. Ora questi stessi ricercatori e i loro studenti occupano… i MONUMENTI. C’è una specie di cortocircuito positivo in questo. I simboli del turismo e della cultura adoperati dagli universitari come totem, come “terra di nessuno e di tutti”, per chiedere asilo, per chiedere attenzione. Il cerchio si chiude, e anche noi, come turisti per caso (e quindi appassionati di monumenti-paesaggio-cultura-segnali di vita) non possiamo non sentirci coinvolti. Tanto più che si tratta di nostri compagni di viaggio. Vi ricordate la nostra avventura alle Galapagos? Vi ricordate di Gabriele Gentile, il professore di Roma Tor Vergata, biologo, che catturava le iguane, a capo del gruppo che ci ha spiegato così bene il concetto di biodiversità ? Ora Gabriele è a Roma, in cima ad un tetto, di fronte al Senato, per protestare. Lo abbiamo raggiunto, e questa è la nostra “conversazione”, un viaggio vero nel tema centrale della importantissima questione della riforma universitaria, che OGGI si decide in Parlamento.

Patrizio

Patrizio: Senti Gabriele, noi siamo un paese con tradizioni storiche, monumenti, cosa da vedere e visitare, abbiamo una tradizione culturale millenaria, di questo parliamo qui di solito… Perchè ora parliamo di università e ricerca? Gabriele Gentile: Pat, è semplice, ne parlavo proprio pochi giorni fa con Ettore Scola, che è venuto a trovarci qua sul tetto. Ci siamo subito trovati d’accordo sul fatto che la ricerca genera conoscenza, che è poi la radice della cultura. Le scoperte del passato hanno fatto la fortuna di interi popoli, li hanno fatti prosperare. Noi siamo lo specchio di quello che sappiamo, su questo costruiamo la nostra cultura di cui le arti, tra cui lo spettacolo sono una manifestazione potente. Per questo amici come Antonello Venditti, Dario Fo, Daniele Luchetti, Paolo Virzi, Carla Fracci e tanti altri sono venuti a trovarci e ci stanno pubblicamente incoraggiando.

Patrizio: Ma cosa ci state a fare lassù. A morire di freddo? Gabriele Gentile: Anche. Ma in realtà stiamo qui a protestare contro la legge Gelmini, che secondo la gran parte del mondo accademico, inclusi la quasi totalità di noi ricercatori è disastrosa e potrebbe condurre, se approvata, alla rovina dell’Università Pubblica. Questa legge, scritta senza nessun contributo da parte del mondo accademico, mortifica la ricerca, la didattica e favorisce un precariato di cui l’Università già soffre moltissimo a causa di leggi sbagliate fatte in passato. Inoltre, con questa legge saranno gli studenti a pagare un prezzo altissimo, sia in termini di tasse universitarie, sia per lo svilimento dell’offerta didattica.

Patrizio: Ma perché cosa dice esattamente la legge… Gabriele Gentile: Ok. Facciamo degli esempi: le università potrebbero essere trasformate in fondazioni, nelle quali il peso dei privati sarebbe ovviamente molto rilevante. Questa legge, poi, rende praticamente ininfluente il Senato Accademico, nel quale sono rappresentate, attraverso elezioni, tutte le qualifiche professionali dell’Università. Tutti i veri poteri saranno in mano a un Consiglio di Amministrazione nel quale sarà obbligatorio inserire almeno 3 membri esterni all’università su 11. Con tutta probabilità privati. Come dicevo tutto, della vita dell’università, passerà attraverso questo organo, formato da poche persone, che decideranno anche cosa insegnare e su cosa fare ricerca. La ricerca sarà molto meno libera ed indipendente, sotto il forte influsso dei privati. Supponi che in un CdA entrino un ampio numero di rappresentanti di case farmaceutiche. Non ti immagini cosa potrà succedere? Se andrà bene, si proverà a fare ricerca privata con i soldi pubblici; se andrà male, i Consigli di Amministrazione potranno trattare la vendita delle proprietà delle Università a condizioni possiamo facilmente immaginare. Che bel regalo eh? Da qui, una volta fatto, non vi è possibilità di ritorno.

Patrizio: Capisco, Gabriele, ma non ti pare che sia giusto cercare di avvicinare l’università al mondo del lavoro? Gabriele Gentile: Certo, ma ciò già succede dove questo è possibile. La nostra università, Tor Vergata, per esempio, ha già in atto molte convenzioni con industrie, o comunque soggetti privati che finanziano delle ricerche di interesse economico. Ma la ricerca di base ha bisogno di finanziamenti importanti, per progetti che durano anni e che possano esplorare varie direzioni, anche a fondo perduto. Guarda, questa idea è talmente importante che la Comunità Europea vi ha basato un intero programma di finanziamento alla ricerca che si chiama proprio cosi: “IDEA”. Chi mostra di saper valere potrà avere a disposizione finanziamenti altissimi per progetti che sono giudicati come “alto rischio-alto guadagno”. Vale a dire che possono potenzialmente portare a grandi risultati e questo è sufficiente per accettare il rischio che invece il progetto possa fallire.

Patrizio: E questo non può succedere in Italia? Gabriele Gentile: Questo succede altrove, all’estero. Tu lo sai che io ho insegnato a Yale (USA) per cinque anni, dove ho anche fatto ricerca, prima di rientrare come “cervello” qui in Italia. Yale, che è una ricca università privata, non si sognerebbe mai di tagliare i finanziamenti alla ricerca di base, perché sa bene che è da queste ricerche a lungo termine che poi escono scoperte di grande rilevanza che possono portare a brevetti sfruttabili economicamente. Ma, oltre a grandi finanziamenti statali, negli USA la ricerca è finanziata da grandi gruppi industriali e imprenditoriali. In Italia, l’economia è retta soprattutto dalla piccola e media impresa, che è strangolata dalle tasse e ha futuro incerto. Che interesse e che possibilità ha, questo mondo così frammentato e disperso, di finanziare ricerche a lungo termine?

Patrizio: Ma scusa… La Gelmini dice anche che hanno pronto un miliardo di euro per voi… Gabriele Gentile: Senti, l’ho fatto capire anche a mia figlia di nove anni che non è così. A Eleonora ho detto: “Problema: un commerciante spende in un anno 1300 milioni di euro. Alla fine dell’anno ne ha ricavati 800 (che è la vera cifra messa a disposizione da Tremonti). Domanda: alla fine dell’anno il commerciante sarà contento? Questo è esattamente quello che sta succedendo ora. In aggiunta ai tagli degli ultimi anni, quest’anno l’Università ha subito un taglio di 1300 milioni di euro. Però ora la legge ne reintroduce circa 800. Si può parlare di investimento nell’Università? Mia figlia dice cha alla fine dell’anno il commerciante non sarà contento. Le ho dato 10e lode. Tra l’altro, mentre si tagliano i fondi all’Università Pubblica, la borsa si apre per le università private (incluse quelle virtuali)… Ti pare giusto?

Patrizio: Ma allora in Italia chi la farà ricerca? Gabriele Gentile: Nelle Università la faranno i ricercatori a tempo indeterminato, come me, insieme ai tanti precari. Ma noi, col tempo, scompariremo, perché questa legge elimina il ruolo del ricercatore a tempo indeterminato e lo sostituisce con un ricercatore a tempo determinato che avrà contratti per un massimo di otto anni. Dopodichè, o diventa professore, o se ne torna a casa. Infatti, se le università non hanno i soldi per chiamarlo, anche se ha ottenuto un’abilitazione, la sua carriera finisce lì. Il ministro Gelmini dice che questo percorso è analogo a quello che all’estero è chiamato “tenure track”. Ciò non è affatto vero. Infatti, all’estero, l’università PRIMA stanzia i soldi per assumere a titolo definitivo un professore al termine della “tenure”, POI fa iniziare il percorso di “tenure”. Quindi, se il candidato è giudicato idoneo, viene certamente assunto. Capito la differenza? In ogni caso, la maggioranza dei ricercatori a tempo determinato NON troverà stabilizzazione all’Università, perché i posti da professore disponibili saranno pochi. Tenendo conto che si arriva di solito al contratto da ricercatore dopo la laurea, il dottorato, qualche anno come assegnista e di tempo determinato, in media succederà che dopo 12-15 anni di ricerca uno sentirà dirsi: “Scusi, non c’è posto…arrivederci”. Questo è un modo per aumentare il già alto precariato, creando delle figure professionali dal futuro incerto e pertanto ricattabili dai “baroni”.

Patrizio: Ma la Gelmini dice che siete voi che state difendendo i baroni… Gabrele Gentile: Ti vorrei mandare una foto di noi che siamo qui. Vedresti che qua non c’e’ alcun “barone”. Nessuno di loro solleva la voce, anzi, chi di loro parla dice che questa è una buona riforma. Pat, non siamo pazzi, questa legge non toglie privilegi ai baroni,…anzi.

Patrizio: E gli studenti? A loro che succederà? Gabriele Gentile: Io sono preoccupatissimo per le mie figlie. Gli Italiani che non si interessano ora di quanto succede, lo capiranno quando ormai sarà tardi. Questa finanziaria ha tagliato il 90% delle borse di studio per studenti meritevoli. Il 90%, capito? E la legge Gelmini ha introdotto il “prestito d’onore”. Il ministro dice che il “prestito d’onore” lo fanno già in altri paesi. Ma il ministro sembra non sapere che all’estero questo è un concetto ben diverso. In Gran Bretagna, per esempio, lo Stato presta agli studenti i soldi per la loro istruzione. Ma essi lo restituiranno solo dopo che avranno cominciato a lavorare. Non possiamo tagliare le borse di studio in modo così drastico. Non succede all’estero. Per esempio, a Yale, la situazione che conosco meglio, l’università seleziona gli studenti sulla base del merito, ma, sulla base di quello, elargisce anche un gran numero di borse di studio. Gli studenti delle scuole di dottorato (quelle più qualificanti), oltre a ricevere borse di studio con le quali vivere, possono accedere a fondi di ricerca con cui finanziare i loro progetti. Inoltre, Yale abbuona loro le tasse, che vengono restituite attraverso una forma di partecipazione diretta dello studente alla vita accademica come assistente per l’insegnamento o mentore per studenti più giovani. In Italia, gli studenti di dottorato non hanno accesso a fondi di ricerca specifici. I genitori che vorranno dare un’istruzione universitaria ai loro figli dovranno pagare le tasse, che nel frattempo saranno almeno triplicate, attraverso un mutuo con tasso bancario.

Patrizio: E i cervelli? Che fine faranno?…… Gabriele Gentile: Quelli che sono già all’estero faranno bene a rimanere dove sono (lo dico da “cervello rientrato” che è stato fortunato, perché ora ha un posto fisso). Molti vorrebbero rientrare, ma poi, pensandoci bene, non torneranno mai qui in Italia. I laureati bravi se ne andranno fuori. Molti studenti ….se devono pagare…andranno a laurearsi all’estero.

Patrizio: Ma allora se la ricerca scompare, cosa si insegnerà? Gabriele Gentile: Bella domanda. Per il 40% la didattica nelle università è ora svolta da ricercatori. Essi lo fanno per passione, senza ulteriore retribuzione e senza che sia loro dovuto (infatti nessuna legge obbliga i ricercatori ad insegnare). In questi corsi, per la maggior parte, vengono insegnate discipline vicine alle ricerche fatte dagli specialisti che le insegnano. Sono corsi qualificanti. Con questa legge, molti di essi si perderanno e l’offerta didattica si abbasserà di qualità….diverremo dei grandi Licei. Ma non è tutto: sono ormai anni che noi dell’Università Pubblica non possiamo insegnare corsi di laurea che mantengano la stessa struttura da un anno all’altro. Negli ultimi cinque anni abbiamo riformato i corsi di laurea diverse volte, con grande disagio per gli studenti, che cominciano la laurea in un modo e la finiscono in un altro…

Patrizio: Cioè?… Gabriele Gentile: E’ semplice: io sono biologo e insegno in lauree biologiche nelle quali PER LEGGE ci devono essere un tot di ore di insegnamenti di Matematica, Fisica, Chimica, Zoologia, Botanica, ….etc. Secondo uno schema che però negli ultimi anni cambia di continuo. Quindi, il Ministero ci obbliga a cambiare i corsi di laurea in continuazione, con grande disagio per gli studenti e per i docenti. Le università private (che includono anche quelle che esistono solo in internet, fiorite inspiegabilmente proprio in questi ultimissimi anni) non hanno obblighi del genere e possono insegnare ciò che vogliono. Per loro questo disagio non esiste……perché?

Patrizio: E a ricerche come la tua, che ha portato all’incredibile scoperta dell’iguana rosa alle Galápagos? Gabriele Gentile: Io sono stato fortunato a poter avere uno degli ultimi finanziamenti consistenti, disponibili per il programma “Rientro dei Cervelli”. Con quello ho cominciato la ricerca che ha condotto alla scoperta e descrizione di Conolophus marthae, l’iguana rosa delle Galápagos. L’anno scorso è stato il 150° della pubblicazione de “L’Origine delle Specie”, scritto da Darwin, padre della teoria di Evoluzione per Selezione Naturale; quest’anno è l’Anno Internazionale della Biodiversità. Sono temi importanti, a cui tutto il modo è attento. Tuttavia, temo che finanziamenti per ricerche in questi campi, come pure in ambiti umanistici, pur così importanti, non saranno facilmente disponibili.

Patrizio: Per saperne di più? Gabriele Gentile: Consiglio a tutti di visitare il sito web della Rete 29 Aprile (http://www.rete29aprile.it/). E’ il sito dei ricercatori in protesta. Chi lo visiterà non troverà parole violente o slogan partitici. Troverà INFORMAZIONI che tutti noi Italiani siamo chiamati a conoscere.

Grazie Gabriele. In bocca al lupo!



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