La Sicilia in senso antiorario

LA SICILIA IN SENSO ANTIORARIO Come girare la più vasta regione d'Italia in 9 giorni viaggio (più un discreto extra) compreso lasciandosi alle spalle meno rimorsi possibile. Primo giorno Partenza da Pisa, statale E80 fino a Civitavecchia, autostrada per Roma, Napoli, Salerno, Reggio Calabria. E' molto importante assaporare le tre corsie tra...
Scritto da: Michele Giunta 1
la sicilia in senso antiorario
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
LA SICILIA IN SENSO ANTIORARIO Come girare la più vasta regione d’Italia in 9 giorni viaggio (più un discreto extra) compreso lasciandosi alle spalle meno rimorsi possibile.

Primo giorno Partenza da Pisa, statale E80 fino a Civitavecchia, autostrada per Roma, Napoli, Salerno, Reggio Calabria. E’ molto importante assaporare le tre corsie tra Roma e Napoli prima di imboccare la terribile SA-RC, molto più simile ad un percorso per motocross che ad una autostrada della “Cultura Superiore”. Se non altro ha la decenza di non essere a pagamento…

Secondo giorno Ore 7 del mattino, Villa S. Giovanni: ci imbarchiamo per Messina ed entriamo nell’autostrada per Palermo: usciti a Cefalù, cominciamo ad acclimatarci con la Sicilia e le tracce delle sue dominazioni, visitando il duomo-fortezza normanno per poi arrivare a Palermo per le 12. La città è una vera palestra per guidatori spericolati: passa solo chi dimostra creatività e una conoscenza millimetrica del proprio mezzo. I semafori? Lasciate perdere, meglio affidarsi ad altri strumenti, come l’istinto di autoconservazione o le prestazioni velocistiche! Come marziani disorientati, eccoci nel mercato rionale di piazza Ballarò, eccezionalmente colorato e vivace, con ogni sorta di bendidio a prezzi commoventi. Da una finestra scende un secchio attaccato ad una fune con dentro un piatto di minestra fumante, un vecchio lo prende con la massima naturalezza senza nemmeno guardare verso l’alto, ed inizia il suo pranzo. Da provare il pane con la milza, una tradizione di provenienza araba che si trova in qualche banchetto mobile, ed il pane con le panelle.

Eleggiamo a ricovero notturno un campeggio nella vicina Sferracavallo, sul mare. Per non farsi mancare nulla, cena con spaghetti al riccio di mare! Terzo giorno Giornata dedicata a Palermo, guarda caso oggi è Pasqua e quasi tutti i custodi e le biglietterie dei monumenti osservano la sentitissima festa; in compenso dalle finestre escono voci, schiamazzi e rumori di forchette e coltelli. Nel quartiere della Vuccirìa (sicilianizzazione del francese boucherie) troviamo un ragazzo intento a preparare nel suo garage le tipiche stigliole (stigghiole) , una leccornia fatta da carne tritata, cipolla, frattaglie, mortadella, budello, aromi vari. Sfacciatamente chiedo un assaggio, lui mi dice di tornare più tardi: stanno preparando una festa e ci sarà ben altro! Da una vetrina si intravede il laboratorio di uno degli ultimi artigiani di pupi, le marionette siciliane che tuttora animano qualche teatrino.

Quanto alle bellezze artistiche chuise, dopo un rassegnato ma rassicurante “cercheremo le foto su internet”, raccogliamo le (bellissime) briciole che Palermo ci lascia accessibili: la Cuba, la Cattedrale dai molti stili architettonici sovrapposti, il Palazzo Reale (da fuori), la Zisa (eccezionale castello normanno soffocato dai tristi condomini circostanti). Re-immersione nei quartieri popolari e nella degradata zona intorno al porto. Il custode (eroico!) di una chiesetta del 1200 con un chiostro favoloso si lamenta con noi di quanto poco la regione contribuisca al mantenimento dei monumenti. Tornando alla macchina, una rumorosissima rissa ci fa cambiare strada: bambini che urlano e scappano come gatti spaventati, urla di grandi ed una signora svenuta su una sedia che qualcuno tenta di rianimare con qualche schiaffo ci consigliano di aggirare la zona.

Poco distante dalla città vediamo Monreale: cattedrale con mosaici da non perdere.

La sera siamo nella zona intorno alla nostra base: Isola delle Femmine, Capaci, Mondello. Qui c’è una friggitoria con carciofi e cavolfiori fritti nella pastella, sarde alla beccafico, seppie: noi c’eravamo.

Quarto giorno Partenza per Trapani con sosta obbligatoria per l’area archeologica di Segesta con il suo tempio ottimamente conservato, il teatro e la necropoli. Poco prima di Trapani città, vale la pena di salire fino ad Erice, una rocca medioevale che domina Trapani, congelta a com’era 8 secoli fa.

Nel pomeriggio ci imbarchiamo per Favignana (Isole Egadi) e giriamo l’isola, che purtroppo è stata urbanizzata con squallide casette sorte come funghi sotto la spinta, forse, del turismo richiamato dalla famosa mattanza dei tonni. La mattina seguente, primo imbarco utile per la terrafer… Hem, per la Sicilia e colazione con cannoli “riempiti a vista”, come prometteva un cartello e come effettivamente è stato; potenza della ricotta di pecora, il nostro risentimento per Favignana è scomparso nel corso della colazione.

Quinto giorno Full-immersion in una giornata storico culturale molto intensa.

Rientrati a Trapani, ci siamo fermati nelle saline con i mulini a vento a sud della città. La citta sembra non valorizzare eccessivamente la propria tradizione di estrazione del sale dall’acqua marina, ma sopperisce un piccolo museo privato illustrandoci il funzionamento delle saline ed i terribili ritmi della vita del salinaro fino agli anni ’60.

Spostamento per Motia, una piccola isola (si gira in 1,5 ore a piedi) dove i Fenici hanno lasciato fortificazioni, necropoli, una “zona industriale”, un porto, ed una quantità di monili e testimonianze.

Proseguiamo per Marsala e Mazara del Vallo fermandoci a Selinunte per la visita all’area archeologica: ci sono ben sei grandi templi, o meglio le loro rovine; uno solo è stato restaurato ed è in piedi. In serata arriviamo ad Agrigento e guadagnamo, con un biglietto “gratuito” sottobanco, la Valle dei Templi. Il Tempio della Concordia è forse il tempio greco in assoluto meglio conservato (manca solo il tetto!), ci sono poi quelli di Giunone e di Ercole. Il tutto esattamente al tramonto, che inonda le rovine di una luce caldissima.

Sesto giorno A caccia di villaggi di pescatori, dirigiamo per la punta sud della Sicilia: Pachino, Portopalo, Capo Passero, Marzamemi. Quest’ultimo effettivamente ha l’atmosfera che cercavamo, almeno nella parte vicino la mare, ed è veramente grazioso. Gli altri due (e la strada che li raggiunge) sono saturi di serre, dove viene prodotta tutta la verdura dei nostri supermercati che non viene dalla Spagna.

Ci fermiamo anche al Parco Naturale di Vendicàri che è costituito da quattro paludi e ha posti di avvistamento per fenicotteri ed altri uccelli protetti.

Cercando Noto, la città barocca detta “il giardino di pietra”, riusciamo a perderci nella sua brutta periferia, arrivando un po’ disorientati a Noto Antica, un antico muro distante una decina di chilometri (i commenti sono superflui). La strada del ritorno è però molto originale: basta farsi consigliare dallo strano signore che vende souvenir e vede prendere forma statue nelle montagne, per infilare una improbabile stada (vietata) con tanto di due guadi e sorvegliata da simpatici caproni che si prendono a cornate.

Settimo giorno Ci portiamo a Siracusa la cui parte vecchia, Ortigia, è stata probabilmente una delle nostre tappe migliori. Visita all’ anfiteatro greco. Ancora oggi usato per una discussa stagione teatrale dove vengono messe in scena tragedie greche, dicono, un po’ troppo influenzate dall’attualità. La ricchezza ed il colore del mercato di Ortigia sono stupefacenti, c’è pesce di ogni tipo a prezzi simbolici e la verdura deborda dalle bancarelle. Si trovano pasta di mandorle, capperi, peperoncini, ricotta, vino, datteri, turisti intenti a fotografare questo spettacolo di abbondanza come fosse un museo.

Uscendo dalla città alla ricerca dell'”olio buono” ci siamo imbattuti per caso nell’agriturismo di Alceste, un signore decisamente squisito che racconta in modo molto elegante e coinvolgente la storia del sui limoneto e degli ulivi millenari da cui ricava un olio biologico estremamente intenso e fruttato. Pare che la sera, complice il limoncello di sua produzione, si esibisca anche nella recita di poesie in siciliano.

Buscemi ed il suo percorso Etnoantropologico promette un itinerario attraverso le antiche botteghe e l’artigianato: ovviamente siamo capitati in uno dei due pomeriggi chusi settimanali…

La tappa a Caltagirone, città della ceramica, è stata stabilita per vedere la famosa scalinata di S. Maria del Monte decorata con le note ceramiche. Siamo arrivati dall’alto della scalinata: ma dove sono le ceramiche? Mah, forse compaiono il giorno dell’Infiorata, forse le hanno tolte per qualche restauro… Non ci sono! La sorpresa c’è stata solo a metà scala, girandosi indietro per vedere la chiesa dal basso, e che sorpresa! Ottavo giorno Direzione Piazza Armerina, cittadina nel centro Sicilia cittadina arroccata, nelle cui vicinanze c’è la villa romana più grande e completa che sia arrivata ai nostri giorni. La Villa Imperiale del Casale non è una marca di verdure surgelate, ma una villa completa di terme completamente decorata da bellissimi mosaici molto ben conservati! Rotta per Catania con quattro obiettivi: leggere la posta elettronica, visitare il pericoloso quartiere San Berillo e Castel Ursino, mangiare. Dopo il successo con il primo, siamo stati gentilmente dissuasi dal secondo da una pattuglia della Polizia: “Parlate italiano?”, “ma lo sapete dove state andando?”. “Si, per di là… Ci sembra un quartiere pittoresco…”. Al che la Giustizia ha alzato gli occhi al cielo ed ha indirizzato altrove il nostro interesse turistico: “perchè non visitate la Cattedrale, un po’ più in la’? Qui non c’e’ niente, solo pericoli e travestiti!”. Centrato il terzo obiettivo, il quarto è stato conquistato in maniera addirittura spettacolare con l’Etoile D’Or, una pasticceria-tavola calda che rappresenta ottimamente il fasto e la ricchezza debordante della cucina sicula (mercato del pesce, vicino al porto).

Nel pomeriggio spedizione per le Gole dell’Alcantara (dall’arabo: il ponte), dove crediamo ci aspetti un’avventurosa escursione con gli stivaloni ascellari da pescatore risalendo il greto di un gelido torrente, invece scopriamo che la neve dell’Etna sta ancora sciogliendosi e le acque sono troppo alte e pericolose per fare Indiana Jones; ci si accontenta di scendere sul margine del torrente e tirare la sguardo per conquistare ugualmente qualche metro di meravigliosa roccia lavica.

E adesso a dormire! No, molto più divertente prendere l’autostrada e lasciarsi cullare dai perenni lavori in corso la Salerno-Reggio Calabria verso nord! Nono giorno (con due extra) Ore sette del mattino, siamo a Salerno. Al grido di “ogni lasciata è persa”, e visto che ci stiamo passando di fianco, decidiamo per fermarci a colazione ad Amalfi prima che i ricchi turisti si sveglino.

Giretto per questa perla mediterranea. Per poi ripartire… Ma chi ha voglia di tornare a casa? Noi no, così passiamo la mattina per gli scavi di Pompei. Riuscendo addirittura a battere il Sistema entrando nelle terme suburbane senza i necessari coupon, che erano esauriti! Dato che sulla macchina non c’era nemmeno la multa per il nostro “parcheggio creativo”, e non era dunque il caso di sfidare ulteriormente la sorte, ripartiamo per Pisa, dove arrestiamo il nostro contachilometri parziale a 2781 km.

Vedenda Ed eccoci al capitolo delle note dolenti, ovvero tutte le cose che non abbiamo fatto a tempo a vedere. Nella lista ci sono ovviamente solo le cose colpevolmente saltate che sappiamo esistere, quanto a tutte le altre, sob.. Fatecelo sapere senza infierire troppo! Punta Secca (dove viene girata la fortunata serie del Commissario Montalbano, tratta dai racconti di Andrea Camilleri), Palermo con tutte le cose che abbiamo trovate chiuse il giorno di Pasqua, l’Agriturismo “Il Limoneto” (SR) con poesie siciliane declamate dall’ottimo singor Alceste, il Teatro di Taormina, le Gole dell’Alcantara con gli stivaloni, il ristorante “La Foglia” all’Ortigia che promette un’atmosfera del tutto fiabesca.



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