Alla scoperta dei sapori italiani

31 MAGGIO (Bologna – Dozza – Fermo) Un fine settimana dedicato alla bellezze paesaggistiche della nostra Italia, tre giorni tra cultura, storia e sapori tradizionali. Tutto ha inizio sabato mattina quando decidiamo, cartina alla mano, di dirigerci verso le Marche. Non abbiamo avuto il tempo di organizzare nulla, considerato il fatto che la...
Scritto da: BETTI75
alla scoperta dei sapori italiani
Partenza il: 31/05/2008
Ritorno il: 02/06/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
31 MAGGIO (Bologna – Dozza – Fermo) Un fine settimana dedicato alla bellezze paesaggistiche della nostra Italia, tre giorni tra cultura, storia e sapori tradizionali. Tutto ha inizio sabato mattina quando decidiamo, cartina alla mano, di dirigerci verso le Marche. Non abbiamo avuto il tempo di organizzare nulla, considerato il fatto che la nostra meta era il Piemonte ma le avverse condizioni climatiche ci hanno costretti a modificare l’itinerario. Dopo qualche ora di strada decidiamo di fare una sosta per un caffè al centro di Bologna. Non avendo mai avuto occasione di visitare questa città optiamo per uno sguardo veloce al suo centro storico. In piazza maggiore possiamo ammirare il Palazzo del podestà, la famosissima fontana del Nettuno e il duomo di S. Petronio. L’iniziale desiderio di restare a Bologna per il pranzo si è lentamente affievolito lasciando spazio alla rabbia e alla voglia di andar via. La critica che sto per fare non è di certo rivolta alla bellezza storica della città, ai suoi abitanti in generale, ma circoscritta ad un episodio che ci ha particolarmente colpiti in senso negativo. Sottolineando ulteriormente il fascino di questa città sono però dispiaciuta nel dover recriminare un atteggiamento, a mio avviso inspiegabile, tenuto dai “Custodi” di S. Petronio. Mi trovavo di fronte alla scalinata del Duomo quando, intenzionata ad entrare, vengo fermata da due custodi che mi hanno sottolineato l’impossibilità di accedere al Duomo con lo zaino ( il mio è di 20 x 15 cm). Per niente sorpresa, considerati i tempi che corrono e le ragioni di sicurezza, chiedo dove lo posso depositare. “ Non c’è il deposito, dovete entrare uno alla volta”. Ci guardiamo un poco perplessi ma nel rispetto delle regole altrui decidiamo di entrare alternandoci. Entro io per prima lasciando lo zaino al mio ragazzo. Inizialmente sono colpita dalla bellezza del duomo, ma poco dopo vengo attratta dalle innumerevoli signore all’interno con zaini e borsoni di ogni genere. Infastidita, decido di uscire. Nel frattempo il mio ragazzo, notando alcune signore lasciate passare dal custode con borse giganti, chiede spiegazioni. La risposta? “Abbiamo l’ordine di non lasciar passare quelli con gli zaini” . Appena il tempo di accettare la spiegazione e si accorge che quasi furtivamente il custode fa entrare tre giovani ragazze straniere con degli zaini grandi tre volte il mio. E’ in questo momento che io esco dal duomo e ci guardiamo allibiti. E’ questo il trattamento che viene riservato ai turisti a Bologna? Credo si debba fare molta attenzione nella scelta del personale da adibire a compiti a contatto con il pubblico. Non è bello generalizzare, e non è mia intenzione farlo, ma di certo il mio rapporto con Bologna si è chiuso qui. Credo che questa città abbia molta strada ancora da fare per raggiungere i livelli di turismo di molte altre località italiane e forse tutto questo “Rosso buonismo emiliano” è solo una facciata dietro la quale si nasconde un senso di tolleranza verso molti e intolleranza verso altri. Spiegazioni sull’accaduto non dovrebbero essere date solo a noi ma anche ad un’altra signora che, borsa alla mano, attendeva che uscisse suo marito per poter entrare o a chissà quanti altri turisti a cui è stato riservato questo trattamento. Insomma se volete visitare i monumenti bolognesi potreste impiegarci, a discrezione dei custodi, il doppio del tempo rispetto ad altri senza poter condividere le emozioni con chi è in viaggio con voi. Ricordate quindi: non portatevi borse o zaini da casa oppure aggregatevi a qualche bellezza straniera di turno a cui è riservato un diverso trattamento. Lasciamo alle spalle l’accaduto e andiamo alla ricerca di un locale carino per il pranzo (rigorosamente fuori Bologna – si sa mai che per accedere al ristorante ci chiedano il permesso di soggiorno) e troviamo un grazioso paesino sulle colline emiliane: Dozza. Pranziamo presso un antico convento oggi trasformato in un lussuoso albergo a quattro stelle il “Monte del Re”. Nel pomeriggio passeggiamo per il centro storico di questo grazioso paesino nel quale sono visibili sui muri delle case degli splendidi affreschi. Visitiamo la Rocca e una mostra, allestita al suo interno, di attrezzature e curiosità della medicina di un secolo fa. Il panorama dall’alto del torrione spazia verso le verdi colline emiliane un paesaggio incantevole dove ci avvolge un senso di pace. Usciamo dalla rocca e ci rilassiamo in un bar del centro guardando la tv per aggiornarci sulla situazione della penultima tappa del giro d’Italia (solo 24 ore prima Savoldelli, Di Luca & Company percorrevano le nostre montagne passando davanti a casa). Sono le 16:00, riprendiamo la strada direzione Fermo. Non abbiamo prenotato nessun albergo e purtroppo verso le 18:00 quando raggiungiamo il paese scopriamo che a causa dell’inaugurazione di una mostra e la premiazione di un concorso gli alberghi del paese sono tutti al completo. Con un poco di dispiacere ci vediamo costretti a trovare una sistemazione sul lungo mare di Porto S. Giorgio anziché in questo grazioso paesino. Gira e rigira troviamo un 4 stelle (a nostro avviso regalate) depositiamo i nostri bagagli e cerchiamo un grazioso ristorante per la sera. Proprio a due passi dall’albergo ci attirano le scritte sulle vetrate di un ristorante: solo pesce vivo, niente coca cola (locale decocacolizzato), locale decellularizzato, niente pesce fritto … Ecc… Incuriositi da queste e altre bizzarre scritte entriamo. Basti dire che per leggere il menu abbiamo impiegato circa mezzora tra una risata e l’altra. Citazioni in latino e frasi dialettali ricordano ai clienti qualche regola essenziale per non far “arrabbiare” l’oste. Siamo al ristorante “Tre Nodi” che ci sentiamo sicuramente di consigliare, non tanto per la singolarità del personaggio che lo gestisce, quanto piuttosto per il trionfo di pesce fresco negli antipasti, la bontà delle linguine ai frutti di mare con pan grattato ecc… Tra una pietanza e l’altra la serata passa piacevolmente e superiamo la stanchezza dei chilometri percorsi (alla fine del Week-end saranno 1300 in 3 giorni).

01 GIUGNO (Fermo – Macerata – Loreto – Urbania) Sveglia presto per sfruttare al meglio le ore a nostra disposizione. La colazione dell’albergo lascia molto a desiderare e in 5 minuti siamo già in macchina per destinare il nostro tempo a qualcosa di piu’ interessante. Visitiamo la cittadina di Fermo (Provincia di Ascoli Piceno); i vicoli lastricati, Il Duomo, Il palazzo dei Priori le mura che circondano la città sono solo alcuni dei motivi per i quali qui una sosta è d’obbligo. Sono le 11:00 quando lasciamo la città per visitare Macerata. Un’occhiata veloce a questo centro marchigiano e ci dirigiamo verso Loreto.

Fu il 10 maggio 1291 che la casa di Nazareth, dove Maria era nata e Gesu’ era cresciuto, fu portata in volo dagli angeli (secondo alcuni dai crociati). Loreto è tutta incentrata intorno al santuario che è la vera essenza di questo luogo, meta di pellegrinaggi da ogni parte del mondo. Dopo essere stati a Fatima, a Roma, a Caravaggio e in altri innumerevoli luoghi di culto non potevamo mancare questa tappa. La devozione che circonda il santuario si percepisce entrando nella “Sacra Casa”; ci si trova ad osservare da semplici turisti le pareti in mattoncini rossi che per molti altri, assolti in preghiera, rappresentano un simbolo di salvezza, la speranza in un miracolo. Basta entrare nella sala dove sono esposti gli ex-voto per capire quanto “spazia” la devozione di e il termine non è casuale. Pare, infatti, che una medaglietta con l’immagine della madonna di Loreto abbia accompagnato l’avventura nello spazio del 1969 a cui è seguito lo sbarco sulla luna. Curioso!!! Gli interni del santuario non sono da descrivere ma da vedere. Splendide cupole con affreschi fanno da contorno al magnifico rivestimento marmoreo che contiene la “Sacra Casa”. Dopo aver dedicato il giusto tempo a questo luogo ripartiamo alla ricerca di un posto per la sera.

Non abbiamo idea di dove andare e strada facendo optiamo per Urbania. L’entroterra marchigiano con le sue verdi colline è veramente bello e ricco di numerosi agriturismi collocati in splendide posizioni. La difficoltà, però, (alla faccia della crisi per il caro petrolio) è quella di trovarne uno libero. Finalmente a circa 1 Km dal centro di Urbania troviamo il Country House “Parco Ducale” affiancato ad una splendida chiesa antica. Costo per una suite 115,00 € (meritati). Ci si trova spesso a pagare cifre esorbitanti o comunque “ingiuste” per alberghi a 4 stelle non meritevoli. Una “stella” di merito va invece ai tanti agriturismi, Bed & Breakfast e Country House che accolgono i turisti in paradisi terrestri senza pretendere troppo (vedasi nostri precedenti viaggi in Umbria ecc…). La sera passeggiamo per il centro di Urbania.Troviamo un tavolo in una delle osterie del posto “ il Big Ben”. Abbiamo dovuto attendere un po’ piu’ del consueto tempo necessario per preparare un filetto al pepe rosa, ma ne è valsa la pena e un 10 va anche al dolce!!! 02 GIUGNO (CARPI) Ultimo giorno di questo nostro breve viaggio alla ricerca dei sapori e colori italiani. Dobbiamo rientrare relativamente presto a causa di impegni lavorativi del giorno seguente. Ciò premesso, considerate le 5 ore di viaggio da fare, decidiamo di sostare solo a mezzogiorno e scegliamo come meta Carpi. Ancora Emilia Romagna, ma questa volta in provincia di Modena. E’ festa nazionale e abbiamo qualche difficoltà a trovare locali aperti. Il silenzio di questo luogo però ci fa cogliere ancor meglio la bellezza del posto. Restiamo ammirati davanti alla grandiosità della piazza (una delle piu’ vaste d’Italia), al fascino del duomo, del palazzo dei Pio o castello. Una graziosa cittadina emiliana dove a farla da padroni sono il portico lungo (52 arcate destinate a negozi e bar), le biciclette e la quiete. Spero che questo breve racconto possa ricordare ai tanti amanti della tintarella (desiderosi di farsi spennare soldi per un ombrellone e due sdraio) che quel mare è si bello ma se visto dallo stesso ombrellone per una settimana o piu’ può risultare monotono e che forse, a volte, ci si dovrebbe guardare dietro le spalle, lasciare in valigia la pigrizia e perdere un’ora di sole per ammirare il mare dalle splendide colline intorno.

Una saluto a tutti e, come sempre, alla prossima!



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