Valle d’Aosta: girovagando tra castelli e montagne

Scritto da: graziano
valle d'aosta: girovagando tra castelli e montagne
Partenza il: 23/06/2007
Ritorno il: 30/06/2007
Come programmato, partiamo per la Valle d’Aosta dove ci fermeremo per circa una settimana. Sono le 3:20 quando carichiamo i bagagli in macchina (a proposito, abbiamo cambiato macchina, questa si chiama La Nera) e ci dirigiamo verso l’autostrada. Poco dopo le 10:00 arriviamo ad Aosta.

Una strada a tornanti in salita ci porta in località Arpuilles, paesino a 5 km da Aosta, da cui si vede tutta la valle e qui troviamo albergo presso l’Hotel Hirondelle (in questo periodo la mezza pensione costa 42,00 euro a testa). Ci sono poco più di dieci case e una chiesina con il campanile a punta.

In cinque minuti siamo ad Aosta, parcheggiamo vicino all’Arco di Augusto ed iniziamo a visitare la città. Da qui parte la zona pedonale che copre tutto il centro storico: oltrepassata la splendida porta pretoria, passiamo da Piazza Chanoux dove ha sede il Municipio, troviamo in restauro l’anfiteatro romano, visitiamo la cattedrale e la caratteristica chiesa di Sant’Orso, non poteva mancare quel gioiellino del ponte romano anche se, ahimé, troppo stretto tra le abitazioni civili.

Verso le 17:00, la stanchezza si fa sentire e ci dirigiamo verso l’albergo.

La nostra camera è molto grande, ha due finestre ed un lungo terrazzo dove ci possiamo sdraiare in poltrona a prendere il sole e a scrivere queste note di viaggio.

Iniziamo a esplorare il paese di Arpuilles, i giardini pieni di fiori, le stradine in salita che portano alla chiesa, un vecchio abbeveratoio… tutto qui, tanto silenzio rotto solo dai rintocchi dell’orologio del campanile La cena, verso le otto, è a base di piatti tipici valdostani: ottime la castagne secche caramellate con il lardo di Arnad.

24 giugno 2007 (San Giovanni a Firenze) domenica Alle otto siamo già pronti per la colazione che viene servita a buffet.

Abbiamo in programma di andare sul Monte Bianco; prendiamo l’autostrada per Courmayeur e, passata la cittadina, si raggiunge località La Palude dove ci sono le funivie per la vetta.

Facciamo il biglietto per Punta Helbronner (m. 3462) che costa 36,00 euro a testa; oggi è il punto massimo a cui possiamo arrivare perché l’ovovia del versante francese che porta a Chamonix è ferma a causa del forte vento.

Il percorso in funivia si articola in tre tratti: decidiamo di raggiungere subito il punto massimo e fermarci ai livelli intermedi durante il viaggio di ritorno.

A Punta Helbronner (+9°) si ha una splendida vista su Courmayeur e dall’altro lato (francese) sul ghiacciaio; vediamo alla sinistra la vetta e alla destra il Dente del Gigante. Chi vuole potrebbe andare sui ghiacciai, non se ne consiglia l’escursione senza un’ adeguata preparazione e l’ausilio di una guida alpina; noi ci accontentiamo di appoggiarci gli scarponi e di goderne della vista.

Riprendiamo la funivia e ridiscendiamo direttamente al primo livello Pavillon du Mont Fléty (m. 2178) dove si trova un giardino botanico alpino (all’ingresso basta mostrare il biglietto della funivia).

Ritorniamo a La Palude e ci dirigiamo a Courmayeur: si vede che è bassa stagione, i negozi sono quasi tutti chiusi, ci sono solo pochi turisti.

Riprendiamo la statale per Aosta, e, siccome è ancora presto, imbocchiamo il bivio per La Tuile da cui abbiamo intenzione di proseguire verso il passo del Piccolo San Bernardo.

La Tuile è un ridente e fiorito paese a circa m. 1.400 di altezza, è una famosa stazione climatica sulla strada che porta al Piccolo San Bernardo da cui dista circa 10 km; arriviamo al valico, c’è ancora della neve nei punti della montagna non toccati dal sole; ci avviciniamo alla frontiera francese e notiamo che c’è un allineamento circolare di circa 70 pietre di età preistorica purtroppo attraversato dalla strada asfaltata.

Ben presto il tempo comincia a cambiare, il sole se ne va e pensiamo che sia l’ora di tornare ad Aosta. Ci fermiamo per alcuni minuti sulle rive di un laghetto che è situato proprio sotto il passo nel versante italiano.

Per strada ci fermiamo a Morgex dove c’è una bella collegiata dedicata a Santa Maria Assunta ed un castello del XII secolo inglobato nell’abitato che però è adesso in restauro; proseguendo verso Aosta, deviando leggermente dalla statale, e oltrepassando un ponte sulla Dora, si raggiunge il borgo di Avise con il suo bel castello.

Ormai è cominciato a piovere abbastanza forte e noi programmiamo Arianna per Arpuillles.

25 giugno 2007 lunedì Stanotte è piovuto ed è tirato un forte vento; quando ci alziamo sta ancora piovendo, così decidiamo di dedicare la giornata alla visita di qualche castello.

Dopo colazione il tempo sembra migliorare e così partiamo all’”esplorazione” di alcuni castelli situati a est di Aosta. Il più vicino è quello di Quart; si raggiunge percorrendo la statale per Torino, dopo circa 3 km c’è la deviazione per Francaville e da qui seguendo le indicazioni “chateau” si raggiunge in cinque minuti di auto. Ci appare sulla sinistra in alto a mezza costa, non è visitabile all’interno perché attualmente in restauro ma è molto bello l’ambiente naturale che lo circonda, il bosco, la cascatella, il bel panorama della vallata. A circa 10 km da Quart, seguendo sempre la statale per Torino, si arriva a Fenis dove c’è l’omonimo castello.

E’ il castello per antonomasia, quando si dice “castello” si intende “Fenis”.

Già prima di arrivare lo vediamo sul colle alla nostra destra. C’è un ampio parcheggio ed un’area attrezzata per picnic: è il castello più “turistico” della valle d’Aosta.

Le visite sono solo guidate e programmate ad orari fissi al prezzo di 5 euro a testa.

L’interno non è fotografabile né si possono fare riprese (come del resto per tutti gli altri castelli di cui visiteremo l’interno): è assolutamente da visitare come esempio di architettura fortificata medioevale; molto ben restaurato, con ancora molti ambienti originali come pure i mobili anche se non del castello ma della Regione Valle d’Aosta; la guida che ci accompagna è molto preparata ed esaustiva nelle spiegazioni e nel rispondere alle domande dei visitatori.

Quando usciamo, mangiamo dei panini nel parco presso il castello e poi riprendiamo il nostro tour.

A Chatillon, 10 km più avanti, scendendo verso la Dora, dopo il ponte dietro la stazione, una strada in salita sulla sinistra conduce al castello di Ussel nell’omonimo borgo. Il castello sorge su uno sperone roccioso; è imponente, da lontano si notano le sue torri; recentemente restaurato all’esterno, è sede di mostre. Lo vediamo solo dalla base del colle e rimandiamo la visita ad un altro giorno, ma… sarà il luogo, sarà la sua posizione strategica, sarà che il cielo si sta riempiendo di nuvolosi… Tant’è che lo sentiamo come il più “affascinante” dei castelli fino ad adesso visti.

Riattraversata la Dora, ci dirigiamo, per circa 15 km in direzione Torino, a Verres che si trova allo sbocco della Val d’Ayaz; il paese è sovrastato dal suo castello-fortezza; ci si arriva con un percorso ben segnalato, c’è un piccolo parcheggio e poi si sale a piedi per una strada lastricata in pietra fino al castello a cui si accede dal ponte levatoio. Anche qui le visite sono guidate; noi, per una questione di orario, la rimandiamo ad altro giorno.

A circa 2 km. Sull’altra sponda della Dora, proprio dirimpetto a Verres, ma nella vallata, c’è Issogne con il suo castello.

Si trova nel centro del paese, più che un castello fortificato è una elegante residenza signorile: si può visitare solo con guida, costa 5 euro a testa. La nostra guida ci conduce prima nel cortile dove si trova la famosa fontana del melograno in ferro battuto, poi saliamo ai piani superiori a vedere gli appartamenti signorili, e poi fino ai piani alti dove abbiamo di fronte la sagoma quadrata della fortezza di Verres, rifugio dei castellani in caso di attacchi. Da notare che le pareti di alcune stanze e corridoi sono “sporcate” da scritte d’ epoca che ora sono diventate documenti storici.

Seguendo il corso della Dora verso Torino, dopo una decina di km da Issogne, si erge davanti a noi proprio sulla riva del fiume il Forte dei Bard, antica fortezza dei Savoia; decidiamo di non visitarlo perché non rientra come tipologia nel nostro campo di interesse, ma ne rileviamo l’imponenza e l’arditezza della costruzione.

Riprendiamo la via dell’albergo dove giungiamo dopo circa un’ora.

26 giugno 2007 martedì Alle 8:30, appena fatta colazione, prendiamo l’autostrada diretti a Pont Saint Martin; usciamo e ci dirigiamo verso la Valle del Lis che percorriamo tutta fino ad arrivare a Gressony-la-Trinité. Una rapida sosta nel paese e saliamo a Staval che si trova proprio sotto il massiccio del Monte Rosa.

Qui purtroppo le funivie per salire sulla cima (per i non sciatori) sono ancora chiuse; pertanto, ritorniamo a Pont Saint Martin dove abbiamo intenzione di fermarci a mangiare.

Pont Saint Martin, situata all’ingresso della Valle d’Aosta per chi proviene dal Piemonte, ha un bel ponte romano sul Lis e sullo sperone di roccia che sovrasta il paese ci sono le rovine di un castello.

Ritornati a Verres, e usciti dall’autostrada, ci dirigiamo nella Valleé d’Ayaz, risalendo la quale si ha una bella vista sulla fortezza di Verres.

Proseguiamo, e, passato Saint Anselme, una strada sulla destra tutta tornanti porta ai piedi di un colle su cui sta appollaiato il castello di Graines, se ne intravedono tra gli alberi alcuni merli della cinta muraria e una torre quadrata.

Tornando verso Verres, riprendiamo la statale e, dopo circa 6/7 km, sulla destra c’è un bivio che porta ai ruderi del castello di Challant e poi al lago di Villa(riserva naturale). Dal bivio proseguiamo per circa 3 km in macchina, poi inizia la riserva: poco dopo il sentiero che porta ai resti del castello, si lascia la macchina e si prosegue a piedi e in circa dieci minuti con un percorso ben segnalato si raggiunge il piccolo lago alpino di Villa, in mezzo al bosco.

Riprendiamo poi l’autostrada per Aosta, usciamo a Chambave e seguiamo il cartello “chateau di Cly” che si trova sul colle che domina Chambave a circa 800 metri di altezza. Intatti sono rimasti solo una delle torri e un tratto delle mura esterne, ci sono lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza.

Alle 18:00 riprendiamo la strada per Arpuilles.

27 giugno 2007 mercoledì Oggi partiamo per la Valtournence con l’intenzione di andare sul Cervino.

Usciamo a Chatillon e prendiamo la statale che porta a Cervinia; oltrepassiamo La Magdaleine, vediamo in alto sulla nostra destra l’”isolato” Chamois, e ci fermiamo a Breuil-Cervinia. L’aria è frizzante ma c’è un bel sole, la vetta del Cervino è sgombra di nubi; siamo in bassa stagione, gli alberghi sono quasi tutti chiusi, forse per questo percepiamo meglio il fascino del luogo, il silenzio è rotto solo dal suono dei campanacci delle mucche al pascolo fin quasi dentro il paese.

Decidiamo poi di prendere la funivia che ci porta in tre tappe fino a Plateau Rosà a 3.500 metri; (il biglietto A/R costa 26,00 euro a testa; con l’aggiunta di 4,00 euro si può mangiare al self service dei rifugi al 2° o al 3° livello, lasciando il proprio nome alla biglietteria).

Il rifugio è proprio di fronte alla vetta in territorio svizzero, da qui partono le piste da sci, molte persone prendono il sole, visto il bel tempo. Però, come spesso accade in montagna, dopo pranzo, il tempo cambia e comincia a nevicare, e noi riprendiamo la funivia e, tornati a Cervinia, la statale per Chatillon; percorsi appena 2 km ci fermiamo di nuovo: c’è qui un laghetto chiamato “lago blu”, nelle cui acque nelle giornate luminose si specchiano le cime innevate del Cervino che adesso noi riusciamo appena ad immaginare dietro i nuvoloni.

Man mano che discendiamo la valle, il tempo migliora, così programmiamo Arianna per Saint Vincent, paese altamente turistico, dove tutto ruota intorno al celeberrimo casinò.

Circa 10 km dopo Chatillon, sempre in direzione Aosta, c’è Nus; ci fermiamo su una panchina a scrivere il nostro diario di viaggio proprio sotto quel che resta delle mura di quel castello, adesso quasi del tutto incorporato nel paese, dove la leggenda vuole si sia fermato Ponzio Pilato durante il viaggio di esilio verso la Gallia.

Riprendiamo poi la strada per l’albergo; qui ci attende, graditissima, una sorpresa: ci hanno fatto la fonduta: a dir ottima è dir poco! 28 giugno 2007 giovedì Abbiamo in mente di andare a visitare il parco del Gran Paradiso.

Lasciamo Aosta in direzione ovest e ci immettiamo nella Valsavarence giungendo fino a Pont che si trova ai piedi del massiccio del Gran Paradiso, a circa 1.900 metri di altezza. Circa 2 km prima del paese c’è un ampio parcheggio; qui lasciamo La Nera, e messi gli scarponi, passiamo il ponticino sul torrente che percorre la valle per poi confluire nella Dora, e cominciamo a salire la montagna. Abbiamo intenzione di andare al rifugio Chabot che le indicazioni segnalano raggiungibile in 2 ore e mezzo. La mulattiera che percorriamo è ampia ed agevole, ci fermiamo spesso per vedere il panorama della valle da dove veniamo e per fare delle foto; man mano il bosco lascia spazio a prati con arbusti e rododendri e poi solo alle rocce; dopo 3 ore e mezzo raggiungiamo il rifugio Chabod che si trova a circa 2.700 metri proprio sotto il ghiacciaio. Qui mangiamo in buon piatto di salumi tipici (euro 23,00 in due con acqua e caffé) e dopo un’ora iniziamo il viaggio di ritorno e raggiungiamo la macchina in circa 2 ore e mezzo. Ma… sorpresa: proprio sulla montagna sopra di noi vediamo un camoscio saltare sulle rocce e poco dopo una volpe scende fino alla strada e al torrente.

Rientriamo in albergo stanchi morti ma molto soddisfatti.

29 giugno 2007 venerdì Subito dopo colazione ci dirigiamo, attraversando una bella strada tutta a tornanti, al passo del Gran San Bernardo. Abbiamo modo così di osservare la vallata, cosparsa di numerosi piccoli paesi, fino al tunnel del traforo, passato il quale, e iniziando la salita al valico, ahimé! per noi, cominciano i dolori perché la carreggiata è sovente interrotta da lavori di rifacimento del manto stradale.

Arrivati al valico, che sorge in una valle quasi selvaggia ed è a 2473 metri di altezza, e, compiute le operazioni doganali di rito per entrare in Svizzera, ci fermiamo sulle rive del famoso laghetto circondata da montagne ancora in parte innevate. Facciamo una passeggiata sulle sue sponde insieme ad altri turisti come noi infreddoliti e a cani sambernardo che invece si rotolano nella neve.

Tornando ad Aosta ci fermiamo a visitare il Castello di Sarre.

E’ un’ex residenza di caccia di casa Savoia (visita guidata a pagamento euro 5,00), interessante per coloro che sono appassionati della storia delle dinastie reali ma che a noi non interessa poi più di tanto; comunque è un castello ben restaurato che “ci racconta” il tipo di vita che nobili e reali conducevano durante le vacanze nella campagna valdostana dalla fine dell’800 alla metà del secolo scorso.

Prendiamo poi per la Val di Cogne, e, attraversando una gola, ci spruzza il viso la cascata del torrente Nomenon.

Arriviamo a Cogne giusto per il pranzo; il paese si trova nel parco del Gran Paradiso ai piedi di uno dei versanti del monte, ha una lunga passeggiata pedonale, su un lato della quale sorgono i maggiori alberghi del paese e sull’altro solo verde campagna fino alla montagna.

Ripresa la strada per Aosta, ci fermiamo a Amayville con l’intenzione di visitarne il castello, ma lo troviamo chiuso per restauro, riusciamo solo a vederne la quattro torri dal fondovalle.

Riattraversiamo la Dora, e poco dopo il paese di Sarre, in direzione di Courmayeur, ci fermiamo alle pendici del colle su cui si abbarbica il castello di Saint Pierre.

Ricorda un po’ i castelli delle fiabe con le sue torrette a punta, ma è stato quasi completamente rifatto nel ‘700, unico elemento rimasto della struttura medioevale è la torre: (il biglietto costa 4,00 euro a testa, le visite sono solamente guidate e durano un’ora) nell’interno ha sede il Museo Regionale delle Scienze Naturali; abbiamo la fortuna di trovare una guida che, oltre ad aver un’ottima preparazione scientifica riesce a comunicare il suo “sapere” ai visitatori con esposizione chiara e gradevole da ascoltare. Accanto al castello c’è la chiesa dedicata a San Pierre col suo bel campanile romanico.

Dal castello di Saint Pierre, si vedono altri due manieri: in lontananza lo Chatel-Argent sulla collina che domina la cittadina di Villeneuve, più vicino giù nella valle quello di Sarriod de la Tour. Scendiamo verso quest’ultimo; si trova lungo la statale, circondato da filari di alberi da frutto e separato dalla carreggiata da cespugli di lavanda in fiore.

Sono quasi le otto quando ritorniamo in albergo.

30 giugno 2007 sabato Oggi si torna a casa, ma la giornata è lunga ed abbiamo ancora tanto tempo a disposizione per “girovagare” in territorio valdostano.

Prima di colazione facciamo un’ultima passeggiata per il paese per imprimere nei nostri occhi le immagini della chiesa, delle casine piene di fiori, dell’abbeveratoio…

Alle 8:30 prendiamo la statale per Torino e, passata Chatillon, saliamo ad Ussel per visitare il castello (così come ci eravamo promessi di fare i giorni scorsi).

Entriamo; l’ingresso costa 3,00 euro a testa, non ci sono visite guidate; l’interno è tutto rifatto, vi è in questo periodo una mostra fotografica; saliamo sulla camminata di ronda… Che vista, che panorama! Da non mancare! Riprendiamo la statale, passiamo sotto la collina su cui ci sono i ruderi del castello di Mont Jovet e ci dirigiamo verso Verres dove ci eravamo promessi di ritornare per visitare l’interno del castello.

Riusciamo a arrivare per la visita programmata delle 11:00 (euro 3,00 a testa); Qui tutto è imponente, la squadrata struttura esterna incassata nelle roccia, le mura spesse fino a 2 metri e mezzo, le strette feritoie, la sala d’armi, l’immenso scalone ad archi rampanti che porta ai piani superiori… tutto è stato programmato per la difesa da attacchi in caso di guerra, veramente una bella struttura! Chissà perché ci viene in mente Issogne…

Purtroppo dobbiamo rilevare che la guida che ci accompagna non è preparata come le altre che abbiamo incontrato durante le visite agli altri castelli; notiamo la tendenza a parlare di argomenti personali o comunque non inerenti alla visita, cade spesso in contraddizione su quello che dice, tende a gloriarsi di un sapere di cui in realtà non è lontanamente in possesso: peccato! un vero peccato, un monumento così bello meriterebbe personale più qualificato,come certamente tutto il resto sarà.

Riprendiamo poi la statale per Torino; ci fermiamo a mangiare una pizza a Pont Saint Martin e, poi, imboccata l’autostrada, vediamo rapidamente scorrere il Monferrrato, Genova, i marmi di Carrara, Montecatini Terme… E, verso le 18:00 eccoci qua, nella “nostra città del fiore”.

Abbiamo percorso 1.913 km.

per altri itinerari,foto ecc vai al sito www.Webalice.It/graziano.Alterini



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