Istanbul, dove l’Asia bacia l’Europa

Tre giorni nella più famosa città turca tra moschee, bazar e crociere sul Bosforo
Scritto da: motta d.
istanbul, dove l'asia bacia l'europa
Partenza il: 23/01/2013
Ritorno il: 26/01/2013
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
Quest’anno per le mie ferie di gennaio ho scelto una capitale europea un po’ diversa dalle alte; in bilico tra due continenti e due culture diverse: Istanbul. Il viaggio, organizzato interamente su Internet, è costato 185 € di volo (prenotato con lastminute), compresi 10 € di assicurazione, e 68 € di alloggio (prenotato con trivago) da pagare in loco in hotel 3 stelle compresa la prima colazione. L’aereo (Swiss air) parte puntuale da Malpensa alle 07.10 di mercoledì 23 gennaio e, dopo uno scalo a Zurigo, arriva in perfetto orario (d’altronde sono svizzeri) all’aeroporto di Istanbul alle 13:20 ora locale. Facendo parte della comunità Europea, in Turchia si può accedere anche solo con la carta di identità, consentendomi così di risparmiare gli oltre 40 € del bollo per il rinnovo del passaporto. Ottimo!

PRIMO GIORNO

Il primo impatto è nettamente positivo; l’aeroporto è grande, moderno ed efficiente, decisamente in stile europeo, ed è molto vicino alla città. Istanbul mi dà il benvenuto con una splendida giornata di sole decisamente primaverile, anche se ventilata. La temperatura comunque si aggira sui 13 gradi centigradi, ottima per girare a piedi. Dopo avere spostato avanti le lancette di un ora, dopo le formalità doganali (molto veloci, mi danno un visto timbrato che dovrò riconsegnare al ritorno) e il ritiro bagagli mi dirigo verso l’ufficio turistico. Qui un gentile impiegato mi dà una mappa della città e dei mezzi pubblici e mi spiega come arrivare all’albergo, situato nell’antico quartiere di Sultanahmet. Prima, però, faccio tappa all’ufficio cambi, dove per 100 € mi danno 226 Lire Turche (LT). I mezzi pubblici, almeno quelli che ho preso io, costano tutti 3 LT per ogni singola corsa e per accedere bisogna farsi rilasciare il biglietto, che non è altro che un gettone di plastica, dalle numerosissime biglietterie automatiche sparse un po’ dovunque. I mezzi pubblici sono numerosi ed efficienti (non ho mai aspettato più di 3 minuti) e sono molto più moderni di come me li aspettavo. In circa 45 minuti sono a destinazione e mi dirigo verso il mio albergo, il New Era hotel, che si trova a 5 minuti dalla Moschea Blu. Arrivo all’hotel giusto nell’ora della preghiera e il coro delle voci dei muazin delle varie moschee che chiamano a raccolta i fedeli riempie l’aria in maniera fastidiosa, se non proprio assordante. L’albergo è decisamente piccolo, solo 3 piani con 2 camere per piano, anche se pulito e ordinato. La mia stanza, però, è a dir poco claustrofobica. Anche la colazione, come avrò modo di constatare, è alquanto deludente e si limita allo stretto indispensabile. Le uniche note positive sono la posizione e la terrazza panoramica all’ultimo piano, da cui si ha una bella vista del corno d’oro. Per il resto non me la sento proprio di raccomandare questo hotel, se non per brevi soggiorni a chi è di poche pretese. Disfatti i bagagli e rinfrescatomi, mi dirigo senza indugi verso la Moschea di Sultanahmet, o Moschea Blu, situata giusto a pochi passi dall’albergo. Mi colpisce subito la pulizia della piazza al lato della moschea, l’antico ippodromo, dove si incontrano venditori di castagne, pannocchie, spremute, the caldo, ciambelle, guide della città, negozi di souvenir e organizzatori di giri turistici della città in pullman e gite sul Bosforo. L’ingresso alla moschea, proibito durante le ore della preghiera, è gratuito, e dopo essermi tolto le scarpe mi accingo a entrare. Grandiosa! Indubbiamente. Pur essendo piuttosto “spoglia” rispetto alle chiese cattoliche (non ci sono altari o pulpiti) quello che colpisce subito è la maestosità della grande cupola centrale di oltre 20 metri di diametro, sotto cui gli uomini si raccolgono in preghiera. Le parti destinate alle donne, decisamente più piccole, si trovano ai lati. L’interno della moschea è decorato con oltre 20.000 ceramiche d’Iznik, il cui colore blu predominante conferisce il soprannome all’edificio. Uscito dalla moschea, curiosando in giro, mi imbatto in uno dei tanti bazaar sparsi per la città: quello di Arasta, in cui però mi limito a dare un’occhiata alle vetrine e ai prezzi, giusto per farmi un idea. Mi dirigo quindi verso la moschea di Santa Sofia che però è ormai chiusa dato che è l’ora della preghiera. Scelgo di visitare la cisterna di Yerebatan, che si trova lì a pochi passi, il cui ingresso costa 15 Lt. Si tratta di una antica cisterna bizantina che riforniva di acqua potabile i palazzi della zona. Si può visitare camminando sulle passerelle che corrono sopra le acque stagnanti, dove nuotano centinaia di pesci e da cui si innalzano 336 colonne, tutte illuminate da una luce soffusa. All’uscita la stanchezza dovuta alla levataccia comincia a farsi sentire e decido quindi di tornare all’albergo per qualche ora di meritato riposo, non senza prima essermi concesso un panino col pollo in uno dei tantissimi kebap della zona al prezzo di 8 Lt. Una volta ritempratomi nel corpo e nello spirito grazie a un po’ di sonno e a una doccia calda, mi concedo una cena in una specie di self service nella zona, dove spendo 26 Lt per un piatto di riso molto speziato, una porzione di spezzatino (?) e una bibita. Per la mia prima sera a Istanbul mi reco sul lungomare a sud, per respirare l’ aria salmastra del Corno d’Oro, nel quartiere di Kumkapi. La scelta non si rivela molto fortunata; il lungomare è praticamente deserto, affiancato da una strada molto trafficata e rumorosa, non c’è l’ombra di una spiaggia, molti ristoranti sono chiusi e le aiuole sono sporche e poco curate. Insomma, da evitare. Anche il quartiere di Kumkapi, che la guida definisce “pittoresco” per via delle vecchie case di legno dei pescatori, mi sembra piuttosto fatiscente e sconsigliabile dopo il tramonto. L’unica nota positiva della passeggiata è il mercato del pesce, ancora attivo alle 23:00, alle cui spalle si trovano dei simpatici ristoranti vista mare la cui specialità è ovvia. Rientro in albergo e mi ficco subito sotto le coperte, dove il sonno non tarda ad arrivare.

SECONDO GIORNO

Comincio la giornata (per fortuna ancora soleggiata) con la visita alla moschea di Santa Sofia, che si trova a pochi passi dalla moschea blu. L’ingresso stavolta costa 25 Lt, ma ne vale ancora la pena visto che è a mio parere molto più interessante della sua “collega”. Si tratta infatti della vecchia basilica di Santa Sofia convertita in moschea dagli ottomani dopo la caduta di Costantinopoli. In essa sono quindi ancora presenti alcuni degli elementi che caratterizzano le chiese cristiane, tra cui diversi mosaici e immagini sacre, anche se non molto ben conservate. La cupola che sormonta la navata centrale è immensa, più di 30 metri di diametro. Dopo circa mezz’ora di visita, uscito dalla moschea mi dirigo verso il Palazzo Topkapi, l’antica residenza dei sultani ottomani, praticamente attaccato. Davvero molto comodo. L’ingresso costa 25 Lt. Il palazzo, parzialmente in restauro, si compone di una serie di cortili e padiglioni che racchiudono collezioni di armi, di gioielli, e giardini da cui si gode anche un bellissimo panorama sul corno d’oro. Molto bello l’harem, un vero labirinto di stanze e corridoi dove vivevano le mogli del sultano, sotto la sorveglianza degli eunuchi neri. Questa parte però necessita di un biglietto supplementare dal costo di 15 LT, ma direi che tutto sommato merita. La visita mi prende poco più di un ora e mezza e al termine, visto che l’ora di pranzo incombe, mi fermo a mangiare in un ristorante appena fuori dalle mura del palazzo, dove spendo 45 LT per un piatto di riso molto piccante , uno di carne di agnello, una coca cola e un caffè espresso. Il sole splende ancora alto e caldo e quindi mi dirigo a piedi senza indugi al Gran Bazaar, che dista solo 10 minuti di buon passo. Anche se mi ero preparato leggendo la guida tascabile l’ingresso mi lascia stupito. Si tratta di un vero dedalo di vie e vicoli, interamente coperto, con quasi 4000 negozi, molti dei quali sono gioiellerie. In teoria ci dovrebbe essere un certo ordine nella loro disposizione, dato che c’è la parte dedicata all’artigianato, quella dedicata all’abbigliamento, ai prodotti in pelle e così via. In realtà questa divisione è poco più che indicativa e i vari negozietti, molto diversi tra loro per merce esposta e dimensioni, sono mescolati in un incredibile caos di colori, suoni e odori che mi ricordano il bar del pianeta Naboo nel film “guerre stellari”. Contrattare è d’obbligo, visto la quasi totale mancanza di prezzi esposti sulla merce in vendita. La cosa che mi infastidisce però è l’insistenza dei negozianti, i quali ti aspettano davanti alla loro vetrina pronti a “ubriacarti di chiacchere” per venderti qualcosa non appena volgi lo sguardo nella loro direzione. Sconsiglio di sedersi a prendere qualcosa da mangiare o da bere all’interno del Gran Bazaar. Io ho speso 17 Lt per una tazza di the caldo e una fetta di torta al formaggio seduto all’interno di un negozietto, anche se molto carino e tranquillo. Dopo circa un paio d’ore in quel manicomio commerciale decido che ne ho abbastanza e mi dirigo verso una delle uscite. Fuori dal mercato mi ritrovo nel quartiere degli han, chiamati anche caravanserragli, che al tempo dei sultani accoglievano le merci che arrivavano con le carovane, fornendo anche vitto e alloggio ai mercanti. Oggi questi magazzini, a volte un po’ malandati, ospitano negozi e laboratori di ogni tipo, che espongono i prodotti più disparati. Girare per i caravanserragli si rivela divertente, per via della incredibile varietà di cianfrusaglie presenti (in un vicolo tutti i negozi vendevano solo macchine per tappare le bottiglie e relativi tappi), ma anche faticoso. Il quartiere si trova in forte pendenza perché scende fino al mare, le viuzze sono strette, molto affollate e tutte uguali; è quindi facile perdere l’orientamento. Inoltre, una sottile pioggia ha cominciato a cadere che, pur non essendo particolarmente fastidiosa, rende abbastanza scivolosi strade e marciapiedi. Decido quindi di tornare all’albergo e dare qualche ora di meritato riposo a piedi e gambe. Per la cena mi fermo da un Mc Donald, scoperto proprio mentre rientravo, dove spendo 17 LT per 2 hamburger e una bibita. Seguo poi (a piedi) le rotaie del tram fino alla stazione marittima di Eminonu, dove partono le crociere sul Bosforo, e da cui si può osservare il ponte di Galata. Quest’ultimo unisce le due sponde del corno d’oro e di notte, con le mille luci dei numerosi ristoranti che ospita, offre un panorama altamente suggestivo. Il ponte, infatti, si compone di due piani: al piano superiore avviene la circolazione delle macchine e dei mezzi pubblici, al piano inferiore invece si trovano i vari locali. Prima di rientrare in albergo mi fermo in una delle numerose pasticcerie di Sultanhmet per provare una delle loro specialità: i pasticcini con noci, pistacchi e miele accompagnati da una tazza di the turco bollente. Ottimo! E tutto per sole 10,50 Lt.

TERZO GIORNO

Anche se la mattinata non è delle migliori e il mare è un po’ mosso, oggi voglio fare uno dei tour più pubblicizzati della città: la crociera sul Bosforo. Non faccio in tempo a mettere piede sul marciapiede davanti alla stazione marittima di Eminonu che subito vengo avvicinato da uno dei tanti “agenti” che la propongono. Per poco più di 30 Lt prenoto una crociera di due ore che arriva fino al secondo ponte sul Bosforo e ritorno. Una volta giunti al porticciolo dove sono ormeggiate tutte le altre navi da crociera (che sono parecchie) aspettiamo più di un ora prima di salpare, perché bisogna attendere l’arrivo degli altri clienti. La gita è tutto sommato piacevole, anche per merito del sole che è tornato ad affacciarsi dando così tutto un altro sapore all’esperienza. Si nota però la mancanza di una guida o di una voce narrante che spieghi ai passeggeri cosa stanno osservando. Durante il tour faccio conoscenza con un simpatico gruppo di greci che mi invitano a cena la sera stessa. Al termine della crociera, congedatomi dai miei nuovi amici, mi fermo a mangiare nei pressi del porto, dove gusto, seduto su uno sgabello di legno di fronte al mare, un panino col pesce, cucinato direttamente su una delle barche ormeggiate in loco, il tutto accompagnato da una bottiglia d’acqua. Veramente buono, e tutto per 5,70 Lt.

Mi reco poi a visitare la Moschea Nuova, situata giusto sull’altro lato della strada, che però, paragonata a quelle viste precedentemente, non è niente di speciale. Entro nel bazaar egiziano attiguo, decisamente più piccolo del gran bazaar ma altrettanto affollato e caotico, da cui esco dopo 20 minuti con un paio di souvenir in mano. Attraverso quindi a piedi il ponte e arrivo nel quartiere di Galata, l’antica colonia genovese. In effetti, questa parte della città ricorda proprio Genova, con le sue case che dall’alto della collina di Beyoglu scendono dolcemente fino al mare. Il modo migliore per arrivare in cima sarebbe quello di prendere il Tunel, che non è altro che la vecchia funicolare, ma così facendo mi perderei lo spettacolo del caravanserraglio e del panorama che si gode dalla Torre di Galata, e decido quindi di farmela a piedi. Ai piedi della collina le bancarelle e i negozietti vendono soprattutto articoli da ferramenta, come viti, bulloni, guarnizioni, prese elettriche e così via.

Risalendo per le strette (e aihmè ripide) viuzze, il quartiere passa progressivamente da un aspetto orientale, piacevolmente confusionario, ad uno europeo, decisamente ordinato. Dopo circa mezz’oretta, non senza una pausa caffè, eccomi finalmente ai piedi della torre. L’ingresso è un po’ caro. 17 Lt, ma per fortuna un ascensore seguito da una rampa di scale mi portano fino alla terrazza panoramica, dove si trova anche un ristorante (caro). Il colpo d’occhio è veramente notevole, reso anche migliore dalla splendida giornata di sole. Sceso dalla torre, dopo altri 10 minuti di cammino, arrivo finalmente in cima alla collina di Beyoglu, all’inizio di Istiklan Caddesi, la lunga via pedonale che segna l’inizio dell’antico quartiere di Pera. Questo elegante viale, interamente percorso da un antico tram monorotaia che lo attraversa avanti e indietro senza sosta, è certamente una delle parti più “modaiole” della città, ideale per lo shopping di un certo livello, e soprattutto senza troppe contrattazioni. Una volta giunto fino a piazza Taskim, visto l’avvicinarsi dell’ora di cena, decido di tornare sui miei passi e di dirigermi verso l’hotel, stavolta però usando il tram. Per la cena i miei compagni di crociera mi portano in una steak house un po’ troppo fuori mano, e siamo quindi costretti a prendere un tacsi (come scrivono qui). Per poco più di 60 LT ci godiamo una cena a base di carne alla griglia, affettatii e patatine fritte che però non mi lascia del tutto soddisfatto. Al rientro passiamo di fianco al ponte di Bogazici sul Bosforo, le cui luci la sera cambiano continuamente di colore.

QUARTO GIORNO

L’ultima giornata a Istanbul è l’unica decisamente invernale, bagnata da una sottile pioggia che rende scivolosi strade e marciapiedi. Decido così di vedere se in Asia il tempo è migliore rispetto all’Europa. Mi reco quindi al porto di Eminonu, dove il traghetto, per sole 3 Lt, in 10 minuti mi porta sulla sponda asiatica, nel quartiere di Uskudar. Tutto sommato questa parte non è niente di speciale (colpa anche della brutta giornata certamente) e non offre certo ai turisti i monumenti o i bazaar del lato europeo. L’unico spettacolo che regala si svolge per le strade; dall’imbarcadero sempre affollato ai mercatini colorati e ancora ai numerosi negozi di oro e gioielli. Un quartiere dal carattere decisamente orientale. Purtroppo, il tempo, oltre che brutto, è anche tiranno e devo tornare in albergo a prendere le valigie e andare in aeroporto per il rientro in Italia.

Istanbul è stata una piacevole sorpresa, diversa da come me l’aspettavo, anche se più cara. Una città che è un piacevole cocktail di oriente, occidente e medio oriente, tradizionalista ma anche moderna e aperta all’Europa. Spero di tornarci un giorno, magari allargando la vacanza al resto della Turchia.

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Istanbul, gran bazaar

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Istanbul, ponte di Galata

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Istanbul, caravanserragli

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Istanbul, lustrascarpoe

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Istanbul, palazzo topkapi (interno)

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istanbul, bazaar di Arasta

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Istanbul, palazzo Topkapi (interno)

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Istanbul, palazzo Topkapi (esterno)

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istanbul, moschea blu (notturno)

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Istanbul, crociera sul Bosforo

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Istanbul, ponte di galata

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istanbul, gran bazaar

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Istanbul, pasticceria turca

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Istanbul, moschea di Santa Sofia (interno)

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Istanbul, moschea di Santa Sofia (esterno)

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Istanbul, gran bazaar

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Istanbul, cisterna di Yerebatan

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Istanbul, Sultanahmet vecchia

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Istanbul, moschea blu (interno)

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Istanbul, moschea blu (esterno)

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istanbul, Galata, Istikal Caddesi

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istanbul, quartiere di Uskudar

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Istanbul, torre di Galata (panorama)

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Istanbul, galata, il tram



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