Iceland: Wild at heart

Viaggio itinerante alla scoperta di un paese dalle bellezze naturalistiche straordinarie
Scritto da: LEOBEA
iceland: wild at heart
Partenza il: 02/08/2019
Ritorno il: 14/08/2019
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Dopo 26 anni siamo riusciti a coronare il sogno di ritornare in Islanda, un paese dal clima imprevedibile con temperature abbastanza fredde anche d’estate con il sole che fa fatica a districarsi tra le nuvole e dove le bellezze storico/architettoniche sono una vera e propria chimera. Ma allora perché uno dovrebbe desiderare di trascorrere anche solo qualche giorno in questo paese apparentemente così anonimo e inospitale? Semplicemente per il fatto che qui la natura da il meglio di sé disegnando paesaggi unici dai colori incredibili costellati da una moltitudine di cascate, vulcani e ghiacciai che contribuiscono a darle il nome di terra del ghiaccio e del fuoco. Evidentemente un viaggio in Islanda deve essere affrontato da chi ha voglia di scoprire anche a discapito di comodità e relax …. Per tali motivi è molto importante partire solo dopo aver ben programmato la propria vacanza. Pertanto prima di incominciare a raccontarvi quello che è stato il nostro girovagare sul suolo islandese vogliamo darvi alcuni consigli che pensiamo possano essere molto utili non solo in un’ottica organizzativa ma anche per farvi capire se l’Islanda può essere o meno la meta dei vostri sogni.

COSTI:

In Islanda come in tutti i paesi scandinavi il costo della vita è molto alto; ci sono però degli accorgimenti che possono ridurre sensibilmente il vostro budget, il più importante dei quali è quello di prenotare in largo anticipo soprattutto i voli aerei e gli alloggi (anche sei mesi prima). ⦁ Volo aereo: Le soluzioni più economiche sono quelle che prevedono di fare uno scalo intermedio che nella maggior parte dei casi può essere ad Amsterdam, Francoforte, Londra o Copenhagen. C’è un motore di ricerca molto affidabile che si chiama “Sky scanner” utilissimo a tal fine che vi da tutte le possibili opzioni. Abitando in provincia di Bergamo abbiamo scelto la comodità dell’aeroporto di Orio al Serio scegliendo di fare scalo su Copenhagen (volo Ryanair) dove all’andata abbiamo dovuto attendere 4 ore il volo per Reykjavik dell’Icelandair mentre al ritorno le ore d’attesa essendo ben 12 ci hanno dato la possibilità di dare una bella occhiata alla capitale danese che non avevamo mai visto il cui centro è raggiungibile in soli 15 minuti prendendo il metro che si trova proprio sotto l’aeroporto trasformando così quello che poteva essere un grande disagio in un’opportunità. Il prezzo del volo a/r è stato di € 310 (da tenere presente che per motivi famigliari la prenotazione per il mese di agosto l’abbiamo potuta fare solo a maggio; probabilmente se fossimo riusciti a farla a febbraio avremmo pagato ancora meno). ⦁ Alloggio: Le strutture ricettive sono molto limitate rispetto a quella che è la domanda soprattutto nei mesi estivi. Da qui i prezzi elevati e la necessità di prenotare in anticipo onde evitare di rimanere a piedi. Gli Hotel sono la soluzione più comoda ma anche la meno economica dove ci si trova a pagare prezzi da cinque stelle per delle strutture che a mala pena in Italia di stelle ne avrebbero due! Un’ alternativa all’hotel e quella dei bed & breakfast che è poi quella da noi prediletta. In particolare abbiamo prenotato tutto tramite Airbnb, network valido e serio già utilizzato in altri viaggi con cui ci siamo trovati sempre molto bene. Basta iscriversi (gratuitamente) e procedere con le prenotazioni un po’ come accade per booking o trivago. Il costo medio per una sistemazione per tre persone in appartamento (spesso rappresentato da un bilocale) è stato di € 150. Volendo il costo può essere ulteriormente ridimensionato (- 40%) se si è disposti a rinunciare ad un po’ di privacy condividendo con altri gli spazi comuni della casa (bagno, cucina e salotto).

PRANZI/CENE:

I ristoranti offrono una cucina soprattutto a base di pesce e carne ovina che ci ha stupito favorevolmente con piatti più che decenti cosa che invece non avevo trovato 26 anni fa dove ricordiamo di aver mangiato molto male. A rimanere invariati invece sono i prezzi sempre alti; tanto per intenderci un dolce costa mediamente 15 euro, va da sé che senza esagerare il costo medio di una cena va dai 35/40 euro bevande escluse. La nota positiva è che qui l’acqua è buonissima e sempre gratuita; evitate di prendere vino la cui qualità sarebbe incerta al contrario della certezza del prezzo elevatissimo. Eventualmente per variare potreste propendere per l’abbordabile birra soprattutto la Viking prodotta ad Akureyri. Volendo evitare i ristoranti si potrebbe percorrere la strada dei supermercati acquistando il necessario per poi cucinare a casa (sempre che si scelga la soluzione b&b). Personalmente ho scelto di ricorrere al supermercato per il pranzo e la colazione mentre la sera ci siamo concessi lo sfizio di essere serviti. Vi sono diverse catene di supermercati dai prezzi più o meno cari (i più economici sono i discount Bonus, quelli con il simbolo del porcellino) che però si trovano solo a ridosso dei principali centri abitati. Fate attenzione perché in particolar modo nelle zone interne non solo non troverete negozi ma nemmeno anima viva.

CARTE DI CREDITO:

Avere una carta di credito è indispensabile perché tutto si paga con il suo utilizzo anche per acquistare una caramella; non è assolutamente necessario avere del contante (io non ho cambiato neanche un euro e francamente non so come sia fatta una banconota islandese). Da segnalare che l’unica carta un po’ bandita (come del resto in Italia) è quella “verde”; non di rado ci è capitato di vedere negozi con la scritta “no A………”. L’importante è avere invece con sé una carta di credito munita di pin, questo perché quasi tutti i distributori di benzina sono senza operatore e l’unico modo per rifornirsi è utilizzare il self service che vuole sempre una carta che si utilizza con la digitazione del pin.

NOLEGGIO AUTO E STRADE:

Anche il noleggio di un’auto risulta essere, guarda caso, particolarmente oneroso così come il costo del carburante (benzina oltre 1,8 euro). Non è necessario avere una vettura 4×4 se non ci si addentra nelle zone interne dove vige l’obbligo segnalato da apposita cartellonistica il cui mancato rispetto ha quale conseguenza non solo quello di potersi vedere comminate pesanti multe ma anche di non avere alcun rimborso da parte delle compagnie assicuratrici in caso di danno procurato all’autovettura e/o a terzi. Noleggiare un’auto 4×4 può costare anche più del doppio di quanto richiesto per un’autovettura “normale”. Noi ci siamo affidati così come facciamo ormai da parecchi anni alla società di brokeraggio “Autoeurope” spendendo per una Wolgswagen Polo la somma di € 850 per 10 giorni (con assicurazione senza franchigie). La strada che circumnaviga l’isola (il cosiddetto ring) è ben tenuta e non presenta problematiche (almeno in estate) a differenza invece delle strade sterrate interne dove non sempre l’essere dotati di una vettura 4×4 consente di risolvere i problemi. Ci è capitato di vedere diverse auto in grossa difficoltà nel dover guadare dei corsi d’acqua che spesso a causa dello scioglimento dei ghiacci tagliano le strade che oggi ci sono e domani non si sa. La soluzione allora dove sta se si vuole vedere anche le parti interne dell’isola che sono nella loro solitudine di una bellezza struggente? L’unico modo è quello di rinunciare ad un po’ della propria libertà di movimento affidandosi alla fidata rete di autobus islandesi che si muovono con estrema disinvoltura su tutti i tracciati (anche il prezzo degli autobus però non è a buon mercato e se a viaggiare si è in tanti il tutto si complica). Ultima nota è quella di assicurarsi di non rimanere mai senza carburante perché vi potrebbero essere lunghi tratti stradali senza incontrare una pompa di benzina; fermatevi spesso a fare rifornimento anche a serbatoio quasi pieno.

LIMITI DI VELOCITÀ E MULTE:

Bisogna fare parecchia attenzione ai limiti di velocità per altro ben segnalati in quanto il mancato rispetto potrebbe avere pesanti conseguenze sulle vostre finanze con inevitabili ricadute sul vostro buon umore e sul proseguo del viaggio. Vi sono telecamere poste dappertutto anche in luoghi impensabili. Limitare la velocità inoltre consentirà anche di non fare incontri ravvicinati con le numerose pecore che spesso troverete a bighellonare sulle strade.

ACQUISTI:

L’Islanda come si può ben intuire da quanto sin qui detto non è un paese famoso per lo shopping. Nel caso però doveste trovare qualche cosa di vostro gradimento (io ho acquistato uno dei loro famosi maglioni di lana fatti a mano) ricordatevi di farvi spiegare dal negoziante il funzionamento del tax free che vi permetterà di ottenere in aeroporto il giorno della partenza il rimborso delle tasse. Se foste interessati ai maglioni non perdete tempo a ricercare negozi strani che propongono la merce a prezzi un po’ più bassi rischiando magari di beccarvi un made in china, ma affidatevi ai più conosciuti negozi specializzati nelle vendita di questi articoli che troverete soprattutto a Reykjavik (The Handknitting Association of Iceland)

CLIMA E ABBIGLIAMENTO:

Il clima è particolarmente imprevedibile tanto è vero che gli stessi abitanti dicono che il tempo muta “a random”; si può iniziare la giornata con un bel cielo azzurro e dopo mezz’ora essere investiti da un mega acquazzone con venti impetuosi. Possiamo programmare tutto nei minimi particolari tranne che governare il tempo, variabile che alla fine è destinata ad influire pesantemente sulla riuscita del nostro viaggio. Bisogna comunque essere ottimisti e sperare di avere un po’ di fortuna quella che tra l’altro ci ha accompagnato sia 26 anni fa che soprattutto quest’anno dove su dodici giorni abbiamo incontrato le famose intemperie islandesi solo a metà del nostro percorso tra l’altro durante una lunga tappa di trasferimento. Le temperature anche nei mesi estivi non si possono definire proprio calde e vanno dai 5 ai 18 gradi. Generalmente la parte sud dell’Isola è quella più “calorosa” perché beneficia della positiva influenza della corrente del golfo, mentre a nord a far da padrone sono le fredde correnti della Groenlandia. Ad Akureyri e zone limitrofe la temperatura durante il nostro soggiorno hanno sempre oscillato tra i cinque e gli 8 gradi. La conseguenza è che è necessario vestirsi a cipolla con un abbigliamento pratico. Nello specifico noi abbiamo optato per un guscio da montagna (versione moderna del vecchio k-way dove però non si suda e si è protetti veramente da acqua e vento), un pile di media pesantezza, magliette tecniche a mezza manica, un pantalone sempre tecnico anti pioggia , una bandana (molto utile per riparare il viso dal vento) e scarponcini da trekking (oltre ovviamente alla biancheria intima e ai calzini). Questo è il vestiario che ci ha accompagnato per tutto il viaggio (non è assolutamente necessario avere una valigia voluminosa!!). Anche al ristorante vestiti così non si sfigura!!

ITINERARIO (2/14 agosto 2019)

Avendo a disposizione 13 giorni scarsi abbiamo dovuto gioco forza costruire un itinerario sacrificando alcune zone anch’esse altrettanto meritevoli ma che necessitavano almeno 2/3 giorni in più di permanenza; nello specifico abbiamo nostro malgrado depennato tutta l’Islanda nord occidentale (ci piange il cuore non aver visto le cascate di Dynaini). Al fine di ottimizzare le risorse ho cercato di concentrare all’inizio del viaggio la visita di Reykjavik e di alcune zone interne in modo tale da noleggiare l’auto solo dopo aver raggiunto Akureyri.

2/3 agosto: Reykjavik

(sistemazione in un “loft apartment” in Framnesvegur nella zona della marina; bilocale pulito dotato di tutto il necessario e comodo logisticamente a soli 15 minuti a piedi dal centro). Trent’anni fa non esistevano negozi per turisti mentre ora sono ovunque così come i ristoranti dove però la qualità è notevolmente migliorata mentre i prezzi sono rimasti cari (tutti i prezzi non solo quelli dei ristoranti!). Scegliendo con accuratezza anche attraverso la consultazione di tripadvisor si potranno trovare dei ristoranti che offrono piatti decenti spendendo 25/30 euro a persona ovviamente accontentandosi di bere solo acqua che come già detto è buona e gratuita. Reykjavik la si può visitare comodamente in una giornata. Partendo dalla zona del porto dove si trova anche il nuovo centro congressi “Harpa” e dopo aver scattato alcune foto con lo sfondo del “Sun Voyager” (monumento della nave vichinga) si sale verso la chiesa principale “Hallgrimskirkja” (tutto ruota attorno a questa chiesa) passando per la via centrale dello shopping la “Laugaveur”. L’architettura esterna della chiesa è molto bella mentre non altrettanto lo è l’interno che risulta spoglio e freddo (nulla a che vedere con le cattedrali di casa nostra). Se si vuol avere una bella panoramica dall’alto della città, piuttosto che salire sul campanile della chiesa (a pagamento), vale la pena fare qualche km e raggiungere la raffinata cupola di vetro girevole del “Perlan” una struttura che accoglie un ristorante, negozi, sale espositive e un museo. Tra le attività a pagamento ne suggeriamo due. La prima è quella di assistere comodamente sdraiati sul pavimento alla proiezione tenuta presso l’Harpa del filmato sulle origini e le bellezze paesaggistiche islandesi, giusto per avere una gustosa anteprima di quello che vi aspetterà nei giorni successivi (durata 15 minuti; i ragazzi fino a 16 anni non pagano mentre il biglietto per gli adulti è di circa 10 euro). La seconda è quella legata alla scoperta del fenomeno dell’aurora boreale che essendo visibile solo in autunno/inverno in questo periodo se ne potrà avere un’assaggio solo partecipando alla bella ricostruzione che viene fatta in un piccolo immobile presso la zona della marina (bimbi fino a 6 anni gratis, per tutti gli altri il costo del biglietto è di circa 10 euro).

4 agosto: Tour Landmannalaugar

Facendo base sempre a Reykjavik di buon ora partiamo dalla stazione “Bsi Terminal” per questo tour-trekking prenotato largamente in anticipo con l’agenzia NAT (www.nat.is) dal costo di 18.800 corone (9.400 corone per i ragazzi dai 12 ai 15 anni,mentre i bimbi fino agli 11 anni sono gratis). Avendo più tempo a disposizione l’ideale sarebbe visitare questa zona rimanendo più giorni partecipando ad uno dei diversi trekking che durano dai 2 ai 4 giorni e che culminano con il trekking chiamato “Laugavegur” lungo 55 km che collega Landmannalaugar a Porsmork considerato uno uno dei percorsi più belli al mondo. Da mettere in preventivo un buon spirito d’adattamento (si dorme all’addiaccio in tenda) e delle buone gambe. Partiamo da Reykjavik sotto un cielo plumbeo, vento forte e pioggia intermittente. Arrivati a destinazione dopo un viaggio in bus di circa tre ore ad accoglierci è una giornata si fredda ma con il sole che fa capolino tra le nuvole che vanno man mano diradandosi. Ringalluzziti dall’inaspettata bella giornata imbocchiamo il sentiero ben segnalato che ci porterà a 945 metri sulla sommità del vulcano Blahnukur. Il percorso che dura 3 ore (a/r) non è impegnativo ed è assolutamente spettacolare!!. Si attraversano paesaggi dai colori e dai contrasti pazzeschi con visuali che ti lasciano a bocca aperta. Al ritorno imperdibile è il bagno rigenerante da farsi all’aperto tuffandosi nelle acque calde del torrente che si trova vicino al campeggio posto alla fermata dell’autobus che vi riporterà a Reykjavik. Uniche avvertenze sono quelle di portare con se un costume da bagno e una salvietta badando a non avvicinarsi troppo al ruscelletto immissario del torrente perché la sua acqua è caldissima e ci si potrebbe ustionare.

5 agosto: Kjolur Route

Lasciamo la capitale islandese dirigendoci verso nord per raggiungere la cittadina di Akureyri utilizzando un autobus che è un ibrido tra bus di linea e bus turistico e che percorrerà la cosiddetta “Kjolur route” strada quasi tutta sterrata che taglia l’altopiano di Kjolur (costo del biglietto: 18.000 corone per gli adulti, 9.000 corone per i ragazzi dai 12 ai 15 anni, al di sotto dei 12 anni gratis). Solita partenza mattutina da BSI dove ad attenderci c’è un autobus datato e dalla carrozzeria rialzata guidato da un autista solo all’apparenza tranquillo (si rileverà piacevolmente fuori di testa). Le fermate intermedie che prevedono una sosta di circa un’ora ciascuna sono tre. La prima, dopo circa un’ora dalla partenza ci porta ad ammirare la zona geotermale di Geysir e la maestosa cascata di Gulfoss (in realtà si tratta di due fermate di 30 minuti ciascuna in quanto le due zone sono abbastanza vicine). Queste che sono tra le più note attrazioni turistiche d’Islanda meriterebbero di essere vissute avendo a disposizione più tempo, cosa in effetti programmata per l’ultimo giorno di permanenza sul suolo islandese quando saremo dotati di auto. Nel frattempo ci gustiamo questa anteprima assistendo alle spettacolari evoluzioni dello “Strokkur” (il geyser che erutta ogni cinque minuti) e al fragore delle acque del fiume Hvità che da vita alle cascate di Gulfoss. Subito dopo aver lasciato queste due bellezze naturali la strada diventa sterrata esaltando le doti da pilota del nostro autista. Tutto il percorso fatto di sali scendi e guado di torrenti si snoda attraverso paesaggi veramente suggestivi e unici che attirando continuamente la nostra attenzione non fanno pesare le ore di viaggio. La seconda tappa è presso un campeggio nella zona di Kerlingarfioll, che non è altro che un gruppo montuoso collocato tra i ghiacciai di Vatnajokull e Hofsjokull. Giusto il tempo per scattare delle belle fotografie e per rifocillarci e via verso la prossima meta, il sito geotermale di Hveravellir, area protetta particolarmente nota per le sue sorgenti di acqua calda e vapore e le piscine termali all’aperto dove vi è la possibilità di immergersi. La sosta di un’ora è sufficiente per visitare la zona caratterizzata da un’ampia solfatara formata da fumarole e pozze d’acqua calda con colori che in una giornata di sole (così come è capitato a noi) risultano particolarmente accesi e suggestivi, dal giallo dello zolfo, al bianco del calcare, al blu dell’acqua che ribolle sino al verde dei prati circostanti. Arrivati verso sera ad Akureyri “prendiamo possesso” del nuovo alloggio, un bel bilocale vicino al porto dove trascorreremo tre notti. Akureyri pur essendo una graziosa cittadina non offre molte attrattive turistiche; l’unica eccezione è rappresentata dal giardino botanico veramente bello e ben tenuto (ingresso gratuito). La scelta di Akureyri come base per visitare il nord dell’Islanda è stata una scelta forzata in quanto non siamo riusciti a trovare una sistemazione a Reykjahlio sul lago Myvatn che secondo noi sarebbe stata la località ideale dove fermarsi per visitare tutta la zona.

6 agosto: Dettifoss, Selfoss, Asbyrgi, Husavik

Dopo aver ritirato l’auto a noleggio presso il piccolo aeroporto di Akureyri partiamo per visitare la cascata di Dettifoss. Uscendo da Akureyri direzione Myvatn vi è la possibilità di percorrere la vecchia strada panoramica oppure scegliere di imboccare un nuovo tunnel lungo una decina di chilometri che permette di risparmiare 15 minuti di strada. Questo tunnel è a pagamento ed il solo modo che si ha per pagare è quello di scaricare preventivamente una up dove bisogna inserire i dati della propria carta di credito. La dimenticanza può costare caro visto che viene comminata una sanzione pari al doppio del costo del biglietto ( 3.000 corone, cosa che è capitata al sottoscritto!). Dopo aver oltrepassato il lago Myvatn vi sono due strade che si possono prendere per arrivare alla cascata di Dettifoss: la 862 asfaltata oppure la 864 che ha un breve tratto sterrato ma percorribilissimo (non bisogna guadare i fiumi). A seconda della strada scelta alla fine si avrà una visuale diversa sulla cascata. Se non si ha il tempo per percorrerle entrambe (cosa che invece noi abbiamo fatto), il consiglio è quello di arrivarci utilizzando la 864 sterrata. Una volta arrivati e parcheggiata l’auto, man mano che ci si avvicina alla cascata aumenta il rumore fragoroso dell’acqua e anche la terra sembra tremare sotto i piedi. Impressionante è la quantità di acqua trasportata (500 metri cubi al secondo!). Andateci ben equipaggiati perché anche se troverete una bella giornata di sole la doccia qui è assicurata. Percorrendo a piedi per 10 minuti un piccolo sentiero si arriva nei pressi di un’altra cascata, quella di Selfoss, meno impetuosa della precedente ma altrettanto bella (qui quanto meno non si corre il rischio di bagnarsi). Proseguendo verso nord su una strada a tratti sterrata si raggiunge l’entrata al canyon dell’Asbyrgi. Dal centro visitatori partono diversi sentieri tutti non impegnativi. Noi abbiamo scelto quello che percorre il canyon dall’alto camminando per un paio d’ore in un ambiente ovattato dove abbiamo incontrato parecchi volatili. Successivamente ci siamo diretti verso la cittadina di Husavik dal cui bel porticciolo partono le escursioni di whale watching. Dopo aver mangiato presso l’unico ristorante presente nella zona del porto siamo ritornati ad Akureyri percorrendo questa volta la strada costiera. Qui ho guidato in completo relax per decine di chilometri senza incontrare anima viva fermandomi spesso a scattare fotografie invogliato dal mutevole paesaggio che ci circondava.

7 agosto: Godafoss, Hvergjall, Myvatn, Njamafall

A circa un’una d’auto da Akureyri prima di arrivare sulle sponde del lago Myvatn ci si imbatte nella cascata di Godafoss. Forse meno rinomata rispetto alla non lontana Dettifoss è sicuramente più vivibile: fa meno freddo, non ci si bagna e si riescono a scattare in tutta tranquillità ottime fotografie a quella che anche per il suo fascino è chiamata “Cascata degli Dei”. Raggiunto il lago Myvatn che per l’occasione fortunatamente non risultava essere invaso dalle orde di moscerini per cui è famoso, abbiamo subito preso confidenza con il luogo facendo una piacevole camminata di mezz’ora sulle sue rive alla scoperta dei crateri erbosi che lo contraddistinguono. Di seguito ci siamo recati alla scoperta del cratere di Hvergjall; è una bellissima passeggiata di circa un’ora e mezza dove si percorre tutto il perimetro del vulcano in quota con vista mozzafiato sul paesaggio circostante (tira parecchio vento e fa anche un po’ freddo ma ne vale assolutamente la pena). Una volta scesi abbiamo preso la direzione per le solfatare di Njamafall che si trovano poco distanti dai famosi bagni termali. Qui la terra dai colori incredibili è spesso squarciata da crepe e crateri da cui si sprigionano fumi che permeano l’aria dell’odore acre dello zolfo dandoti la sensazione di entrare nell’inferno dantesco. Fate attenzione a dove mettete i piedi rispettando i divieti di calpestio ben segnalati se volete evitare brutte e magari brucianti sorprese. Prima di rientrare alla base ci siamo fermati a cena alla fattoria di Vogafjos, locale molto carino con vista diretta tramite ampie vetrate sulla pulitissima stalla. Si mangia decisamente bene ma alla fine il conto risulta un più salato del solito.

8 agosto: Myvatn nature baths,giardino botanico di Akureyri

Oggi il tempo incomincia a guastarsi ed allora sconsigliati dall’intraprendere l’escursione al vulcano Askja ci prendiamo un periodo di relax trascorrendo gran parte della giornata ai bagni termali che si trovano nei pressi del lago Myvatn. Molto suggestiva la location con le grandi vasche di acqua calda incastonate tra vulcani e fumarole con vista diretta sul lago. I prezzi per l’entrata sono di 5.000 corone per gli adulti (circa 35 euro) e 3.500 corone per gli studenti (non è necessario produrre alcun documento specifico). Se si vuole evitare di pagare circa € 15 per il noleggio del singolo accappatoio, fate come noi che ci siamo portati i salviettoni dal B&B. Queste terme non hanno nulla da invidiare alla più famosa Blu Lagoon anzi…., l’ingresso costa la metà, c’è meno affollamento e soprattutto l’ambientazione non è artefatta; alla Blu Lagoon vi eravamo stati 26 anni fa e non ci aveva per niente entusiasmato. Ma oggi, dopo tutti i maquillage subiti a suon di cementificazione, pensiamo sia anche peggio. Rigenerati, abbiamo dedicato il pomeriggio a girovagare per Akureyri visitando quella che forse è l’unica vera attrattiva della cittadina, il bel giardino botanico.

9 agosto: tappa di trasferimento e visita dei fiordi orientali

Lasciamo Akureyri accompagnati da pioggia incessante, vento, freddo e perfino qualche spruzzata di neve. Questa sarà l’unica vera brutta giornata (meteorologicamente parlando) di tutto il nostro viaggio e fortunatamente ha coinciso con la lunga e programmata tappa di trasferimento che alla fine ci ha portati sul fiordo di Breiodalsvik. I 174 km che separano il lago Myvatn e Eglisstaoir scorrono su una strada abbastanza monotona e noiosa così come appare la cittadina di Eglisstaoir che è rimasta anonima e incolore così come l’avevamo trovata nel nostro precedente viaggio. A Eglisstaoir comunque ci fermiamo per rifocillarci e sgranchire un po’ le gambe. Visto che anche se non piove più il tempo non lascia presagire nulla di buono, decidiamo di evitare la passeggiata che ci avrebbe portato alla cascata di Hengifoss dedicandoci invece ad una veloce visita dei fiordi orientali. Grazie anche alla tregua delle intemperie che nel pomeriggio ci ha graziato siamo riusciti a vedere tutti i principali fiordi della zona. Il più caratteristico è sicuramente quello di Seyoisfjorour, un minuscolo borgo marinaro tappa anche delle grandi navi da crociera simile ad una bomboniera colorata (bella la cascata che si incontra qualche chilometro prima di entrare nel paese). Anche tutti gli altri fiordi meritano una sosta. In particolare vi segnaliamo a Eskifjorour la presenza di una specie di residence (Mjoeyri) formato dal alcune casette rosse poste in riva al mare ottimamente arredate e con una vasca idromassaggio con acqua calda ricavata all’interno di un motoscafo posta al centro del giardino comune. Il prezzo a notte è tutto sommato anche a buon mercato visto gli standard islandesi (€ 150 al giorno). In più qui abbiamo avuto la fortuna di incontrare un cucciolo di volpe artica che dopo l’uccisione della madre era stato per così dire adottato dagli affittuari del residence e si faceva accarezzare come fosse stato un gatto. Pertanto, piuttosto che fermarvi ad Eglisstaoir, percorrete qualche chilometro in più e fate tappa qui dove tra l’altro si trova anche un ristorante (Tjoruhsuio) noto per per servire una delle “prelibatezze culinarie islandesi” il famoso Hakarl o squalo putrefatto, piatto ideale per stomaci forti (personalmente abbiamo evitato di fare questa esperienza). La scelta di fermarci la sera a Breiodalsvik è stata un ripiego in quanto avendo effettuato le prenotazioni solo a maggio non siamo riusciti a trovare alcuna sistemazione ad Hofn, località che logisticamente sarebbe stata la meta ideale per la visita del giorno successivo alla vicina laguna dello Jokulsarlon. Questa sosta ci ha però fatto scoprire il ristorante posto all’interno dell’hotel Blafell che alla fine del nostro tour risulterà essere stato quello dove abbiamo mangiato meglio.

10 agosto: Jolulsarlon, Fjallsarlon, Svartifoss

La laguna dello Jokulsarlon rimane sempre molto scenica anche se per noi che ci siamo stati nel 1993 è impressionante vedere come il ghiacciaio Vatnajokull qui si sia ritirato per diversi chilometri; all’epoca percorrendo solo duecento metri eravamo riusciti a camminare direttamente sulle lingue del ghiacciaio!! Il tour con il mezzo anfibio attorno agli iceberg non vale il prezzo pagato; se interessati proteste propendere per l’escursione in kayak, magari un po’ più cara ma senz’altro più interessante (prenotate sempre in largo anticipo: www.jokulsarlon.it). Raggiungete poi la spiaggia che vede gli iceberg scendere per tuffarsi nel mare perché qui che potreste incontrare da vicino le foche. C’è poi un’altra laguna, forse anche più interessante, che si raggiunge percorrendo circa 12 km (direzione Vik) che si chiama Fjallsarlon e dove la lingua del ghiacciaio la si vede veramente da vicino. Sempre percorrendo questa strada si raggiunge il parco di Skaftafell dove abbiamo fatto una camminata di circa un’ora a/r e che ci ha portato ad ammirare la cascata di Svartifoss famosa non tanto per la spettacolarità del salto dell’acqua ma per le forme ed i colori delle rocce basaltiche che hanno ispirato anche la costruzione del teatro di Reykjavik. La passeggiata è bella anche se un po’ troppo affollata. Qui per la prima volta abbiamo trovato un parcheggio a pagamento; non vi viene dato alcun biglietto perché una telecamera riprende il vostro ingresso in modo tale che tutti diligentemente prima di entrare nel parco spontaneamente si accomoderanno presso l’apposito dispensatore pagando l’equivalente di 5 euro con l’utilizzo della solita indispensabile carta di credito. Verso sera raggiungiamo il nostro b&b che si trova nei pressi della cascata di Skogafoss. Anche qui la scelta migliore sarebbe stata quella di alloggiare a Vik, cosa guarda caso non resa possibile dall’aver prenotato non sufficientemente in anticipo (diventerà un mantra…).

11 agosto: Dyrholaey, Reynisfjara, Hjorleifshofoi, Skogafoss, Seljavallaug

Il promontorio lavico di Dyrholaey è parte di un’importante riserva marina. Il percorso a piedi che si snoda lungo le scogliere da tra l’altro l’opportunità di fotografare i Puffin da meno di due metri di distanza. Si godono bellissimi scorci sul paesaggio circostante e dall’alto delle scogliere si ammirano i Puffin che si immergono sott’acqua a caccia di pesci. A pochi chilometri di distanza si trova la spiaggia nera vulcanica di Reynisfjara contornata da colonne basaltiche sulla cui sommità nidificano i Puffin che da li scendono in picchiata verso il mare mentre al largo svettano due meravigliosi faraglioni chiamati “Reynisdrangar” che una leggenda narra si trattasse di due enormi troll trasformati in pietra dal sole perché sorpresi a rubare una nave. Fate molta attenzione e leggete i cartelli che troverete all’ingresso della spiaggia che mettono in guardia sull’imprevedibilità delle onde ed il rischio di venire risucchiati dalla forte risacca (ovviamente se il mare è piatto pericolo non c’è). Dopo una fugace visita al paese di Vik dove ci siamo fermati a consumare il nostro pranzo (panini comprati al supermercato) proprio ai piedi della chiesetta dal tetto rosso, nel primo pomeriggio ci siamo diretti a Hjorleifshofoi che è una sorta di montagna-isola posta nel bel mezzo di una immensa spiaggia lavica. C’è un’escursione che dura circa un’ora e mezza e che vi porta a vedere dei paesaggi straordinari. Se si avesse a disposizione poco tempo, potreste decidere di fare solo la prima parte del percorso prendendo però il sentiero al contrario in senso antiorario salendo sino ad un altopiano con prati costellati da fiori gialli (non è necessario salire sino alla vetta). Penultima tappa della giornata la fantastica cascata di Skogafoss. Sulla destra del sito è stata costruita una lunga e ripida scalinata che porta sulla sommità della cascata. Tanta fatica per niente perché la visuale che da qui si ha non è niente di particolare. La cascata invece bisogna godersela dal basso andandole il più vicino possibile anche a costo di lavarsi completamente. Affascinante ed elegante!!. Nelle giornate di sole si può vedere un arcobaleno permanente che la attraversa. Andateci se potete nel pomeriggio perché al mattino penso che il sole non la lambisca e pertanto l’effetto dell’arcobaleno non potrà allietarvi. Sono ormai le 19,00 e decidiamo di chiudere la giornata andando a farci un bagno che ci scaldi le ossa presso una piscina d’acqua calda immersa nel nulla (Seljavallaug). Per arrivarci bisogna scarpinare per venti minuti e alla fine ci si trova di fronte un grosso vascone di cemento lungo 20 metri x 4 abbastanza sgraziato ma inserito in un contesto molto particolare. Cena nell’unico ristorante della zona il ” Gamla Fjosio” dove avevamo cenato anche la sera precedente trovandoci molto bene e al cui interno subito all’ingresso vi è un bel cartello che recita: “NO WI-FI TALK TO EACH OTHERS!!

12 agosto: Seljalandsfoss, Gljufrabui, Fluoir, Geysir

Dopo essermi alzato molto presto (5,00) per andare a scattare delle fotografie ai cavalli lasciati allo stato brado, tornato a prendere il resto della compagnia partiamo per la visita della cascata di Seljalandsfoss. Qui è da mettere in preventivo una bella lavata soprattutto se si ha la “fortuna” come noi di vederla in una giornata ventosa. E’ comunque molto divertente basta essere ben equipaggiati. Molto bella è la prospettiva della vista che si ha della cascata dall’interno percorrendo il sentiero che passa proprio nel “suo ventre”. Poco più avanti prendendo la stradina alla sinistra della cascata si arriva in cinque minuti a piedi “Gljufrafoss”, la cascata racchiusa nella grotta. Per accedervi bisogna attraversare un anfratto molto stretto; il tutto diventa molto complicato quando c’è troppa gente perché non essendo regolato il flusso di chi entra e di chi esce ci si blocca. La soluzione potrebbe essere quella di togliersi le scarpe e risalire il corso del ruscelletto che esce dalla grotta con il rischio di congelarsi i piedi (abbiamo visto alcune persone farlo!). La perseveranza alla fine paga perché dentro la visione è molto particolare e suggestiva. Nel pomeriggio siamo ritornati a Geysir dove oltre che a rivedere lo Strokkur in piena attività abbiamo con calma girovagato per tutta l’area del parco salendo in cima alla collinetta che lo domina e da cui si gode di una bella visuale. A Fluoir abbiamo prenotato un alloggio all’interno di una fattoria dove si allevano anche cavalli (“Kotlaugar guest house”) ; ci è stata assegnata una bella casetta in legno dotata di tutti i confort e più che in Islanda ci sembrava di essere alloggiati all’interno di un parco nord americano. Trovandoci a Fluoir non abbiamo resistito al richiamo di quello che sarebbe stato l’ultimo ammollo in acque calde visto che proprio qui si trovano i bagni più antichi d’Islanda; sempre apprezzata la sensazione di calarsi in un bel tepore lasciandosi alle spalle il freddo. Così come ci è capitato sui fiordi orientali anche qui abbiamo trovato un ristorante degno di menzione, il “Kaffihus Grund”.

13 agosto: Bruarfoss, Kerio, Oxararfoss, Pingvellir

Quando si arriva all’ultimo giorno di un viaggio si incominciano a tirare le somme visto che bene o male tutto quello che si era programmato è stato fatto. Le cose non sono invece andate così questa volta perché proprio l’ultimo giorno abbiamo visto quasi per caso uno dei luoghi più belli di tutto il nostro tour in Islanda, la cascata di Bruarfoss. Questa non era una meta inserita nella stesura originaria del programma fatto prima di partire ma aggiunta all’ultimo momento solo perché l’avevo notata sfogliando un giorno in un negozio a Reykjavik delle cartoline. Il fatto che per ora non venga molto pubblicizzata, forse perché per raggiungerla bisogna anche attraversare dei terreni privati, da la possibilità impagabile di ammirarla in assoluta solitudine. La cascata è ubicata ad una trentina di km da Geysir. Impostato il navigatore si arriverà ad un parcheggio da dove parte un sentiero ben segnalato che in circa un’ora e quindici minuti vi condurrà alla meta (non prendete in considerazione i percorsi alternativi suggeriti in alcuni blog perché fuorvianti). Dopo venti minuti a sorpresa si incontra una prima cascata, bellissima dall’acqua turchese e tumultuosa che è solo il preludio allo spettacolo che verrà riservato più avanti. Arrivato a destinazione trovandomi al cospetto di un’opera d’arte di straordinaria bellezza creata da madre natura sono rimasto letteralmente senza parole talmente emozionato da farmi venire le lacrime agli occhi colpito forse da una variante della sindrome di Stendhal. In realtà Bruarfoss non è una sola cascata ma un insieme di cascate che compongono uno splendido anfiteatro. Dopo tale visione tutto il resto diventa quanto meno relativo. Va da sé che i due ultimi posti visitati, il cratere di Kerio e la cascata di Oxararfoss nel parco di Pingvellir sono stati abbastanza deludenti (tra l’altro per accedervi bisogna per entrambi pagare!!). Dopo aver dato un ultimo sguardo ad una Reykjavik più colorata del solito per via dell’imminenza del “gay pride”, mestamente prendiamo la via dell’aeroporto con la consapevolezza che questo viaggio rimarrà per sempre scolpito nei nostri cuori, oggi forse un po’ più selvaggi!

Per ulteriori informazioni potete scrivere al seguente indirizzo : e.sora @outlook.it

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