Incredibile Islanda

Siamo tornati dopo 31 anni in questa splendida isola. Un luogo davvero unico. È diventata da anni una meta del turismo organizzato di massa e quindi ha perso a mio parere quella bellezza tipica dei posti selvaggi. Adesso ci sono passerelle, recinti, divieti che allora non c'erano e il paesaggio era naturale
Scritto da: Lurens55
incredibile islanda
Partenza il: 04/08/2017
Ritorno il: 19/08/2017
Viaggiatori: 5
Spesa: 2000 €
Viaggio Tour

Islanda

04-19 Agosto 2017

Partecipanti: Lorenzo, Franca, Chiara & Federico, Gaia

Cambio: 122 ISK = 1 €

Prologo:

Il 17 luglio 1986: con due pesanti zaini, sacco a pelo, pochi anni e tanto entusiasmo partimmo per l’Islanda. Un viaggio molto faticoso e anche piuttosto scomodo come si può capire leggendo il diario di quel viaggio in appendice.

Sono passati 31 anni ma i ricordi sono ancora molto vivi. Quest’anno ritorniamo (con maggiore comfort) in 5 invece che in 2.

Il 3 dic 2016 comperiamo i biglietti WOW airline MXP-KEF

5 biglietti A/R con 3 valigie imbarcate da 20 kg, € 2162,39.

Definito l’itinerario procediamo con booking a fare tutte le prenotazioni delle camere. In questi ultimi anni l’Islanda è diventata una meta turistica molto gettonata e i costi delle camere sono piuttosto elevati.

Essendo partiti con molto anticipo troviamo delle soluzioni a prezzi non troppo esagerati.

A febbraio prenoto con rentalcars.it un SUV Suzuki S-Cross da Sixt a € 1566.05 più 113 € per la copertura assicurativa totale.

Verso fine luglio, quando a Torino si boccheggia, a Reykjavik le temperature oscillano da 1 (UNO!!!) a 15-16 gradi e pioggia. Confidiamo nella bonne etoile.

Nel 1986 il tempo non era stato particolarmente disastroso.

Preparare i bagagli non è facilissimo, perché il tempo in Islanda è molto variabile. Noi partiamo dall’Italia che fa caldo e arriveremo dopo poche ore con temperature quasi invernali. Il rischio pioggia e vento forte è elevato.

Il 2 agosto il bagaglio sta prendendo forma. Le previsioni meteo per i prossimi giorni in Islanda sono di nuvole, un po’ di pioggia, vento e temperature sui 10°.

Giovedì 03-08-17

Giorno di partenza.

A Torino ci sono 32° e una fastidiosa umidità. Non un filo d’aria.

Il meteo di oggi indica in Islanda temperature da pochi gradi sopra zero fino a 22-23. Sarà piacevole trovare questo clima fresco.

Alle 20.00 si parte per Malpensa vestiti quasi da Islanda. Aria condizionata a palla in auto. Incredibile ma vero sulla TO-MI non c’è nemmeno un cantiere. Credo che sia la prima volta negli ultimi vent’anni.

Alle 21.30 siamo da GPparking di Somma Lombardo (80,50 € per 16 gg al coperto).

Alle 22 siamo in coda al check-in. Ci sono solo 2 postazioni aperte e sono pure piuttosto lenti. Sulle dimensioni del bagaglio a mano sono abbastanza attenti.

Dopo tre quarti d’ora abbondanti finalmente tocca a noi. Consegno le carte di imbarco che ho stampato. Le butta e mi dà altre 5 carte di imbarco. Se sapevo non le stampavo.

Saliamo su un bell’A320 color fucsia dove i condizionatori stanno producendo una bella nebbia gelata.

La divisa delle hostess è un tailleur fucsia come la livrea dell’aereo. Durante la crociera al posto delle scarpe si mettono dei sandali a suola bassa che già sarebbero orribili portati senza calze sul lungomare; indossati con le calze di nylon sono inguardabili.

La temperatura in cabina è bella fresca. Forse cercano di abituarci al clima islandese durante il volo.

WOW airlines è una buona compagnia aerea. Essenziale nei servizi per tenere i costi bassi, ma con un buon allestimento dei velivoli. I sedili sono comodi e abbastanza distanziati per cui non si battono le ginocchia contro lo schienale davanti.

In generale attraccano ai finger invece di fare l’imbarco col pullman.

Venerdì 04-08-17

Alle 00.20 si decolla.

Non è certo un’ora comoda, ma non è che ci siano molte alternative a prezzi ragionevoli.

Volo tranquillo.

Atterriamo alle 2.10 a.m. ora di Reykjavik. Il cielo è buio. Pensavo ci fosse più luce in questi primi giorni di Agosto.

I servizi a terra dell’aeroporto di Keflavik sono un po’ scarsi. Ci mettono un eterno a portare i bagagli al nastro. Forse è una tecnica per far visitare il duty free nell’attesa.

Finalmente arrivano le valigie e a quella di Gaia manca una ruota, che a Malpensa c’era. Al banco reclami ci dicono che ci possiamo scodare qualsiasi rimborso perché le ruote e alcune altre parti dei trolley non sono coperte dall’assicurazione.

Un po’ risentiti andiamo a prendere la navetta che ci porta alla Sixt da cui abbiamo prenotato l’auto tramite rentalcars.it.

Dato che ho prenotato una Suzuki S-Cross, che ha un bel bagagliao, rompo le balle per farmela dare invece della SsangYong TIVOLI che mi vogliono dare essendo della stessa categoria.

Ob torto collo prendo la TIVOLI e quando apro il bagagliaio confermo i miei timori. È piccolo. Un po’ di destrezza e riesco comunque a sistemare le valigie.

Si sono fatte le 3.30 am e partiamo alla volta di Gullfoss.

Il contachilometri segna 16800.

Ci fermiamo ad una stazione di servizio Olis (h24 7/7) per prendere un caffè che ci aiuti ad uscire dallo stato semicomatoso in cui ci troviamo.

Buttiamo un occhio al listino prezzi della caffetteria e ci rendiamo conto che il costo della vita è altissimo. Una brioche circa 4€, un cappuccino quasi 5€,…

Chiediamo 5 caffè pronti a fare un mutuo per pagarli. Il commesso si mette a chiacchierare in inglese con Chiara e dandole i bicchieri le dice di servirci dall’erogatore e che sono omaggio (!!).

Ringraziamo, comperiamo quattro fesserie spendendo parecchio, tra cui un paio di vasetti di Skyr, una specialità alimentare islandese a metà tra lo yogurt greco e la ricotta. Non è male. Ci rimettiamo in marcia.

Arriviamo a Gullfoss alle 6.30 che è già bello chiaro. C’è solo una persona oltre a noi. Sicuramente è stata una faticaccia, ma vedere queste maestose cascate senza orde di turisti da viaggio organizzato compensa ampiamente lo sforzo.

Purtroppo è nuvolo.

Continuiamo a giocare d’anticipo e ci fiondiamo a Geysir. Ci siamo solo noi e altre 2 persone.

Ce ne stiamo un bel po’ ad osservare Strokkur, un geyser molto attivo con un nome da mobile Ikea.

Produce spruzzi altissimi ogni pochi minuti.

Nel frattempo è anche venuto il sole.

Torniamo a Gullfoss per vedere se col sole si forma l’arcobaleno sopra le cascate. Purtroppo non succede. Essendo ormai tarda mattinata c’è una quantità inverosimile di turisti. Ulteriore conferma che andare prestissimo è stata una buona idea.

Si parte per Thingvellir. Luogo importante sia per la storia dell’Islanda (sede del primo Parlamento) sia perché lì la placca nord americana e quella eurasiatica hanno formato una imponente spaccatura della crosta terrestre.

Avendo esaurito gli obiettivi culturali ce ne andiamo da Bonus (un supermarket con prezzi non da oreficeria) a comperare cibarie da merenda. Vicino all’entrata ci sono due grossi thermos di caffè gratis. È anche buono.

Andiamo in centro a Reykjavik e trovo parcheggio gratuito a 100 m. dalla chiesa a forma di missile (salire sul campanile costa 8 euro) e poi al ristorante Ikea per cena (piatti sulle 800-1000 ISK, prezzi estremamente concorrenziali).

Quindi a Keflavik al Sunset H20 Apartments dove passeremo la notte. Bell’appartamento, confortevole, con un ricco assortimento di prodotti con cui prepararci la colazione domattina.

Purtroppo il bagno è condiviso con altri due che occupano una camera doppia. Tenuto conto di questo aspetto è scadente il rapporto prezzo qualità.

Alle 21.30 siamo tutti in coma tanta è la stanchezza e quindi dichiariamo conclusa la giornata (un tantino faticosa) e andiamo a dormire.

Sabato 05-08-17

Alle 7.30 iniziano i preparativi della colazione.

Poi si radunano i bagagli, si carica la macchina e alle 9.30 si fa rotta verso Borgarnes.

La strada più veloce include il passaggio in un tunnel sottomarino, che collega le due sponde di un fiordo, lungo 6 km, scende fino a 165 m. sotto il livello del mare (costo 1000 ISK).

Alle 11 siamo a Borgarnes e ci catapultiamo al Bonus per procurarci la cena di questa sera e la colazione di domani. Tra le varie cose acquistiamo una confezione di 6 uova che costa poco meno di 4 €. Ma cosa mangiano le galline in Islanda?

Poi facciamo un giro per questo ameno paesello. Non si incontra quasi nessuno per strada. Ci sono 2 enormi hotel con il parcheggio desolatamente vuoto e alcuni ristoranti anch’essi totalmente vuoti (come campano?).

Il massimo della “confusione” è un banchetto che vende maglioni islandesi (sui 120€) e varie cianfrusaglie. A parte noi, non ci sono turisti. Forse arriveranno comitive di i viaggi organlzzati.

Borgarnes non presenta attrattive turistiche per cui ripartiamo alla volta della penisola dello Snaeffelness.

Man mano che ci avviciniamo il cielo è sempre più sereno. Con il sole i colori della natura sono di una intensità incredibile.

Ci sono dei paesaggi bellissimi.

La prima sosta è alle Gorge di Raudsfelgja. Una fenditura nella parete di una montagna in cui scorre un ruscello. Molto suggestiva.

Poi ci siamo fermati ad Arnarstapi dove però non c’è nulla di interessante. È un paesotto sul mare (oceano Atlantico) fatto di casette da vacanza.

Sosta successiva Hellnar. Un microscopico paese dove c’è una grotta sul mare di notevole bellezza.

Il viaggio prosegue con sosta ai faraglioni di Londrangar. Due imponenti formazioni basaltiche.

Poi alla spiaggia nera di Djupalon dove ci sono i resti di una nave naufragata nel 1948.

La strada che costeggia la penisola dello Snaeffels è tutta asfaltata.

E infine andiamo alla pozza di acqua calda naturale di Lysuholslaug.

Su sito http://hotpoticeland.com/ sono indicate le coordinate GPS per facilitarne il raggiungimento. Peccato che siano sbagliate. Infatti invece della pozza c’è una fattoria/ostello. Un ragazzo ci spiega come arrivare. È a 7 km da lì.

La struttura è molto spartana.

Il biglietto di ingresso costa 1000 ISK. C’è una piscina piena di acqua a 35° e piccole alghe che propagandano “benefiche”, ma che rendono il fondo estremamente scivoloso.

Ci sono anche due vasche rotonde con l’acqua a 40°.

Ce ne stiamo a mollo per circa un’ora e mezza e quindi puntiamo verso Grundarfjordur dove arriviamo stanchi ed affamati alle 20.30. Prendiamo possesso di un grande appartamento da H5 Apartments.

Con una organizzazione da #metodomasera dopo 20 minuti abbiamo la lavatrice in funzione e siamo seduti a tavola con un bel piatto di pasta spolverato di abbondante parmigiano portato dall’Italia.

Dopo cena andiamo a Kirkjufell a fotografare anche noi la montagna più fotografata di Islanda e le belle cascatelle di fronte.

Poi esausti ci buttiamo nel letto.

Domenica 06-08-17

Oggi cominciamo il giro dei fiordi nord occidentali. Cioè la penisola a manina in alto a sinistra. Purtroppo il cielo non promette bene.

Prima di cominciare a macinare chilometri e chilometri nei fiordi facciamo un giro a Stikkisholmur un grazioso paese con una improbabile chiesa in cemento armato il cui campanile è a forma di vertebra di balena.

Poi si parte. La strada diventa sterrata, ma è molto compatta e abbastanza liscia per cui si viaggia anche a 80 km/h. Arriviamo a Budardalur dove facciamo una veloce spesa in un mini market con prezzi da oreficeria. Un esempio: bottiglia grande (2 litri) di acqua minerale frizzante 4€.

Poco oltre Budardalur iniziamo a costeggiare i fiordi della costa sud della penisola. I paesaggi sono stupendi. Ben presto l’asfalto si interrompe di nuovo e la strada diventa una pista di terra ampiamente percorribile anche con auto piccole a due ruote motrici. Con un SUV si viaggia più spediti. Ci sono lunghi tratti con pendenze che arrivano fino al 15%.

Sono scenari di un altro mondo.

A metà pomeriggio arriviamo all’imponente cascata di Dynjandi. L’acqua fa un salto di 100 metri lungo una parete rocciosa leggermente inclinata producendo un rumore assordante.

Dopo molte decine di chilometri di sterrato arriviamo a Thingheyri dove abbiamo prenotato a dicembre 2016 un appartamento da Apartments by the fiord.

Questi avevano preso i soldi dalla Visa a gennaio nonostante fosse chiaramente specificato su booking che nulla doveva essere pagato prima del nostro arrivo. Tentato di contattarli via mail per chiarire la questione questi non rispondono. E nemmeno lo staff di booking riesce a parlarci. La cosa era un po’ preoccupante. Finalmente qualcuno di booking li trova e probabilmente gli ha fatto un gran tombino, perché si sono fatti vivi assicurando che era tutto a posto e non ci avrebbero certo fatto pagare due volte.

In ogni caso a gennaio il cambio ISK/€ era molto sfavorevole così abbiamo pagato circa 18 euro in più rispetto al cambio di oggi e lo faccio notare alla madama che ci propone un rimborso di 1800 ISK. Accettiamo corone e scuse e ci sistemiamo nell’appartamento. Dopo un po’ arriva il marito con una bottiglia di vino cileno a scusarsi per il disguido. Dovevano proprio sentirsi in colpa!

Ceniamo, poi facciamo due passi per il paese e poi relax. Tra le amenità di questo microcentro abitato c’è un museo di strumenti musicali dal mondo. Noi non siamo entrati perché era chiuso, ma consiste in un paio di stanzette in una costruzione in legno e lamiera ondulata piuttosto malandata.

Lunedì 07-08-17

Caricati i bagagli ci fermiamo dal benzinaio che ha anche un’area attrezzata per il lavaggio in proprio delle auto che si può usare liberamente.

Visto che dopo le piste sterrate di ieri la macchina è lurida da fare schifo diamo una rapida lavata.

Partiamo.

Prima sosta Isafjordur che la Lonely descrive come centro cosmopolita (?!?).

Paesotto grazioso, con una chiesa davvero orribile. Bruttissima come forma, brutte tettoie in acciaio inox e colorata di un marroncino inguardabile. Al momento è al top della classifica degli edifici brutti islandesi.

Facciamo un po’ di spesa da Netto (l’altra catena di supermarket a prezzi abbordabili). Poi via lungo i fiordi.

La strada della costa nord è meno accidentata di quella sud. La parte sterrata è minima.

I fiordi invece sono molto più profondi. Uno è largo poche centinaia di metri e lungo 13 km. Per cui per andare da una parte all’altra dell’imboccatura si devono fare oltre 25 km invece che 500 metri.

I paesaggi sono sempre spettacolari. In particolare quando dei raggi di sole filtrano dalle nubi e le infinite tonalità di verde si illuminano creando incredibili contrasti tono su tono.

Il viaggio scorre tranquillo sotto gli occhi delle miriadi di grasse pecore che brucano instancabilmente tutto il giorno l’erba nei prati circostanti. Abbiamo notato che in generale le pecore formano gruppi di 3. Ravanando sul web abbiamo letto che sono una femmina con due agnelli.

Ad un tratto vediamo parecchie auto ferme a bordo strada e quindi ci fermiamo pure noi. Cosa ci sarà di interessante?

Lo scopriamo presto: un branco di foche che se ne stanno beate in panciolle sulle rocce. Sono di una razza piuttosto piccola.

Purtroppo lungo la strada vediamo anche un incidente piuttosto grave. Un piccolo camper è volato giù da una piccola scarpata ed è completamente distrutto. Sul posto ci sono auto della polizia e ambulanze.

Continuiamo il nostro viaggio costeggiando un fiordo dopo l’altro. Quando passiamo davanti ad un allevamento di cavalli islandesi ci fermiamo a fare un po’ di fotografie e ad accarezzarli. Qualcuno cerca di mangiarmi la cerata. Ma dopo un breve assaggio decide che non è di suo gusto. Sono molto incuriositi dalla nostra presenza.

Un cane arriva di gran carriera dalla fattoria, ma non per mandarci via. Ci fa un sacco di feste, scodinzola e si fa accarezzare. Come cane da guardia non è un granché per nostra fortuna.

Arriviamo finalmente a Bordeyri, quattro case in croce su un bel fiordo. Troviamo (con notevole facilità dato il numero di case) la Guesthouse Tanghaus in cui abbiamo prenotato un appartamento. Non c’è un’anima. C’è però un cartello con scritto “se non ci siamo telefonate”. Chiamiamo e ci danno il codice per aprire una scatolina che contiene la chiave.

Riusciamo ad entrare finalmente!

L’appartamento è molto spazioso, abbastanza attrezzato, ma non ha né lavatrice né lavastoviglie né microonde.

Facciamo un giro per questa metropoli di 300 metri per 300 metri in cui c’è un camping (cioè un prato con un gabbiotto con lavandino e wc) e un bar/market aperto dalle 11 alle 17 (orario curioso). Arrivi dopo le 17 e non puoi comperare nemmeno un pezzo di pane.

Ci prepariamo una sontuosa cena con le provviste acquistate a Isafjordur che include anche tartine di salmone affumicato (strepitoso).

Tenuto conto che siamo in mezzo al nulla e che fa freddo dopo cena ce ne stiamo rintanati in casa.

Come compendio degli ultimi 2 giorni direi che il giro dei fiordi nord occidentali vale sicuramente la pena. Non è particolarmente impegnativo e con un po’ di attenzione si fa tranquillamente con qualunque mezzo. Diciamo che dopo un po’ il panorama, pur sempre bello, è un po’ ripetitivo. Soprattutto il lato nord.

Martedì 08-08-17

Radunati i bagagli andiamo per caricarli in macchina e troviamo la gomma posteriore sinistra a terra.

Imprecazioni non riportabili sul diario a iosa.

Smontiamo la ruota, montiamo il ruotino e andiamo all’officina che c’è in questo microscopico posto.

Un sospetto che il gommista si sia nottetempo procurato del lavoro ci viene, visto che il buco era abbastanza grande e quindi avrebbe dovuto essere già sgonfia la sera quando siamo usciti a fare quattro passi e la macchia ferma da tre ore.

Da noi riparare una gomma costa sui 10-12 euro.

Qui ho speso 5400 ISK, cioè 4 volte tanto!!! Con poco di più in Italia si compera un copertone montato e equilibrato.

Probabilmente questa è la giornata storta che capita in ogni viaggio.

Con la ruota riparata partiamo con l’idea di andare a vedere un fiordo in cui ci sono le foche.

Dopo pochi km di strada c’è un cartello che indica il Seal Center a pochi km.

Andiamo a vedere.

Per entrare in una stanza dove raccontano qualcosa delle foche costa 1000 ISK.

Chiedo informazioni sul fiordo dove siamo diretti e ci dice che è inutile andare perché le foche si vedono da molto lontano. E l’obiettivo di visita va a buca.

Allora decidiamo di andare in una pozza calda spersa nella campagna.

Imposto le coordinate GPS sul navigatore. Vicino alla meta ci sono solo strade sterrate. Quella che ci fa fare il navigatore ad un certo punto è bloccata da un cumulo di terra. Cominciamo a girare a vuoto fino a quando decidiamo di prendere la strada che porta ad un maneggio e in lontananza vediamo delle auto parcheggiate. Le raggiungiamo e vediamo che c’è un sentiero chiuso da un cancello. Dato che si può aprire reputiamo che sia indice del fatto che si può passare.

Dopo una breve camminata gli sforzi sono premiati e troviamo la pozza con dentro 4 tedeschi.

Dato che non siamo razzisti ci mettiamo anche noi. Ci si spoglia en plein air mollando la roba sull’erba.

La temperatura dell’aria è 12°, quella dell’acqua invece è calda al punto giusto. Perfetta.

Dopo pochi minuti cade qualche goccia. Poi smette. Va avanti così per un po’. Dopo mezz’ora si alza un po’ di vento e la pioggia diventa più consistente, così usciamo e ci rivestiamo di corsa.

Come dicevamo, giornata storta.

Tornati alla macchina partiamo con destinazione Akureyri, dove arriviamo verso le 17.

Coriosità: in tutti i semafori il rosso invece di essere rotondo ha uno schermo a forma di cuore. Akureyri città dell’ammmore!

Il nostro appartamento (Ice Apartments, piuttosto costoso) è vicino alla orribile chiesa, che è l’unica cosa riconoscibile a 30 anni di distanza.

È un appartamento che può ospitare 6 persone. C’è un tavolo e ci sono 6 sedie. Ma 4 sono sedie normali e 2 quelle alte da bancone, elemento di arredo peraltro inesistente nell’appartamento.

Ma l’arredatore un po’ di buon senso ce l’ha? Fortunatamente c’è una panchetta che riusciamo ad adattare a sedile.

Piove a secchi.

Andiamo a fare la spesa da Netto e comperiamo di nuovo un trancio di salmone affumicato, visto che quello di ieri era buonissimo.

Giunti a casa lo apriamo ed evidentemente è di un tipo diverso abbastanza sgalfo e puzzava più di copertone bruciato che di fumo di faggio, pur costando più o meno come l’altro. Giornata storta. Speriamo finisca presto.

Mercoledì 09-08-17

Apro le tende. Guardo fuori. Pioggia battente con nuvole basse e dense.

Per rincuorarci facciamo una sontuosa colazione.

Nel frattempo si sono fatte le 9.30 e ha quasi smesso di piovere.

Il piano di oggi prevedeva o Krafla o un tentativo di andare all’Askja.

Data l’ora l’Askja è fuori discussione.

Partiamo alla volta di Krafla sperando nella bonne etoile.

Allontanandoci da Akureyri le nuvole sono meno dense. Giunti a Godafoss addirittura c’è qualche raggio di sole che filtra.

Godafoss è una cascata a forma semicircolare che la fa molto vagamente sembrare una cascata del Niagara in miniatura.

Vale certamente la sosta e la passeggiata tutto intorno per guardarla da diversi punti di vista.

Si riparte.

Sosta successiva il lago Myvatn a Skutustadir dove eravamo stati nel 1986. Ovviamente irriconoscibile, tranne una casa dalla forma molto particolare che avevamo fotografato allora. Nell’86 c’erano miliardi di fastidiosissimi moscerini (Myvatn vuol dire lago dei moscerini). Oggi ne ho visto uno. Li hanno sterminati?

Non piove, ma fa un bel freddo. Vento forte e 9°. Ogni tanto un raggio di sole.

Girando intorno al lago con l’auto si passa attraverso campi di lava con pinnacoli molto suggestivi.

Nel frattempo il cielo è un po’ migliorato. Ha nuvole bianche e ampie zone di azzuro.

Ripartiamo quindi fiduciosi verso il vulcano Krafla.

La strada è tutta asfaltata.

Parcheggiamo alla fine della strada dove c’è il lago vulcanico Viti.

Abbiamo un ricordo abbastanza diverso dalla realtà di oggi.

Sarà la mia memoria ormai sfumata o il sito è davvero cambiato così tanto?

Credo che il grosso impianto geotermico per la produzione di elettricità 31 anni fa non ci fosse.

Giriamo per quasi due ore l’area in lungo e in largo con un bel sole e un vento gelido.

Proseguiamo per la cascata di Dettifoss arrivando dalla strada asfaltata che sale sul lato ovest.

Si attraversa una enorme area brulla dove ci sono solo pietre e terra. Si ha l’impressione di essere sulla luna.

Quando la strada finisce, c’è un grosso parcheggio da cui parte un sentiero di 600 metri che porta alla cascata. Anche questa assai imponente. Abbiamo anche avuto la fortuna di vedere un magnifico arcobaleno formarsi sopra la cascata.

Si torna ad Akureyri con una breve sosta a Namaskard per qualche foto e inalazioni di vapori solforosi.

Giunti ad Akureyri piove! Siamo stati davvero fortunati. In tutto il giorno abbiamo preso un po’ di pioggia solo mentre viaggiavamo. Tutti i lunghi giri a piedi che abbiamo fatto sono stati all’asciutto.

Oggi siamo riusciti a vedere nell’arco della giornata tutto il campionario meteorologico islandese completo.

Tornati all’Ice Apartments, abbiamo preso possesso dell’appartamento Deluxe in cui abbiamo dovuto spostarci (2 notti 590€!!!) visto che quello in cui abbiamo passato la notte scorsa (Standard 234€) era prenotato da altri.

Per cena siamo andati da Fish and Chips. Abbastanza buono con prezzi non tanto esagerati. Un fish’n’chips abbondante costa 2200 ISK.

Sono carissime le birre. Una bottigliietta da 0,33 costa 1100 ISK (circa 9,50 euro).

Giovedì 10-08-17

Piove. Il meteo all’Askja prevede deboli nevicate.

Il tizio che affitta l’appartamento dubita che con la SsangYiong TIVOLI 4×4 che abbiamo si possa arrivare. Quindi lasciamo perdere.

L’appartamento DELUXE, costoso come un Hilton a Manhattan, ha sempre 4 sedie normali e 2 alte inusabili. Visto quanto paghiamo vado dal manager a farmi dare una quinta sedia, almeno possiamo mangiare tutti seduti.

Per riempire la giornata, modifichiamo il planning con una gita a Husavik in mattinata e poi nel pomeriggio andremo alla piscina termale.

A Husavik, a parte una chiesetta in legno molto particolare e carina, non c’è nulla. Solo botteghini che vendono tour per osservare balene e cetacei.

Il tour più sfigato costa 10000 ISK, quello più figo che comprende anche una costa con i puffin 15000.

Dopo pranzo andiamo alla piscina termale. Ingresso 900 ISK.

La temperatura dell’aria è 10°, il cielo è color topo e non c’è vento.

Le vasche sono tutte all’esterno. C’è una piscina con acqua a 21° per nuoto sportivo, una piscina con acqua appena tiepida dove si può fare qualche bracciata tranquilla, una serie di vasche e pozze con acqua a varie temperature, due mega scivoli da paura e un bagno turco.

La cosa curiosa è che questo impianto è aperto tutto l’anno. Oggi che c’erano 10° quando si usciva dall’acqua faceva un discreto freddo, quando in inverno ci sono -10° mi chiedo come sia possibile resistere.

Pomeriggio molto rilassante.

Venerdì 11-08-17

Tanto per cambiare al risveglio nuvole spessissime e pioggia.

Poi smette di piovere, ma le nuvole rimangono.

La strada per Egilsstadir passa per Myvatn e ne approfittiamo per visitare i pinnacoli di lava di Dimmuborgir prodotti da una eruzione vulcanica di circa 2000 anni fa. Purtroppo il sito era invaso da pullman di turisti con abbigliamento tecnico, scarponcini tecnici, zaini tecnici, ecc. manco dovessero andare a scalare l’Everest. Non fosse che fa freddo si potrebbero usare le infradito.

Proseguiamo il viaggio e ripassiamo da Namaskard e ci fermiamo a fare un giro in una delle aree che l’altro giorno per mancanza di tempo non abbiamo visto.

Soffioni di vapore e fango che ribolle. Sembra di essere su un altro pianeta o in alternativa all’inferno. Un odore terribile di uova marce, ma lo spettacolo è talmente incredibile che si sopporta anche la puzza.

C’è un pullman di turisti a cui hanno dato le sovrascarpe di plastica. Sarà per proteggere le scarpe o per evitare che sporchino il bus quando risalgono? In ogni caso trovo la cosa piuttosto ridicola.

Si riprende la strada. Quando incrociamo la strada 901 che va a Modrudalur la imbocchiamo per vedere un pezzetto degli altipiani centrali.

Paesaggi brulli dove prevalgono pietre e terra. Vegetazione pressoché inesistente.

Ripartiamo con meta Husey dove la guida riporta la presenza di moltissime specie di uccelli marini e foche.

Ci arriviamo dopo 20 km di sterrato e tutto quello che c’è è un ostello piuttosto sgangherato.

Uccelli ce n’è giusto qualcuno. Insomma, un giro inutile che si poteva evitare.

Ce ne andiamo alla Guest House Holiday Homes di Ásgeirsstaðir (a 10 km da Egilsstaðir). Una graziosa casetta di legno nel bel mezzo del nulla più totale.

Dopo aver fatto la spesa per cena da Netto a Egilsstaðir andiamo a fare un giro a Seydisfjordur, grazioso paese molto colorato.

Qui ha sede il Consolato di Svezia in una casetta di legno piuttosto piccola. Il Console svedese è di miti pretese evidentemente.

Poi ce ne torniamo alla nostra casetta e ci facciamo il barbecue.

Sabato 12-08-17

Risveglio con il SOLE!!!!!

Si riparte con meta Djupivogur.

Ci fermiamo da Netto per fare la spesa. Nel reparto abbigliamento hanno maglioni islandesi ad un prezzo molto conveniente. Guardando l’etichetta abbiamo capito perché: MADE IN CHINA. Ma vergogna!

Ad un certo punto la Hringvegur (strada N. 1) diventa sterrata. Sono gli ultimi km rimasti da asfaltare.

Deviamo su una strada secondaria che va più diretta e passa in un lungo vallone di una bellezza incredibile. Facciamo poi un’altra deviazione per Fossardalur.

Dopo un paio di km di sterrata si parcheggia e partiamo a piedi. Dopo un’oretta di camminata lungo una mulattiera (che avremmo potuto percorrere anche con la nostra TIVOLI) arriviamo ad una cascata. Camminare in mezzo a queste montagne così diverse dalle nostre Alpi è stato molto rilassante. Solo noi e molte pecore. Nessun altro umano a perdita d’occhio.

Tempo di fermarci a mangiare un panino e dei nuvoloni scuri arrivano da dietro la montagna. Ritorniamo alla macchina appena in tempo.

Verso le 15 arriviamo alla Guest House che risulta essere una fattoria dove credo allevino mucche a giudicare dalla fragranza agreste che aleggia tutto intorno.

L’appartamento è abbastanza scrauso, ma costoso come un hotel cinque stelle. La proprietaria è sta molto sbrigativa, perché doveva andare a fare le balle di fieno.

L’unico pregio di questa casa è la vista sul fiordo davvero magnifica.

Col senno del poi avremmo potuto evitarci la sosta qui e proseguire fino a Höfn.

Comunque ci siamo e per fare qualcosa andiamo a metterci a mollo in una pozza calda vicina al mare a una quindicina di km.

C’è una bella vasca pulitissima in acciaio con tanto di appendiabiti e pedane di legno, ma la temperatura dell’acqua è sui 43-44° ed è molto difficile stare immersi. L’ammollo quindi dura poco. Quando usciamo la pelle è di un bel colore aragosta lessa.

Sulla strada del ritorno ci fermiamo a vedere Djupivogur che non è niente di che.

Sulla guida ho letto che c’è una barca che porta all’isola di Papey, dove ci sono puffin e foche. Sono andato a prendere informazioni. La barca può portare una quindicina di persone e c’è un solo giro che parte alle 13. Un’ora di viaggio, due ore sull’isola, un’ora per il ritorno, costo a persona 12000 ISK (95-100€). Confidiamo di vedere i puffin a Vik prima che completino la migrazione.

Cena vista fiordo. Relax serale.

Domenica 13-08-17

Nuovo giorno, nuovo spostamento.

Si parte per Jokulsarlon, la laguna glaciale ai piedi del Vatnajokull.

Quando siamo pronti per partire la proprietaria dell’appartamento non c’è. Bussiamo più volte e nulla succede, per cui ce ne andiamo, tanto può prendersi i soldi dalla Visa.

Partiamo con un bel sole, ma strada facendo il cielo diventa velato.

Superata la città di Höfn comincia ad apparire il Vatnajokull in tutta la sua maestosità.

L’arrivo a Jokulsarlon è spettacolare. Montagne di iceberg che galleggiano formano uno scenario surreale.

Rimaniamo due ore ad osservare questa meraviglia della natura.

Bellissima anche la spiaggia nera sui cui si sono arenati tantissimi blocchi di ghiaccio dalle forme più strane (Diamond Beach). Delle vere e proprie sculture della natura.

Nel frattempo arriva una mail di quella stordita della guest house che dice che non riesce a prelevare i soldi dalla carta. Si va avanti con scambi di mail tutto il giorno. Meno male che adesso il roaming è incluso nell’abbonamento se no spendevamo un capitale in mail. Alla sera scriviamo a booking sperando che riescano a dare due dritte a ‘sta ciula.

Poi ci mettiamo in cammino verso Höfn. Lungo la strada troviamo una indicazione per Flàajökull, una delle tante lingue di ghiaccio del Vatnajokull.

Sono 8 km di strada sterrata un po’ sconnessa, ma la percorriamo senza problemi. Si va piano, ma non ci sono ostacoli da superare.

Ad un tratto vedo nello specchietto un mega fuori strada della polizia. Sembra si sia materializzato dal nulla.

Visto che mi tallona da vicino mi viene il dubbio che non sia possibile percorrere questa strada (anche se non avevo visto cartelli in tal senso). Accosto pronto a discutere, ma questi mi sorpassano sgommando e si dileguano.

Noi procediamo con calma.

Al fondo della strada c’è uno spiazzo bello ampio dove parcheggiare e da lì si procede a piedi attraverso un ponte sospeso col fondo realizzato con una fitta rete metallica che ondeggia in maniera preoccupante.

Un sentiero porta fino ad alcune centinaia di metri dal fronte del ghiacciaio che però non si riesce a raggiungere perché in basso è tutto allagato. In ogni caso, anche se non siamo riusciti a salirci sopra, la deviazione valeva assolutamente la pena. Di fronte a tanta grandezza ti senti minuscolo.

A metà pomeriggio siamo a Höfn, dove prendiamo possesso dell’appartamento alla Guest House Skyjaborg Apartments (290€ a notte).

L’appartamento è molto grande, costoso, arredato abbastanza bene, ma non c’è la lavatrice, non c’è la lavastoviglie, l’attrezzatura per cucinare è abbastanza approssimativa e mancano quelle banalità essenziali come sale, zucchero, ecc.

È bello, ma non è curato nei particolari.

Visto che è venuto un bel sole “caldo” e la temperatura è salita a ben 15° andiamo alla piscina che è a 200 metri dall’appartamento.

Biglietto di ingresso 850 ISK.

Come ad Akureyri ci sono pozze e vasche con l’acqua a varie temperature e due lunghi scivoli.

Ci passiamo un po’ meno di due ore molto gradevoli.

Ho chiesto alla biglietteria se l’acqua è calda naturale e mi hanno detto che la scaldano con l’elettricità. 🙁

Torniamo a casa e quando cominciamo a preparare cena ci accorgiamo che mancano le posate e tutto quel minimo di strumenti che servono a cucinare. Inizia una caccia al tesoro e troviamo in un armadio il set di posate da tavola. Meglio di niente. Però serve un coltello grande. Federico va sotto a chiederlo, torna su accompagnato da una signora che ci mostra un cassetto molto ben nascosto nella cucina che contiene un arsenale di coltelli, palette, mestoli, ecc.

Risolti i problemi logistici, ci prepariamo una morigerata cena. Nel dopo cena si pianifica la giornata di domani.

Lunedì 14-08-17

Alle 4 di mattina c’è un sole splendido e dormire è impossibile.

Giro e rigiro nel letto fino alle 5, poi cedo e mi alzo.

Alle 7 qualche nuvola alta all’orizzonte. Alle 9 coperto.

Oggi sarà un trasferimento lungo con diverse soste.

Ripassiamo da Jokulsarlon mentre sta piovendo a dirotto e ci rallegriamo che ieri non ci fosse questo tempo orribile. Tra l’altro oggi sulla Diamond Beach tutti i blocchi di ghiaccio sono spariti, presumo portati via dalla marea.

La prima sosta è Skaftafell, dove 31 anni fa avevamo dormito sotto una pioggia battente in una tenda senza materassino perché eravamo arrivati tardi e tutti gli sleeping bag accomodation al coperto e al caldo erano occupati.

Adesso c’è un mega parcheggio a pagamento (600 ISK per auto fino a 5 posti), un visitor center con annessa caffetteria, botteghini che vendono trekking con guida sul ghiacciaio, ecc. ecc.

Non piove. Partiamo a piedi lungo il sentiero che porta a Svartifoss, la cascata nera tra le colonne di basalto.

Oggi c’è una caterva di gente. Trentun anni fa eravamo quattro gatti.

Appena arrivati vicino alla cascata ha cominciato a piovere ben deciso. Non è destino vedere questa cascata senza pioggia.

Torniamo indietro alla veloce e ci rintaniamo al visitor center al caldo.

Ne approfitto per chiedere al banco informazioni come si fa ad andare sul bordo del ghiacciaio, perché 31 anni fa ci eravamo andati a piedi dal camping con una breve passeggiata.

Mi hanno detto che il ghiacciaio si è ritirato di alcune centinaia di metri e adesso c’è un grosso lago. L’unico modo per andare è aspettare l’inverno che ghiacci oppure unirsi ad uno dei tanti tour che, nonostante la pioggia a catinelle, sembrano avere un certo successo.

Ci rifocilliamo con panini al salmone affumicato e partiamo alla volta di Vik.

Andiamo alla spiaggia nera dove c’è una grotta di basalto stupenda, un vento gelato che porta via, pioggia fine orizzontale, una milionata di turisti e molti simpatici puffin sulla parete di basalto.

Questi uccelli partono dalla loro postazione volando velocissimi, poi si tuffano in mare e si immergono a caccia di pesci e tornano al loro nido.

Purtroppo sono lontani e dobbiamo guardarli col binocolo.

Il vento è talmente forte che un puffin è ruzzolato sulla spiaggia per fortuna senza danni. Si è rialzato e ha ripreso il volo.

Gelati fino alle ossa torniamo in macchina e andiamo a Dyrhólaey dove piove forte, ci sono 10° e il vento. Però c’è una colonia di puffin che si può avvicinare ad un paio di metri, per cui li vediamo bene. Peccato il tempo terribile. Fare fotografie decenti è un’impresa perché piove sull’obiettivo nonostante la protezione del sacchetto di nylon.

Umidicci e infreddoliti riprendiamo la strada in auto col riscaldamento a palla.

Arrivati a Skogar ci fermiamo alla cascata di Skogafoss. Qui non piove, ma con gli spruzzi della cascata ci si bagna ugualmente.

Poi via diretti a Selfoss, dove alla guest house “Bankvegur 6” ci attende un bell’appartamento, grande, confortevole, con una cucina ben equipaggiata.

Il proprietario è molto gentile e disponibile. Gli ho chiesto come sono le strade per andare a Landmannalaugar e dopo un po’ ci ha portato una mappa stradale e ci ha spiegato la strada più comoda per arrivare.

Spesa da Netto, cena e relax.

Martedì 15-08-17

Tanto per cambiare piove.

Pazienza! Landmannalaugar doveva essere e Landmannalaugar sarà!

Fatta colazione si parte.

In lontananza nella nostra direzione si vede uno sprazzo di azzurro.

Speriamo nella benevolenza degli elfi (finora non mi pare che li abbiamo fatti arrabbiare).

Dalla strada N. 1, prendiamo la 30, poi la 32 e la 26.

Quest’ultima è stata asfaltata di recente e quindi si fanno circa 110 km in meno di un’ora e mezza. Così quando si svolta nella F208, sterrata che si può percorrere solo con mezzi 4×4 abilitati mancano solo più 28 km all’arrivo.

Per fare i primi 26 ci mettiamo circa tre quarti d’ora.

Salendo superiamo un mezzo che procede a passo d’uomo e gratta il terreno per livellare la strada.

Man mano che si procede il fondo stradale è sempre più sconnesso. Per fare gli ultimi 2 km ci mettiamo 20 minuti, perché ci sono delle buche abbastanza profonde e si procede pianissimo a zig zag.

Per arrivare al parcheggio del visitor center si deve superare un guado, prudentemente parcheggio prima visto che c’è posto.

Non piove. C’è persino qualche sprazzo di azzurro, ma è evidente che ha piovuto parecchio.

C’è un campeggio abbastanza pieno di tende e se non sei campeggiatore (quindi pagante) e ti scappa la pipì, per farla devi acquistare una tessera per i servizi del campeggio che costa 500 ISK!!!!

Mi sembra un po’ eccessivo!

Ci sono vari sentieri da percorrere compreso uno di 50 km che si fa in 4-5 giorni dormendo nei rifugi che ci sono lungo il cammino. Noi ci accontentiamo di percorrere un anello di circa 3 km con un po’ di saliscendi che passa in mezzo ad una gigantesca area piena di enormi formazioni di ossidiana. Mai visto da nessuna parte formazioni così grandi.

Tutto intorno ci sono montagne dai colori molto insoliti dovuti ai minerali vulcanici. Difficile descriverle a parole.

Ad un certo punto il percorso ad anello sale su una altura da cui si vede a 180° la magnificenza di questo luogo.

Non c’è un posto migliore per scofanarci i nostri panini.

Non abbiamo ancora dato l’ultimo morso che comincia a piovere. Raccattiamo tutto alla veloce, fotocamera nel sacchetto di nylon e via. Rinunciamo a malincuore a salire su una cima da cui si vedrebbe tutta l’area a 360°.

Il sentiero che scende è abbastanza ripido e sconnesso.

Mentre si scende prendiamo sole, pioggia e pioggia con sole più volte in meno di un’ora.

Tornati sotto, ci fiondiamo alla pozza calda.

Dopo circa mezz’ora si profilano dietro le montagne nuvole che non promettono nulla di buono.

Esco, mi rivesto e mi incammino verso la macchina. Ma comincia a piovere un bel pezzo prima che ci arrivi.

Risultato: fradicio.

Il resto della banda che da epicurei è stata a mollo ancora un po’ ha preso ancora più pioggia.

Con tutto l’equipaggio gocciolante si torna a Selfoss con il riscaldamento a 30°.

Giunti a casa si mette tutto sui termosifoni ad asciugare.

Cena e relax.

Mercoledì 16-08-17

Cielo azzurro e nemmeno una nuvola! Durerà? Ne dubito. Siamo in Islanda.

Partiamo e dopo soli 15 km ci fermiamo a Kerid. Un laghetto dentro il cratere di un vulcano descritto come una meraviglia.

È l’unico sito dove si paga l’ingresso (adulti 400 ISK, 12 anni o meno gratis).

Con tante cose belle da vedere questa la si può evitare. Abbastanza insignificante.

Se si vuole si può evitare il pagamento del balzello. Basta scendere di 200-300 metri lungo la strada e c’è un altro sentiero che sale fino al bordo del cratere.

Per non fare “gli italiani” abbiamo pagato, ma dal sentiero sono salite persone di varie etnie.

Lasciamo Kerid con un certo livello di insoddisfazione e puntiamo il navigatore verso Bruarfoss o in inglese Blue Waterfall.

Arrivati nelle vicinanze troviamo solo una strada privata sbarrata. Torniamo sui nostri passi provando a cercare aiuto in google maps. Seguendone le indicazioni ci troviamo su una strada su cui è esposto in bella vista un cartello in islandese e inglese che specifica che è privato e non si può passare.

Però non ci sono sbarramenti e fingendo di non capire tiriamo dritto.

Parcheggio in una piazzola e partiamo a piedi un po’ alla cieca. Troviamo del filo spinato dove si dovrebbe passare e un cartello che dice di andare ad un ponte sulla strada 37.

Ce ne andiamo cercando una strada alternativa senza però trovarla.

Nel frattempo cercando sul web si trova una indicazione per come arrivare da dove eravamo prima: scavalcare il filo spinato (che è basso) e fregarsene dei divieti di passare.

Torniamo e seguiamo i consigli che abbiamo trovato e arriviamo finalmente a questa benedetta cascata, non facile da raggiungere. Anche varie altre persone hanno deciso di fregarsene dei divieti e sono venute alla cascata. Persino dei giapponesi notoriamente rispettosi di regolamenti, leggi, norme, ecc.

Mentre stiamo per venire via vediamo un gruppetto di ragazzi che vagola e gli spieghiamo come andare.

Dato che Geysir è poco lontano andiamo a vedere un’ultima volta gli scenografici spruzzi di Strokkur.

Alle 14 il parcheggio è pieno come un uovo e l’area dei geyser invasa da una quantità inverosimile di turisti. Vale la pena andare alle 8 del mattino oppure al pomeriggio tardi.

Facciamo un giro al negozio di souvenir dai prezzi esorbitanti. Vendono barattoli di aria islandese a 1390 ISK (!!!!). È proprio vero che in Islanda paghi anche l’aria che respiri. 😀

Ci spostiamo a Hveragerdi.

Durante il viaggio di trasferimento il meteo varia da sole a pioggia a sole a pioggia a sole….

Arrivati a Hveragerdi c’è un bel sole.

Ci avviamo verso il torrente caldo. Un sentiero di 3 km abbastanza pendente. Dopo mezz’ora che camminiamo nuvoloni neri sbucano da dietro la montagna e sentiamo dei tuoni.

Già ieri ci siamo bagnati fradici e non abbiamo voglia di ripetere l’esperienza, così con dispiacere facciamo dietro front.

Giriamo un po’ per Hveragerdi andando a vedere le serre dove coltivano le banane e i fichi d’India (!?!).

Poi rotta su Reykjavik.

Arriviamo all’appartamento di Grettisgata 3. La casa da fuori fa un po’ spavento. Per fortuna dentro è stata ristrutturata abbastanza bene.

Dopo cena facciamo un giretto per la città e andiamo a vedere la Guesthouse del Salvation Army dove avevamo alloggiato nell’86.

L’hanno chiusa.

Girando dalle parti del laghetto troviamo il panorama molto diverso da come è nei ricordi. D’altra parte 31 anni non sono pochi.

Tornati a casa apriamo il divano letto e scopriamo che è rotto. Telefonato ai proprietari che per tamponare il problema ci portano (con comodo) una brandina scomoda e garantiscono che domani sostituiranno il divano.

Li stronco su Tripadvisor.

Giovedì 17-08-17

Dormito scomodo. Prima azione della giornata mail di sollecito per la riparazione del sofà letto.

Poi si parte per un giro della penisola di Reykjanes che si estende a sud di Reykjavik.

Prima sosta al faro di Gardskagaviti dove dovrebbero esserci molte specie di uccelli marini, ma come sempre si vedono solo anatre, gabbiani e qualche sterna.

C’è un bellissimo sole e ce ne stiamo un po’ a goderci il tepore.

Scendendo verso sud siamo transitati nei pressi della ex base americana abbandonata da anni. Nulla che valesse la deviazione.

Gli appartamenti dei militari sono stati convertiti in appartamenti per studenti.

Continuando lungo la costa ci siamo fermati dove sono visibili i bordi della placca tettonica nord americana e di quella eurasiatica. Sostanzialmente la continuazione di Thinghvellir.

Pranzo seduti al sole sulla parte eurasiatica, poi si riparte.

Next stop Reykjanesviti. Una distesa di lava con un bel promontorio a picco sul mare.

Nelle vicinanze c’è la pozza di fango ribollente Gunnuhver, nome legato alla leggenda di Gunna una donna fantasma che si aggira nei dintorni di quest’area.

Andiamo poi a vedere la famosissima (nonché costosissima) blue lagoon.

Un impianto termale tanto bello e curato quanto finto. Di naturale non c’è nulla.

Siamo entrati a dare un’occhiata e dato che nessuno ci fermava siamo andati al bar e poi nel dehors del bar a bordo della laguna. A quel punto avremmo potuto tranquillamente andare nei bagni a metterci in costume e andare a mollo.

L’impressione che ho avuto è che sia un po’ una noia. Uno va lì e sta a mollo. Meglio gli impianti termali in cui siamo stati dove ci sono vasche a varia temperature, scivoli, bagno turco, ecc. Decisamente più vario.

Si torna a casa.

Hanno sistemato il letto.

Per cena andiamo al famoso ristorante Sea Baron o in lingua locale Sægreifinn. Poco più di una bettola dove si mangia la lobster soup e spiedini di pesce.

Dato che è sempre affollatissimo di turisti andiamo per le 18.30.

C’è coda, ma di lunghezza ragionevolissima.

Tra i piatti che servono hanno anche la balena e non ho visto nessuno ordinarla. Mi fa piacere.

Tocca a noi e ordiniamo lobster soup e spiedini di gamberi.

Acqua fresca, pane e caffè gratis a volontà.

La zuppa è buonissima. Da quello che ho letto ci sono prevalentemente gamberi e scampi, ma è superlativa.

Ottima cena a 20€ a testa. Un prezzo irrisorio per l’Islanda.

Sul sito dell’aurora forecast riportano buone probabilità di vedere l’aurora boreale. A mezzanotte usciamo per andare al laghetto dove si vede molto cielo. Ci sono 9° e vento. Verso l’una siamo congelati e dell’aurora non c’è traccia.

Andiamo a prendere l’auto e torniamo al laghetto.

Altra attesa senza risultati. Alle 2 ce ne torniamo mesti a casa.

Venerdì 18-08-17

Svegliati sul tardi.

Ultimo giorno pieno di Islanda. Sole e vento forte.

Bighellonato un po’ per Rvk, acquistato vagoni di gomitoli di lana islandese.

Pranzato con calma in casa.

Poi nel pomeriggio alla piscina geotermale.

Ingresso 950 ISK.

È molto gettonata sia dai reykjavikesi (si dirà così?) sia dai turisti. Però è molto grande e quindi nonostante l’elevato numero di presenze si sta bene.

Ci sono vasche con varie temperature dell’acqua e anche una vasca con acqua di mare riscaldata a 40°.

Un ottimo modo per concludere la vacanza islandese.

Quando comincia a scurire il cielo ritentiamo la sorte con l’aurora boreale andando sul lungomare ben imbacuccati. Io a mezzanotte sono congelato e me ne torno a casa. Gli altri più coriacei invece rimangono.

Sono a casa da un quarto d’ora e suona il campanello. Forse non sono così coriacei.

La vacanza volge al termine.

Sabato 19-08-17

Giorno di partenza.

Si preparano i bagagli, si stipano in macchina, si porta la macchina in zona parcheggio gratuito e si va a bighellonare per Rvk.

Troviamo un negozio di souvenir che vende i magneti a 2€ invece che a 8-10 come in tutti i negozi.

C’è la Reykjavik Marathon. Una quantità incredibile di gente che corre di tutte le età sia islandesi sia turisti.

C’è pure un italiano, con tanto di bandiera, che non è proprio tra i primi…. Però conta la buona volontà.

Ce ne stiamo un po’ al sole seduti sulle panchine del lungolago ad osservare le anatre che litigano tra loro per prendere il pane che un tizio butta loro.

Un paio più coraggiose e intraprendenti vanno a prenderlo direttamente dalla mano.

Per pranzo andiamo al furgoncino di heitar pylsur (alias hot dog) di Bejarin Betzu. È il più famoso di Rvk e c’è una coda abbastanza lunga. Panino di hot dog (formato spuntino, non certo pranzo) 450 ISK, bicchiere piccolo di coca cola 250 ISK.

È buono, ma è pur sempre solo un hot dog.

Per concludere prendiamo un “soft is” (quasi 5 € un cono gelato di quelli fatti con le macchinette tipo McDonald). Costa poco meno di una coppa mista di Fiorio seduti al tavolo nella sala in cui sedeva Cavour.

Poi in macchina destinazione Keflavik dove riconsegniamo la macchina alla Sixt.

Il contachilometri segna 21800. In due settimane abbiamo percorso 5000 km.

Nonostante il fatto che sia tutto a posto e inviino al volo la fattura via mail rifiutano di sbloccare i 500€ della cauzione con la motivazione che si sbloccheranno da soli in un mese. Per cui la carta è quasi senza credito.

Poi al check-in.

La vacanza è ufficialmente finita. È stata una bella vacanza. Rispetto a 31 anni fa quando abbiamo girato col pullman abbiamo visto un sacco di cose in più in meno giorni.

Prima di staccarci dal finger il comandante ci informa che a Malpensa ci sono 30°. Voglio scendere!!!!

Considerazioni sul viaggio

Sarebbe stato bello trovare sole a Vik invece che pioggia e vento.

Così come sarebbe stato bello vedere l’aurora boreale.

Col senno del poi la notte del 4 avremmo dovuto prenotarla in un appartamento fuori Rvk verso Borgarnes invece di tornare a Keflavik che è risultato molto scomodo.

Il trasferimento da Höfn a Selfoss è stato troppo lungo per un solo giorno. Sarebbe stato meglio dormire verso Skogar.

La pagina FB degli “Amici dell’Islanda” è stata utile sia per ispirarsi nell’organizzazione dell’itinerario sia per chiedere informazioni durante il viaggio.

L’Islanda ha un costo della vita altissimo per gli italiani. Però è possibile contenere la spesa prenotando appartamenti o stanze nelle guesthouse in cui è possibile cucinare in proprio.

Per chi è abituato a vivere in luoghi densamente popolati risulta strano vedere fattorie e case costruite in mezzo al nulla.

I ponti sono in generale larghi solo una corsia e quindi a senso unico alternato gestito a vista.

A distanza di 30 anni l’Islanda è irriconoscibile.

Recensioni Appartamenti

Sunset H20 Apartments Keflavik ***

Bell’appartamento, confortevole, con un ricco assortimento di prodotti con cui preparare in proprio la colazione.

Il letto matrimoniale è comodo, ma è da una piazza e mezza e quindi stretto. Inoltre essendo il materasso unico, se uno dei due si gira l’altro sobbalza.

Purtroppo il bagno è condiviso con una camera doppia. Tenuto conto di questo aspetto è scadente il rapporto prezzo qualità.

H5 Apartments Grundafjiordur *****

Molto grande e nuovo. Arredato benissimo. Ampia dotazione per cucinare (ci sono sale, zucchero, caffè, condimenti vari, ecc.). Lavatrice e asciugatrice e persino la lavastoviglie con relativi detersivi a disposizione.

Si nota una particolare cura e molta attenzione a mettere a proprio agio gli ospiti.

Apartments by the fiord ***

Hanno creato qualche problema con la prenotazione fatta a dicembre 2016 per agosto 2017.

Nonostante fosse chiaramente specificato su booking che nulla doveva essere pagato prima del nostro arrivo, a gennaio, hanno preso i soldi dalla Visa. Ci siamo accorti di questo prelievo solo un paio di settimane prima di partire. Tentato di contattarli via mail per chiarire la questione questi non rispondono. E nemmeno lo staff di booking riesce a parlarci. La cosa era un po’ preoccupante. Finalmente qualcuno di booking li trova e probabilmente gli ha fatto un gran tombino, perché si sono fatti vivi assicurando che era tutto a posto e non ci avrebbero certo fatto pagare due volte.

In ogni caso a gennaio il cambio ISK/€ era molto sfavorevole così abbiamo pagato circa 18 euro in più rispetto al cambio del giorno del nostro arrivo e lo faccio notare alla madama che si scusa e ci propone un rimborso di 1800 ISK. Accettiamo corone e scuse e ci sistemiamo. Dopo un po’ arriva il marito con una bottiglia di vino cileno a scusarsi ulteriormente per il disguido. Dovevano proprio sentirsi in colpa!

L’appartamento è grande, ma poco curato nei particolari. Ha una cucinotta con microonde, ma non ha le piastre elettriche per cucinare. Si deve usare una cucina comune. Non c’è sale, zucchero, caffè, …

Tanghaus***

Noi abbiamo affittato un appartamento di tre stanze (se siete meno di 5 persone potreste dover condividere l’appartamento con altri), bagno e cucina molto spazioso, abbastanza attrezzato, ma non ha né lavatrice né lavastoviglie né microonde.

Anche l’attrezzatura per cucinare è un po’ povera.

I letti sono comodi.

C’è un negozio nelle vicinanze che apre dalle 11 alle 17. Quindi bisogna avere provviste alimentari se si arriva nel tardo pomeriggio.

Ice Apartments***

Sono in centro città a due passi dalla chiesa.

Pur prenotando con molti mesi di anticipo abbiamo dovuto fare una notte in uno (appartamento standard) e due notti in un altro (appartamento deluxe). Gli appartamenti sono molto grandi con forno elettrico, lavastoviglie e lavatrice/asciugatrice. La dotazione per cucinare invece è ridottisima. Non c’è nemmeno lo strofinaccio per asciugare i piatti, né sale, né zucchero.

Inoltre la struttura è abbastanza rumorosa. I vicini di casa sembra di averli in camera.

Il wifi funziona maluccio.

Rispetto ad altri appartamenti affittati in altre città il rapporto qualità/prezzo è basso.

Purtroppo Akureyri è stracara.

Ásgeirsstaðir Holiday Homes ****

È una casetta in legno un po’ piccola, ma carina e confortevole. È ubicata nel bel mezzo del nulla. Il centro abitato è a 11 km.

Qui il silenzio è totale.

C’è un minimo di attrezzatura per cucinare e un barbecue a gas. Il wifi funziona bene, i letti sono comodi, il l

Livello di pulizia ottimo.

Lindabrekka **

Un po’ grezza. Se si ha intenzione di fermarsi dalle parti di Djupivogur consiglio di cercare altre sistemazioni o almeno fare dei confronti tra le varie offerte in zona.

Dato quello che costa (260€!!!) è il peggior rapporto qualità/prezzo che abbiamo trovato in tutto il nostro giro dell’Islanda (siamo stati in 12 appartamenti).

È un piccolo appartamento in cui hanno sistemato 3 letti singoli e un letto a castello per cui non è certo comodo.

Confina con la stalla per cui nell’intorno c’è una certa “fragranza agreste”.

L’arredamento è ultra basic. No lavatrice e meno che mai lavastoviglie. Due piastre elettriche per cucinare.

Non c’è nemmeno il wifi e il supermarket è a 15 km.

Poco confortevole.

Costasse la metà uno se lo farebbe piacere, ma 260 euro per una notte è assolutamente senza senso.

Skyjaborg Apartments (290€ a notte) ***

Meriterebbe 2 stelle e mezza. L’appartamento è molto grande, molto costoso, arredato abbastanza bene, ma non c’è la lavatrice, non c’è la lavastoviglie, l’attrezzatura per cucinare è abbastanza approssimativa e mancano quelle banalità essenziali come sale, zucchero, ecc.

È bello, ma non è curato nei particolari.

Non avevano nemmeno svuotato la pattumiera!

Bankavegur6 *****

Appartamento molto grande e molto curato nei particolari. Cucina ben attrezzata con lavastoviglie.

Provvisto di tutto ciò che serve a chi si ferma una o due notti durante un viaggio. Caffè, zucchero, sale, olio, ecc.

Il proprietario è stato gentilissimo e ci ha dato un ottimo aiuto per stabilire il percorso migliore per due escursioni nei dintorni.

Il costo è in linea con i costi islandesi, ma la qualità è molto più alta.

Unica pecca la mancanza di una lavatrice/asciugatrice.

Grettisgata 3 **

La casa da fuori fa spavento. Per fortuna dentro è stata ristrutturata abbastanza bene.

Si accede attraverso un passaggio coperto in cui c’è puzza di urina.

Il parcheggio in strada è a pagamento (circa 2.25 € l’ora).

C’è la lavatrice, ma non la lavastoviglie.

Nel soggiorno dove c’è il divano letto (la fodera è piuttosto sporca) non ci sono le tende oscuranti per cui a metà Agosto alle 4.30 del mattino è chiaro.

Quando abbiamo aperto il divano letto per andare a dormire era rotto. Telefonato ai proprietari che per tamponare il problema ci hanno portato (con molto comodo) una brandina scomoda e hanno garantito che l’indomani avrebbero risolto il problema. In effetti l’hanno riparato, ma il disagio e la scomodità ce li siamo subiti.

Con quello che costa è una vergogna.

Avrebbero dovuto darci un rimborso per il disagio che ci hanno procurato invece se ne sono strafregati.

Non lo consiglio.

E questo è il DIARIO del viaggio del 1986

Islanda 1986

Dal 17 luglio al 3 agosto

Partecipanti: io e Franca

Giovedì 17 luglio

Ore 17:50 Maria gentilmente ci porta a Porta Nuova.

Ore 19:45 parte il treno Torino Milano.

Il bagaglio merita una considerazione a parte: zaino di Franca 8 kg più borsetta a mano. Il mio zaino pesa 15 kg e in più ho l’attrezzatura fotografica.

Si prospetta un viaggio duro.

A Milano si prende il treno notturno per Città di Lussemburgo (senza cuccetta).

Venerdì 18 luglio

Dopo una notte scomoda alle 10 siamo a Città di Lussemburgo, dove non fa caldo, ma c’è un bel sole. Colazione in una Patisserie, dopodiché si prende il bus per andare in aeroporto dove arriviamo alle 11.30. Per ingannare il tempo prendiamo il sole sulla terrazza dell’aeroporto.

Alle 14:30 si parte. Arriviamo a Keflavik alle 16 ora locale (le 18 in Italia). NON PIOVE!

L’impatto con la realtà islandese è come ci aspettavamo. Una terra brulla senza alberi.

Dopo varie peripezie (3 km a piedi con lo zaino in spalla perché il terminal bus non porta in centro!?!?) arriviamo all’ostello che risulta pieno!!

Prendiamo un bus per andare in un altro ostello che ha posto in camerate separate maschi e femmine da 8 persone per 15.000 Lire a testa a notte.

Ci sistemiamo, andiamo a mangiare qualcosa al volo e alle 21, cioè dopo 29 ore che siamo partiti da casa andiamo a dormire!!

Sabato 19 luglio

Dormito sodo fino alle 7:30. Riunitici io e Franca partiamo alla volta della fermata del bus. Attratti da una panetteria (fame!!!) perdiamo il mezzo pubblico e così aspettiamo mezz’ora il successivo.

Arrivati alla stazione dei bus di linea per iniziare la visita dell’isola perdiamo sotto il naso l’ultimo bus per Geysir-Gulfoss. Così depositati i pesanti zaini andiamo a fare un giro a piedi di Reykjavik. Andiamo alla chiesa a forma di missile (Hallgrímskirkja) e saliamo sulla punta del campanile.

Alle 13 partiamo col bus con meta Hveragerdi dove ci accomodiamo in un casa privata molto accogliente. Vistiamo le serre riscaldate (fa caldissimo ed è umidissimo) piene di fiori bellissimi, pomodori e altri ortaggi.

Vediamo il primo gayser (asfittico) che sbuffa vapore.

Una cosa che si nota subito degli islandesi è che sono assai tranquilli, fin troppo. Quando chiedi un’informazione te la contano mezz’ora anche se poi non sono in grado di darti una risposta.

Curiosità: questa mattina abbiamo comperato l’abbonamento dell’autobus che fa il giro completo dell’isola. Quando l’abbiamo mostrato all’autista, questo ha compilato un foglio, ce l’ha fatto firmare e se l’è tenuto. Fatto tutto questo però il biglietto non è stato forato.

Domenica 20 luglio

Sveglia alle 7:30. Colazione e poi a passeggiare in attesa del bus che va a Geysir e Gullfoss che da tabella arriva alle 9:45. Arrivati a Sellfoss l’autista fa deviazioni strane (sembra sbagli strada alcune volte) così facciamo il giro turistico dei dintorni di Sellfoss. Verso mezzogiorno finalmente siamo a Gullfoss dove troviamo cascate incredibili.

Nel pomeriggio siamo a Geysir dove c’è il sole e un geyser che fa degli spruzzi altissimi e molto scenografici.

Posto bellissimo con un vento che porta via.

Gli autobus sono piuttosto radi, così aspettiamo 4 ore per tornare a Sellfoss dove troviamo posto da dormire nella palestra della scuola (10.500 Lire – 300 ISK).

Lunedì 21 luglio

Dopo una dormita disturbata da schiamazzi vari, facciamo colazione e per ingannare l’attesa del bus giocherelliamo coi tasti di un pianoforte a coda Petrof.

C’è un sole splendido e un vento che porta via.

Il bus per Skogar parte alle 9:30.

Tra una fermata e l’altra, un inciampo e l’altro, un pieno di benzina strada facendo a mezzogiorno siamo a Skogar dove riusciamo a sistemarci in uno stanzone dell’Hotel Edda attrezzato con materassini per terra (17.500 Lire – 500 ISK in due).

Poi ci viene la malaugurata idea di andare a vedere gli uccelli sulla spiaggia di lava che sembra a due passi, ma in realtà non arriva mai.

Risultato 2 ore e passa di marcia con gli stivali di gomma sulla sabbia. Ad un certo punto degli enormi uccelli (aquile di mare?) hanno cominciato a far delle picchiate verso di noi per allontanarci. Meno male che non ci hanno aggrediti, perché erano davvero grandi.

Per fortuna mentre iniziamo il ritorno troviamo un tizio che è lì con la macchina e gli chiediamo se ci dà un passaggio fino all’hotel.

Ci carica e ci chiede come al solito da dove veniamo (Italia), come mai siete qui (in vacanza).

Il fatto che fossimo lì in vacanza lo ha molto sorpreso (avete il sole, il caldo, ecc.) e ci ha chiesto se avevamo parenti o amici, ecc. perché non capiva come fosse possibile decidere di venire a prendere pioggia, freddo e vento in Islanda.

Oggi ad esempio il vento bazzica sui 70-80 km/h e i gabbiani non riescono a decollare. Come ci provano il vento li sbatte a terra.

Tornati alla base andiamo sulla sommità della cascata Skogafoss (60 metri di dislivello). Bella e imponente.

Tolto il vento micidiale e la lunga camminata sulla sabbia, l sole splendido ha reso la giornata molto piacevole.

Meritano una menzione il pranzo e la cena.

Pranzo: 1 filetto di aringa affumicata in 2 e qualche biscotto

Cena: 1 filetto di aringa affumicata in 2, 1 yogurt in 2.

Di questo passo non torneremo grassi. Se non ci pensi prima a fare la spesa rischi di trovarti senza nulla da mangiare. Siamo anche andati al chiosco degli hot-dog, ma li avevano finiti e il negozio più vicino è a qualche km.

Per far venire ore di andare a dormire andiamo al bar dell’hotel Edda dove beviamo una coca cola (pagata a prezzi da champagne) con vista sui turisti tedeschi che mangiano nel ristorante dell’hotel.

Martedì 22 luglio

Oggi il vento non c’è e c’è ancora un bel sole. Alle 8:30 riusciamo a fare una colazione abbastanza buona (sarà la fame?), cambiamo un po’ di soldi in ISK. Ci concediamo un caffè dal costo esorbitante (2000 lire un caffe!!! Circa 4-5 volte il costo in Italia).

Mentre aspettiamo che arrivi il bus per andare a Vik riusciamo anche a visitare il piccolo museo etnografico.

Saliamo sul bus e dopo un po’ di tempo si ferma ad un distributore di benzina con minimarket per 15 minuti, dice l’autista. Noi scendiamo per cercare qualcosa di commestibile al market, quando ci viene il dubbio di essere a Vik. Meno male che ce ne siamo accorti. Scarichiamo alla veloce gli zaini e andiamo ad un grosso supermarket a fare rifornimento alimentare.

Quindi allo sleeping bag accomodation, una vera schifezza, e facciamo pranzo.

Il cielo si sta velando e verso le 4 pm comincia a piovere.

Andiamo lo stesso al mare (qui è vicino) dove c’è una quantità incredibile di uccelli (rondini di mare, gabbiani, puffin). Smette di piovere, ma ricomincia quasi subito.

Giro cittadino (4 case in croce) e poi alla stazione di servizio Esso, il punto più vivace del paese. Mangiamo un hot-dog (visto che ce ne sono) e poi andiamo a far visita al secondo supermarket (2 supermarket per 370 abitanti!?!?!?!).

Per cena, sardine, pomodori, maionese e pesche sciroppate (italiane).

Dato che nello sleeping bag c’è una sauna ne facciamo uso (non so se lecitamente o meno, ma nessuno si è lamentato) così abbiamo fatto il pieno di caldo.

Mercoledì 23 luglio

Mattinata pigra con abbondante colazione e nuova visita al supermarket in attesa che arrivi il bus. E’ tragicamente nuvolo uniforme a perdita d’occhio.

Mente qui si muore di freddo in Italia fa un caldo bestiale.

Girare col bus comporta lunghe attese piuttosto noiose.

Arriva il bus.

Arrivati al Parco Nazionale di Skaftafell veniamo edotti di una tristissima realtà: lo sleeping bag accomodation è tutto pieno!!!

Unica possibilità è noleggiare una tenda (ma non hanno materassini e noi nemmeno). Viste le numerose chance a disposizione non ci resta che prenderla. Per fortuna è già montata. Partiamo alla volta delle cascate di Svartifoss, molto belle e quindi torniamo a valle.

Alla caffetteria troviamo un succulento hamburger con patatine fritte alla modica cifra di 8000 lire a testa.

Come dolciume Franca ha comperato una confezione di “chocolate fruit&nuts cookies” che sulla confezione sono definiti biscotti, ma in realtà sono dei dischetti che hanno la consistenza e le sembianze del legno.

Non avendo pressoché nulla da fare visto il tempo di m… l’unica alternativa è andare a dormire, ma anche questa prospettiva è assai poco invitante visto che piove a secchiate e dalla base della tenda viene su un bel freddo che unito all’umido è proprio sgradevole.

Giovedì 24 luglio

Alle 5 sono sveglio e infreddolito. Però c’è il sole e si vede l’Öræfajökull. Penso che sarà una bella giornata.

Errore. Alle 8 c’è un nebbione che non si vede a un metro. Verso mezzogiorno una schiarita ci consente di andare a vedere con qualche raggio di sole lo Skaftafellsjökull.

Alle 14.30 il tempo gira di nuovo al brutto e non ci resta quindi che aspettare il bus per Höfn.

Finalmente arriva e si parte. Il cielo comincia a schiarirsi. Percorriamo il lato sud del Vatnajökull, imponente e impressionante. Arriviamo alla laguna dello Jökulsárlón dove galleggia una quantità incredibile di iceberg. Uno spettacolo bellissimo.

Il viaggio prosegue sulla strada sterrata fino a Höfn dove ci fermiamo per la notte che sembra in prima battuta abbastanza rumoroso tra un bambino che strilla e la gestrice dell’ostello che ha la radio a tutto volume (forse per non sentire il gagno che strilla).

Dopo un po’ arrivano altri 4 italiani per cui facciamo un po’ di conversazione nella nostra lingua madre fino alle 11 pm, poi qualche chiacchiera con due spagnoli e infine a dormire.

Venerdì 25 luglio

Alle 7:45 ci alziamo e partiamo alla volta della fermata dell’autobus con una sosta preliminare al bar per la colazione. Il viaggio si sviluppa sotto un cielo molto nuvoloso. Si alza pure un vento fortissimo. Arrivati a Berunes, meta del viaggio odierno, scopriamo che questo ameno posto altro non è che una fattoria o poco più in un magnifico fiordo, ma totalmente isolato. Non c’è nulla. Nemmeno un negozietto, per cui tutto quello che riusciamo a comperare dal fattore sono 4 uova, un po’ di pane e un litro di latte.

Quindi il pranzo è: un uovo a testa, un po’ di latte, una scatoletta di tonno (avanzata dalla spesa dell’altro ieri), 1 caffè.

Nel pomeriggio si va a passeggiare sul fiordo, ma comincia a piovere e allora torniamo. Rimaniamo rintanati nell’ostello tutto il giorno assaporando un silenzio totale e un tempo di merda.

Fortunatamente c’è un mazzo di carte (persino completo) e così giochiamo a scopa al 15, scopa all’asso, scopone scientifico fino all’ora di cena che, in questo caso rimane una meta pressoché simbolica della giornata avendo a disposizione ancora 2 uova, un po’ di pane, un po’ di latte e mezza banana.

Fingiamo di fare una pantagruelica cena sporcando due piatti, una padella, le posate e satolli riprendiamo il torneo di scopa. Leggiamo un po’ e quindi cerchiamo di dormire.

La speranza che venga il bel tempo è sempre viva.

Sabato 26 luglio

Ci alziamo e dopo aver fatto finta di fare colazione (siamo senza viveri) andiamo a fare una passeggiata dalla parte opposta rispetto a ieri. Al momento non piove.

Con congruo anticipo andiamo alla fermata del bus, che arriva con 30’ di ritardo, ma è normale.

La strada è piuttosto dissestata e anche noi lo siamo, visto che è da un po’ che non mangiamo. Quando il bus ferma per una sosta lunga in una caffetteria riusciamo ad accaparrarci delle palatine fritte, del cioko mjolk e dello yogurt (che lusso!). C’è anche un supermarket, peccato però che sia chiuso (grunt!).

Ripartiamo e dopo un po’ di strada si fa un’altra sosta in una caffetteria più scassata ancora di quella di prima. Finalmente ferma davanti ad un supermarket! Però mentre alle caffetterie ha fermato un quarto d’ora qui ha fermato giusto per far scendere e salire la gente così siamo sempre senza viveri.

Arriviamo a Egilsstaðir e poi proseguiamo per Skútustaðir dove alloggiamo nella scuola, sempre nella forma “sleeping bag accomodation”.

C’è il supermercato!! E’ pure aperto!!!!

Questa zona è pienissima di solfatare che emettono acqua bollente.

Prima di andare a dormire vado al lavandino, prendo un bicchiere d’acqua e ingollo un sorso di acqua solforosa vomitevole. Erano scambiati i rubinetti e da quello di destra (in tutto il mondo è quello dell’acqua fredda) esce l’acqua calda proveniente direttamente dalle solfatare. Dato che il rubinetto era chiuso da un po’ l’acqua che è scesa era fredda così mi sono intagliato dell’errore solo dopo averla bevuta. Un’esperienza orribile.

Domenica 27 luglio

Oggi l’idea è di andare col bus fino al bivio con la strada che va al vulcano Krafla. Ma dato che abbiamo culo, la domenica il bus non circola.

Dato che andare a piedi è molto lontano rimaniamo a Skútustaðir. Facciamo il giro del lago, poi pranzo (evviva!!) e per far passare la giornata andiamo alla piscina comunale (ingresso 50 ISK) dove passiamo un’ora e mezza a mollo nell’acqua calda solfata molto rilassante. Eravamo in totale 3.

Ci rintaniamo poi nella scuola al riparo da un vento gelato che soffia fortissimo.

Al supermercato comperiamo l’occorrente per fare delle succulente pizzette al tonno visto che c’è un forno a disposizione. Gli altri ospiti della scuola ci guardano invidiosi.

Stiamo rintanati a fare un po’ di questo (cioè nulla) e un po’ di quello (cioè nulla) e andiamo a dormire.

Lunedì 28 luglio

Dopo colazione (bello avere un supermercato vicino) partiamo per la gita al vulcano Askja. Il viaggio inizia qui alla scuola a bordo di una jeep, ma è solo un’illusione. La jeep ci porta ad un pullman un filino scassato della premiata ditta Jon Arni Sigfusson, che sarebbe più giusto chiamare Sfigusson dato il bus. E’ un catorcio spaventoso vecchio come il cucco.

Comunque tra uno spiffero e l’altro si viaggia quasi spediti verso l’Askja.

Il commento dell’autista diffuso dagli altoparlanti non si sa se sia interessante o meno perché completamente coperto dal fracasso infernale che fa il pullman.

Attraversiamo deserti di pietre e sabbia percorrendo una pista tracciata molto sconnessa. Se il pullman non si smonta è un miracolo.

Il tempo più o meno fa schifo, ma non piove.

Qualche sostarella qua e là per vedere il paesaggio e arriviamo alle pendici del vulcano dove il nostro pullamn soccorre un gruppo di francesi con un piccolo bus in panne.

L’ultimo tratto di pista in mezzo ad un mare di lava (eruzione del 1961e quindi fredda ovviamente) si fa a 5 km/h. Si arriva in cima e con una notevole dose di kulo si ha una bella schiarita che ci permette di ammirare un panorama fantastico sui laghi vulcanici.

La schiarita non è durata tanto. Infatti dopo poco siamo finiti in un nebbione bestiale con nevischio che volava.

Iniziamo il viaggio di ritorno sempre tra i pietroni, ma seguendo una pista diversa. Il rumore del pullman è sempre più preoccupante.

Arriviamo ad un punto in cui stanno terminando di costruire un ponte su un torrentello. Attendiamo che diano gli ultimi ritocchi con la ruspa e poi passiamo (evidentemente i collaudi qui li fanno direttamente gli automezzi).

Finalmente arriviamo alla Strada N.1 (che per lunghi tratti si direbbe il n. 1 delle schifezze).

Dopo un po’ il catorcio comincia a fare rumori sempre più sinistri finché si pianta. Siamo a 50 km dal nostro sacco a pelo.

Niente paura! L’autista, meccanico, guida turistica, ecc. ecc. con qualche magia lo fa ripartire e il mezzo riprende garrulo la sua rumorosissima corsa. Rumorosità a cui si somma la voce dell’autista, diffusa dagli altoparlanti a tutto volume, che spiega in stretto islandese non sappiamo bene cosa.

A Reykjahlíð scendono quasi tutti. Noi proseguiamo per Skútustaðir. A 4 km dal sacco a pelo il maledetto bus si pianta di nuovo. Riparato nuovamente con lo sputo arriviamo all’ostello e alle 22.30 facciamo la spesa.

Martedì 29 luglio

Acquisto cibarie e poi alla fermata del bus per andare nelle vicinanze del vulcano Krafla (vulcano attivo).Troviamo un passaggio fino a Reykjahlíð da parte di una coppia di attempati tedeschi con camper. Poi comincia la marcia con la speranza di trovare un altro passaggio. Gli islandesi sono pochi e quindi pure le auto sono poche. Inoltre sembra che gli islandesi abbiano una cura particolare per l’auto (la più sporca sembra appena uscita dal reparto verniciatura) e quindi temano che dando un passaggio ad un turista possano sporcarla per cui piuttosto di fermarsi ti mettono sotto.

Finalmente un signore islandese con camper ci carica e ci porta sulla cima del Krafla risparmiandoci 6 km buoni di camminata in salita.

Altro colpo di kulo si è rasserenato. Fa freddo, ma lo spettacolo è fantastico.

Verso le 13.30 cominciamo a scendere a piedi facendo autostop. In due ore sono passate 3 auto che non ci hanno caricati. Verso le 15.30 ripassa il signore in camper che ci ricarica e ci porta fino a Reykjahlíð, dove prendiamo il pullman per Akureyri. Questa tratta non è compresa nell’abbonamento, ma non so bene per quale motivo l’autista non ci fa pagare. Inoltre quando arriviamo a Skútustaðir mi aspetta pure mentre vado a riprendere gli zaini alla scuola.

Arriviamo ad Akureyri alle 19 e ci fiondiamo all’ostello della GIOVENTU’ (forse passata).

La tenutaria ha una settantina d’anni e gli ospiti sui 50-60. Anche se non siamo soci ci fa pagare la tariffa da soci.

Dopo esserci sistemati andiamo a fare la spesa al supermarket che dopo le 18 funziona in un modo un po’ curioso. Non si può entrare. C’è uno sportello presidiato da una signora a cui si chiede la merce che interessa. Lei va a prenderla e la consegna. Il problema è sapere cos’hanno.

Prendiamo del merluzzo surgelato (o almeno questo sembra) e ce lo cuciniamo alla bell’e meglio. Meglio così che nulla.

Poi a dormire

Mercoledì 30 luglio

Passeggiamo per la città che non offre attrattive interessanti. Sono carine le casette tutte coloratissime (un modo per contrastare il grigio del cielo). Visitiamo i negozi di maglioni islandesi.

Nel pomeriggio dopo aver visitato la pizzeria “da Cosimo”, un “torinese” e tifoso del toro (c’è la bandiera appesa al muro) emigrato qui (!?!?!) ce ne stiamo un po’ in una caffetteria a sorseggiare te.

Dopo essere andati a zonzo per la città finiamo al supermarket per approvvigionamenti e poi in ostello.

Per cena andiamo da Cosimo, non certo per mangiare la pizza, ma per farci dire che cosa gli è saltato in mente per trasferirsi qui.

La pizza non è un capolavoro, ma meglio di quanto ci si potrebbe aspettare. Cosimo è molto abbottonato e non ci ha confidato il motivo per cui è ad Akureyri. Però ci ha raccontato di un suo amico che innamoratosi di una ragazza islandese l’ha seguita in Islanda, ma poi si sono lasciati.

Visto che siamo in una quasi metropoli finiamo la serata nella caffetteria di oggi pomeriggio in attesa che venga l’ora per poter telefonare a Reykjavik per prenotare una camera.

Giovedì 31 luglio

Prendiamo il bus per Reykjavik.

Percorriamo strade in mezzo a verdi vallate, costeggiamo fiordi incantevoli e alle 17.40 siamo a destinazione.

Con non poche difficoltà troviamo il Salvation Army Guest House dove ci sistemiamo egregiamente. Il letto è un vero e proprio “pezzo di antiquariato” ridotto molto male. Nell’armadio ci stanno ben 2 paia di pantaloni e una maglia.

Comunque un tetto sulla testa ce l’abbiamo, anche se non è un granché.

Usciamo per fare un giretto e ritroviamo gli italiani già incontrati a Geysir e poi a Egilsstaðir.

Verso mezzanotte camminiamo in mezzo ad una selva di ubriachi la cui età media sarà sui sedici anni.

Venerdì 1 agosto

Giro per la città con acquisti di souvenir. Domani è la festa dei commercianti e tengono chiusi i negozi.

A zonzo tutto il giorno con un bel sole. Alla sera giriamo di nuovo per il centro e di ubriachi nemmeno uno. Non abbiamo capito perché.

Sabato 2 agosto

Penultimo giorno di Islanda, poi inizierà l’odissea del ritorno. Continua il bel tempo. Al pomeriggio gita a Þingvellir, sede del primo parlamento islandese e luogo in cui si vede la spaccatura tra la placca nordamericana e quella europea.

Domenica 3 agosto

Questa sera si parte. Ma abbiamo tempo per visitare il museo nazionale, interessante. Alla sera andiamo a Keflavik. Il volo parte domattina presto.

P.s. se torneremo in Islanda, lo faremo in condizioni molto più comode. Auto e hotel. Bellissimo viaggio, ma molto (troppo) duro. Girare con i mezzi pubblici fa perdere un sacco di tempo.

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Islanda

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