Islanda in inverno, da solo

Viaggio solitario nella terra di ghiaccio, acqua e fuoco, alla scoperta della stagione buia e fredda (ma non troppo!)
Scritto da: zingarosardo
islanda in inverno, da solo
Partenza il: 04/12/2012
Ritorno il: 12/12/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Appena tornato in Italia, quell’agosto di due anni fa, decisi.

Mi chiedevo, come sarà l’Islanda d’inverno?

Milano non ha voli diretti in questo periodo, ma scopro che Easyjet mi ci può portare facendo scalo a Londra. Insomma, scalo è una parola grossa, tipicamente usata quando si aspetta 1 o 2 ore in aeroporto in attesa dell’altro volo. Beh io aspetterò 9 ore per l’andata e 15 per il ritorno, ma lo zingaro in genere se ne frega. E’ il prezzo per avere l’Islanda d’inverno.

Il piano è presto fatto, andrò da solo.

Volo scelto Easyjet Milano-Reykjavik (via Londra) dal 4 al 11 dicembre. Costo 260 euro (A/R incluso bagaglio in stiva da 20kg).

Ok ma dove vado? In estate avevamo tralasciato i fiordi occidentali, fare il giro avrebbe richiesto tempo che non avevamo. Quindi la decisione è stata quasi immediata. Vado a vedere i fiordi.

Serve la macchina.

I mezzi pubblici d’inverno, infatti, sono inesistenti fuori dalla capitale. Mi informo e non ci sono bus che portano da quelle parti.

Vedo un po su internet i classici siti di noleggio auto, ma niente. Chi mi offre il miglior rapporto qualità prezzo è (come l’altra volta) Kevin di icelandgo.com. Riesco a prendere un Mitsubishi Pajero a 60eur al giorno. Assicurazioni incluse. Navigatore incluso.

Mi porto la tenda dietro, con l’intenzione di usarla sempre. Non sarà così, il freddo avrà la meglio.

Cosa mi porto dietro: patente, passaporto, carta di credito (indispensabile, l’accettano dappertutto), bancomat (lo uso per fare benzina).

Abbigliamento: jeans, camicia, maglione. Pantalone tecnico, 2 pile, calzamaglia, maglia tecnica, scarpe basse da trekking, scarponi da nevaio (usati poco ma indispensabili in certi posti), guscio tecnico (usato poco), piumino bello caldo usato sempre! Ciabatte, costume e asciugamano per le piscine termali. Sciarpa e cappellino.

Tenda Ferrino-Makalu3 (usata 2 volte), sacco a pelo (Ferrino nightec 600 lite-pro), materassino 3cm, fornellino, lampada frontale.

Medicinali vari.

Canon EOS 500D.

4 dicembre

Le porte scorrevoli si aprono e permettono all’aria fredda ma non gelida di avvolgermi e salutarmi. Il benvenuto è dolce, mentre lo sguardo volge verso la fonte di luce che si intravede in lontananza tra i monti e le nuvole. Sono già le 10.30 del mattino, ma possono sembrare le 7 in Italia. Il sole alza la testa quando sono sul pullman (a/r 3500isk circa 22 eur).

Magnus (dell’agenzia icelandgo) mi consegna l’auto: Mitsubishi Pajero, 4X4, ruote chiodate! Quel tichettio delle gomme sul ghiaccio, diverrà presto suono familiare nelle mie camminate in città. Vado a fare la spesa per tutta la settimana, su indicazione di Magnus trovo un centro commerciale (Kringlan), il più grande della città. All’interno c’è il supermercato Bonus (www.bonus.is), credo sia il più economico si trova in tutte le città più grandi. Compro pane, salumi, formaggio, scatolette, 8 litri d’acqua, biscotti, patatine, caffè. Birra: essendo molto sensibile all’argomento eviterò ovviamente di fare come la prima volta in Islanda, cioè prendere ciò che ha tutta l’apparenza di birra ma che è una bevanda di malto o non so cosa, analcolica. Diciamo che non mi piace, per non offendere i gusti degli islandesi…. In Islanda infatti gli alcolici sono venduti in uno spaccio statale (Vinbudin, orari dalle 10 alle 18, occhio!) in cui mi dirigerò con sicurezza per prendere la mia razione di gasatissima Viking, la birra che fa fare tanta plin plin! Farò invece un po di fatica a trovare il gas piccolo per il fornellino, ho dovuto girare alcune pompe di benzina prima di trovare quello giusto.

La prima tappa, obbligata, è andare a trovare il nonno. Lo chiamammo così durante la mia prima visita al locale “The Sea Baron” (http://saegreifinn.is/).

E’ uno dei posti più belli del mondo. Gli amici vanno a trovare Kjartan, e lui scende le scale con i capelli che sembrano mostrare i segni di sogni inquieti di mille battaglie nel mare artico. Non ha fretta, percorre il locale in cerca degli strumenti di lavoro. Qua il tempo cammina. La zuppa di pesce è il suggello ai momenti passati, da solo, respirando umanità. “Can I take a picture?”. Acconsente, e quasi si mette in posa come pittore davanti il suo quadro. “Bless” dice, infine. Ciao.

La zuppa di pesce servita in una tazza, con pane e burro a parte, è veramente la più buona del mondo. Vorresti non finisse mai, ti riscalda la pancia ma anche cuore e anima!

Sono le 16.30 ca e parto verso nord. Il buio comincia a prendersi la scena.

Il viaggio cammina stanco, la destinazione che ho in mente per stanotte è Holmavik, ma dopo circa 200km decido di fare una sosta. Vedo sulla destra una stradina sterrata, la imbocco, vedo che costeggia il mare, si fa pianeggiante. I fari mi aiutano a capire che qua, proprio qua, metterò la mia tenda per la mia prima notte islandese. Buio totale, sopra di me la stella polare e le compagne di sempre. Silenzio. Il mare sotto di me è immobile. Nessuna auto passerà più fino all’indomani. Si vede a stento il bianco dei monti innevati. Dentro la tenda si sente solo il vento che ogni tanto bussa. Dormo, poco e solo fino alle 4 quando il freddo che sale da sotto mi fa capire che non ce la posso fare. Il materassino da 3cm è insufficiente. Rientro in macchina, e in poco tempo mi riscaldo.

La canzone di notte n°4 di Guccini, fotografa meglio di me la situazione:

“ehi notte che mi lasci immaginare fra buio e luci quando tutto tace i giorni per la quiete e per lottare il tempo di tempesta e di bonacce notte tranquilla che mi fai trovare forse,

la pace”

5 dicembre

Mi sveglio alle 8.30 circa, faccio colazione e riparto, destinazione Djupavik, un posto isolatissimo a nord di Holmavik. La mia tappa ad Holmavik mi serve la prima delusione. L’idea della nuotata in piscina svanisce quando la signora mi dice che si apre alle 18.00… dovrò tener conto che in inverno certi orari cambiano! Dovrò rimandare, ma non troppo. Chiedo comunque di farmi una doccia (450isk).

Chiamo la signora Eva che gestisce l’hotel Djupavik (http://www.djupavik.com), per sincerarmi delle condizioni della strada. Avuto l’ok parto e le strade cominciano a mostrare paesaggi incredibili.

Quassù l’inverno è più deciso. Il bianco è più presente. Il ghiaccio ricopre tutte le strade. Quando arrivo all’hotel c’è ormai pochissima luce. Mi accoglie Eva con la sua cagnolina Freia che mi fa le feste. Sleeping bag accomodation a 4000isk (25eur). La camera da 4 posti, staccata dall’hotel, è tutta per me, finestra vista fiordo. Arriveranno altre 5 persone, 3 italiani (pensa te!) e una coppia di tedeschi, tutti avevano prenotato. Gli italiani sembrano essere là per lavoro, hanno una telecamera professionale. L’interno è molto curato, l’ambiente caldo e accogliente.

Siamo sotto Natale e molti di noi, me compreso, invieranno gli auguri per sms o per email. Di fronte a me vedo invece la scrivania di Eva, inondata di biglietti bianchi e rossi, colori tipici della festività. Seguendo la numerosa lista di amici, lei scrive con cura i suoi auguri, forse grazie a una dimensione del tempo molto diversa dalla nostra. La luce fioca della lampada da tavolo rende il quadro magico e insieme malinconico. Eva da il suo valore al tempo a disposizione. E lo fa molto bene.

Dopo aver mangiato qualcosa in camera, ecco un breve scambio di battute con Eva:

Io: “Dove sono i ragazzi italiani?”

Eva: “Sono andati alla piscina, un’ora circa da qua, non c’è il custode, ma è aperta, non c’è neanche la corrente, è tutto buio. Bisogna solo lasciare 400isk nella cassetta. Il posto è molto bello dovresti andarci, magari anche domani”.

Sono le 18.30, e la pigrizia e un po di stanchezza hanno già la risposta pronta…

Eva mi fa vedere la cartina del posto.

Io: “eh, non so…, domani purtroppo devo ripartire presto, devo fare il giro dei Westfjords e ho il tempo contato…”

Eva: “si ma, il posto è molto bello, e tu in questa parte d’Islanda non tornerai più”

Io: “ok, vado ora”

Ricorderò sempre quello che mi disse Eva, la sua semplice frase che fu così decisiva nel convincermi. Aveva ragione ed ho provato un’emozione unica che difficilmente riproverò.

Un’ora di guida al buio, sul ghiaccio, incrocio solo la macchina degli italiani che rientrano all’hotel. Individuo con un po di difficoltà la piscina riscaldata all’aperto. Grazie alla mia lampada frontale, riesco a camminare, entrare nella struttura.

Ed eccomi. Ci sono solo io, le stelle, il rumore dell’oceano di fronte. Mi ritrovo a nuotare, nudo, col sorriso a guardare il cielo. La vasca di fianco, con l’acqua a 40 gradi è un sogno che si avvera. Al rientro in hotel dormirò come un sasso, stanco e felice.

6 dicembre

Alle 8.00 sono già in macchina, oggi mi aspetta un lungo viaggio verso Isafjordur. Torno a Holmavik per colazione e rifornimento. La giornata è fantastica, colori straordinari, con la luna e il rosa sopra i colli innevati che anticipa l’alba.

Guidare in queste condizioni è un’emozione continua, non posso non fermarmi cento volte per guardare e fare foto. L’altopiano che raggiungo è un paesaggio indimenticabile. Il sole ha alzato la testa, spunta sul bianco. Indosso gli scarponi e faccio una camminata sulla neve ghiacciata. Il silenzio surreale è disturbato solo dal croccare dei miei passi sulla neve e dalle folate di vento. Mi godo la palla di fuoco e i suoi caldi raggi sulla faccia. E sorrido ancora.

È il giorno dei fiordi, la strada verso Isafjordur è meravigliosa, alla fine di una curva a gomito si apre il panorama e vedi la terra bianca che si staglia sul mare più e più volte. In lontananza il grande nord, con la penisola di Hornstrandir, enorme blocco ricoperto di neve e ghiaccio. Sulla strada vedo un gruppo di foche a pelo d’acqua, decido di mangiare con loro! Scendo a riva, e preparo il pranzo. La preparazione è rallentata dal freddo, ma il risotto anche se è di quelli in busta è buono e riscalda, ma forse mi scalda di più il momento. O forse il silenzio. L’unico rumore proviene dall’acqua dove le foche mi guardano con diffidenza, ma non scappano, giocano fra loro, forse incuriosite dall’insolito evento.

Arrivo a Isafjordur verso le 17.00, cerco l’information point, ma è chiuso… C’è un numero da chiamare e ottengo il nome di una guesthouse. E’ gestita dalla signora Aslaug, proprietaria di una delle più vecchie case dell’Islanda intera. La mia camera sarà in un’altra casa però, in un seminterrato. Costo 5200isk (32eur), un po cara ma era anche l’unica aperta in paese! Il paesino è veramente un gioiellino, si gira a piedi tranquillamente, entra dentro il fiordo.

Trovo un locale dove bere qualche birra e passare la serata. Abbiamo anche musica dal vivo, inteso come un ragazzo che suona la chitarra e canta. Nel locale saremo una decina in tutto. Piacevole serata, non potevo chiedere di meglio.

7 dicembre

Lascio la guesthouse alle 8.00 e vado a fare colazione, cerco il solito caffelatte o cappuccino, ma non c’è verso. La signora del bar mi prepara uova e pancetta, e un caffè. Va bene, anzi forse meglio. Il buio avvolge ancora il fiordo quando imbocco il tunnel che mi porta verso il prossimo paese Þingeyri.

La giornata è brutta, un po di pioggia misto neve. La mia destinazione, come da programma, sarebbe Patreksfjordur. Ma non lo raggiungerò mai. La strada che sale sul monte sopra Þingeyri procede prima regolare, ma dopo una decina di chilometri la neve cade sempre più forte, il vento si fa sentire sulla macchina, i centimetri di bianco a terra son sempre di più. La strada ormai si intuisce soltanto dai paletti laterali. Nessuno è passato prima. Nè a salire nè a scendere. Quando la macchina si gira su se stessa al terzo tornante e vedo che fa fatica sulla neve, capisco che l’inverno vince. Capisco che sono stato respinto.

Retromarcia lenta fino al tornante appena superato, torno indietro a Þingeyri.

Chiamo il numero verde 1777. “The road is impassable you must come back to Isafjordur, definitively“. Accetto il verdetto con delusione, ma anche con serenità, sentendomi come un alpinista che rinuncia alla scalata per il maltempo. Rinuncio al giro completo dei fiordi occidentali. Il ritorno è mesto, il maltempo non mi lascerà più lunga la strada che mi riporterà indietro fino ad Holmavik. Ma questo è quello che mi manda l’Islanda, vivo e respiro l’aria fredda del nord. Mi accompagna il pensiero dell’altopiano che ho attraversato all’andata. Quello spettacolo alla luce del sole potrebbe rivelarsi un’altra “road impassable” e quindi resterei bloccato nei fiordi. Questo pensiero mi accompagnerà per tutti i 250km che percorrerò fino all’altopiano.

Quando ci arrivo le condizioni della strada cominciano a peggiorare, come previsto. Ma rispetto alla strada che prima mi ha respinto, ora ci sono altre auto che mi precedono e questo mi tranquillizza. In cima alla strada, in alto, vedo le quattro frecce di un’auto ferma, in panne. Davanti a me c’è un’altra auto, arrivati al punto si ferma di fianco alla macchina in panne. Mi fermo pure io. Dobbiamo aiutarlo. I due islandesi parlano fra loro, cercano il cavo da legare alla macchina per togliersi dalla neve. Una volta trovato si girano verso di me che ho il mezzo potente. Scendo e capisco che tocca a me. Legano la macchina in panne al mio Pajero. Faccio retromarcia e lo levo dalla neve. Orgoglioso di quanto fatto (capirai…) scattano i ringraziamenti e i saluti. Il vento e la forte nevicata in atto non mi fa pensare a scattare qualche foto… Ripartiamo tutti e tre insieme in colonna, poi quando inizia la discesa, i 2 accelerano e vanno come sanno andare gli islandesi. Veloci e sicuri!

Arrivo finalmente ad Holmavik, stanco ma felice. Una giornata ricca di emozioni anche questa. Grazie Islanda!

Vado al cafe Riis, storico locale del paese, mi sorprendo a trovare il locale addobbato a festa. Tavolate apparecchiate, ci sarà un matrimonio? No, mi dice la signora, c’è un “christmas party”, con musica dal vivo. Bene, dico, verrò per il post cena. Intanto mi faccio indicare una guesthouse (http://www.finnahotel.is/), dormirò con la solita formula della “sleeping bag accomodation” (3000isk, ca 19eur). La signora Elizabeth molto gentile, mi da anche accesso ad internet dove verificherò la situazione delle strade. Vedo che oltre la strada che mi ha respinto, sono marcate come “impassable” anche altre strade verso Patreksfjordur. Ho fatto bene a tornare indietro.

Mangio qualcosa in guesthouse, poi decido di andare a vedere che c’è al “christmas party”. Beh all’entrata eccoci con la prevista sensazione di disagio. Le voci alte si abbassano, si passa alle chiacchiere con gli occhi di tutti puntati su di me, questo straniero vestito in modo improbabile, mentre loro sono tutti eleganti (più o meno…). Prendo una birra e mi sposto verso la sala con la musica dal vivo. Non posso che sorridere quando il tipo attacca con “paese mio che stai sulla collina…” naturalmente in versione islandese. E’ il culmine della serata! Credo di essere arrivato un po tardi, ma erano solo le 22.00, infatti alcuni cominciano ad andar via, due coppie cominciano a ballare, i camerieri cominciano a ritirare le sedie. Va beh, finisco la birra e vado via, speravo in una festa più coinvolgente…

8 dicembre

Mi sveglio con lo spettacolo del paesaggio innevato, pochi centimetri ma quanto basta per rendere unica la vista del paesino sul mare. Purtroppo devo attendere le 10 perchè il distributore non funziona col mio bancomat. Piccolo inconveniente, ne approfitto per fare alcune foto all’alba.

La giornata è fantastica e l’Islanda mi regalerà ancora delle emozioni indimenticabili. Mi indirizzo verso sud, destinazione Reykjavik, poi vedrò che fare…

Dopo qualche chilometro fatto sulle strade innevate, seguendo le tracce di chi era passato poco prima di me, ben presto mi accorgo che le tracce girano verso una fattoria. Davanti a me la strada principale, bianca, vergine, nessuno prima di me è passato nè ad andare nè a venire. Sento veramente di essere solo, lo sarò per quasi 50 km, tanto ci vorrà prima di ritrovare un auto. Solitudine e libertà, godendo di una giornata eccezionale, il sole che alza la testa e mi riscalda o tenta di farlo in un clima invernale ma non freddissimo.

Faccio in tempo a mangiare qualcosa all’aperto prima che il sole riabbassi la testa, dopo di che mi riavvio verso Reykjavik. Arrivo verso le 19, la città è molto bella, si vedono turisti al rientro da tour organizzati nei dintorni. Si cammina bene, un occhio ogni tanto a non scivolare sul ghiaccio. Individuo un pub sulla via principale, uno dei più vecchi della città.

Prendo un hamburger con patatine, o meglio un Royal con Formaggio (noto agli amanti di Pulp Fiction. Lo preferisco al Big Kahuna Burger, solo perchè il primo è più leggero!).

Sono le 21.30 circa e devo ancora decidere che fare per la serata e dove dormire. Non ci metto molto, decido di partire verso Þingvellir. E’ a circa 35km, la notte è l’ideale per osservare l’aurora boreale. Cielo stellato. Devo andar via dalle luci della capitale. Sulla strada vedo pullman di turisti fermi nei bui parcheggi con la testa verso l’alto, nella speranza di vedere i colori verdi dell’aurora.

Arrivo al parcheggio principale di Þingvellir e mi stacco un po, vado verso l’area di campeggio dove monterò la tenda. Il cielo è limpidissimo e stellato, stella polare sopra, via lattea, ma dell’aurora nessuna traccia. Preparo la tenda e preparo me stesso per la notte, mi vesto ancora meglio della prima volta, e stavolta metto dei cartoni sotto il materassino, recuperati in un market, per cercare di isolarmi il più possibile dalla fredda terra innevata. Verso mezzanotte i pullman dei turisti sono già andati via, io resto ancora fuori con la testa in alto a cercare dei segni, vedere quei colori tipici dell’aurora, ma niente. Deluso, capisco che forse non è la notte giusta. Dovrò tornare in Islanda per vederla!

Entro in tenda, stavolta sto meglio, non sento freddo al corpo. Però dormo pochissimo e, sempre verso le 4, devo di nuovo dare forfait. Stavolta il freddo mi entra in gola quando respiro. E’ una sensazione mai provata, il ghiaccio che entra dentro di te quando respiri. Non si può dormire così. Non ce la faccio. Mi ritiro in macchina, attivo il riscaldamento e tempo mezzora prendo sonno.

9 dicembre

La sveglia delle 8 non mi convince molto… sto ancora un po. Quando esco un po di luce comincia a farsi vedere, scatto qualche foto. Dalla tenda ritiro una bottiglia d’acqua completamente ghiacciata, deve aver fatto freddino la notte…

Fa freddo qua, ma accendo il fornellino e mi preparo il mio caffè per riscaldarmi. Oggi dopo la classica visita a questo sito storico, andrò come da prassi a Geysir e Gullfoss. Decido anche di spingermi fino a Vik, bel paesino che ricordo con piacere dalla visita estiva di 2 anni fa.

E’ bello camminare in questi posti sulla neve in mezzo a pochissimi turisti.

Dopo una bella passeggiata ritorno alla macchina e mi dirigo verso Geysir. Ma prima, sulla strada, a Laugarvatn, becco una piscina, o meglio una struttura geotermale con inclusa sauna e bagni di vapore naturale (http://www.fontana.is/location) al costo di 2500isk (15eur circa). Perfetto dopo il freddo preso nella notte! La mia preferita è come al solito la vasca con l’acqua a 40 gradi. Ma anche la cabina con i bagni geotermali, dove non resisto più di 1 minuto per il troppo caldo.

Lungo la strada per Geysir vedo alcuni cavalli che giocano con sullo sfondo il tramonto.

Arrivo a Geysir con la luce fioca. L’emozione è forte, questo spettacolo della natura, anche se già visto in estate, comunque ti sorprende per la forza e per il contorno del paesaggio con le luci del lungo tramonto appena cominciato.

Stesse emozioni a Gullfoss, imponente cascata, con ghiaccio e neve a contorno. Paesaggio maestoso, fa molto freddo in questa zona e gli scarponi sono molto adatti per camminare. La zona di avvicinamento alla cascata è chiusa, per evitare che qualcuno scivoli…

Comincia l’imbrunire e decido di rimettermi in viaggio, perchè la destinazione scelta, Vik, non è proprio vicino. Mi fermo ad Hella verso le 18 per mangiare qualcosa.

Intanto chiamo la Guesthouse, la signora dice che sì, posso dormire, ma lei è a Reykjavik per fare spese… Mi dice comunque che in sua attesa posso entrare in casa che tanto è aperta. Resto a bocca aperta, credo di non aver capito bene con il mio precario inglese. Invece, arrivo ed è proprio così. La porta laterale che da accesso alla poi alla mia camera è aperta… Incredibile dico… e penso al nodo di vivere di queste persone, in totale sicurezza, in piena fiducia del prossimo. Ha lasciato qualche lucetta accesa e la radio a basso volume, gustandomi la magia del momento.

Il paesino purtroppo è una delusione. E’ tutto chiuso, non c’è neanche un bar aperto se non quello della pompa di benzina che però alle 20.30 è già chiuso. Resta un hotel dove chiederò il favore di connettermi ad internet per dare notizie di me in Italia, visto che stranamente non c’è più linea da Gullfoss in poi. Il ragazzo dell’hotel acconsente, ma anche lui è in chiusura visto che non c’è nessuno in hotel a soggiornare… Faccio un paio di giri in auto del paesino. A parte le case illuminate dagli addobbi natalizi, non c’è niente altro.

La signora, molto gentile, è una maestra alla scuola del paese ed è anche un artista della lana, crea dei quadri utilizzando la lana! Pago 3000isk per la solita sleeping bag accomodation.

10 dicembre

Anche stanotte dormo molto bene, mi sveglio verso le 9, non ho fretta, la mia destinazione è obbligata: Reykjavik. In serata dovrò riconsegnare la macchina, il mattino dopo ho il volo di ritorno.

La giornata non è un granchè, nuvoloso ma non piove. Non vedrò più il sole. Faccio colazione nella cucina della guesthouse, la signora è già andata al lavoro.

La prima tappa è la lunga spiaggia di sabbia lavica di Reynisdrangar, dall’altra sponda dell’altopiano di Dyrholaey.

Le altre tappe in mente sono le cascate di Skogafoss e Seljalandsfoss, quest’ultima nota per poterci girare dentro. Cosa che eviterò in quanto il terreno è molto ghiacciato, ma soprattutto perchè già fatto in estate, altrimenti avrei rischiato!

Ritorno a Reykjavik, dormirò in una guesthouse a 2000isk. Ma prima riconsegno la macchina a Magnus, con un po di spesa avanzata che non ho potuto consegnare, come si usa, al campeggio in quanto, giustamente, chiuso per l’inverno. Guardacaso di fianco alla guesthouse c’è una piscina e con 500isk mi faccio la mia nuotata, la mezzora in vasca a 40gradi, e la meritata doccia. Esco e vado a piedi fino in centro, a gustarmi la zuppa di pesce dal Nonno prima che chiuda. Lui non c’è, probabilmente è già a letto, sono le 21.30. La zuppa è veramente clamorosa. Poi mi faccio qualche birra nei locali, nonostante sia lunedì alcuni sono pieni. Agli islandesi piace davvero bere!

La mattina dopo avrò il volo di ritorno, con il famoso scalo a Londra. Ma questa è un’altra storia. Lascio questa terra con la certezza che ci tornerò, ci sono ancora tante cose da vedere e da vivere.

Arrivederci terra di ghiaccio.



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