Fuoco e ghiaccio per tre donne avventura

Dopo 2 estati di sole, decidiamo di andare a cercare il freddo (e lo troveremo abbondantemente…) e dopo un rapido screening delle mete, affascinate dai racconti di viaggio, la vincitrice è lei, la terra del fuoco e del ghiaccio. Un viaggio preparato con cura, carico di tante aspettative, tutte ampiamente superate!! Uno degli ultimi luoghi...
Scritto da: missgrey
fuoco e ghiaccio per tre donne avventura
Partenza il: 20/07/2009
Ritorno il: 03/08/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Dopo 2 estati di sole, decidiamo di andare a cercare il freddo (e lo troveremo abbondantemente…) e dopo un rapido screening delle mete, affascinate dai racconti di viaggio, la vincitrice è lei, la terra del fuoco e del ghiaccio. Un viaggio preparato con cura, carico di tante aspettative, tutte ampiamente superate!! Uno degli ultimi luoghi selvaggi del pianeta, dove l’intervento umano sfiora appena la terra, dove ti senti un nulla, un ospite di passaggio di fronte alla natura. Una sola parola: imperdibile. Di seguito troverete un po’ di info pratiche il più schematiche possibile, e poi il racconto del nostro viaggio: 2800 km in 15 giorni lungo la Hringvegur. GUIDA UTILIZZATA: fedelissima Lonely Planet – Islanda edizione italiana 2007 VOLI: L’Islanda è servita da 2 compagnie, ICELANDAIR (opera con volo diretto da Roma e Milano) E ICELAND EXPRESS (quest’ultima è la low cost e opera con volo diretto da Bologna); in realtà la differenza di prezzo è poca nei voli diretti. La maggior parte delle offerte è con Iceland Express da LONDON Gatwick, motivo per cui suggeriamo di optare per lo scalo londinese, che è facilmente raggiungibile dall’Italia e ci permetterà al ritorno di fare una sosta in centro a Londra, che diciamocelo, vale sempre la pena in ogni stagione! Costo complessivo dei voli: 470 euro a persona (Firenze -LND Gatwick con Meridiana e LND Gatwick – Reykjavik con Iceland Express). Unica cosa, verificate che il terminal di arrivo e di partenza siano gli stessi, la Iceland Express opera dal terminal South di Gatwick; tenetene eventualmente conto per gli orari delle coincidenze. PERNOTTAMENTI E AUTONOLEGGIO: ci appoggiamo all’ottimo sito dell’HOSTELLING INTERNATIONAL, sezione Islanda www.hostel.is . Premetto che siamo abituate a girare per ostelli e che li adoriamo, e consigliamo con tutto il cuore la HI a chiunque. Non cadete nel preconcetto TUTTO ITALIANO che gli ostelli siano un posto per diciottenni allergici al sapone e dediti allo sballo notturno. Sono in tutto e per tutto hotel, frequentati da famiglie con bambini, senior dai 65 in su, coppie, e certo anche ragazzi. Se non siete tipi da dormitorio (12 € a notte) ci sono a disposizione le family room (18 € a notte, noi le abbiamo scelte per avere più libertà di movimento). Si condividono bagni e cucina, ma la civiltà degli ospiti vi stupirà: si potrebbe mangiare sul pavimento dalla pulizia, e nessuno si sogna di lasciare le strutture comuni in disordine, conscio che serviranno anche agli altri: lo sappiamo, per noi è quasi fantascienza… Il personale è attento e disponibile, sempre pronto per un consiglio, e si occupa delle pulizie delle zone comuni quotidianamente. Troverete mappe gratuite, e la possibilità di prenotare tour ed escursioni . Nota di merito, tutti gli ostelli hanno la CERTIFICAZIONE AMBIENTALE!!! Ovunque troverete la raccolta differenziata , detergenti biodegradabili forniti dall’ostello per piatti e piani lavoro della cucina, cartelli che vi invitano a non sprecare acqua calda, interruttori che levano corrente agli elettrodomestici non necessari durante la notte, cartelli che invitano a non acquistare bottiglie in plastica dal momento che l’acqua del rubinetto è ottima. Insomma il paradiso del turismo eco responsabile. Reception aperte fino a sera, sempre un numero di telefono per la reperibilità quando non c’è il personale. HI dà la possibilità di prenotare il pacchetto voucher + auto, con un notevole risparmio. Si può scegliere tra i voucher aperti, senza prenotazione dell’itinerario preciso, e i voucher chiusi, con tutto l’itinerario prefissato (si compila un form con il percorso e le strutture e date in cui si vuole alloggiare, si manda all’HI e poi si occupano loro delle singole prenotazioni; inviano conferma della prenotazione e i voucher si ritirano nel primo ostello in cui si pernotta). Ci sentiamo di consigliare il voucher chiuso come fatto da noi: le strutture sono spesso a conduzione familiare, nei paesi più piccoli hanno 20 posti letto o poco più, e in alta stagione sono piene. Il concetto di “paese” poi è relativo, nel senso che può indicare un centro di 200 anime, o di 20…abbiamo incontrato persone che non trovando posto hanno dormito in macchina più di una notte, con T di 8°C. Il prossimo ostello può essere a 200 km, e gli hotel hanno prezzi assolutamente non comparabili (da 80 € in su). Costo complessivo, 12 gg autonoleggio (Honda Jazz benzina con cambio automatico) + 14 notti voucher: 648 € a persona. MANGIARE: gli ostelli mettono a disposizione la cucina, il che permette di abbattere notevolmente i costi di viaggio, perché mangiare fuori è decisamente caro. Nei centri più grandi troverete sempre un supermercato. Sono tutti molto forniti, i tagli di pesce e carne sono splendidi e ottimi, per i nostalgici si trovano tranquillamente pasta, olio e caffè anche di marche italiane e il prezzo è abbordabile. L’unico neo sono le confezioni, spesso formato famiglia (1 kg di pesce, 1 kg di cereali, 1 kg di yogurt..). Dotatevi di contenitori ermetici da microonde per poter trasportare il cibo cucinato in caso di avanzi, per noi sono stati preziosi. I prezzi variano: pesce, carne e latticini costano in media meno che in Italia, mentre frutta e verdura sono più care considerato che sono di importazione, ma la scelta è ampissima, si risparmia un po’ con i surgelati e la sera un piatto di verdure calde è molto gradito. Spesso anche le pompe di benzina sono dotate di fastfood e piccolo supermarket. Diciamo che gli autoctoni non mangiano proprio benissimo, a dispetto delle ottime materie prime…adorano inspiegabilmente il junk food all’americana, bah! Da assaggiare invece le zuppe di pesce e verdure, che sono ovunque, molto buone e da mangiare col pane e burro. ATTENZIONE AGLI ORARI D’ APERTURA! Nonostante la luce perenne dell’estate, i negozi soprattutto nei centri piccoli mantengono l’orario invernale e chiudono intorno alle 18-19. I grandi centri commerciali sono invece aperti fino alle 20. SPOSTAMENTI E ESCURSIONI: vi sposterete essenzialmente in due modi: con le quattro ruote e con i piedi. Partiamo dalla macchina: dal momento che abbiamo viaggiato quasi sempre sulla road 1, la Hringvegur, abbiamo optato per una macchina a 2 ruote motrici, una Honda Jazz. Si incontrano numerosi tratti di sterrato (le gravel road), ma il fondo stradale è tutto sommato compatto e buono, anche se difficilmente riuscirete a superare i 60 Km/h se non avete un 4X4. I ponti spesso sono a una sola corsia e ci si deve alternare verificando che non ci siano veicoli dall’altra parte prima di entrare sul ponte; ci sono molti angoli ciechi e dossi con visibilità zero. Le condizioni climatiche (come la nebbia fittissima o la pioggia che arriva all’improvviso, o il vento che ti porta via) e il fondo stradale possono influire molto sulla velocità di crociera, quindi tenetene conto negli spostamenti più lunghi: in mezzo alla nebbia accecante abbiamo guidato a 40 km/h. Per noi la scelta della macchina si è rivelata adatta, anche se come vedrete nel nostro racconto, abbiamo bucato…certo con le gomme di un fuoristrada non sarebbe successo, ma in fondo una bucatura è gestibile. Consigliamo vivamente di visionare il sito della ICELANDIC ROAD ADMINISTRATION, che vi prepara a quello che troverete in islanda http://www.vegagerdin.is/english/ e e per le brochure anche in italiano. Attenzione agli animali in totale libertà, spesso pecore e cavalli attraversano le strade. Non sottovalutate la stanchezza al volante, i primi giorni la luce continua regala una specie di delirio da onnipotenza e il tempo vi sembrerà dilatato all’infinito, ma la botta di stanchezza è dietro l’angolo! Noi ci siamo fatte certe dormite la sera… e ci siamo alternate spesso al volante per evitare l’affaticamento. Infine, molte strade sono su terrapieni per proteggerle dalla neve in inverno: in caso di sbandamento, le auto spesso si ribaltano con le conseguenze che immaginate… I benzinai sono ovunque, non avrete mai problemi a fare benzina, noi comunque per sicurezza non siamo mai scese sotto la metà del serbatoio. E passiamo alla parte trekking: ci sono sentieri per tutti i gusti e tutte le gambe: sono ben segnati, e troverete le mappe dei sentieri nei centri visitatori agli ingressi dei parchi: l’unica discriminante sarà il vostro grado di allenamento. Anche in questo caso, l’unico consiglio è essere responsabili: partite attrezzati per i cambi climatici, calcolate bene i tempi di percorrenza affidandovi all’orologio per tenere sotto controllo l’ora perché non potrete contare sulla luce perenne e ingannevole, e studiate bene il percorso. Può essere molto gradito un thermos con bevande calde, noi l’abbiamo lasciato a casa e molto rimpianto in mezzo ai campi di lava sferzati dal vento freddo!! Tutti i parchi sono a ingresso gratuito. Per la visita ai ghiacciai avrete l’imbarazzo della scelta tra le mille escursioni guidate, noi abbiamo scelto la Glacier jeep http://www.glacierjeeps.is/ . Purtroppo il mare mosso ci ha impedito di uscire a vedere le balene nel mare artico, ma ci siamo ampiamente consolate con una splendida escursione a cavallo, che troverete in ogni fattoria, da non perdere! CLIMA E ABBIGLIAMENTO: la media estiva è di 16°C. A dispetto del nome in Islanda non si gela, perché investita in pieno dalla corrente del golfo. Questo vuol dire che in inverno difficilmente si va sotto i -10°C, e che ad Akureyri, 40 km dal circolo polare, crescono moltissimi fiori! Nondimeno, la natura sa essere parecchio parecchio matrigna: il clima cambia con una rapidità impressionante, come in alta montagna, e si deve essere preparati per spostarsi in sicurezza soprattutto durante le escursioni a piedi. La nebbia può essere fittissima, con una visibilità a 10 metri (è stata la nostra compagna lungo tutti i fiordi dell’est); la T può calare anche nel giro di poche ore. Il sole è perenne ma non scalda particolarmente. Il vento sferza praticamente tutta l’isola, e va tenuto presente anche alla guida (vedi sopra); indispensabile un cappello, i guanti e kg di crema idratante! Preparate abbigliamento antivento e impermeabile, non lesinate la lana. Immancabili gli scarponi da trekking per camminare in sicurezza. La pioggia è fitta e sottile, tipicamente nordica. L’isola è molto spoglia, in pratica non ci sono alberi, quindi gli ombrelli in spazio aperto sono off limits. Noi abbiamo trovato una T media di 8° la seconda quindicina di luglio! Gli islandesi sono molto attenti a preparare il turista alla loro terra selvaggia; dal sito della HI troverete i collegamenti ai siti della protezione civile e del meteo, entrambi con numeri di telefono per le info in inglese. Nei mesi da giugno ad agosto la luce dura 24 ore (una meraviglia!), il che significa che l’escursione termica giorno -‘notte’ è in pratica inesistente. LINGUA: gli islandesi dai 4 agli 80 anni sono perfettamente bilingui; con solo 2 reti nazionali, si appoggiano ai canali in lingua inglese. Non avrete alcun problema di comunicazione, che siate a Reykjavik o sulla vetta del ghiacciaio! 20.07 partenza. Firenze – Londra e poi Londra Reykjavik. Sveglia all’alba (5.40) per essere all’aeroporto entro le 6.30, e via partenza per London Gatwick. Fin qui tutto bene, le nostre valigie arrivano (abbiamo 2 voli con 2 compagnie diverse…) e andiamo al check-in per Reykjavik con la Iceland Express. Siamo in coda quando ci si avvicina una signora minuta che ci dice che l’aereo previsto non l’hanno mandato e che avevano un aereo più piccolo, quindi i posti non bastavano per tutti. Cercava 10 volontari per partire con altro volo alle 13 da London Heathrow, altrimenti avremmo dovuto attendere le 21 della sera. Manco per idea! Allora noi fiduciose andiamo assieme ad altri 7 ripescati, ci pagano il taxi, 1 ora circa di viaggio, ed arriviamo al fatidico check-in della Iceland Air. Li ci dicono che dobbiamo prima andare al box del collega (1 metro x 1 metro) e chiedere se i nostri nomi figuravano. Vediamo altre facce sconcertate perché ahimè questi nomi non ci sono…..panico…andiamo noi e chiediamo, uno c’è, si siamo noi, ma io ne ho solo uno…ha per caso questi altri due? Si? E vai!! Siamo in lista d’attesa, ancora non è finita….andiamo al check-in e diciamo che siamo i malcapitati di Gatwick….e la signora deve fare mille operazioni per toglierci dalla lista d’attesa e darci un posto! Ma ce la facciamo insieme anche ad altre 3 persone. Le altre le vediamo sempre sconcertate al box di prima….mah….il bello è che non le abbiamo viste manco a bordo…..cmq alle 13 partiamo ed alle 15 poco più siamo in Islanda! Ancora un lungo viaggetto con il Flybus fino alla stazione dei bus ( ticket 2400 corone fino al tuo alloggio) e poi da li una sorta di navetta che ti porta fino al tuo albergo/ostello. Noi siamo al Downtown Hostel, molto carino e di nuova costruzione. Una camerata da 10, ma molto spaziosa, con il nostro bagno. Unico neo: faceva un caldo tremendo, non si riusciva a dormire con il sacco a pelo…. 21.07 Reykjavik. Giriamo per la città, carina e molto tranquilla, c’è il sole e quindi ce lo godiamo visto che dopo ahimè…..la zona del porto è carina c’è una bella passeggiata lungo mare dove godi un bellissimo paesaggio del fiordo. Facciamo un giro al giardino botanico, molto ben tenuto e dato che si stava bene, abbiamo pranzato al cafè terrazza all’interno. Ci siamo godute il sole, anche troppo, io ho preso una bella razzata in viso….picchia forte!! Il centro è quello più affollato, la via principale è ricca di vari negozi, soprattutto di roba sportiva come la 66 North (che noi abbiamo ben sfruttato….il freddo ci ha colto di sorpresa). Come costi siamo in linea con l’Italia. Ci sono vari uffici turistici e postali, quindi non vi mancheranno per chiedere informazioni, acquistare tessere telefoniche etc… 22.07 Da Reykjavik a Vik. E’ il giorno della presa dell’auto. Ce la portano all’ostello. La troviamo nel parcheggio. Panico. Ha il cambio automatico. Noi non siamo pratiche e quindi dopo varie imprecazioni, decidiamo con libretto istruzioni alla mano di fare pratica. Dopo varie manovre riusciamo a muoverci. Questo ci comporta un ritardo sulla tabella di marcia e ci dobbiamo affrettare, le cose da vedere son diverse. Partiamo lungo la 1 direzione sud ( abbiamo un auto normale, Honda Jazz, e possiamo solo percorrere strade asfaltate e con sterrato leggero. Chi volesse andare nell’interno ci sono solo piste e avete bisogno di un 4×4) e dopo la spesa ( non mancano i supermercati) ci dirigiamo verso il Circolo d’Oro: parco di Pingvellir. Geysir e Gullfoss. Tre cose spettacolari, ognuna a suo modo. Pingvellir è la faglia tettonica che divide i continenti europeo ed americano e solo in Islanda esce in superficie. Una gola stupefacente, alta vari metri, che si staglia lungo un’insenatura piena di corsi d’acqua e cascate ( altra cosa che abbonda qua). Geysir. E’ la zona dove sorgeva il più maestoso geyser d’Islanda, la cui gettata era di oltre 80 metri, ma si è spento diversi anni fa. Ma ora la fa da padrone Strokkur, un geyser di oltre 20 metri che è già impressionante di suo! E’ una cosa incredibile: c’è quest’acqua bollente azzurrina che d’un tratto forma una bolla cristallina e bum!! Esplode in aria!! Fantastico!! Staresti lì ore ad ammirarlo! E se ti va bene ti regala anche due spruzzate consecutive! Gullfoss. Ci arriviamo già un po’ stanche ma merita la sosta. La più grande cascata a doppio salto d’Islanda! Una forza della natura! S’impone sia in larghezza sia in altezza, 32 metri di salto! E spruzzi che arrivano quasi oltre! Sei lì immerso nel verde circostante e senti solo il rombo dell’acqua, ne resti affascinato! L’unico rimpianto è non poterla vedere ghiacciata d’inverno: uno spettacolo!! Ripartiamo che è già tardi ed infatti arriviamo a “buio” all’ostello, tempo una doccia e ci prepariamo la cena. E’ molto affollato, anzi pieno, come dice il cartello ( cosa da consigliare se andate in estate: prenotate in anticipo perché soprattutto gli ostelli son piccoli ed i posti vanno via presto. Per chi è interessato agli ostelli: www.hostels.is ). Vik è una piccola cittadina davanti all’oceano, molto suggestivo il paesaggio, ma non c’è quasi niente. L’unico posto che vi raccomandiamo è il negozio artigianale di maglioni di lana di pecora: ce ne sono di bellissimi, costano meno che a Reykjavik, 12.500 corone poco più = € 70,00 ca). E’ una buona base per visitare Skogafoss e le spiagge nere di Dirolaey. 23.07. La cascata di Skogafoss dista circa 30 km da Vik, ed è anch’essa molto spettacolare, non ampia come Gullfoss, ma ben alta, situata in una valle verdeggiante ai piedi del ghiacciaio Myrdal. Merita salire le scalette fino al letto del fiume e fare la passeggiata lungo di esso, per ammirare tutte le variazioni del letto del fiume e tutti i sui giochi d’acqua. Le spiagge nere sono lì vicino, dalla statale 1 c’è una deviazione, in parte sterrata ( è questa la rottura dell’Islanda, le strade in sterro….alcune sono veramente tremende ) che porta diritto ad un parcheggio di fronte a tale spettacolo. Una distesa nera verso l’oceano, con faraglioni che si buttano a picco sul mare e colonie di simpatici Pulcinella di Mare ( i puffin ). Tutti si appostano sulle rocce per fotografarli. C’è un passaggio per scendere proprio in spiaggia e calpestarla! Anche i sassi sono neri! 24.07. Lasciamo Vik per dirigerci al nostro prossimo ostello a Vangstadir, sempre nel sud-est dell’Islanda. Lungo il percorso ci fermiamo a visitare il parco di Skaftafell, ai piedi del ghiacciaio omonimo appunto, dove si può ammirare anche la cascata di Svartifoss, originale poiché sgorga da rocce di nero basalto. Non è imponente come le altre ma merita la passeggiata ( 1 ora e ½) dal centro visitatori. Tornati indietro si può fare l’altra passeggiata fino quasi ai piedi del ghiacciaio Skaftafell. E’ molto tranquilla, la strada è asfaltata e la possono fare persino coloro in carrozzina. L’approssimarsi della lingua di ghiaccio lo si avverte, ti devi coprire con papalina e guanti ed un bel kway o giacca pesante! La temperatura scende! Ma lo spettacolo è troppo bello! Hai davanti questa lingua di ghiaccio, che purtroppo è un po’ ghiaiosa, ma cmq affascinante! Sempre davanti ad esso poi ci sono vari specchi d’acqua cristallina e distese laviche immense! Dopo una pausa per rifocillo e bagni, ci rimettiamo in cammino per la prossima tappa lungo perscorso: la laguna glaciale di Jokullsarlon. Questa è ti toglie veramente il fiato: arrivi dal ponte e ti si presenta davanti questa meraviglia, un enorme specchio di acqua gelida con migliaia di piccoli e grandi iceberg fluttuanti, con colori variabili alla luce del sole e dietro a tutto ciò l’immenso ghiacciaio! In queste gelide acque nuotano anche piccole papere e foche, curiose dei turisti. Per chi vuole c’è la possibilità di fare un giro in mezzo anfibio lungo la laguna ( noi non lo abbiamo fatto, anche per via della tarda ora). Descritta così so che non rende l’idea, ma vi assicuro che è la cosa più bella che abbia mai visto! 25.07. Lasciamo il nostro alloggio a Vangstadir, l’ostello omonimo appunto, che tra l’altro è la sede della Glacier Jeep, l’agenzia che noi abbiamo utilizzato per fare l’escursione sul ghiacciaio più grande d’Europa, il Vatnajokull. Chiediamo informazioni la sera dell’arrivo e decidiamo di fare l’escursione il mattino dopo. Ritrovo alle 9.15 a circa 8 km dall’ostello, dove la 1 incrocia la pista F 875. Attendiamo un po’ lì ed arriva altra gente, fino a che arriva un vero e proprio vichingo ( un uomo dai capelli e baffi biondo oro ) che ci carica tutti su una mega jeep marrone a 15 posti e ci porta ,dopo una bella strada sterrata con molte scosse, al rifugio dove paghiamo la gita 11.500 corone. Per chi vuole c’è la possibilità di scegliere se andare in jeep oppure in motoscooter, ma te lo devi guidare da solo! Noi scegliamo la jeep per sicurezza, ma ci piace molto! Dopo aver sgonfiato un po’ le ruote, partiamo all’arrampicata! Lo spettacolo che si apre davanti a noi è da marziani: non riesci a distinguere quasi il cielo dalla terra, tanto è tutto bianco!! Ci danno la possibilità di fermarci per delle foto e parte anche il degenero per fare a pallate!!!! Con qualche sedere per terra! Ma è bellissimo, sei in un bianco abbagliante sconfinato. Poi saliamo ancora, in mezzo a qualche piccolo crepaccio, con il nostro autista che ogni tanto metteva fuori la testa dal finestrino per vedere la strada e se tutto procedeva bene! Ce la faremo? Certo! Arriviamo al punto più altro possibile e lì si che non vedi niente, nebbia vento e nevischio! Dobbiamo stare vicini e non avventurarsi troppo, che c’è il rischio precipizio! Bellissimo! In molti ci han dato delle pazze a sentire quello che si è fatto, ma rifarei tutto da capo! Al ritorno ( la gita in tutto ti porta via 3/4 ore ) sosta al rifugio prima di ridiscendere a valle. Pausa caffè e the per 250 corone, ma se hai fame puoi anche mangiare. Tornate all’auto pranziamo in un prato con i nostri panini fatti in casa. Cambio scarpe e partiamo alla volta di Hofn per una breve sosta nella civiltà. O almeno così si credeva. Ne approfittiamo per fare un altro po’ di spesa ( almeno il supermercato c’è) e dato che si era appena state al freddo perché non andare un po’ al caldo in ammollo in piscina calda? Bella idea! Per poco più di 3 euro ce ne stiamo più di un’ora in piscina e possiamo anche ammirare quanto siano veramente chiari di carnagione questi islandesi! Noi ci mescolavamo abbastanza bene! E quanto sono biondi!! Finita ahimè la pausa, ripartiamo per raggiungere il nostro ostello a Berunes, abbiamo ancora un paio d’ore di strada da fare! Berunes. E’ l’ostello più carino della nostra vacanza! Una vecchia fattoria d’epoca, tutta in legno, e la nostra stanza è tutta in verde acqua marina! Che carina! E’ un ambiente molto raccolto ed è stato piacevole chiacchierare con tanti turisti lì di passaggio. La cucina e tavolo comune permettono questo! Come una grande famiglia! Hanno anche la lavatrice a disposizione e ne approfittiamo volentieri! ( 450 corone ). 26.07. Il giorno dopo ce la prendiamo comoda, credevamo ci fossero vari sentieri per trekking, ma invece no. Pazienza, ci facciamo un giro sulle colline sovrastanti il fiordo e poi un bel risposino sul muschio tiepido! Altra cosa strabiliante, non ti bagni, è tiepido e supermorbido!! Ti affondano i piedi!! Al rientro per pranzo facciamo le casalinghe con il check asciugatura biancheria e poi ci prepariamo il lauto pranzo. Becchiamo un italiano solo soletto e dopo aver fatto conoscenza, lo invitiamo ad un pranzo come si deve ( aveva mangiato solo stile fast food ). Scopriamo con nostra sorpresa che molte persone hanno fatto il giro inverso al nostro, cioè da nord a sud. Chissà perché noi abbiamo fatto cosi?? 27.07. Da Berunes a Borgarfjordur. Il viaggio più allucinante di tutta la vacanza. Un tempo veramente impietoso contro di noi. Pioggia e nebbia per tutti i 200km. Paesaggio pieno di fiordi dato che la 1 segue proprio la costa ma ahimè riusciamo a vedere poco. Tristemente ci dirigiamo all’ostello, dove la situazione non cambia, ci arriviamo tutte inumidite e così troviamo là il tempo, c’era persino una mareggiata. Niente. Ci rintaniamo in ostello, doccia bella calda ( oddio, c’era poca pressione e quindi ci voleva un sacco…) e poi cena in tranquillità. Ecco a dire la verità questo è stato il solo ostello brutto tra tutti. Beh noi non l’avevamo scelto ma non c’era posto a quello che volevamo, cioè Husey, che sarebbe stato più carino. Per fortuna ci fermiamo solo una notte. 28.07. Da Borgafjordur ad Akureyri. Anche la mattina dopo il tempo non ci fa molta clemenza e partiamo con la nebbia di nuovo. Stiamo risalendo verso il nord – ovest passando dall’interno perché la 1 non costeggia più i fiordi e passa un po’ più interna. Lungo il percorso avremmo pianificato la visita al lago Myvatn e Dettifoss, la cascata più alta e più potente. Ma ahimè imprevisto. Mentre percorrevamo un tratto di strada dove veramente sembrava di essere su Marte ( enormi distese nere e grigie di lava a perdita d’occhio. Bellissimo. Ci fermiamo pure a fare le foto sotto la pioggia) avvertiamo un rumore poco piacevole al retro dell’auto e sorpresa….abbiamo forato!! Cavoli! Eravamo si sulla strada principale ma non passava quasi nessuno. Dopo essersi attaccate al telefono con l’agenzia di noleggio ed aver scoperto che non avrebbero mandato nessuno, almeno per un’ora, decidiamo di tentare la sostituzione. Con libretto di istruzioni alla mano, kway addosso e cappuccio perché pioveva, prendiamo e svuotiamo l’auto dai bagagli che finiscono sotto la pioggia, tiriamo fuori crick e triangolo e iniziamo la procedura! Debbo dire che siamo state delle grandi!! Ce l’abbiamo fatta a mettere il ruotino e manca poco un tizio che si ferma ce lo svita di nuovo! No, no fermo, è già la ruota di scorta quella! Volevamo solo che controllasse se avevamo fatto giusto. Comunque alla fine la ruota è stata battezzata :sfiga merda! Quindi dopo, fradice, ci siamo rimesse in moto a nemmeno 70km all’ora fino a raggiungere il primo paese utile per riparare la ruota. Lo troviamo a Reykjalik, vicino al lago Myvatn. Ci ripara l’auto un forse diciottenne e tutto torna a posto ( e 5000 corone sborsate). Abbiamo di conseguenza perso molto tempo percui salta tutto il piano, però ormai ci diciamo, andiamo dirette ad Akureyri, ci sistemiamo , ci asciughiamo da tutta la pioggia presa e poi se ne riparla. Ma durante il tragitto ci tocca fermarci a vedere Hverfjall, un campo geotermale ai piedi del vulcano ancora attivo Krafla. Stupefacente! Altro paesaggio marziano, terra rossa, arancio e gialla che si dipana intorno alla strada. Ci sono pozze di fango ribollenti, soffioni, depositi sulfurei e fumarole potenti che fan più rumore di una pentola a pressione! Il tutto condito da un “profumino” di zolfo! Resteremmo lì all’infinito, ma dobbiamo fare ancora molti km. A nostra insaputa si insinua un’altra sosta, inaspettata, per la cascata di Godafoss (cascata degli dei) che ti appare all’improvviso sulla strada. Non ce la ricordavamo. Bellissima, soprattutto per un’acqua veramente azzurra come il cielo! Sosta foto veloce, perché ahimè pioveva. Ancora. 29.07. Giornata ad Akureyri. Cittadina molto carina, anche perché è considerata la capitale del nord. Oddio poco più di 17.000 abitanti non è “proprio” capitale. Comunque facciamo una bella passeggiata per la via centrale, ci sono molti cafè carini, negozi di souvenir e varie forme di intrattenimento ( 1 cinema ed 1 bowling, che è roba!!) Molto carino il porto e c’è una scalinata che porta ad una chiesa, da dove si osserva un bel panorama. Hanno anche loro un bel giardino botanico, molto fiorito. Questa la nostra mattinata e dopo pranzo , visto che il tempo sembra reggere, decidiamo di andare a fare la tanto agognata gita a cavallo!! Ebbene si abbiamo provato il cavallo islandese, che è più tozzo e basso dei nostri cavalli, ed ha un’andatura particolare che si chiama “tolt”, come un trotto più sostenuto. Noi eravamo felicissime, un po’ meno la terza nostra amica che non aveva mai provato ma l’abbiamo convinta dato che facevamo lezioni tranquille anche per principianti assoluti. Siamo andate a Dalvik, cittadina portuale a circa 30 km da Akureyri. Il giro è costato 3500 corone per un’ora. Sono stati molto carini, ci hanno accompagnato in 2 e ci han portato sulle colline sovrastanti il fiordo, in mezzo a campi pieni di mirtilli!!!! Che vista da lassù! Bellissimo quasi galoppare al vento, sotto il sole e con davanti l’oceano! Da Dalvik partono i traghetti per andare all’isola di Grimsey, dove passa il circolo polare artico, il 66° parallelo. Volevamo andarci, ma dato il mare grosso dei giorni precedenti, ci ha fatto ripiegare sul cavallo. Lo stesso per andare a vedere le balene: si partiva da Husavik, ad est di Akureyri, circa 40/50 km. Molte persone all’ostello sono andate ma sono state male per il mare e su 3 ore di viaggio solo 30 secondi di balene….quindi niente di fatto. La seconda parte del pomeriggio abbiamo fatto un giro verso Olafsfjordur, fiordo non proprio dell’ovest ,ma già questi si potevano intravedere ad occhio nudo. Scogliere ripide che si perdono nell’oceano. 30.07. Il giorno dopo decidiamo di recuperare il perso durante il tragitto 2 giorni prima a causa del cambio ruota. Percui prima tappa è Dettifoss, che si trova all’interno del parco dello Jokulsargljufur. Tornandoci indietro da Akureyri è un bel tragitto. Dalla statale 1 ad un certo punto c’è il bivio per la n. 864 ed attenzione sono 25 km di sterrato terribile! Dobbiamo procedere a non più di 20km all’ora e ci mettiamo un bel po’. Di sterrato ne abbiamo fatto, ma questo è veramente tartassante, un terreno tutto ad onde. Comunque alla fine arriviamo ed il paesaggio ci ripaga. Dettifoss si getta in una stretta gola serpeggiante da un’altezza di 42 metri! Leggiamo che è la cascata più potente, 193 metri cubi d’acqua al secondo! Wow! Percorriamo il piccolo sentiero dal parcheggio per scendere più da vicino. Il frastuono è veramente assordante. Leggiamo anche sulla guida, ed abbiamo constatato che è vero, che gli spruzzi si possono vedere ad un km di distanza. Dopo un’ora trascorsa ad ammirare e fare fotografie, ci rincamminiamo alla macchina; volevamo pranzare all’aperto, ma la pioggerella ci rimette lo zampino ancora una volta, percui si mangia in macchina. Dopo la pausa, torniamo indietro verso la 1 e ci tocca di nuovo il tratturo. Direzione Myvatn, che avevamo perso per la nebbia e se ce la facciamo vorremmo vedere il cratere del vulcano Krafla. Quindi arriviamo dopo un bel po’ di km, al bivio per il Krafla appunto (strada 863). Incominciamo la salita ma di nuovo andiamo incontro ad un muro di nebbia, che non accenna a diminuire. Grazie al cartello riusciamo a capire che saremmo arrivate al parcheggio e vediamo che ci sono pure altri visitatori. Noi non scendiamo dall’auto, vediamo loro che nonostante la fitta nebbia cercano di avvicinarsi al cratere e vedere qualcosa ma tornano tutti indietro sconsolati. Uffa! Niente di fatto. Peccato. Vedere il vulcano ancora attivo sarebbe stato bello. Consiglio: andate se c’è bel tempo. Torniamo dunque indietro e ci dirigiamo verso il Myvatn. Siccome tanta era la sfortuna, decidiamo di andare in barba alla nebbia e ci tuffiamo nella Laguna Blu. Sì, oltre a quella di Reykjavik, c’è anche quella al Myvatn che tra l’altro è molto bella e suggestiva ed in molti ci dicono migliore. Non ci delude. Lo stabilimento è in realtà qualche km prima, non distante dallo Hverfjall descritto in precedenza. Comunque è ben indicato sulla strada. Ingresso 2400 corone e puoi noleggiare gli asciugamani, anche il costume e le infradito se ne sei sprovvisto. Sono molto ligi per l’igiene, percui prima ti devi lavare completamente e poi metterti il costume. Quindi esci fuori a 8 gradi già bagnato e più in fretta che puoi ti immergi nell’acqua a 38 gradi! Ah, una bellezza. Questa è proprio una piscina sulfurea naturale, tanto che hai le rocce sotto i piedi, e senti un leggero cattivo odore di zolfo, ma alla fine ne esci con una pelle liscia e morbida che dimentichi tutto! Siccome facciamo l’ora di cena, ci fermiamo al bar dello stabilimento a mangiare qualcosa. Non male. Dopo di che via di nuovo verso Akureyri ( la 3° notte eravamo alloggiate presso una Guest House, Gula Villan, molto carina tra l’altro e ben arredata, e per fortuna avevamo avvisato la padrona di casa che arrivavamo tardi, perché preferiscono che tu arrivi entro le 20.00 ). 31.07. Da Akureyri a Osar. Il tragitto è quasi tutto lungo fiordo, ma decidiamo di tagliare un po’ per passare un po’ all’interno, anche per cambiare panorama. Il tempo è sempre inclemente e no ci lascia molto libere di fermarci a vedere qualcosa. Più che altro facciamo la sosta per il pranzo, benzina e cambio di guida. Osar ci si presenta dopo un bel tragitto si sterrato, ma non negativo come per Dettifoss. No c’è modo di sbagliare, ti ritrovi l’ostello sulla strada. Dovrebbe essere un paesino, ma oltre all’ostello e la fattoria, non c’è altro! Mamma mia siamo in mezzo al nulla! Alle spalle le colline e davanti l’oceano con le foche! Sì l’attrattiva di questo posto è la spiaggia delle foche. Ovvio che non appena ci siamo sistemate in stanza, andiamo subito giù a riva per ammirarle! Che simpatiche curiose! Non appena ti vedono sulla sponda, si immergono e vengono ad osservarti, sempre a debita distanza però. Si sono scelte proprio un bel posto: una lingua di sabbia nera in mezzo al fiordo, une vero e proprio sandur. Foto e filmino di rito e poi cena. 01.08. Il mattino dopo prima di ripartire, decidiamo di andare a vedere il tipico faraglione a forma di cinghiale ( o cane che si voglia ) che si trova sempre sulla spiaggia di Osar. Passeggiamo sulla battigia, sotto la pioggerella ovvio, notando decine di meduse colorate arenate sulla spiaggia, uccelli che ci stridono sulla testa. Dopo di che, si torna alla macchina e partenza per la prossima meta, Grundarfjordur. Percorriamo non la 1 ma la strada n.54. Avevamo scelto Stikkisolmur, 30 km prima, ma l’ostello era pieno e ci han spostato lì. Ma durante il tragitto ci fermiamo proprio a Stikkisolmur per vedere la cittadina. Anch’essa portuale, facciamo una passeggiata lungo mare e saliamo sulla collina dove c’è un faro ed un vento che ti porta via! Comunque si ha una bella visione del fiordo. Lungo il tragitto si vedono, se è chiaro, i fiordi occidentali ( che a detta di molti sono affascinanti , ma noi non potevamo accedervi con la nostra auto, ci vuole il 4×4). 02.08. Da Grundarfjordur a Reykjavik. Torniamo a Reykjavik per l’ultima notte e restituire l’auto a noleggio. Durante il tragitto ci fermiamo ad ammirare lo Snaefells, il ghiacciaio che ha ispirato Giulio Verne per “Viaggio al centro della terra” e che ha dato il nome alla penisola, Snaefellsnes . Ci stupiscono ancora una volta i colori che queste montagne di roccia possono avere e cosa assai più bella è che ritorna il sole! Dalla strada n 54, con un po’ di difficoltà riusciamo a trovare anche il bivio per la n.574 per ammirare le spiagge dorate di Skardsvik: spiagge circondate da pietre laviche nere con una spruzzata d’oro! Brillano davvero! E sempre ripide rocce su cui le onde s’infrangono. Dopo ci dirigiamo verso la piana lavica di Prestahraun per ammirarne la distesa e fare una passeggiata giusto in mezzo ed arrivare al cratere di Vatnsborg , ora rigoglioso di felci ( ci si arriva tramite un sentiero segnato da paletti rossi). Riprendiamo il cammino e continuiamo la strada lungo fiordo; arriviamo ad imbatterci in un paesino molto carino Hellnar, poco degnato dalla guida, ma che ci ha stupito ( si dice che il guardiano del ghiacciaio, Bardur , lo avesse scelto come dimora). Un panorama mozzafiato. Lunghe scogliere a picco sul mare blu e a monte la splendida vista dello Snaefells col cielo azzurro. Vogliamo approfittare del sole,quindi si parcheggia e ci incamminiamo a piedi nel paesino. Notiamo che forse è soprattutto luogo di villeggiatura e seconde case. Siccome è ora di pranzo, leggiamo che c’è un buonissimo cafè e ne approfittiamo. E’ proprio situato nell’insenatura, vista mare, su una terrazza in legno. Ordiniamo un’ottima zuppa di pesce ed un tortino alle verdure. Ti portano pane fatto in casa con burro come antipasto. Ed alla fine ordiniamo la tipica cialda islandese: cialda, marmellata di rabarbaro e panna! Buonissima! Quello che han di particolari i ristoranti ed i cafè è che quando prendono l’ordine ti chiedono il nome e quando ti portano il pasto urlano il nome per farsi riconoscere! Col nome ci è andata meglio che col numero, a Reykjavik, se te lo dicono in islandese fai uno sforzo enorme per capire! Terminato il lauto pranzo, riprendiamo il tragitto fino a Reykjavik. Ancora vari kilometri, ma se ce la facciamo vogliamo fare un ultimo bagno termale e scegliamo Borgarnes come meta. Arriviamo in extremis perché chiudono alle 18.00 ( strano di sabato e domenica che “dovrebbero” avere più affollamento chiudono prima; da lunedì a venerdì fino alle 21.00..mah..) e riusciamo a bagnarci per mezz’ora. Alle 20.00 siamo nella capitale; facciamo il pieno all’auto per la restituzione e direzione Reykjavik City Hostel. Ostello molto più grande del Downtown, ma molto ben organizzato. Siamo in una camerata da 6 un po’ stretta ma tanto ci dobbiamo stare poco, sveglia traumatica alle 3.40 del mattino per il volo alle 7.00! 03.08. Partenza. Dopo un taxi un po’ troppo veloce ( le navette dagli ostelli partono solo alle 4.30 del mattino, per noi troppo tardi perché avremo perso la coincidenza col Flybus), arriviamo alla stazione dei bus, prendiamo la navetta e direzione aeroporto. Prima di imbarcarci, avendo delle corone avanzate e i tax refund ( nei negozi che ne espongono il marchio, per spese superiori a 4000 corone si può chiedere il rimborso iva) andiamo al cambio e noi scegliamo il cambio in sterline inglesi poiché abbiamo tappa forzata a Londra per lo scalo ed un’attesa di 8 ore abbondanti. Stavolta tutto procede bene, niente cambi voli. Ore 23.00 arrivo a Firenze e di nuovo afa!


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