Dove un litro di benzina costa come una caramella

Eccomi ripartito per un viaggio di due settimane in un paio di Paesi che strateghi militari e politici occidentali definiscono "a rischio": che la motivazione sia il cibo? Forse! Una settimana in Iran ed una decina di giorni in Pakistan, due Paesi "nucleari", nel senso che probabilmente non sono capaci di maneggiare una bomba atomica, a...
Scritto da: cris1973
dove un litro di benzina costa come una caramella
Partenza il: 07/05/2005
Ritorno il: 20/05/2005
Viaggiatori: da solo
Eccomi ripartito per un viaggio di due settimane in un paio di Paesi che strateghi militari e politici occidentali definiscono “a rischio”: che la motivazione sia il cibo? Forse! Una settimana in Iran ed una decina di giorni in Pakistan, due Paesi “nucleari”, nel senso che probabilmente non sono capaci di maneggiare una bomba atomica, a differenza di russi, americani e francesi, che invece, come ha dimostrato la storia, ne hanno sempre fatto buon uso, ma che si dice ne abbiano in abbondanza.

Ma questa non è politica, è la descrizione del mio viaggio.

Partito sabato 7 maggio da Milano Malpensa, dove mi hanno controllato se avevo la marca da bollo nel passaporto (sembra che la cosa sia di vitale importanza per chi deve lasciare l’Italia: c’e’ gente che per questi controlli ha rischiato di perdere un volo intercontinentale!!!), atterro a Dubai, dopo 6 ore di volo abbastanza confortevoli, alle 0.35. Giusto il tempo di recarmi all’imbarco per il successivo volo diretto a Teheran ed eccomi ancora su un Boeing 777 della Emirates.

Ore 3.30 della notte atterro puntuale nel nuovissimo aeroporto “Imam Khomeini” di Teheran, aeroporto aperto non più di una settimana fa.

45 minuti di coda per il controllo passaporti, meno che a Roma Fiumicino, e poi via per questa nuova avventura nel Paese in cui le donne, turiste comprese, devono coprirsi il capo. Mi aspettano il mio agente ed il mio autista, che assomiglia un poco al famoso “Ferryboat” di “Amici miei”.

Esco da questo nuovissimo aeroporto e mi accorgo che il mio driver non si ricorda dove ha parcheggiato il mezzo: un paio di minuti, l’amnesia passa e si parte, destinazione Ferdossi Grand Hotel.

50 km. Si dovrebbero fare in tre quarti d’ora, specialmente alle 5 del mattino, ma qui siamo di fronte a qualcosa di diverso; essendo l’aeroporto nuovo di zecca, anche le vie di comunicazione non sono ancora ben collaudate e soprattutto conosciute dai più. Nonostante la velocità sconsiderata in curva e il rischio “adesso centriamo il muro di mezzeria in pieno”, 1 ora e mezza, o poco meno, e si arriva in hotel, dopo aver sbagliato strada almeno una decina di volte, per la mia grande gioia; infatti, nonostante la stanchezza di una viaggio comunque lungo e vista l’ora mattutina, in macchina non sono riuscito a chiudere occhio.

Qui devo aprire una parentesi sul traffico e, soprattutto, sul modo di guidare della gente locale.

Pensavo di aver visto tutto e di più in India, dove il traffico è qualcosa di allucinante ed indescrivibile… Invece non si finisce mai di scoprire cose nuove.

Qui a Teheran TUTTI guidano come dei pazzi, senza nessuna eccezione: a velocità folle in pieno centro superano indistintamente a destra e sinistra, non rispettano minimamente i poveri pedoni, prendono strade contromano come se si guidasse su un viale a quattro corsie.

Precedenze non esistono, bisogna in qualche modo passare per primi, non importa se si arriva da destra, sinistra, alto o basso: tutto è lasciato al caso, anzi alla pazzia di chi guida.

Non so le volte che “mi sono visto” pedoni entrare in macchina attraverso il parabrezza, motociclette “passarmi sopra” la capotte o cose del genere. Qui tutti sembrano aver preso le strade della città per una prova speciale di una qualsiasi rally; ci si infila in ogni buco, si taglia la strada con una facilità che sembra quella essere la corretta maniera di cambiare direzione.

La maggior parte dei semafori, dotati di conto alla rovescia che ogni tanto si blocca o si azzera a sorpresa (ho visto passare un semaforo da 36 a o secondi in un secondo), lampeggia alternativamente rosso e arancione; il significato? Fare attenzione! Ma a cosa non si capisce…

Gli incroci sembrano set del film “Gioventù bruciata” dove tutti aspettano il verde, quando c’e’, per passare per primi alla prima curva, magari sfiorando il guard rail od un fossato artificiale che costeggia tutte o quasi le strade di Teheran.

Le macchine, come potete immaginare, non sono in ottimo stato, ma non importa: anche senza il parabrezza si può benissimo guidare… L’importante che il tergicristallo ci sia.

Eppure i segnali di guidare con prudenza ed allacciare le cinture di sicurezza non mancano: in effetti le cinture di sicurezza vengono allacciate, non si capisce per qual motivo, solo nelle tangenziali che circondano la città. Devo dire che gli autisti di taxi non si distraggono mai: è più il tempo che passano a parlare con il passeggero guardandolo in faccia (per educazione, certamente) di quello che utilizzano per guardare la strada. Dettagli. Il tutto a velocità sconsiderata.

Anche attraversare le strade è una roulette russa: si parte, si guarda a destra, sinistra, dietro, davanti, una, due, tre, quattro volte, ma si spera sempre che tutto vada bene fino ad arrivare dall’altra parte della strada.

La benzina costa 8 centesimi di Euro al litro!!! Chiuso il capitolo traffic jam, torno alla descrizione del mio primo giorno in terra persiana.

Arrivati in hotel, sbrigate le pratiche di check in, dopo un riposante sonno di 45 minuti, inizio la giornata lavorativa, in cui inizio ad apprezzare a pieno le virtù di guida della gente di Teheran.

Alle 5 di sera, dopo un’intensa giornata divisa tra traffico e appuntamenti, in hotel si avvera, e quasi non ci posso ancora credere, un sogno: incontro Azadeh, con la sua cugina Samira, le mie speciali amiche di Teheran. Gli occhi lucidi non celano la felicità per aver realizzato una cosa quasi inimmaginabile; Azadeh non mi da la mano per salutarmi, lei è molto tradizionalista, mentre invece Samira mi stringe la mano senza problemi. Loro mi regalano dolci di Teheran, io canestrelli di Biella.

E’ doveroso parlare di come da queste parti il mondo sia diverso dal nostro, ma non così tanto come si crede.

L’Iran è un Paese di profonda fede Islamica, governato da un Presidente a capo di un Parlamento di 290 membri eletti dal popolo, e da un Leader, a capo di un speciale corpo di 12 “saggi”. Il Presidente in carica, è Kathami (diventato famoso dalle nostre parti per aver presenziato ai funerali di Papa Giovanni Paolo II), mentre il Leader, protettore dei dettami dell’Islam, è Kahmenei.

Il Presidente ha il potere, sia politico, che religioso, derivatogli dal popolo che lo ha eletto; resta in carica 4 anni e può avere solo due mandati. Il prossimo mese si voterà per il nuovo Presidente, poiché l’Iman Kathami ha preso il potere 8 anni fa.

Il Leader è eletto dal Consiglio dei 12 e resta in carica sino alla morte.

Tutto ciò che il Presidente ed il Parlamento decidono, viene “filtrato” dal Consiglio e dal Leader; per cui, se qualche legge va contro alcuni dettami islamici, il Leader ha il potere di respingerla. Nonostante questo, il Presidente ha un grandissimo potere ed e’ proprio grazie a questo che Kathami sta passando alla storia come il primo vero Presidente riformista dopo la Rivoluzione, quando nel 1979 salì al potere Kohmeini, messo lì da Inglesi e Francesi, che vedevano nell’Iran un rivale economico sempre più potente. I francesi tutt’ora hanno grossi interessi economici in questo Paese.

Per altri dettagli vedere: http://it.Wikipedia.Org/wiki/Iran#Politica Un passo indietro.

Stavo dicendo che da queste parti il mondo non è poi così diverso.

Mi ha colpito molto vedere i bus urbani in cui le donne devono sedere dietro ed il bus stesso è diviso in due parti; nonostante questo, i minibus e i bus turistici non impongono questa norma.

Lo stesso dicasi per la metropolitana (3 linee abbastanza efficienti, altri due da aprire prossimamente: non è Seoul, ma sicuramente meglio di Milano) dove, sì le donne hanno i primi due vagoni riservati, anche per ragioni di “sicurezza” quando viaggiano da sole, ma non è affatto proibito viaggiare insieme agli uomini.

Alcuni magazzini hanno entrate diverse per uomini e donne, ma la maggior parte dei centri commerciali non e’ così; in aeroporto i controlli di sicurezza avvengono su due corsie separate.

Le scuole primarie e secondarie sono o maschili o femminili, le Università invece no… Anche gli asili, a dire il vero. All’Università’ la maggioranza degli studenti e’ di sesso femminile, le lezioni si seguono normalmente, maschi e femmine insieme; le conferenze nelle Aule magne, invece, vedono i ragazzi davanti e le ragazze in fondo, così come durante le preghiere.

Il chador, veste di colore nero, copre interamente il corpo della donna, lasciando solo il viso e le mani scoperte, ma e’ diffuso solo nelle donne meno giovani, mentre la maggior parte delle ragazze non lo utilizza.

Le ragazze, obbligate a coprirsi il capo in pubblico ed in privato, solo alla presenza di estranei alla famiglia, ma solo se la famiglia e’ più tradizionalista, vestono, molto più di quanto credessi, alla maniera occidentale. Jeans larghi, occhiali da sole di tendenza, trucco a volte molto forte. Molte ragazze tendono a far risaltare i capelli colorati, con tagli moderni, nonostante l’obbligo del foulard. Non e’ un caso isolato vedere ragazzi e ragazze tenersi per mano in strada, ma non ci si bacia in pubblico. Resta il fatto che maniche e pantaloni corti non sono ammessi, se non in luoghi destinati solo alle donne.

Le piscine hanno accessi regolamentati in orari diversi per uomini e donne.

Azadeh mi ha spiegato che quando si allena (corre 1.500 mt. E 3.000 mt. In gare a livello Nazionale ed Internazionale) con pantaloncini, maglietta e senza coprirsi il capo, lo fa senza la presenza dell’allenatore (uomo), ma solo con il supporto delle compagne di allenamento. Durante le gare aperte al pubblico e nel parco dove spesso corre per allenarsi, invece, deve vestire maglie e pantaloni lunghi e coprirsi il capo.

Anche gli uomini non possono vestire calzoncini corti in pubblico, se non in casi eccezionali come allenamenti e gare sportive.

Samira e’ molto meno tradizionalista, mi ha dato la mano per strada, mi ha abbracciato, ha uno stile molto più occidentale; lei e’ di famiglia più “moderna”. Più volte mi ha mostrato i suoi bellissimi capelli nero corvino, che mettono in risalto due occhi di luminosità abbagliante. Azadeh, invece, non vuole toccare nessun uomo, ne tantomeno farsi vedere il capo scoperto da terze persone di sesso maschile.

Stesse famiglie, due modi di vedere le cose.

Le stesse differenze si possono riscontrare nella società, camminando per le strade, girando per negozi, mangiando una pizza di tipo americano (pizza hut, per intenderci) o un hamburger in un fast food 100% iraniano. Qui di americano non c’e’ nulla, a parte la coca cola.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche