Iran – una settimana di full immersion nella storia

Il viaggio in compagnia di un piccolo gruppo di persone ha toccato Teheran, Kashan, Isfahad, Yazd, Persepoli, Pasargade e Shiraz. Gli iraniani sono un popolo ospitale e gentile.
Scritto da: Lurens55
iran - una settimana di full immersion nella storia
Partenza il: 27/12/2019
Ritorno il: 05/01/2020
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Partecipanti: io e Franca. In compagnia di (in ordine alfabetico) Eleonora, Francesca, Giuliana, Jenny, Laura, Marta, Matteo, Michele, Pio, Roberto, Rosalba, Sabrina

Indice dei contenuti

Cambio valuta: Ufficiale: 1 € ~ 47000 IRR – Non ufficiale: 1 € da 120000 a 140000 IRR

Prologo:

L’Iran era la meta che avremmo voluto raggiungere per trascorrere le vacanze di Natale/Capodanno 2018-19. Ma a causa dei ritardi nel rinnovo dei passaporti scaduti non siamo riusciti ad iscriverci. Quest’anno siamo partiti per tempo e il 30 luglio ci siamo iscritti, beneficiando anche di uno sconto di 100€ a testa. Man mano che il tempo passava le adesioni erano sempre scarse e la partenza sembrava a rischio. Il 7 novembre nonostante la penuria di partecipanti (solo 7 persone) il viaggio è stato confermato. Nel frattempo sono andato in Dancalia e al mio rientro ho trovato la richiesta del saldo. Si sono aggiunte ancora un po’ di persone. Si parte in 14. Costo del tour di viaggigiovani 1950 € per persona (compreso il visto) a cui bisogna aggiungere mance, pasti non inclusi, souvenir, ecc. Il parcheggio GP parking a Malpensa costa 62€ scoperto.

L’unico handicap causato da un viaggio in Iran è che d’ora in poi se si deve transitare negli USA (anche solo per lo scalo di un volo diretto altrove) non si potrà fare l’ESTA, ma si deve chiedere il visto al Consolato. Il fotoracconto del viaggio è disponibile nel mio canale Youtube: https://youtu.be/btzbYBMc1PA

Venerdì 27 Dicembre 2019

Giorno di partenza. I bagagli sono pronti.

Alle 8.30 ci mettiamo in viaggio. Autostrada A4 molto scorrevole. Alle 10.30 siamo al GPparking. Non so in base a cosa, oggi mi hanno dato una tessera per cui dal prossimo parcheggio mi faranno il 10% di sconto alla cassa. Alle 11 siamo ai banchi della Turkish. L’addetta di viaggigiovani ci indica di metterci in fila al bag drop perché ci hanno già fatto in agenzia il check in on line. Arriva una tizia della Turkish che dice che solo chi ha la carta di imbarco stampata o sul cellulare può passare gli altri devono fare la fila normale. Ci spostiamo e poi questa cambia idea e fa passare anche chi non ha la carta d’imbarco stampata, creando abbastanza confusione. E niente. All’aeroporto di Malpensa si dà sempre il meglio della disorganizzazione. Non resta che attendere pazientemente l’imbarco. Si parte in orario. Volo tranquillo. Arriviamo con 20′ di anticipo al nuovo mega aeroporto di Istanbul che, come si nota guardando dal finestrino in fase di atterraggio è stato costruito a ridosso della città. Il volo per Teheran parte tra poco meno di due ore e mezza. Per passare il tempo provo a collegarmi al wifi. Sulla pagina che compare vedo 2 opzioni. Veloce a pagamento o normale gratis protetto da un PIN che però si deve chiedere. Vado al banco informazioni a chiederlo e mi dicono che il wifi free non c’è e che devo andare nei coffee shop o nei ristoranti. Fanno un mega aeroporto lussuosissimo e poi i servizi per i passeggeri sono peggio di quelli di aeroporti di seconda o terza categoria. Finalmente ci imbarcano. Il 737 è più scomodo dell’A320 della prima tratta. Si parte con una mezz’ora di ritardo. Passano col vassoio-cena e chiedo una birra da bere mangiando. Sul volo che va in Iran non hanno alcoolici. Puoi bere una birra persino sui voli Emirates. Mi piacerebbe sapere se è un vincolo posto dal governo iraniano ai voli per l’Iran o se è una decisione di Turkish.

Sabato 28 Dicembre 2019

Alle 0:35 atterriamo a Teheran sudati marci perché l’aereo sembrava una sauna. Per arrivare al controllo passaporti abbiamo fatto una lunga camminata che ha peggiorato ulteriormente il livello di sudore. Chiediamo ad una poliziotta che presidia l’area immigrazione dove andare per il visto e ci indica una coda. Ma si scopre quasi subito che l’indicazione data era sbagliata. Infatti ci dirottano genericamente “per di là”. Dopo vari giri arriviamo finalmente all’ufficio giusto. Consegniamo il nostro visto stampato, lo registrano e ci mandano al controllo passaporti. Il tutto ha preso più di mezz’ora e un altro po’ di sudore. Ci applicano un adesivo (che si potrà poi rimuovere), ci fanno passare, recuperiamo la valigia che nel frattempo è già arrivata e troviamo nell’atrio la nostra guida Pegah (una ragazza). Una parte del gruppo arriva con un altro volo (che ha un bel ritardo). Così prima di poter uscire dall’aeroporto sono le 2, ora di Teheran (cioè 23.30 italiane). Chiedo alla guida come fare per cambiare i soldi e mi dice di non farlo in aeroporto perché non conviene e che ci penserà lei domani. Fuori dall’aeroporto ci aspetta il pullman. Molto grande, molto comodo. Persino esagerato. Il viaggio per raggiungere l’hotel Asareh dura più di un’ora. A quest’ora della notte le strade sono deserte. Finalmente in hotel! Invece di darci una camera matrimoniale, ci assegnano un mini appartamento con 2 camere, soggiorno con angolo cottura e bagno. Stremati andiamo a dormire che sono quasi le 4 con la sveglia puntata alle 8 (sigh!) che, inesorabile, suona.

Colazione non tanto soddisfacente. Abbiamo bisogno di moneta locale. Il cambio ufficiale in banca è circa 1€ = 50000 Rial. Ma Pegah ci dice che i cambiavalute pagano a 120000 (nei bazar a 140.000). Così per 50€ prendiamo 6 milioni di Rial. Si parte. Al mattino il traffico è caotico.

Prima tappa il palazzo Golestan. Bellissimo. Ci sono sale con pareti rivestite di piccoli specchi, lampadari di cristallo, quadri, oggetti artistici, ecc. Poi si va al museo nazionale. C’è una collezione molto ampia di reperti del periodo pre-islamico e una del periodo islamico. Sosta pranzo, che per noi è uno snack comperato in un chiosco (40000 IRR) e un caffè espresso abbastanza buono (100000 IRR, cioè circa 1€, come in Italia). Dopo pranzo andiamo a visitare il Museo dei gioielli. A programma era previsto il museo dei tappeti, ma l’abbiamo sostituito con questo ed è stata un’ottima scelta. Brava Giuliana che lo ha proposto e Pegah che ha appoggiato la proposta. Il museo è nei sotterranei della banca centrale dell’Iran. Non si può portare dentro nulla. No cellulare, no portafoglio, no fotocamera. Per accedere si passano ben tre metal detector e una sommaria perquisizione fisica. Dato che a fare la perquisizione fisica è un uomo le donne passano senza alcun controllo. Se hanno dei giacconi grandi chiedono di tastare le tasche. La quantità di gioielli presente è impressionante. Oro a chili, perle enormi, ogni sorta di pietre preziose, ciotole piene di grossi diamanti. Ci sono i gioielli dei vari scià, quelli di Soraya e di Farah Diba. Un trono rivestito di oro e pietre preziose. In una teca è esposto il diamante più grande del mondo. La guida ci ha detto che era appena di un niente più piccolo del koh-i-noor del tesoro della corona britannica. Ma dopo che quest’ultimo ha subito una lavorazione e ha perso peso il primato è passato a quello del museo iraniano. Il tesoro della corona inglese e quello di San Gennaro sono nulla in confronto. Per completare la giornata siamo ancora andati a vedere la torre Azadi (Torre della Libertà) fatta costruire dallo scià Reza Pahlavi nel 1971 per i 2500 anni dalla fondazione dell’impero achemenide da parte di Ciro il Grande. E infine a riposare. Cena in hotel. Buona. Zuppa di verdura con pasta un po’ scotta. Trota al forno e pollo con pomodori e riso e buffet di verdure. Il pane sembrava pluriball. Chissà come lo fanno. Alle 21.45 esausti nel letto.

Curiosità della giornata: Per la serie “imprenditori visionari” dal pullman fermo al semaforo ho visto un tizio che girava tra le auto con un rudimentale turibolo realizzato con una lattina da pomodori che pende da un fil di ferro. Dentro stava bruciando dell’incenso. Se l’autista tirava giù il finestrino e gli dava qualcosa allora metteva la latta nell’auto così che si profumasse.

Domenica 29 Dicembre 2019

Ore 8.30 si parte con destinazione Kashan. Dopo un paio d’ore che viaggiamo facciamo una sosta tecnica in un centro commerciale lussuosissimo lungo l’autostrada. C’è il coffee shop con caffè Illy e ci lasciamo attirare. Il sapore è un po’ diverso da quello che si beve da noi, ma comunque è buono (150000 IRR). Per fare 2 espressi ci ha messo un eterno. Si riparte e verso le 12.30 siamo a Kashan dove visitiamo una antica casa che era di proprietà di un mercante di tappeti decisamente molto ricco, viste le dimensioni (4000 mq) e le splendide decorazioni delle facciate. Una curiosità delle porte di ingresso delle case iraniane sono i batacchi. Ce ne sono sempre due. Uno fa un suono più forte e lo usano gli uomini, l’altro fa un suono più delicato e lo usano le donne. Perché? Semplice se bussa un uomo va ad aprire un uomo, se bussa una donna va ad aprire una donna. Terminata la visita ci fermiamo per il pranzo. Quindi si va a vedere il Fin Garden. Un giardino persiano. La caratteristica del giardino persiano è quella di essere suddiviso in 4 aree a simboleggiare i 4 elementi: acqua, terra, fuoco e aria. Inoltre sono predominanti i cipressi (molto diversi dai nostri). Essendo inverno non ci sono i fiori. Nel giardino ci sono anche parecchi canali in cui scorre acqua e svariate decine di zampilli. Non è uno di quei posti imperdibili. Anche l’antico hammam è piuttosto scialbo. Già che è sulla strada vale l’ora di sosta che abbiamo fatto. Si riparte verso Isfahan dove arriviamo alle 18. Check in all’hotel Piroozy e poi subito a vedere la grande piazza Naqsh-e jahan (o piazza Khomeini) illuminata. Gigantesca. È 170 metri di larghezza per 560 di lunghezza. Seconda solo a piazza Tienanmen di Pechino. E’ circondata da un portico in cui ci sono negozietti di tutti i generi. Mentre torniamo ci fermiamo in un negozio che vende zafferano. Quello iraniano è molto pregiato. Ne compero 6 gr. per 10 €. Si torna in hotel per la cena. Un buffet molto vario e di buona qualità. Poi in camera.

Lunedì 30 Dicembre 2019

La colazione è di livello più scarso rispetto alla cena. Alle 9 si parte a piedi per andare alla piazza Naqsh-e jahan. Di giorno è meno suggestiva che di sera, ma dà meglio l’impressione della sua smisurata grandezza. Il nostro giro di visite parte dalla Moschea dello Scià (o dell’Imam) anche nota come Moschea del Venerdì. Questa moschea non è più utilizzata per la preghiera ed è diventata monumento nazionale (nonché patrimonio Unesco). È di dimensioni notevoli. Ha un cortile centrale enorme, varie sale di preghiera e dei giardini. Ogni tanto è anche presente un imam a cui si possono fare delle domande in inglese e francese. Oggi però non c’è. Poco male, tanto non avrei saputo cosa chiedergli già in italiano, figuriamoci in inglese. Le pareti di tutto il complesso sono completamente rivestite di ceramica, in parte piastrelle in parte mosaico. Ci sono dei restauratori che preparano i mosaici da sostituire in una parte della cupola. Hanno costruito a terra un modello in scala 1:1 dello spicchio della cupola da restaurare e su quello ricostruiscono i mosaici che andranno successivamente a sostituire quelli danneggiati. Dopo aver girato in lungo e in largo usciamo e ci dirigiamo alla Moschea delle donne (She-ie-kh Lutfulla Mosque). Questa moschea è più piccola e viene ancora saltuariamente usata per la preghiera, ma per il resto del tempo si può visitare. Quando non è usata per la preghiera i tappeti vengono arrotolati così si può entrare con le scarpe. Ci sono anche qui belle decorazioni di ceramica. Quella più sorprendente è sulla volta a cupola. Al centro c’è un pavone dipinto e da alcune feritoie entrano i raggi del sole che creano l’illusione di una lunga coda dorata. Un effetto meraviglioso. Pausa caffè in un baretto vicino alla piazza. Vale la pena descrivere il processo che il barman ha seguito per preparare l’espresso.

1. Si toglie i braccetto e si pulisce il filtro.

2. Si mette il braccetto su una bilancia elettronica e si fa la tara.

3. Si posiziona il filtro sotto il macinacaffè che deposita la polvere nel filtro. Quando sembra che ce ne sia abbastanza si pesa. Non capita mai che sia sufficiente e quindi si aggiunge ancora un po’ di caffè a occhio.

4. Si pressa il caffè.

5. Si inserisce il braccetto nella macchina e si prepara.

Ovviamente per fare un caffè ci va un eterno. In un qualunque bar italiano lo lincerebbero. Qui invece regna la tranquillità. Pur essendo caffè Illy non è un granché. Sarà la miscela, sarà l’acqua, sarà la macchina ma il sapore è un po’ acidulo. La tappa successiva è il palazzo Ali Qapu. Un palazzo di 5 piani che ha decorazioni molto diverse da quelle delle moschee. Le principali attrazioni sono la terrazza, da cui si vede tutta la piazza, e la sala da musica decorata con motivi molto particolari realizzati con intagli nel rivestimento di gesso in modo da realizzare una cassa armonica.La sala da musica si raggiunge salendo una scala con gradini altissimi. Praticamente una scalata! Per la mattina è tutto e ci si separa per fare qualche giro nel bazar e dintorni. Andiamo in un coffee shop che ha una terrazza da cui si vede la piazza nel senso della lunghezza. Anche qui la scala ha una pendenza senza senso, superiore ai 45° (cioè > 100%) con le alzate degli scalini di circa 30 cm.. Quando ho chiesto alla guida perché le scale siano così ripide mi ha risposto che in questo modo tengono meno spazio. Vabbé. Una scala a pioli ne tiene ancora meno se è per quello 😀

L’accesso alla terrazza è a pagamento (500.000 IRR), ma comprende bevanda e fetta di torta. Ce ne stiamo un po’ a prendere il sole poi scendiamo e proseguiamo la passeggiata nel bazar dove comperiamo un po’ di pistacchi belli grandi e di ottima qualità a 17 €/kg (prezzo abbastanza conveniente) e degli orecchini (abbiamo pagato in euro e ci ha dato il resto in euro). Girando a casaccio troviamo un fast food del tutto simile a quelli occidentali. Prendiamo un mega hot-dog (di bovino) e un vassoio di patatine al formaggio e dell’acqua spendendo 3.50€. Alle 15 ci ritroviamo per andare a vedere l’antico il palazzo reale. Ci sono parecchie impalcature perché è in restauro. Di pregio c’è la decorazione all’ingresso realizzata con un mosaico di specchi. La guida ci ha detto che nel 1600 un re persiano aveva comperato a Venezia una grande quantità di specchi che sono arrivati a destinazione tutti rotti. E per non sprecarli li hanno tagliati per decorare l’ingresso del palazzo. Si può visitare anche una sala interna con affreschi non particolarmente belli. Per concludere il pomeriggio siamo andati in una sala da te molto caratteristica situata in un vicolo. Se non ci avesse accompagnati la guida non l’avremmo mai trovata. Ottimo il tè allo zafferano (100000 IRR). Relax in camera prima di cena. Questa sera la cena è in un ristorante invece che in hotel. La location è caratteristica, una antica casa di un ricco mercante restaurata e trasformata in ristorante. La cena sarebbe andata bene se il cibo fosse stato caldo. Purtroppo la temperatura è bassa e il buffet era allestito all’esterno. E oggi si chiude così.

Martedì 31 Dicembre 2019

Con il pullman andiamo a visitare l’antica moschea Jameh (che significa più grande, più importante), la cui costruzione è durata secoli. Da un primo embrione di moschea senza minareto pian piano si sono aggiunte camere, minareti, cortili, una scuola coranica, ecc. La struttura in mattoni è molto interessante in particolare le cupole circolari che si raccordano alla struttura quadrata con un ingegnoso sistema di archi a dimensione decrescente. Terminata la visita alla moschea siamo andati a vedere due ponti antichi: Si-o-se Pol (o dei 33 archi) e Khaju. Peccato che a causa della costruzione di una diga il fiume sia ridotto ad un rigagnolo nel letto in secca e quindi l’effetto scenico è molto penalizzato. Siamo poi andati al quartiere armeno a visitare la chiesa cristiana Vank, aperta nel 1664, dedicata a S. Giuseppe di Arimatea. Alle pareti ci sono affreschi molto ben conservati. C’è anche un museo che, in una delle sezioni, racconta lo sterminio degli armeni avvenuto prevalentemente in Turchia. Mentre lo sterminio degli ebrei viene ricordato e condannato di continuo, di quello degli Armeni (povera gente) non importa nulla a nessuno. Strano vero?

Una curiosità del museo è il capello di una giovane ragazza del diametro di 0.1 mm su cui con un particolare diamante nel 1974 è stata incisa una breve frase scritta con l’alfabeto armeno. Per leggere la scritta si deve guardare nel microscopio a disposizione dei visitatori. Poi soletta pubblicitaria al negozio di tappeti. Il titolare del negozio ci ha illustrato in un buon italiano le diverse tecniche di lavorazione e il significato dei disegni dei tappeti e poi ha cominciato a presentare vari tappeti con i relativi prezzi. Non essendo esperto non ho idea se siano convenienti o meno. Di sicuro ha un campionario molto vasto e ci sono tappeti molto belli. Qualche tappeto l’ha venduto e quindi la sosta gli ha portato bene. Torniamo alla piazza e andiamo con incedere sicuro alla casa da te dove siamo andati ieri pomeriggio per fare pranzo. È strapiena, noi siamo in 14 e quindi non c’è speranza. Nelle vicinanze c’è un ristorante che ha anche delle scritte in caratteri latini. Ha anche posto. Un piatto di carne con un vagone di riso e acqua 4€. Dopo pranzo grazie al navigatore andiamo a piedi alla Mollabashi Historical House passando in vicoletti pieni di interessanti botteghe artigiane. Giunti davanti è chiusa. Dato che sulla porta ci sono i batacchi li usiamo (c’è pure un video citofono, ma bussare col batacchio è più bello). Tra l’altro li usiamo indistintamente entrambi (uomo e donna). Dopo un po’ arriva un tizio. Gli chiediamo se è possibile visitare la casa e ci fa entrare. È una casa bellissima con stanze decorate con bei dipinti e mosaici di specchi (ci chiede 2€ a testa). Torniamo in hotel per prepararci per la festa di capodanno. Invece di cenare al nostro hotel ci portano col pullman al ristorante di un hotel nel quartiere armeno insieme ad altri gruppi italiani. Il cenone inizia alle 20.30 e consiste in un buffet di verdure crude e cotte e molte salse, tra cui un hummus fatto a regola d’arte, e un piatto di agnello alla griglia ottimo. Alle 21.30 il cenone è terminato. Si va a piedi, fendendo una folla molto compatta, al museo della musica. Sono esposti sia strumenti tipici iraniani, sia strumenti provenienti da varie parti del mondo tra cui pure un mandolino (che ci fanno notare, essendo noi italiani). Si accede quindi ad un piccolo teatro dove si esibisce un gruppo di musicisti che suonano musica tradizionale iraniana con alcuni degli strani strumenti visti prima. C’è una ragazza che suona un grosso tamburello. Bravissima. Usando solo le dita ha fatto un a solo incredibile. Sembrava un batterista rock. Mentre attendiamo un secondo gruppo di musicisti, arriva un improbabile Babbo Natale che ci offre dei cioccolatini della cioccolateria MERDAS (risolini in sala) che, a dispetto del nome, sono molto buoni. Si esibisce poi un gruppo di giovani chitarristi bravi in un repertorio di musica “occidentale”. Pochi minuti prima di mezzanotte ci raduniamo nel cortile per il countdown. Su un tavolino ci sono flute e bottiglie dalla tipica forma “da spumante” piene però di liquidi di vari colori: azzurro, arancione, verde…. (essendo un paese musulmano l’alcool è vietato). A mezzanotte si stappa, qualcuno assaggia la bibita gassata (io l’ho trovata imbevibile), ci si scambiano i tradizionali auguri e poi si rientra in teatro per un’ultima esibizione dei chitarristi e per mangiare una fetta di torta. La RAD Tourism Company (agenzia locale a cui si appoggia viaggigiovani, www.radtravel.co) ci omaggia di un sacchetto di pistacchi e alle 0.30 si prende il pullman per tornare in hotel. Nota del giorno: girando per le città abbiamo notato parecchie ragazze con dei cerotti bianchi sul naso e quindi abbiamo chiesto alla guida cosa significasse. Non è un’usanza. Semplicemente, l’Iran è un centro di eccellenza per la rinoplastica e così molte ragazze si fanno rifare il naso. Infatti facendoci caso si nota che sono molte le ragazze con un naso perfetto.

Mercoledì 1 Gennaio 2020

Sveglia alle 7.30. Come inizio anno non c’è male. Dopo colazione si parte per Yazd con una breve sosta a Na’in per vedere una antica moschea. Si riparte e verso le 14 arriviamo a Yazd dove visitiamo l’ennesima moschea Jameh. Questa ha la facciata e i minareti più alti dell’Iran. Ci addentriamo nei vicoli della città vecchia dove vediamo bene una “torre del vento”. Un ingegnoso sistema per creare un movimento dell’aria attraverso convezione naturale. In questo modo le abitazioni sottostanti le torri d’estate vengono rinfrescate. La città vecchia ha tutte le case rivestite di paglia e fango. Una soluzione che realizza un buon isolamento termico e rende l’aspetto del centro molto uniforme. Per pranzo andiamo in un caffè che ha una terrazza al sole. Mangiamo uno scodellone di zuppa di verdure e lenticchie (2€). Poi girando per i vicoli sbuchiamo su una strada dove ci attende il bus per andare in hotel. Check in rapido. La nostra camera è enorme con due letti queen size. L’unica pecca è il bagno che non ha il box doccia e quindi si allaga tutto. Sistemati i bagagli andiamo a fare una passeggiata fino alla piazza pensando di trovare un bazar tipo quello intorno alla piazza di Isfahan. Invece non c’è nulla. Il bazar è comunque poco distante. Entriamo e vediamo subito che è un labirinto. Le poche indicazioni presenti sono scritte in alfabeto arabo. Dopo un po’ abbiamo perso l’orientamento ma tornando sui nostri passi con calma abbiamo ritrovato la strada. In questo bazar c’è una concentrazione di oreficerie incredibile. I monili d’argento costano molto poco. Franca ha comperato un anello in argento e turchese. Pagamento in euro e resto in IRR cambiati a 140000. Per cena la munifica RAD ci ha portati in un bel ristorante. La cena è un po’ strana. Antipasto: patate al forno, insalata mista con crostini di pane con un condimento dal sapore un po’ strano a base di succo di melograno concentrato (una Cesar salad all’iraniana). Piatto principale: montone arrosto con riso, il tutto coperto con una sottile sfoglia di pasta e passato in forno. Buonissimo. Dessert: te e dolci di pistacchi che più dolci non si può. Viene il diabete solo a guardarli. Torniamo in hotel assaporando la gioia del letto e quando entriamo scopriamo che stanno suonando e cantando a volume senza senso. Per cui dormire con sto casino è impossibile. Vado alla reception a chiedere fino a che ora suoneranno. Il tizio guarda l’orologio e mi dice che è finito. E per maggior sicurezza va dal tastierista a dirgli di spegnere. Finalmente ci si riposa.

Giovedì 2 Gennaio 2020

Oggi la giornata inizia con la visita al museo dell’acqua. La città di Yazd è nel deserto e per avere acqua nei secoli passati hanno costruito dei canali sotterranei che portano in città l’acqua dalle montagne. Sembra che ci siano 200 km di canali sotterranei. L’acqua veniva conservata nelle cisterne e poteva essere spillata da appositi rubinetti. Successivamente siamo andati al tempio del fuoco zoroastriano. Un fuori programma che abbiamo pagato noi (400.000 rial). La religione zoroastriana prevede il totale rispetto dei quattro elementi fondamentali della vita: terra, aria, acqua e fuoco. Sulla facciata del tempio c’è il faravahar, uno dei simboli più noti dello zoroastrismo, a metà tra uomo e uccello, e tre medaglioni che riportano il motto che riassume la filosofia zoroastriana: “pensa bene, parla bene, agisci bene”. Nel tempio c’è una stanza, a cui possono accedere solo i sacerdoti, in cui arde da secoli il fuoco eterno. Due volte al giorno i sacerdoti vanno ad aggiungere grossi pezzi di legno di mandorlo o albicocco. Il tempio è una costruzione recente e il braciere in cui arde il fuoco è stato trasportato lì da un altro sito. E poi siamo giunti alla torre del silenzio dove fino ai primi anni del novecento gli zoroastriani portavano i loro defunti che venivano adagiati sulla cima di una collinetta in modo che gli avvoltoi lasciassero solo le ossa che venivano poi buttate in un profondo pozzo. Secondo loro in questo modo si preservavano tutti e quattro gli elementi fondamentali. Dato che nel corso degli anni la città si è ingrandita ed è arrivata nelle vicinanze della torre del silenzio questa pratica di smaltimento dei defunti è stata vietata per ragioni igieniche. Adesso usano un cimitero e per non contaminare la terra foderano la buca con mattoni. Lasciamo Yazd e partiamo verso Shiraz. Sarà un trasferimento abbastanza lungo. Lungo la strada ci fermiamo a fare il pieno di gasolio: 400 litri ~ 100€. Come da noi….. Arriviamo in hotel alle 19 e alle 20 si va a cena in un ristorante tipico. Non male, ma quello di ieri sera mi è piaciuto di più. Il ristorante è al secondo piano di un edificio. Quando siamo usciti sono sceso a piedi e ho rischiato di volare le scale perché gli scalini erano di altezze diverse. Ci sono spazi di miglioramento nell’edilizia. Poi in camera.

Venerdì 3 Gennaio 2020

Trump ha fatto ammazzare un generale iraniano (Soleimani) a Baghdad con un drone.

Sembra che a Teheran ci siano manifestazioni contro questo atto criminale. Noi qui a Shiraz per fortuna non vediamo nessuna manifestazione. La gente gira tranquilla per strada, ma un po’ di preoccupazione ce l’abbiamo. La guida dice di stare tranquilli che non c’è nessunissimo problema. Oggi è anche giorno festivo e quasi tutti i negozi sono chiusi. Proviamo a cercare un coffee shop intorno all’hotel, ma non troviamo nulla. Alle 8.30 partiamo per Persepoli dove arriviamo alle 9.45. Al sito archeologico c’è un coffee shop e ci fiondiamo a prendere un caffè espresso visto che il caffè della colazione è il solito boirone squalid. Il caffè è buono ma ho la fastidiosa sensazione di essere stato fregato (sia pur in modo infinitesimale). Infatti mi ha chiesto 200.000 rial (mai abbiamo pagato questo prezzo per un espresso) e sul listino prezzi esposto anche se è scritto tutto in arabo i numeri sono capace a leggerli e i prezzi erano tutti compresi tra i 70.000 e i 150.000 rial. Entriamo nel sito archeologico dove ci sono le rovine del palazzo di Dario il Grande e di quello di suo cugino Serse. Grazie al fatto di essere stato tutto sepolto sotto la sabbia per secoli ci sono centinaia di metri di pareti decorate con bassorilievi di grande pregio artistico conservati benissimo. Giriamo per più di due ore sotto un sole che picchia parecchio e nonostante l’aria molto fresca si suda. La visita di Persepoli prosegue e ci spostiamo col pullman in un altro sito a circa un chilometro di distanza dove ci sono le tombe di Dario il Grande, Serse, Artaserse e Dario II scavate nella parete rocciosa della montagna. Si prosegue per Pasargade. Arrivati a destinazione si sosta per pranzo in un ristorante a buffet. Dato che sti buffet sono tutti uguali e non stuzzicano particolarmente la gola, chiediamo se è possibile avere solo una zuppa di verdure che sono sempre buone. No problem. Ci prendiamo la zuppa e quando andiamo a pagare scopriamo che costa ben 100.000 rial (1 € scarso). Da noi solo il coperto costa di più. Proseguiamo fino alla tomba di Ciro il Grande. Quando arriviamo comincia a gocciolare, ma per fortuna dura poco e riusciamo a fare qualche foto persino col sole. E con questo si chiude la giornata di visite. Saliamo sul bus e torniamo in hotel. Un po’ di relax e alle 19 ripartiamo per andare a cena in una scuola di cucina iraniana gestita da due sorelle insieme alla mamma. Una bella sorpresa. La cucina è quella tipica casalinga. Alcune cose erano meglio altre avevano sapori a cui non siamo abituati e quindi non ci sono piaciute. Botta di tristezza: la vacanza è quasi finita.

Sabato 4 Gennaio 2020

Piove a secchiate e oggi si visita Shiraz 🙁

La città è già piena di poster e striscioni con la faccia del generale Soleimani. Hanno tappezzato l’Iran nel giro di poche ore. Si parte alle 9 col bus e la prima sosta è la Moschea di Nasir o Molk anche detta Moschea Rosa per il colore delle piastrelle e per la colorazione particolare che assume nelle giornate di sole. Oggi quindi ci dobbiamo accontentare di tinte più scialbe. Questa moschea è molto bella ed lo stile architettonico è un po’ diverso dalle altre che abbiamo visto. Di particolare pregio c’è una sala con colonne con bei dipinti sulle pareti e sul soffitto. Per fortuna ci sono dei porticati e si riesce a fare qualche foto senza fare contorsioni con l’ombrello per non bagnare la macchina fotografica. Usciti dalla moschea ci dirigiamo sotto la pioggia al Museo Naranjestan dove c’è un padiglione con decorazioni bellissime e un piccolo museo in cui sono esposti oggetti dal 3000 a.C. all’età contemporanea. Poi passando attraverso il bazar siamo andati alla Moschea Vakil. Anche questa con decorazioni stupende. C’è un po’ di tempo che avanza, anche perché le spiegazioni non sono più lunghe di tanto, e la guida ci propone di andare a visitare l’hammam. Non essendo incluso nel programma dobbiamo pagarci il biglietto di ingresso (300.000 rial). Si è fatta ora di pranzo ma non essendo particolarmente golosa l’offerta gastronomica andiamo a farci un giro nel bazar che ci costa ben di più del pranzo. Infatti comperiamo un tappeto in lana. La richiesta è 200€. Chiediamo lo sconto e ci dice 180. Accettiamo. Piega il tappeto. Lo lega bello stretto. Noi nel frattempo abbiamo già deciso di abbassarlo di altri 10€. Il tappeto è già nel sacchetto e Franca ne vede uno che le piace di più come colori. Chiede quanto viene e il venditore dice che costa come l’altro. Quindi disfa le legature dell’altro tappeto, lega quello nuovo, andiamo a pagare e diciamo che abbiamo solo 170 €. E gli va bene. Probabilmente avessimo contrattato per un’oretta magari lo prendevamo a 150. Mentre giravamo per il bazar abbiamo sentito il muezzin che invitava alla preghiera, ma nessuno lo prendeva in considerazione. I negozianti e la gente che girava per il bazar hanno continuato a fare quello che stavano facendo. Qualcuno ha raggiunto una piccola moschea, ma direi che era una minoranza molto esigua. Non è vero che sono tutti dei fanatici religiosi. Alle 14 raggiungiamo il resto del gruppo al ristorante. C’è una mezz’oretta di tempo, così qualcuno vuole fare ancora un giro al bazar. Io vado invece a fare qualche foto alla cittadella (queste con ombrello, pioggia e vento; sempre più difficile). Anche la Cittadella non è compresa nel programma. Mi chiedo perché visto che è un monumento importante di Shiraz. Mentre torno converto gli ultimi rial in pistacchi. Qui costano solo 130.000 all’etto. Ad Isfahan 170.000. Ricompattato il gruppo andiamo col bus a vedere la tomba del poeta Hafez. Uno dei poeti più importanti dell’Iran (XIV sec). Oltre alla tomba, costruita nel 1935 su progetto dell’architetto francese André Godard, c’è un bel giardino, ma piove forte e manco si riesce a fare un paio di foto. La guida ha barattato la visita alla tomba di Sa’adi, un altro importante poeta iraniano, con la visita al Santuario “Ali Ibn Hamzeh Holly Shrine” in cui è sepolto il fratello dell’ottavo imam sciita Reza. Chiedo alla guida qualche spiegazione sul perché l’imam Reza è importante e mi dice che gli Sciiti oltre a Maometto venerano anche 12 Imam importanti (tra cui Reza). Gli sciiti ritengono che il dodicesimo imam non sia mai morto, ma si sia nascosto nel 940 per sfuggire all’ostilità del califfo e resterà tale fino alla fine dei giorni quando riapparirà come il Mahdi (messia) atteso per la rivivificazione del primo e più puro Islam. Per accedere al santuario le donne devono indossare uno chador che viene fornito gratuitamente all’ingresso. Si sosta in una prima stanza dove c’è un corano con i versetti tradotti in italiano e siamo invitati a leggerne ad alta voce qualcuno. Poi viene a parlarci in inglese un imam che ci dà il benvenuto e infine possiamo entrare nel santuario vero e proprio. Tutto rivestito con un mosaico di specchi (inizio ‘900). Straordinario. Certamente è stato più scenografico visitare questo santuario che non la tomba del poeta Sa’di, però la prima cosa che abbiamo notato entrando è che la visita di questo santuario è gratuita. La visita alla tomba del poeta invece è a pagamento. Quindi ha barattato una visita a pagamento con una gratuita. Avrebbe dovuto non farci pagare l’hammam. E con questo la vacanza è proprio finita. Andiamo all’aeroporto dove arriviamo con più di 3 ore di anticipo. Al controllo bagagli mi fanno aprire la valigia in cui ci sono cavi, macchina fotografica, tablet, ebook, ecc. Il cerbero mi fa pure accendere la macchina fotografica, fare una foto al pavimento, fargliela vedere e poi assolutamente cancellarla! Forse per evitare che la passi a qualcuno desideroso di copiare il colore del linoleum. Guarda poi sospettoso la scatola dove ci sono i tappi per le orecchie e col gioco del mimo gli faccio capire cosa sono. Esamina quindi le batterie della fotocamera, le fa vedere ad un collega, e quando comincio a temere il peggio me le restituisce.

(Nota: ai successivi controlli a Teheran e Istanbul la valigia è passata senza nessun problema)

Finalmente si accede alla sala d’imbarco. L’orario di partenza è alle 19.30. Verso le 19.50 iniziano l’imbarco. Cosa che rende altamente improbabile la partenza in orario. Noi abbiamo i posti in fila 13. Quando saliamo a bordo abbiamo l’amara sorpresa di scoprire che la fila 13 non esiste. L’hostess ci dice che hanno cambiato il velivolo e quindi ci spediscono in fila 25, giusto prima dei piani di coda. La sfiga ci vede sempre bene. Essendo un volo charter questo 737 ha un allestimento molto scomodo. File molto ravvicinate e sedili stretti. Claustrofobico. E dulcis in fundo si decolla con 1 ora di ritardo. Come allestimento è una ciofeca, però il personale di bordo è di una gentilezza incredibile a cui non siamo abituati e pur essendo un volo interno, pure breve, ci hanno dato un pasto caldo (riso e pollo). Arriviamo con un’ora di ritardo. Le valigie arrivano abbastanza in fretta. Questo volo però non è arrivato all’aeroporto Imam Khomeini, ma al Mehrabad (l’altro aeroporto di Teheran) così alle 22.25 siamo sul bus per il trasferimento che richiede quasi un’ora. C’è una camera prenotata all’Ibis dell’aeroporto che teoricamente serve a riposare qualche ora, ma col ritardo del volo e il tempo perso per il cambio aeroporto se va bene abbiamo giusto il tempo per una doccia. Dopo un riposo molto rapido alle 2 a.m. ci portano con lo shuttle all’aerostazione. Sui mega schermi girano a ciclo continuo filmati commemorativi di Soleimani (evidentemente realizzati in meno di una giornata). Ai banchi della Turkish c’è una coda lunghissima. Il volo per Istanbul parte in orario, arriva in orario e la coincidenza per Milano è di una sola ora. Fila tutto liscio e…

Domenica 5 Gennaio 2020

Alle ore 9.50 siamo a Malpensa. Arrivano i bagagli, si ritira l’auto al parcheggio e si torna a casa (stanchi morti).

Spese:

Autostrada 26

Parcheggio 62

Varie: 150 + 170 il tappeto

Note

Le città sono tutte molto pulite.

Le persone sempre molto gentili se sono a piedi. Quando sono in auto o moto no. Per la strada sembra valere la legge del più forte e i pedoni non sono per nulla considerati. Attraversare la strada richiede grande attenzione.

L’impressione che ho avuto è che l’Iran sia molto diverso da come viene presentato dai media occidentali.

L’embargo americano colpisce la popolazione (che avrebbe piacere di vivere in santa pace), ma la merce non scarseggia per niente. I ristoranti e i caffè sono pieni.

Il velo è obbligatorio anche per donne straniere al contrario della stragrande maggioranza degli altri paesi musulmani che non mettono questo obbligo che tende un po’ a frenare il turismo in Iran (oltre al terrorismo mediatico in vigore in occidente).

Kamenei è più aperto di Khomeini. Ci sono fotografie dei due un po’ ovunque. Khomeini ha la faccia più arcigna, invece Kamenei è quasi col sorriso.

Abbiamo incontrato parecchi gruppi italiani.

Nei negozi e nei bazar accettano euro (solo banconote, anche i 5€) ad un tasso di cambio molto buono. Meglio portarsi tagli piccoli, perché sovente il resto è in rial.

I negozi di tappeti hanno anche il POS (transazione a Dubai)

Il gasolio costa 0.25 € / litro

In molti edifici le scale hanno i gradini alti e irregolari.

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