Quattro giorni nelle Cotswolds sulle tracce di Shakespeare e Jane Austen

Un breve itinerario nell'Inghilterra da cartolina: villaggi, campagne, piccole città (più Oxford)
Scritto da: JulesMaigret
quattro giorni nelle cotswolds sulle tracce di shakespeare e jane austen
Partenza il: 06/07/2013
Ritorno il: 09/07/2013
Viaggiatori: 7
Spesa: 500 €

Sabato 6 luglio: Bergamo Orio al Serio – Bristol – Painswick – Gloucester – Chelthenam

Sono le 7.30 del mattino quando l’aereo della Ryanair per Bristol decolla dalla pista di Orio al Serio. La nostra “comitiva” è formata da sette persone: quattro adulti (due mamme e due papà), un’adolescente (16 anni) e due ragazzini (11 anni, maschio e femmina). L’idea è di fare un breve tour nella campagna inglese (le mitiche Cotswolds), sulle tracce di Jane Austen e Shakespeare. Dopo due ore di volo atterriamo. Ad attenderci nel parcheggio dell’aeroporto c’è una monovolume della Wolksvagen che abbiamo prenotato on line dall’Italia (in servizio allo scalo ci sono le principali aziende di autonoleggio). L’auto è nuova e confortevole. Alla fine ci costerà circa 100 euro al giorno (carburante e satellitare compresi. Il navigatore è consigliatissimo per districarsi tra le strette strade della zona). La prima tappa è Painswick (70 km dall’aeroporto: attenzione, le distanze sui cartelli sono calcolate in miglia!), un delizioso villaggio che sembra uscito dai libri di Agatha Christie: casette in pietra chiara, giardini pieni di fiori, prati verdissimi, tutto molto ordinato. Visitiamo l’antica chiesa di St Mary, circondata da un bellissimo parco con cento tassi curatissimi e da un suggestivo (se così si può dire…) camposanto pieno di lapidi del ‘700 e oltre. La maggior parte delle chiese delle Cotswolds sono in gotico perpendicolare, sono circondate da piccoli cimiteri e sono state costruite con i proventi dell’industria e del commercio della lana, molto fiorente sin dal Medioevo. Così come quasi tutti i paesi sono simili a Painswick. Noi per orientarci ci siamo affidati ad una guida della Lonely Planet e ad un libro fotografico acquistato su Amazon, ma tutta la regione è bellissima (dove caschi, caschi bene!). A Painswick pranziamo in un piccolo e caratteristico pub (gestito da una coppia di rumeni: quando si dice la globalizzazione…). Per un panino abbondante (con salumi, formaggi o salmone affumicato e salse varie) bisogna mettere in conto di spendere tra le 5 e le 6 sterline; per un piatto completo (carne o pesce con contorno) tra le 11 e le 16 sterline. In proporzione costa molto di più l’acqua gasata (“sparkling”, in un ristorante l’abbiamo pagata 4.5 sterline a bottiglia). Se si vuole risparmiare è meglio ordinare l’acqua del rubinetto o del “sindaco” (che qui chiamano “tap water”). Rifocillati e riposati ci dirigiamo verso la seconda tappa del giorno: Gloucester (12 km). La località è famosa per la sua bellissima cattedrale, una chiesa normanna del XII secolo, che ospita la sepoltura di Edoardo II (www.gloucestercathedral.org.uk). Da vedere le vetrate, le cappelle, le imponenti navate e il grande chiostro (Great Cloister) che gli appassionati della saga di Harry Potter riconosceranno perché ha fatto da location per alcune scene ambientate nei corridoi della scuola di magia di Hogwarts. Lasciata Gloucester, ci spostiamo verso l’albergo, a Chelthenam (16 km), bella cittadina, considerata una buona base per chi desidera visitare la zona. Noi abbiamo preso due camere in un Premier Inn (www.premierinn.com), a 2-3 km dal centro (Premier Inn Cheltenham West). Premier Inn è una catena di alberghi molto diffusa in Inghilterra (l’abbiamo usata anche in un precedente viaggio a Londra): sono strutture semplici, ma molto pulite e confortevoli. E poi dove trovi una quadrupla, a luglio, a 94 euro a notte (stesso costo per la tripla), ricca colazione all’inglese inclusa? Sistemati i bagagli ci dirigiamo verso il centro. Chelthenam è una bella cittadina, che deve la sua fortuna alle acque termali scoperte nel XVIII secolo, che attirarono le famiglie dell’alta società. Da vedere la “Promenade” (viale alberato su cui si affacciano palazzi e negozi), gli “Imperials Gardens” e il quartiere di “Montepellier”, ricco di pub e ristoranti. Noi ceniamo in una brasserie che si chiama proprio “The Montpellier” (buona). Due passi e poi si va a dormire: siamo in piedi dalle 4 del mattino (arrivati oltre la Manica bisogna anche tirare indietro le lancette dell’orologio di un’ora) e la fatica comincia a farsi sentire.

Domenica 7 luglio: Nortleach – Bibury – Minster Lovell – Oxford – Burford

Sveglia alle 7, colazione alle 8, e via. L’idea è di raggiungere Oxford e di fermarsi lungo la strada per visitare alcuni villaggi delle Cotswolds. La prima sosta è a Northleach (22 km): incantevole. Entriamo nella chiesa di St Peter e St Paul (bellissima: solito gotico, solito camposanto). E’ domenica e quando arriviamo il prete e alcuni fedeli stanno preparandosi per la funzione religiosa. In fondo è stato allestito un piccolo banco con bevande e biscotti (alla fine della Messa qui si usa conversare e mangiare qualcosa insieme: bello). Una cosa che mi ha colpito è che entrando in queste chiese si sente spesso un piacevole odore di legno (credo che arrivi dalle panche e da qualche arredo). Usciti dalla chiesa facciamo un giro tra le vie del villaggio e ogni angolo è una sorpresa. In un cottage si vede un piccolo torrente che entra ed esce dal giardino. La guida consiglia una sosta alla “Chedworth Roman Villa”, una delle più grandi ville romane d’Inghilterra che si trova a pochi km, ma non abbiamo tempo. Riprendiamo la macchina e ci spostiamo verso Bibury (10 km), una delle mete più classiche delle Cotswolds. Qui si trova la “Arlington Row”, una via costeggiata da cottage perfettamente conservati (pare sia la strada più fotografata d’Inghilterra), vicino alla quale scorre un tranquillo fiumiciattolo. Il luogo è fantastico, ma molto affollato da comitive che arrivano anche in pullman. Per goderselo è meglio venire molto presto al mattino o alla sera (a luglio è chiaro fino alle 22). Lasciamo la “Arlington” e ci dirigiamo verso le viette del villaggio, fino alla chiesa di St Mary, di epoca sassone: molto bella. Mettiamo la testa dentro mentre è in corso la Messa. Una signora si alza da una delle panche e ci chiede di entrare per qualche minuto ad ascoltare un canto sacro. La gente del posto ci sembra molto gentile (e noi che d’estate frequentiamo la Liguria – le Cinque Terre in particolare -, non siamo tanto abituati alla cordialità verso i turisti…).

Usciti da qui riprendiamo la strada verso Oxford. Lungo il tragitto ci fermiamo a Minster Lovell (22 km), altro minuscolo villaggio pieno di fascino, che ospita una bella chiesa e le rovine della “Minster Lovell Hall”, la residenza quattrocentesca di un visconte del luogo. Per pranzare ci fermiamo all’Old Swan, una locanda secentesca di grande fascino. Il cibo è discreto, ma il posto è fantastico (cottage in pietra, giardino verdissimo, torrente verde smeraldo). Con la pancia (quasi) piena ci spostiamo verso la meta di giornata: la città universitaria di Oxford (26 km). L’attrazione principale sono i tanti college disseminati per il centro. Noi ne visitiamo uno, quello più popolare: il “Christ Church” (l’ingresso è a pagamento, se si viaggia con almeno due figli conviene fare il biglietto famigliare www.chch.ox.ac.uk). Il problema è che non siamo gli unici ad avere avuto questa idea. Il posto è affollatissimo (soprattutto da torme di ragazzini in vacanza-studio). L’itinerario comprende la famosissima “Hall”, la sala mensa degli studenti (anche questa utilizzata come location per i film di Harry Potter), il chiostro, la cattedrale (bellissima). In una cappella c’è uno spazio con alcuni biglietti per lasciare delle preghiere o delle invocazioni. Ne strappiamo (si: facciamo a pezzi!) tre scritti in italiano, con delle lamentele, rispettivamente, verso un professore, il cibo inglese (“fa schifo”) e la fatica (“siamo stanche di camminare”): della serie “dobbiamo sempre farci conoscere”. La guida suggerisce la visita di altri college (in particolare il “Magdalen”), ma non abbiamo tempo. Questo del tempo è un problema: perché in Inghilterra i negozi e le attrazioni turistiche chiudono così presto (tra le 5 e le 6 del pomeriggio)? Poco fuori Oxford (a Woodstock), ad esempio, c’è un bellissimo e antico palazzo: Blenheim Palace (qui visse, tra gli altri, il primo ministro Winston Churchill). Vorremmo andarci, ma chiude alle 17! Facciamo un giro per i parchi (fantastici), per le vie, e osserviamo dall’esterno chiese e monumenti (come la “Bodleian Library”, una delle più antiche e importanti biblioteche del mondo). L’impressione è che Oxford sia una città molto viva, giovane, anche se carica di storia. Recuperata l’auto ci rimettiamo in strada verso Chelthenam (67 km) e sulla via del ritorno ci fermiamo a cenare in un pub di Burford, un altro meraviglioso villaggio delle Cotswolds (la via principale scende da una collina ed è fiancheggiata da cottage e palazzi di epoca elisabettiana e georgiana).

Lunedì 8 luglio: Broadway – Chipping Campden – Stratford upon Avon – Lower Slaughter – Bourton on the Water

Oggi è il giorno dedicato a William Shakespeare. Andremo nella cittadina in cui è nato e morto: Stratford upon Avon. Come al solito, però, faremo delle tappe intermedie. Prima di partire ci fermiamo in un supermercato della catena Sainsbury’s (300 metri dall’albergo) per comprare il necessario per un picnic. Il tempo è clemente (avremo sole per tutti i giorni del viaggio: una rarità dicono da queste parti) e i prati non mancano. Il supermercato è fornitissimo: ci sono delle confezioni con cene già pronte (cucina indiana, thai, cinese…) niente affatto male. Per non parlare delle mille tipologie di salsicce. Ok, tutti cibi probabilmente insani, ma che sembrano molto appetitosi. C’è anche una corsia di prodotti italiani, con in bella vista un noto marchio di ravioli e paste che sono la salvezza per chi lavora tutto il giorno e ha poco tempo alla sera per mettersi ai fornelli (in famiglia lo chiamiamo “John Frog”). Fatta la spesa ci dirigiamo verso Broadway (26 km), un incantevole villaggio (che non ha nulla a che vedere con l’omonima località americana…) che può anche essere una base di partenza per delle piacevoli camminate nelle campagne. Noi ci limitiamo a girare per il paese e a fermarci per un thè in un posto “mooooolto british”. Ah proposito di campagne: sulla strada che collega Chelthenam a Broadway ad un certo punto ci sembra di vedere un lago. Accostiamo, ma non è un lago. E’ un immenso campo di fiorellini azzurri che dà l’impressione dell’acqua. Bellissimo! Il consiglio quindi è di tenere gli occhi aperti: le Cotswolds possono riservare piacevoli sorprese dietro ad ogni curva. Da Broadway ci spostiamo verso un’altra meta classica: Chipping Campden (11 km). Da vedere la chiesa quattrocentesca di St James, le vecchie case di carità (da fuori) e “la Market Hall” del XVI secolo. Risaliti in auto, puntiamo il navigatore verso Stratford upon Avon (19 km): Shakespeare chiama! La cittadina è molto bella e animata. L’itinerario turistico sulle tracce del grande drammaturgo e poeta prevede diverse tappe. Noi decidiamo di percorrerne tre, acquistando un biglietto cumulativo che comprende la casa in cui nacque (1564), quella in cui morì (1616) e la chiesa dove è sepolto (Holy Trinity Church) e dove è custodito uno dei suoi tre ritratti (un busto) esistenti. Il percorso è ben organizzato, la pecca è che manca un’audioguida in lingua italiana (www.shakespeare.org.uk).

Stratford si presta anche per delle passeggiate. Nel corso della giornata troviamo il tempo per il picnic nel parco che dà sul fiume Avon e per prendere una multa per avere sforato di pochi minuti il tempo della sosta a pagamento: se le nostre 25 sterline aiuteranno la municipalità a conservare al meglio il patrimonio le riterremo ben spese (anche se siamo ancora arrabbiati…). Per cenare decidiamo di fermarci sulla via del ritorno, in uno dei villaggi più noti (e frequentati) della regione, che qualcuno chiama (un po’ pomposamente) la “Venezia delle Cotswolds”: Bourton on the Water. Prima però abbiamo modo di fare una tappa intermedia, in un altro luogo magico: Lower Slaughter (39 km da Stratford). Quando pensate alla campagna inglese cosa vi viene in mente? Dei cottage bianchi circondati da giardini fioriti, prati verdissimi con le pecore, un bosco di alberi secolari, un fiumiciattolo pieno di pesci che scorre placido, qualche ponticello che lo sovrasta, il campanile di una chiesa antica, il canto degli uccelli… ecco siete a Lower Slaughter (qui però bisogna aggiungere anche un vecchio mulino…). Il posto è meraviglioso. Ci fermiamo in un’antica locanda che dà su un parco: i bambini corrono nel prato, noi sorseggiamo una buona birra: se il Paradiso fosse così non sarebbe male! A pochi km si può raggiungere facilmente Upper Slaughter (la parte del villaggio in collina). Dopo l’aperitivo, viene l’ora di cena. Come detto, si va a Bourton on the Water (2,5 km). Il villaggio deve il suo nome al fatto che è attraversato da un fiume (basso, quasi un canale), punteggiato da piccoli ponti. Di giorno e d’estate dicono che sia troppo affollato, ma di sera si sta benissimo. Ceniamo in un pub (“The Rose Tree”): il cibo è buono e il personale molto cortese. Consigliato. Da qui all’albergo sono 25 km.

Martedì 9 luglio: Bath – aeroporto di Bristol

E’ l’ultimo giorno in Inghilterra, ma possiamo godercelo fino in fondo (l’aereo da Bristol parte alle 8 di sera). Oggi ci dedichiamo a Jane Austen e quindi si va a Bath (87 km). Per alcuni di noi è un ritorno in questa meravigliosa località. E’ inutile raccontarne la storia (le guide abbondano). Mi limito alle tre righe introduttive di Wikipedia: “Bath è una città del Regno Unito che si trova nella regione inglese del Sud Ovest, nella contea del Somerset, famosa come centro termale: il suo nome, infatti, prende origine dai bagni romani, in inglese “bath”. Le sue terme sono le uniche terme naturali del Regno Unito. Ricostruita nel XVIII secolo in stile georgiano, ha molti monumenti in stile neoclassico”. Jane Austen vi abitò per un certo periodo.

Le attrazioni turistiche sono numerose. Dopo avere visitato la bella abbazia (di fatto è una cattedrale www.bathabbey.org), ci dirigiamo verso le terme romane (www.romanbaths.co.uk). Si tratta di una struttura straordinaria costruito all’epoca dell’Imperatore Vespasiano (75 d.c.). Il percorso di visita è multimediale, strutturato molto bene e l’audioguida in italiano consente di apprezzarlo al massimo. In un angolo è anche possibile bere l’acqua curativa (calda). Volendo, al termine della visita, ci si può fermare per un thè nella bellissima Pump Room (sala da thè, che sorge nel complesso delle terme). Noi scegliamo un locale poco lontano (“The Bath Bun”), dove troviamo una gentilissima cameriera metà inglese e metà italiana e in cui si può assaggiare un dolce tipico di Bath: il bun (una specie di veneziana con burro, zucchero e uvette). Il pomeriggio è dedicato al Jane Austen Center (un museo dedicato alla grande scrittrice www.janeausten.co.uk) e a una passeggiata per le vie della città (da vedere il Royal Crescent e il Circus, due complessi residenziali in stile georgiano: la visita ad un appartamento, al numero 1 del Royal Crescent, consente di capire come si viveva a Bath a fine Settecento). Bello anche il Pulteney Bridge, che sovrasta il fiume Avon. Bath è anche una città che si presta allo shopping.

In valigia, tre le altre cose, finisce una maglia del Bath Rugby, la gloriosa squadra locale. Il tempo passa ed è ora di tornare in Italia. L’aeroporto di Bristol dista 35 km. Ci siamo in meno di un’ora. Consegniamo l’auto e andiamo all’imbarco. Il decollo è previsto alle 20.05, partiamo venti minuti dopo. Alle 23 (ora italiana) il Boeing della Ryanair atterra a Bergamo. Siamo stanchi, ma felici.

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Campo di fiori

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Chiesa di Lower Slaughter

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Cottage a Minster Lovell

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Busto di Shakespeare

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Pulteney Bridge a Bath

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Bibury

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Attraversamento papere

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Lower Slaughter

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Painswick

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Chiesa di Nortleach

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Oxford

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Terme romane a Bath

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Fruttivendolo a Bibury



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