Giava e Bali, dove la gente sorride con gli occhi

VIAGGIO A GIAVA E BALI – ESTATE 2004 FABRIZIO E VALERIAPremessa: il caso mi ha portato a fare questa fantastica esperienza. Arrivati in agenzia alla ricerca di un viaggio “destinazione Messico” abbiamo scoperto che c’erano 2 posti liberi per volare a Giava e tornare, con partenza da Bali, 4 settimane dopo . La partenza era...
Scritto da: Valeria Barenghi
giava e bali, dove la gente sorride con gli occhi
Partenza il: 28/07/2004
Ritorno il: 28/08/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
VIAGGIO A GIAVA E BALI – ESTATE 2004 FABRIZIO E VALERIA

Premessa: il caso mi ha portato a fare questa fantastica esperienza. Arrivati in agenzia alla ricerca di un viaggio “destinazione Messico” abbiamo scoperto che c’erano 2 posti liberi per volare a Giava e tornare, con partenza da Bali, 4 settimane dopo . La partenza era “immediata”: 1 giorno di tempo per fare i bagagli ed andare a Milano per prendere il volo. Abbiamo prenotato l’aereo (per il resto ci saremmo arrangiati sul posto) e preparato lo zaino con alcuni vestiti, macchina fotografica, costume e un quadernetto su cui annotare, a due mani (la mia e quella di Fabrizio), quello che avrebbero visto i nostri occhi e, ora che sono tornata posso dirlo, i nostri cuori.

vbarenghi@hotmail.It

1° GIORNO Fabrizio: Viaggio “infinito”, da Genova a Giogya: 2 bus per arrivare alla stazione del treno; in treno da Genova a Milano; arrivo a Milano, metro e bus per arrivare a Linate; “pernottamento” sugli zaini a Linate; partenza per Amsterdam; 5 ore di scalo per ripartire per Giava (con scalo a Singapore)… Arrivo (finalmente!) a Giogya!!! Accoglienza perfetta, solo un piccolo inconveniente: ho perso i miei biglietti di ritorno per l’Italia! Me ne accorgo quando sono già in albergo: dopo un primo momento di panico e alcune inutili telefonate decidiamo di tornare all’aeroporto …I biglietti sono stati ritrovati dal personale di terra che, dopo aver cercato di rintracciarmi nei principali alberghi della città, li ha consegnati all’ufficio Garuda (compagnia aerea con cui abbiamo viaggiato). Me la sono cavata con 1 ora di panico e una mancia da 10 $. L’albergo ha un nome impronunciabile ma, a parte il bagno che lascia un po’ a desiderare, è carino.

Valeria: All’arrivo a Giava io ero esausta, non avevo la forza di scrivere nulla, aggiungo adesso, ormai tornata in Italia, alcune righe sul “1° giorno” Iniziamo dalla partenza: ore 19.30 bus da casa (in anticipo stratosferico, causa: ansia da viaggio!!); treno a Principe ore 21.30; arrivo a Milano ore 23.30; metropolitana fino a S.Babila; inutile tentativo di mangiare una pizza: nonostante fossimo nella grande metropoli italiana stavano chiudendo (scoprirò solo più tardi che in Indonesia questo problema non sussiste, i banchetti ai bordi delle strade che vendono spiedini di carne e nasi-goreng, ossia riso fritto con verdure ed eventuale aggiunta di pollo o carne, sono aperti fino a tarda notte.

Siamo costretti a prendere il bus (h.24.00) per Linate a pancia vuota.

Anche a Linate è tutto chiuso. Impiego circa mezz’ora per trovare la macchinetta automatica che distribuisce “generi di primo conforto”. E’ l’una del mattino e mi addormento sui sedili dell’aeroporto con sveglia alle 5 per il check-in …”fantastico risveglio”: con una coda infinita e i soliti che cercano di infilarsi, troppo stanca per commentare e ancor più per “intervenire”(qualche signora grintosa ci prova) …Con quest’immagine lascio l’Italia.

Volo perfetto, arrivo ad Amsterdam alle 9, si riparte verso le 14.30 per la grande traversata.

Dormo quasi tutto il tempo svegliandomi solo per cambiare posizione.

Arrivo a Singapore (ore 9.30 del mattino, ora locale). Aeroporto bellissimo, accogliente e con piscina sul tetto.

Ripartiamo per Jakarta. Ed ecco il nostro primo contatto con il sud est asiatico; appena sbarcati a Jakarta, alla nostra sinistra, la sala d’attesa è piena di donne musulmane sedute per terra, con i loro veli colorati in testa.

L’immagine, di per sé, sarebbe bella e anche un po’ pittoresca, se non fosse per i ricordi dell’11 Settembre e per la generale situazione di tensione tra occidente e mondo musulmano, insomma, la cosa mi inquieta un po’.

Inizio a sentirmi osservata. La cosa al momento non mi preoccupa più di tanto, ma mi infastidisce un po’. Mi ripropongo di girare per tutta la vacanza con pantaloni lunghi, camicia e fazzoletto in testa anch’io. Fortunatamente sono bastati 2 giorni per farmi cambiare idea, è bastata: la gentilezza delle signorine all’aeroporto che ci hanno ritrovato i biglietti persi, la cordialità del personale dell’albergo e i sorrisi della gente per strada per farmi girare per le strade di queste città in tranquillità, notte compresa. Ora che sono tornata in Italia voglio aggiungere un’ultima cosa su questo paese: i bei paesaggi, i monumenti e le spiagge si trovano in tanti posti del globo (e forse i più belli li abbiamo qui, da noi) ma il calore, la cordialità, il sorriso di questa gente è ciò che ha fatto la differenza, che ha trasformato una bella vacanza in qualcosa di unico e indimenticabile, una viaggio che, oltre a far bene agli occhi, fa bene al cuore e all’anima di tutti coloro che hanno la fortuna di intraprenderlo.

2° GIORNO Valeria: La mattina è iniziata con sveglia alle ore 9. La colazione viene servita dalle 6 alle 9… ma fortunatamente il nostro ritardo non ha comportato alcun problema: ci hanno servito la colazione con tè, toast caldi, burro e marmellata, frutta (compresa la mia tanto amata anguria!), il tutto in riva alla piscina.

Ci siamo quindi incamminati verso Jl Malioboro in direzione “Kraton” che sarebbe il palazzo del sultano. La città è estremamente caotica: moto, macchine, biciclette e becak a non finire. La camminata è stata abbastanza lunga ma molto diversa da come avevo previsto in base ai racconti di viaggio che avevo letto. Le persone lungo la strada (conducenti di becak o venditori), che sono veramente tantissimi, ti chiedono se vuoi comprare qualcosa, ma senza insistenza e più spesso si limitano a dire “hallo” e a farti un sorriso.

In effetti, a camminare per queste strade, ti senti diverso e un po’ osservato, molti ti guardano con curiosità che io, un po’ perché diffidente, un po’ perché troppo “occidentale” e totalmente ignara della cultura locale, traducevo come ostilità nei miei confronti. In realtà basta sorridere per essere ricambiati “della stessa moneta”: un sorriso dai più timidi, un sorriso con “hallo” dai più spavaldi, un sorriso accompagnato da una serie infinita di risolini da un gruppo di ragazzine che tornano da scuola. Un sorriso, comunque, non lo negano mai.

E il sorriso di questa gente sembra vero, di quelli fatti con la bocca e con gli occhi.

Gli occidentali sono visti con molto interesse, con curiosità. Al Borobodour c’erano due bimbe vicino a me che, scalino dopo scalino, mi si sono avvicinate e dopo poco si sono proposte con un “what’s your name?”. Abbiamo fatto una foto assieme dopo aver chiesto (a gesti ovviamente) il permesso ai genitori che sono apparsi entusiasti.

Abbiamo poi incontrato un gruppo di uomini e ragazzi che hanno voluto fare le foto con noi, permesso ovviamente accordato e poi “click”, la prima foto è stata fatta. Qualche stretta di mano ed ecco che arriva il gruppo delle donne con i loro veli colorati in testa. Mi viene istintivo dare la mano anche a una di loro. Ed ecco qua, un altro sorriso stupito e tutte quante mi si avvicinano “squittendo” rumorosamente e chiedendo anche loro una foto. Mi sembra giusto. Ma questa volta la foto la voglio anch’io e Fabrizio scatta mentre loro toccano i miei capelli biondi dicendo qualcosa che ovviamente non riesco a comprendere. Ed anche qui bisogna stringere la mano a tutte quante! Fabrizio: Descrizione tecnica dei palazzi visitati.

Kraton (Palazzo del Sultano). Una convivenza pacifica delle religioni presenti in Indonesia: induista, buddista, cattolica, musulmana e animista.

I capitelli che sostengono le volte hanno una sezione dedicata ad ogni religione. Così come i disegni floreali che rappresentano le date e si leggono in 3 calendari diversi; cattolico, giavanese e musulmano (ma non ho capito come!!!). Particolare impressione destano i piccoli altari per punire i colpevoli di reati: uno piccolo per le mani e uno più grande per la testa! Valeria: Credo che Fabrizio sia rimasto letteralmente terrorizzato alla vista di questi due altari, solo qui infatti gli è sorta l’unica domanda spontanea in inglese (per tutte le altre ci si consultava un attimo e poi si tentava di tradurre!); la domanda è questa: “Ma la pena di morte esiste ancora?”. Fortunatamente non più, la pena di morte, a Giava, è stata abolita nel secolo scorso.

Per dovere di cronaca e per correttezza nei confronti di Fabri anch’io ho avuto una mia domanda spontanea (in realtà non l’ho neanche dovuta formulare, è bastata la mia espressione per ottenere risposta dalla guida che ci accompagnava); la guida ci stava infatti raccontando della circoncisione femminile che in realtà non è una pratica ( nel senso che non viene effettuata realmente come avviene ancora oggi in Africa) bensì una semplice cerimonia. Per gli uomini, invece, la pratica della circoncisione è reale ed un tempo veniva fatta con il bambù.

Aggiungo un’ultima cosa sulla questione dei calendari di cui parlava Fabrizio: 1) ovviamente ogni religione ha un suo calendario, che ha inizio dalla nascita di Cristo piuttosto che da Maometto…Per cui una prima differenza è che, per il nostro calendario, il palazzo è stato costruito nel 1758, mentre per i musulmani e buddisti la data è un’altra; 2) le date vengono “scritte” con dei simboli. Es: 1 ape = 1.000, 7 fiori = 700, 5 uccelli = 50, 8 foglie = 8

Fabrizio: Adesso che la saputella ha finito posso riprendere con la mia descrizione. Dopo il Kraton, passando attraverso il Mercato degli uccelli, siamo andati a visitare il Taman Sari (Castello d’acqua) in merito al quale mi voglio soffermare su due particolari: 1) attraverso i passaggi sotterranei, riservati in passato esclusivamente al sultano, alle donne e ai bambini (gli uomini remavano!) si giunge a tre rampe di scale che conducono a una sola piattaforma da cui parte un’altra scala. Questa scala ha un significato particolare, molto profondo: le rampe inferiori rappresentano le varie religioni che l’uomo segue in vita, quella superiore rappresenta il percorso dopo la morte. Ovvero: indipendentemente dalla religione seguita, tutti gli uomini raggiungono un unico obiettivo; 2) la guida che abbiamo acquistato in Italia mette in guardia da improvvisate guide turistiche che in realtà vogliono solo vendere la propria merce. Ebbene a noi è capitato proprio così con l’unica differenza che il nostro “tutor” ci ha portati nel proprio negozio dopo averci portato in quello altrui per cui non abbiamo potuto comprare niente altro poiché avevamo già terminato gli acquisti. Borobudur: Non posso scrivere nulla che non sia già stato detto e comunque lo farà Vale quando leggerà i miei appunti! Mi soffermo solo sull’atmosfera di pace che si respira e sui venditori che non ci hanno degnato neanche di uno sguardo. Erano tutti presi a seguire una coppia di francesi che non sembrava capace di rifiutare le offerte in maniera decisa. Il mio orgoglio ne è rimasto comunque ferito: eravamo così malpresi? ..

3° GIORNO Mattina: shopping lungo il Malioboro Pomeriggio: Prambanan + danza Ramayana P.S.: quando Valeria ha provato a contrattare un paio di scarpe è diventata rossa per la vergogna!… Se non fossi intervenuto le avrebbe pagate più di quanto richiesto dal venditore. Voto: 6+ di incoraggiamento, si deve esercitare ancora molto! Valeria: SCEMO! Partenza per il Prambanan nel primo pomeriggio su una specie di pulmino in compagnia di 5 olandesi (padre, madre, 2 figli + fidanzata) dell’albergo.

Posteggiamo di fronte all’ingresso del tempio in mezzo alla solita miriade di bancarelle, cerchiamo di memorizzare il tipo di auto con cui siamo arrivati in modo da poterla ritrovare quando torneremo.

Scopriremo sullo successivamente che è più facile, e + sicuro, memorizzare la targa. Memorizzare il volto dell’autista ci sembra impossibile: a noi sembrano tutti uguali! Ingresso al Prambanan, 2 entrate, “locali” 7000 rupie, stranieri 10 dollari (o il controvalore in rupie). Anche l’ingresso è separato, quello per gli occidentali è molto più “occidentalmente bello”. Unico vantaggio, riusciamo ad entrare come studenti (Fabri: ma ti hanno visto bene!?!) e risparmiare circa un dollaro a testa. Entriamo. Il sito principale (gli altri 3 sono ancora mezze rovine in via di ricostruzione) è costituito da cinque monumenti di cui quello centrale è dedicato alla divinità principale, Shiva dalle quattro braccia, ed è il più grande. Gli altri sono “relativamente” più piccoli. Ciascun tempio è sede di una divinità, arrampicandosi per delle scale ripidissime si arriva alla sommità del tempio che, al suo interno, custodisce la statua della divinità da cui prende il nome. Il tempio è induista ma la statua di Shiva poggia su un fiore di loto simbolo del buddismo. Dopo un giro nel parco torniamo dall’autista. Arrivano gli olandesi e andiamo a cenare tutti insieme in un fantastico ristorante con vista sul Prambanan illuminato. Si colloquia, più o meno, l’inglese è ancora stentato e poi, a cena conclusa, andiamo ad assistere al “Ramayana Ballet” uno spettacolo di danza in cui si narra la storia di due innamorati (tipo Romeo e Giulietta ma con finale positivo). Se a cena abbiamo visto il Prambanan al tramonto, adesso, dal teatro all’aperto durante lo spettacolo, vediamo sorgere la luna a fianco del Prambanan che fa da sfondo al palcoscenico.

Fabrizio: (N.D.R… Ma Vale, non ho mica capito: il Ramayana ti è piaciuto o no?) Io l’ho trovato una simpatica rappresentazione, ma non è stato nulla di eccezionale dal punto di vista dello spettacolo. In effetti non conoscevo la storia, sono riuscito a leggere una guida a fine spettacolo. Ho scoperto comunque che la storia è tratta da un testo sacro della letteratura indonesiana e per i locali ha un valore estremamente profondo. I ballerini si muovevano lentamente e con movenze particolari, difficili da descrivere, e comunque la danza, da queste parti, non è intesa come da noi; non ci sono passi acrobatici, salti tipo “Saranno Famosi”, ma movimenti che rappresentano il muoversi di uccelli, scimmie o altri esseri viventi. Comunque sono contento di averla vista, è tutta “arte che entra” !! Valeria: …Attento tienila stretta altrimenti rischia di uscire!!

4° e 5° GIORNO: ALBA SUL VULCANO

Fabrizio: 12 ore di viaggio per vedere l’alba sul monte Bromo.

Non posso descrivere il viaggio di trasferimento da Giogya al Monte Bromo: un incubo!!! Centinaia di chilometri di statale con un autista pazzo. Da queste parti tutti guidano in maniera sconsiderata, ma il nostro “driver” li ha battuti tutti.

Sorpassi a destra, a sinistra, al centro, ovunque fosse possibile far passare l’auto lui lo faceva. Abbiamo rischiato almeno 4 frontali, ma grazie a Dio siamo arrivati.

Monte Bromo: il Bromo è un vulcano situato al centro di una caldera, non è il più alto di Giava, ma pare che sia il più suggestivo e, probabilmente, è vero!! Per vedere l’alba sul monte ci siamo alzati alle 3.30 (in Italia erano le 22.30 del giorno prima, praticamente i nostri amici dovevano ancora andare a dormire!!); dicevo: sveglia alle 3.30, partenza con jeep a nolo (50.000 rupie a testa) e arrivo in quota prima dell’alba. Freddo barbino..!!!! La temperatura sarà stata intorno ai 10°C, ma a giudicare dall’abbigliamento dei “locals” potevamo essere a –15°C! All’alba il cielo si tinge di rosso e copre l’intera valle in uno spettacolo davvero molto suggestivo.

Dopodichè ci hanno portato su un vulcano attivo e fumante di cui non ricordo il nome, e abbiamo potuto vedere l’interno fino al centro della terra!!! Il servizio fotografico è stato come sempre impeccabile…Batteria scarica!!!! Grazie Vale..!!! …E ora si parte per Bali… Valeria: Alba fantastica, il vulcano ha fumato più volte. Molto freddo. Tè caldo in una baracca sulla strada del ritorno. Unica nota stonata, due italiani burini con accompagnatore appresso. Il sole illumina ormai l’intera vallata, nonostante la luce sono ancora le 6.30 del mattino. Scendiamo dal monte su cui ci siamo recati per vedere l’alba e arriviamo in un largo pianoro polveroso alle pendici del vulcano pieno di uomini avvolti in teli color ocra che coprono, oltre al corpo, anche la testa e parte del volto. Ognuno di loro ha un cavallo che, muovendosi, qualcuno al passo, qualcuno al trotto, solleva una bassa nuvola di polvere.

Per salire in cima al vulcano bisogna percorrere una strada ripida che porta all’inizio di una scalinata, ancora più ripida, costituita da più di duecento gradini.

I gradini possono essere percorsi unicamente a piedi ma la strada che conduce ad essi la si può percorrere a cavallo. Le selle dei cavalli hanno un sottopancia sottilissimo e una più spessa corda in pelle che passa dietro alla coda.

Non prendiamo il cavallo, decidiamo di fare l’intero percorso a piedi.

Siamo tra i primi ad arrivare alle pendici del vulcano. Iniziamo a salire. Poco dopo arrivano le altre jeep ed ecco che un’orda di occidentali, nonostante l’ora, si accalca alle pendici del vulcano e inizia la salita con entusiasmo ed energia. Lo spirito sembra quello dell’esploratore, dello scalatore, arrivare primi in cima, il più presto possibile, non c’è tempo da perdere! Ed anche qui spunta il nostro essere occidentali: tutti approcciano la salita con forza, testa bassa e via, verso la cima del vulcano! Nessuno si ferma a guardare il paesaggio, nessuno a guardare la terra nera, la cenere del vulcano che ricopre qualsiasi cosa, compresi i nostri vestiti.

Nessuno di loro aveva però fatto i conti col vulcano, salendo infatti anche l’aria è piena di fuliggine e la respirazione diventa sempre più difficile e affannosa. Iniziano a tossire. A cercare fazzoletti nelle loro borse e zaini. Il vulcano è riuscito a fermarli, anche se per poco.

Mi copro bocca e naso con una maglia che avevo in vita. In cima si respira ancora peggio, è impossibile resistere per più di cinque minuti. Impossibile per noi. Una donna sta seduta in cima alla scalinata, il volto rugoso e cotto dal sole, a vendere bibite disposte per terra attorno a lei. Non si copre il volto con fazzoletti, alle sue spalle il cratere del vulcano scende verso il centro della terra da cui esce un fumo denso e compatto.

Torniamo all’albergo (Lava Hotel), colazione (ottima) ed ecco che ripartiamo.

Nota “folcloristica” sugli olandesi che erano con noi sul pulmino. Durante la discesa a valle ci fermiamo di fronte a un albergo per “raccattare” altre persone. L’olandese adocchia un tipo del luogo, scende dal pulmino e gli si avvicina. Si fa dare la felpa nera che sta indossando, la prende e la butta in macchina. Sembra che degli olandesi siano andati proprio in quell’albergo e abbiano dimenticato li la felpa…”giustizia è fatta”?!?! Il viaggio è lungo ma migliore rispetto a quello del giorno prima. Dal pullman si ha infatti una visione sopraelevata che permette di vedere il paesaggio circostante. Se da Giogya al Bromo era tutto un susseguirsi di baracche-case lungo la strada, qui attraversiamo anche foreste, campi coltivati e risaie.

Sembra che riescano a coltivare ovunque (anche sulle pareti più scoscese) e la vegetazione è molto rigogliosa. Talvolta passiamo a fianco a scuole con bambini sempre in divisa bianca e blu o beige. Li intravediamo giocare nel cortile interno della scuola, tornare a casa, chi in bici, chi a piedi, chi (questo solo a Giogya) in becak. Tutti incredibilmente allegri e sorridenti. A Giogya, incontrandoli per strada, facevano a gara per salutarci, rispondevamo con un “Hallo” ed ecco una cascata di risate e spintoni.

Sembrano bambini semplici, la maggior parte sicuramente poveri, ma felici. Il cibo probabilmente non manca e loro si divertono ancora con poco. Con le loro divise sembrano tutti uguali, ricchi e poveri, qualcuno in realtà (nelle strade di periferia) era scalzo; ma la differenza più evidente è il copricapo musulmano che alcune bambine (molte a Giogya, poche in periferia) indossano. Ci dicono che il giorno seguente alla nostra partenza da Giogya un gruppo di giovani ha fatto una manifestazione anti USA nel centro della città,mentre a Bali vendono le magliette che ridicolizzano Osama Bin Laden! La parola “disciplina”, ormai fuori moda dalle nostre parti, sembra avere ancora un valore qui. I bambini fanno ginnastica nei cortili delle scuole con una disciplina senza pari, allineati su più file compiono contemporaneamente i movimenti mostrati dall’insegnante. Non è raro vederli marciare nel giardino scolastico o lungo la strada!!!

6° GIORNO Relax a Kuta

7° GIORNO Fabrizio: Jo, il mio “teacher” dice che sono un talento, e le foto lo provano!!! Dopo aver appreso a secco la posizione da tenere sulla tavola, al primo tentativo ero già in piedi!! A dire il vero l’onda non superava i 30 cm, ma che importa, è il gesto tecnico che conta….

Il 15 agosto c’è un “contest” di professionisti e, se mi alleno, potrei anche partecipare.

Cazzate a parte, sono davvero contento di aver provato; non penso che al ritorno in Italia proseguirò col mio nuovo sport, ma qui posso davvero divertirmi.

Sono sicuro poi che quando torneremo a Kuta, anche Vale, che ha provato il bodyboard e si è divertita, mi darà grosse soddisfazioni!!!

8° GIORNO: Che palle guidare! Fabrizio: Oggi abbiamo affittato un motorino e abbiamo scorazzato per l’isola.

Abbiamo visitato la penisola del Bukit ed in particolare abbiamo visto Uluwatu (tempio con scimmie annesse), la scogliera dei surfisti e le spiagge di Nusa Dua.

Il tempio non mi è piaciuto un granché, ma forse dopo aver visto il Borobudur e il Pambanan, tutto mi sembra relativamente modesto… È come vedere S. Lorenzo dopo aver visto S. Pietro a Roma!!! Per quanto riguarda le scimmie devo dire che, malgrado gli avvertimenti che possono essere moleste e dispettose, non ci hanno creato alcun problema. Anzi sono io che ho importunato un piccolo cercando di rubargli un rametto da cui mangiava le foglie e lui, malgrado la diversa stazza (1 a 50) ha cercato di farsi rispettare.

Chiaramente Vale mi ha insultato in ogni modo…..

La spiaggia (anzi la scogliera) dei surfisti mi ha fatto sognare: onde di 3 metri che avanzavano lente, ma impetuose e ragazzi (e ragazze) di ogni parte del mondo che le cavalcano con maestria e abilità.

Questa è stata una delle rare volte in cui mi sono sentito vecchio; che bello poter imparare, ma poi in Italia…..

Per quanto riguarda i pericoli della guida, siamo tornati sani e salvi e senza aver corso grossi rischi, però ho guidato sempre molto concentrato perché temevo di distrarmi e fare un “contromano” con i “locals”.

Comunque c’era la Vale a tenermi attento specie ai semafori (ma quello anche in Italia!!!).

Domani si parte per Ubud, vedremo se nell’interno esiste ancora la Bali dei templi e delle tradizioni..

9° GIORNO: Da Kuta a Ubud Valeria: Sveglia alle 8.30 per Fabri che è andato a cambiare in banca i soldi dal momento che ieri sera non ci siamo riusciti. Abbiamo infatti provato in due posti ma: il primo ci voleva applicare un cambio diverso (ovviamente più basso) rispetto a quello indicato nella bacheca esterna (anziché 1USD=9290Rp —–> 1USD=8880Rp). Il secondo ci voleva fregare. Sono in due, uno parla per distrarci, l’altro conta i soldi; il cambio è 1USD=9295Rp, noi vogliamo cambiare 100USD per cui ci devono dare 929500Rp.

Il tipo al bancone inizia a contare banconote da 20000Rp formando 9 gruppi da 5 banconote ciascuno, fin qui tutto ok. Mi dice di ricontarle, le 900000Rp ci sono, mancano ancora le 29500, glielo faccio notare. Il secondo compare parla, ci fa domande…, quello al bancone riprende i nove mazzetti e li riconta, lo fa col cassetto aperto sulle ginocchia, fa cadere 20000Rp nel cassetto. Dice che qui ce ne sono 900000, te ne da altre 40000 e tu gli dai il resto di 10500. Gli dico che voglio ricontare i soldi … Mancano 20000Rp. A questo punto dicono che non ci possono più cambiare i soldi e noi ce ne andiamo… Partiamo alle 11.15 h con un pulmino che raccatta altri 5 turisti in 2 alberghi. Dopo un’ora arriviamo a Ubud. Troviamo al 2° tentativo un complesso di bungalow con piscina, acqua calda e ventilatore per 100000Rp a notte. Aggiudicato.

Facciamo un giro per una delle vie di Ubud per negozietti di artigianato locale. Ormai siamo più sciolti; entriamo e chiediamo i prezzi con disinvoltura. Se non ci fossero problemi di trasporto compreremmo molte cose. Per ora abbiamo fatto una lista di quello che ci piace e faremo i nostri acquisti l’ultimo giorno.

È pieno di templi indù, un pò come le nostre chiese. Facciamo un giro nel mercato di Ubud, mi è piaciuto. È colorato e vivace, strutturato su due piani con un cortile interno. Talvolta veniamo investiti da odori violenti di spezie e cibo, o quello dolce dei fiori affacciandosi sulle risaie.

Unica nota stonata il “pianto” di un maiale che veniva probabilmente ucciso nelle vicinanze. PICCOLA AGGIUNTA SERALE: Siamo andati a cena in un locale con terrazza sulla strada con 6 tavoli e galleria d’arte annessa.

Abbiamo fatto l’errore (se così si può chiamare) di ordinare separatamente il primo (classica tomato soup) dal secondo(pork steak che nulla ha a che vedere con la nostra bistecca, si tratta infatti di pezzi di carne di maiale con salsa piccante, ottimi), abbiamo impiegato così un sacco di tempo. Non avevamo fatto i conti con le tempistiche rilassate degli indonesiani.

Il ritorno al bungalow è stato “saltellante”, ai fianchi delle strade ci sono marciapiedi formati da tavole poste orizzontalmente per coprire un fossato di mezzo metro in cui scorre l’acqua (fogna non credo… non aveva odore!).

Peccato che le tavole siano ballerine e talvolta spaccate a metà, con il rischio di piombare nel fossato! Fabrizio: Un’altra cosa: il ristoratore, oltre che far da mangiare, è anche l’autore dei quadri esposti, di cui uno doppio ci è piaciuto particolarmente. Ha solo un piccolo problema: o non sa fare i conti con la calcolatrice, o non si ricorda cosa la gente gli ordina. Infatti per farci il conto ci ha dato la calcolatrice e ci ha fatto fare il prezzo a noi. Per la cronaca 50000 RP.

10°GIORNO UBUD: SIAMO DIVENTATI MARATONETI Oggi prima sveglia a Ubud e, per la prima volta da quando siamo in Indonesia, la Vale non ha mangiato uova a colazione…!!! Ci siamo quindi diretti verso la riserva di “monkey forest” a vedere 2 templi e 2000 scimmie che si divertono a fare le “modelle” (ingresso 10000Rp a testa). Come sempre Vale era pressoché terrorizzataaaaaa!!! Dopo essere usciti dal parco abbiamo intrapreso una lunga passeggiata di circa 8 km per le campagne (anzi le risaie) circostanti Ubud e, finalmente, credo di essere entrato nel vero clima di Bali: calma, gente cordiale, galli ovunque (anche se non ho ancora visto le lotte che sembrano essere un’usanza tipica di questi luoghi) e una quantità enorme di artisti.

Artigiani, scultori, pittori, sembra che in questo paese tutti sappiano fare qualcosa di artigianale e anche piuttosto bene.

Chiaramente dopo un’intensa ricerca anche noi abbiamo trovato l’oggetto d’arte che più ci piaceva.

Uno, anzi ben due quadri di una pittrice famosissima in tutto il globo e forse anche oltre!!!, Il prezzo è stato stratosferico (ben 130000 Rp per entrambi), ma siamo sicuri del ns. Investimento. Terminato l’acquisto siamo tornati verso Ubud, abbiamo rischiato di morire avvelenati da un pranzo troppo piccante e , stanchi delle nostre fatiche, ci siamo fatti una meritata pennichella ai bordi della piscina.

11° GIORNO UBUD: DA MARATONETI A CICLISTI Valeria: Riprendiamo a far colazione con l’uovo sodo, solo un giorno di rinunce… L’11 agosto è festa per gli induisti. I bambini girano per le strade in gruppi di 15-20, alcuni suonano battendo su un grosso medaglione appeso a un sostegno di bambù, tenuto alle estremità da 2 coetanei. A turno, 2 o 3 alla volta, si infilano sotto a un dragone con la testa da leone (a Fabri sembra un cinghiale) costruito con stoffa, foglie, ecc. E lo animano camminando lungo le strade del villaggio, spostandosi da un tempio all’altro. Davanti alle case tutti espongono le loro offerte: vassoi intrecciati con foglie di palma contengono fiori variopinti, riso, spezie, frutta ed altre cibarie.

Uomini, ma soprattutto donne, portano cesti colmi di offerte nei templi sacri. Tutti sono vestiti a festa. I negozi sono in gran parte chiusi ad eccezione di quelli dei mussulmani (pochissimi) e dei commercianti più affaristi.

Noleggiamo 2 bici e partiamo per un lungo tour che si concluderà verso le 4 del pomeriggio. Attraversiamo valli, risaie, ponti, templi … e villaggi pieni di persone sedute sull’uscio di casa o della bottega, tutti vestiti da cerimonia.

Visitiamo la “grotta dell’elefante” e i monumenti attorno. Una donna vende noci di cocco da cui prima beviamo il latte con una cannuccia e poi (grazie ad una specie di “machete” con cui la venditrice separa la polpa dal guscio del cocco) la parte interna, morbida e carnosa.

Il giro è lungo e fa caldo, ebbene sì, lo ammetto, Fabri sarebbe andato alla ricerca di un fiume dove fanno rafting, io ero esausta! Per fortuna ci siamo fermati.

12°GIORNO: LA VALE SCRIVE perché IO NON SONO ISPIRATO. “BALLA”, SCRIVO IO perché LA VALE RUSSA… Fabrizio: Affitto del motorino che ci è stato miracolosamente portato fin sotto casa, poche indicazioni che dicono circa:” …Arriva all’incrocio e poi sempre dritto…Si, ma quale incrocio!!!” e via alla ricerca di Gunung Kawi.

G.W. Pare che sia la tomba di un antica famiglia di nobili balinesi; per informazioni più precise rimando alla Lonely Planet (tanto so solo quelle!!).

Comunque sia, questo antico sito archeologico è davvero interessante. Le sculture incise nella roccia (5+4) sono alte 17mt. E sono davvero maestose. Devo dire che la prima cosa che ho pensato è stato il paragone con i famosi buddha distrutti dai talebani in Afghanistan. Li ho visti solo in TV, ma dovevano essere davvero imponenti. Speriamo che qui non debba mai succedere altrettanto.

Dopodichè abbiamo proseguito sulla strada verso Puri …, ovvero le sorgenti sacre del fiume … Questo luogo, che sembra una specie di piscina pubblica, richiama induisti da ogni dove, i quali vengono a purificarsi sotto le acque che zampillano sotto una serie di fontane, il tutto dentro una piscina centrale. Per i locali questa processione ha un valore molto profondo, ma confesso che a me, vedere tutta questa gente spogliarsi, lavarsi e rivestirsi ha semplicemente incuriosito.

Poi, finalmente, abbiamo visto una di quelle processioni fatte col “cinghialone” (mezzo cinghiale e mezzo non so ché) trasportato da più persone che a turno si alternano, due a due, per portare tale fardello.

Dietro al “cinghialone” seguono una serie di suonatori, portatori, che avanzano di tempio in tempio. Visto ciò siamo tornati a Ubud dal nostro pittore (oltre che cuoco!).

Nel pomeriggio un’altro giretto col motorello ci ha portati in un negozietto dove, dopo una lunga ma divertente trattativa, abbiamo acquistato una serie di oggetti fatti con le perline. Devo dire che se Vale ha sofferto il confronto con questi professionisti delle perline, lo ha nascosto davvero bene.

Tornati a casa abbiamo trascorso il pomeriggio dormicchiando ai bordi della piscina.

13°GIORNO Fabrizio: Scrivo io sotto dettatura, la Vale è un bradipo appeso al letto! Valeria: Sveglia di buon mattino. Dopo la solita colazione (pane, uova, frutta, succhi, ecc.) ci incamminiamo per un’intesa giornata di shopping.

Grande Fabry che acquista ad un prezzo irrisorio (ai suoi occhi) 6 bellissime tovagliette tipiche indonesiane.

La Vale, esperta d’arte, acquista, ad un prezzo decisamente meno stracciato, un ciondolo di valore inestimabile (il venditore sta ancora ridendo…N.D.R.).

I due si trascinano a pranzo dal loro cuoco-pittore. Tutto ottimo come al solito, eccetto quella nana di 6 anni della figlia del pittore che si ciuccia metà del mio succo d’ananas! Finito il lauto pranzo i due scendono, come di consueto, a valle verso il loro bungalow. La Vale fa però una piccola sosta (1h e 30 min.) al più “famoso salone di bellezza di tutta l’Asia: Eva’s saloon” per farsi una maschera di bellezza: massaggi, creme, oli,… Nonostante la Vale sia già bellissima, esce dal salone ancora più bella, a tal punto che Fabry non la riconosce.

I due non si trovano più e la Vale vive felicemente…Ahahahaha (così impari a non voler scrivere il diario!!).

14°GIORNO: MIRACOLO HO TROVATO UN KAYAK E LA VALE HA FATTO SURF! Fabrizio: Primo giorno a Kuta (di nuovo!) ed è avvenuto il miracolo: ho conosciuto 2 romani belli, simpatici, gentili e …Con 2 kayak! Ebbene si, si è avverato il mio sogno: ho potuto surfare le onde oceaniche con la canoa. Tutto il resto passa in secondo piano, il viaggio di ritorno da Ubud con un bus senza ammortizzatori (sedere a pezzi), le bancarelle, le contrattazioni nelle quali ormai sono un maestro… Conta solo la canoa!!!! Passiamo al giorno successivo: Da annotare c’è stata una gara di surf organizzata da Quicksilver (molto bravi gli atleti locali) e un po’ di surf del sottoscritto.

Chiaramente anche sul noleggio della tavola ho spuntato un prezzaccio: 120000Rp per una settimana contro le 40000Rp richieste per 2 ore. E qui finisco…

No, non è vero, devo dire ancora una cosa bella, bellissima, entusiasmante: LA VALE HA FATTO SURF!!!! Proprio surf no perché ha usato il bodyboard, ma quello che conta è che ha provato, si è divertita ed è bravissima!!!

16°GIORNO: UN GESTO INASPETTATO Fabrizio: Anche oggi mare, surf (quasi nulla perché il mare era troppo mosso), bodyboard. Le giornate cominciano ad assomigliarsi una all’altra, ma non potevamo continuare a spostarci per tutta la vacanza, un po’ di riposo ce lo siamo meritato.

Devo comunque annotare un gesto davvero piacevole. Faccio una premessa: ieri sera abbiamo mangiato al warung “Indonesia”.

Oggi siamo tornati a pranzo nello stesso posto, abbiamo mangiato bene e quando siamo andati a pagare….. Le proprietarie ci hanno riconosciuto e, scusandosi per un errore commesso la sera precedente, ci hanno restituito 6000 Rp.

Ovviamente il locale ha guadagnato 2 clienti, ma mi domando se a Genova o altrove sarebbe potuta accadere la stessa cosa. Domanda retorica, conosco già la risposta…

Adesso andiamo ai magazzini Mata Hari, la Vale deve provare un vestito bellissimo….. 17°GIORNO: DODGEBALL Fabrizio: Fino ad oggi dopo pranzo era un problema (bel problema, fossero questi i problemi…), dicevo che non si sapeva che fare per un paio di ore per far passare le ore più calde.

Ebbene ecco la soluzione: pub con annesso lettore DVD e maxi schermo e vai con un film in lingua originale.

Io e Vale non capiamo nulla, ma si sa, in questi casi basta ridere quando ridono gli altri e nessuno si accorge di nulla….. Siamo troppo intelligenti…!!! 18°GIORNO: Valeria: Anche oggi mattinata di surf estremo. Fabri è sempre più bravo, riesce a prendere le onde più al largo e ad arrivare a terra ancora perfettamente in piedi sulla tavola. I filmini che gli ho fatto lo dimostrano. Io ho ritentato il surf, ma sono troppo fifona, per cui ho preso il bodyboard più pinnette e sono stata in acqua un ora e mezza divertendomi un sacco.

Pranzo, giro a piedi sotto la calura pomeridiana, dopodik siamo piombati a letto dopo le innumerevoli fatiche della mattinata.

19°GIORNO: Valeria: Ci siamo trasferiti. Ebbene si, abbiamo lasciato il “Suji Bungalow” (un complesso di bungalow collocati all’interno di un bel parco dotato di una rigogliosa vegetazione, banani compresi, e di una piscinetta carina, ma un po’ rumoroso durante la notte) per tornare al nostro primo albergo di Kuta, il Puri Tanah Lot.

Camera a piano terra leggermente decentrata rispetto alla piscina, terrazzino esterno con sedie, tavolino e stenditoio, ventilatore, TV e bagno con acqua calda.

Siamo partiti a piedi con i nostri zaini (con aggiunta di borsone acquistato in loco in cui abbiamo stivato i nostri acquisti) e abbiamo “marciato” sotto il sole fino al nuovo albergo.

Fabri è andato a fare le sue due ore di surf (mi diventerà un campione!) ed io ho fatto un giretto per negozi e pedicure.

Pranzo al solito warung “Indonesia” (pieno di italiani che devono essere sbarcati in questi giorni a centinatia), gelato e riposino in albergo.

Stasera ci aspetta “Spiderman 2” in inglese!! 20° GIORNO Valeria: Mattina: io mi sono rilassata in albergo leggendo un libro. Fabri ha fatto surf.

Pranzo al solito warung “indonesia” e poi siamo andati in moto a vedere il Puri Tanah Lot che, a detta della guida, è il tempio più importante di Bali.

Siamo rimasti delusi. Il confronto con il Borobudur e il Prambanan rende qualsiasi altro tempio scarsamente interessante. Si tratta di un piccolo tempio induista abbarbicato su uno scoglio in mezzo al mare (tipo Mont Saint Michel in Francia diviso 1000) raggiungibile a piedi con la bassa marea.

L’ingresso è permesso solo a coloro che praticano la religione induista, tutti gli altri possono solo ammirarlo dall’esterno; niente di che. Le solite centinaia di bancarelle che vendono souvenir di ogni tipo prima di arrivare al tempio e decine di giapponesi armati di cinepresa e macchina fotografica che fanno foto, acquistano souvenir, bibite, ecc…

Siamo poi ripartiti per Kuta, una coca, caffè e doccia in albergo.

24 AGOSTO 2004, AMSTERDAM Valeria: Siamo partiti ieri pomeriggio alle h 17,25 ora locale (+ 6h rispetto all’Italia) dall’aeroporto di Kuta.

Dopo circa 2 ore eravamo a Jakarta da dove siamo ripartiti alle 21.40 circa ora locale (+ 5h rispetto all’Italia) per arrivare, con scalo a Singapore, ad Amsterdam questa mattina alle 8.30.

Il viaggio è stato tranquillo, lungo (anche perché questa volta sono riuscita a dormire “solo” 6 ore, rispetto alle 11 dell’andata). Per fortuna avevamo il posto vicino al finestrino che ci ha permesso di vedere dall’alto i vulcani fumanti di Giava, le luci di Singapore e i canali di Amsterdam.

La vacanza in Indonesia è stata bellissima, da tutti i punti di vista, lo dimostrano le foto e il diario che abbiamo scritto a 2mani.

Ma solo nei ricordi rimarranno i colori, gli odori di questa terra e il volto di una donna che chiedeva l’elemosina, bussando al finestrino di un taxi, al nostro arrivo a Yogiakarta. La pelle bruna e rugosa cotta dal sole, i capelli scuri rigati d’argento, gli occhi insolitamente grigi, come tutti i vecchi di questo paese, e una bocca sdentata dove si allargava un sorriso.

NOTE VARIE SULL’INDONESIA 1. Tutti i cani (quasi inesistenti a Giava, abbastanza numerosi a Bali) sono bruttissimi. Sembra che da queste parti esista un sola razza di cane, muso allungato tipo topo, pelo corto sempre spelacchiato. Non ci sono Labrador, pastori tedeschi, ecc… Forse la molteplicità di razze canine va di pari passo col benessere e consumismo?? 2. Guidano tutti da cani e non si arrabbia mai nessuno.

3. Cibo ottimo: Nasi/mie goreng: riso/spaghetti di riso fritti con verdure, uova, pollo o carne.

Nasi campur (il preferito): riso bollito con aggiunta di tutto quello che si desidera (verdure, carne, pesce, frittelle, ecc.).

Sate ayam/pork: spiedini di pollo/maiale serviti con una salsa di arachidi e riso o patate.

Tomato soup: zuppa di pomodoro.

Frutta ovunque sotto forma di macedonia o spremuta (juice).

Gado-gado: verdure varie con shrimp crackers (patatine di gamberi) … Insomma tutto ottimo basta non farsi MAI mettere il Chili!! 4. Alberghi: Yogiakarta: Istana Batik (vicino a Jl Malioboro) Bromo: Hotel Lava Kuta: Puri Tanah Lot Ubud: Dewa Cottage Kuta: Suji Bungalow, Puri Tanah Lot



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