Java e Bali, consigli utili

Alcune informazioni pratiche per l'organizzazione del viaggio e le mie impressioni
Scritto da: kiwitalian
java e bali, consigli utili
Partenza il: 15/08/2012
Ritorno il: 01/09/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Quest’estate andando a trovare una mia amica a Bandung, ne ho approfittato per farmi un giretto a Java occidentale e centrale per terminare con qualche giorno a Bali. Questo è stato il mio itinerario in sintesi: 15/08: partenza da Roma con Qatar Airways la sera tardi. 16/08: scalo a Doha di poche ore e poi arrivo all’aeroporto di Jacarta in serata. Ottenuto il visto, ritiro il bagaglio e vado a ritirare le rupie indonesiane all’Atm. Come consigliatomi dalla mia amica mi dirigo ad uno dei banchi ufficiali per prenotare il taxi verso l’hotel. Sono le 23 passate, sono sola, stanca, in una città pazzesca e non ho voglia di contrattare né rischiare! 17/08: l’indomani mi sveglio con calma, recupero le forze e faccio colazione a bordo piscina. L’umidità uccide, fortuna che siamo nella stagione secca! Verso mezzogiorno arriva l’autista del transfer che la mia amica aveva prenotato: si va a Bandung! 18-20/08: Bandung e dintorni girati in lungo e in largo, centri commerciali inclusi. 21-22/08: si ritorna a Jakarta con la mia amica e suo marito per vedere i monumenti e gli edifici storici, i centri commerciali che non mancano mai e una giornata al water park poiché non sopportiamo più il caldo. 23/08: volo AirAsia all’ora di pranzo verso Yogyakarta (o Jogyakarta) anche detta Yogya, visita del centro città e poi relax in piscina prima di cena. 24/08: oggi la giornata che aspettavo da mesi! Visita al Tempio buddista di Borobudur, quello induista di Prambanan e al vulcano Merapi. 25-28/08: la mattina successiva mi attende molto presto il volo verso l’Isola degli Dei: Bali! Cinque giorni interi in cui ho esplorato tutta la parte sud dell’isola senza spingermi troppo a nord dove le spiagge per la maggiore sono frequentate solo da surfisti. 29/08: ultimo giorno pieno a Bali prima di rientrare col diretto (sempre AirAsia) a Bandung. 30/08: giornata trascorsa fra centri commerciali la mattina e la Collina di Dago il pomeriggio. 31/08: mattinata passata a sistemare i bagagli e a fare gli ultimi giri in città per vedere come proseguono i progetti a cui la mia amica e suo marito (interior designer) stanno lavorando. Nel pomeriggio prendo un autobus diretto all’aeroporto di Jakarta che dovrebbe impiegarci 2 ore/2 ore e mezza massimo, ma ce ne mette più di 4 a causa del traffico. Mettete sempre in conto del tempo in più per gli spostamenti, il traffico qui è da matti!

Notizie utili

Trasporti e spostamenti: per i voli intercontinentali quest’anno ho scelto Qatar Airways per i prezzi notevolmente più bassi rispetto ad altre compagnie (purtroppo). A inizio marzo l’ho trovato a €600 circa per agosto. Personalmente la compagnia non mi ha stupito molto pur avendo ottenuto il titolo di migliore al mondo per due anni di fila. Al ritorno addirittura non funzionava l’intrattenimento a bordo e 9 ore senza sono tante! Soprattutto se si è così sfortunati da passare 7 delle 9 ore fra turbolenze varie e conseguenti pianti e urla dei bambini senza chiudere occhio. Per quanto riguarda i voli locali ho utilizzato AirAsia. Ho speso €45-50 per volo compreso bagaglio di 15kg e assicurazione perché li ho prenotati un mesetto prima, visto che fino ad allora la mia amica non sapeva quando e quanto sarebbe stata in ferie. Prenotando prima si spende anche la metà o quasi. Ho preferito prendere dei voli quando possibile invece che spostarmi in treno e/o autobus 1) per ottimizzare i tempi, 2) perché mi era stato altamente sconsigliato dalla mia amica visto che ero sola, 3) i biglietti non si possono prenotare prima via internet poiché vengono accettate solo carte di credito indonesiane e prenderli sul posto significava rischiare di rimanere a terra, visto che durante il Ramadan quasi tutti i locali tornano a casa ed era quindi già tutto completo. Le corse in taxi non sono molto care, contrattate sempre! E se vi fanno storie chiedete di accendere il tassametro, spesso pagherete di meno che col prezzo “trattato”.

Alloggi: avendo prenotato anche questi quasi all’ultimo minuto, ho scelto gli hotel della catena Accor che proponeva valide offerte per il Ramadan. Buono il rapporto qualità/prezzo e camere sempre pulite, sia per quanto riguarda gli Ibis, Novotel o l’Hotel Phoenix della M Gallery – quest’ultimo è proprio un gioiellinoin stile coloniale e consiglio a tutti di fermarvi là se andate a Yogya. La colazione inclusa in tutti gli hotel è sempre stata varia e abbondante con angolo occidentale (incredibile ma era prevalente il dolce piuttosto che il salato) e l’angolo asiatico. Negli Ibis era inclusa anche la cena a buffet o menù fisso con specialità locali.

Visto: lo si può ottenere tranquillamente all’arrivo pagando US$25 (o €25, ricevendo però il resto in rupie) e consegnando il foglio compilato che viene dato in aereo. Va tenuto il talloncino che vi lasciano e che va riconsegnato alla partenza!

Sicurezza e salute: diciamo che non è stata una vacanza rilassante, soprattutto nei momenti in cui ho viaggiato da sola. Avevo impresse in testa le informazioni lette sul sito di Viaggiare Sicuri e sulla Lonely Planet: possibilità di attentati, terremoti frequenti e alto rischio tsunami (maggiormente a Sumatra), eruzioni vulcaniche (il Merapi l’ultima volta ha eruttato nel 2010 spazzando via tutto, la vista è stata impressionante), rischio di prendere la malaria e la dengue. Per non parlare poi dei velenosi serpenti marini, delle pastinache che si nascondono sotto la sabbia e i pesci pietra a Bali. Per la scorpene poi non esiste antidoto, ma è anche vero che è limitatissima la possibilità di venire punti. Ovviamente per quello che è imprevedibile è inutile fasciarsi la testa prima, ma è bene essere sempre aggiornati prima e durante il viaggio. Consigliato anche registrare i dettagli del viaggio su dovesiamonelmondo.it. A proposito della malaria: Bali non è zona a rischio tutto l’anno; Java non è a rischio durante la stagione secca mentre in Indonesia orientale e nel Borneo è presente tutto l’anno. Idem per la dengue, quindi è fondamentale l’uso di spray antizanzare soprattutto nella fascia oraria intorno a mezzogiorno che è quando pungono di più (a detta dei locali). Forse stupido ricordarlo, ma vietato partire senza aver stipulato un’assicurazione sanitaria! Un episodio piuttosto strano mi è capitato al mio arrivo a Jakarta: al ritiro dei bagagli, dei ragazzi che si occupano dello smistamento mi chiedono di mostrare loro il codice di ritiro della mia valigia e in 2-3 minuti me la mettono sul nastro! Molto gentili, mi hanno risparmiato una bella attesa ma fidarsi è bene non fidarsi è meglio, così controllo che la valigia non sia stata aperta. Dando un’occhiata veloce non mi sembra manchi niente e soprattutto non è stato aggiunto nulla: qui le leggi contro la droga e lo spaccio sono severissime e non c’è ambasciata che regga, quindi occhio! Questo non è un viaggio che può essere improvvisato quindi leggete più informazioni possibili e preparatevi bene.

Clima: trovandosi all’equatore è prevalentemente caldo umido, poco importa se il periodo è quello secco… farà caldo comunque! Jakarta è la città più afosa e opprimente, Bandung a ridosso delle montagne invece è più temperata e addirittura fresca di sera. Direi che Yogyakarta è nella media; durante le visite ai templi faceva molto caldo quindi portarsi dietro l’acqua è d’obbligo (viene data sempre in bottiglie sigillate) mentre a Bali è molto ventilato, il caldo si sopporta bene ed è facile scottarsi senza accorgersi!

Vestiario: in città e a Bali potete vestirvi come volete, magari vi guarderanno ma perché siete occidentali e le persone sono molto incuriosite, soprattutto chi è la prima volta che ne vede uno. A Prambanan e Borobudur, che sono siti turistici non presi d’assalto dagli occidentali ma dai locali si, mi hanno chiesto in molti di scattare foto con loro e le bambine e le ragazzine me ne facevano di nascosto. Per le visite ai templi e ai luoghi sacri a proposito, non andate con abiti corti o quanto meno portatevi pashmnine e parei anche se di solito ve li forniscono all’ingresso. Nell’isola di Sumatra, essendo integralisti, alle donne locali amputano le parti del corpo che sono scoperte. Quando la mia amica me l’ha raccontato sono rimasta shockata, non so se con i turisti siano più tolleranti! Mentre a Bali mi sono sentita a mio agio (la maggior parte della gente sono turisti e i locali ci sono ormai abituati), non è stato lo stesso quando sono stata alle terme e al water park poiché ero l’unica in bikini. Le donne portano spesso magliette e pantaloncini sopra al costume se non addirittura delle specie di mezze mute (ricordiamoci che il 90% della popolazione è musulmana). Portate sempre qualcosa dietro per coprirvi anche per via dell’aria condizionata: dove possibile la sparano a mille!

Cibo: piccante. Se si mangiano i piatti del luogo le vostre bocche andranno letteralmente a fuoco! Per quanto mi piace mangiare cibo speziato e piccante, questo era davvero troppo. La varietà non manca, sia nella cucina indonesiana (già i piatti sundanesi sono diversi da quelli balinesi), sia in quella internazionale/occidentale: c’è di tutto per chi non resiste, dalle catene di fast food ai ristoranti italiani. A proposito, a Bali mentre passeggiavo nel centro di Kuta un ragazzo mi ha fermato per farmi assaggiare un pezzetto di pizza ed era ottima! Poi scopro che il pizzaiolo era italianissimo. A Bandung invece l’ultimo giorno dopo ben 2 settimane non ho resistito e ho ordinato un piatto di gnocchi al gorgonzola, anche questi buonissimi e anche qui c’era la mano di un cuoco italiano e per un piatto+Coca Cola+servizio ho speso €5-6, anche meno che in Italia. La sera invece siamo andati da Karnivor dove, come il nome suggerisce, ci siamo concessi dei filetti fantastici a bassissimo prezzo ovviamente. Quindi chi proprio non resiste e vuole mangiare qualcosa di nostrano non ha che l’imbarazzo della scelta! E si mangia a tutte le ore, soprattutto nelle grandi città.

Costi e pagamenti: costa tutto poco, comunque meno che in Italia questo è sicuro. Per il cibo più uno mangia local e magari street food meno spende (€2-3 per un pasto abbondante), ma anche nei ristoranti si cena anche con 3 portate e bevande con 15€, servizio incluso che di solito è sul 15%. Stessa cosa per gli acquisti, a meno che non si vada nei negozi delle catene internazionali per cui non c’è speranza, è tutto omologato. Per quanto riguarda le mance e i parcheggi, è bene avere con sé banconote di piccolo taglio perché starete sempre a sborsare: anche se poche rupie all’ora si paga sempre il posto auto perché custodito per ragioni di sicurezza e a quelli che si improvviseranno “parcheggiatori” e vi aiuteranno a posteggiare o ad immettervi in strada basterà dare 2000 rupie (neanche 20 cent), per non parlare di facchini o chiunque vi faccia un “favore”. Non lo fanno solo con i turisti quindi non è che sono “abituati male”, anche i miei amici che sono tutti nati e cresciuti là stanno sempre a dare 2000 rupie a destra e a manca, visto che i salari in media sono bassissimi e ognuno cerca di arrotondare come può. Per i pagamenti nei negozi, hotel, ristoranti, supermercati delle grandi città e a Bali in genere si può benissimo pagare con carta di credito. Nei mercatini, bancarelle e negozietti più piccoli serviranno banconote in moneta locale. Cosa importantissima se intendete prendere voli locali, dovrete pagare una tassa di partenza non inclusa nel prezzo del biglietto: lasciando l’aeroporto di Jakarta ho pagato IDR 40,000; a Yogyakarta IDR 35,000 e a Bali IDR 40,000. Variano da aeroporto ad aeroporto e vanno sempre pagate in contanti al momento del check-in, vi rilasceranno poi un talloncino che ritirano al momento del controllo. Stessa cosa per la tassa per i voli intercontinentali che è però di IDR 150,000 (a Bali dovrebbe essere qualcosa in più) quindi è bene averli con sé all’arrivo; ho visto tanta gente che non lo sapeva e ha dovuto fare corse ai vari bancomat per andare a ritirare! Allungando notevolmente l’attesa in fila al check-in.

Impressioni: la cosa che mi ha subito colpito è il caos che avvolge tutto. Sarà che sono capitata nel bel mezzo del Ramadan e gli ultimi giorni di festeggiamenti sono qualcosa di allucinante: tutta la città si riversa nelle strade, le preghiere del muezzin vanno avanti quasi 24/24 ore e il traffico, che già di per sé è terribile, è da spararsi. Il giorno dopo il mio arrivo nel tragitto da Jakarta a Bandung (di solito ci vogliono un paio d’ore) abbiamo impiegato più di 5 ore perché siamo dovuti passare per le strade di montagna visto che in superstrada con tutta la fila che c’era ce ne avremmo messe sette. Guardandola positivamente almeno ho attraversato dei posti molto belli dal punto di vista naturalistico e ho visto sprazzi di vita quotidiana nei villaggetti e baracchette dove vive la maggior parte della popolazione. Ma sono state 5 ore di terrore: sorpassi in salita in curva mentre dal lato opposto altri stavano sorpassando, motorini con numero di passeggeri variabile da 2 a 4 che sorpassano a destra, sinistra, sopra e sotto, altri sorpassi a filo di fossati. Non è stato un ottimo impatto diciamo. Anche per questo motivo nei giorni seguenti non ho noleggiato né macchine né motorini per muovermi autonomamente ma ho sempre cercato un autista, onestamente non me la sentivo di affrontare tutto questo dato che poi in città o a Bali la situazione non migliora! Di sicuro non tornerò a Jakarta, città immensa e sporca ad eccezione della zona “nuova” finanziaria con grattacieli pieni di uffici e centri commerciali. I monumenti e gli edifici storici coloniali sono tenuti malissimo, degrado totale e davvero poco attraenti. La confusione generale e il caldo umido opprimente non aiutano. Bandung non è una meta tipica, se non fossi andata a trovare la mia amica non mi sarebbe mai venuto in mente di andarci, anche se è stata sede della Compagnia delle Indie Occidentali e famosa per la Conferenza afroasiatica del ’55, a cui è dedicato un museo. Sicuramente una giornata massimo due bastano per vedere il centro (se così si può definire) e magari un giro fra le colline circostanti. Una sera siamo andati poco prima di mezzanotte a Cialek dove l’ingresso alle terme costa IDR 30,000 (€2.5 circa!). Negli altri giorni abbiamo tappezzato ogni shopping mall presente (passatempo preferito dei locali che se lo possono permettere), alcuni anche particolari con un piccolo zoo sul tetto e food court molto caratteristiche, ma sempre di negozi stiamo parlando. I due giorni a Yogyakarta-Borobudur-Prambanan sono quelli che mi hanno colpito e stupito di più! Veramente dei templi maestosi e che vale la pena visitare. Bali invece mi ha deluso. Se cercate belle spiagge andate alle Seychelles o alle Maldive se proprio si vuole volare per più di 10 ore, ma non ci andate appositamente. Basta anche andare dietro l’angolo in Sardegna. La maggior parte delle spiagge è difficilmente balneabile a causa (oltre ai pesci velenosi) delle onde, infatti Bali è il paradiso dei surfisti e nella zona nord è praticamente impossibile. I primi due giorni sono stata nella penisola di Tanjung Benoa a Nusa Dua, famosa per i suoi resort e lussuosi. E basta. Si perché la spiaggia è bruttissima e piena di alghe. L’unica che forse vale la pena vedere è Geger Beach. Ho fatto tutto il giro delle Penisola di Bukit: Balangan Beach, Dreamland Beach (a pagamento), Padang Padang Beach (la più bella che ho visto, effettivamente merita una visita), Blue Point, il Tempio di Ulu Watu (carino, arrocato su uno strapiombo ma non ha niente a che vedere con Borobudur e Prambanan e attenzione alle scimmie)…

Poi sono stata gli altri tre giorni in zona Kuta: spiaggione che si estende a Nord passando per Legian e Seminyak; Jimbaran più a sud non è niente di che se non per i ristorantini; Sanur inutile andarci. Pure Ubud mi è sembrata molto una trappola attira-turisti: giro al Palazzo, spettacoli e balli tipici a pagamento, passeggiata nella Monkey Forest sempre a pagamento e col rischio che le scimmie si prendano i tuoi averi e perché no ti attacchino la rabbia con un morso… bellissime invece le risaie nei dintorni che si vedono passando. Anche una coppia di Grosseto che ho incontrato là è rimasta molto delusa, erano lì da quasi 2 settimane e non vedevano l’ora di tornare a casa! Sicuramente se tornerò a Bali sarà per proseguire immediatamente verso Lombok, le Gili e Komodo. Per finire, la cosa che mi ha dato più fastidio è l’alto tasso di occidentalizzazione dell’isola: tutto è fatto a misura di turista e molti locali stanno cercando di rallentare questa devastante costruzione di ville e resort. Se da un lato della strada c’è gente che rovista fra la spazzatura per mangiare, dall’altro c’è la vetrina di Cartier che si staglia imponente fra Louis Vuitton e Burberry.



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