Un viaggio alla ricerca delle ultime tribù indiane e un safari alla scoperta delle tigri

Orissa, Chattisgarah e Madhya Pradesh
Scritto da: frasca giuseppe
un viaggio alla ricerca delle ultime tribù indiane e un safari alla scoperta delle tigri
Partenza il: 22/02/2020
Ritorno il: 07/03/2020
Viaggiatori: 1

Ancora una volta mi lascio ammaliare ed incantare dal variopinto mondo dell’India

Ma questo non è un viaggio per turisti, come quelli precedenti, ma per viaggiatori alla ricerca delle ultime comunità tribali indiane

Consapevole che nelle regioni che mi accingo a visitare, sulle montagne, opera un esercito di guerrieri maoisti , i Naxaliti, sostenitore dei diritti della quarta casta, che si batte, da oltre cinquanta anni, contro i privilegi della prima casta, cerco di documentarmi su internet e giungo alla conclusione che il problema non riguarda gli stranieri ma solo le due caste che si fronteggiano. In loco verifico che questa guerriglia è stata la fortuna delle popolazioni che vivono in pianura in quanto il governo, nell’ultimo decennio, ha investito ingenti risorse economiche per strade, scuole, acquedotti ed infrastrutture al fine di convincere i poverissimi abitanti delle montagne -che scendono a valle per recarsi ai mercati settimanali- a sostenere il processo di pacificazione constatando i vantaggi materiali che ne trarrebbero.

Un vero problema, invece, è la circolazione stradale. Le strade sono senz’altro migliori delle strade statali siciliane ma sicuramente impraticabili per un occidentale. A parte che la circolazione è a sinistra, in città è impossibile guidare fra le centinaio di auto, moto, bici e carrozze che saettano a destra e a sinistra senza rispettare non dico i semafori ma nessuna norma del codice stradale.

Tutti suonano i clacson senza alcun motivo, solo per attestare la loro presenza. Le vacche e le capre sembrano essere le proprietarie delle strade. Sulle statali tutti superano, senza alcun problema, in curva e bisogna stare sempre attenti a scansare buoi, cani, capre, bambini ed adulti che attraversano, senza preavviso, la strada. Solo un indiano può guidare su quelle strade. Quindi consiglio di noleggiare auto con conducente indiano, considerato anche i prezzi irrisori ivi praticati e la segnaletica quasi inesistente. La classificazione degli alberghi non corrisponde a quella europea. Comunque, eccettuato l’albergo “Bivab” di Baliguda (il migliore della zona, ma equiparabile ad un nostro Hotel*) tutti gli altri sono buoni se non ottimi. Non abbiamo trovato zanzare. Le prese elettriche degli alberghi sono a tre poli di tipo D ma non abbiamo usato adattatori in quanto abbiamo infilato le spine dei nostri apparecchi elettrici direttamente nei due fori inferiori. Le mance (bastano 10 rupie) non sono obbligatorie ma gradite. Otteniamo, al cambio, 75 rupie per 1 euro. Il wi fi funziona in tutti gli alberghi. La scheda telefonica costa € 7 ma può essere acquistata solo da un indiano. Per il cibo, in Orissa, c’è una certa varietà di scelta; negli altri due stati si mangia sempre riso e pollo arrostito molto speziato. In compenso, per mangiare, si spende dall’equivalente di 70 centesimi a 4/5 euro, birra compresa: dipende dal ristorante. Gli indiani mangiano una sola volta al giorno con le mani, in quanto non usano le posate. Dalle ore 9 alle ore 17 la temperatura si attesta sui 25/29 gradi. Al di fuori di queste ore conviene vestirsi a cipolla perché la temperatura può scendere anche di molto.

Da Siracusa partiamo alle ore 8,00 del 22 febbraio. Da Catania voliamo, via Roma, con Alitalia, su Nuova Delhi. A Delhi prendiamo un volo Indigo con il quale arriviamo alle 8,40 del 23 febbraio a Bhubaneswar. Dopo un breve risposino in albergo ed uno spuntino veloce, iniziamo la visita della città, capitale dell’Orissa. Cominciamo con il Tempio Parsurameswara, del 7° secolo d.C., dedicato a Shiva. Il tempio sorge in un giardino ben curato ed è decorato con pannelli sui quali sono scolpiti danzatori e musici. A piedi, dopo aver superato un bellissimo lago, al centro del quale è situata una raffinata costruzione, entriamo in un tempio dove un gruppo di pellegrini mangia, seduto a terra, il cibo distribuito gratuitamente dai monaci e servito su foglie di banano. Quindi raggiungiamo una piattaforma dalla quale possiamo ammirare il tempio Lingaraj Mandir, il cui ingresso è vietato ai non indù.

24 febbraio – Dopo colazione un trasferimento in auto, di circa nove ore, per Baliguda. Lungo il tragitto ci fermiamo per visitare due lindi villaggi.

25 febbraio – Intera giornata dedicata all’etnia Kondh. Effettuiamo a piedi un percorso circolare di circa 10 Km. Lungo la strada e nei due villaggi che attraversiamo, incontriamo e fotografiamo decine di donne dai tipici tatuaggi facciali. Sono chiamate “donne tigri”. Questa tradizione dei tatuaggi, per alcuni è dovuta alla volontà delle donne di rendersi brutte al fine di evitare di essere violentate, per altri si tratta di un rituale contro il malocchio. Visitiamo anche una scuola ove vengono serviti pasti gratuiti agli alunni al fine di invogliare i genitori a farli studiare. Distribuiamo matite e giocattoli ai bambini festanti. Per le foto le donne chiedono una ricompensa.

26 febbraioCi trasferiamo al mercato settimanale di Chatikona frequentato dai Dongorija Khond e dai Desia Kondhs. Le donne di queste tribù scendono dalle colline, ogni mercoledì, per vendere frutta, verdure e prodotti di artigianato. Ci appostiamo lungo il primo binario della stazione ferroviaria per riprenderle mentre attraversano la strada ferrata e, poi, lungo uno stretto sentiero oltre la ferrovia. Le donne Dongorija indossano un abito bianco, portano tre anelli al naso, hanno tatuaggi scaramantici sul viso, molti orecchini, collane in alluminio e capelli neri e lunghi, raccolti e trattenuti da una piccola falce che vendono ai turisti. Le donne Desia, invece, indossano vestiti multicolori e fumano un sigaro che nascondono tra i lunghi capelli raccolti sulla nuca. Sulla parte mediana della narice portano un orecchino. Ci rechiamo, successivamente, al mercato vociante e colorato. Una vera gioia per gli occhi. Nel pomeriggio visitiamo il villaggio di Mali. Notiamo che le porte delle abitazioni sono molto belle e decorate ma non ci sono finestre. Fotografiamo, fra l’altro, alcune ragazze le quali, con un bastone, battono dei baccelli di tamarindo per separare la scorza dai semi. Camminando fra risaie e campi di zenzero, ci fermiamo, poi, al villaggio Kuvi kondh. E’, questo, un villaggio di agricoltori ed allevatori. Assistiamo al rientro di migliaia di capre e buoi. Alcune ragazze, in sari lunghi e colorati, impastano e trasportano cemento. Le donne, pur di lavorare, non rifiutano lavori pesanti sia nell’edilizia che nell’agricoltura. In serata arriviamo a Jeypore.

27 febbraio Di buon mattino ci rechiamo al mercato settimanale di Onkudelli frequentato dalle donne di etnia Bonda e Gadabba, le tribù più primitive dell’India. Le donne Bonda hanno la testa rasata, indossano soltanto una striscia di stoffa a righe intorno ai fianchi, collari pesanti, grandi orecchini e collane di perline colorate che coprono sia la testa che il seno. Quando scendono al mercato settimanale per vendere verdure e frutta, si coprono con mantelli di stoffa. Per questo motivo i Bonda vengono chiamati “popolo nudo”. Vendono e bevono di continuo anche una bevanda alcolica, chiamata “Landa”, estratta dalla linfa che fuoriesce dai rami tagliati del cocco. Per fotografarli meglio, ci appostiamo lungo un ruscello che attraversano di ritorno dal mercato. Ci rechiamo, quindi, al mercato che è un tripudio di colori, suoni ed odori. Riprendiamo il viaggio e ci fermiamo ad osservare delle cascate che si precipitano in un canyon dai contorni possenti. Nel pomeriggio visitiamo il villaggio di Parojas dove vengono realizzate anfore ed altri oggetti di terracotta con torni da vaso azionati a mano, rudimentali ma efficaci. Finita la visita del villaggio, rientriamo a Jagdalpur per il pernottamento. Percorrendo una strada sterrata lunga circa 5 Km, incrociamo molte donne intente a sistemare la strada con pietrisco. Gli uomini, come al solito, sovrintendono ai lavori.

28 febbraioCambiamo auto ed autisti in quanto entriamo nello stato del Chattisgarh. Le automobili sono sempre delle Toyote Innova a quattro posti (compreso l’autista), comodissime. Partiamo alle 7,30 diretti a Jagdalpur. Da questo momento non incontriamo più occidentali. Lungo la strada ci fermiamo, per una breve sosta, ad un villaggio lindo, colorato d’azzurro e veramente grazioso. I bambini, dopo una fase di iniziale ritrosia, ci circondano. Gli adulti sospendono le quotidiane occupazioni per osservarci, per fotografarci e farsi fotografare. Notiamo che non chiedono alcuna ricompensa per le foto. Arriva in moto un venditore di gelati e cogliamo l’occasione per offrirne uno a tutti i bambini presenti ed a quelli che accorrono non appena si diffonde la notizia. Quando allarghiamo la distribuzione anche agli adulti, i gelati…..finiscono. Successiva fermata alla cittadina di Kotpad dove ci vengono mostrate le varie fasi della produzione del cotone e della sua tessitura. Camminando nella cittadina, per la prima volta, vedo dei muratori che effettuano lavori pesanti insieme alle donne. Successiva sosta al vivace e colorato mercato pomeridiano settimanale di Lohandiguda, frequentato dai membri della tribù Maria Gond. Al mercato si vende di tutto: da un liquore prodotto in loco, a cibi di strada, verdure, frutta, pentolame, melassa prodotta dalla canna da zucchero. L’atmosfera è festosa. Colori, suoni e odori di un’altra epoca. La vera sorpresa è rappresentata, però, da una folla vociante che si accalca attorno ad una arena chiusa da una rete. Riusciamo, grazie ad una mancia, ad entrare nell’arena e ci troviamo, in prima fila, ad assistere ad un combattimento di galli. Questi hanno legato ad una zampa una lama tagliente ed un uncino che, inferti in un organo vitale, determinano la morte dell’avversario. Aizzati dai proprietari e sostenuti dalle urla assordanti degli scommettitori i galli, in pochi secondi, portano a termine il loro combattimento all’ultimo sangue. Uno dei galli si sottrae al combattimento fra le urla di derisione del pubblico ed altri due riescono a combattere ferocemente per alcuni minuti infliggendosi ferite sanguinose. Non è uno spettacolo bello e, quindi, prendiamo la strada del ritorno non prima di avere visto e fotografato autobus, camion e tuk tuk stracarichi, fino all’inverosimile, di merci e di persone.

29 febbraioDedichiamo la mattina alla visita dei villaggi abitati dalla etnia Bison Horn Maria Gond. Gli uomini, un tempo cacciatori ed ora dediti all’agricoltura, indossano un copricapo con corna di bisonte in occasione delle danze rituali matrimoniali. Sono animisti. In una radura assistiamo ad uno spettacolo dove vengono effettuate le musiche e le danze matrimoniali. Visitiamo, quindi, il mercato settimanale di Mardum. Anche qui si trova di tutto. I venditori e gli acquirenti, però, hanno tratti somatici diversi da quelli osservati negli altri giorni. Sono più scuri ed hanno i capelli crespi: sembrano più africani che indiani. La nostra pelle bianca genera curiosità. Un bambino, vedendomi, si spaventa e lancia un grido.

Nel pomeriggio visitiamo le cascate di Chitrakut, veramente belle sia per la portata d’acqua che per il contesto. Noleggiamo due imbarcazioni che ci portano proprio sotto le cascate. Doccia gratis per tutti: per fortuna fa caldo, siamo eccitati e ci asciughiamo presto. Ci dispiace davvero avviarci per Jagdalpur e lasciare tanta bellezza.

1 marzo Lungo trasferimento per Raipur. Facciamo una tappa al villaggio di Kondagaon dove si lavora il metallo. Le donne ne approfittano per acquistare oggetti di artigianato lavorati a mano, davanti a noi. Segue una passeggiata nel villaggio per sgranchire le gambe.

2 marzoValichiamo il confine e passiamo nel Madya Pradesh. Prima tappa al tempio di Bhoramdeo, dell’XI secolo, dedicato a Shiva. La facciata del tempio è caratterizzato da sculture erotiche simili a quelle di Khajuraho. All’interno si svolge una cerimonia religiosa alla quale assistiamo. Facciamo, quindi, una piacevole passeggiata lungo il lago antistante il tempio. Dopo pranzo visitiamo un villaggio della tribù Baigas, un popolo della foresta dotato di virtù magiche. In serata arriviamo ad un Resort veramente carino, il “Tiger Tuli” a mezz’ora dall’ingresso del Kanha National Park.

3 marzo Sveglia alle 4,30. Piccola colazione alle ore 5 ed una lunga corsa in jeep per trovarci alle 6 davanti l’ingresso del parco, all’orario di apertura. La levataccia, ci dicono, è dovuta al fatto che le tigri cacciano di notte e fino alle otto del mattino. Poi riposano fino al calare della sera. Quindi, se vogliamo vederle e fotografare, abbiamo, di mattina, solo due ore di tempo. Carichiamo a bordo un ranger ed iniziamo il giro del parco. Sento freddo, malgrado il pile pesante indossato e la coperta fornita dall’organizzazione. Questo parco è stato fonte di ispirazione di Kipling. Cominciamo da subito a vedere un gran numero di erbivori fra cui daini, cervi di palude, bisonti indiani, gazzelle. Non mancano volpi, pavoni, scimmie, martin pescatori, aquile, gufi ed altri innumerevoli animali. L’incontro più emozionante e cercato è stato quello con la tigre, grazie all’occhio esperto del ranger che la ha individuata nella boscaglia dopo averne ascoltato il possente bruito. Riusciamo a vederla e a fotografarla prima che si infili nella fitta giungla. Nel pomeriggio effettuiamo un altro safari vedendo, però, i soliti animali in contesti diversi ed avvistando una tigre sdraiata in mezzo alla savana.

4 marzo Dopo il safari del mattino partiamo alla volta del Bandhavgarh National Parh. Alloggiamo al Nature Heritage Resort a cinque minuti dall’ingresso del Parco.

5 marzoSveglia alle 4,30 e ingresso al Parco con il ranger alle ore 6. Oltre a questo safari ne effettueremo un altro nel pomeriggio. Il ranger si mette subito alla ricerca delle tracce della tigre percorrendo sentieri accidentati che ci portano prima nella fitta boscaglia, poi attraverso larghe distese popolate da cervi, daini, cinghiali. Non mancano pozze d’acqua frequentate da vari uccelli. Avvistiamo, per pochi secondi, due tigri che si azzuffano. Il tempo di impugnare le macchine fotografiche che già si sono divise ed acquattate nella savana. Restiamo inutilmente fermi per circa mezz’ora sperando non si siano addormentate.

6 marzo Safari mattutino. Alle 13 ci mettiamo in viaggio per l’aeroporto di Jalbur da dove dovremmo partire con destinazione Delhi/Italia. I dipendenti del piccolo aeroporto, non appena ci vedono arrivare, indossano le mascherine, ci prendono la temperatura e ci consegnano un modulo con il quale dobbiamo dichiarare lo stato di salute. Poi si fanno fare da noi una foto di gruppo con le mascherine. Il coronavirus in queste zone è ancora sconosciuto ma da internet abbiamo appreso che 15 turisti italiani sono stati ricoverati in India in quanto positivi. Gira voce che, da stasera, gli italiani non possono più alloggiare in India e che il volo Alitalia di stanotte, per l’Italia, sarà l’ultimo. L’aereo per Delhi porta ben tre ore e mezza di ritardo. Sale la tensione in quanto siamo al limite dovendo ritirare i bagagli e rifare il chek in a Delhi, oltre alle varie formalità. Arrivati a Delhi, correndo, riusciamo a prendere quello che sarà, per davvero, l’ultimo aereo per l’Italia.

7 marzo – A Fiumicino l’aereo che doveva portarci a Catania è stato cancellato. Saremo imbarcati con un volo successivo. Altre ore di attesa in un aeroporto quasi deserto, con i pochi viaggiatori che si guardano, da lontano, con sospetto. Arriviamo a Siracusa alle ore 16. Considerato il cambio di fuso orario, sono circa 32 ore di viaggio. Il viaggio è stato faticoso ma, grazie al coronavirus, abbiamo modo di riposarci, obbligatoriamente, per almeno 14 giorni.

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Cascata di ChitraKut

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Bhubaneswar

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Mercato di Chatikona

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Mercato di Chatikona

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