Namastè, India 2

Partendo da Delhi abbiamo visitato Jaipur, Agra e Varanasi
Scritto da: fiore456
namastè, india 2
Partenza il: 03/11/2018
Ritorno il: 14/11/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Abbiamo fatto questo bel viaggio nell’India del Nord, toccando il Rajastan, il Madhya Pradesh e l’Uttar Pradesh dopo che nel 2012 avevamo visitato il Tamil Nadu e il Kerala. Il nostro itinerario è partito da Delhi per arrivare a Jaipur, poi Abhaneri, Fathepur Sikri, Agra, Gwalior, Orchha, Khajuraho, Varanasi per poi tornare alla capitale. È un viaggio al quale mi sono preparata psicologicamente per affrontare le grandissime differenze sociali che vi avremmo trovate, e così è stato. Mi sono affidata alla mia agenzia di fiducia di Genova, la Flamboyant, che mi ha “consegnato” nelle sapienti mani dell’agenzia indiana PassoinIndia, di cui uno dei titolari parla un buonissimo italiano avendo studiato all’Università di Perugia. Abbiamo volato, sia all’andata che al ritorno, con Oman Air, buona compagnia, con hostess molto gentili e sedili abbastanza comodi. I voli interni sono stati con Air India e con Indigo, ma sono stati voli brevi, il primo da Khajuraho a Varanasi e il secondo da Varanassi a Delhi. Abbiamo avuto alberghi fantastici, guide ottime, escursioni molto belle e interessanti, abbiamo pranzato in ristoranti locali dove la cucina indiana si svelava completamente, abbiamo assistito a spettacoli bellissimi, incredibili, Varanasi ci ha toccato il cuore.

Ho trovato New Delhi molto verde, molto great, molto alberata, grandi viali, molto trafficata, come tutte le città che abbiamo toccato. Il traffico è stato qualcosa di pazzesco: strade affollatissime, auto, moto, risciò, biciclette, tuk tuk, mucche, cani tutti in perenne corsa e clackson che ti trapanano il cranio, su una moto stanno anche in cinque, ti fanno il pelo quando attraversi la strada, e quando passi circa mezzora per strada non vedi l’ora di arrivare ad un’oasi di tranquillità. A Delhi abbiamo visitato i monumenti più importanti, il Qutub Minar, l’Indian Gate, il cenotafio di Gandhi Raj Ghat, il mercato di Chandni Chowk, il Forte Rosso, la Jama Majid, splendida, il Tempio Sikh Bangla Sahib, il più importante luogo di culto dei sikh a Delhi, il Mausoleo di Humayun, una magnifica tomba giardino fatta costruire dalla begun sua moglie, che e’ uno splendido esempio di architettura moghul. Da Delhi sino ad Agra abbiamo avuto guida e autista fantastici, e una Toyota Innova comodissima.

Da Delhi ci siamo trasferiti a Jaipur, capitale del Rajastan, ed abbiamo avuto la fortuna di ammirarla durante Diwali, la festa delle luci, Jaipur è detta la città rosa in quanto fu così dipinta nel 1876 quando venne in visita il principe di Galles futuro re Edoardo VII.Di questa città abbiamo ammirato il Forte Amber, splendidi monumenti e palazzi, il tempio delle Scimmie e siamo andati a girovagare per la città vecchia tutta splendidamente illuminata. Abbiamo poi proseguito per la visita di Abhaneri con il fantastico palazzo-pozzo e la vecchia città abbandonata di Fhatehpur Sikri, patrimonio dell’UNESCO, davvero incantevole. Poi ci ha incantato Agra col suo Taj Mahal, bello da togliere il fiato, visto al tramonto, con il suo marmo che da bianco diventava beige o rosa, splendido! Siamo poi partiti da Agra in treno per Kahjuraho, dove siamo arrivati circa un’ora dopo e dove ci aspettavano oltre che l’auto, sempre la comodissima Toyota Innova – ma questo tipo di vettura l’abbiamo avuto per l’intero viaggio – guida e autista. Oltre ai famosi templi noti per le sculture erotiche abbiamo visitato Gwlior col suo bellissimo forte, alcune statue jainiste risalenti alla metà del secolo XV, Orchha e ci siamo recati per due volte al fiume, per assistere prima al tramonto e poi all’alba durante la festa dei fiori delle donne, che si immergevano nel fiume per le loro abluzioni e raccoglievano una pietra da portare a casa. Inoltre palazzi e templi di particolare bellezza.

Da Khajuraho abbiamo preso l’aereo per Varanasi dove abbiamo assistito alla preghiera della sera in tutto il suo splendore e all’alba sul Gange facendo un giro in battello per assistere ai rituali di purificazione, alle offerte e alle preghiere dei pellegrini al sole che nasce, tra il profumo dell’incenso e l’atmosfera spirituale della città. Anche qui guida ottima come tutto il resto. Sulla via del ritorno abbiamo volato nuovamente a Delhi dove abbiamo soggiornato in uno splendido hotel vicino – si fa per dire, essendo una città di 25 milioni di abitanti – all’aeroporto e alla mattina alle 6,40 ci hanno portato in aeroporto per il volo di rientro in Italia.

Che dire d’altro? Che l’India è un paese affascinante, in fermento, pieno di gente, città con traffico intensissimo e villaggi poverissimi, mendicanti per strada a non finire, sciancati che tendono la mano, bambini che attendono il dono di una penna o di una caramella come nel villaggio che siamo andati a visitare e dove abbiamo portato doni. È un paese con sistemi di sicurezza altissimi per paura di attentati sia negli aeroporti che negli hotel. Un paese in cui tutti guidano in maniera spericolata, traffico da delirio, città caotiche, sporche, mucche che attraversano anche le autostrade, grandissimo divario sociale tra ricchi e poveri, cumuli di spazzatura ovunque. D’altra parte in una Nazione che conta un miliardo e 300 milioni di abitanti si contano almeno 200 milioni di poveri assoluti e circa la stessa cifra di ricchi. Esistono due tipi di matrimonio: quello d’amore e quello combinato per il quale è d’uopo un oroscopo favorevole, altrimenti non si fa. È un paese che affascina, ma anche respinge per quello che puoi vedere, per quel degrado che trapela, per quella semplicità abnorme con la quale tutto accettano, anche la vita più dura, senza un filo di speranza, nasci per strada e ivi vi muori, ma se sei più fortunato avrai una vita migliore.

Namastè, India, allora.



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