Rajasthan e Amritsar

Splendori, sorrisi, bazar, colori e odori che ti inebriano, ti stordiscono, ma ti lasciano un ricordo indelebile
Scritto da: Roby961
rajasthan e amritsar
Partenza il: 15/01/2016
Ritorno il: 30/01/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Nell’appartamento sopra di noi vive una famiglia indiana originaria del Punjub, dopo un periodo di reciproca diffidenza scopriamo che sono persone tranquille ed affabili e probabilmente anche loro iniziano a vederci con occhi diversi, tanto che una sera bussano alla nostra porta per offrirci un loro dolce tipico. Da quel momento possiamo dire di essere diventati amici. Ci parlano molto della loro terra, ci mostrano fotografie, soprattutto di matrimoni e nel frattempo a noi inizia a frullare in testa l’idea di andare in India.

India, ok, ma è talmente grande, da dove iniziamo? Quanti giorni abbiamo di ferie? Possiamo arrivare al massimo a 2 settimane a gennaio, i nostri superiori non ci concedono nulla di più! Con l’aiuto dei nostri amici Rana (questo è il loro cognome), e leggendo i racconti di altri turisti buttiamo giù un itinerario, Rajasthan + Amritsar.

I nostri amici ci esortano a farci fare la visita di Amritsar, insistono, i loro parenti ci accompagneranno, mentre per il Rajasthan ci indicano un loro amico driver di nome Veer, che fortunatamente parla anche italiano.

Con lui discutiamo sul percorso da fare, ci scambiamo mail e parliamo via whatsapp, decidiamo per un tragitto classico, che comunque ci ha molto soddisfatto.

Cerchiamo il volo, vorremmo scegliere una multidestinazione, Roma-Delhi nell’andata e Amritsar-Roma per il ritorno, ma non troviamo quello che vorremmo. Il nostro contatto indiano Veer ci propone di fare il tragitto in macchina, ma spaventati non tanto dai km da percorrere, ma dalle ore da passare in auto, optiamo per un volo diretto internazionale per Delhi e poi voli interni per raggiungere il Punjub e ritorno a Delhi.

Prima di raccontare il viaggio vogliamo dare qualche informazione tecnica.

Clima a gennaio: mattina e sera freddo, serve un giubbotto o felpa pesante. Appena esce il sole riscalda subito l’aria ed arriva sui 20°/22°. Comunque non a maniche corte.

Cibo: estremamente piccante, ovunque. Abbiamo consumato, spendendo cifre veramente irrisorie, qualche spuntino a pranzo, quasi sempre consigliatoci dal nostro autista. Per cena ci siamo recati in ristoranti, sempre su consiglio di Veer, mai cenato all’interno degli alberghi. Spesa media: 10/12 euro per cene vegetariane per 2 persone – 15/18 euro consumando carne di pollo o agnello e bevendo una birra a testa.

Spostamenti: autista privato – indiaveera2016@gmail.com – strade a volte malconce, ma non sempre. Compagnie aeree utilizzate: volo internazionale con Air India e voli interni con SpiceJet. Air India puntualissima, SpiceJet meno.

Guide: in lingua italiana nelle principali città, tranne a Johdpur.

Entrate in musei e palazzi, tanto per avere un’idea: Forte Bikaner 300 rupie – Taj Mahal 750 rupie – Amber Fort 500 rupie – City Palace Jaipur 400 rupie – City Palace Udaipur 300 rupie – giro in barca su lago Pichola 400 rupie. Indicati solo i principali.

Partiamo da Fiumicino in serata con il nostro volo Air India, trascorriamo le 8 ore di viaggio sonnecchiando.

Primo e secondo giorno

Arriviamo in mattinata al terminal 3 dell’aeroporto Indira Gandhi, prendiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’uscita dove un gran numero di uomini, prevalentemente con i baffi, attende i rispettivi ospiti. Leggiamo i nostri nomi su di un cartello tenuto in mano dalla persona che ci farà compagnia per i prossimi 12 giorni. Lo riconosciamo, avevamo visto la sua foto, è proprio lui, ci fa subito una buona impressione, è simpatico e garbato.

Usciamo dall’aeroporto e ci dirigiamo verso la città di New Delhi, alla quale dedicheremo 2 giorni. Avevamo letto sul traffico caotico, ma in realtà è superiore a come ce lo immaginavamo. Delhi ci piace ma non ci entusiasma più di tanto, infatti quello che vedremo successivamente è tutt’altra cosa. E’ una città frenetica, che brulica di gente, a noi occidentali potrebbe risultare anche irritante, comunque uno/due giorni di visita si possono fare, perché non mancano siti che meritano una visita come il Red Fort, la moschea Jama Masjid, molto imponente, la tomba di Humayun, Lodi Garden, il museo nazionale intitolato al Mahatma Gandhi, il tempio Sikh Gurudwara Bangla Sahib. Ci siamo spostati circa 15 km per visitare il complesso di Qutb, dove c’è il Qutab Minar, che pare sia il minareto in mattoni più alto del mondo. Questa torre è leggermente pendente, non si può visitare l’interno perché, da quanto ci ha spiegato la guida, alcuni anni fa, durante una gita scolastica, vi furono delle vittime. Ritornati in città ci facciamo portare a Chandni Chowk, il cuore di Old Delhi, adatto a chi si vuole immergere nel caos più profondo, dove si trova di tutto e di più.

Dal terzo giorno in poi tour del Rajasthan

Partiamo per il Rajasthan, il nostro tour è il classico tragitto ad anello, Delhi to Delhi, prevede le città di Mandawa, Bikaner, Jaisalmer, Jodhpur, Udaipur, Puskhar, Jaipur, Agra e ritorno a Delhi. Non è propriamente corretto parlare solo di “Rajasthan” perchè Agra si trova nell’Uttar Pradesh.

Mandawa e Bikaner ci sono sembrate meno interessanti rispetto a tutto il resto. A Mandawa si visitano le haveli mentre a Bikaner la fortezza. Lungo la strada per Jaisalmer ci siamo fermati al Karna Mata temple, ossia il tempio dei topi. Entrarvi ci ha procurato un impatto molto forte, per gli indiani saranno pure sacre ste bestiole, a noi ci hanno fatto un po’ di ribrezzo. Comunque se non vi fanno troppo schifo può essere un’esperienza da ricordare.

Le altre città, ossia Jaisalmer, Jodhpur, Udaipur e Jaipur ci hanno riservato sorprese che non immaginavamo. Ci eravamo documentati, ma lo stupore è stato superiore alle aspettative. Queste città rispecchiano le sontuosità dei Maharaja, grandi fortezze, elefanti, pavoni, palazzi cesellati, cammelli. Tra uno spostamento e l’altro, che tra l’altro necessitano di diverse ore di macchina, non ci siamo mai tediati, abbiamo visto fabbriche di mattoni, pastori con baffi e turbanti colorati, donne avvolte in sari dai colori sgargianti, scuole con bambini dagli occhioni scurissimi e curiosi. Molto utile è stato il rapporto diretto con il nostro accompagnatore che ci ha spiegato il sistema delle caste, ancora ed assolutamente in vigore, la religione induista con tutte le varie divinità, la legge del karma che non è destino, come pensavamo noi, ma il risultato del proprio comportamento. In base a come ci si comporta deriva l’incarnazione dopo la morte.

Anche i bazar di queste città meritano una citazione, sono coloratissimi, si trovano stoffe ricamate, gioielli in argento. A proposito di gioielli, una cosa che ci ha colpito è che tutte le donne, anche quelle più povere, indossano orecchini d’oro (anche al naso), braccialetti, collane e cavigliere. Probabilmente rinunciano ad altro, ma ci tengono molto ai monili.

Jodhpur – La città blu

A Jodhpur siamo rimasti due notti, siamo arrivati nel pomeriggio, ci siamo dedicati subito all’arte della contrattazione nel Sadar Bazar, il mercato costituito non solo da bancarelle, ma anche da molti negozi, nella piazza della torre dell’orologio. La mattina successiva abbiamo visitato la fortezza Meherangarh che domina la città. Questo forte è stato costruito per ostacolare le aggressioni da parte degli invasori. Infatti le mura difensive sono massicce, ci sono bastioni, una ripida salita per arrivarci e porte fortificate. Nel cortile si trovano i cannoni ad ulteriore dimostrazione dello scopo di questo luogo. Nell’interno si alternano sale riccamente decorate a sale con collezioni di oggetti utilizzati dai vari maharaja che hanno abitato il forte. Troviamo finestre a grata, balconcini finemente decorati, anche qui le donne non potevano essere protagoniste della vita di corte, ma potevano solo guardare a distanza, senza essere viste.

Udaipur – La città del lago

Il palazzo bianco, con cupole, torri e balconi, affacciato sul lago Pichola, richiama tantissimi turisti, non solo stranieri, ma anche indiani. Ci siamo messi in fila per comperare il biglietto e siamo entrati in questo magnifico edificio composto da 11 palazzi interni, costruiti in stile Rajput, alcuni dei quali ancora abitati dalla famiglia reale. Il Palazzo si articola attorno a corti e giardini, vi sono le varie sale con pitture murali, vetrate colorate e la raffigurazione del pavone, simbolo del Rajasthan. C’è un bel giardino dove ci siamo fermati a riposare perché il palazzo è veramente grande, servono circa 3 ore abbondanti per visitarlo tutto.

Pushkar – La città del Dio Brahma

Pushkar è una piccola cittadina, con un colorato bazar, con un lago ritenuto sacro e con tanti presunti bramini che fingono di donarti dei fiori portafortuna, ma in realtà poi pretendono soldi e si incavolano se non li accontenti. Ne eravamo stati informati di questa cattiva abitudine, abbiamo rifiutato da subito senza degnarli troppo di attenzione. Abbiamo aspettato il tramonto sui gradini che scendono al lago, con i pellegrini e con tante scimmie dispettose.

Jaipur – La città rosa

Jaipur è una città caotica, con un traffico incredibile, dove per i pedoni è difficile attraversare la strada, ma lo splendore dei suoi palazzi le fa perdonare questo aspetto che passa in secondo piano. Ci siamo stati due giorni, in realtà un giorno e mezzo, comunque due notti di pernottamento. La prima mezza giornata passata nel bazar, il giorno successivo invece alla visita vera e propria, con guida in italiano. Ci è stato spiegato che la città venne costruita a prova di terremoto dal Maharaja suo fondatore il quale era uno studioso, un matematico ed astronomo. Infatti una singolarità di Jaipur è l’osservatorio all’aperto Jantar Mantar, dove si trovano diversi strumenti per misurare l’ora locale, l’altitudine delle stelle ed anche per calcolare il calendario Hindu. L’attrazione principale di Jaipur è il forte di Amber, fuori città. Si tratta di una fortezza costruita in cima ad un crinale di ripide colline, protetta da una muraglia lunga circa 11 km. Siamo entrati dalla porta principale a dorso di elefante, ci siamo ritrovati in un ampio cortile all’aperto con un complesso di edifici ancora ben preservati. Sala delle udienze pubbliche e private, sala degli specchi, sala della vittoria, stanze private delle regine, queste ultime con finestre coperte da reticolati di marmo attraverso cui le donne potevano osservare le funzioni che si svolgevano alla corte. Lo stesso principio vale per il palazzo dei venti, che appare come una grande facciata di colore rosa, cesellata da piccole finestre.

Agra – Un sogno in marmo

Agra divenne un centro di grande importanza durante il regno di Akbar, il quale trasferì la capitale, per una quindicina di anni, a Fatepur Sikri, a circa una ventina di km, ora città deserta, ma molto interessante da vedere e di cui ne consigliamo una visita. Fu durante il regno dell’imperatore moghul Shan Jahan, nipote di Akbar, che Agra raggiunse il culmine del suo splendore con opere architettoniche che la resero immortale. Shan Jahan fece costruire la maggior parte del Red Fort ed il Taj Mahal, il magnifico mausoleo in marmo bianco. Conosciamo più o meno tutti il motivo per il quale è stata costruita questa meraviglia: il grande amore di un imperatore per la propria consorte che purtroppo morì giovane dopo aver partorito una bambina. Dinnanzi al mausoleo vi è un bellissimo giardino disegnato in stile geometrico con un canale d’acqua e fontane. Due moschee, in arenaria rossa e cupole di marmo bianco, fiancheggiano il Taj Mahal. Sicuramente in ogni ora del giorno il Taj Mahal offre un’immagine che lo rende unico. Noi lo abbiamo visitato all’alba, in un primo momento con una leggera nebbiolina, poi illuminato da una luce che lo ha fatto apparire ai nostri occhi di color rosa. Un incanto!

Amritsar – Il tempio d’oro

All’aeroporto di Amritsar troviamo ad aspettarci Paramjit, il fratello del nostro vicino di casa, il quale ci farà compagnia, insieme alla sua famiglia, durante la nostra permanenza nella loro regione. Ci porta in albergo e ci diamo appuntamento per la mattina successiva.

La giornata inizia naturalmente con la visita del Golden Temple, il più importante tempio Sikh dell’India, ma accessibile a tutti, indipendentemente dalla religione. Arriviamo, lasciamo le scarpe al deposito, pagando qualche rupia, acquistiamo, sempre per qualche rupia, una bandana arancione da metterci in testa e ci mettiamo in fila. Appena varcato il portone di entrata rimaniamo stupefatti, ci si presenta davanti un complesso di unica bellezza, una grande vasca con in mezzo il tempio d’oro, tutto intorno marmo bianco e tanti, tantissimi pellegrini in preghiera, intenti nelle abluzioni e guru in meditazione. Atmosfera molto suggestiva!! Attenzione a non scivolare quando si cammina sul marmo bagnato, io ho rischiato di fare un volo da rompermi le ossa, non so come ho fatto a rimanere in piedi. I nostri amici ci spiegano che l’acqua della vasca ha poteri miracolosi, può guarire da svariate malattie. Per poter entrare nel tempio abbiamo dovuto affrontare una lunga coda, ci siamo rimasti quasi 2 ore, ma ne è valsa la pena. Terminata la visita al tempio ci dedichiamo all’adiacente Jalianwalla Bagh, leggiamo le didascalie che descrivono il massacro compiuto dai militari di Sua Maestà nel 1919. Soldati britannici spararono sulla folla uccidendo uomini, donne e bambini durante una festa religiosa Sikh, causando un migliaio di morti. Ci emozioniamo e sinceramente anche ci vergogniamo. Il generale che ordinò di sparare dichiarò di aver agito per placare una massa di ribelli.

Andiamo a pranzo a casa dei nostri amici, purtroppo le donne non partecipano, ci sediamo su un tappeto steso per terra e ci gustiamo le pietanze, come al solito molto piccanti. Anche noi mangiamo con le mani, prendiamo con pollice ed indice i chapati e raccogliamo le pietanze. Più facile a dirsi che a farlo. Attiriamo i vicini di casa, vengono a vederci, non ci era mai capitato di essere oggetto di attenzione da parte di qualcuno. I bambini sono eccitati, il giorno seguente ci avranno descritti ai compagni di scuola.

Il nostro viaggio in India è giunto al termine, veniamo accompagnati all’aeroporto per imbarcarci. Ci salutiamo, queste persone sono state molto gentili con noi anche se per loro eravamo degli estranei.

Siamo ritornati in Italia con la consapevolezza di essere fortunati per essere nati in questa parte del mondo.

Ci siamo divertiti, non è stato solo un viaggio, ma un’esperienza che ci ha toccati e che ricorderemo a lungo.

Guarda la gallery
cultura-d5kwn

Rajasthan e Amritsar



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari