India del Nord: Varanasi e Rajasthan

Delhi, Varanasi, Jodhpur e poi Jaisalmer. Da qui è partito il nostro tour itinerante fatto di piccole tappe. Esploriamo il Rajasthan, i suoi infiniti colori, scopriamo la sua gente. Passo dopo passo torniamo a Delhi, passando anche per Agra, ovviamente per ammirare il fantastico Taj Mahal
Scritto da: travelwecan
india del nord: varanasi e rajasthan
Partenza il: 22/12/2014
Ritorno il: 07/01/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
L’idea di questo viaggio in India nasce qualche anno fa. Nel 2008 avevo già i visti sul passaporto, ma purtroppo gli attentati di quel Natale mi costrinsero obbligatoriamente a cambiare programma, la Farnesina non ci fece partire. Nella primavera del 2014 ho ripensato a questo viaggio, mi sono procurato finalmente il visto per il passaporto ed ho riprogrammato il viaggio per le festività Natalizie 2014/2015. Finalmente il 22 dicembre sono partito da Pisa con un volo British Airways per New Delhi, via Londra. L’avventura comincia!

Arriviamo nel continente indiano, nella capitale Delhi. Il tempo di ritirare i bagagli e riprendiamo subito un aereo con destinazione Varanasi per una visita di tre giorni, benvenuti in India! Poi, rientrati a Delhi sempre in aereo, prendiamo un treno notturno per Jodhpur dove abbiamo incontrato il nostro autista che ci ha portato a Jaisalmer. Da qui è partito il nostro tour itinerante fatto di piccole tappe. Esploriamo il Rajasthan, i suoi infiniti colori, scopriamo la sua gente. Passo dopo passo torniamo a Delhi, passando anche per Agra, ovviamente per ammirare il fantastico Taj Mahal.

Itinerario

Questo è il nostro itinerario programmato, a parte la prima tappa a Varanasi in aereo, il resto è un anello che abbiamo percorso in senso antiorario con il primo trasferimento da Delhi a Jodhpur in treno notturno, per poi proseguire in auto.

A Nuova Delhi non dobbiamo nemmeno uscire dall’aeroporto, abbiamo subito un volo per Varanasi, giusto il tempo di raggiungere il Terminal dei voli nazionali. Per i voli interni ci siamo serviti della compagnia Low Cost IndiGo, sia all’andata che a ritorno sulla tratta Delhi/Varanasi, mi sono trovato abbastanza bene.

Tappa 1 – Varanasi – 23/25 Dicembre

Varanasi, sicuramente uno dei posti più caotici, caratteristici e sfacciati del nostro viaggio. Tutti gli eventi naturali della vita avvengono sotto la luce del sole, dai riti religiosi, ai momenti di “igiene personale” fino alla morte. E’ una delle città più antiche del mondo ed i pellegrini hindu la considerano come meta ideale per pellegrinaggi e proprio per la morte. Se si muore a Varanasi, si interrompe il ciclo di reincarnazioni ottenendo così la moksha.

Varanasi è caratterizzata principalmente dai Gath, scalinate che scendono fino al fiume raggiungendo il pelo dell’acqua, inoltre dai molteplici templi e dalle infinite cerimonie che si spalmano all’interno della giornata. Visitare Varanasi, o Benares (il vecchio nome) significa semplicemente passeggiare lungo queste scalinate ed osservare le persone e gli avvenimenti che vi stanno intorno. Per fare delle ottime fotografie potrebbe bastare scegliere uno sfondo preferito ed aspettare tutta la giornata, senza fare nemmeno un passo. Le persone, le situazioni, verranno da soli alla tua macchina fotografica.

Da non perdere in assoluto sono i riti di Abduzione al mattino, magari con un giro in barca, inoltre il lavaggio dei panni nelle ore centrali della giornata, le cerimonie di cremazione alla sera presso il Manikarnika Gath e l’Harishchandra Gath e sempre alla sera, probabilmente il momento più suggestivo, il rito del fuoco Ganga Aarti dove i religiosi (Hindu) offrono un vassoio con il fuoco, petali, canfora, burro purificato ed immagini sacre. Questo rito fa parte della “puja” , complesso di cerimonie giornaliere della religione Hindu.

Il Ganga Aarti viene svolto mentre i fedeli e i religiosi cantano delle preghiere, inoltre di sottofondo un suono continuo di campanelli, molto suggestivo e mistico.

Oltre ai Gath e alla Città Vecchia, vi consiglio di visitare anche Sarnath, antica città a 10Km da Varanasi dove ebbe inzio la predicazione di Buddha, per questo sacra al Buddismo. In questa città potrete trovare il tempio Buddista ed il museo archeologico, nei pressi anche una grande statua di Buddha. Noi ci siamo stati il secondo giorno, dopo aver assistito ai riti del mattino ci siamo trovati con il nostro autista e la nostra guida.

Generalmente ci piace essere autonomi, ma per questa prima destinazione abbiamo deciso di reperire una guida che ci spiegasse e ci aiutasse a comprendere ogni momento della giornata ed il significato delle varie cerimonie. Non vi affidate alle molteplici guide che si offrono volontare lungo la strada come unica soluzione possibile, noi ci siamo rivolti direttamente all’agenzia locale Surya Residient, che ci aveva già aiutato ad organizzare tutto il resto del viaggio.

Rientrando a Varanasi potrete fare una sosta in uno dei tanti laboratori artigianali di tessitura della seta. Non è una zona famosa per la produzione, la seta grezza arriva da altre zonde dell’India e del sud est asiatico, ma sono specializzati nella tessitura e nella lavorazione con telai, alcuni molto antichi, dove sapienti artigiani, lavorando solo con la memoria, intrecciano migliaia di fili di molteplici colori, producendo circa 5cm di tessuto ogni giorno.

Dopo aver assistito alle varie fasi della lavorazione, come per ogni cosa in India, bisogna “pagare pegno”, ma è anche giusto così. Ci siamo messi a contrattare per l’acquisto di alcuni articoli, ed è stato molto divertente ed anche uno svago che ci ha allontanati per qualche ora dal caos e dalle scene, a tratti crude, che ti offre Varanasi.

Concludendo questa prima parte di racconto, primo viaggio in India, prima destinazione Varanasi, direttamente dall’Italia, devo dire che l’impatto è stato notevole.

E’ un mondo completamente differente al nostro, vi riporto la prima scena osservata passeggiando sui Gath : una persona in ginocchio a mani nude raccoglieva escrementi di mucca e li gettava nel Gange, a pochi metri di distanza da un’altra persona che, sempre nel Gange, aveva appena bagnato lo spazzolino per lavarsi i denti….

Ambientarsi, e soprattutto capire le persone per iniziare a fotografarle, non è stato facile. Normalmente, durante i miei viaggi, inizio a sentirmi a mio agio con la macchina fotografica il terzo giorno, ma quì ho dovuto cominciare da subito. Durante l’organizzazione di questo viaggio ho dato la priorità alla quantità e alla qualità delle cose da vedere, quindi inserire come prima tappa Varanasi è stata una necessità che mi ha permesso poi di spingermi fino a Jaisalmer e di visitare località rurali, fuori dai percorsi turistici di massa, come Narlai, Bundi e Bijaipur.

Ho soggiornato a Varanasi presso il Palace on Ganges, questa è la mia recensione su Tripadvisor

Trasferimento Varanasi / Jaisalmer : Il treno Notturno

La mattina del giorno di Natale Varanasi è completamente avvolta nella nebbia, noi dobbiamo prendere un volo per Delhi e da lì, in serata un treno notturno per Jodhpur, da dove poi partiremo subito in auto per giungere a Jaisalmer. Questo il nostro programma per il giorno di Natale, direi un po’ insolito no?

Il 25 Dicembre il primo ministro Indiano ha deciso di visitare Varanasi, quindi l’aeroporto è bloccato, non decolla e non atterra niente fino a quando lui non arriva. Fortunatamente ce la caviamo con solo un’ora di ritardo, anche la nebbia sembra essersi messa d’accordo. Arrivato il momento di partire si dissolve, come per magia. Per viaggiare in India ci vuole moltissima pazienza ed accettare il fatto che l’imprevisto è sempre lì, dietro l’angolo.

Arrivati a Delhi nel primo pomeriggio decidiamo di visitare velocemente alcune zone come Gate of India e il Gurudwara Bangla Sahib, il più importante tempio Sikh della capitale. Una moltitudine di gente impressionante. Le scolaresche in festa, il Christmas Festival (per loro il Natale è un festival) ed i religiosi in preghiera, ci hanno veramente “spianato”. Verso le 18 decidiamo di andare a fare una bella “merenda” dal McD, così da evitare per almeno un pasto il cibo speziato. Sarà anche la nostra cena.

Alle 21.15 abbiamo il treno per Jodhpur. Originariamente il programma prevedeva un treno diretto per Jaisalmer, ma già 6 mesi prima quando lo abbiamo prenotato, eravamo in lista d’attesa. Fino all’ultimo non sapevamo quale prendere, alla fine avevamo il posto soltanto per Jodhpur. Per arrivare alla stazione dei treni Delhi Junction abbiamo impiegato almeno un’ora, un traffico infernale. Sembrava di stare al circo massimo quando l’Italia vinse il mondiale di calcio.

Arriviamo ai binari della stazione intorno alle 20.30, il nostro treno Mandore Express, con posti riservati in terza classe, sta per arrivare. La scena che ci si trova davanti è incredibile, un’altro treno è appena arrivato ed una folla di viaggiatori locali lo prende letteralmente d’assalto. C’è chi sale con il treno ancora in corsa, chi si getta dentro i finestrini e chi brontola perché non riesce a scendere. In tutto questo sembra che i topi giganti si trovino a meraviglia visto il loro continuo razzolare in ogni angolo, persino sui piedi dei senza tetto che dormono in ogni spazio libero disponibile in stazione.

Saliti sul treno ci rendiamo conto che non è possibile toccare niente, anzi, come precauzione rimaniamo vestiti e ci tiriamo su pure il cappuccio della felpa, dovremo resistere per le successive 11 ore, fino a quando arriveremo a Jodhpur per le 8.30 del mattino successivo. Sui binari abbiamo comprato delle catene con lucchetti per assicurare le valige alle nostre cuccette, anche se in realtà dal punto di vista della sicurezza non ci siamo mai sentiti a disagio. Con noi hanno viaggiato per lo più famiglie con bambini, e i venditori del maledetto “Chai” (pron. ciai) una bevanda, anzi “la” bevanda Indiana per eccellenza. Un the e latte aromatizzato con zenzero ed altre spezie. Ogni volta che chiudevo occhio passava lui col bussolo di Chai urlando come il venditore di cocco in spiaggia. Incredibile…

Il treno scuote molto e non è certo una comodità, senza considerare della completa mancanza di igiene, e non vi parlerò del bagno. E’ comunque un’esperienza che a mio parere va fatta, va assolutamente inclusa in un viaggio in India. Ti fa avvicinare totalmente al loro stile di vita, eravamo gli unici occidentali, almeno nei 2/3 vagoni limitrofi.

Jaisalmer – La città d’Oro

Incredibilmente vista la nebbia di Varanasi, il primo ministro Indiano, il traffico infernale di Delhi ed il treno traballante e puzzolente, siamo arrivati puntuali alle ore 12.00 a Jaisalmer, come da programma. Questo è un aspetto dell’India che abbiamo imparato a conoscere fin da subito. Anche quando ti sembrerà impossibile, sarai estremamente in ritardo, avrai un contrattempo clamoroso, ci sarà sempre una soluzione semplice e veloce a portata di mano per risolvere tutto, come se niente fosse.

Jaisalmer è una fiaba, questo castello di arenaria gialla, da qui il nome “Città d’Oro”, si erge nel deserto del Thar e letteralmente ti fa immaginare cosa doveva essere ai tempi del maggior fasto. E pensare che fino a poco tempo fa, fine secolo scorso, una parte delle mura storiche veniva smantellata semplicemente per reperire il materiale da costruzione. Fortunatamente si sono fermati in tempo prima di rovinare questa meraviglia ed i novantanove giganteschi bastioni sono sopravvissuti a questo scempio.

Il forte è ancora abitato e infatti noi abbiamo alloggiato all’interno, in una bellissima Haveli, antichi palazzi di benestanti ristrutturati e riconvertiti per le attività ricettive. La nostra si chiama Garh Jaisal Haveli. Avevamo una camera bellissima con un affaccio mozzafiato ricavato direttamente all’interno di un bastione.

Una sistemazione veramente suggestiva che io consiglio vivamente! Dormire all’interno del forte è quel valore aggiunto alla visita di Jaisalmer. I momenti più belli, all’alba e al tramonto, quando la maggior parte dei turisti sono tornati ai loro hotel di catene internazionali, le strette viuzze, i camminamenti sulle mura e la gente del posto è tutta lì per te, ansiosi di farsi osservare e fotografare.

Per il nostro giorno di arrivo abbiamo deciso di esplorare ogni angolo del forte, i templi Giainisti ed il camminamento lungo le mura dal quale forse abbiamo assistito ad uno dei tramonti più belli di tutto il viaggio. Ma anche l’alba è stata eccezionale. Il giorno successivo, prima di ripartire, abbiamo visitato con molta calma il bellissimo Palazzo del Forte e ci siamo poi semplicemente goduti altre passeggiate all’interno del forte, osservando la popolazione locale, i saltimbanchi e facendo tantissime fotografie. La sera abbiamo cenato sulla fantastica terrazza della nostra Haveli, il cibo era ottimo ed ovviamente ben speziato.

In tarda mattinata ci siamo messi d’accordo con il nostro autista di trovarsi all’uscita del forte, dopo una lunga serpentina di tornanti, le auto non possono entrare. Sembrava che ormai Jaisalmer ci avesse dato tutto quello che poteva offrire, invece anche l’uscita dal forte ci ha regalato un’esperienza divertentissima. Mezzo di trasporto? Due motociclette. Sulla prima due ragazzini con le nostre due valige, sulla seconda noi due con un’altro ragazzo..in tre su una moto tra la gente e le altre moto che sembravano giocare all’autoscontro. Fortuna che ho fatto il video!

La brezza fresca del tramonto, il profumo delle spezie, i suoni dei musicisti di strada, sono tutti colori, odori e sensazioni che rimarranno ben impresse nella mia memoria, un pezzo di me è rimasto lì ! Abiamo alloggiato al Garh Jaisal Haveli, questa è la mia recensione su tripadvisor

27 Dicembre – Manwar

Abbiamo appuntamento alle 14 con il nostro autista, dopo la divertente discesa dal forte di Jaisalmer, ci mettiamo subito in viaggio verso Manwar, che si trova circa a metà strada tra Jaisalmer e Jodhpur. Abbiamo pensato di inserire questa tapa giusto per spezzare il viaggio in due e per riprendersi un pò dalla prima parte di viaggio con tempi abbastanza serrati.

A Manwar praticamente c’è solo il resort, nel quale abbiamo dormito, e poi le dune del deserto e poche case e capanne abitate dalla popolazione locale. In estate, o comunque nelle stagioni dove la temperatura di notte non scende tantissimo, si può scegliere di dormire in un campo tendato dove è possibile cenare davanti al fuoco, ammirando le stelle e ascoltando la musica etnica. Noi abbiamo dormito nel resort, nel campo tendato non è stato possibile in quanto le temperature di notte scendevano intorno allo zero.

Appena arrivati siamo stati accolti gentilmente e ci hanno subito dato appuntamento al tramonto per un giro in fuori strada tra le dune del deserto. All’inizio sono stato un pò titubante, mia andava di rilassarmi un pò, inoltre pensavo che fosse una cosa da turisti andare su e giù per le dune, alcune molto alte. Menomale che poi ho deciso di partecipare perchè è stato molto interessante.

Nell’escursione siamo andati a conoscere alcuni gruppi di popolazioni locali, c’era chi stava in capanne e chi in case in muratura, ma comunque poco più che baracche. Abbiamo visto un artigiano che con l’aiuto della moglie, realizzava campanellini dai molteplici usi, dal collo degli agnellini, alle celebrazioni religiose.

Era bellissimo perchè dietro ogni duna spuntavano gruppi di ragazzini che giocavano e si divertivano con niente, due aquiloni e qualche sasso, il sole colorava i loro vestiti, ed illuminava in modo incredibile i loro occhi.

Credo di aver fatto alcune tra le migliori fotografie di questo viaggio. Sicuramente una delle mie preferite. Una piccola bambina, proprio mentre ho pensato di fare alcune foto, si è messa la manina davanti alla faccia tappandosi il naso e la bocca, ed è venuta una foto incredibile.

Per la sera, la cena era inclusa nel nostro voucher, abbiamo mangiato benissimo. Super abbondante con tantissima scelta. Inutile dire che era tutto molto speziato, non ve lo dirò più perché comunque in India è una costante. Dopo, all’aperto, avevano anche organizzato una serata di balli e musica Indiana. Ci avevano posizionato alcuni bracieri per scaldarci vista la temperatura. Non ci siamo trattenuti molto, la stanchezza si faceva sentire e poi il giorno dopo ci aspettava la città indaco, Jodhpur!

Abbiamo soggiornato al Manvar Resort, questa è la mia recensione su tripadvisor.

28 Dicembre – Jodhpur

Come ogni mattina ci presentiamo quasi per primi a fare colazione, non vogliamo buttare via nemmeno un minuto della giornata, e poi perché siamo sempre affamati! Il primo pasto lo facciamo abbondante, come d’abitudine, per arrivare direttamente a cena, magari mangiucchiando qualche biscotto che ci portiamo sempre dietro. Non è certo una sana abitudine alimentare, ma così facendo non abbiamo la preoccupazione e soprattutto non dobbiamo sprecare del tempo, per trovare un posto dove mangiare. Cosa che in India potrebbe non essere semplice.

Il deserto a Manwar mi ha sicuramente lasciato un ricordo indelebile, gli incontri nei villaggi, i colori ed il tramonto sono stati veramente fantastici. Ma mentre faccio colazione, pensando a queste cose, non vedo l’ora di partire ed arrivare a Jodhpur, la città dal colore Indaco.

Alle 10 circa arriviamo al bellissimo forte di Mehrangarh, forse una delle fortezze che mi è piaciuta di più del Rajasthan. La salita al forte e le porte con le curve a novanta gradi per non far prendere la rincorsa agli elefanti degli eventuali assaltatori, ci hanno letteralmente catapultato nel XVII° secolo. Le vedute sulla città vecchia e le case color indaco tolgono il fiato.

Tradizionalmente le case colorate di blu appartenevano alle famiglie dei brahmini, ma poi col passare dei secoli questa distinzione non è stata osservata in modo rigoroso e probabilmente, con la convinzione che il blu allontanasse gli insetti, l’indaco fu esteso alla maggior parte delle case della città vecchia.

Attualmente si entra al forte dal Jaipol, che fu costruito dal Maharaja Man Sing nel 1808, come celebrazione della vittoria sui tentativi di invasione falliti degli eserciti di Jaipur. La visita ha inizio da qui, oltrepassando alcune porte, si può visitare poi il museo, con l’ausilio dell’audioguida.

Solo dopo aver esplorato bene ogni angolo ed ogni affaccio dai bastioni del forte, si può scendere alla città vecchia, fino ad arrivare alla torre dell’orologio, all’interno del Sardar Market. Un luogo dal caos disumano, una moltitudine di persone intente ad acquistare ogni genere di merce, non riuscivo nemmeno ad immaginare come fosse possibile comprare e produrre tutta quella roba.

Ci siamo subito dopo ritrovati con il nostro autista e siamo andati a visitare il Jaswant Thada, mausoleo del Maharajah Jaswant Singh II, realizzato sulle sponde di un laghetto e realizzato interamente in marmo bianco. La luce era tantissima ed era veramente accecante, difficile rimanere con gli occhi aperti senza occhiali da sole. Mentre ammiri questo bel monumento ogni tanto, ti volti e vedi nuovamente il forte, con tutta la sua imponenza.

Successivamente abbiamo visitato esternamente l’Umaid Bhawan Palace, risalente ai primi del 1900. Attualmente una parte è destinata a museo, una ad albergo ed un’altra è sempre la residenza del Maharajah Gaj Singh II. Interessante anche la collezione di auto d’epoca appena fuori il palazzo.

Intorno alle 15 torniamo a Jodhpur e raggiungiamo la nostra Haveli, Krishna Prakash Heritage Haveli, situata nella città vecchia appena sotto le mura del forte. Il panorama dalla terrazza dove abbiamo poi cenato è incantevole. Ottimo anche per il tramonto, la luce calda sempre sul forte e verso il sole svetta la sagoma dell’Umaid Bhawan Palace, che rompe le migliaia di sfumature arancioni del cielo.

Ma prima di assistere al tramonto, decidiamo che non ne avevamo abbastanza del forte, quindi facendoci strada tra le mucche, bambini e tuc tuc, percorriamo strette viuzze tra le case blu e raggiungiamo una piccola strada, molto ripida, che porta al forte. Con le luci più basse e calde della sera, le vedute dai bastioni sono veramente incantevoli. Scendendo nuovamente da questo stradello, incontriamo una famiglia, il capofamiglia seduto sugli scalini della casa, la moglie e la figlia per terra. Ci fermano per conoscerci e per sapere da dove veniamo. Ci vorrebbero anche invitare all’interno ma la stanchezza si stava facendo veramente sentire quindi decidiamo di intavolare una leggera discussione qualche minuto per poi ripartire. Anche momenti come questi valgono il viaggio.

Finalmente è arrivato il momento della doccia e della cena che abbiamo consumato in terrazza accompagnati da un caldo ed arancione tramonto, sotto il forte illuminato, prima dagli ultimi raggi di sole, poi dalle luci artificiali, che non sono restate accese poi tanto ahimè, non sono riuscito a fare la foto in notturna.

Il giorno dopo ci aspettano i templi di Ranakpur e Narlai.

Abbiamo soggiornato presso la Krishna Prakash Heritage Haveli, questa la mia recensione su tripadvisor.

27 Dicembre – Da Jodhpur a Narlai passando per Ranakpur

La mattina del 27 dicembre partiamo con il nostro autista subito dopo colazione alla volta di Ranakpur, che dista circa 170km da Jodhpur, ci impieghiamo 3 ore e mezza e arriviamo in tarda mattinata.

Ranakpur è probabilmente il complesso templare giainista più bello che abbiamo visto nel nostro viaggio in India, infatti viene considerato come il più importante del continente. E’ interamente in marmo bianco intarsiato ed è formato da un susseguirsi di 144 colonne che servono a suddividere e sostenere una trentina di sale e circa ottanta cupole. Questa armonia regala giochi di luce e scorci fantastici.

All’interno è possibile osservare la vita quotidiana dei monaci e dei pellegrini che raggiungono questo sito per pregare. In particolare è stato belle fotografare un ragazzino vestito con abiti tradizionali durante lo svolgimento di una cerimonia religiosa. Mi guardava con curiosità, ma allo stesso tempo con il suo sguardo, in quel contesto, mi infondeva serenità.

Il tempio principale risale al XV° secolo e fu dedicato a ad Adinath, il primo tirthankar giainista. E’ necessario lasciare il più possibile di oggetti in auto in quanto all’ingresso ti perquisiscono, assolutamente vietati bibite, generi alimentari e gomme da masticare.

Ultimata la visita di Ranakpur, rimontiamo in macchina e percorriamo gli ultimi 33km che ci separano da Narlai. Un villaggio rurale lontano dal turismo di massa, molto tranquillo. L’unico posto per dormire è un vecchio palazzo di caccia della famiglia reale di Jodhpur, riconvertito a struttura ricettiva, il Rawla Narlai. E’ un posto fantastico, gestito da Inglesi con personale indiano.

Narlai, è caratterizzato principalmente da un enorme masso granitico, una collina che credo sia alta intorno ai 400mt. La passeggiata che porta in vetta è una scalinata naturale con un continuo susseguirsi di templi, per lo più scavati direttamente nella roccia e raffiguranti le varie divinità induiste. E’ stato bellissimo arrivare alla sommità per ammirare il tramonto. Sulla rocca svetta anche la statua di Ganesha che domina tutta la vallata.

Percorrere le vie di Narlai mi ha stimolato moltissimo anche la ricerca di fotografie di ritratti. Devi semplicemente passeggiare per le poche strade del villaggio ed aspettare, prima o poi avviene qualcosa da trasformare assolutamente in fotografia. Forse tra le più belle, c’è la foto di una ragazza che trasporta sulla testa una enorme balla di fieno dalla forma irregolare, avvolta e racchiusa con un velo dal colore viola sgargiante.

Voglio spendere qualche riga anche per la nostra sistemazione, il Rawla Narlai che vale assolutamente questa tappa. Tra le varie attività che organizzano per i loro ospiti, c’è una bellissima cena a lume di candela. L’atmosfera è molto romantica, il fuoco si consuma lentamente davanti alla nostra tavola che è posizionata sulla sommità di un antico baori, struttura che vanta più di 1100 anni di età. Per l’occasione viene interamente illuminato da candele e l’atmosfera è rifinita da un musicista che, in abiti tradizionali, ci accompagna per tutta la sera con il suo sitar. Il cibo è ottimo, e vale sicuramente la spesa supplementare, 120 euro in due che potrebbe sembrare uno sproposito in India, ma non vi fermate a vedere questo momento come solo una cena, è il contesto che conta. Ti accompagnano al baori con un carretto trainato dalle mucche, il ritorno invece è con comode jeep chiuse.

Soddisfatti del cibo, con il cuore gonfio di emozioni, andiamo a dormire, l’indomani ci aspetta il trasferimento ad Udaipur.

Questa la mia recensione su tripadvisor del Rawla Narlai.

30 Dicembre – Udaipur

Ore 7.00 puntuali facciamo colazione, nonostante la sontuosa ed emozionante cena della sera precedente, siamo affamati! Il buffet dell’hotel è notevole, come del resto tutto quanto. Facciamo quindi la nostra colazione/pranzo e con dispiacere, alle 8 lasciamo Narlai, con destinazione Udaipur.

Il nostro autista ci porta su una strada molto panoramica, non so se fosse stata l’unica a disposizione, avevo un paio di cartine dell’india ed erano entrambe discordanti. Però è stato piacevole attraversare questo passo montano, ad un certo punto abbiamo trovato una quantità di scimmie impressionanti, erano ovunque. Scesi dalla montagna l’ambiente era sempre molto rurale, c’erano solo campi da coltivare e bacini idrici per l’irrigazione. Con curiosità abbiamo notato l’utilizzo di vecchi metodi per prelevare l’acqua e incanalarla nelle condotte di irrigazione. Ancora oggi utilizzano la forza animale e un sistema di secchi. In pratica la bambina nella foto qui a fianco, girando tutto il giorno con la mucca, aziona questo nastro fatto di secchi, facendo così superare il dislivello all’acqua.

A metà mattinata arriviamo ad Udaipur e ci apprestiamo a visitare subito il City Palace. Onestamente l’impatto con questa città non mi è piaciuto molto, tutto molto turistico.

E’ stato il primo posto dove abbiamo trovato molti turisti occidentali, tanti anche Italiani. Provenendo da zone rurali e dimenticate dal turismo di massa mi ha dato un po’ fastidio. Nel palazzo non si poteva girare dalla gente, forse in questo caso abbiamo sbagliato l’orario di visita, andava visitato al mattino presto o più tardi nella sera, ma non si può prevedere sempre tutto.

Abbiamo fatto poi anche il giro in barca sul lago Pichola, molto suggestivo. I bellissimi panorami del palazzo e del resto di Udaipur valgono l’escursione che inevitabilmente si conclude con la visita sull’Isola di Jagmandir dove, il palazzo del 1600 costruito dal maharaja Karan Singh, ospita oggi un bar, un ristorante, una spa e un piccolo albergo, macchine spenna turisti occidentali.

Tornati sulla terraferma decidiamo di addentrarci all’interno della città vecchia di Udaipur, tra le viuzze e i bazar. Finalmente le comitive di turisti,che ben si guardano dal visitare certi luoghi, spariscono e il caos dei tuc tuc e del popolo indiano riprende il sopravvento.

Ci troviamo di fronte ad una scalinata altissima e molto ripida, veramente imponente. Si tratta dell’ascesa al Jagdish Temple, indo-ariano, risalente al 1600. Notevole la vista dalla sommità della scalinata. Scendendo poi mi sono fermato da un tizio, non ho ben capito se fosse un mendicante od un sacerdote, probabilmente entrambi. Era intento a ridipingere e colorare una divinità. Cercava di spiegarmi cosa stesse facendo, parlando un miscuglio strano di indi e inglese, ovviamente non ho capito niente. L’unica cosa che era ben chiara è che volesse una mancia, non so per cosa…

Riprendendo la via ci siamo imbattuti in tanti negozi, alcuni vendevano cibo, altri molto bizzarri, vendevano dentiere ed occhi di vetro, usati. Avete letto bene, non c’è bisogno che torniate indietro. Non ho voluto approfondire la provenienza di questa merce.

Si sta avvicinando la sera quindi cerchiamo di riguadagnare la via della nostra haveli, ma prima ci fermiamo al Gangaur Gath, una piazzetta che si raggiunge oltrepassando tre enormi archi, la vista sul lago è incantevole. Altre persone si sono fermate sugli scalini che scendono in acqua ad ammirare il tramonto, ma noi per questo abbiamo il nostro terrazzino privato al Kankarwa Haveli, che è subito li a fianco.

Il panorama dalla nostra camera è eccezionale, è ricavata sulla terrazza. Aprendo tutte le tende abbiamo una vista panoramica sul lago direttamente dal nostro letto, il tramonto è struggente e mi riconcilia con Udaipur. Rivedendo le foto, probabilmente il primo giudizio è stato viziato dalle orde di turisti che abbiamo incontrato perché effettivamente Udaipur è ancora qualcosa di diverso da vedere nel Rajasthan. Sicuramente un luogo molto romantico, probabilmente anche il City Palace mi sarebbe piaciuto se solo fossi riuscito a vedere qualcosa visto che era completamente saturo di persone.

Per cena ci siamo trattenuti in haveli, il ristorante è sulla terrazza con la stessa vista della nostra camera. Il cibo era veramente genuino e come sempre, tipicamente indiano e molto speziato. Il giorno dopo ci aspetta il trasferimento a Bijaipur, dove probabilmente i turisti saranno solo un ricordo.

Abbiamo soggiornato presso Kankarwa Haveli, questa la mia recensione su Tripadvisor.

31 Dicembre 2014 – Chittorgarh / Bijaipur

La mattina dell’ultimo dell’anno, con un po’ più di calma, partiamo alla volta di Bijaipur, facendo una sosta a Chittorgarh. Fondamentalmente il 31 dicembre è un giorno come un’altro per noi che siamo in viaggio, con la differenza che avremo un cenone in stile Bollywood con tanto di grande buffet e DJ.

Intorno alle undici del mattino arriviamo a Chittorgarh, il più grande forte di tutto il Rajasthan. Si narrano molte storie di sangue e di onore, accadute realmente durante l’era Rajput. Il forte fu attaccato diverse volte da eserciti molto potenti e gli abitanti di Chittor, prima di arrendersi preferirono praticare Jauhar. In pratica gli uomini, vestiti interamente con il colore del martirio, lo zafferano, andavano incontro ai nemici verso la sicura morte, mentre le donne e i bambini si suicidavano immolandosi su enormi pire funerarie.

Attualmente Chittor è poco più di un villaggio, ci vivono circa 4000 persone. Dalla città vecchia si prende una strada, abbastanza stretta e moto tortuosa, dove tuc tuc e auto di turisti si sfiorano nei diversi sensi di marcia, salendo in questo modo al forte. Per prima cosa visitiamo un complesso di templi in stile indo-ariano che si snodano attorno alla bellissima torre della vittoria. Questa torre è costituita da ben 9 piani, per 37 metri di altezza. E’ interamente decorata con sculture hindu e fu realizzata intorno al 1.440.

Proseguendo oltre la torre e i templi Meera e Kumbha Shyam, si arriva al Gaumukh Reservoir, un bacino idrico molto suggestivo dove puoi incontrare le custodi, sempre affaccendate con l’acqua e con il lavaggio di alcune ciotole in bronzo. Qui ho rimediato il secondo “tilaka” sulla fronte (il pallino rosso) ma non vi mostrerò mai la foto!

Successivamente ci spostiamo a visitare il Padmini’s Palace che sovrasta un laghetto molto caratteristico e panoramico, al centro di questo si trova un’altra ala del palazzo. Le vedute dalle finestre di questo palazzo poco più che diroccato, sono molto belle.

Infine ci spostiamo ai resti del Rana Kumbha Palace, del quale rimangono ormai solo le rovine nonostante il tentativo continuo di restauro. I lavori erano in corso anche quando l’abbiamo visitato noi, degli scalpellini a mano stavano rifacendo alcune guglie della fortezza, una ad una, forse tra qualche decennio finiranno.

E’ venuto il momento di lasciare Chittorgarh e dirigersi verso Bijaipur, noi alloggeremo a Castle Bijaipur, un castello che sorge all’interno del villaggio, probabilmente uno dei posti più rurali e veri che abbia visto in questo viaggio in India. Bijaipur, un incrocio di poche strade, sembra uno di quei paesini dell’entroterra italiani, dove le persone stanno sedute al bar e guardano la vita che gira intorno, il tutto calato però nella realtà indiana che è distante anni luce dalla nostra.

C’è gente che ripara trattori, chi prepara da mangiare, ragazzini che giocano con aquiloni e persino una mucca che prova ad incornarmi mentre scatto questa bella fotografia a questo gruppo di donne e bambini che mi guardano incuriosite, tutte raggruppate ai margini di una fogna. Una ragazza ride, probabilmente perché stava vedendo la mucca che mi veniva addosso!

Il castello è molto bello, per la cena ci hanno organizzato un ricevimento all’aperto, ma purtroppo, la pioggia ha voluto rovinare tutto, un temporale improvviso ci ha costretto a ripiegare nella sala ristorante ed ha anche allagato la nostra camera che avevamo scelto, isolata dal caos della festa e ricavata all’interno del bastione. A mezzanotte e un minuto eravamo a trafficare con le valige per fare il cambio camera, la nostra non era più praticabile.

La cena era comunque buona, nonostante che il cibo abbia dovuto subire un caotico trasloco dal giardino alla sala ristorante. La cena si è consumata inizialmente tra musiche e balli tradizionali, poi il DJ ha preso il sopravvento. Fortunatamente è stato l’unico episodio di pioggia di tutto il nostro viaggio. A cena abbiamo incontrato anche una coppia di italiani, abbastanza bizzarri, che ci domandano “ma che ci fate qui??” e noi “quello che ci fate voi!” Comunque alla fine erano simpatici.

Per noi la serata finisce qui, andiamo a letto e nonostante la musica assordante, che fortunatamente finisce non troppo tardi, riusciamo a dormire. Il giorno dopo ci aspetta il trasferimento a Bundi, probabilmente una delle ultime realtà poco battute dal turismo di massa ed a misura d’uomo.

Abbiamo soggiornato al Castle Bijaipur, questa la mia recensione su TripAdvisor.

1 Gennaio 2015 – Bundi

Al nostro risveglio il castello di Bijapur è un po’ surreale, ci sono ancora i segni evidenti della serata dell’ultimo dell’anno appena passata. Numerosi bicchieri sporchi in giro su tavolini e tante sedie fuori posto. Nella sala ristorante per fortuna è tutto in ordine, facciamo colazione e via, si parte per Bundi.

Percorriamo una strada molto dissestata, soprattutto gli ultimi 40Km per i quali abbiamo impiegato circa un’ora e mezza. In totale tre ore di viaggio.

Lungo questo tragitto abbiamo visto molta povertà, ogni tanto da vere e proprie capanne, uscivano dei bambini, ci venivano incontro correndo, salutando e urlando. Le capanne erano intrecciate con qualche arbusto e con la copertura in paglia.

Passando per un villaggio abbiamo visto una scena curiosa, un gruppo di ragazzi che realizzavano un’ascia. Noi normalmente andremmo in ferramenta, loro se hanno bisogno di qualcosa, se la costruiscono. Uno in terra teneva con una pinza il metallo appena fuso, altri due, un uomo e una donna, con un ritmo scandito ben preciso, assestavano colpi violenti a questo cuneo di metallo incandescente per forgiarlo proprio a forma di ascia.

Abbiamo trovato anche distese di “panetti” di combustibile da utilizzare per riscaldamento e per i forni tandoori, per cucinare. Questi panetti, fatti a forma di pagnotte schiacciate, sono impastati a mano e sono costituiti principalmente da sterco di mucca fresco e dai resti della lavorazione del frumento, il tutto essiccato poi al sole.

Finalmente a mezzogiorno arriviamo a Bundi. Ci fermiamo subito alla nostra Haveli, Braj Bhushanjee, sicuramente tra le più pulite e ordinate tra quelle in cui abbiamo soggiornato. Ci si presenta il proprietario che, a confermare la sua mania per la pulizia, gira scalzo all’interno dell’Haveli. La camera è molto spaziosa ed ha tutti i confort necessari, incluso il Wi-fi gratuito in camera.

Bundi è un’antica cittadina dove il tempo sembra essersi fermato. Come a Jodhpur, anche qui nella città vecchia, ci sono le case color indaco dei brahmini. Inoltre girando nelle vie strette si possono ammirare numerosi bazar e templi, angoli di strade che ti riportano al passato.

Oltre alle vie pittoresche di Bundi, l’attrazione principale da visitare è il Bundi Palace, che sembra uscito direttamente da una fiaba, lasciato a se stesso, senza che siano mai stati fatti grandi restauri, le cose più belle che conserva ancora oggi questo palazzo, sono i dipinti murali che rappresentano scene di battaglie.

Proseguendo la visita del complesso dei palazzi e salendo di un livello lungo il tortuoso sentiero che porta fino al forte in cima alla collina, si giunge ad un secondo palazzetto, il Chitrasala che ospita anche questo bellissimi dipinti ed un vasto giardino ben ordinato.

Salendo ancora lungo il sentiero, che si fa sempre più ripido e stretto, si giunge alla porta del forte Taragarh che fu fatto costruire da Rao Bav Singh nel 1354. All’interno tutto è allo stato di rudere e ricoperto da una folta vegetazione. Ora i proprietari sono le scimmie quindi è bene muoversi con cautela e con passi piccoli e lenti. Le vedute su Bundi sono fantastiche, peccato per la giornata un po’ grigia.

Ormai è passata anche la metà pomeriggio e ci si avvia alla sera, rientriamo nella città vecchia e curiosiamo ancora un po’ per le vie di Bundi, andando a cercare i Baori come il Raniji-ki-Baori ovvero il pozzo della Regina, profondo 46 metri, ma con pochissima acqua e tantissima spazzatura sul fondo.

Rientriamo alla nostra Haveli dove ceneremo in una bellissima sala da pranzo, antico salone del palazzo sapientemente restaurato, il cibo è ottimo, il posto ci piace tantissimo. Con un velo di tristezza inizio a pensare che cittadine Come Bundi, Jaisalmer oppure realtà rurali come Narlai e Bijaipur, non ne incontreremo più visto che le prossime tappe saranno Jodhpur, che è la capitale del Rajasthan, Agra e Delhi, tutte grandi e caotiche città. Abbiamo soggiornato presso Haveli Braj Bhushanjee, questa la mia recensione su TripAdvisor.

2 gennaio – Bundi / Jaipur – 207 Km

Oggi sveglia con calma, dobbiamo partire alle 9.00 quindi facciamo colazione nella nostra Haveli, veramente ottima e in quantità! Ci dispiace un po’ lasciare l’Haveli Braj Bhushanjee, è stato un ottimo soggiorno. L’itinerario di viaggio non prevede soste fino a Jaipur, la capitale del Rajasthan, dove nel nostro programma è pianificata una permanenza di due giorni.

Ci vogliono quattro ore per arrivare a Jaipur, appena arrivati visitiamo subito l’Amber Fort. Forse la giornata un po’ grigia non ha reso giustizia a questo osannato palazzo, però ad essere sincero quello di Jodhpur mi è piaciuto molto di più, anche quello di Bundi. Probabilmente a qualcuno gli si rizzeranno i capelli leggendo quello che scrivo, ma sinceramente un po’ sono rimasto deluso. Ovviamente è bello, e probabilmente se lo avessi visto all’inizio del viaggio avrei avuto un’altro giudizio.

Arriviamo al forte forse nel momento di maggiore affluenza quindi stiamo un po’ in coda in macchina, però la visita scorre bene anche se c’è molta gente, sono molto più organizzati rispetto ad Udaipur, e anche gli spazi e i percorsi sono suddivisi meglio. Volendo si può salire anche a dorso di elefante, ma sinceramente non mi interessava.

Per me la cosa più bella dell’Amber Fort è il Jai Mandir, ovvero “Sala della Vittoria”, tutta intarsiata di innumerevoli e piccolissimi pezzi di specchio, veri e propri mosaici, capace di illuminare l’ambiente anche in una giornata grigia come quella di oggi. Menomate non ha mai piovuto.

E’ arrivato il momento di andare al nostro Hotel, anche a Jaipur soggiorneremo in Haveli, precisamente all’Alsisar Haveli. Il palazzo è molto bello e ricco, la nostra camera molto grande, che definirei sicuramente suite. Molto bella una saletta di passaggio tutta intarsiata di specchi che ricorda la fattura della sala della vittoria nell’Amber Fort, probabilmente il mio ambiente preferito di tutto l’hotel. Ceniamo nel ristorante, il cibo è ottimo e abbondante, la cena è servita a buffet.

3 Gennaio – Jaipur

Ci aspetta una giornata intensa e ricca di cose da vedere. Jaipur è una città molto grande e caotica per cui anche gli spostamenti in auto vanno pianificati per bene. Come prima cosa andiamo a vedere la facciata principale dell’Hawa Mahal, ovvero il Palazzo dei Venti. Se ci fosse stato il sole, sarebbe stata illuminata dalla luce calda e tagliente del mattino. Ma la giornata, anche se senza pioggia, è grigia pure oggi.

Successivamente andiamo al City Palace, arriviamo qualche minuto prima dell’apertura (9.30) quindi riusciamo a visitarlo quando ancora è pressoché deserto. Inizialmente la costruzione di questo palazzo fu di Jai Singh, che pare abbia realizzato esclusivamente le mura esterne. All’interno il palazzo è stato più volte distrutto, ricostruito e restaurato quindi non c’è una vera epoca di costruzione. Nel reticolo di cortili ed edifici, all’interno del palazzo mi è piaciuto molto il cortile posto tra la galleria d’arte e l’armeria, il Diwan-i-Khas, con un padiglione centrale usato per le udienze private. Al suo interno due enormi vasi d’argento che pesano circa 360Kg l’uno.

La storia di questi due vasi è molto curiosa, pare che furono realizzati per il Mahraja Madho Singh II che era devoto alla religione hindu. Nel 1902 si recò in Inghilterra per assistere all’incoronazione del Re Edoardo VII, allora fece fondere circa 15.000 monete d’argento per realizzare i due vasi dalla capacità di 4.000 litri ciascuno. Furono riempiti di acqua del gange e furono portati in Inghilterra al seguito del Maharaja in modo da permettergli di non interrompere i suoi rituali religiosi, comprese le abduzioni del mattino.

Appena fuori ed adiacente al City Palace, si trova l’osservatorio astronomico Jantar Mantar. Jai Singh nel 1728 iniziò a far costruire questo osservatorio astronomico che è costituito da una moltitudine di costruzioni che sono veri e propri strumenti astronomici, necessari per il calcolo delle eclissi, dell’azimut e della posizione delle costellazioni.

Raggiungiamo in auto la periferia di Jaipur, andiamo sulla collina opposta all’Amber Fort per visitare la fortezza di Nahargarh. Fu eretta da Jai Singh nel 1734. Il nome del forte è legato ad una leggenda curiosa che lega la costruzione al principe defunto Nahar Singh. Pare che il suo fantasma disturbasse la costruzione di questo edificio, infatti tutto quello che veniva costruito nella giornata, la notte crollava, fino a quando non fu deciso di intitolarlo a lui. Il palazzo è un susseguirsi di corridoi labirintici e stanze. Tutto predisposto ad arte dal maharaja Ram Singh, in questo modo poteva visitare le sue mogli una ad una, senza che le altre sapessero.

E’ venuto il momento di “tuffarsi” all’interno del gran bazar di Jaipur. Qui si produce e si vende ogni genere di merce. I bazar sono suddivisi a seconda della merce in vendita, c’è il Bapu Bazar dove è possibile trovare le stoffe, il Johari Mazar dove è possibile acquistare i gioielli il Tripolia Bazar e tanti altri. Ovviamente sono immancabili i negozi di spezie e frutta secca. Ancora oggi, nel 2015, è possibile trovare negozi che vendono il ghiaccio a peso, staccato con lo scalpellino da enormi blocchi e pesato sulla bilancia.

In questo giro dei bazar facciamo una deviazione e, sul retro dei negozi del Chandpol Bazar, si trova l’ingresso del minareto Minar Swarga Sal dove è possibile pagare un biglietto di 10 rupie e salire fino in cima. Dalla vetta si ha una bellissima visuale di tutta la città e delle colline vicine, merita la salita.

Rientriamo in hotel, sono ormai le 17 e siamo in giro dalle 8 del mattino. Per cena abbiamo in programma di ospitare il nostro autista in un ristorante, da lui scelto. E’ sempre una buona abitudine arricchire la mancia per il proprio autista con una cena. La cena è abbastanza abbondante e buona, ma ahimè appena rientro in hotel sto male, la malattia del viaggiatore, dopo tre viaggi in luoghi difficili nei quali sono rimasto indenne, questa volta mi ha colpito! Mi imbottisco di roba, tra pasticche e punture, nel giro di 6 ore sono nuovamente in piedi.

Cerco di dormire, io giorno dopo ci aspetta il trasferimento ad Agra con due soste, a Galta e Fatehpur Sikri.

Abbiamo soggiornato presso Alsisar Haveli, questa la mia recensione su TripAdvisor.

4 Gennaio – Jaipur – Galta Ji – Fatehpur Sikri – Agra

Ore 6.30 sveglia, fuori nebbia fitta. Appena alzato realizzo per la prima volta che il viaggio sta finendo, ma rispetto al passato, forse con la maturità dei 40 anni (ma quando mai?) e con l’esperienza di tanti viaggi alle spalle, vivo gli ultimi giorni di un viaggio in modo differente. Riesco a godermi il viaggio fino all’ultimo giorno. Comunque quando tutto va bene come in questo caso, torno anche contento a casa senza rimpianti, non vedendo l’ora di condividere quanto vissuto con gli amici, quindi dopo un attimo di malinconia, penso “bene così”. Poi c’è sempre da vedere il Taj Mahal, e questa nebbia che persiste da giorni nel Nord Est dell’India potrebbe riservarci sempre brutte sorprese.

Alle 7.30 partiamo puntuali, appena fuori Jaipur troviamo Galta, dove ci fermiamo per una breve visita. Il posto è molto suggestivo ed è reso ancora più drammatico dalla nebbia abbondante che satura la vallata. GaltaJi, soprannominato “Il Tempio delle Scimmie” è disposto lungo un sentiero che porta alla sommità dove si trova il tempio Surya Mandir. Il percorso per la vetta è costeggiato da numerosi bacini idrici, dove gli abitanti locali si recano a pregare e a lavarsi. Noi visitiamo velocemente questo sito, veniamo assaliti da ragazzi che ci vogliono offrire la loro “protezione” contro le “pericolosissime” scimmie, che in realtà, se non disturbate, si fanno gli affari loro. Ovviamente noi rifiutiamo ogni genere di aiuto.

Sono le 9 e ripartiamo, di strada da fare ce n’è tanta come tante sono le cose da vedere. Certo, io con gli antibiotici addosso e con una nottata insonne alle spalle per una violenta infezione alimentare, non me la passo molto bene, ma come ho già fatto in Africa in mezzo alla Savana, si tira avanti. “Meglio star male in vacanza che bene in ufficio!” E’ una frase che dico sempre per sdrammatizzare quando succedono questi episodi…

Alle 13 circa arriviamo a Fatehpur Sikri. Potrei spendere paragrafi e paragrafi di questo blog, ma basta dire che è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, e non a caso. La costruzione, capitale dell’impero moghul, fu realizzata nella seconda metà del 1500, completamente in arenaria rossa scolpita e intarsiata in modo quasi maniacale. I vari palazzi e costruzioni sono ben disposti e corredati da una fitta ramificazione di canali e vasche che avevano una doppia funzione, la prima, quella più importante, era l’approvvigionamento dell’acqua, la seconda era prettamente ornamentale. A parte la descrizione di ogni singola costruzione, è il colpo d’occhio sull’insieme di questa città fortificata che mi ha impressionato.

All’estremità occidentale di Fatehpur Sikri, si trova la moschea Jama Masjid, che è ancora in uso ai fedeli, infatti questi si mescolano con i visitatori generando il classico caos dell’India, tipico ed indimenticabile. Alla moschea si accede da una ripida ed alta scalinata, noi non abbiamo visitato l’interno perché i tempi erano un po’ stretti, volevo in tutti i modi arrivare ad Agra per il tramonto al Taj Mahal, e quando ti capita più?

Alle 16 siamo ad Agra, forse una delle città più sudicie dell’India, almeno di quelle che ho visitato io. E pensare che c’è uno dei monumenti più belli al mondo, ancora una volta l’India è un contrasto continuo. La sporcizia non deriva dagli escrementi animali e umani, ben presenti in abbondanza anche questi, ma soprattutto dallo sporco mai raccolto, strati di sacchetti di plastica e di sporcizia di ogni genere.

Non curanti di tutto ciò raggiungiamo l’Agra Fort. Realizzato anche questo in arenaria rossa, almeno la prima edificazione, fu utilizzato prettamente per scopi militari. Fra tutti gli edifici e cortili presenti nel forte, spicca la torre ottagonale interamente realizzata in marmo bianco, il Khas Mahal.

Shah Jahan fu rinchiuso qui per otto anni, fino alla sua morte. Dalle finestre, dove io ho scattato numerose fotografie, poteva contemplare il Taj Mahal, la tomba di sua moglie. Da questo punto infatti si godono le migliori viste dell’Agra Fort sul Taj.

Ultimata la visita dell’Agra Fort ci facciamo accompagnare dal nostro autista ai parchi di Mehtab Bagh, sulla sponda orientale del fiume Yamuna, dove si può godere di una visuale mozzafiato sul Taj Mahal al tramonto. Sembravo un bimbo la mattina di Natale, ho camminato avanti e indietro lungo il fiume cercando invano l’angolazione migliore, il Taj Mahal ovunque lo osservi è unico. Impossibile trovare il punto migliore. Allora dopo qualche foto mi sono reso conto che la cosa più saggia era fermarsi ed ammirare, fino all’ultimo raggio di sole. Quando si è fermata anche l’ultima brezza del tramonto, abbiamo lasciato questo parco e ci siamo fatti accompagnare in hotel.

Alloggiamo al Jaypee Palace, una catena di hotel di proprietà della famiglia Jaypee un magnate Indiano che si è occupato della costruzione della città dello sport a Delhi, compreso l’autodromo di Formula Uno. La mia esigenza era di mangiare non speziato. Pensate, per avere una cena light sono dovuto andare al ristorante cinese all’interno dell’hotel.

Il primo approccio al Taj Mahal è stato ottimo, vado a letto pregando e sperando che non scenda la nebbia, l’indomani dobbiamo visitarlo e voglio rigorosamente cielo azzurro e terso!

5 Gennaio – Agra

Un po’ per cercare di recuperare le forze, un po’ perché non scommettevo sulla partenza della giornata in assenza di nebbia, non abbiamo programmato l’alba a Taj Mahal. Mi alzo dal letto impaziente prima del suono della sveglia, apro la tenda della camera e non ci credo, niente nebbia e visibilità incredibile. Affino le armi, pulisco macchina fotografica e obiettivi, poi scendo a fare colazione anche se non ho molto appetito, anzi, quasi per niente. Peccato perché l’hotel è di altissimo livello e la colazione è incredibile, impossibile mangiare tutto. Sono pronto, il Taj Mahal mi aspetta.

Non si può descrivere cosa si prova varcando l’imponente portale in arenaria rossa. Il buio dell’interno e l’immensa luce esterna che si riflette sul mausoleo rendono tutto magico e struggente. Viene il nodo in gola, davvero. Ho fatto qualche foto, dalla più classica in posizione centrale, allineato con le fontane, dopo aver fatto a gomitate per conquistare la posizione, ad altre con angolazioni diverse; ma soprattutto ci siamo fermati più volte, prima e dopo la visita, ad ammirare questa bellezza. Più ti avvicini e più non riesci ad inquadrarlo tutto, non solo con la macchina fotografica, ma anche con i propri occhi, non bastano.

Quando è arrivato il momento di andare via non riuscivo a smettere di voltarmi ed ammirare ancora una volta il Taj Mahal, consapevole che mi sarei girato ancora, ancora e ancora, e che non sarebbe stata l’ultima volta, ma purtroppo una volta di queste mi sono sbagliato e ad un certo punto mi sono trovato davanti alla navetta che ci avrebbe riportato al parcheggio dove il nostro autista ci stava aspettando per trasferirci a New Delhi. Abbiamo soggiornato al Jaypee Palace, questa la mia recensione su TripAdvisor.

5 Gennaio 2015 – Agra / Delhi

Con gli occhi ancora abbagliati dal magnifico Taj Mahal, si parte per il trasferimento a New Delhi Approfitto per dormire un po’ in auto, compatibilmente con il traffico e con le manovre azzardate degli automobilisti Indiani. Non è raro trovare camion, auto e moto contro mano nelle autostrade.

Arrivati a Delhi visitiamo Gate of India, che avevamo già visto in notturna nella breve sosta in città di ritorno da Varanasi. I preparativi per la festa della Repubblica Indiana del 26 gennaio sono già partiti, molti addetti stavano montando tribune e stendendo camion di terra per la parata a cavallo. Decidiamo poi di rilassarci il resto del pomeriggio visitando il National Museum. E’ stato molto interessante ripercorrere in ordine temporale tutta la storia delle civiltà indiane che si sono susseguite con l’affermarsi delle varie correnti religiose fino ad arrivare a oggi con le tre principali, induismo, buddismo e islam.

Ci facciamo portare in hotel, al The Royal Plaza, anche questo in stile grande hotel comitive, convegni. Il tempo delle Haveli storiche ormai è finito. Decidiamo di cenare qualcosa in hotel senza uscire, siamo stanchissimi. Io giorno dopo ci aspetta ancora Delhi poi in nottata il volo di rientro per l’Italia.

6 Gennaio 2015 – Delhi

Finalmente appena sveglio, dopo 3 giorni, ho appetito! Scendiamo a fare colazione e poi subito fuori, a passare questa ultima giornata a Delhi. Andiamo subito a visitare la più grande moschea d’India, Jama Masjid. Fu realizzata intorno alla metà del 1600, per visitarla anche qui dobbiamo toglierci le scarpe, i piedi si ghiacciano subito visto che è presto e ancora il sole non filtra tra la foschia del mattino. Può contenere fino a 25.000 persone, non immagino cosa possa essere quando è piena.

Nel tragitto verso la Tomba di Humayum, ci fermiamo al Raj Ghat, il luogo dove nel 1948, dopo l’assassinio, fu cremato Gandhi. Una enorme lastra di marmo nera che emerge da un prato verde.

La tomba di Humayum è un sito veramente spettacolare, per le dimensioni e per la disposizione dei vari piazzali intervallati e suddivisi da canali e vasche con fontane. Anche questo in arenaria rossa e in stile architettonico Moghul, fu realizzato su ordine della moglie del secondo imperatore Moghul, appunto Humayum. Il particolare stile architettonico di questo mausoleo fu ripreso per la realizzazione del Taj Mahal.

Ci spostiamo al Qutb Minar. Credo sia una delle cose più belle da vedere a Delhi, quantomeno interessante e antica. Su tutto svetta l’imponente torre alta otre 70 metri e realizzata in arenaria rossa ed è suddivisa su 5 piani. E’ la torre della vittoria, infatti fu realizzata alla fine del 1.100 quando il sultano musulmano Qutb-ud-din vinse la battaglia contro l’ultimo impero hindu di Delhi. Insieme alla torre, sotto di questa, fu costruita anche una imponente moschea, la prima ad essere realizzata in India.

In questo sito storico c’è anche una curiosità, una colonna in ferro che si trovava li molto prima della costruzione del Qutb Minar, infatti le inscrizioni in sanscrito indicano l’epoca risalente alla fine del 300. Gli studiosi ancora oggi non sono riusciti a capire con quale tecnica di fusione si stata realizzata questa colonna con le tecniche di quell’epoca, ancora oggi priva di ruggine.

La giornata volge al termine, insieme al nostro viaggio. Abbiamo il volo alle 3 di notte, ho fissato la camera in day use anche per oggi ed è stata una buona scelta, è stato molto utile riposarci qualche ora prima di partire dopo una bella doccia.

Era dal 2008 che volevo viaggiare in India e finalmente ci sono riuscito. Come sempre nelle ultime ore prima di partire, quando l’impegno per organizzare la giornata, per pianificare le visite e per fotografare, finisce, la mia mente inizia il secondo viaggio, quello dell’elaborazione di quanto visto e della trasformazione della realtà in ricordi. Mi rendo conto ancora prima di prendere l’aereo che questa esperienza mi ha dato tantissimo, sia dal punto di vista umano/culturale, che dal punto di vista delle fotografie. Mi sono sentito realizzato rivedendo velocemente tutti gli scatti fatti, soprattutto i ritratti.



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