India/Feste invernali in Ladakh

L'anno scorso sono stata invitata a guidare un gruppo di turisti francesi per i festival invernali in Ladakh. Era fine febbraio, periodo delle feste annuali nei monasteri di Stok e Mathro, famosi per i loro oracoli. Voglio raccontarvi due episodi ‘unici’ di questo viaggio, unici perché si tratta di cose che si possono vedere soltanto in quel...
Scritto da: Kristin Blancke
india/feste invernali in ladakh
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 3500 €
L’anno scorso sono stata invitata a guidare un gruppo di turisti francesi per i festival invernali in Ladakh. Era fine febbraio, periodo delle feste annuali nei monasteri di Stok e Mathro, famosi per i loro oracoli.

Voglio raccontarvi due episodi ‘unici’ di questo viaggio, unici perché si tratta di cose che si possono vedere soltanto in quel periodo dell’anno. Perché? Perché è un periodo speciale: la seconda quindicina del primo mese tibetano è considerata particolarmente propizia all’accumulazione di meriti. Si dice infatti che ogni azione compiuta in quel periodo conta come centomila azioni fatte in momenti normali: fai una buona azione, e conta come centomila; ne fai una cattiva, e anche questa conta come centomila! Quindi le persone che seguono il buddhismo tibetano fanno in quel periodo ogni sorta di cose per essere virtuosi. In Ladakh non c’è molto da fare in inverno: fa freddo, non c’è lavoro nei campi, non c’è turismo. Tanto tempo libero… E allora ben venga un periodo di intensa attività spirituale! Così, voglio raccontarvi dei gociak, un fenomeno che non ho visto da nessun’altra parte all’infuori del Ladakh. Incontriamo il primo gociak vicino a Saspol. Tornando da Lamayuru, ci dobbiamo fermare davanti a uno strano corteo: una cinquantina di persone, principalmente donne, procedono prosternandosi per terra lungo la strada, poi si rialzano portando le mani giunte alla fronte mentre cantano una preghiera, con una cantilena che si fa più forte quando sono in piedi, più debole quando si chinano e si riallungano per terra. Quasi tutti indossano una specie di grembiule di pelle sopra agli abiti, qualcuno usa delle tavolette di legno sotto le mani e porta delle protezioni di cuoio intorno alle ginocchia, tutti hanno la fronte sporca di polvere. In pratica stanno ricoprendo tutta la distanza tra Saspol e Alci in questo modo, e ci vorranno due giorni per fare una ventina di kilometri. C’è un’atmosfera di raccoglimento, creata dallo sforzo congiunto di persone che si prosternano per rendere omaggio ai Lama, ai Buddha e ai Bodhisattva in nome di tutti gli esseri, per riceverne la benedizione.

I miei compagni di viaggio restano a bocca aperta, e si parla e si riparla di queste persone che dedicano due giorni a questi strani esercizi. Ma non è tutto! Il giorno del plenilunio, alle tre del mattino sentiamo un gran rumore di motori che vengono avviati. Cosa strana, a Leh, alle tre del mattino! Quello infatti è l’ultimo giorno del gociak a Leh, e il corteo ha toccato tutti i punti sacri della cittadina. Infatti in mattinata incontriamo il corteo ai piedi dell’altura su cui si erge il palazzo reale: sono in 700… Se volete vedere delle immagini di questi cortei, visitate la galleria fotografica del Ladakh nel mio sito web www.Viaggiinasia.Com. Uno spettacolo veramente unico al mondo…

Poi ci sono i festival religiosi di Stok e Mathro. Anche in estate ci sono feste rituali nei monasteri, con le tipiche danze dei monaci chiamate chams. Ma in inverno c’è un’altra atmosfera. Oltre alle danze, c’è anche l’esibizione degli oracoli. E poi, i partecipanti sono 99% Ladakhi, e arrivano dagli angoli più remoti di tutto il Ladakh: persone anziane, uomini e donne con i cappellini con le punte girate all’insù, il rosario in mano, il viso raggrinzito, gli occhi velati dalla cataratta; facce forti ma bonarie. Bimbi con le guance paffutelle, l’immancabile moccolo al naso, i nastrini rossi nei capelli. E anche giovani, ragazzi in jeans e giubotto di pelle, ragazze con il salwar kameez indiano e sciarpe coloratissime. Siamo stipati gli uni sugli altri, in attesa dell’inizio delle danze rituali.

La festa più impressionante è quella di Mathro. Gli oracoli di Mathro sono monaci, e il training per entrare in trance e prestare il loro corpo affinché la divinità locale ne prenda possesso è più rigoroso che a Stok, dove i lu-yar (che significa: “prestatori del corpo”) sono laici.

La festa dura due giorni, e si svolge nel cortile del monastero. La mattinata del primo giorno è dedicata alle danze dei monaci. Nel pomeriggio arrivano gli oracoli: mentre continuano le danze dei “protettori del dharma”, i due lu-yar, vestiti come monaci, con un gilet di broccato, ma con il viso coperto con una stoffa color veste-di-monaco, appaiono per un po’ in mezzo agli altri danzatori. Le avevamo già intraviste al mattino, quelle due figure, sedute tranquillamente su uno dei balconi del monastero. Dopo poco rientrano nel tempio, dove fanno una breve cerimonia e entrano in trance. Eccoli ancora! Escono di nuovo, ora a torso nudo, vengono aspersi d’acqua e rientrano nel tempio. Poi, nell’ultima danza, due cervi-danzatori li introducono in mezzo alla cerchia dei danzatori, e per un po’ partecipano alla danza insieme agli altri. A un certo punto gli altri danzatori si ritirano; rimangono soltanto i due lu-yar e il protettore Mahakala, il quale ‘sottomette’ gli oracoli, dopo di che anche loro escono di scena. Ma ecco di nuovo venir fuori gli oracoli! Ora tutta l’attenzione è rivolta a loro; iniziano una corsa frenetica, da una sala all’altra, poi vengono fuori, corrono sui cornicioni stretti del tetto del monastero. Gridano, urlano, guardano la folla. Hanno una grossa spada in mano, e ogni tanto si fermano, affilano la lama sui cornicioni e la passano sulla lingua e sulle braccia, accompagnando il tutto con urla e grida, mentre un brivido di paura corre tra i presenti. Si dice infatti che se l’oracolo viene offeso dal pubblico (è vietato fotografarli!), o dai monaci, o dai musicisti, allora si taglia. Qualche spettatore li ferma per porre loro una domanda, gli lega una sciarpa bianca addosso in segno di rispetto, e l’oracolo proclama la sua risposta ad alta voce; poi riprende la corsa. Uno dei due oracoli è al suo primo anno di servizio; questo significa che ha fatto nove mesi di ritiro, un mese di pausa, e altri due mesi subito prima della festa. Sembra in uno stato di trance molto profondo. È davvero impressionante mentre cammina in mezzo alla folla e sventola la spada sopra alle teste chinate della gente, in segno di benedizione. Un uomo un po’ spavaldo in mezzo alla folla si fa avanti per andargli vicino, ed ecco che l’oracolo lo picchia con la spada, sulla testa! La gente ride, ma lui rimane scioccato, perché si crede che quando uno viene colpito dall’ oracolo avrà vita breve! Poi, mentre fanno l’ultimo giro sul tetto, si mettono, ahimé!, una parrucca rossa!!! Questo è un brutto segno, significa che le previsioni per il nuovo anno in Ladakh sono cattive! Alla fine della corsa, il nuovo lu-yar, totalmente stravolto, viene portato nel tempio steso su una barella. E poco dopo li vediamo uscire, tutti e due vestiti normalmente da monaci, con il viso di nuovo coperto, e zoppicanti…

L’indomani siamo di nuovo là. Nel pomeriggio ha luogo l’atto più atteso di tutto il festival. Questa volta i lu-yar si presentano a torso nudo, ma con il torso totalmente annerito e tre occhi dipinti sopra; indossano come gonnellino una pelle di tigre, una parrucca nera gli copre gli occhi, e tengono in mano un damaru e un grosso dorge di legno. Entrano tenendo un telo rosso sopra la testa; si dice che anticamente facessero il loro ingresso volandoci sopra… Corrono, entrano nelle sale, benedicono, escono, poi spariscono per una mezz’ora nel villaggio e infine ritornano. Ancora proclamazioni e benedizioni. Al centro del cortile c’è un palo dal quale sventolano le bandiere coperte di preghiere. Questo palo è sorretto da un muretto. Ed eccoli che salgono sul muretto, per dare le ultime benedizioni e gli auguri per il nuovo anno. Ma poi dicono qualcosa che non viene capito bene dalla gente. E mentre stanno per rientrare nel tempio, vengono trattenuti da un vecchietto, che gli chiede di ripetere. Ahimé… Ben triste cosa avevano annunciato: per noi lu-yar non c’è più posto in questo mondo; la gente non ha più fede in noi, e quindi questa è l’ultima volta che ci vediamo!!! Loro rientrano nel tempio, e la gran parte della folla già se n’è andata, ma i pochi rimasti sono perplessi. Lo prendono molto sul serio, questo cattivo augurio; qualcuno ha le lacrime negli occhi. Ora si preparano, e l’ottavo giorno del secondo mese andranno a chiedere perdono all’oracolo. Chissà, ritorneranno quest’anno? Potete trovare ulteriori informazioni su questo viaggio nel mio sito web, oppure inviandomi un’email a kristinblancke@yahoo.It Se volete assistere ai festival, per quest’anno i due festival si svolgeranno tra il 27 febbraio e l’11 marzo.

Kristin Blancke



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