india del sud – tamil nadu/kerala

INDIA DEL SUD – 08/22 AGOSTO 2008 La decisione di intraprendere questo viaggio è scaturita in seguito al racconto entusiasta di una amica che lo aveva fatto lo scorso anno. Quindici giorni in India del Sud, il tutto organizzato da una ONLUS che a Madurai ha dei progetti attivi. All’aeroporto facciamo conoscenza dei nostri compagni di...
Scritto da: graz
india del sud - tamil nadu/kerala
Partenza il: 08/08/2008
Ritorno il: 22/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
INDIA DEL SUD – 08/22 AGOSTO 2008 La decisione di intraprendere questo viaggio è scaturita in seguito al racconto entusiasta di una amica che lo aveva fatto lo scorso anno. Quindici giorni in India del Sud, il tutto organizzato da una ONLUS che a Madurai ha dei progetti attivi. All’aeroporto facciamo conoscenza dei nostri compagni di viaggio; tre coppie, tra cui i coordinatori dell’associazione, e tre singles. Siamo partiti da Milano (volo Emirates, puntuale) il pomeriggio, con destinazione Chennai (Madras) dove siamo arrivati il mattino dopo . Al nostro arrivo in albergo, il primo impatto con quello che sarà il mio tormento per tutto il viaggio: l’aria condizionata. In ogni albergo, in ogni ristorante, la temperatura non sarà mai superiore ai 17 gradi. Dopo un paio di ore ,per una doccia e un riposino, facciamo conoscenza della guida che ci accompagnerà per tutto il viaggio, colui che ci aiuterà a comprendere gli usi e i costumi di questo popolo meraviglioso e ci farà conoscere questa religione misteriosa che è l’induismo.

Chennai è la capitale del Tamil Nadu, la regione induista per eccellenza; qui la maggioranza della popolazione è induista e la vita delle persone gravita intorno alle migliaia di templi disseminati ovunque.

Durante il percorso che dall’albergo porta al tempio, quello che ci colpisce è il traffico di mezzi e persone in strada; auto, motorini, biciclette, pedoni , clacson che suonano ininterrottamente, mucche che circolano indisturbate al centro della strada: la confusione è tanta. Prima di entrare al tempio ci fanno togliere le scarpe, in ogni luogo sacro si entra scalzi, ma non solo, anche in ogni casa e in molte botteghe è così.

Indubbiamente il primo impatto con l’India è molto forte. La prima cosa che ti colpisce, dopo il caos, è il profumo. Attenzione, profumo non odore. Un profumo intenso, di gelsomino, che ti avvolge ogni volta che una donna ti cammina davanti per strada . Perché in Tamil Nadu ogni donna non esce al mattino senza essersi messa i fiori tra i capelli , ed è un magnifico contrasto, quello del colore dei fiori e dei sari indossati, con la sporcizia che regna attorno. Sì perché questo è un altro aspetto a cui ci si deve abituare. La prima volta, guardandoti intorno, pensi: “come farò a mangiare in questo posto?”; qui non esistono bidoni per l’immondizia, i rifiuti sono per strada, ovunque, insieme alle cacche degli animali e non solo.. Ma dopo un paio di giorni anche questo ti sembra normale ed entri a far parte anche tu di questa realtà.

Da Chennai ci spostiamo a Mahabalipuram, sito archeologico tra i più importanti dell’India. Visitiamo il “Five Rathas”, scavato completamente nella roccia, lo Shore Temple, suggestivo, sulla spiaggia, e varie sculture rupestri, molto belle e molto antiche. Piuttosto curiosa la “Krishna butter ball”, una roccia grandissima in bilico su un crinale sotto la quale si possono fare foto particolari, come a sembrare di fermare la roccia con le proprie mani… Alla sera, dopo un bagno ristoratore nella piscina dell’hotel, ceniamo al ristorante interno e scopriamo la vera cucina indiana. Povera, prevalentemente vegetariana, ma tanto speziata e piccante. Ad ogni boccone il palato si anestetizza ed è inutile chiedere “no spicy”, tanto prima o poi il boccone infuocato ti capita..

Il giorno dopo, escursione a Kanchipuram e visita ad uno dei suoi numerosi templi. Assistere alle cerimonie induiste è affascinante, fermarsi ad osservare con quanta devozione le persone si prostrano davanti alle statue delle divinità, con offerte di fiori, cibo , burro, per ricevere dal bramino l’immancabile benedizione. Alla fine anche noi siamo coinvolti da questa atmosfera di misticismo. All’ingresso di ogni tempio ci sono file e file di mendicanti, vecchi con la schiena curva, uomini con gambe deformi e piaghe, tutti che mimano l’inconfondibile gesto che vuol dire “dammi da mangiare” e tendono la mano. Non si può non rimanere toccati.

Il mattino seguente ci spostiamo a Tiruvannamalai, dove visitiamo la montagna sacra di Arunachala, dove vivono i sadhu , eremiti che hanno rinunciato a tutto per ritirarsi nelle grotte tra le montagne a meditare: ne incontriamo uno, salendo la montagna. Dalla cima si osserva un bellissimo panorama sul grande Arunachaleshwara Temple . Dopo aver visitato un ashram , luogo di meditazione, partiamo per Pondicherry.

Pondicherry è una città colonizzata dai francesi, che tutt’oggi mantiene numerose caratteristiche derivanti dagli antichi colonizzatori. Il contrasto tra la “zona francese”, silenziosa e ordinata, e il resto della città, con l’abituale caos, è stridente. Passiamo la giornata passeggiando tra le vie e gironzolando nel Big Market, una specie di mercato coperto dove si possono trovare vari generi alimentari, frutta, pesce, thè, spezie. A Pondicherry non manchiamo di visitare l’ashram di Aurobindo e soprattutto la famosa Auroville, la città ideale , pensata da Aurobindo e realizzata dalla “Madre”, una signora francese, compagna di Aurobindo che ne ha portato avanti il pensiero dopo la sua morte. Il villaggio è una specie di comune, dove gli abitanti vivono, lavorano e si dedicano ad attività artistiche e di meditazione, seguendo un’etica comune di collaborazione e fraternità. Ad Auroville vivono circa 2000 persone, provenienti da tutto il mondo, 90 sono italiani.

Da Pondicherry , nei tre giorni successivi, ci spostiamo a Chidambaram, Tanjore e Trichy, dove visitiamo altri templi. I templi induisti sono quasi tutti composti da uno o più “gopuram”, che sono monumentali torri che rappresentano le porte di ingresso del tempio vero e proprio e da un corpo centrale che è il sancta santorum dove si svolge la cerimonia sacra. La spiritualità degli Indiani non si manifesta solo nei templi, ma ovunque, in tutti i luoghi del loro quotidiano. Ovunque, per le strade, si possono vedere altarini dove la gente si ferma giusto il tempo di sfiorare con le dita la statuetta della divinità cosparsa di polveri gialle e rosse con le quali ravvivarsi il segno sulla fronte. A Tanjore, sulle rive del fiume Cauveri, considerato il Gange del Sud perché fiume sacro per gli Indu’, dai ghat sulle sponde del fiume, scalinate che scendono all’acqua, abbiamo visto le persone pregare, bagnarsi per le abluzioni rituali, lavarsi e lavare i propri vestiti, con i coloratissimi sari delle donne stesi al sole ad asciugare.

Finalmente arriviamo a Madurai. In questa città, l’associazione con la quale siamo partiti svolge un’ attività di microcredito , finanziamento per donne in difficoltà, che consenta loro di avviare piccole attività che le aiutino a mantenere se stesse e la propria famiglia. In questi due giorni a Madurai, negli slums , abbiamo visitato queste attività, siamo stati ospitati nelle loro case, abbiamo giocato e riso con i bambini, ascoltato le loro esperienze. E ovunque abbiamo ricevuto una calda accoglienza, sorrisi ed ospitalità, da un popolo che materialmente non ha nulla ma tanta serenità interiore da condividere.

A Madurai abbiamo visitato il grande tempio di Meenachi e assistito alla cerimonia religiosa che vi si svolge ogni sera, visitato il Museo di Ghandi e il mercato dei sarti, dove in poche ore ti confezionano una camicia e te la portano a domicilio all’albergo. Alla sera tutto il gruppo è stato ospite a cena a casa del coordinatore indiano dell’associazione dove la moglie e la figlia ci hanno fatto trovare un sari per ognuna di noi donne e ci hanno aiutato ad indossarlo, operazione non poco complicata. Cena a base di specialità indiane, naturalmente piccanti, da gustare, come nel loro uso, rigorosamente con le mani. Il giorno dopo, la nostra esperienza in Tamil Nadu finisce e ci dirigiamo verso il Kerala, prima tappa: Periyar, una cittadina a 1000 mt di altitudine. Il tragitto è davvero godibile, tra coltivazioni di thè , di caffè e di alberi della gomma. All’arrivo, ci rilassiamo con un massaggio ayurvedico e una cavalcata a dorso di elefante. La mattina successiva, dopo una gita sul lago, dove abbiamo avvistato elefanti selvatici, bufali e altri animali, ci dirigiamo verso l’ultima destinazione del nostro viaggio; la città di Cochin,ex colonia olandese.

Cochin è una cittadina estesa su isole e promontori, tra acque interne e il Golfo Arabico. E’ una città in cui è piacevole passeggiare sul lungomare tra le bancarelle di souvenir, per ammirare i pescatori in attività con le loro reti cinesi, aggirarsi nel quartiere ebraico alla ricerca di souvenir , assistere a spettacoli di danza Kathakali, tipica danza del luogo o sedersi ad uno dei tanti ristorantini a gustare pesce fresco alla griglia. L’ultimo giorno lo abbiamo passato navigando sulle acque interne, denominate back waters.

Lì la vita si svolge tutta sull’acqua, abbiamo visto persone che con la propria barchetta trasportavano sabbia e noci di cocco, foraggio per gli animali e viveri. Lungo le sponde, donne che lavavano i piatti e i panni, che cucinavano, o mondine al lavoro nelle immense coltivazioni di riso. Un paesaggio stupendo, tra alberi, fiori sull’acqua, cormorani in cerca di pesce e un’aquila che volava sopra di noi.

Alla sera, ultima cena di pesce e levataccia all’alba per la partenza.

Ecco, l’India che abbiamo visto noi è questa, quel posto che ti fa dire, quando arrivi, “ma chi me l’ha fatto fare” e ,quando riparti, la voglia di ritornare un’altra volta.



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