Da Chennai a Varkala con tutti i mezzi. Tamil Nadu e Kerala da vivere.

Immergetevi da soli nell' India del Sud e vivete tra la gente. Ricorderete un' esperienza impagabile.
Scritto da: blacknero
da chennai a varkala con tutti i mezzi. tamil nadu e kerala da vivere.
Partenza il: 14/01/2011
Ritorno il: 05/02/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
14/01/2011

Partenza da Roma ore 14,30, volo Emirates con scalo a Dubai.

Aereo in ritardo da Roma , speriamo di non perdere la coincidenza.

15/01/2011

Arrivo a Chennay il 15/01 alle 8.00.

Più di un’ ora per sbrigare tutte le formalità. Fuori c’è un gran caldo e una gran calca vociante.

Concordiamo il prezzo per un taxi prepagato che ci porti alla stazione dei bus di Adyar per partire per Mamallapuram. Durante il tragitto ci mettiamo d’accordo con il tassista che per 1100 rupie ci porterà fino a Mamallapuram. Alla fine le Rupie diventeranno 1500.

L’ Hotel è il Sea Breeze , di fronte al mare . Camere spartane ma decenti. Ci lasciamo andare e cadiamo in un sonno profondo fino alle 15,00. Poi usciamo , mangiamo qualcosa nel ristorante dell’ Hotel e andiamo a conoscere Mamallapuram.

Mamallapuram è una piccola città a misura di turista , molto visitata per le sue numerose testimonianze artistiche ed è patrimonio dell’ Unesco. Compriamo per strada alcune cose da bagno , cambiamo un po’ di soldi e andiamo a visitare il complesso monolitico rappresentato dal Descent of the Ganga and Arjuna’s Penance , con bassorilievi e templi scolpiti nel granito . Nel sito conosciamo Raja che ci accompagna facendoci una panoramica del sito e delle sue rappresentazioni. Quando si fa sera ci fermiamo sul promontorio che domina i templi (in mezzo ad alcune capre) ad assistere ad una rappresentazione di danze indiane che si svolge sulla strada , a dir la verità non molto entusiasmante.

Verso le sette , Raja ci porta in una piccola bottega per acquistare qualche oggetto in granito fatto dai locali artigiani di Mamallapuram , tra l’altro famosa per l’ abilità degli scultori di questa zona.

Compriamo un elefante decorato per 1100 Rp.

La sera siamo al primo piano del Seagulls a mangiare un ottimo piatto di pesce per 990 Rp.

16/01/2011

Sveglia ore 9.00 al gracchiare insistente di uno stormo di corvi.

Dopo una colazione minimale e non buona andiamo ai Five Rathas , un gruppo di 5 piccoli templi raccolti in un piccolo cortile , scoperti in epoca recente dagli inglesi e che rappresentano 5 divinità abbinate alle grosse sculture di 5 animali venerati in India. E’ Domenica , la giornata è caldissima , e intorno all’ area dei Five Rathas ci sono folle di turisti indiani venuti da ogni parte. La zona è molto frequentata e ci sono tantissime bancarelle. Al termine della visita andiamo a piedi alla stazione dei bus per capire quando parte il bus per Chengalpattu che è una tappa intermedia per Tiruvannamalai , ma non riusciamo a capire nulla. Andiamo a mangiare qualcosa in un piccolo locale , Barbara mangia un paio di pesci misteriosi mentre io mi bevo un bicchiere di acqua e limone e studio la Lonely.

Andiamo in Hotel , a due passi da dove siamo , per darci una rinfrescata e nel pomeriggio andiamo verso quella che dovrebbe essere l‘attrazione principale di Mamallapuram , ovvero lo Short Temple. All’ ingresso (250 Rp) ci sono due file zeppe di gente. Una fila porta dentro al piccolo tempio , l’ altra segue un piccolo sentiero pieno di botteghe e bancarelle e porta in spiaggia.

Il tempio in realtà è caratteristico proprio perché è in riva al mare , e si pensa che non fosse l’unico esistente in passato , prima che il mare avanzasse il suo fronte. Barbara comincia le prove generali di come ci si comporta nelle visite , togliendosi le scarpe ed entrando scalza nel piccolo vestibolo ad omaggiare la divinità di turno. La cosa che ci stupisce , e che presto diventerà una normale abitudine , è il fatto che molti indiani , giovani , anziani , famiglie , coppie , ci fermano chiedendoci di fare una foto con loro. Solo per il gusto di avere un ricordo con persone occidentali.

Quando usciamo , prendiamo anche noi il sentiero che porta in spiaggia , strizzati come sardine.

In spiaggia c’è una folla incredibile , tutti più o meno vestiti.

In pratica fanno il bagno entro uno – due metri dalla riva perché il mare è molto agitato. La spiaggia è abbastanza sporca , c’è abbondanza di rifiuti. Si vende un po’ di tutto , dalle pannocchie al pesce fritto , allo zucchero filato , all’ ananas. C’è una piccola giostra arrugginita per i bambini e alcune vacche sparse qua e la. Torniamo in Hotel quando è buio e poi andiamo all’ Elephant Blue a mangiare riso , calamari e due birre. Tutto molto buono.

17/01/2011

Sveglia alle 7.30 , dobbiamo andare a Tiruvannamalai in bus.

Ci dirigiamo verso l’ ambigua stazione degli autobus senza sapere con precisione a che ora si parte.

Barbara si accorge che ha lasciato il libro di Terzani in camera . Dopo qualche imprecazione riusciamo a sapere che quella mattina il bus parte da tutt’ altra parte , praticamente già sulla strada che porta a Chengalpattu. Con un Tuc Tuc arriviamo al posto e saliamo sul bus che non partirà prima di venti minuti. I bus indiani sono cassoni scalcinati , senza finestrini e con delle sbarre orizzontali al posto dei vetri che impedirebbero una fuga in caso di incidente. I sedili sono molto vicini uno all’ altro ed è difficile tenere le ginocchia unite. E soprattutto sono sempre stipati fino all’ ultimo centimetro.

Dopo un’ ora e mezzo scendiamo nella stazione polverosa di Chengalpattu. C’è un chiasso assordante , uno stereo lancia musica indiana ad un volume assurdo. L’ addetto all’ ordine (???) ci fa capire che il nostro bus passerà di li e ci dirà su quale salire. Poco dopo partiamo per Tindivanam , dove cambieremo ancora. Siamo ancora gli unici occidentali in mezzo ad un grappolo di indiani. A Tindivanam scendiamo in pratica in mezzo alla carreggiata della strada e ci incamminiamo dove ci sembra che ci sia più gente. Due studenti si fanno in quattro per indicarci il nostro bus , ma non sanno bene nemmeno loro quale sia , in mezzo a tutto quel via vai di cose e persone. Alla fine , dopo aver attraversato un mercato ombroso ma bellissimo sotto un cavalcavia , dopo aver scavalcato i binari di una stazione e percorso altri 300-400 metri , raggiungiamo il solito piazzale polveroso e bollente , dove riusciamo a trovare un bus per Tiruvannamalai. Capisco in quel momento che un viaggio in bus va conquistato con tenacia.

Partiamo finalmente per l’ ultima tappa e dopo un’ ora e mezzo arriviamo a Tiruvannamalai , Hotel Trishul. L’ albergo è piccolo , vicino all’ Arunachaleswarar temple Dalla finestra si vede la montagna sacra di Arunachala .

Tiruvannamalai è una delle città più sacre dell’ india del sud ed è meta di frequentissimi pellegrinaggi.

Lasciamo dunque i bagagli in albergo e andiamo al Arunachaleswarar temple. Ci togliamo le scarpe che lasciamo in custodia fuori del tempio , ed entriamo. Il tempio è bellissimo, dedicato a Shiva , attraversiamo i Gopuram e ci dirigiamo verso il centro dove si sta consumando un rito al cospetto di una folla enorme seduta di fronte ai bramini che lo stanno celebrando. Ci mettiamo a sedere ed un santone si ferma con noi benedicendoci ed offrendoci una bevanda dal colore lattiginoso in un tappino di bottiglia dal quale lui ha appena bevuto. Decliniamo cortesemente l’invito , e lui ci intrattiene spiegandoci cosa sta avvenendo all’ interno del tempio , scalciando di tanto in tanto una scimmia che si avvicina troppo. Non credo di aver capito bene cosa volesse dirmi , ma l’ atmosfera è veramente densa di sacralità e misticismo. Dopo un paio d’ore , usciamo un po’ frastornati e affascinati , e facciamo un giro per la città che sta imbrunendo. Il tempio è illuminato e chiuderà soltanto alle nove di sera. Per strada , i megafoni diffondono incessantemente la preghiera cantilenante e ripetitiva dei maestri. L’ atmosfera è surreale. Per strada i colori vivaci e le luci notturne si fondono con la puzza nauseabonda delle fogne a cielo aperto e delle bancarelle fornitissime che vendono frutta e cibo agli avventori serali. Questo paese non mostra orari per mangiare. Compriamo alcuni chico , frutti che sembrano un incrocio tra una nespola e un kiwi e ricordano il sapore del caffè. Torniamo in albergo e la sera mangiamo nel piccolo ristorante nella Hall. Stanchi morti ce ne andiamo a letto con destinazione Trichy il giorno dopo.

18/01/2011

Partiamo la mattina con un bus verso Villuppuram , dove prenderemo il treno per Trichy.

A mezzogiorno dopo un’ ora e mezzo di viaggio circa , arriviamo a Villuppuram. Fa un caldo infernale e c’è la solita bolgia. Prendiamo un tuc tuc e chiediamo al conducente di portarci a mangiare da qualche parte , dove vuole lui. Dopo 10 minuti siamo in piena autostrada , in un ristorante di sosta dove si fermano diverse persone , che si chiama Banana Leaf.

Qui facciamo conoscenza del thali e delle usanze a tavola. Il thali è un piatto classico dell’ India e viene servito su una foglia di banana , che va sciacquata rovesciandovi sopra un po’ di acqua presente sul tavolo , e contenuta in una caraffa di metallo. La stessa acqua si può bere usando i bicchieri di metallo anch’ essi sempre presenti sul tavolo. Il thali non è altro che riso bollito , quasi sempre basmati in tamil nadu (a differenza del Kerala ), e servito con 5-6 salse molto speziate e dai sapori variegati. Le salse si versano nel piatto e si raccolgono con un piccolo pugno di riso da prendere in mano . La mano è sempre e soltanto la destra in quanto la sinistra è considerata impura. Alla fine del pranzo , ci sono dei lavabi nei quali è opportuno sciacquarsi. E’ come fare una scarpetta col riso , solo un po’ più impegnativa.

Finito il pranzo andiamo col nostro tuc tuc di fiducia verso la stazione , dove dopo una lunga attesa e numerose foto , partiamo finalmente alle 18.00 per Trichy .

I treni in india hanno cinque classi , tre delle quali sleepers , anche se non tutte sono sempre disponibili. Inoltre vanno prenotate tutte tranne la seconda classe , la più economica , dove viaggiare può diventare un’ esperienza impegnativa.

La nostra AC Chair prenotata dall’ Italia , a parte la pulizia che in India spesso è un optional , era assolutamente comoda , probabilmente migliore di un posto in aereo.

Arriviamo alle 21.00 a Trichy che appare subito come una città grande e caotica . Il nostro Hotel si trova in Trichy Junction , la zona dove si concentrano le stazioni di bus , treni e la maggior parte delle strutture ricettive .

L’ Hotel è il Ramyas molto migliore del precedente , le camere sono pulite e spaziose.

Posiamo la nostra roba e andiamo a mangiare al Meridien uno dei due ristoranti dell’ hotel , nel piano seminterrato. Bella l’atmosfera , ma sbagliamo a ordinare e ci troviamo con la gola in fiamme. Belli fumanti andiamo a letto.

19/01/2011

Facciamo colazione e andiamo in Tuc Tuc al Rock Fort Temple. La strada che conduce a questo complesso monastico , arroccato a 90 metri di altezza , passa attraverso un rettilineo di circa due chilometri composto esclusivamente da bazar e botteghe ; man mano che ci si avvicina , lo sperone roccioso si fa sempre più grande ed elevato e fa un certo effetto. L’ingresso al complesso è situato proprio alla fine del lungo rettilineo . La visita al Rock Fort Temple è praticamente un pellegrinaggio. Ci togliamo le scarpe e iniziamo a percorrere i 430 gradini che portano alla sommità assieme ad alcune centinaia di Hindu. Durante la salita si trova un primo tempio , il Sri Thayumanaswamy Temple, dedicato a Shiva e situato a metà strada e non accessibile agli occidentali. Invece sulla vetta si trova il Vinayaka Temple, dedicato a Ganesh, e scolpito nella roccia da cui si ammira un panorama davvero fantastico.

Alcune aquile ci volano sulla testa.

Facciamo conoscenza con due bambine che ci accompagnano lungo la discesa , facendoci molte domande. Non ho idea di dove si trovino i genitori , ma sembra che la gente del sito le conosca.

Usciamo dal tempio e andiamo a visitare una chiesa cattolica e un college universitario gestito da gesuiti immerso in un verde silenzioso.

Verso le 14.00 ci spostiamo di un paio di chilometri e andiamo verso quello che forse è il tempio più grosso dell’ India del Sud , il Sri Ranganathaswamy Temple.

La confusione già fuori del tempio è enorme. Ci fermiamo a mangiare ananas e alcuni dolci per la strada e facciamo conoscenza con una famiglia indiana formata da una dozzina di persone , che ci assale letteralmente con un entusiasmo fuori dal comune , solo per il piacere di stare insieme.

Facciamo le foto di rito e ci salutiamo.

Il tempio è davvero grosso , formato da 21 Gopuram e 7 livelli concentrici e molte zone sono in ristrutturazione . Nella parte centrale , nell’ edifico coperto dedicato ai pellegrini , la calca è notevole , quasi violenta , con centinaia di persone che si spingono per entrare.

E’ comunque un tempio affascinante .

Alle 18.00 torniamo in Hotel , Barbara sale in camera e io trovo una specie di agenzia dove una ragazza musulmana mi prenota un treno che ci porterà da Thanjavur a Madurai qualche giorno dopo.

La sera torniamo al Meridien , stavolta siamo cauti nella scelta del cibo e ce la caviamo con del pollo e dei gamberi , sicuramente più clementi con le nostre papille. La spesa dei 13 euro in due è comunque eccessiva.

La notte riusciamo a passarla in bianco , per il continuo via vai di mezzi in strada e persone nel corridoio , ma a questo dovremo abituarci.

20/01/2011

Sveglia alle 8.00 , colazione e poi alla stazione dei treni per raggiungere Thanjavur.

Dopo un ‘ ora di treno , alle 12.30 siamo a destinazione , Hotel Oriental Towers.

L’ Hotel si presenta maestoso , con una bella Hall , ma in realtà è un edificio che mostra il suo passato , sicuramente più decoroso dell’ attuale presente.

Mangiamo qualcosa al ristorante dell’ Hotel e usciamo per conoscere la città. Compriamo alcuni oggetti da Poompuhar , uno store di oggetti artigianali lungo la strada che porta al Palazzo Reale.

Dopo una lunga e bella camminata , arriviamo al palazzo reale alle 18.00 , appena in tempo per la chiusura e infatti restiamo fuori. Un uomo molto educato ci invita ad entrare in una casa di antiquariato , peraltro molto bella , dove si trovano oggetti , vestiti , tessuti , gioielli e molto altro. Ci offrono un tè molto gradevole , e , nonostante la tanta bella merce , usciamo per tornare pian piano verso l’hotel. Per strada ci immergiamo tra i vicoli dei bazar sempre affollatissimi . Barbara compra dei braccialetti e delle cavigliere di bigiotteria. Cerchiamo disperatamente della carta igienica , sempre scarsa negli alberghi , e dei fazzolettini , ma è roba non facile da trovare , se non nei rari market .

Ceniamo in Albergo e poi a letto.

21/01/2011

Sveglia e colazione e poi in un piccolo internet point a controllare posta e news europee.

Quindi andiamo in tuc tuc verso il Palazzo Reale . Visitiamo la torre campanaria senza salirvi e la corte reale. Tutto il complesso consiste anche in una galleria d’arte , che non riusciamo a visitare perché in chiusura , e di un museo delle stampe che visito da solo e che si rivela un piccolo gioiello , per quanto materiale d’epoca vi sia conservato , a testimonianza del ricco passato di questo paese.

Quando esco , trovo Barbara che dorme sdraiata in un cortile , su una platea di cemento a fianco di un anziano scalzo e polveroso. La fotografo anche io come fanno un altro paio di indiani , e poi la sveglio per andare via.

Ci dirigiamo dunque verso il Big Temple , facendo prima una sosta in una specie di pasticceria/rosticceria per uno spuntino con qualche involtino primavera e altri snack dal nome complicato.

In prossimità de Big Temple ci fermiamo in un piccolo giardino , abbastanza pulito e silenzioso , cosa non comune in questa città.

Qui facciamo la conoscenza di Deepa , una bambina di 11 anni , e di sua madre. La bimba è emozionantissima di parlare con noi , ci sommerge di domande e invita sua madre a sedersi nel prato con noi.

Ci intratteniamo una mezz’oretta e poi ci incamminiamo tutti insieme verso il Brihadishwara Temple. Lasciamo come al solito le scarpe fuori , ed entriamo. Il tempio è molto suggestivo ed è diverso da quelli visti fin’ ora. Ricorda più i templi cambogiani , non è colorato , e l’edificio più alto è centrale , a differenza dei soliti alti Gopuram che si trovano generalmente all’ entrata.

Ci sono molti turisti , e il colpo d’occhio è veramente spettacolare.

Deepa ci segue ovunque , e pretende che l’ aspettiamo quando entra negli ambienti dedicati ai soli Hindu. Anzi , ci permette anche di visitare qualche ambiente in sua compagnia e prendere una benedizione riservata solo agli osservanti.

Nel tardo pomeriggio , dopo le immancabili foto con innumerevoli pellegrini , ci salutiamo con Deepa e sua madre , con un piccolo groppo al cuore.

Torniamo con calma in Hotel , e la sera mangiamo in un piccolo ristorante locale , con aria condizionata aggressiva e intorno agli zero gradi .

22/01/2011

Stamani non mi sento per niente bene. E’ arrivata la tanto temuta dissenteria , forse guadagnata al ristorante la sera prima. Decidiamo di tornare al Tempio per passare un po’ di tempo . Dentro al tempio ci rilassiamo , facciamo le consuete foto con il popolo Tamil e la giornata è bellissima.

Continuo a non stare bene , mi sento debolissimo.

Dopo essere usciti dal tempio passeggiamo per un quartiere un po’ defilato , dove Barbara compra altre due cavigliere , stavolta dì argento , in una piccola gioielleria. Mentre l’aspetto a sedere sul marciapiede polveroso , una capra mi investe…

Verso le 13.00 andiamo in una specie di pasticceria a mangiare qualcosa e poi torniamo all’ internet point a cercare qualche informazione. Nel primo pomeriggio prendiamo i nostri bagagli in Hotel e andiamo in stazione a prendere il treno per Madurai , che arriverà a destinazione in serata.

Ed è in stazione che abbiamo l’amara sorpresa che il treno non parte alle 4.50 di pomeriggio , ma partiva alle 4.50 della mattina. Lo abbiamo perso. Una persona gentilissima ci spiega l’accaduto e cerca di farci recuperare i soldi che avevo dato all’ agenzia di Trichy, ma capendo che la cosa non è immediata e soprattutto che la somma è (per noi) modesta , lo invito a lasciar perdere . Decidiamo con terrore di prendere il bus pubblico per Madurai , sapendo che la tortura durerà 5 ore , tre delle quali viaggiando al buio. L’uomo ci individua il bus tra il centinaio che sono nel piazzale della stazione , raccomandandoci di cambiare alla stazione successiva , dopo una mezz’ ora di viaggio. Un aiuto prezioso e indimenticabile.

Il bus è come al solito zeppo di gente e i sedili sembrano più stretti del solito. Ripenso a come possa essere accaduto l’equivoco , e individuo la responsabilità nell’ agenzia di Trichy: sono convinto che nello zaino ho il foglio scritto a penna dalla ragazza musulmana che indica “16.50 pm confirmed.”

Cambiamo bus nel piazzale della stazione di Thanjavur , e attendiamo la partenza e fianco di una fossa di liquame che rende l’aria irrespirabile. Finalmente partiamo , Barbara ha accanto un indiano lercio e polveroso vestito di solo doti , probabilmente un mendicante , che si ricorda di essere un uomo lasciando cadere le mani con finta inconsapevolezza dove non deve. E con decisione bisogna farglielo notare. Dopo pochi chilometri riusciamo a incastrarci con un camion , fianco a fianco , dentro una carreggiata dove “ovviamente” può passare un mezzo solo. Devo scansare il gomito dal finestrino per evitare di essere colpito. Dopo poco ripartiamo con l’impronta del camion sulla fiancata del bus , e proseguiamo l’agonia un pò preoccupati , verso Madurai.

Alle 21.30 , tutti storti e indolenziti , arriviamo a Madurai. La città è molto grande e piena di vita , raggiungiamo il nostro albergo , il Metropole , che si trova nel quartiere degli affari , in periferia .

L’ albergo è bello , mangiamo qualcosa nel ristorante sulla terrazza (prerogativa comune a molti Hotel) e ce ne andiamo a dormire. Io sto ancora male.

23/01/2011

La mattina sveglia , attacco diarroico e poi colazione.

L’ hotel è a venti minuti di macchina dalle attrazioni principali , ma noi decidiamo di farci una passeggiata per andare a vedere il Ghandi Museum che è abbastanza vicino. Il Museo vale una visita , ripercorre la storia dell’ indipendenza dell’ India attraverso i suoi personaggi principali , primo fra tutti Ghandi , e contiene il Doti ancora insanguinato che indossava il Mahatma , quando fu assassinato.

Usciti dal museo , dobbiamo cedere alle richieste insistenti di un anziano con un bici-risciò , che vuole a tutti i costi farci fare un giro per guadagnare qualcosa.. La nostra preoccupazione è motivata dal fatto che la giornata è caldissima , lui peserà 50 chili , e noi non siamo due bambini. “Sarà abituato” , pensiamo poco convinti.

Infatti , i piccoli dossi , le ripartenze ai semafori , qualche buca , diventano ostacoli pian piano sempre più grossi , per cui alla fine il suo trasporto (noi) diventa il suo aiuto a spingere il risciò .

Quindi un po’ a piedi , un po’ a spinta attraversiamo zone di Madurai che altrimenti non avremo visto. Passiamo sotto un ponte e in un punto dove l’ acqua sarà alta circa 30-40 cm , la gente lava se stessa , i panni , gli animali , i tuc tuc….

Dopo poco decidiamo di mettere fine al calvario dell’ uomo , rifiutiamo la sua richiesta di 500 rupie , primo perché un qualsiasi altro mezzo costa 10-15 volte meno , secondo perché più che altro lo abbiamo accompagnato , piuttosto che essere stati il suo trasporto. Proseguiamo a piedi dentro il labirinto di vicoli del bazar costituenti il banana market , nei pressi del tempio principale e ci fermiamo a mangiare al Taj restaurant , molto frequentato , con personale simpatico e cibo accettabile. Cambiamo qualche soldo , e usciamo a fare due passi,

Nel pomeriggio andiamo al Palazzo Reale , un posto ancora ben conservato e dove si tengono giornalmente degli spettacoli di danza. Facciamo le foto di rito con alcuni Tamil , Barbara compra due cavigliere da un ambulante . Nel tardo pomeriggio riusciamo con difficoltà ad arrivare al Nima Supermarket , in periferia.

Compriamo qualche snack , della frutta (o verdura?) dal nome sconosciuto , e andiamo a cena in Hotel.

24/01/2011

Usciamo per una passeggiata per Madurai , quando , dopo alcune centinaia di metri mi sento chiamare “Hallo Mr. Luca !” . E’ Mr. Chella , dell’ agenzia Chelladurai che ho contattato dall’Italia , e che mi ha rintracciato non so come.

E’ in sella alla sua Honda Hero , e dopo una chiaccherata si propone di accompagnarci a visitare Madurai . Gentilmente rifiutiamo e ci diamo appuntamento per la sera , per definire i dettagli della nostra partenza verso Munnar l’ indomani.

Lasciato Chella , torniamo in hotel a prendere la frutta comprata il giorno prima che mangeremo come pranzo in un parco per bambini notato sulla cartina.

L’ interno del parco (10 rupie) è molto sporco e trasandato , ci sono delle giostre , un chiosco e poco altro.

Ci sediamo su una panchina per organizzare il nostro pranzo minimalista , quando per terra , a un metro da noi , si siede un mendicante che ci tende una mano e che comincia una cantilena estenuante che fa : “Maaa…..Iaaa….Maaa..” . Nonostante i tentativi per fargli capire di lasciarci un po’ in pace , lui continua per buoni 10 minuti. Alla fine se ne va e noi proviamo a sbucciare il nostro ananas organizzando la panchina a mo di tavolino e facendo attenzione alla sporcizia. Dopo qualche minuto purtroppo ritorna il mendicante che riattacca la cantilena ancora più insistente. Scocciati e stremati da tanta tenacia , decidiamo di allontanarci. Passiamo davanti al chiosco e compriamo una specie di frittella per smorzare l’appetito e ci sediamo su un’ altra panchina.

Passano pochi minuti e una decina di ragazzi ci è letteralmente addosso per il consueto rito delle foto . Dopo essere stati tartassati di domande e aver stretto la mano una cinquantina di volte , decidiamo di andarcene a mangiare la frutta in albergo , consapevoli che la quiete in quel parco non può esistere. E anche fuori dal parco , uno dei ragazzi comincia a seguirci in moto per proporsi come guida e mi tocca allontanarlo con decisione.

In Albergo finalmente mangiamo e alle 15.30 usciamo per avviarci verso il tempio che apre alle 16.00.

La zona intorno al tempio è affollatissima e piena di bazar e negozi di sartoria , tipici di Madurai.

All’ ingresso del tempio ci sono guardie armate che ci perquisiscono . Il costo del biglietto è superiore agli altri templi visitati.

Comunque il Meenakshi Temple è molto bello e particolare , quasi tutto coperto e con un vasto cortile al centro , a cielo aperto , scavato in profondità e che ricorda un anfiteatro. Solite scene di devozione totale alle varie divinità che si incontrano durante il cammino , e tanta tanta confusione. Questo tempio , con quello di Tanjavur , anche se totalmente differenti , sono patrimonio dell’ Unesco e valgono assolutamente una visita .

Usciti dal tempio verso le 19.30 , andiamo in Hotel per incontrare Chella e conoscere Kannad , che ci farà da guida nei giorni a venire in direzione Kerala. Definiamo i dettagli , paghiamo quanto stabilito e ci salutiamo. La sera , su indicazione di Chella , andiamo a mangiare al Pandyan , un hotel lussuoso che serve cena a buffet. Tutto assolutamente buono ma il prezzo è eccessivo : 1400 rupie. Satolli e contenti ce ne andiamo a letto.

25/01/2011

Dopo il Check-out , alle 9.30 partiamo con Kannad per Munnar.

La distanza non è molta , ma la strada si inerpica sulle montagne , e la guida di Kannad con la sua Tata Ambassador , non è propriamente quella di un pilota di Formula 1.

Comunque il viaggio è piacevole , Kannad cerca di illustrarci a monosillabi il paesaggio che attraversiamo.

Dopo alcune soste e 120 Km alle 15 (!!) siamo a Munnar e l’ aria fresca dei 1400 mt di altezza si sente.

Andiamo al nostro Hotel , il T & U Leisure , ci sistemiamo e usciamo subito per andare ad un giardino botanico molto curato. Poi ci spostiamo in macchina per una ventina di Km e andiamo alla diga di Mattupatty , un grosso bacino idrico che serve ad irrigare tutta la regione circostante.

Kannad si ferma per strada in una piccola bottega sgangherata che serve a suo dire una specialità di tè del posto. E infatti ci servono dei peperoncini fritti in una pastella speziata , a dir poco bollenti , coperti con una salsa scura , e accompagnati da un bicchiere di te allo zenzero con latte. Una cosa agghiacciante. Io declino l’ offerta , mentre Barbara per non offendere lo spirito ospitale di Kannad , riesce a mangiare e a bere ricorrendo ad uno sforzo psicologico enorme.

Ci puliamo la bocca comprando per qualche rupia una pannocchia abbrustolita lungo la diga e torniamo in Hotel.

La sera , ceniamo in albergo , il ristorante offre una veduta molto bella da un ‘ ampia vetrata che si affaccia su una valle. Mangiamo poco o nulla , il cibo molto speziato comincia a rendermi la vita difficile.

Munnar la sera non offre molto , facciamo una decina di partite a ping pong e andiamo a letto , pensando a Kannad che dorme in macchina , con una temperatura decisamente autunnale.

26/01/2011

Alle 10 andiamo nel parcheggio da Kannad , che sta sistemando la macchina. Ha già la sua divisa bianca indosso e sta riponendo la coperta che lo ha aiutato in una notte che è stata fredda anche per noi. Andiamo al museo del tè dove ci offrono subito da bere (un tè) , visitiamo un piccolo museo storico al suo interno e assistiamo ad una proiezione che illustra l’ importanza della coltivazione del te per l’ economia della zona .

Assistiamo poi in diretta al processo di essiccazione e triturazione delle foglie di tè , e dei vari prodotti più o meno qualitativamente validi che si possono ottenere.

Dopo la visita allo shop dove non compriamo nulla per la ressa , andiamo al parco di Eravikulam , a 2000 mt di altezza , dove , fra le altre cose , vive una rara specie di capra di montagna. Ci vuole circa un’ ora per fare il biglietto , oggi è la festa della Repubblica in India , e ci sono molte persone provenienti un po’ dappertutto.

Finalmente saliamo su un mini bus, che si arrampica per una stradina scoscesa e senza parapetto , con un panorama mozzafiato in una giornata bellissima .

Ci ha fatto davvero paura vedere le ruote del minibus a 20-30 cm dallo strapiombo , e infatti in cuor mio ho provato un senso di liberazione quando ho messo i piedi a terra.

La navetta ci scarica all’ inizio di un sentiero da fare a piedi. Durante il percorso incontriamo diverse capre , a dir la verità ben poco selvatiche , visto che si lasciano avvicinare senza problemi.

Dopo mezz’ora a piedi arriviamo in cima al sentiero e torniamo indietro , solita strizza sul mini van e alle 15 siamo da Kannad che ci riporta a Munnar.

Ci facciamo lasciare in paese e facciamo un po’ di compere di te , cioccolato e spezie. I negozi di questo genere sono moltissimi e tutti molto forniti. Girando si sentono profumi di tutti i tipi che quasi stordiscono. Poi , presi dalla fame ci fermiamo in un piccolo punto di ristoro dentro un mercato (Rapsy Restaurant) , che dice di avere un menu con piatti di 60 paesi. In realtà il menu è molto meno ricco e ci prendiamo due frittate , un piatto di patate , un’ insalata abbondante , acqua , caffè per 240 rupie , e finalmente riusciamo a fare un pasto non speziato e non piccante. Il gestore ci offre un book pieno di firme chiedendoci di lasciare un commento e un book pieno di biglietti aerei , di bus , di abbonamenti provenienti da tutto il mondo , chiedendoci di fare la nostra parte. Idea simpatica. Lascio l’ etichetta della mia maglietta e usciamo.

Sono le 17.00. Ritroviamo Kannad e andiamo su un promontorio a vedere il tramonto sulle Hills. C’ è molta gente , per lo più turisti e qualche chioschetto che vende te.

Al crepuscolo torniamo a Munnar e andiamo al Kurinji gift shop , un posto che vende manifatture in tessuto e in carta (sotto il patrocinio della Tata che gestisce praticamente le attività economiche di Munnar legate al te ma non solo ) , realizzate da bambini e da persone con difficoltà psichiche. Il ricavato viene devoluto per finanziare e il progetto. Barbara compra qualcosa e usciamo, compriamo dei dolci in una piccola pasticceria facente sempre parte del progetto e andiamo in Hotel a fare cena col dolciume e con due caffè neri. Smaltiamo con il ping pong e a letto con destinazione Peryar la mattina seguente.

27/01/2011

Partiamo con la nostra Tata Ambassador verso le 9.30 .

Attraversiamo i consueti magnifici paesaggi fatti di piante di tè che compongono un puzzle di ineguagliabile bellezza.

La strada è stretta ed è tutto un susseguirsi di curve e tornanti . Kannad va molto , molto piano.

In prossimità di Kumili ci fermiamo a visitare una piantagione di spezie , una specie di orto botanico dove una ragazza con molta pazienza , ci illustra le varie piante e le loro proprietà secondo la medicina ayurvedica. Dopo una mezz’oretta di tour scolastico , entriamo nello shop e compriamo alcune spezie.

Arriviamo a Kumili e mangiamo discretamente con Kannad in un posto a lui noto .

Quindi Kannad ci suggerisce e ci accompagna in una guest house , dove probabilmente dormirà lui , ma nonostante le camere siano gradevoli , rifiutiamo il consiglio perché proprio accanto alla stanza stanno costruendo un palazzo. Andiamo allora al Three Top Hotel molto bello ma anche molto costoso , e quindi ci spostiamo all’ Ambadi , già contattato dall’ Italia. Posiamo i bagagli e andiamo in un centro Ayurvedico per un eventuale massaggio che comunque per il momento non facciamo.

Quindi entriamo in un’ agenzia per vedere che attività offre . Facciamo i biglietto per il giorno dopo per un’ escursione in Jeep e trekking al Periyar Tiger Reserve di Thekkady.

Rifiutiamo poi su invito di Kannad di salire su un elefante per la solita passeggiatina ricordo , e compriamo i biglietto per uno spettacolo che si terrà nel tardo pomeriggio , di Kalari , un’ arte marziale tradizionale del Kerala. Facciamo un’ oretta di passeggiata , compriamo qualcosa in uno spaccio e alle 18.00 andiamo a vedere lo spettacolo.

Il Kalari è a metà strada tra una danza acrobatica e una rappresentazione di un combattimento che si svolge in una piccola arena di terra battuta . I combattenti hanno l’ausilio di scudi , pugnali , spade e bastoni .

Finito lo spettacolo andiamo a comprare uno scialle , un vestito e qualcos’ altro in un negozio turistico che ha prezzi non proprio convenienti.

Quindi torniamo in Hotel.

L’Ambadi , il nostro Hotel , è segnalato per l’ottima cucina ma le camere fanno decisamente schifo. Lenzuola usate (nel senso che ci hanno appena dormito) , pavimento lercio , niente acqua calda , muri neri di umidità , un puzzo di urina stomachevole , senza contare la finestra che da nel parcheggio dove dormono i driver , e che diventa per forza di cose il posto di soddisfazione delle esigenze organiche di coloro che vi pernottano .

Siccome devo pagare 30 euro a notte, che è molto , e sapendo che era il minimo per evitare queste cose , rintraccio Kannad nel parcheggio , montiamo sulla Tata e andiamo a cercare un altro posto. Lo troviamo più o meno allo stesso prezzo nettamente migliore , ed è il Ranger Wood Nature Castle. Quindi torno all’ Ambadi , faccio il check out , mi chiedono il perché della prematura partenza , glielo spiego e non mi fanno pagare nulla.

Al nuovo Hotel ci sistemiamo , mangiamo ottimamente nel ristorante e andiamo a dormire.

Kannad è stato di grande aiuto stasera.

28/01/2011

La mattina sveglia alle 5.30. Aspettiamo la Jeep che ci porterà al Periyar Tiger Riserve , per una giornata intera in mezzo a quest’ area protetta. La mattina fa molto freddo e Barbara comincia a manifestare qualche problema di salute. La riserva è a circa mezz’ ora di strada , è ancora buio , e ci fermiamo in una piccola bottega appena aperta per il consueto black coffee. Alle 6.30 siamo davanti all’ ingresso della riserva , facciamo salire una donna locale che abita la dentro , abbastanza incuriosita della nostra presenza.

Shinuts , il ragazzo che ci guida lungo il percorso , si ferma di tanto in tanto per mostrarci scimmie , piante di incenso , elefanti e bufali in lontananza. La riserva è molto vasta.

Alle 8.30 raggiungiamo un lodge dove troviamo un’ altra ventina di turisti e ci sediamo all’ aperto a fare colazione . La giornata è molto bella.

Dopo colazione , ci raggiunge Bijou , un ragazzo che ci accompagnerà nel trekking . Prendiamo una piccola barca , e in tre raggiungiamo la riva opposta di un piccolo lago. Entriamo nella foresta , bijou si ferma spesso a mostrarci erbe medicinali , piante parassite , qualche animale , sempre tenendo un occhio sulle orme di elefante che resta l’attrazione principale del luogo.

Barbara non sta bene e dopo un paio d’ore di trekking comincia ad essere provata. Dopo un’ altra mezzora torniamo al lodge per il pranzo. Scambiamo due chiacchiere con due ragazze , una danese e l’altra inglese ex medici senza frontiere , scambiandoci i rispettivi siti web. Restiamo ancora un po’ al lodge , rifiutiamo il giro con barchetta a remi nel lago , abbastanza insignificante , rintracciamo Shinuts e riprendiamo la strada del ritorno. Il paesaggio è molto bello e Barbara sta sempre peggio. Verso le 15 siamo in Hotel , Barbara prende una tachipirina e si sdraia a letto per un’ oretta. Io esco a fare due passi per Thekkady , mi prendo un caffe e, mi infilo in un internet point per leggere un po’. All’ uscita trovo Kannad che mi domanda della giornata trascorsa e mi chiede cosa abbiamo in programma. Gli spiego il problema di Barbara e ci diamo appuntamento per dopo. Sveglio Barbara , che non sta bene , e andiamo a vedere uno spettacolo di Kathakali , una danza del Kerala basata sulla mimica e sul linguaggio del corpo . Lo spettacolo è relativamente interessante , ma rappresenta un carattere distintivo dell’ arte del Kerala. Solo la preparazione del trucco e la vestizione dei personaggi richiede più di un’ ora.

Al termine dell’ esibizione torniamo in Hotel , ceniamo e andiamo a letto molto stanchi.

29/01/2011

Colazione alle 7.30 e partenza per Alleppey , lasciamo le montagne per tornare a livello del mare.

Barbara non sta bene. Dopo 5 ore di macchina siamo ad Alleppey , sulle Backwaters. Ci incontriamo con un personaggio di un’ agenzia , paghiamo e andiamo verso la nostra Houseboat , una casa galleggiante che ci porterà a giro per queste immense lagune e sulla quale dormiremo. Ci accoglie l’equipaggio composto da timoniere e cuoco. Ci danno una corona di fiori e una noce di cocco con una cannuccia . Una cosa abbastanza banale. Dopo poco partiamo. La barca non mi piace , è sporca e la colonna sonora del viaggio è lo scatarrare dell’ equipaggio. Verso l’ ora di pranzo il capitano mi chiedo se voglio dei Tyger Prawn e rispondo di si.

Quindi si ferma su una riva in un casottino che ha tre bibite e un congelatore , e scopro che me li devo comprare ad un prezzo assurdo. Allora rifiuto e gli dico di ripartire senza insistere. Il capitano non mi piace. Invece le Backwaters sono bellissime.

A pranzo ci servono riso , salse e due pesci arrosto , tutto molto buono e abbondante. Cerco di spiegarmi col capitano per l’ episodio dei gamberi e alla fine decidiamo di comprarli per cena. Quindi torniamo allo shop , ne compriamo 4 più tre birre , di cui due offertesi volontariamente e a mie spese dall’ equipaggio.

Riprendiamo la navigazione percorrendo paesaggi bellissimi in una laguna piena di palme e di vita. Le varie houseboats trafficano in modo quasi prepotente i canali della lagune , e i facoltosi occupanti si salutano quasi in segno di solidarietà per un’ esperienza che stanno condividendo nello stesso momento.

Al crepuscolo attracchiamo in un posto molto isolato, nel distretto di Kumarakom.

Accendiamo una luce a prua , all’ aperto , e immediatamente migliaia e migliaia di insetti occupano la nave. Dobbiamo spengere e non riusciamo a capire come faremo a mangiare con quel buio.

Poco dopo la risposta. Il capitano e un abitante della terraferma , creano un mucchio di foglie di palma secche e gli danno fuoco. Tutto questo servirà a sterilizzare l’ambiente circostante alla barca , bruciando tutti gli insetti inevitabilmente attratti da quella luce. E infatti accendendo poi la luce a bordo , la situazione appare molto migliore. Mangiamo i tiger prawn , abbastanza insipidi , con un po’ di dispiacere , visto che li abbiamo pagati 7 euro (!!!!!!!!) l’uno.

Dopo cena ci corichiamo nella nostra lurida stanza.

Barbara ha ancora un po’ febbre , ma riesce a lanciare un potente grido quando sulla testata del letto compare un ragno grosso come la mano di un bambino. Ed è velocissimo.

Dopo una caccia spietata riesco a schiacciarlo. Sarebbe stato difficile dormire con quel molosso sotto il cuscino. Quindi io , Barbara e un gecko che potrebbe tornarci utile , ci corichiamo su un materasso lezzo , e con il water del bagno che perde acqua per la stanza. La preoccupazione che compaia un altro aracnide gigante è alta .

Fa molto caldo , ma un condizionatore rumoroso ci aiuta un po’.

30/01/2011

Ci svegliamo alle 7.00. Il capitano che nel frattempo abbiamo scoperto chiamarsi Subhash , ci porta due caffè come concordato la sera prima , e ci sediamo all’ aperto a vedere il tranquillo paesaggio delle Backwaters di primo mattino. Poco dopo , senza esserci ovviamente capiti, arriva la ricca colazione che non mangiamo in quanto troppo abbondante.

Torniamo ad Alleppey verso le 9.30 , l’ equipaggio ci chiede dei soldi che non gli diamo , e puntuale come un orologio svizzero c’ è Kannad che ci aspetta.

Partiamo per Varkala , al mare.

Alle 13.30 arriviamo , cambiamo qualche soldo per pagare l’ ultimo viaggio a Kannad e andiamo al Gateway Hotel . L’ Hotel è decisamente di lusso per quanto riguarda gli standard indiani e non ci sembra vero. All’ ingresso ispezionano la macchina con uno strumento che dovrebbe rilevare eventuali bombe. Kannad è sorpreso dall’ impatto della bella struttura alberghiera , ci chiede quanto costa e si segna il nome dell’ albergo , dicendoci ironicamente che ci tornerà in vacanza con la sua famiglia.

Lasciamo i bagagli , e andiamo a mangiare con Kannad in un posto originale.

Facciamo l’ ultima , gradevole chiacchierata con quel nobil uomo di Kannad , ci scambiamo gli indirizzi , torniamo in Hotel e lo salutiamo con un po’di malinconia.

Poco dopo andiamo sul cliff di Varkala , una località di mare davvero suggestiva. In pratica si tratta di una lunga scogliera a picco sul mare , che domina una bella spiaggia fatta di sabbia e in parte di scogli. Il mare è sempre abbastanza grosso e non è per tutti allontanarsi al largo.

La scogliera , molto particolare , è lunga circa due km e rappresenta il posto turistico per eccellenza.

Infatti è un susseguirsi di resort , shop , caffè , botteghe sviluppate su un sentiero pedonale largo non più di tre metri delimitato da uno strapiombo di venti metri da una parte , che domina sulla spiaggia. I tramonti sono molto belli.

Mi fermo a comprare il mio solito rospo , stavolta di marmo , qualche altra cosa , e poi ci fermiamo a cenare in un posto carino (Tavernas) del pesce con prezzo concordato sul momento . Poi a piedi, di notte , ce ne andiamo a dormire.

31/01/2011

Oggi è il compleanno di Barbara. Gli regalo per un giorno l’ uso della carta di credito , non conoscendo la disponibilità e senza volerla conoscere. Passiamo la giornata nella piscina dell’ hotel e come al solito ci ustioniamo un po’. La sera andiamo a mangiare sul cliff , ma non mi sento troppo bene , forse è stato il caldo. Torniamo in Hotel e cerco di dormire.

01/02/2011

La mattina ho ancora nausea. Barbara esce e va a fare un giro , io dormo fino alle 14.00 , poi usciamo e andiamo a mangiare in un posto sul mare vicino a Black Beach , che fa la pizza. Ne prendiamo due e non sono niente male. Per la rima volta sento qualcosa che mi riporta un po’ in Italia. Camminiamo poi per circa un chilometro e raggiungiamo la spiaggia più a nord di Varkala che si chiama Odayama Beach . Il posto è veramente bello , c’è pochissima gente la sabbia è compatta e pulita.

Faccio il bagno , il mare è pesante ma sembra tutto per me. Sulla riva ci sono molti corvi e altri uccelli dal becco lungo che catturano i granchi sotto la sabbia. Ci sono anche un paio di aironi che passeggiano indisturbati. Vediamo anche due grosse manguste che si rincorrono per poi sparire sotto gli scogli. Alle 17,30 prendiamo la strada del ritorno.

Ci fermiamo sotto la tenda di un chiosco all’ aperto per bere una birra al tramonto. Verso le 19.00 ci spostiamo di poco e mangiamo in spiaggia in un piccolo ristorante che cucina ottimi gamberi e calamari. Poi piano piano , ripercorriamo il cliff con i suoi locali illuminati e torniamo in Hotel.

02/02/2011

Ci svegliamo alle 9.00 , facciamo colazione e torniamo a Odayama Beach. Lungo il percorso ci fermiamo a bere un Black Coffeee a osservare la vita che scorre a ritmo tranquillo. A pranzo , in prossimità di Odayama Beach , mangiamo in un piccolo posto sulla spiaggia e poi passiamo la giornata sulla sabbia.

Odayama Beach , a mio avviso , anche se un po’ più distante della più famosa e frequentata Black Beach , è nettamente migliore in tutto. Ci sono i pescatori che sistemano le reti per uscire la notte , la spiaggia è lunga e pulita , pochissimo frequentata, ci sono uccelli di tutti i tipi , perfino aquile di mare che si posano sul bagnasciuga. Meravigliosa.

La sera Barbara compra un Dhoti , ovvero una specie di pareo di tessuto che usano gli uomini come indumento; restiamo sul cliff a mangiare e a frequentare i piccoli shop onnipresenti.

03/02/2011

La mattina facciamo colazione e andiamo allo Sparsh , uno dei tanti posti per massaggi ayurvedici. Dopo 40 minuti in una stanza con luce soffusa e musica new age , imbrattati d’ olio sotto le mani abili di ragazzi professionisti e dopo una doccia ristoratrice , andiamo rilassati verso la nostra Odayama Beach.

Passiamo lì tutto il nostro ultimo pomeriggio a Varkala , ceniamo , ci mettiamo d’ accordo con un taxista che ci porterà a Trivandrum e ci prepariamo mentalmente alla partenza del giorno dopo.

04/02/2011

Sbrighiamo le formalità del check out , con qualche problema , e partiamo in taxi verso Trivandrum , dove prenderemo l’aereo per Chennai. Dopo 10 minuti dobbiamo tornare indietro perché Barbara si è dimenticata un libro che l’appassionava.

Riprendiamo dunque il nostro viaggio e dopo un’ ora e mezzo circa siamo a Trivandrum. Il volo è con IndiGo , una compagnia privata che si rivela tutto sommato buona. Arriviamo nel primo pomeriggio a Chennay e ci facciamo portare all’ Hotel Zen Garden , che dista circa un quarto d’ora dall’ aeroporto. L’ hotel è il classico posto di frontiera , senza pretese e con servizi minimali.

Comunque siamo molto in periferia , Chennai è una città vasta e per raggiungere il centro ci vogliono circa 40 minuti di Risciò. Ci facciamo portare in quella che dovrebbe essere la zona commerciale della città. Un caos indescrivibile , fiumi umani che si spostano apparentemente senza senso , strade colme di gente che si muove in tutte le direzioni , una confusione assordante , polvere , mendicanti , caldo. C’imbuchiamo in posto affollato per mangiare qualcosa. Cerco di fare qualche domanda al ragazzo che serve , ma non riesco a farmi capire. Barbara mangia un po’ , mentre io scelgo di non mangiare un piatto di riso perché ha un aspetto poco amichevole.

Dopo essere riusciti a prelevare dei soldi , ci spostiamo nella zona di Nungam , notevolmente più tranquilla , con locali occidentali e bar alla moda.

Nel pomeriggio torniamo in risciò verso l’ Hotel , o almeno ci proviamo. Infatti il conducente , deve fermarsi 4 o 5 volte per chiedere dove si trovi il nostro hotel , in una Chennai trafficatissima , piena di luci e macchine che suonano a tutto e tutti. Dopo un’ ora e mezzo ( a prezzo concordato) , ci lascia sopra un cavalcavia dal quale si vede il nostro Hotel , e finalmente un po’ intossicati riusciamo a raggiungerlo a piedi. La sera mangiamo in Hotel una cena cattiva. Al piano terra c’ è una specie di discobar con musica a tutto volume che rende quasi impossibile parlare nel ristorante al piano di sopra.

Decidiamo di andare nella nostra caldissima camera. Ordino un paio di birre e due saponette , che erano assenti nel bagno e ci corichiamo nel solito letto con lenzuola usate .

05/02/2011

La mattina prendiamo un tuc tuc e andiamo in aeroporto. Un paio d’ore per imbarcarci e partiamo con la Emirates con scalo a Dubai. Sull’ aereo conosco Amina e sua madre , due Keniote che tornano in patria dopo che Amina ha sostenuto un intervento alla spina dorsale effettuato in India. La bambina soffre perché deve stare inarcata e la faccio dormire offrendole la mia spalla e regalandole qualche rivista e qualcosa da mangiare.

Siamo a Roma verso le 18.00.

E l’ Italia non ci ricorda affatto l’ India.

Per finire , inserisco i link che mi sono serviti per preparare il viaggio.

Potete programmare il viaggio in India del sud dalla A alla Z con un po’ di pazienza e un pizzico di attenzione

Agenzia per il visto (veloci e seri)

– http://www.zamavisti.it/

Assicurazioni di viaggio a prezzi abbordabili (la faccio sempre)

– http://www.columbusassicurazioni.it/

Link e racconti utili che mi sono serviti (racconti interessanti e molto utili)

– http://turistipercaso.it/india/58135/ritorno-in-india-del-sud-con-kumar.html

– http://www.linpha.it/nik/html/viaggi/india_sud.htm

– http://www.orientamenti.it/viaggi/india-del-sud/link-utili.html

Muoversi in treno , suggerimenti , orari e prenotazioni (c’è tutto per organizzarvi il programma in treno)

– http://www.viaggiovero.com/wp/2009/04/17/india-e-il-treno-informazioni-pratiche-e-sensazioni-parte-seconda/

– http://www.seat61.com/India.htm

– http://indiarailinfo.com/search/taag/morning/2164/790

– http://www.trainenquiry.com/Schedule_Display.aspx?drop_sel=12635&date=02%2f01%2f2011&queryDisplay=12635%2cVAIGAI+EXP

Mappa Kerala (è sempre utile un quadro di insieme)

– http://www.kerala.com/mapofkerala/mapofkerala.html

Calcolatore di distanze (l’India non si visita in un giorno)

– http://distancecalculator.globefeed.com/India_Distance_Calculator.asp

Driver (fidatevi di questo galantuomo professionale)

– http://www.chellatours.com/

Compagnia aerea low cost (biglietti anche a 10 euro)

– http://www.goindigo.in/

Prenotazione Hotels , macchine e altro a prezzi imbattibili (convenientissimi per gli indiani , molto convenienti per i turisti)

– http://www.cleartrip.com/

– http://www.nivalink.com/

– http://www.travelguru.com/

Parcheggi auto in aeroporto (custoditi e con navetta)

– http://www.parkandfly.it/

Quando partite (date un occhiata qua e magari segnalatevi)

– http://www.viaggiaresicuri.it/

Guarda la gallery
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