Hawaii Vs Polinesia

Belle le spiagge, meravigliosi i vulcani
Scritto da: Debora e Luca
hawaii vs polinesia
Partenza il: 08/09/2015
Ritorno il: 26/09/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
L’emozione che l’anno scorso ci ha trasmesso la salita al vulcano e la vista dell’eruzione è stata “galeotta”. Quindi il viaggio di quest’anno parte da loro, dal Mauna Kea e dal Kilauea di Big Island alle Hawaii. Nell’immaginario collettivo, e anche nel nostro, quest’arcipelago di isole, noto per il mare e le spiagge, non viene certo associato alle montagne e alle vette di 4000 metri. Scopriamo invece che un viaggio alle Hawaii può voler dire trekking, scarponcini e kway insieme a ozio al sole, infradito e bikini.

MARTEDì 8 SETTEMBRE

Si parte da Verona per Monaco, diretti poi a Chicago con United Airline su un 767 un po’ datato, con piccoli monitor sul sedile, pochi film e nessuno in italiano. Ben altra cosa rispetto l’ultimo spettacolare volo per Houston. Per fortuna inganniamo le dieci ore di volo con la ns. tecnologia. Per la prima volta spezziamo il viaggio in due e dormiamo tranquilli al Double Tree Inn in centro vicino al Navy Pier (un’ora di trasferimento in metro 10$ in due). Cena al Bubba Gump dopo averlo visto in altre città americane senza mai averlo sperimentato. Ottimi i gamberi in tempura serviti nel classico box con una birra piccola e un bicchiere di vino, troppo caro a ns. avviso il conto (60E).

MERCOLEDì 9

Alle 9:15 partiamo per Honolulu ancora con United che ci sorprende con effetti speciali. In coda al gate ci spiegano che sull’aereo si potranno vedere gli intrattenimenti da un’app; tutti di corsa a scaricarla e a gridare w la tecnologia! Poi saliamo sul 777 e scopriamo che sui sedili non esistono più i video e noi, che abbiamo un solo Ipad, restiamo fregati. Guarderemo il film uno per volta. Non faremo neanche questo in realtà perché i film sono solo in inglese/spagnolo e tedesco. Sarà un lungo volo a digiuno anche di cibo perché non è previsto su questa tratta. Che pidocchi! Sosta di due ore all’aeroporto di Honolulu e via subito a Lihue sull’isola di Kauai.

Niente ukulele e fiori, arrivo un po’ anonimo sull’isola “giardino”. A cinque minuti dall’aeroporto alloggiamo al Kauai Inn, comodo, non lussuoso con piccola piscina dall’acqua caldissima per 10 minuti di relax. Doccia, market e cena (in extremis perché alle nove c’è tutto chiuso) al Mexican Restaurant vicino all’hotel.

GIOVEDì 10

Il fuso ovviamente si fa sentire e alle cinque siamo svegli, quindi con calma sistemiamo le valige e partiamo v/ Poipu Beach, bella spiaggia, grande, per famiglie, con alle spalle un enorme prato, pieno di panche sotto le palme, dove ci rifugiamo già alle 11 perché il sole è cocente. Alle 14 il cielo è coperto e così partiamo per il Waimea Canyon che ci aspetta con una fitta pioggerellina che poi si trasforma in quasi diluvio. Non vediamo neanche i belvedere. Arriviamo al Kokee Lodge, ritiriamo la chiave della ns. cabin e capiamo che quella che doveva essere una bella giornata di trekking al Kokee Park e serata sotto le stelle da ammirare nel buio e nel silenzio del bosco, ai bordi del quale ci sono queste semplici casette, si trasforma in un grigio pomeriggio con acqua torrenziale e disgusto al vedere che la cabin è in condizioni pietose. Per fortuna abbiamo sempre il ns. sacco lenzuolo di salvataggio. Salviamo il pomeriggio tornando a Waimea dove non c’è proprio nulla! Riposiamo in spiaggia e alle sette ceniamo alla Wrangler’s Steakhouse con New York rib deliziosa, birra locale e due dessert a base di gelato e polpa di papaja calda.

VENERDì 11

Il verde della vegetazione è brillante ma il cielo è ancora grigio, così, a malincuore, saliamo ai due lookout del Kokee Park dove il sole con grande sforzo cerca di bucare i cumuli di nebbia. In qualche spiazzo di azzurro intravediamo la Kalalau Valley che contrasta con il blu dell’oceano. Facciamo quattro passi all’inizio del Pihea Trail ma desistiamo subito perché la roccia è molto scivolosa. Torniamo quindi verso il Kokee Lodge e iniziamo la discesa verso i lookout del Canyon sperando di vedere qualcosa. Quando arriviamo al primo, il cielo si fa azzurro e così, zaino in spalla, ci incamminiamo per il Canyon Trail, in mezzo a splendida vegetazione, attraverso un sentiero fangoso e quindi anche pericoloso. All’incrocio per il Black Pipe, proseguiamo per le cascate, continuando a scendere per parecchi metri. Lo spettacolo che si apre è unico, roccia rossa sotto i nostri piedi, vallate verdi di diverse sfumature e cielo turchese. Chi lo avrebbe mai detto? Poi parte la risalita, ripida ma meno difficile della discesa. Il tempo ci ha veramente graziato. Con calma arriviamo al Kapaa Aqua Shores Hotel, a nord di Lihue, un complesso grande, direttamente sulla spiaggia, perfetta location per spostarsi sia a nord che a sud. Bagnetto nelle acque calde della piscina e cena allo Shrimp Station, tanto ben recensito. 2 tacos di gamberi, buoni ma non superlativi e due bibite: 30$. Anche in qs. caso ci sembrano eccessivi.

SABATO 12

La grazia ricevuta per Waimea Canyon la paghiamo oggi, giornata da dedicare alle spiagge del nord con pioggia battente fino alle 10. Alla prima schiarita partiamo come schegge dirette a Kee Beach, definita la spiaggia più bella dell’isola con possibilità di snorkeling eccezionale. Sarà il tempo incerto, saranno le nuvole che caricano il panorama di sfumature di grigio facendo scomparire i verdi e gli azzurri, saranno i ricordi di spiagge memorabili viste in altre parti del mondo, ma questa Kee Beach ci lascia molto perplessi,. La guida Rough annuncia barriera corallina e pesci colorati ma nel nostro vocabolario forse qs. parole hanno altri significati! Il Kalalau Trail che parte proprio da qui è chiuso per il tempo e ci va male anche questa perché volevamo farne un pezzetto. Alle tre ricomincia a gocciolare e riprendiamo l’auto per Hanalei, l’unico piccolo “centro paese” dell’isola, una cinquantina di metri di strada, lungo la quale si alternano negozi e gallerie. Di bello c’è che non si vedono pacchiane vetrine, piene di cineserie per turisti, dall’altra che i pezzi di artigianato esposti in alcuni locali sono così belli da essere molto costosi. Al Tahiti Nui Restaurant, dalle 18:30, fanno musica dal viso e così, anche se molto presto, ci accomodiamo per cena gustando il pesce fresco del giorno, Mai Mai in crosta di noci con salsa al cocco. Nota stonata: invece che melodie locali suonate con l’ukulele il duo si esibisce in chitarra e musica moderna.

DOMENICA 13

Lo sconforto ieri sera ci ha assalito perché le previsioni confermavano brutto tempo e questo ci ha fatto desistere dal prenotare l’escursione più ambita a Kauai, in barca alla Napali Coast. Il risveglio invece è gradevole con qualche raggio di sole che filtra. Tablet subito in mano e scelta del tour che parte da Port Allen con dinner e sunset. Dolphin Cruise con partenza alle 14:30. Sulla strada ci fermiamo un paio d’ore a prendere il sole a Poipu Beach e a mangiare le torte da The Right Slice: chocolate and coco pie with mango buona, Macadamia nut superlativa.

Dopo gli ammonimenti e le istruzioni su come ci si muove sul catamarano, alle 15 salpiamo per la Napali Coast che, dopo circa due ore di navigazione, si apre ai nostri occhi verdissima, marrone, piena di guglie, cascate, scenario unico, set cinematografico per eccellenza. Salutiamo anche due minuscoli escursionisti che stanno affrontando il Kalalau Trail di undici miglia che termina con il campeggio in spiaggia.

La cena a bordo è buona e abbondante e si termina addirittura con brindisi e prosecco, guardando un romantico tramonto.

LUNEDì 14

Partenza all’alba per Big Island e l’avventura dei vulcani. La prima destinazione, a nord di Hilo, sono le Akaka Falls, visibili lungo un breve percorso, immerso in una bella foresta. Quello che aspettiamo con più ansia però è il vulcano, per riprovare le stesse emozioni dello scorso anno sul Yasur all’isola di Tanna (Vanuatu). La pioggia rovina la festa e il nostro arrivo a Volcano al Alii Kane Cottages, un posto favoloso, un giardino rigoglioso, lontano dalla strada principale. Tre cottages e la casa padronale in stile orientale. All’interno tutto è curato, la biancheria è favolosa (lenzuola,, coperte, asciugamani). C’è anche una chitarra e un ukulele per chi vuole cimentarsi con la musica. Il parco è aperto 24h su 24 ed il biglietto vale 7 giorni, quindi alle 16 iniziamo il giro con Lava Tube, Devastation Trail e cominciamo a capire quali sono gli effetti del post eruzione, i segni che lasciano lava e magma incandescenti. Con il primo buio ci appostiamo al Jaggar Museum per lo spettacolo serale. Ora ci rendiamo conto cosa vuol dire “Isola di Tanna- Vulcano Yasur. L’unico posto al mondo dove ci si avvicina così tanto alla bocca del cratere fumante”. In effetti, qui è bellissimo vedere in lontananza il fumo che prende il colore dell’arancio, ma non si sentono le esplosioni, non si vedono gli zampilli di lava e la pietra che frigge. Bello ma non sconvolgente.

MARTEDì 15

Finalmente sembra splendere il sole e possiamo percorrere la Chain of Crater Road, la strada che corre verso l’oceano per 30 km passando attraverso le colate laviche e facendo immaginare gli scenari apocalittici dei giorni delle eruzioni. Ovunque cartelli con le menzioni di mese e anno dell’evento, paesaggi sconfinati di roccia nera, fino quando, in fondo, si scorgono le maestose scogliere. Proprio giù, al momento di fotografare l’arco, torna prepotente la pioggia che ci perseguita da inizio viaggio. Torniamo con calma tra qualche schiarita per un’ultima occhiata al cratere di giorno che forse merita più che di notte. Cena al Thai Restaurant con due ottimi Pad Thai.

MERCOLEDì 16

Ci è rimasta la voglia di fare il Kilauea Iki Trail e quindi questa mattina presto, visto il bel sole, partiamo di buonora per una discesa bellissima nella piana del piccolo cratere. La storia del Kilauea Iki è fatta di riempimenti e svuotamenti! Nel 1700 era, infatti, un promontorio vulcanico sul dorsale del più grande Kilauea, propaggine del Mauna Loa, poi una grande eruzione l’ha fatto implodere generando un cratere. Una successiva eruzione l’ha riempito di lava che solidificandosi negli anni ha generato la piana su cui stiamo camminando, accessibile in questo stato dalla metà degli anni 90. Wonderful! Due ore e mezzo per compiere il giro completo (sempre perché a noi occorre più tempo del normale, causa soste fotografiche e di contemplazione!). Alle 11 inizia il giro verso Kona passando dalla costa sud con il tempo che inesorabilmente peggiora con la costante del sole il mattino e pioggia il pomeriggio.

La prima spiaggia dove ci fermiamo è Punalu’u, l’unica di sabbia nera e la descrizione è proprio quella della guida: una mezza luna di cristalli neri come l’ebano che circondano una baia turchese incorniciata da una splendida fila di palme da cocco”. Manca solo il sole a rendere questo luogo indimenticabile. Noi lo ricorderemo comunque come magico perché quattro tartarughe, una dopo l’altra, lentamente, escono dall’acqua con immensa fatica e si mettono a riposare proprio davanti ai nostri piedi. Che cosa volere di più?

Ho’okena Beach doveva essere spiaggia per snorkeling eccellente secondo la Rough Guide ma, in questo caso, come nelle segnalazioni successive, ci rendiamo conto di avere un concetto di snorkeling eccezionale un po’ diverso. Sarebbe più giusto dire che, per chi non ha mai visto pesci e barriera corallina, alle Hawaii può prendere confidenza con i primi pesci picasso, pappagallo, angelo e con qualche corallo bianco ma nulla di più. Per questa spiaggia noi aggiungiamo che è aperta al campeggio libero e, dalle persone che abbiamo visto circolare, non la definiremo una “family beach”.

Subito dopo le quattro case di Captain Cook saliamo in collina verso la stanza prenotata da Antoinette con Airbnb, una casa un po’ fuori mano ma immersa in un giardino tropicale, dove dalle 19 alle 7, gli uccelli non smettono mai di cantare.

GIOVEDì 17

Ci restano le spiagge di North Kona e le facciamo in sequenza durante il giorno, sempre alla ricerca del migliore snorkelling:

– KAHAULU BEACH piccola spiaggia in mezzo a residenze e hotel. Subito alle 8:30 le prime turtles della giornata. La numero uno per presenza di pesci e visibilità.

– KIHOLO BAY selvaggia, solitaria, mare cristallino ma difficilmente balneabile. Ci regala però altre due tartarughe a pelo d’acqua. Bellissime.

– KAUNAOA e HAPUNA BEACH considerate tra le spiagge più belle degli USA. Anche qui il concetto di bellezza è proprio relativo. Sono spiagge grandi, di un bel colore dorato, (di bianco non hanno proprio nulla – e qs. non è un concetto relativo – cara Rough Guide) con le palme alle spalle insieme a quelli che noi definiamo eco-mostri, cioè grandi alberghi spesso resort di gran lusso da 300 stanze. Per noi la definizione di bella spiaggia si associa a piccolo e sperduto, silenzioso emozionante e non colonizzato.

Rientrando per cena ci fermiamo per sbaglio da Splashers Grill a Kailua Kona, con una bella terrazza verso l’oceano. Scampi con noodles e garlic bread e fried shrimp. Very good.

VENERDì 18

Si parte con calma alle 9:15 per Maui con volo di 20 minuti. Siamo fortunati perché il nostro super accessoriato mini appartamento al Luana Kai Resort di Kihei è già pronto, quindi depositiamo armi e bagagli e ci dirigiamo a sud verso ULUA Beach, sito per lo snorkeling. La baia è bella ma di pesci… Ormai io sono innamorata delle spiagge nere quindi voglio vedere la black sand di Maui che si rivela più marrone che nera ma ugualmente affascinante. Terminiamo con un bel tramonto a Makena Beach.

SABATO 19

Ore 3:00 in macchina per l’alba sull’Haleakala. Ore 4:45 arrivo al summit, 3.55 metri, freddo pungente e buio pesto. Siamo in pole position per il primo chiarore ed il sorgere del sole alle 6:06, in parte nascosto dalle nuvole. La vista merita la levataccia. Il trail nel cratere è troppo lungo, ci vorrebbe tutto il giorno e così ci accontentiamo dei lookout da dove si avvistano i coni vulcanici sparsi nel cratere inattivo dal 1790. Colori bellissimi, in una mattinata molto limpida. Con la nostra inconfondibile calma scendiamo verso le spiagge. Napili Bay è deliziosa per il colore dell’acqua (per il resto ha le solite caratteristiche) e per la prima turtle della giornata che vediamo a pelo d’acqua. E’ davvero enorme e la incontreremo di nuovo in acqua dove però la sabbia intorpidisce tutto. Sulla via del ritorno passeggiamo per il lungomare di Lahaina, tra le piccole costruzioni di legno , le gallerie d’arte, i sobri negozi di souvenir in un’atmosfera finalmente un po’ tipica, in una dimensione “contenuta”.

DOMENICA 20

Oggi è la giornata della strada per Hana. Tempo previsto dalle guide 4/5 ore a/r, tempo reale per noi 7 ore e con il tempo uggioso! Anche se bisogna dire che noi siamo arrivati fino a Ohe’o Guich, 16 km dopo Hana. Questa strada attraversa foreste, cascate e passa attraverso ben 54 ponti. E’ certamente caratteristica e fatta con il sole e nel mese di giugno/luglio con la fioritura in pieno corso dovrebbe essere meravigliosa; per noi invece ne è valsa la pena solo per arrivare alla Red Sand Beach alla quale si accede dalla Baia di Hana, alla fine di una strada, senza segnaletica, tagliando in mezzo ad un prato e costeggiando la costa fatta di terra rossa. Lo scenario è suggestivo, l’acqua cristallina ed i colori intensi. Per noi la numero uno! Le troppe recenti piogge ci rovinano il gran finale, la nuotata sotto le cascate: acqua grossa e pozza chiusa.

LUNEDì 21

Anche oggi giornata dedicata ad un luogo in particolare: Molokini. Dopo vari tentennamenti, andiamo/non andiamo, ci fidiamo delle recensioni per il sì o di quelle per il no, alla fine, alle dieci della sera prima, online, prenotiamo con la Maui Snorkel Charters, con partenza da Kihei Boat Ramp. Si va con un grande gommone, meno confortevole dei catamarani che partono da Ma’ahea Harbour e che impiegano ca. 1h ½ in più per la crociera del mattino, ma con meno persone (19). Questo è positivo perché quando si scende in acqua, c’è meno confusione e ci si scontra con un minor numero di pinne. Si fanno tre soste, ai due lati dell’arco di Molokini e a Turtle Town. Ne vale la pena solo per vedere la limpidezza dell’acqua e per chi è alla prima esperienza di snorkeling. Altrimenti sono soldi buttati. Chi ha visto altri siti (Mar Rosso, Maldive, Polinesia) qui c’è la povertà assoluta. Le tartarughe, forse per nostra grossa fortuna, le abbiamo viste gratis anche a Napili e a Big Island. Meglio partire presto la mattina e fare snorkeling già alle otto (l’acqua è sempre caldissima) perché le turtles sono ovunque. Il pomeriggio lo passiamo a Big Beach. Big oltre che per la lunghezza (800 metri) della striscia di sabbia dorata, anche per l’altezza delle onde in questa giornata di bandiera rossa. Spettacolari oggi, inimmaginabili in inverno quando raggiungono i 15 metri di altezza. Per cena risparmiamo un po’ con un‘ottima gastronomia di pesce del Times Market vicino al mini appartamento del Luana Kai che merita una nota positiva. Ottima posizione centrale vicino a Kihei, stanza A107 ocean e garden view, attrezzata con tutto (frigo, forno, lavastoviglie, lavatrice e asciugatrice).

MARTEDì 22

Partenza alle 7:20 con volo Hawaian per Honolulu e ritiro alla Thrifty della meravigliosa Camaro rossa. La gent.ma sig.ra Neena ci accoglie subito permettendoci di lasciare le valigie, anche se la camera non è ancora pronta visto che sono solo le nove. Questa prenotazione fatta con Airbnb si rivela eccellente. La padrona di casa è molto premurosa, camera e bagno spaziosi con accesso a coffee station per colazione con frigo e microonde a disposizione. La casa si trova in un quartiere a 2 minuti da Diamond, a 10 da Waikiki e a 20 dall’aeroporto. Ottima location. Da consigliare vivamente. Rispettiamo il programma e ci togliamo subito la curiosità di vedere se Waikiki Beach è esattamente quello che pensavamo e cioè una “cosa” da vedere, ma che non ci sarebbe piaciuta! Ebbene … è proprio così! Capiamoci: mare azzurro, spiaggia dorata, palme, cielo turchese contornato però da una marea di gente con un lungo mare pieno di grattacieli x hotel di lusso e sottostanti negozi, v/est più modesti con gift shop, v/ovest con tutti i marchi del lusso. Comunque da vedere. Verso il pomeriggio il mare si colora di tanti puntini che al largo attendono le onde. Sono i mitici surfisti hawaiani che, prima di entrare in acqua, attraversano incuranti la street, a piedi nudi con le loro enormi tavole, accanto a giapponesi coperti in ogni cm del corpo, con cappelli da far invidia alla regina Elisabetta, pantaloni lunghi e a volte pure con i guanti. Alle sette della sera, con ancora mille energie dalla sveglia delle quattro del mattino, prendiamo la prenotazione al Cheesecake Factory: tra la consegna del numero, l’attesa per il drin che suona, l’arrivo al tavolo e la vista del cibo passano due ore. Sembra il locale più gettonato ed in effetti il Carolina BBQ Kailua Pork Hamburger è super! Alla fine però per il cheesecake non c’era più posto.

MERCOLEDì 23

Ce la prendiamo comoda e, vista la vicinanza, saliamo per le nove a Diamond Head. In due ore, con molta calma, si fa tutto: la salita (1/2h), le foto, la discesa. Ci spostiamo verso est, alla spiaggia preferita di Obama, Kailua, più chiara delle altre, anche se non bianca come scritto in alcune recensioni. Su questa costa la nuvolosità è un classico e ovviamente noi la prendiamo tutta! C’è anche un forte vento che alza la sabbia e onde alte. Di fare snorkeling non se ne parla proprio. Finiamo il pomeriggio al sole di Waikiki Beach con cena al Cheese Restaurant.

GIOVEDì 24

Ultima possibilità per vedere le tartarughe nel parco protetto di Hanauma Bay. Indispensabile arrivare presto, prima delle otto, sia per trovare posto al parcheggio che per fare snorkeling con buona visibilità e senza il fiume di persone che si riversa dalle dieci in poi. La baia è bella, i colori dell’acqua, visti dall’alto nelle loro mille sfumature, sono notevoli, ma si tratta pur sempre di una grande spiaggia, invasa nel vero senso della parola. E siamo in settembre, chissà in agosto! Alle 16:30 il sole sparisce dietro la montagna e sulla spiaggia cala l’ombra che piano piano porta la lunga fila di gente sulla via del ritorno.

VENERDì 25

La proprietaria della camera è ancora gentilissima e ci tiene le valigie permettendoci di sfruttare l’ultimo giorno della cabrio (nel baule ci sta solo un piccolo bagaglio). Alle nove abbiamo la visita a Pearl Harbor, prenotata nelle 24 h precedenti spendendo 3$. Arriviamo proprio giusti confermando quanto scritto sulla guida: il navigatore direbbe 25 minuti, la strada dice un’ora causa traffico. La visita è molto toccante, si assiste ad un film di ca. 20 minuti in una sala dove scende un silenzio tombale perchè ci si ricorda che la successiva visita all’Arizona non è altro che un avvicinarsi ad un cimitero di fatto, dato che i 1.177 marinari, soldati, morti sono rimasti sepolti sotto il mare. Pur essendo la voce narrante toccante ma imparziale nell’enunciare i fatti, mi è venuto spontaneo pensare a come si possono essere sentiti i giapponesi in quella stanza. La mattina scorre tra foto e letture alle diverse postazioni lungo la “passeggiata della memoria”, dove si rivivono le tappe di avvicinamento, la strategia dei giapponesi, il disorientamento degli americani. Fa effetto una targa con una frase del Presidente Roosvelt che annuncia che in quel 7 dicembre 1941 gli Stati Uniti d’America hanno subito la più grande tragedia umana con oltre 2000 morti per un attacco straniero ostile. La mente corre a 60 anni dopo. 11 settembre 2001. Da qualche parte, a Ground Zero, sicuramente ci sarà la stessa targa con la stessa frase enunciata dal Presidente Bush. Altri 2000 morti e più causati da un attacco straniero.

Alle 22 inizia il nostro lungo viaggio di rientro molto “spezzettato”. Honolulu-Denver (6h45)-Atlanta (3h)-Francoforte (9h)-Verona (1h30).

E così finisce anche questa nuova esperienza nel Pacifico con queste considerazioni:

– bella ma non memorabile

– con fiori colorati e profumati ma non strabordanti sulle strade;

– con spiagge da cartolina ma troppo animate;

– con mare cristallino ma spesso invaso dalle onde;

– con la presenza di pesci tropicali che impressionano solo chi non ha mai visto altre barriere coralline (in primis Mar Rosso);

– con sole al mattino ma con le nuvole sempre imperanti;

– con popolazione completamente occidentalizzata che ha perso da tempo la tipicità dei popoli del Pacifico;

– con hokulele in vendita nei negozi ma pochi che lo suonano nei locali.

Tutto ciò non vuol dire che le Isole non meritino essere percorse in lungo e in largo, anche perché qui si trova:

– l’acqua sempre straordinariamente calda;

– l’alba sull’Haleakala e lo spettacolo dei suoi coni vulcanici

– il Kilauea in perenne attività e il Kilauea Iki Trail che lo attraversa;

– il colorato Waimea Canyon e le sue gole;

– la selvaggia Napali Coast;

– la spiaggia nera di Punalu’u a Big Island e la Red Sand Beach a Maui che da sole valgono il viaggio.

Alla fine, se possiamo dare un modesto consiglio, tenuto conto delle nostre preferenze e dell’influenza del tempo che, ovunque ci si trovi, esalta sempre le cose belle quando splende il sole e ingrigisce quelle “più normali” quando le nuvole fanno capolino…

POLINESIA (per come l’abbiamo fatta noi anche con l’esperienza del Gulliver) batte HAWAII 10:1

Guarda la gallery
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NAPALI COAST

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NAPILI BAY

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SILVERSWORD

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CONI VULCANICI DELL'HALEAKALA

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SPIAGGIA SALE E PEPE

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BUBBA

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HAWAII VS. POLINESIA

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HAWAII VS. POLINESIA

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TARTA

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RED SAND BEACH

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ALBA SULL'HALEAKALA

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CHAIN OF CRATER

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KILAUEA

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CAMARO

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POIPU EACH

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KILAUEA IKI TRAIL

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HAWAII VS. POLINESIA

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HANAUMAY BAY

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WAIMEA CANYON

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KOKEE STATE PARK

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HANAUMA BAY

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PESCE PAPPAGALLO

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ONDE A BIG BEACH

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WAIKIKI BEACH

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DEBORA E LUCA



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