Tessendo le vite del Guatemala

Artigianato e turismo dalle discendenti dei Maya
Chiarita2012, 27 Mar 2014
tessendo le vite del guatemala
Non molto tempo fa, Syusy ha realizzato in collaborazione con Altromercato un documentario dedicato a una cooperativa di artigiane tessitrici guatemalteche, dal titolo “Yo valgo, yo puedo, vamos a perder miedo!“. Oggi vi presentiamo un’altra storia molto simile, ce la racconta Chiara Pedrazzi.

Tessendo le vite del Guatemala

C’è un mondo nascosto dietro al turismo del Guatemala, che pochi, pochissimi conoscono. Si chiama tessuto e racconta la storia delle donne maya di questo piccolo paese del Centro America sopravvissute alla sanguinosa guerra civile.

Queste donne hanno trovato nel tessuto il modo per sopravvivere. Il tessuto, per la cultura maya ha sempre avuto un aspetto importante: il tessuto li veste, li tiene caldi, sorregge i bimbi e genera un’entrata. Ma è anche un modo per mostrare al mondo che la comunità maya è più che viva e che le comunità indigene esistono ancora. Il tessuto li unisce, di generazione in generazione.

Da più di un mese Chiara Pedrazzi, di Riqù l’arte sul filo, sta lavorando a Quetzaltenango in Guatemala presso Trama Textiles una cooperativa di tessitrici guatemalteche, fondata proprio per preservare le tradizioni culturali, la conoscenza e il modo di vivere dei maya. E’ una cooperativa di 400 tessitrici maya di 17 comunità del Guatemala con a capo due donne, Amparo e Oralia, che hanno perso gran parte della famiglia durante la guerra civile. La cooperativa e la trama, cioè il tessuto, che in Guatemala significa anche cibo, sono state l’aiuto per tante donne maya che dopo la guerra civile sono rimaste vedove e senza fonte di sostentamento. Queste donne dei villaggi non parlano spagnolo, ma solo la loro lingua indigena e quindi non in grado di trovare un lavoro nella comunità moderna. La cooperativa quindi, unendole, fa in modo che i loro prodotti arrivino dappertutto e dà loro modo di sopravvivere.

Le comunità maya vivono ai lati della società moderna, le persone vestono con i loro abiti tipici, senza calze e con capelli neri lunghissimi raccolti in meravigliosi copricapi. Si curano esclusivamente con le loro medicine naturali e mangiano solo cibi preparati da loro. Tessono il cotone, lo colorano con tinte naturali, con carote e rape per i diversi tipi di rosso e con fiori per i diversi tipi di blu e su un telaio rudimentale lo trasformano in una tela di un valore immenso. La tela viene tessuta ancora con il telar de cintura (telaio legato alla vita), un tipo di telaio di origine antichissima, esistente ancora prima dell’arrivo degli spagnoli, legato da una parte ad un palo e dall’altra alla vita della tessitrice. Si tesse solamente da sedute. In primis si tesse la tela e poi si aggiungono manualmente i disegni maya che cambiano a seconda della comunità appartenente. Questa tela è veramente speciale, non solo per la qualità, la vivacità dei colori e la loro bellezza, ma per quello che significa realmente, cioè vita e cibo per queste donne guatemalteche. Tutto il ricavato dalla vendita della tela viene diviso equamente tra le tessitrici. Con l’aiuto di Trama Textiles, queste donne non solo possono nutrire le loro famiglie ed esprimere e preservare la loro cultura, ma possono mandare i loro figli a scuola per imparare lo spagnolo, che darà una voce a questa enorme comunità indigena guatemalteca.

Facendo parte del gruppo RiQù, un gruppo di sole donne che si sono inventate un’arte partendo dalla loro manualità – spiega Chiara – lavorare con donne maya che sono sopravvissute alla guerra civile nascondendosi tra le montagne, è per me un onore. Credo in questa cooperativa e in questa tela, credo nelle capacità di queste donne e credo nella loro tradizione del tessere, che portano avanti di generazione in generazione, di mamma in figlia, di nonna in nipote, nonostante i secoli e le difficoltà.’

Amparo e Oralia non sono in grado di portare avanti sole un progetto così grande e ‘cibernetico’ e quindi ragazzi di tutto il mondo vanno ad aiutarle a farle diventare grandi. Chi aggiorna il catalogo, chi segue Trama in Etsy, chi disegna i volantini e chi, come Chiara, si occupa della comunicazione. ‘Gli ho insegnato a leggere le email – continua Chiara – e a rispondere usando il traduttore automatico se la mail era in inglese. La cosa più bella è stata vedere le loro facce sorprese quando aprivo un allegato con un click ed appariva un’immagine!’

Chiara ha un blog dedicato ai suoi viaggi, mai di tipo esclusivamente turistico. Per info su Trama Textiles e la comunità di tessitrici scrivete una mail, andate sulla pagina facebook o visitate il loro canale su Etsy.



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