Guate – chiapas – belize – riviera maya

Varie letture e racconti di viaggi ci avevano fatto prendere precauzioni inverosimili per salvaguardare i nostri averi da improvvisi agguati di ladrones guatemaltechi, assalti a turisti “gringos” lungo le rotte di frontiera, amenità varie. Di tutto ciò non accadde nada. La vacanza si consumò nel migliore dei modi, appagante sotto tutti i...
Scritto da: Walter Del sere 1
guate - chiapas - belize - riviera maya
Partenza il: 21/10/2002
Ritorno il: 07/11/2002
Viaggiatori: in coppia
Varie letture e racconti di viaggi ci avevano fatto prendere precauzioni inverosimili per salvaguardare i nostri averi da improvvisi agguati di ladrones guatemaltechi, assalti a turisti “gringos” lungo le rotte di frontiera, amenità varie. Di tutto ciò non accadde nada. La vacanza si consumò nel migliore dei modi, appagante sotto tutti i punti di vista poiché viaggiare in baja temporada ti permette in più di risparmiare moneda oltre che non avere niun problema per spostamenti e varie. Eravamo in dos: Walter und Steffy.

Armati di Lonely Planet e relazioni scaricate qua e là, questo è il succinto resoconto di 16 giorni a spasso tra Guatemala, Chiapas, Belize e Riviera Maya.

Lunedì 21. Decollati da Firenze-Peretola con il city jet per Parigi delle 7.20 della mattina (accompagnati colà dal fratello Bibi). Da Paris ad Atlanta e da lì a Ciudad del Guatemala. All’uscita c’era il cochero (prenotato via Internet) che ci ha portato al La Sinventura di Antigua dove avevamo riservato habitacion a 35$ per notte (sempre tramite posta elettronica), visto che tutte le letture pre-viaggio davano la capitale come posto da evitare senza colpo ferire.

Martedì 22. Desayuno como da L.P. Al Cafè Condesa indi accaparrati da tale Celestino che per 35 $ ci ha fatto fare un giro di ricognizione per il circondario: dalle piantagioni di caffè alla finca dove si coltiva biologicamente macadamia. Almuerzo alla Taquiza indi a trovare un’Agenzia sulla sesta avenida norte. Trovata. Dal furbo Fernando (simpatico) abbiamo prenotato il trasferimento per San Cristobal del 25 (tirato fino a 55 $ p/p) e shuttle per domattina che per 16 $ a cabeza ci porta a Panajachel e ci riporta indi ad Antigua. Cena alla Fonda de la Calle Real.

Mercoledì 23. Giornata bonita anche se il Lago Atitlan e i pueblos stanno perdendo molto del loro primitivo fascino. Alle 7 arriva il bussino, giro a prendere americana e sobrina (bionde) con il neonato (moro). La gringa s’incazza con il cochero porque non ci sta el cinturon per il piccino. Due ore di strada tortuosa per Panajachel. Indi, dopo desayuno caro a 70 Q. Vista lago, vai con la lancia per i 3 pueblos a 50 Q. P/p. Tra gli altri c’è un logorroico commenda di Ferrara che non fa aprire bocca alla moglie. All’albergo conosciute le 5 gioie del nord est produttivo che domattina saranno a Chchicastenango dove probabilmente incontreremo tutti quelli di oggi. San Pedro: delusione. Santiago de Atitlan: media delusione. San Giacomo: buono.

Giovedì 24. Trovato (grazie al gancio delle pulzelle veronesi) l’imbarco per Chichi a 15 $ p/p ida e vuelta (eravamo in fondo al pulmino con numerose scosse causa topes tra Los Encuentros e Chichi che hanno messo a dura prova il fondo schiena de nosotros). Chichi è stata muy bonita. Bello e suggestivo todos. A cena da Frida. A letto como le galline (ore 21 o poco mas).

Venerdì 25 Il cochero in 6 ore ci trasbordò a La Mesilla, confine messicano. Molto scansado l’hombre che rischiò di imbarcare mezzo esercito guatemalteco per improvvido colpo di sonno. A La Mesilla saliti su combi Volkswagen (tutt’altra sinfonia di sospensioni) guidato da Barrichello locale che in quattro e quattrotto ci depositò in una caotica San Cristobal. Trovato al volo Hotel Fray Bartolomè de las Casas lindo a 30 $. Cena al Tuluc (senza infamia e/o lode). Giro in piazza coi mariachi in ogni lato (quelli che cantavano dondolando a tempo erano i migliori a differenza delle ragazzine o di altri bastante stonati). Sabato 26 Dedicato tutto a girare per San Cristobal che (a distanza di 12 anni) mantiene il suo innegabile fascino, ovvia. Cena imbarazzante alla Tierra Madre (ristorante naturista dove a differenza di tutti gli altri locali non ci stava nessuno) e poi ancora dai mariachi della sera prima che, se non altro, si erano scambiati gli angoli della piazza.

Domenica 27. Sveglia presto per prendere il bus de primera che ci portò nella torrida Palenque in 5 ore circa. Subito trovato dignitoso albergo (grazie LP) Nikte-Ha a 25 $ con aire condiccionado (che qui ci vuole). Alle rovine con i collectivos. Aire appiccicosa e caliente. Molto bello e con poca gente nonostante fosse domenica e con l’ingresso gratuito. Tornati a Palenque e contrattato con Fernando (ottima persona militante del Partido Rivoluccionario Democratico) il paquete per l’indomani mattina che da Palenque ci porterà a Bonampak e Yaxchilàn per depositarci infine nel villaggio dei lacandoni di Lacanjà Chansayab, dove pernotteremo. La mattina successiva ci porteranno a Frontera Corozal e da lì in lancia sul Rio Usumacinta si rientra in Guatemala arrivando a Flores. Tutto compreso con desayuni e pasti vari: 70$ p/p. Certo non si pranzerà da Pinchiorri e non si dormirà all’Excelsior, ma che vuoi di più dalla vita ? Lunedì 28. Arriva puntuale il combi ultima generazione Chevrolet dove con Fernando ci sono francesi, danesi, olandesi e israeliane. Desayuno-buffet più che abbondante y bonito in ristorante ecologico con arrivo di bel gruppone di italiani e poi via per Bonampak depositando gli zaini dai lacandona. Strada toda asfaltata ed affascinanti le ruinas: stele, affreschi e naturaleza a go-go. Via per Frontera Corozal e con lancia per il Rio Usumacinta s’arrivò in 40 minuti a Yaxchilàn, in riva al fiume. Bella e popolata da scimmie urlatrici. Notevole (oltre all’ambientaccion) il palacio col labirinto (ragnone nel buio a 2 cm dalla cabeza), le stele, il mirador. Saranno state le 5 della tarde quando il lacandone ci scaricò al villaggio. Preso possesso della capanna con letto e zanzariera roja incorporata, passeggiata per il villaggio e alle 7 la mujer lacandona ci annunciò la cena nella spartana aia-ristorante. Pollo alla brace, riso e pomidori con cebolla e por beber agua (visto che il lacandone è protestante e non beve e non fuma cigarros e guai a chi lo fa). Arrivano gli altri ospiti: Antonella del Canton Ticino che ha fatto un “camp” alla laguna di Montebello, il nord irlandese Pablo e Didier, l’antropologo di Merida. Bella serata tra una chiacchiera e l’altra in spagninglesaliano e cerveza Superior calda arrabbiata tenuta nascosta da Pablo a rischio espulsione dal villaggio lacandona per tale misfatto. Nottata con pioggia tropicale ed almeno 3 “pissate” fuori dalla porta: e chi se la sentiva di andare al bagno ? Martedì 29. Colazione con huevos revueltos ed acqua negra simil nescafè e risate. Alle 9 arriva il pulmino che ci porta a Frontera Corozal. Sorpresa. Per uscire dal Mexico c’è da pagare 20 $ p/p. Gli unici che all’uscita non chiedono niente sono i guatemaltechi, quelli che ne avrebbero più bisogno. In lancia, da Frontera Corozal a Betel, mi immaginavo attacchi di pirati indios, coccodrilli a fauci spalancate, rapide e cascate dell’impetuoso Usumacinta. Niente di tutto ciò. Da Bethel con scassato pulmino (ed altrettanto dicasi per la ruta) proseguimmo per Flores. Già il cicciotello della San Juan ci aveva pre-venduto il bus per Tikal (5 $ p/p), il tour a Ceibal (30$ p/p) e il trasbordo da Flores a Belize City (20 $ p/p). Si dormirà al Mirador sul lago (camera spartana con filo elettrico che pasa a un metro d’altezza) a 10$ per noche. Fortunatamente c’è la terrazza (capannino di lamiera) sul lago ove spira leggera e benedetta brezza e tutta la juventud si ritrova a conversare e pupparsi cerveza Gallo anche in boccioni da 1 litro e mezzo e quei dolcissimi jugos de naranja venduti a 6 quetzal. Cena al (noto) Luna indi a letto fino alle 4 e 40 per il bussino che ci porterà a Tikal. Mercoledì 30. “Scusate ma siete italiani”? Era Simone di Terranova Bracciolini col quale avremmo condiviso Tikal e la guida da 13 $ per uno che giusto fanno 40 $. Tikal è Tikal. Sciami di italiani di mezza età con Marcelletti. Simone è un bravo citto. Stracchi morti. Giovedì 31. Alle 6 della mattina sotto cielo plumbeo partiti alla volta di Sayaxchè, noi 2 soli con Ramon alla guida del solito scassato bussino. Attrezzato poco o punto per la lluvia e por la giungla, ho temuto il peggio. Invece è vito todos bien-issimo. Il lanchero ci portò dopo più di un’ora di Rio de la Passion all’ingresso di Ceibal, scusandosi di non poterci accompagnare visto che stava calentato. Qui, pagati 25 quetzal p/p, raggiungemmo 3 francesi e tralla e baralla dalle 17 stele al tempio circolare e torna giù all’imbarcadero tutto immersi in foresta pluviale beddissima (da girare con Autan in quantità industriale e non basta).

Venerdì 1° novembre. La mattina sveglia con pioggia. Considerazione al fatto: che culo s’è avuto in tutti sti giorni. A noi il tempo ci ha permiso todos. Si parte per il Belize. Siamo in ventidos (alla frontera ne falteran dos). Si dormicchia, si cambia soldi e alle 11 si arriva a Belize City. Niente da dire. Lancia veloce per Caye Caulker dove, passato il cimitero tropicale, abbiamo visto il Tree Top. La signora corrispondeva perfettamente a quanto descritto da quello che aveva pubblicato il suo viaggio dai Turisti per Caso. La camera e l’ambientaccion anche: 35 $ a notte. Muy bien. Barriera corallina, immersioni tra squali e razze, sabor caraibico, Nivea made in Guate in ogni dove, amore e descanso. Lungo la passeggiata o non s’incontrano le 5 pulzelle del nord est productivo del La Sin Ventura di Antigua? Birre, scambi d’informazioni, aneddoti e cena da Rasta Pasta. A ninna con vento fuerte tra granchi giganti e promenade su tropical cimitero. Muy bien. Sabato 2 e Domenica 3. Relax completo. Un’escursione basta. Camera del Tree Top con vista mare caraibico da cartolina. Ai Cayes si beccano sia l’alba che il tramonto sul mar. O bravi.

Lunedì 4. Tre giorni dopo, lancia per Belize e bus per Chetumal. Rimaniamo un dia nella ciudad de frontera per guardarsi intorno e mirar il Museo della cultura maya. Martedì 5. Da Chetumal a Playa del Carmen con bus ADO il passo è breve. Chi si aspettava il villaggio di pescatori con 4 capanne di dodici anni fa ? Nessuno. Perché Playa (si sapeva) è diventata una meta del turismo di massa con mega alberghi, zona petonal e tanta gente che viene a godersi la riviera caraibica cosiddetta maya che, nonostante il cemento e il turismo di massa è sempre beddissima. E poi in baja temporada si risparmia e manco poco sull’alloggio che deve avere obbligatoria aire condiccionado (visto che la vida è già tanto angusta per conto suo). Terminiamo così la vacacciones tra spiagge di sabbia bianchissima, mare dai colori meravigliosi, tacos e quesadillas, musica dal vivo, pina colada e margaritas. Non abbiamo resistito alla tentazione di farsi la foto con alle spalle i ritratti di Frida Kahlo e del Sub Comandante Marcos in locale kitsch denominato 5th avenida. Ma si sa: nessuno è perfetto.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche