In tour nella culla della civilta’

IN TOUR NELLA CULLA DELLA CIVILTA’ Come titolo per il diario di viaggio che sto per raccontare ho deciso di scegliere lo slogan del tour operator Navitours ritenendolo particolarmente appropriato per il meraviglioso tour della Grecia Classica che ha visto come protagonisti oltre a me mio marito Stefano, la mia collega Fernanda (Fer per gli...
Scritto da: uini
in tour nella culla della civilta'
Partenza il: 18/08/2007
Ritorno il: 24/08/2007
Viaggiatori: in gruppo
IN TOUR NELLA CULLA DELLA CIVILTA’ Come titolo per il diario di viaggio che sto per raccontare ho deciso di scegliere lo slogan del tour operator Navitours ritenendolo particolarmente appropriato per il meraviglioso tour della Grecia Classica che ha visto come protagonisti oltre a me mio marito Stefano, la mia collega Fernanda (Fer per gli amici) e Antonella, un’amica di Fernanda che nei documenti di Navitours è e rimarrà per sempre Antonello.

Tutto è nato per caso quando, all’inizio di Agosto, presa dal panico di dover trascorrere tutte le mie 3 settimane di ferie nel clima torrido della Pianura Padana ho iniziato a navigare su Internet alla ricerca di qualcosa che potesse fare al caso mio. Senza scendere nei particolari dirò solo che la scelta è infine ricaduta sul Tour in autopullmann della Grecia Classica dal 18 al 24 Agosto con passaggio nave Ancona- Igoumenitsa all’andata e Patrasso-Ancona al ritorno.

Fino all’ultimo ho temuto di essere caduta in una bufala clamorosa , del resto mai come in questo periodo di vacanze si sentono storie di tour operators fantasma che incassano i soldi e poi scompaiono nel nulla ,di villaggi turistici fatiscenti o di alberghi inesistenti.

Nel foglio di convocazione inviatoci dall’agenzia “Rusconi Viaggi” di Lecco alla quale mi sono appoggiata l’appuntamento con il bus n.1 era fissato per le ore 2.30 a.M. Del giorno 18 Agosto presso l’uscita del casello autostradale di Piacenza Sud. Dal momento che veniva riportato anche il numero di cellulare dell’autista , sempre per tornare al discorso “bufala” ho pensato di fare la cosiddetta prova del nove contattandolo personalmente. Ho composto adagio il numero non senza un pizzico di ansia e , attenzione … sorpresa, il telefono squilla e poco dopo qualcuno risponde. Tiro un sospiro di sollievo, la situazione sembra essere sotto controllo. Così alle 2 di notte troviamo ad aspettarci puntualissimo o meglio in netto anticipo il bus grigio con la scritta laterale Navitours, in tour nella culla della civiltà. Non c’è ancora nessuno oltre a noi e l’autista ci avvisa che dovremo fare tappa a Firenze per caricare altre persone, dopodichè risaliremo verso Bologna con fermate a Cesena, Forlì e Rimini Nord. In poche parole dobbiamo metterci il cuore in pace perché il tragitto per arrivare ad Ancona è ancora lungo. Così ci appropriamo dei posti a sedere che ci sono stati assegnati dall’agenzia , precisamente fila n.7, posti 25 e 26 lato autista e posti 27 e 28 lato entrata. Sono Proviamo a sonnecchiare. Io non riesco a chiudere occhio, non trovo la posizione perché i sedili sono sfalcati e non riesco ad allungare le gambe come vorrei. Verso le 4.30 arriviamo a Sesto Fiorentino. Evidentemente siamo in netto anticipo perché non si vede ancora nessuno. Visto che siamo davanti ad un bar ne approfittiamo per fare colazione. Con lo stomaco pieno riprendiamo il giro d’Italia e, conclusasi la raccolta di tutti coloro che saranno i nostri compagni di viaggio per una settimana, finalmente verso le 11 arriviamo al porto di Ancona.Qui un’assistente della Navitours ci spiega brevemente le modalità di imbarco consegnandoci la boarding card e la chiave magnetica della cabina. Una volta saliti a bordo della Motonave Superfast, ci viene offerto il cocktail di benvenuto, dopodichè iniziano le interminabili 16 ore di viaggio che ci separano dalla Grecia.

Prendiamo innanzitutto possesso della cabina quadrupla fortunatamente dotata di oblò vista mare . Lo spazio è ovviamente molto ridotto e, scartata a priori ogni possibilità di potervi stare in 4 all’interno se non posizionati orizzontalmente ognuno nel proprio letto, decidiamo di stabilire dei turni per poterci almeno infilare il costume. Quanto ai turni per la doccia ci penseremo dopo. In ogni caso quello che conta è che la cabina è assolutamente pulita ed ordinata , idem per il bagno, sempre piccolo ma direi assolutamente funzionale.

Antonella rimane in cabina a riposare, Stefano va alla ricerca di una comoda poltrona sulla quale schiacciare un pisolo mentre io e Fer ci lasciamo tentare dalla tintarella e ci posizioniamo a poppa su alcune sedie di plastica a goderci una magnifica giornata di sole mitigata da una dolcissima brezza. Così tra una chiacchiera e l’altra passa velocemente anche il pomeriggio. La stanchezza comincia a farsi sentire, così decidiamo di portarci all’interno della nave alla ricerca di Stefano. Impossibile non notare e soprattutto astenersi dal fare commenti sugli strani personaggi stile “figli dei fiori” che popolano i ponti superiori del traghetto. Devo ammettere che sono davvero molto organizzati. Alcuni hanno passato tutto il pomeriggio a gonfiare enormi materassini in plastica o in gomma, ce ne sono di tutte le forme e di tutte le dimensioni, posizionati ovunque, altri hanno addirittura hanno montato la canadese o l’igloo, giusto per avere un po’ di intimità almeno durante la notte. E’ ovvio che si sono anche impossessati di tutti i tavoli rotondi di plastica sui quali spiccano in bella vista generi commestibili oserei dire inguardabili e anche inavvicinabili a giudicare dagli odori che emanano. Non possono ovviamente mancare fiumi di birra, sigarette e altri non ben definiti generi sempre finalizzati ad essere fumati … Finalmente troviamo la porta che dà accesso all’interno della nave (per fortuna non siamo sulla Costa Crociere, altrimenti avremmo davvero bisogno della bussola per riuscire ogni volta a trovare la cabina, visto e considerato il nostro senso dell’orientamento praticamente nullo) e, varcata la soglia, siamo letteralmente travolte da un soffione di aria gelida. Il problema di questo traghetto è proprio l’aria condizionata che viene tenuta altissima, non si sa bene per quale motivo, anche all’interno delle singole cabine. Troviamo Stefano appisolato e ormai quasi congelato su una delle comode poltrone del bar/discoteca. Decidiamo i turni per la doccia e puntualissimi alle 19.30 siamo tutti e quattro in pole position all’ingresso della sala ristorante che per l’occasione è stata trasformata in una vera e propria ghiacciaia. Prendiamo posto in un tavolo a caso e cominciamo a guardarci intorno scrutando nostri compagni di viaggio. La cena, forse perché siamo piuttosto affamati, non è niente male : si inizia con una crema di asparagi amorevolmente cucinata da Mr Knorr , si prosegue con tacchino arrosto accompagnato da patatine fritte e si finisce con un dolcetto, uno dei pochi che riusciremo a mangiare durante la vacanza.

Dopo cena prendiamo posto al bar/disco per assaggiare il famoso Ouzo, il tipico liquore greco al gusto di anice e familiarizziamo con due ragazzi di Jesi , Carlo e Francesco, che diventeranno poi “i due Avvocati”. Facciamo un breve giro sul ponte esterno ma la stanchezza prende il sopravvento e ci ritiriamo presto in cabina. Qui iniziano le comiche dal momento che i due sfortunati ai quali sono toccati i letti in alto , ovvero Fer e Stefano, scoprono di avere a disposizione uno spazio per muoversi davvero molto limitato, tanto che ogni volta che provano a cambiare posizione si auto-tramortiscono con delle craniate esagerate sul soffitto e , svenuti per il dolore, ripiombano immediatamente in un sonno profondo. Prima di addormentarci diamo un occhiata fuori dall’oblò :l’effetto notturno dell’acqua mossa dalla nave fa paura a tutti, tanto che decidiamo all’unanimità di sbarrare ermeticamente le tendine prima di correre il rischio di incappare in brutti sogni.

19 AGOSTO 2007, DOMENICA Sbarchiamo ad Igoumenitsa alle h.5.30 ,ora greca, ovviamente, in Italia sarebbero le 4.30 del mattino. Ritroviamo alla spicciolata tutti i membri del gruppo e, una volta scesi dalla nave, attendiamo pazientemente lo sbarco del nostro autobus. Finalmente, dopo aver quasi perso ogni speranza, vediamo sbucare l’ autobus grigio Giuliani e Laudi che, come da programma, ci conduce all’hotel Angelica Palace dove possiamo consumare una discreta prima colazione. Io e Stefano intraprendiamo un discorso con l’autista che ci rivela di aver già fatto lo stesso tour esattamente quindici giorni prima, ovvero la settimana antecedente a quella di ferragosto.

Ci mettiamo in viaggio diretti a Kalambaka, i kilometri da percorrere sono parecchi e la strada è molto tortuosa. Facciamo una sosta idraulica circa a metà strada, a 1690 metri di altezza. Il posto è davvero sporchissimo e anche molto deprimente, ci dicono che si tratta di una rinomata località turistica della Grecia ma gli impianti sono quasi ante-guerra , arrugginiti e tenuti davvero malissimo. Ci rimettiamo in viaggio e all’ora di pranzo arriviamo finalmente alla tipica “taverna locale” con lo stomaco completamente ribaltato e con una fame da lupi. Appena scendiamo dal pulmann siamo travolti da una folata di aria caldissima alla quale ci dovremo presto abituare dal momento che questo clima torrido ci accompagnerà per tutta la durata della vacanza. Al ristorante noi 4 ci piazziamo in un tavolo posizionato esattamente sul confine tra i tavoli apparecchiati per il nostro gruppo e quelli apparecchiati per un’altra comitiva di italiani che ritroveremo poi in ogni tappa del nostro tour. Si tratta di un gruppo di fedeli appartenenti alla stessa parrocchia .

Il loro capo gruppo è un vero personaggio , prima di iniziare il pranzo si alza in piedi e intona una canzone/preghiera che inizia con le parole “sete fame fame sete, una sorta di ringraziamento al Signore per il pranzo quotidiano. Una volta terminata la preghiera i camerieri iniziano a portare prima da bere e poi anche da mangiare ed essendo il ns tavolo proprio sul confine veniamo serviti insieme al gruppo dei fedeli di Torino. All’inizio non ce ne rendiamo conto ma quando ci accorgiamo che i nostri sono ancora a bocca asciutta mentre noi siamo quasi al dolce decido di alzarmi e di avvisare almeno la ns accompagnatrice . Così appena le spiego il malinteso lei scoppia a ridere e con lei anche l’autista che ha ascoltato tutto.Questo episodio rimarrà nella storia della vacanza . Al termine del pranzo che peraltro non è neppure una squisitezza ma sicuramente meglio di tanti altri che ci verranno propinati durante la settimana,ci alziamo e ci andiamo a posizionare appena fuori dal ristorante nell’attesa della guida che ci dicono dovrebbe arrivare in treno da Atene. Il suo nome è Mariketti, traduzione greca dell’italiano Maria Caterina, età 35 anni circa, fisico mediterraneo quindi non troppo alta e con i fianchi piuttosto larghi, parla molto bene l’italiano e sembra essere anche culturalmente molto preparata. Con lei visitiamo finalmente i due più importanti Monasteri , ovvero il Grande Meteoro attualmente abitata da soli religiosi uomini e il Monastero di Roussanou abitato invece da sole donne.L’atmosfera dei Monasteri è resa ancora più suggestiva dal fatto che essi sono costruiti su pinnacoli rocciosi di arenaria dalle forme davvero stravaganti. Meteore significa infatti “sospesi nell’aria” . Una volta giunti alla sommità dei torrioni tramite gradoni scavati lungo le pareti della roccia, il paesaggio sottostante è davvero straordinario. Mariketti ci spiega tante cose interessanti ma devo ammettere che mi è difficile ascoltarla attentamente, un po’ per la stanchezza che ormai ci stiamo trascinando da circa 3 giorni, un po’ per il caldo che è massacrante. Siamo perennemente sudati, non osiamo fare mezzo passo senza avere a disposizione almeno mezzo litro d’acqua per ciascuno, ci ha preso la fobia di morire disidratati e nei momenti cruciali saremmo disposti a pagare una cifra anche mezzo bicchiere d’acqua fresca . Una delle cose che mi sono rimaste maggiormente impresse tra tutte le nozioni che la nostra preparatissima guida ha cercato di trasmetterci è lo stile di vita condotto dai monaci di questi monasteri . Pare infatti che per molti mesi all’anno non possano mangiare nulla che abbia una vita, dunque possono cibarsi esclusivamente di verdura, frutta e pane. La loro giornata tipo è la seguente : sveglia alle 3 del mattino per immergersi in preghiera, shopping dalle 9 alle 13 quando il resto del mondo è al lavoro, dispongono poi di ben due ore per il pranzo, dalle 13 alle 15, pennichella pomeridiana fino alle 17, ancora kazzeggiamenti fino all’ora di cena e così via. A dire il vero nessuno capisce bene il perché debbano fare queste alzatacce visto che non risulta debbano timbrare un cartellino. Inevitabili anche i commenti un po’ loschi e maliziosi sulla vita morigerata di questi religiosi.

Mariketti ci concede un “monasteri tour” in pulmann con sosta nei punti più suggestivi per scattare fotografie , dopodichè ci conduce all’Hotel Meteora dove ci vengono consegnate le chiavi delle stanze. L’albergo è nuovissimo e molto carino, la nostra stanza ha un terrazzo con vista diretta sulle meteore, peccato per la piscina ancora in costruzione e per la posizione molto isolata. Del resto anche se fossimo stati in centro a Kalambaka non è che avremmo fatto follie alla sera !!! La cena è organizzata a semi-buffet e non va neanche male per me che sono in crisi di astinenza da verdura da almeno un paio di giorni. Dopo cena ci sediamo nell’immensa hall di questo hotel che ci dà l’impressione di aver aperto appositamente per noi . I caffè sono assolutamente imbevibili, forse i primi 3 caffè in assoluto usciti da questa macchina da quando esiste.. Pazienza, qualcuno doveva pure inaugurarla ! Tentiamo di fare due passi per sgranchirci le gambe ma non osiamo avventurarci troppo dal momento che dopo neppure 50 metri la strada è completamente avvolta nel buio. Così decidiamo di fare conoscenza con alcuni dei nostri compagni di viaggio. Alcuni di loro sono veramente dei personaggi nel vero senso della parola. Il premio all’originalità andrà comunque a Filippo, giovane single fiorentino maniaco della fotografia assolutamente inconfondibile per il suo naso ogni giorno sempre più rosso e bruciato dal sole greco di agosto e per le sue bellissime calze Disney (giusto per fare un po’ di pubblicità al negozio nel quale lavora). Dove c’è Filippo ci sarà sempre anche Marco, altro single fiorentino di mezza età che sempre allieterà la nostra vacanza con la sua parlata tipica e con le sue battute sempre mirate a punzecchiare il povero Filippo. Rimanendo in terra Toscana, indimenticabile sarà sicuramente Elisabetta, da noi soprannominata “Papino”in quanto sempre al telefono con il padre a raccontargli per filo e per segno ciò che vediamo, mangiamo, facciamo e così via. Mentre facciamo ritorno nella hall incrociamo Claudio, il nostro autista, il quale ci invita a sederci e a bere qualcosa insieme a lui. Non ci facciamo certo pregare e proprio da questa serata avrà inizio la nostra amicizia che continuerà anche al termine della vacanza.

20 AGOSTO 2007, LUNEDI’ Oggi la sveglia suona presto in quanto la partenza è prevista per le 7.30 e per quell’ora dobbiamo già aver terminato la colazione e aver caricato i bagagli sull’autobus. Ovviamente a mancare all’appello è la “Zia Luisa” così soprannominata per la grande somiglianza con la nostra, mia e di Stefano, zia Luisa. Ci dovremo abituare ai suoi ritardi , del resto lei è fatta così ma avremo occasione di tornare sull’argomento più avanti. Il programma di stamattina prevede la visita al sito archeologico di Delfi. Arriviamo a destinazione a metà mattina , il sole picchia già alla grande e prima di scendere dal pulmann facciamo scorta di acqua , sempre per via della “water fobia” dalla quale siamo ormai affetti. La tecnica adottata da Mariketti consiste nel conquistare un posto all’ombra presso il quale radunarci e spiegarci la lezione, dopodichè ognuno è libero di perlustrare il sito come meglio crede e di scattare tutte le foto che vuole. L’importante è ritrovarsi tutti nel luogo e all’ora prestabiliti. Il paesaggio è davvero molto emozionante con le rovine del santuario di Apollo che spiccano alle pendici del monte Parnaso. La storia dice che al tempo dei Micenei Delfi fosse un tranquillo villaggio di contadini. Poi un giorno si decise di costruirvi l’oracolo in quanto si era visto che da un crepaccio nel suolo scaturiva un vapore inebriante che ispirava le profezie. Durante la cerimonia una sacerdotessa parlava in nome del Dio Apollo dopo aver compiuto un rito di purificazione. L’oracolo di Delfi veniva consultato soprattutto per questioni politiche.

Il sito archeologico di Delfi è ancora oggi uno dei meglio conservati di tutta la Grecia. E’ costituito da un ingresso principale che conduce alla Via Sacra la quale a sua volta sale verso il tempio di Apollo. Ai lati della serpeggiante salita si possono notare i cosiddetti “Tesori”, ovvero piccoli edifici nei quali venivano depositati i doni e le offerte dei cittadini che si recavano a consultare l’oracolo. L’edificio più importante del sito è sicuramente il Tempio di Apollo. E’ possibile inoltre ammirare la fonte di Castalia ovvero la sorgente alla quale i pellegrini giunti per interrogare l’oracolo andavano a purificarsi Dopo la visita al sito , quando siamo tutti sfiniti e in preda a mezzi collassi e colpi di caldo, ecco che ci andiamo a rinfrescare all’interno del museo dove l’aria condizionata è ovviamente al massimo. Un vero toccasana per le nostre schiene sudate ! Anche oggi è previsto il pranzo nella tipica taverna locale. Siamo tutti molto affamati dal momento che è già piuttosto tardi ma sfortunatamente il menu non è dei migliori. Si inizia sempre con la solita torta salata dal retrogusto di menta , ma stavolta a completare l’antipasto troviamo anche a sorpresa una polpetta assolutamente inavvicinabile e un rotolo di sfoglia ripieno di formaggio che risulta impossibile da tagliare. Non ci resta che sperare nel secondo ma le nostre illusioni durano davvero pochissimo dal momento che il cameriere si presenta con una terrina di terracotta contenente lamb & potatoes. Per fortuna ci portano anche una zuppiera con pomodori, cetrioli e feta in pezzi. Ci buttiamo decisamente sulla verdura e sulla ciotola di uva nera.

Il pomeriggio lo passiamo in pulmann diretti ad Atene dove arriviamo a destinazione verso le 18.30.

L’Hotel Golden Age è posizionato vicino al centro e comunque in prossimità della fermata della metro Megaro Moussikis Station. Dopo una doccia veloce e un tentativo di bucato eccoci pronti per un giro di ricognizione nelle vicinanze dell’hotel. Cerchiamo di individuare la fermata della metro sbagliando ovviamente subito strada nonostante le precise indicazioni di Mariketti .Alle 20.30 siamo puntualissimi nella hall dell’albergo in attesa della cena. Nel frattempo cerchiamo di corrompere il nostro fidato autista a portarci in giro per Atene con il pulmann ma non insistiamo troppo in quanto dai suoi discorsi ci sembra di capire che il senso dell’orientamento non sia proprio il suo forte. Prendiamo posto a tavola e Claudio si siede con noi. Diciamo che da questa sera in poi aggiungeremo sempre un posto a tavola per lui. L’aperitivo di benvenuto non è niente male. Facciamo scorta di tartine, voul-au-vent, crostini al sesamo e stuzzichini vari, dopodichè ci viene servita un’invitante insalata greca a base di pomodori, capperi , origano e feta a cubetti. Di secondo ci viene proposto per l’ennesima volta il “lamb” che con il contorno di purea di patate fa un effetto particolarmente natalizio. Noi donne ci rifiutiamo di mangiare ancora agnello e chiediamo un’alternativa. Per un attimo mi fanno sognare portandomi un hamburger completamente coperto da uno spesso strato di sottilette fuse. Mi sento quasi a casa. Hamburger con sottiletta è infatti il mio cavallo di battaglia in cucina, peccato che non faccio in tempo ad illudermi che il cameriere mi toglie il piatto e si presenta poco dopo con un enorme pezzo di feta stile mattonella di gelato. La feta a me piace molto ma provate a mangiarla così schietta senza condimento né contorno alcuno, è un po’ come ingurgitare una saponetta , manca solo l’effetto delle bolle. Quando poi vedo spuntare l’anguria su un vassoio di acciaio perdo ogni minima speranza di salvare in corner questa cena ad Atene. Claudio offre una bottiglia di vino bianco (in realtà ad offrirla è la Giuliani e Laudi, ovvero l’agenzia per la quale lavora) e Fernanda si sente in dovere di contraccambiare offrendo i caffè. Idea davvero molto geniale dal momento che questi simpaticoni dei camerieri greci battono uno scontrino di EUR 16.00 il che significa che un caffè costa ben 4 Euroni !!! Benissimo, del resto quando si è in vacanza non si sta a spidocchiare su 1 euro avanti e indietro.

Dopo cena prendiamo la metro a Megaro Moussikis Station, cambiamo a Syntagma Station e qui con la linea rossa arriviamo sino ad Acropolis Station. Ci facciamo una passeggiata ai piedi dell’Acropoli che, illuminata, è davvero molto suggestiva. Scattiamo qualche foto e poi torniamo alla metro per riuscire ad essere in albergo prima di mezzanotte, ora in cui i cancelli della metropolitana chiudono. La serata si conclude con una chiacchierata nella hall del Golden Age.

21 AGOSTO 2007, MARTEDI’ Stamattina la sveglia suona ad un orario quasi normale. Non bisogna dimenticare che l’orologio greco è esattamente un’ora avanti al nostro, dunque per fare un esempio se la sveglia è alle 7 del mattino significa che in Italia sarebbero le 6.

Ricarichiamo le nostre energie con una discreta colazione a buffet nella quale non può ovviamente mancare il delizioso e famosissimo yogurt bianco che deve essere gustato con il miele.

La partenza dall’hotel è prevista per le 9 e strano ma vero per quell’ora siamo tutti diligentemente seduti ai nostri posti sul pulmann. Mariketti procede alla conta, ormai abbiamo imparato che quando arriva a Fernanda e pronuncia il magico numero “icos tessera” vuol dire che siamo al completo. Altra cosa che abbiamo imparato è che a Papino è assegnato il numero “icos sexy” e a proposito di questo segno del destino è meglio non fare commenti.

La guida decide di farci fare un “Atene tour” con varie tappe per scattare le foto e di farci arrivare all’Acropoli verso le 11.00 quando il caldo comincia decisamente a picchiare. A nessuno di noi questa scelta appare particolarmente logica , qualcuno ritiene che Mariketti voglia eliminare fisicamente qualcuno di noi, sta di fatto che la giustificazione che viene data è che proprio oggi una nave della Costa Crociere dovrebbe sbarcare circa 5000 persone alle 9 del mattino e quindi presentarsi a quell’ora sarebbe un suicidio. Fingiamo di accettare questa spiegazione che peraltro si rivelerà assolutamente infondata in quanto dei 5000 neanche l’ombra. Prima di varcare il cancello che conduce all’Acropoli Mariketti ci raduna come sempre all’ombra di una pianta per iniziare una delle sue dettagliatissime spiegazioni. Culturalmente è davvero preparatissima tanto che mi fa sempre sentire molto ignorante e ogni volta che mi fermo ad ascoltarla mi riprometto che una volta a casa mi andrò a rispolverare tutti i libri di storia dell’arte che durante la mia non breve carriera scolastica ho sempre odiato con tutte le mie forze. Mentre lei pazientemente ci illustra in sintesi vita, morte e miracoli di questo capolavoro, noi ci attrezziamo per permettere al nostro fisico di sopravvivere a questa nuova durissima esperienza. Ci attrezziamo con acqua, cappelli e bandane varie, Papino addirittura si fa un mezzo shampoo perché vuole avere la testa sempre ben refrigerata, non importa se poi indossa sempre dei pesantissimi jeans, qualcuno molto previdente si è addirittura organizzato con le borracce , insomma, peggio che se dovessimo attraversare il Sahara.

Varcato trionfalmente il cancello dell’Acropoli lo spettacolo merita davvero tutta la preparazione precedente. Il Partendone si staglia all’orizzonte in tutta la sua maestosità , la luce del sole che si riflette sulla pietra bianca lo rende ancora più suggestivo. Peccato che sia un vero e proprio cantiere aperto con impalcature montate ovunque. Mariketti ci spiega che questi lavori di ristrutturazione dureranno per altri 20 anni ma ci consola invitandoci a pensare di essere tornati indietro nel tempo addirittura al momento della costruzione originale di questa opera maestosa. Vabbè, pensiamola pure così ma le foto non sono certo il massimo con tutti questi pali di ferro e tutti questi uomini che lavorano. Stefano insiste per scattare a noi donne una foto avente come sfondo le Cariatidi, lascio immaginare le varie battute sulla somiglianza, ma alla fine ci prendiamo una rivincita dal momento che la nostra preziosissima guida spiega che Cariatidi stava ad indicare giovani donne e non dei ruderi come siamo soliti interpretare generalmente questo termine. Mariketti ci lascia come di consueto un po’ di tempo libero ma all’ora prevista per il ritrovo ci accorgiamo che mancano 3 di noi, una coppia e la mitica “Zia Luisa” . Del resto prima o poi doveva capitare che qualcuno si perdesse , siamo la bellezza di 43 personaggi , è un attimo che qualcuno capisca male o perda momentaneamente il senso dell’orientamento. La cosa strana è che ci sia di mezzo la zietta , personcina sempre precisa e anche puntualissima. La guida costringe il resto del gruppo ad aspettare per ben 20 minuti sotto al sole cocente, ma dei desaparecidos neppure l’ombra. Così ci avviamo verso la zona della Plaka per consumare il nostro pranzo nella solita tipica taverna locale. Mentre passeggiamo nelle viuzze di questo caratteristico quartiere notiamo tanti piccoli locali davvero molto carini e particolari . Non è male neppure il ristorante che Navitours ha prenotato per noi. Tavoli rotondi piazzati direttamente in mezzo al tipico vicoletto e riparati da grossi ombrelloni bianchi.

Al nostro tavolo ci sono i tre signori veneti, precisamente di Bassano del Grappa con i quali ci facciamo una cultura di cene a base di gatto e di leggende metropolitane sui vicentini magnagatti. Discreto anche il menu che si apre con una rinfrescante insalata greca per proseguire con un decisamente meno estivo pasticcio di maccheroni per poi finire a vitello e patate fritte L’unico neo è che questi greci appena possono cercano in ogni modo di fregare i turisti italiani . In questo caso ci fanno pagare anche le bottiglie d’acqua che ci siamo trovate sui tavoli quando ci siamo seduti e questo non è certo un bel gesto dal momento che tali bottiglie non erano sigillate il che significa che loro stessi le avevano in precedenza riempite direttamente con l’acqua del rubinetto.

Mentre siamo a pranzo, la nostra guida va alla disperata e purtroppo vana ricerca dei tre scomparsi che nel frattempo si sono fatti vivi con una telefonata dal tono alquanto minatorio. I tre faranno poi finalmente capolino ma il loro tono aggressivo e accusatorio in realtà non viene per niente gradito né da Mariketti, né dal resto del gruppo che peraltro li ha attesi per quasi mezz’ora quando loro si scopre se ne stavano tranquillamente a visitare il museo. Si scatenano grandi polemiche che vengono poi messe a tacere dalla ammirevole diplomazia di Mariketti la quale si assume la responsabilità dello spiacevole inconveniente.

Approfittiamo del pomeriggio libero per conoscere un po’ meglio Atene. Dapprima passeggiamo nella zona della Plaka tempestata da negozietti che propongono tutti gli stessi tipici souvenirs. Molto carini sono anche i ristorantini che si trovano in ogni angolo del quartiere, alcuni dei quali dispongono di un curioso sistema di refrigerazione che consiste nella fuoriuscita di vapore acqueo che si spande nelle vicinanze provocando un temporaneo sollievo dall’afa. Con la metro raggiungiamo l’Hard Rock Cafè ubicato al n.18 di Filellinon Street. Qui io e Stefano acquistiamo rispettivamente la spilla e la t-shirt bianca che andranno ad aumentare la già piuttosto corposa e per noi preziosissima collezione. Proprio davanti al mitico Hard Rock Cafè troviamo parcheggiato il nostro autobus in attesa dei membri della comitiva che desiderano tornare in albergo a metà pomeriggio per riposarsi . Prima di procedere nel nostro itinerario turistico pomeridiano ci rifocilliamo un attimo con una pausa caffè , dopodichè riprendiamo la metro sino al Pireo, il famoso porto di Atene. Una volta arrivati a destinazione ci rendiamo subito conto che non si tratta di una zona particolarmente tranquilla e raccomandabile, le strade sono invase da extra-comunitari e da barboni che chiedono l’elemosina, ovunque regna il caos più assoluto per non parlare poi della sporcizia. Scattiamo qualche foto giusto per dimostrare che siamo stati anche qui ma riprendiamo al più presto la metro stavolta in direzione dell’albergo. La cena è fissata per le 20 meno 15 in quanto la maggior parte di noi deve essere pronta alle 21 per andare ad assistere ad uno spettacolo tipico . Noi quattro, grazie anche alla dritta di Claudio, ci rifiutiamo di cacciare 25 euroni per assistere ad uno spettacolo che peraltro non ci interessa proprio. Così ceniamo con tranquillità sempre allo stesso tavolo della sera precedente e sempre in compagnia dell’autista che ormai si è affezionato a noi . Nella sala c’è un altro gruppo oltre al nostro e subito capiamo che si tratta della comitiva di italiani incontrata il primo giorno alle Meteore, per capirci si tratta del gruppo che intona la preghiera di ringraziamento al Signore prima di iniziare a mangiare. Il capogruppo ci riconosce e comincia ad aggirarsi tra i vari tavoli per fare due chiacchiere con tutti senza mai mollare lo stuzzicadenti che fa di lui un personaggio davvero molto raffinato . Ovviamente viene ad intortare anche noi e Claudio, che probabilmente ha già avuto modo di inquadrarlo in precedenza, inizia con lui un discorso nel quale si spaccia per uno qualsiasi del gruppo Navitours e comincia ad inventarsi delle critiche assurde all’autista (che poi è lui ma il tipo non lo sa!). Il capo scout partecipa attivamente alla discussione e cerca anche di darci qualche consiglio utile del tipo rivolgerci al nostro Tour Operator qui in Grecia per fargli presente quanto il nostro autista sia spericolato e indisponente . Noi non sappiamo davvero più come fare per trattenere le risate , per fortuna il capogruppo viene di nuovo attirato dalla tavolata delle ragazze baresi , una delle quali è davvero la sua preferita tanto che in suo onore toglie per un istante lo stuzzicadenti dalla sua bocca per infilarlo nella schiena nuda della ragazza, quasi come a volerne tastare il grado di cottura. Alle 21 meno 15 quasi tutti i nostri compagni di viaggio si radunano nella hall per recarsi ad assistere allo spettacolo tipico organizzato dall’agenzia. Noi cinque invece decidiamo di passare un’altra serata insieme alla scoperta di un altro quartiere tipico di Atene , Psiri, definito anche “Trastevere”. Così riprendiamo la metropolitana giusto per ammortizzare al massimo il biglietto giornaliero e una volta giunti a destinazione ci aggiriamo tra le viuzze di questo quartiere davvero molto caratteristico con tutti i vari locali, ristoranti e bar all’aperto. Peccato per la sporcizia che regna sovrana ovunque. In effetti, alberghi e nave a parte, il popolo greco non mi ha dato l’impressione di essere un popolo particolarmente pulito. Prendiamo posto ai tavolini di un bar gelateria yogurteria dove passiamo una piacevole serata mangiando il tipico yogurt greco accompagnato a piacere da frutta o miele . Nonostante sia quasi mezzanotte fa ancora molto caldo e sotto ai gazebo di questo locale manca quasi l’aria. Riprendiamo la metro prima di mezzanotte e facciamo ritorno in albergo.

22 AGOSTO 2007, MERCOLEDI’ Stamattina la sveglia suona piuttosto presto, oggi infatti sarà una giornata campale sia dal punto di vista climatico, sia per l’elevato numero di kilometri che dobbiamo percorrere. Dopo la gustosissima colazione sempre a buffet ci mettiamo in viaggio per arrivare dopo poco più di un’ora a Corinto. Suggestivo e spettacolare questo canale è una meta turistica quasi obbligatoria e davvero indimenticabile. Si deve proprio ai Corinzi il progetto di tagliare l’istmo per favorire il passaggio delle navi evitando così la circumnavigazione della penisola.Dopo aver scattato le classiche 10/20 foto di rito con la scusa che tanto con la digitale quelle che vengono male si possono cancellare, facciamo un po’ di shopping e finalmente trovo una tazza carina con la bandiera greca, proprio sul genere che stavo cercando.

Ci rimettiamo in viaggio in direzione Epidauro dove visitiamo il magnifico teatro costruito nel 350 a.C ma ancora oggi molto ben conservato. Ci divertiamo anche a fare una serie di prove acustiche dal momento che Mariketti ci assicura che ogni più piccolo suono proveniente dal palco e dallo spazio dell’orchestra è avvertibile anche dalle ultime file grazie alla curvatura perfetta della cavea.

Il caldo comincia a farsi sentire ma, con le opportune scorte di acqua fresca si riesce ancora a sopravvivere . Non oso immaginare a cosa andremo incontro nelle classiche ore di punta.

La meta successiva della mattinata è Micene , città antichissima che sorge in una piana circondata dai monti , contornata da un paesaggio arido e selvaggio. L’ingresso alla cittadella avviene attraverso la Porta dei Leoni il cui architrave sostiene il famoso rilievo dei leoni. Le due leonesse, separate da una colonna, erano poste simbolicamente a guardia della porta.Appena scendiamo dal pulmann siamo letteralmente travolti da una folata di aria caldissima e solo in quel momento ci rendiamo effettivamente conto della durissima prova di alla quale siamo chiamati Prima di avvicinarci alla mitica Porta dei Leoni Mariketti ci raduna sotto ad una pianta e ci illustra con la solita precisione la storia di Micene con tutti i vari annessi e connessi. Il gruppo è stravolto e provato dal caldo torrido che oggi picchia più del solito. Credo che ognuno di noi si chieda chi glielo ha fatto fare di essere qui in mezzo a delle pietre anziché sotto ad un ombrellone in riva al mare con una bella bibita ghiacciata. Comunque non ci perdiamo certo d’animo per così poco, c’è sempre modo di sdrammatizzare anche nelle situazioni più tragiche.Ci facciamo forza e , una volta terminate le spiegazioni della guida, ci avviciniamo alla Porta dei Leoni per il rituale delle foto. Arrivati sino a lì sarebbe certo un peccato non proseguire all’interno della cittadella, così piano piano risaliamo a piedi sino ad arrivare all’estremità della collina e qui ci verrebbe quasi da piantare una bandiera perché ci sentiamo davvero degli eroi. Il paesaggio intorno è molto desolante, brullo e spoglio. Il clima torrido evidentemente rende quasi impossibile la sopravvivenza a qualunque forma di vita sia animale che vegetale. Scendiamo verso il pulmann dove Claudio ci sta aspettando con aria condizionata a manetta. Il termometro segna 46° !!! Manca poco alle 15 e finalmente si va a pranzo. Del resto è stato meglio terminare il programma delle visite in mattinata in quanto dopo mangiato l’impresa sarebbe stata ancora più ardua. Solito pasticcio di maccheroni per iniziare, insalata greca, vitello e patatine. Per finire anguria.

Dopo pranzo ci conducono in un grande negozio di souvenirs nel quale teoricamente avremmo dovuto trovare tante cose carine da acquistare. In realtà il negozio è veramente orribile, pieno di cose assolutamente inutili e anche molto pacchiane. Stefano sceglie una t-shirt ma è davvero l’unica cosa acquistabile. Ci pentiamo di aver ascoltato Mariketti e di non aver approfittato dei bei negozietti del centro di Atene ma ormai è tardi e non è più possibile tornare indietro. Il pomeriggio lo passiamo viaggiando in pulmann, abbiamo parecchia strada da percorrere per arrivare ad Olympia e le strade greche strette e tortuose non permettono certo di acquistare velocità. A metà percorso facciamo una sosta “idraulica” in una specie di mega autogrill nel quale ritroviamo tutti i vari pulmann di italiani che abbiamo sempre rivisto durante tutta la vacanza. Del resto indipendentemente dal tour operator al quale ci si può affidare, le cose da vedere sono le stesse per tutti. Arriviamo a destinazione piuttosto tardi facendo anche una scorciatoia per accorciare i tempi.

L’Hotel Amalia è davvero molto carino, la struttura non è nuovissima ma direi molto ben tenuta , le stanze sono molto spaziose e ricorda proprio il tipico albergo di mare. La cena è prevista per le 20.30. Proviamo a protestare perché abbiamo a disposizione a malapena mezz’ora per lavarci e cambiarci ma non c’è nulla da fare. In ogni caso alle 20.30 siamo tutti puntualissimi all’appuntamento con la cena e devo ammettere che questa è davvero una Signora Cena, la migliore in assoluto dell’intera vacanza. Il buffet è meraviglioso , per la prima volta riusciamo a mangiare anche pasta e riso come si deve, ci sono secondi di carne e di pesce , svariati tipi di verdure cotte e crude e per finire un creme caramel davvero delizioso. Sarà forse perché la fame è davvero tanta ma il risotto al parmigiano che ci propongono è uno dei migliori mai mangiati in tutta la mia vita. Dopo cena facciamo due passi verso la zona piscina, dopodichè rientriamo verso il bar per i caffè. Qui incontriamo Claudio e Mariketti e veniamo subito raggiunti dal “ragazzo prodigio” seguito come al solito dalla mamma. Il ragazzo prodigio si chiama Andrea, età circa 20 anni, una conoscenza davvero mostruosa della cultura classica , insomma un altro dei personaggi della nostra simpatica comitiva.

Io, Anto e Fer ci andiamo a sedere ai tavolini fuori e poco dopo veniamo raggiunti anche da Stefano e Claudio . Rimaniamo a chiacchierare fino a tardi . Nel frattempo attorno alla piscina si è radunato il solito gruppetto composto dagli Avvocati, Filippo, Marco, zia Luisa e compagnia bella. L’unica che manca all’appello è Papino. La sua resistenza fisica è arrivata al limite, oltre ci sarebbe lo sfinimento, così la intravediamo da sola nella hall mentre scrive le cartoline con la testa che le ciondola quasi sul tavolino.

Mentre torniamo in stanza, incrociamo Carlo e Francesco e ci accordiamo con loro per le varie mance che vogliamo dare sia alla guida che all’autista.

23 AGOSTO 2007, GIOVEDI’ Anche stamattina la sveglia non perdona. Del resto oggi dobbiamo accelerare i tempi dal momento che contrariamente a quanto indicato sul programma rilasciatoci dal tour operator l’imbarco è previsto per le 14 .

Colazione a buffet e poi partenza per il sito archeologico di Olympia che dista pochi chilometri dall’hotel. Alcuni di noi sono veramente alla frutta tanto che non hanno quasi neppure il coraggio di scendere dall’autobus. Così abbandonano a priori l’idea di visitare il sito archeologico e optano per fare shopping nei negozietti attigui. Noi invece duri a morire seguiamo fedelmente la nostra guida all’interno del sito di Olympia. E’ ancora piuttosto presto e si sta decisamente bene. Mariketti ci spiega che Olympia nell’età classica non fu mai un centro abitato ma solo un luogo di culto. Qui sorgeva un santuario nel quale ogni 4 anni venivano celebrati i giochi in favore di Zeus, ovvero le Olimpiadi. In occasione delle Olimpiadi veniva proclamata una pace sacra che aveva la durata di tre mesi per permettere ai pellegrini provenienti da tutta la Grecia di raggiungere il santuario. I giochi duravano 5 giorni in ognuno dei quali era prevista una specialità diversa. Nel quinto giorno i vincitori venivano premiati ed incoronati con il ramo di ulivo.

Devo ammettere che tra tutte le cose belle ed interessanti che abbiamo avuto occasione di ammirare in questa vacanza Olympia si colloca inevitabilmente ai primi posti . Peccato per chi ha optato per lo shopping. Grande emozione anche quando entriamo nello stadio la cui lunghezza è di ben 191,27 metri, lunghezza che viene sempre rispettata anche nei moderni stadi olimpici. La mitica foto di gruppo tutti ai blocchi di partenza è ovviamente d’obbligo.

Terminata la visita al sito facciamo ritorno all’autobus ma ecco che ci accorgiamo che manca una persona. Tragedia ! Mariketti è tesissima, credo che non veda l’ora di imbarcarci tutti quanti e di rispedirci in Italia. Dal giorno in cui ad Atene si sono persi i 3 fenomeni non è più riuscita a ricreare un’atmosfera serena. Anche lei avverte un certo astio da parte di alcuni di noi, peccato perché ce l’ha messa davvero tutta , il suo dovere lo ha fatto eccome. Dopo qualche peripezia finalmente ritroviamo la signora e, sorpresa, è proprio la stessa che ha dimenticato la valigia all’hotel di Atene perché nella sua ingenuità pensava che nel costo della vacanza fosse incluso anche il facchinaggio. Vabbè, evitiamo ogni commento, soprattutto quelli ad alta voce visto che dopo l’ultima volta ci siamo creati un po’ di nemici. Finalmente si parte per Rio Patrasso e il povero Claudio per recuperare il tempo che abbiamo perso è costretto ad accelerare a più non posso rischiando anche il ritiro della patente. Arriviamo a destinazione giusto per l’ora di pranzo e il ristorante nel quale ci portano è davvero carinissimo, praticamente in riva al mare e con vista su un ponte ultra moderno che fa un po’ atmosfera da oltreoceano. Ci accomodiamo in uno degli ultimi tavoli in modo da poter ammirare il mare in diretta e ci godiamo quest’ultimo delizioso pranzo in terra greca. Il menu non varia troppo rispetto a quello degli ultimi giorni : pasticcio di maccheroni, vitello, patatine fritte e anguria sono ormai fissi ma stavolta assolutamente nulla da ribattere in merito a gusto e qualità.

Antonella e Carlo l’Avvocato fanno da portavoce rispettivamente per il nostro e per il loro tavolo e consegnano personalmente a Mariketti la mancia che abbiamo raccolto appositamente per lei. Purtroppo non siamo riusciti a sensibilizzare il resto del gruppo a questa “iniziativa” ma del resto si sa che il tema denaro è sempre molto delicato da affrontare. Terminato il pranzo risaliamo in fretta sull’autobus e veniamo scaricati direttamente all’imbarco della Motonave Superfast. In effetti sono già le 14 e non c’è davvero tempo da perdere in quanto siamo proprio gli ultimi ad imbarcarci. Questo imbarco affrettato per noi è sicuramente positivo in quanto ci risparmia le interminabili ore di attesa sulla banchina del porto . Prendiamo immediatamente possesso delle cabine a noi riservate, dopodichè io e Fernanda cerchiamo subito un posto decente per piazzarci al sole . Ci accomodiamo su delle semplicissime sedie di plastica che recuperiamo in poppa. Nonostante un vento molto fastidioso riusciamo a resistere per almeno un paio d’ore. Mentre attraversiamo il ponte per avvicinarci alla prima porta che conduce all’interno ecco che scorgiamo Claudio appollaiato al sole. Ci avviciniamo a lui per salutarlo e nel frattempo ci raggiunge anche Stefano.

Rimaniamo piacevolmente a chiacchierare godendoci l’ultimo sole della giornata, dopodichè decidiamo di andare a farci una doccia per prepararci alla cena .

Alle 19.30, puntualissimi e come al solito affamatissimi ci presentiamo al ristorante per l’ “ultima” cena di questa meravigliosa vacanza. Claudio ancora una volta ha occupato un tavolo per cinque e così prendiamo posto mentre i camerieri iniziano a servire la cena che oltretutto, a parte la solita busta knorr iniziale a base di riso in brodo non si presenta niente male con un gustoso mega hamburger ricoperto da una sfiziosissima cascata di formaggio fuso. Ovviamente non può mancare il sintetico dolcetto finale pura imitazione dell’italianissimo tiramisù.

A Claudio viene consegnata la busta delle mance che abbiamo raccolto per lui e la consegna del bottino è accompagnata da meritatissimi applausi alla sua simpatia e alla sua disponibilità.

Dopo cena ci spostiamo in massa al baretto situato sul ponte più alto della motonave e da qui tra una chiacchiera e l’altra ci godiamo la lunga navigazione serale verso casa . Lungo il tragitto siamo angosciati alla vista di un bruttissimo incendio che sta devastando la costa albanese. La cosa brutta è che purtroppo nessun mezzo è impiegato per cercare di impedire che il fuoco distrugga tutto ciò che trova lungo il suo passaggio. La serata trascorre tranquilla e in piacevole compagnia, inizia lo scambio di indirizzi e mail e numeri di telefono , del resto in qualche modo bisogna pur far passare il tempo. Verso mezzanotte ci trasferiamo all’interno della Superfast dove è stata allestita una piccola discoteca. Dapprima prendiamo posto ai divanetti e ordiniamo qualcosa da bere, poi un po’ titubanti ci buttiamo in pista e tutti insieme balliamo al ritmo di una piacevole musica anni ’60 e ’70. In questo modo riusciamo anche ad attutire un poco il preannunciato dondolio della motonave . Al ballo alterniamo qualche passeggiata sul ponte, incuriositi dagli strani accampamenti dei numerosi personaggi alternativi che lo affollano . Manca poco alle due di notte quando decidiamo di rientrare definitivamente in cuccetta dove troviamo Antonella che dorme come un sasso con la faccia rivolta verso la potente lampada posizionata direttamente sopra alla sua faccia.

24 AGOSTO 2007, VENERDI’ Dopo la sveglia ci fiondiamo a fare colazione nella speranza di essere quasi arrivati ad Ancona ma ci rendiamo conto che la strada è ancora lunga. Iniziamo a pirlare a destra e a manca sulla nave, scattiamo le ultime foto di gruppo e ci scambiamo gli ultimi indirizzi. In realtà scopriamo che dovremo ancora farci un paio d’ore di navigazione in quanto lo sbarco ad Ancona è previsto per le 11 circa. Più ci avviciniamo alle coste italiane e più il tempo inizia a peggiorare. Cominciamo a rimpiangere un po’ le temperature africane dei giorni scorsi.

Finalmente si sbarca. Mentre attendiamo fiduciosi che il nostra autobus venga a sua volta fatto sbarcare , salutiamo con le lacrime agli occhi i compagni di viaggio di Arezzo e soprattutto quelli di Ancona con la promessa di rivederci quanto prima.

Ancora commossi lasciamo il caotico porto di Ancona a bordo del ns autobus e iniziamo a macinare della strada in quanto dobbiamo riportare a destinazione prima di tutto i fiorentini e a seguire ci beccheremo tutte le varie tappe della riviera romagnola. Dunque ci mettiamo il cuore in pace e finalmente nel primo pomeriggio Claudio ci concede una velocissima sosta idraulica e pausa pranzo. Terminate tutte le tappe e riportati a destinazione tutti i ns compagni di avventura ci ritroviamo ad avere l’autobus tutto per noi . Così ci piazziamo tutti e quattro in fila accanto a Claudio e la mitica Antonella allieta il nostro viaggio con una serie di barzellette una più divertente e spassosa dell’altra. Arriviamo a Piacenza esattamente all’ora di cena e Claudio propone di andare a mangiare qualcosa insieme. Così ci facciamo accompagnare direttamente a casa e qui succede un imprevisto che sarebbe stato meglio evitare ma a volte la stanchezza e la distrazione giocano brutti scherzi. Mentre Claudio fa manovra per entrare direttamente in cortile , l’autobus urta contro un paracarro e si ammacca la portiera di destra. Cavoli che sfiga, in cinque intensissimi giorni in Grecia mai successo niente nonostante le strade sconnesse , buie e strettissime. Il destino ha voluto che si andasse a incriccare proprio a San Nicolò. Vabbè, per fortuna nulla di grave , il tutto si risolve con qualche bestemmia dell’autista e ,dopo lo sfogo, finalmente una cena decente in una tipica trattoria con cucina piacentina : salumi misti con varie sfiziosità tutte fatte rigorosamente in casa come insalata russa, sottoli e sottaceti, frittatine e tortine salate. Poi tris di primi classici : tortelli con ricotta e spinaci, pisarei e fasò e panzarotti. Insomma una splendida serata a conclusione di una magnifica vacanza !!!



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