Andalusia – da Grandada alle spiagge di Cadice

Un girovagare fra città, colline e autopistas da Granada a Cadice con bimba di 21 mesi a seguito...
Scritto da: gisella
andalusia - da grandada alle spiagge di cadice
Partenza il: 12/03/2011
Ritorno il: 22/03/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
12 marzo 2011 – Andalusia… arriviamo

Sono da poco passate le 14 e io, Sergio e Ludovica, la nostra bimba di 21 mesi abbiamo parcheggiato la nostra auto a Orio al serio. Fra qualche ora si parte… Destinazione Andalusia. Il volo per Granada e le prime peripezie (il nostro karma ha sempre a che fare con condizioni di viaggio avverse) ci attendono.

Non ricordiamo, nonostante non è da molto che non viaggiamo con Ryanair, che sono così fiscali da misurarti minuziosamente le dimensioni delle valigie e da impedire l’imbarco di quei bagagli che superino di pochi etti il limite consentito. Partendo dal presupposto che non disponiamo attualmente di una bilancia a casa, già tremiamo nell’immaginarci quel che ci aspetta… Al fine di rendere i bagagli più leggeri, io indosso un paio di maglie che tolgo dalla valigia e Sergio fa lo stesso, rifugiandosi alla toilette dove abbandonerà anche i pantaloni che indossa, malconci peraltro. In tutto ciò Ludovica è colta da una strana eccitazione da partenza e non rende semplice il check in, anche se con il suo sorrisone ci permette di passare indenni gli ultimi controlli. Sudati, ci dirigiamo verso il nostro gate, ci imbarchiamo e dopo un paio d’ore atterriamo, in anticipo, a Granada.

Abbiamo prenotato le nostre prime due notti in un Bed & Breakfast scovato su internet che mi è parso davvero caratteristico e molto suggestivo. Si trova al confine fra il quartiere dell’Albaycin e il Sacro Monte. Il trasferimento dall’aeroporto al B&b è compreso nel prezzo. Antonio ci conduce in taxi verso il centro e ci fornisce una serie di informazioni e curiosità su Granada, che già ci appare come un piccolo gioiello. In 20 minuti circa arriviamo a destinazione.

Il Solar Montes Claro non tradisce le nostre aspettative. Il padrone di casa, anche lui Antonio, ci mostra la nostra camera mentre a noi tre sembra di respirare una surreale atmosfera marocchina. Ammiriamo ogni dettaglio dell’arredamento in perfetto stile moresco e rimaniamo incantati dal panorama mozzafiato che ci si presenta dal terrazzino della camera… Le case di un bianco candido che degradano giù nei vicoli, le luci della sera, l’Alhambra illuminata di un giallo – arancio poco distante… Il tutto amplificato dal profumo di incenso e spezie che avvolge la casa.

Sono circa le 21, i nostri stomaci brontolano e ci dirigiamo verso i locali che poco prima Antonio ci ha mostrato dall’auto. L’insegna “La fuente” ci sembra di buon auspicio. Entriamo e gustiamo la nostra prima cena andalusa a base di pollo fritto, davvero gustoso, patate e verdure. Ludovica riceve le sue prime caramelle dal cameriere e apprezza. Un’ora dopo siamo a letto, sfiniti.

13 marzo – Granadaaaa…

Già ieri sera, chiacchierando con Antonio, mi sono resa conto che aver prenotato la visita all’Alhambra per le nove del mattino forse è stata un’esagerazione. Sappiamo però che non bisogna sgarrare con l’orario, quindi consumiamo di corsa l’ottima colazione preparataci e ci dirigiamo a piedi verso l’Alhambra, alla cui visita dedichiamo la nostra mattinata. L’aria è frizzante e il sole tiepido; benediciamo il passeggino che ci permette di scarrozzare la nostra piccola su e giù per le scalinate e ci godiamo lo stile arabeggiante che sarà la costante di questo viaggio. Da quassù si può ammirare l’Albaycin in tutta la sua bellezza.

Verso l’ora di pranzo scendiamo a piedi verso Plaza Nueva, dove gustiamo quello che rimane nella top ten dei nostri migliori pranzi. Quello che da fuori sembra un anonimo take away (sponsorizzano con un cartello menù pizza, menù kebab e menù cous cous) si rivela un autentico locale in stile marocchino. Soffitto basso, tappeti dai toni caldi sovrapposti l’uno all’altro sul pavimento, cuscini sistemati su sgabelli e divani, drappi appesi alle pareti, luci soffuse e musica araba di sottofondo… Ludovica accenna passi di danza, mentre noi ci godiamo il nostro kebab e cous cous. Bellissimo.

Torniamo in camera per un meritato riposo e nel pomeriggio ripartiamo alla scoperta della città. Il centro storico di Granada è chiuso al traffico; possono circolare soltanto taxi e mezzi pubblici. Alcuni vicoli o strade caratteristiche sono completamente inaccessibili a qualsiasi mezzo di trasporto, come la suggestiva zona dell’Albaycin. Già queste considerazioni avrebbero dovuto farci desistere da qualsiasi giro turistico a bordo di un double bus. Eppure ci lasciamo tentare e spendiamo una cifra impensabile per un giro che si è svolto per lo più nella periferia di Granada, con il vento freddo che ci sferzava il viso e Ludovica che si addormentava su di noi. No comment.

Fortunatamente poco più tardi, sempre nei pressi di Plaza Nueva, abbiamo modo di sperimentare le famigerate tapas in un locale denominato La Bela e la Bestia, oltre a due piatti di Jamon serrano (il più buono gustato del nostro giro) e due cervezas ghiacciate.

Con circa 10 euro a testa puoi concederti una cena informale succulenta. E questa usanza delle tapas offerte per ogni consumazione ci piace, Tanto che ci facciamo prendere un po’ la mano e, barcollanti, torniamo a casa, ma solo dopo aver offerto un gelato alla nostra piccola.

Non fa particolarmente caldo…

14 marzo… direzione Alpujarras!

Tutte le guide decantano la bellezza di queste montagne, le Alpujarras, che si raggiungono da Granada in un paio d’ore. Ci raccontano di paesini bianchi caratteristici in stile berbero arroccati appunto sulle alture, ultime roccaforti della dominazione araba, in un contesto montano suggestivo… La mattinata trascorre con noi che, sulla nostra macchina presa a noleggio all’aeroporto di Granada, ci chiediamo dove sia il lato suggestivo di queste montagne che, a onor del vero, non sono niente male, ma niente di che se paragonate alle nostre Dolomiti o anche solo ai nostri Appennini… Davvero niente di che. Ci rendiamo conto che non vale la pena di fermarsi se non per un pranzo, che consumiamo in un ristorante a Bubion, uno dei paesini più rinomati, insieme a Pampaneira e Caipileira.

La nota positiva del pranzo, gustato accanto a un piacevole caminetto acceso, è che scopriamo che il famigerato gazpacho, che ci ostiniamo da giorni a chiedere, è un piatto freddo e quindi difficilmente proposto in questo periodo.

Fa piuttosto freddo, la strada è deserta e decidiamo di proseguire il nostro viaggio scendendo dall’altopiano e dirigendoci verso Carmona, che sarà la nostra base per visitare Siviglia.

Il viaggio dura alcune ore, ma la strada non è male. Ammiriamo il paesaggio intorno a noi e, all’improvviso il cielo limpido lascia spazio ai nuvoloni. Come d’incanto notiamo, sulla piana che attraversiamo… tantissimi fenicotteri!

Arriviamo a Carmona in serata, sotto una pioggia torrenziale. Ludovica piange e Sergio è colto da una strana ansia da prestazione, che quando lo coglie e meglio mettersi al riparo. Si ostina a voler trovare la sistemazione ideale per la nostra notte a Carmona e in quattro e quattr’otto ci troviamo con le nostre valige in un improbabilissimo hotel stile anni trenta, con bar popolato da loschi individui annesso e stanza angusta e dominata da un color verde salvia di piastrelle, copriletto e abat jour.

Non contento, ci offre una cena presso il ristorante cinese sottostante, dove l’involtino primavera emana odore di calzino e la cucina sembra chiusa ormai da anni.

Domani toccherà a noi donne riprendere in mano la situazione…

15 marzo – passeggiando per Carmona

Sono stati giorni molto intensi e decidiamo che una giornata di puro relax a gironzolare per Carmona non si stia poi così male. Entriamo nel centro storico dove, fra le mura del centro storico, in plaza San Fernando, notiamo la Posada san Fernando, segnalata dalla guida e che ci sembra un’ottima soluzione per le nostre prossime due notti. Da fuori è deliziosa, con i suoi terrazzini colmi di gerani rossi e le persiane color turchese, e dentro lo è ancor di più. Il rapporto qualità prezzo è ottimo.

Bighelloniamo tutta la giornata per la cittadina, raccogliendo informazioni all’ufficio turistico. Domani, infatti, è nostra intenzione visitare Siviglia in giornata da qui. Degno di nota il pranzo gustato al bar Goya, completato da un ottimo dolce di riso, latte e cannella, ma anche la cena meno sofisticata ma appetitosa provata nel locale proprio dalla parte opposta della strada.

Carmona non è turistica, ma è comunque un’autentica cittadina andalusa, con i suoi bar stracolmi di uomini anziani, il suo parchetto con le altalene e le panchine, il suo internet point con ogni più strampalato internauta (noi inclusi).

16 marzo – Siviglia

Ci svegliamo presto per raggiungere Siviglia di buon’ora e fermarci in una bella piazza soleggiata a fare colazione. Anche qui il centro della città è chiuso al traffico, pertanto lasciamo l’auto in un autosilo sotterraneo. Ci incamminiamo a piedi verso il centro, chiedendo ai passanti le indicazioni per raggiungerlo. Guardandomi intorno constato quanto già notato nei giorni scorsi: l’esercizio commerciale più presente per le strade di città e paesi è… la farmacia! E’ incredibile, in qualsiasi centro visitato se ne vedono un’enormità, anche più di una a distanza di poche centinaia di metri. Mi sono fatta l’idea che lo spagnolo si rechi molto facilmente in farmacia, anche perché più di una volta qualche passante, vedendo magari Ludovica piangere con le dita in bocca, ci ha segnalato la farmacia più vicina per acquistare qualche farmaco che lenisse il dolore. Poi, altra cosa: i negozi di articoli per bambini sono spaziali: le vetrine propongono infinità di vestitini molto graziosi e ricercati. I bimbi, soprattutto i bebè, sono vestiti come bambolotti e ho notato passeggini e accessori davvero all’ultima moda. L’età media delle mamme mi è sembrata piuttosto alta, un po’ come da noi. Insomma, più vicina ai 40 che non ai 20.

Nel centro di Siviglia, come noteremo anche a Cadice, ci sono, infine, tantissimi negozi di vestiti e articoli da sposa. Anche questa cosa mi ha colpito moltissimo. Salta davvero all’occhio il numero di questi negozi in proporzione agli altri.

Camminando per il centro, ci imbattiamo in una bancarella dove vendono incensi di ogni tipo e, rapiti dall’avvolgente profumo d’oriente, ne compriamo di diversi tipi. Gustiamo qualche dolce tipico sivigliano passeggiando e ci lasciamo anche ingolosire da un giro della città in calesse. Ma, constatandone il costo piuttosto elevato, desistiamo.

Ci dirigiamo verso il Barrio de Santa Cruz, ossia la vecchia Juderia, il ghetto ebraico. Bellissimo perdersi fra le viuzze e fermarsi nelle piazzette all’ombra degli alberi carichi di arance per riposarsi un po’. Gironzoliamo senza meta lanciando lo sguardo all’interno dei patii bellissimi e dalla vegetazione lussureggiante. In Andalusia spesso i portoni delle abitazioni sono lasciati aperti per lasciare ammirare le decorazioni in ceramica e la bellezza dei patii.

Ci fermiamo per il pranzo al ristorante La Cueva, a Santa Cruz. Sembra di stare in Marocco. Consumiamo il nostro pranzo in un patio meraviglioso, gustando una paella e anche… il famigerato gazpacho! Che, scopriamo non essere altro che un passato di verdure fra cui predomina il pomodoro, l’aglio e il cetriolo. Il tutto servito freddo. Non fa molto caldo e il gazpacho ci rimarrà un po’ indigesto. Però è stato bellissimo vedere Ludovica divorare la paella e ripetere in continuazione Gazpacho, gazpacho, gazpacho!

Non abbiamo approfondito molto la visita di Siviglia, anche perché adesso la bimba è stanca e quanto visto sino a ora è così bello da bastarci! Ci fermiamo in una piazza piena di giovani a bere una birra, che costa poco e disseta parecchio, visto il sole cocente.

Nel pomeriggio torniamo a Carmona, dove ci attende una bella siesta e una cena, piuttosto cara, in uno dei locali della piazza San Fernando. Il piatto di jamon serrano più caro del viaggio!

17 marzo – Cadice… bella scoperta

Lasciamo Carmona e ci fermiamo pochi chilometri più in là a far la spesa al Carrefour. Ci colpisce l’immensa zona dedicata ai salumi, dove campeggiano appese cosce di prosciutto crudo che meriitano una foto! Compriamo varie vaschette di prosciutto crudo e notiamo che ce n’è davvero un’infinità di tipi diversi. In genere il sapore è più intenso rispetto al nostro prosciutto crudo. Sicuramente è più stagionato.

Facciamo anche una scorta di pannolini per Ludovica e ripartiamo.

Siamo diretti a Cadice, ma non siamo del tutto convinti della nostra scelta… Ce l’hanno descritta come una città di mare senza mezzi termini… Insomma, il classico posto che o ami o detesti. Noi, devo dire,ne siamo rimasti affascinati.

Appena arrivati dall’autopista, rimaniamo un po’ spiazzati nel guardare il colore dell’acqua dell’oceano. Procediamo in macchina lungo i vialoni e i palazzoni ci lasciano un po’ titubanti. Ma, approdati nel centro storico, e dopo aver parcheggiato come sempre la macchina in un autosilo, ci dirigiamo all’ufficio turistico e Cadice comincia a piacerci!

Troviamo posto in un hotel tre stelle, las cortes de cadiz, che si trova in pieno centro storico, e con un ottimo rapporto qualità prezzo. Dopo esserci sistemati, cominciamo l’esplorazione…

Il centro storico è bello, ma non di quella bellezza che ti toglie il fiato. La bellezza di questa città è nascosta e la trovi inaspettatamente, all’angolo di una piazza o fra le bancarelle di fiori. Il lungomare è una semicurva lunga chilometri sull’oceano che rimane là sotto…

Girovaghiamo allegramente, dedicando anche un’occhiata alle vetrine, fino ad arrivare nella piazza della Cattedrale, che è davvero imponente. C’è un sole pazzesco e ci fermiamo a un tavolino della piazza a trangugiarci una bella sangria! Ludovica ci osserva ridere allegramente e un gelato alla fragola scatta anche per lei, che ammira un cagnetto seduto accanto a noi.

Questa sera vogliamo assistere a una serata di flamenco, quindi prenotiamo direttamente in hotel lo spettacolo in un locale vicino. Lo spettacolo inizia alle 21.30, ma arriviamo un’ora prima per cenare- La serata è davvero piacevole; mi colpisce l’impeto del flamenco, sia del cantato che del ballato. Certamente ormai ha assunto una connotazione turistica. Stento a credere che le ragazzine ballino flamenco in camera propria… Ma mi viene da immaginare la vera essenza di questo ballo una donna sfacciata e indomita che balla per strada, che incita le altre donne a ballare e che ammicca, ben conscia dell’arte della seduzione e della sua femminilità…

Come sempre, per la sezione musicale lascio la penna, anzi, la tastiera, a Sergio

Quando cominciammo a prendere in considerazione l’idea di andare in Andalusia ho pensato subito al Flamenco. In qualche modo ho cominciato a percepire la ritmica delle nacchere e di scarpe che colpiscono assi di legno. Tinte scure che si aprono di viola o rossi porpora e poi merletti , fazzolettini di raso e .. “ una cerveza per favor “ . Il Flamenco lo abbiamo incontrato per davvero a Cadice. Per carità tutta l’Andalusia è mamma di flamenco ma se sei in cerca di una certa “zigania” il posto giusto è Cadice. Cultura moresca , gitana e quartieri ebraici .. il flamenco non è musica per vincenti. Come il Blues c’è tutta una decantazione di sconfitte e girovagare .. il “rambler“ del Mississippi .. strane assonanze alle “ramblas“ . Pindarico ritorno sui miei passi ( sennò poi vi annoio .. ) e vi dico una sola ed unica cosa sul FLAMENCO. Durante l’esibizione di uno spettacolo di flamenco c’è sempre un momento dove si apre una porta .. dove qualcosa cambia . Un’energia , un’elettricità che sposta tutto. Gli zingari lo chiamano “deinde” : è la catarsi. L’interprete , musicista o ballerina che sia , entrano in una dimensione di grandissima comunicazione. Non c’è più intrattenimento ma tutto diventa messaggio e comunicazione. Identità fra musicista e musica e pure il pubblico lo percepisce perché tutto diventa unico e pure tu che osservi entri nella musica. Da brivido. Come il gran finale nei fuochi artificiali. Sapete cosa succede davvero in quel momento ? Succede che sei diventato la musica. Tutto il pubblico , musicisti e non , lo percepiscono . Questa è la magia della musica flamenco. Un grande interprete è il chitarrista Paco de Lucia. Consiglio a tutti i musicisti una visita in Andalusia . Cadice sta al Flamenco come New Orleans al Jazz.

18 marzo – Cadice e il pesce fritto

Ludovica ci sveglia presto nonostante si sia addormentata tardi ieri sera. Fuori dall’hotel Sergio fa amicizia con . ……. Un ragazzo dell’Aquila che vive a Cadice da qualche anno e che ci dà un sacco di dritte circa quello da vedere , soprattutto, i posti da evitare.

In prossimità del lungomare Sergio fa colazione con un bel piatto di calamari fritti, che gli vengono avvolti in un cartoccio, in modo da poterli mangiare per strada. Buonissimi!!!

Partiamo poi alla ricerca del mercato del pesce, di cui abbiamo letto sulla guida e che ci lascia davvero senza fiato. C’è davvero ogni specie di pesce, a volontà, su decine e decine di bancarelle infilate una accanto a all’altra in un mercato coperto grandissimo. La maggior parte dello spazio è occupata dalle bancarelle del pesce, anche se sul perimetro del mercato si vende anche frutta, verdura e salumi e insaccati. Se solo avessimo un posto dove cucinarlo faremmo incetta di kg di pesce,,, Sembra ottimo e anche i prezzi non sono male. Facciamo un mucchio di foto perché la scena è davvero pittoresca. In Plaza de Topete, oltre al mercato ci sono belle bancarelle di fiori.

Subito dopo andiamo alla Freideria La s Flores, una fritteria poco distante dove vendono pesce fritto in un cartoccio a peso. Buonissimo. Un misto di 250 grammi a circa 8 euro.

Facciamo una lunga passeggiata sul lungomare e individuiamo una piccola spiaggia dalla sabbia finissima, Playa de la Caleta, dove trascorreremo il pomeriggio.

La sera ci dirigiamo sempre verso il lungomare, dove questa mattina abbiamo acquistato i calamari e ci dedichiamo una spettacolare dorada al sal, un’orata cotta nel sale, che è strepitosa.

Cadice ci è piaciuta, ma ci rendiamo conto che è una di quelle città che o ami o odi. E’ a tratti improbabile, con le sue strade dello shopping e i vagabondi sul lungomare, le piazze dove scorrazzano i bimbi e i barrios poco raccomandabili e quasi decadenti… Ma è proprio quello che a noi è piaciuto.

19 marzo- festa del papà… Spanish caravan

Oggi ci aspetta un lungo viaggio, perché da Cadice vogliamo raggiungere Cordoba, ma evitando l’autostrada e quindi la via più veloce. Mi sono incaponita di passare per Ronda, che ricordo come un grazioso paesino in altura e che avevo visitato una quindicina di anni fa.

Ci dirigiamo verso l’entroterra, prendendo una strada che è una curva dietro l’altra ma che ci conduce in uno dei più bei tratti di colline boscose viste… Seguiamo la cartina tenendo Ronda come punto di riferimento, Dopo diverse ore di “arrampicata”, verso l’ora di pranzo, arriviamo alla famigerata Ronda. Che delusione!!! Me la ricordavo diversa… C’ero stata una quindicina d’anni fa e mi era sembrata un gioiellino collocato in alto su una gola di montagna. Oggi è una vera e propria cittadina turistica, zeppa di negozi, con la solita via dello shopping e bar e locali disseminati ogni due metri. La sensazione personale che provo è di aver sacrificato Sergio e Ludovica a una lunga mattinata di curve e caldo per arrivare in un posto di plastica. Pranziamo in un bar piuttosto anonimo e scappiamo.

L’unica nota positiva della deviazione di questa mattina è stata la bellezza di paesaggi visti. Scendendo da Ronda e sulla strada verso Cordoba ammiriamo distese di uliveti bellissimi, di terra rosso mattone e qualche capra qua e là. Bellissimo.

Quando arriviamo a Cordoba è pomeriggio ormai inoltrato, fa piuttosto caldo e siamo stanchi. Parcheggiamo in uno dei soliti parcheggi a pagamento, dove per circa 18 euro lasci l’auto per 24 ore. Ci dirigiamo verso il centro e subito notiamo che anche questa è una cittadina molto giovane. Ci sono un sacco di tavolini in strada e ragazzi che bevono birra e chiacchierano fra loro.

Arriviamo alla Mezquita e riusciamo a trovare una camera all’hotel Mezquita. E’ sabato e ci dicono che la notte del sabato il pernottamento costa di più. Infatti una tripla (l’unica camera rimasta, ci costa 90 euro).

Ci riposiamo un pochino e usciamo per la cena. Dopo tutte le fatiche della giornata, ci concediamo una cena coi fiocchi al Bandolero, ristorante bellissimo e con patio dall’altra parte della piazza. La cena è ottima e i camerieri gentilissimi. Ci regalano un litro di latte per la buonanotte di Ludovica!!!

20 marzo – Cordoba ( .. dove nasce il mito del cagnetto Papèl )

Siamo giunti quasi al termine del nostro giro. Ludovica è stata un’ottima compagna di viaggio- A Cordoba è nato il mito del cagnetto Papel, che ancora ci accompagna quasi tutte le sere. Quando Ludovica dà segni di stanchezza o frigna perché non vuole camminare, Sergio la incuriosisce raccontandole del cagnetto Papel, che è evidentemente frutto della sua immaginazione, ossia un piccolo cane spagnolo che si è perso e che bisogna trovare. Osservo questi due compagni di viaggio che si sporgono dai marciapiedi, che spiano nei patii delle case, che si guardano intorno alla ricerca, appunto del cagnetto Papel.

Le strade del centro di Cordoba sono chiuse al traffico e passeggiamo lentamente qua e là. Visitiamo la Mezquita, simbolo della maestosa civiltà islamica e quello che più mi colpisce è la luce che filtra all’interno, che avvolge la moschea di un velo misterioso. Mi fa effetto pensare che sto camminando sull’avvicendarsi dei secoli e degli eventi che hanno portato, a seconda delle dominazioni, una chiesa (perché la prima costruzione a sorgere qui fu una chiesa, la chiesa di San Vincenzo) ad essere acquistata da un califfo che la trasformò in un luogo di culto per la preghiera del venerdì e a essere poi ampliata per diventare una maestosa moschea. Quello che vediamo oggi è la versione definitiva della struttura araba con un’ultima modifica a opera dei cristiani: una cattedrale del XVI secolo costruita proprio al centro della moschea stessa. Ludovica corre con i suoi passi leggeri e io rifletto sul susseguirsi e mescolarsi di culture e religioni a cui lei si abituerò sicuramente con più naturalezza di noi.

Visitiamo anche la Sinagoga, di cui mi colpisce, per contro, l’alterità… Una costruzione semplice semplice… Essenziale. E poi ci dedichiamo alla nostra piccola. E’ una splendida giornata di sole e trascorriamo qualche ora al parco giochi.

A meno della metà del prezzo del pernottamento della notte scorsa (oggi è domenica) prenotiamo una camera doppia in un hotel dall’altra parte della piazza. Dove pernotteremo questa notte.

A Cordoba ho assaggiato un gazpacho strepitoso, che si differenzia da quello classico per i cubetti di jamon serrano e uova sode al suo interno. Per il resto, assaggiamo la coda di toro e altre tapas succulente.

La sera ci dedichiamo una cena in un ristorante argentino poco distante dalla piazza della Mezquita. Respiriamo aria di Argentina e fantastichiamo su un nuovo viaggio…

21 marzo – ritorno a Granada

Questa mattina torniamo a Granada. Abbiamo deciso di dedicarci un’ultima notte al Solar Montes Claro.

Parcheggiamo in un silos sotterraneo la nostra vettura e girovaghiamo sotto il piacevole tepore del sole andaluso. Cominciamo a realizzare che il nostro viaggio è giunto al termine e quindi cerchiamo di assaporare fino all’ultimo l’atmosfera di questa città che rimane la mia preferita del giro.

Trascorriamo tutta la giornata a passeggiare per l’Albaycin, che finalmente riusciamo a godere a pieno: stradine strette e bianche, negozietti minuscoli a destra e sinistra, profumo di incenso si respira ovunque, drappi colorati e lampade esposte fuori dai negozi… Ci dedichiamo un the in una delle tante teterie dove si respirano i profumi orientali dei narghilè mischiati a quelli delle infusioni. Torniamo a pranzare nel nostro preferito locale marocchino in Plaza Nueva. Acquistiamo nel bazar arabo che si trova nella zona accanto alla cattedrale qualche souvenir da portare in Italia: orecchini d’argento a prezzi stracciati, pacchettini di the aromatizzati, qualche foulard. Sembra davvero di essere in Marocco!

Torniamo a cena da La Bela e la Bestia, dove Ludovica canta e balla sotto lo sguardo divertito degli altri commensali! Il prosciutto crudo tagliato a fette piuttosto grosse è delizioso… Il più buono gustato in tutto il viaggio!

Per terminare bene la giornata, ci dedichiamo un bagno ristoratore nella vasca presente in camera e prepariamo la valigia… Domani si torna a casa…

22 marzo – come back home

La colazione da Antonio è sempre divina: frutta fresca e una deliziosa crema di pomodoro fresco da gustare sul pane tostato….

Il viaggio è finito, abbiamo già alleggerito i nostri bagagli lasciando (o dimenticando) qua e là qualche maglietta perché sappiamo che Ryanair è diventata fiscalissima con il peso dei bagagli. Eppure, arrivando in aeroporto, ci rendiamo conto che le valige sono ancora troppo pesanti!!!

A Sergio tocca lasciare ancora degli indumenti a terra perché il peso delle nostre borse è eccessivo…. Cerchiamo di metterci addosso il maggior numero di indumenti possibili, eppure il giubbotto di Sergio deve rimanere in terra Andalusa!!!

Che risate… Stiamo mettendo piede sull’aereo e dobbiamo ammettere che è stato uno splendido viaggio. Il nostro viaggio di nozze… in tre.



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