Giordania fai da te

Giordania fai da te...si può!
Scritto da: kaccio77
giordania fai da te
Partenza il: 28/08/2011
Ritorno il: 04/09/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Giordania fai da te….si può!

Siamo Laura, Erika, Michele ed Enrico e siamo appena tornati da una settimana nella favolosa Giordania, affascinati dallo splendore dei posti e dal calore delle persone che abbiamo incontrato.

Il volo è stato prenotato in Internet con la Austrian Airlines, 335 euro a persona, partenza da Venezia alle 7 circa, scalo a Vienna e arrivo ad Amman alle 14.50. Orario ottimo anche al ritorno, in quanto il volo parte da Amman alle 16 circa e si riesce a sfruttare anche l’ultima giornata. Tutti gli hotel sono stati prenotati dall’Italia in quanto Sabbah ci aveva detto che visto il periodo di alta stagione avremmo avuto difficoltà a trovare posto in alcuni luoghi.

All’arrivo incontriamo Sabbah, il driver che ci accompagnerà durante il nostro viaggio, contattato dopo aver trovato delle ottime recensioni su di lui nel sito di “Turisti per caso”.

Prima tappa: Mar Morto. Scendiamo fino a 400 m sotto il livello del mare, 40°C e un paesaggio lunare; gli unici hotel in questa zona sono tutti di lusso e per una volta ci concediamo un alloggio a 5 stelle, l’Holiday Inn Resort (100 JD per camera doppia senza colazione), dotato di piscine contornate da palme, SPA e accesso al mare. Tuffarsi nelle caldissime acque di questo mare è un’esperienza unica, annegare è praticamente impossibile perché non si riesce proprio ad andare a fondo; l’unica cosa a cui bisogna fare attenzione è che gli schizzi d’acqua non vadano negli occhi o in ferite aperte, perché il bruciore è terribile! Oltre a galleggiare in pieno relax, ci cospargiamo da testa a piedi di fanghi nella speranza di uscirne rigenerati. La sera, dopo aver provato anche la SPA, andiamo a cena in un ristorante (Chilly Away) lungo la strada, forse l’unico ed assaporiamo per la prima volta la cucina giordana, a base di carne, riso e legumi (15 JD a testa).

Il secondo giorno, dopo una mattinata di svago nelle acque salate del Mar Morto e una battaglia a palle di fango, si parte verso sud. Lungo il tragitto il buon Sabbah fa delle soste per farci vedere le incrostazioni di sale sulle coste rocciose, la biblica statua di roccia (anche se ce l’aspettavamo di sale) della moglie di Lot e tanti panorami. A Wadi Mujib, con un caldo africano e un sole che spacca le pietre, partiamo armati di giubbotto salvagente e sacchetti dell’immondizia per proteggere la macchina fotografica, per esplorare il canyon (16 JD a testa) percorso da un ruscello che in alcuni tratti si fa impetuoso, in altri placido, in altri ancora terrificante…soprattutto quando si tratta di risalire le rocce aggrappandosi a delle funi, mentre l’acqua ti trascina da una parte e dall’altra. Arrivati alla fine del percorso, dopo un’ora circa di camminata, aiutati da un ragazzo che si è definito “il guardiano delle acque” e che ci ha fatto da angelo custode silente (non sapeva una parola di inglese) per tutto il tragitto, abbiamo recuperato le forze sotto il getto di una grande cascata per poi riprendere il cammino a ritroso. Fantastico! Se lo fate, partite direttamente in costume e scarpe da ginnastica.

Tappa successiva: Dana, piccolissimo villaggio in pietra quasi disabitato, risalente al XV secolo e praticamente in rovina, nel centro dell’omonima riserva naturale nei pressi del Wadi Araba e a 1500 m sul livello del mare..il che significa: finalmente un po’ di aria fresca!

Alloggiamo al Dana Tower Hotel (15 JD a testa per cena, camera e colazione), un’esperienza unica! Come dice il cartello, enter as a guest, leave as a friend. L’hotel si trova in un edificio in pietra, un dedalo di camerette, ponticelli e terrazze con tappeti e cuscini colorati, dove si beve il tè, si assaggiano le specialità giordane e si fuma la shisha, si balla e si canta per festeggiare la fine del Ramadan e la notte si ammirano le stelle.

L’indomani facciamo una breve passeggiata fino alle sorgenti, tra alberi di pistacchio e melograno…e purtroppo molta sporcizia a terra; le sorgenti non offrono nulla di particolare ma da lì si può godere di un bel panorama sul paese. Il viaggio continua alla volta di Wadi Musa, dove alloggiamo al Rocky Mountain Hotel (11 JD a testa per camera e colazione), alloggio abbastanza spartano gestito da una donna neozelandese e da un beduino. Posate le valigie si parte alla scoperta di Piccola Petra, conosciuta come Siq al-Barid: è davvero impressionante vedere le pareti delle montagne scavate per dare forma a templi, case e tombe. Nei pressi c’è l’insediamento neolitico di al-Beidha, ma assolutamente meno interessante della vicina Piccola Petra. La sera si va a cena al ristorante Silk Road consigliato da Sabbah, dove ci preparano un buonissimo hummus (del quale Laura si è innamorata) e la famosa maqluba a base di patate, riso, carne e melanzane (15 JD a testa).

Il quarto giorno ci svegliamo all’alba per ammirare le montagne di Petra illuminate dai raggi del sole che sorge, ma sinceramente ha fatto meglio Michele a rimanere a letto! Alle 7.30 siamo davanti al ticket office pronti per entrare a visitare una delle sette meraviglie del mondo (55 JD a testa per il biglietto di due giorni). Purtroppo (per l’economia giordana) l’afflusso di turisti non è tanto elevato in quanto è molto sentita la preoccupazione per la situazione in Siria, ma questo gioca a nostro favore in quanto riusciamo a goderci al meglio tutte le bellezze di questa terra. Carichi di acqua (Sabbah ogni giorno ce la fa trovare fresca in un frigo in auto) e protezione solare, ci addentriamo nel siq dalle altissime pareti di roccia che quasi si baciano tra loro, svelando solo alla fine la magnificenza del tesoro. Dalla strada delle facciate intraprendiamo la salita verso la collina del sacrificio dove ad attenderci c’è un magnifico panorama sulle tombe imperiali. Percorrendo la valle delle farfalle, tra rocce rosse che sfumano nell’arancio e resti di un’antica civiltà che ha scavato la montagna per farne delle tombe, utilizzando invece delle semplici tende come case, arriviamo all’estremità opposta di Petra, da dove ricomincia la via per il ritorno. Siamo stremati ma resistiamo alla tentazione di salire su uno dei tanti muli guidati dai beduini e con non poca fatica, dopo aver visitato le tombe imperiali (non siamo riusciti a trovare quella di Sesto Fiorentino) e l’anfiteatro, usciamo da questa città incantata…e ci prendiamo uno squisito gelato al bar dell’hotel Movenpick. Ceniamo in un tipico “ristorante” che prepara pollo allo spiedo e spiedini di kebab, frequentato solo da autoctoni e da gatti che aspettano qualche pezzettino di carne e rimaniamo davvero molto soddisfatti della nostra cena (32 JD per 5 persone).

La sera alle 20.30, quando ormai è scesa la notte su Petra, siamo i primi in fila ai cancelli per la visione notturna di questo posto magico, immerso nel silenzio e illuminato da 1300 candele (12 JD a persona). Entrando per primi abbiamo l’onore di fare tutto il percorso accanto alla guida, un beduino sui 50 anni che è nato e cresciuto in una delle grotte di Petra e che ora accompagna i gruppi di turisti facendoli sedere davanti al tesoro, sotto un fantastico cielo stellato, col suono del flauto in sottofondo.

L’indomani Sabbah ci fa entrare dall’ingresso secondario di Petra, quello da cui entrano i beduini; con tale escamotage riusciamo ad essere i primi a salire gli 800 scalini che conducono al monastero: vederlo nella sua maestosità senza altri turisti intorno non ha prezzo! Verso le 12.30 partiamo alla volta del Wadi Rum e durante una delle varie tappe panoramiche, Sabbah fa uscire dal cofano del pane, hummus e falafel, che mangiamo golosamente in un parcheggio in mezzo al deserto. Giunti nella riserva del Wadi Rum, ci attende Mohammed con un 4×4 un po’ arrugginito che ci scarrozza per 4 ore su e giù per le sabbie rosse, gialle e bianche del deserto. Splendidi la roccia a forma di fungo, le dune e il ponte di roccia di Umm Fruth, sul quale con un po’ di panico e con l’aiuto di Mohammed siamo anche saliti. Ammiriamo il sole che tramonta tra le rocce e i sette pilastri della saggezza illuminati dal primo chiarore della luna, prima di arrivare al campo beduino dove ceneremo attorno al grande fuoco per il barbecue e passeremo la notte in una tenda del Hillawi Camp (molto confortevole, addirittura col bagno; peccato che la sera abbiano rovinato l’atmosfera del posto con musica da discoteca fino a mezzanotte; 45JD a testa per safari, cena e pernottamento).

Il sesto giorno ci svegliamo all’alba per ammirare il sole che sorge oltre le rocce e dopo un’ottima colazione a base di yogurt, marmellata di fichi e tè ci dirigiamo verso Aqaba. Abbiamo scelto un hotel (Arab Divers Village, 20JD a testa per pernottamento e colazione, davvero bello e pulito) ad una decina di km a sud del centro, dove la barriera corallina è più bella, in prossimità della spiaggia pubblica. Essendo venerdì, alla fine dei 3 giorni di festa dopo il Ramadan e prima dell’inizio della scuola, tutta la Giordania si è riversata su Aqaba e in spiaggia e sui marciapiedi ci sono accampamenti di persone che hanno trascorso là la notte. Sabbah si rifiuta di portarci alla spiaggia pubblica e ci accompagna al Royal Diving Club (15 JD a persona), spiaggia di un hotel di lusso con accesso alla barriera da un pontile. Belli i coralli e i pesci, sicuramente non all’altezza di Sharm, ma merita…non meritano invece i sacchetti di plastica che galleggiano a riva, le coppiette che camminano sui coralli quando emergono per la bassa marea e i ragazzacci che si divertono a torturare una stella marina. Abbiamo provato a far capire loro che certi comportamenti sono sbagliati, ma abbiamo sortito solo l’effetto opposto. La sera passeggiata e cena ad Aqaba: la città è moderna e caotica, niente di speciale; il ristorantino dove ci rechiamo a mangiare il pesce è davvero fantastico però; frequentato solamente da autoctoni, presenta un bancone con una vasta selezione di pesce tra cui scegliere per poi farlo cucinare a proprio gusto (40 JD in 5, senza riuscire a finire quello che avevamo ordinato).

Il settimo giorno si avvicina la fine della vacanza: si ritorna verso Amman, per la Desert Road prima e per la King’s Road poi, con sosta al bellissimo castello di Karak e nella parte alta del Wadi Mujib, che avevamo visto il secondo giorno dall’altro lato. Panorama sul Wadi Mujib davvero meritevole! Sosta a Madaba per la visita del mosaico nella chiesa di S. Giorgio (1 JD): carino ma non imperdibile. Ci dirigiamo verso il monte Nebo, dove c’è il santuario di Mosè e dal quale si gode di un bel panorama sul mar Morto, ma, considerando che lo stesso panorama si vede anche dalla strada (nel pomeriggio si alza un po’ di foschia), decidiamo di by-passare la visita. Ad Amman facciamo un breve giro panoramico in auto, ma anche questa città non offre molto da vedere; nemmeno l’anfiteatro romano, incastonato tra case grigie, ci entusiasma. Sosta all’Hotel per una rinfrescata (Arab Tower Hotel, 14 JD a testa per camera e colazione, ma lo sconsiglio: non siamo riusciti a fare una doccia decente, l’aria condizionata non funzionava, la camera puzzava e al momento della colazione erano ancora tutti a dormire) e si riparte per una passeggiata in cerca degli ultimi souvenir. Ad aspettarci in una gelateria ci sono la moglie e la figlia di Sabbah e prendiamo assieme un gelato (fantastico) scambiandoci qualche parola; consumiamo la cena in un ristorantino sulla strada (Hashem restaurant), dove mangiamo pane, hummus e falafel con le mani, su un tavolo di plastica in mezzo al marciapiede….ma sono davvero buoni (6 JD per 5 persone). E per la serie, dulcis in fundo, Sabbah ci fa assaggiare il tipico dolce kunafa a base di formaggio e scaglie di pasta nella pasticceria Habibah dove c’è una coda davvero lunga per prendere i dolci.

Ottavo e ultimo giorno: sveglia all’alba e visita dei castelli del deserto. Il castello di Qasr Kharana, solitario nel deserto, è abbastanza suggestivo, soprattutto perché non c’è assolutamente nessuno oltre a noi. Peccato che il panorama circostante sia rovinato da tralicci della corrente e una centrale. Il secondo castello, Qasr al-Azraq, non è altro che un cumulo di ruderi in pietra nera situato dove una volta c’era un’oasi di cui ora non rimane nulla, sulla strada che conduce all’Arabia Saudita e all’Iraq. Qui facciamo davvero gli ultimi acquisti: datteri, anacardi, pistacchi e tè. Ultimissima tappa giordana: il castello di Amra: un gioiellino nel deserto, conserva ancora affreschi risparmiati dal tempo e dalla distruzione per mano dei musulmani che non accettano rappresentazioni di figure umane, nè tantomeno, scene con donne senza veli. Probabilmente adibito a SPA del VIII secolo, ristrutturato di recente, è possibile capire quale fosse il percorso dell’acqua dal pozzo al tepidarium ed al calidarium. Ad attenderci in auto ci sono i dolcetti e le pizzette che la moglie di Sabbah ha preparato per noi; la dolcezza di questo popolo ci accompagna fino alla fine! Un ringraziamento speciale a Sabbah che è stato un driver eccezionale, una guida molto preparata e un compagno di viaggio davvero premuroso!



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