Il Giappone raccontato con gli occhi di due “gaijin” di stranieri per caso

Un caldo ed entusiasmante viaggio tra Tokyo, Kamakura, Himeji, Hiroshima, Miyajima, Kyoto, Nara
Scritto da: renatoglo
il giappone raccontato con gli occhi di due gaijin di stranieri per caso
Partenza il: 14/08/2011
Ritorno il: 28/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Protagonisti di questo splendido viaggio io (Renato) e la mia fidanzata (Lisa), per esigenze di ferie a lavoro abbiamo dovuto scegliere il periodo di agosto, dal 14 al 28.

Il volo aereo per il Giappone lo abbiamo prenotato verso la fine del 2010, quindi prima dell’evento tsunami e dei danni di Fukushima. Dopo mille riflessioni, timori, disinformazioni, ricerche su internet, lettura di blog, video e contatti di italiani in Giappone, analisi dei dati diffusi sui siti ufficiali del governo nipponico, indicazioni del nostro Ministero degli Esteri … abbiamo deciso di partire.

Per prepararci abbiamo comprato varie guide sul Giappone, abbiamo letto le esperienze di altri viaggiatori e alcuni blog per farci un’idea di come impiegare il tempo a disposizione. Io consiglio di pianificare le principali tappe. Ecco le nostre letture: la guida Giappone di Lonely Planet, la guida Giappone della Mondadori, la guida Tokyo del Touring Club Italiano, i viaggi recensiti su www.turistipercaso.it, la guida di viaggio di alitalia.com, le riviste in inglese Time Out Tokyo e Metropolis scaricabili anche in formato .pdf e il sito di Marco Togni (www.marcotogni.it). Alla fine noi abbiamo scelto di fermarci 5 notti a Tokyo, 2 a Hiroshima e 7 a Kyoto, prevendendo anche le visite turistiche fuori porta. Quindi dopo un’ampia ricerca su internet abbiamo prenotato gli hotel e abbiamo acquistato il Japan Rail pass.

Il JR pass lo consiglio vivamente. E’ un abbonamento valido solo per gli stranieri o per i giapponesi non residenti in Giappone e ha una validità per 7, 14 o 21 gg dal momento nel quale lo si attiva. Si può comprare il voucher solamente presso le agenzie autorizzate dalla JR. Noi lo abbiamo preso per 14 gg presso la H.I.S. (www.his-italy.com), €.406,00 + diritti di agenzia e spedizione. Quando ti rechi presso un ufficio JR di una qualsiasi stazione JR puoi cambiare il voucher con il pass JR che dovrai mostrare ad ogni varco di transito e di uscita dalle stazioni JR. Ricorda che la ricevuta del voucher non ha alcuna validità in caso di smarrimento del pass ! La JR con sei compagnie è il maggiore gruppo ferroviario giapponese e ha una rete che copre dall’Hokkaido al Kyushu, è la compagnia ferroviaria più sicura al mondo e nelle tratte più lunghe puoi utilizzare gli Shinkasen i velocissimi “bullet train”. Con il JR pass puoi prenotare i posti a sedere nei vagoni riservati (ove possibile, cerca un cartello JR verde con l’immagine di una persona seduta su una poltrona), puoi prendere il treno da Narita Airport a Tokyo e da Kyoto a Osaka Airport, puoi anche utilizzare gratuitamente la linea Yamanote di Tokyo (un treno che copre una circonferenza esterna della città e che si incrocia in alcuni punti con la Metropolitana) e il tragheto JR da Hiroshima a Miyajima. Il tutto senza alcun limite di utlizzo. I treni, come del resto la metropolitana, i tram e i bus sono puntuali al minuto, meglio arrivare sempre qualche minuto prima per cercare track di partenza e vagone. Non ti affannare se arrivi in ritardo, i trasporti hanno una capillare distribuzione di orari… tra 15 minuti ne partirà un altro… Ricorda che treni e metropolitana hanno segnato per terra i punti in cui si fermerà il tuo vagone con il numero di riferimento e da dove parte la fila che i giapponesi rispettano in maniera ordinata dopo avere permesso il deflusso in uscita degli altri viaggiatori. I vagoni sono pulitissimi, comodissimi, hanno dei monitor sia in giapponese che inglese che ti informano su tutto ciò che succede durante il viaggio, hanno degli spazi riservati ai fumatori (www.japanrailpass.net/).

Per quanto riguarda gli hotel abbiamo scelto quelli in stile occidentale piuttosto che i tradizionali Ryokan e per evitare sorprese abbiamo puntato su strutture di alto livello economizzando sui pasti dove c’è maggiore flessibilità e possibilità di scelta: Keio Plaza Hotel a Tokyo (una mega struttura in un grattacielo di fronte il municipio di Tokyo, con 1450 stanze, una decina tra ristoranti e bar, piscina, fitness center con palestra (piccola per la struttura), una reception che sembra il desk di un aeroporto, a pochi minuti dalla stazione metropolitana e JR di Shinjuku, stanze enormi e iperaccessioriate con una vista mozzafiato sulla città, noi eravamo al 38° piano su 47, veramente bello, riesce a essere riservato anche nella sua immensità), Ana Crowne Plaza a Hiroshima (posizione strategica al centro di tutto ! a due passi da parco con l’A Bomb Dome e dal museo della pace, svariati ristoranti e bar, le stanze non sono un granché, con piscina e palestra, paghi sicuramente la posizione), l’Hyatt Recency a Kyoto (splendido hotel tra due templi e di fronte il museo di Kyoto, 145 stanze, in stile moderno con un tocco razionale giapponese, svariati bar e ristoranti, tra i quali il migliore italiano di Kyoto, un fitness center con una palestra gratuita attrezzatissima, un servizio eccellente, la fermata del bus è davanti l’hotel e si trova a 10 minuti di bus/taxi dalla stazione centrale e dal centro città/Gion), infine svenandoci abbiamo chiuso il nostro viaggio con due notti al Mume di Kyoto uno splendido hotel boutique di 7 stanze (tutte arredate diversamente con un mix di antiquariato e hi-teck) con una posizione eccezionale (al centro di Gion su uno dei fiumi della zona) e un personale di una cordialità e servizio strabordante.

Per quanto riguarda gli spostamenti consigliamo gli abbonamenti giornalieri della metropolitana di Tokyo, di pagare le singole corse di tram (street car) e bus di Hiroshima e l’abbonamento giornaliero dei bus di Kyoto.

Prima di descrivervi il nostro viaggio, faccio delle considerazioni sul Giappone che sicuramente vi colpiranno appena vi immergerete in questo Paese:

– I giapponesi sono un popolo riservato, ma estremamente cordiale, educato, rispettoso delle regole sociali e ospitale. La sensazione percepita è di grande sicurezza in ogni parte che abbiamo visitato

– L’inglese è poco diffuso ma tutti tentano di farsi capire e tentano di aiutarti (abbiamo comprato un frasario Lonely Planet mai utilizzato)

– Ogni angolo del Giappone è pulito ed è tenuto pulito (anche se ci sono pochissimi cestini!!)

– E’ un popolo che ama la tecnologia, ma è vietato utilizzare il cellulare in metropolitana, al ristorante, sul bus, in treno, non si vedono persone che parlano al cellulare per strada o nei negozi… di converso tantissime persone giocano con i cellulari e con le Psp…

– In molte città o distretti è vietato fumare per strada, ci sono dei corner dedicati… non potete immaginare cosa significa camminare per strada e non vedere per terra mozziconi o gomme da masticare! Alcuni ristoranti e bar hanno l’area riservata ai fumatori in altri si fuma liberamente…

– In Giappone ci sono i bagni giapponesi simili alle nostre turche e i western style, con dei modelli avanzati che includono il vaso con la tavoletta riscaldata, lo spray d’acqua per bidet, il deodorante e l’aria calda

– La presenza in strada di distributori automatici di bevande è imbarazzante, almeno uno ogni 15/30 metri…

– Il Giappone è per tutte le tasche anche se il cambio non è favorevole, il valore delle cose è simile all’Italia ma ci si può districare tra mille proposte per mangiare, bere, dormire. In ogni caso per comprare qualcosa da bere, mangiare, bagno, cura del corpo ecc. ci sono aperti h.24 le catene Lawson, Family Mart, 7 Eleven, sunKus, ecc… se cercate qualcosa di simile ai Ns bar la soluzione migliore sono le catene: Strabucks, Doutor, Excelsior cafè …

– In quasi tutti i negozi hanno accettato la mia American Express o Visa, anche per comprare una bottiglietta d’acqua… quindi la paventata difficoltà con le carte di credito non l’ho registrata, per prelevare c’è qualche difficoltà con i circuiti giapponesi, quindi anche se vedete la Vostra carta riportata nei loghi degli Atm (bancomat) vengono accettate le carte emesse in Giappone. Comunque gli Atm di City Bank e che trovate nei 7 Eleven (!) funzionano regolarmente e noi abbiano prelevato senza problemi partendo dall’Italia con pochi yen e utilizzando per quasi tutto il viaggio le carte di credito (dove erano accettate…)

– La puntualità di bus, treni, tram è imbarazzante. Questo perfetto e capillare sistema di trasporti è sicuramente agevolato dall’ordine delle persone e dal rispetto dei i tempi per entrare, pagare e uscire dai mezzi…

– Se avete dei tatuaggi avrete una brutta sorpresa… avrete difficoltà ad entrare nelle piscine, negli onsen e nei sento… nell’immaginario collettivo il Giappone è la terra dei tatuaggi, dalle svariate tecniche e da scuole di tatuatori famose nel mondo… ma in Giappone dato che gli Yakuza (Ndr. mafia giapponese) sono tatuati per regola sociale è vietato l’accesso in alcuni luoghi pubblici non distinguendo tra giapponesi e stranieri… io a Kyoto sono riuscito comunque a trovare delle soluzioni… mi è stato riferito che a Osaka e Kobe, dove sembra che la Yakuza sia più forte, questa regola è più flessibile…

– Svariati accenti o pronunce che utilizziamo in Italia per le parole di comune conoscenza hanno delle flessioni diverse, es. Osàka, tempùra, Hiròshima, Shinjukù, G(h)ion, onig(h)iri…

– Se soffrite il caldo evitate il mese di agosto, il giappone sembra una patata bollita… temperature che toccano i 30/35 gradi con soglie percepite che toccano anche i 45° e una percentuale di umidità altissima. Inoltre, nei periodi estivi dall’alba al tramonto in ogni zona di verde sarete accompagnati da un cicalio assordante e continuo di cicale grandi quanto due dita della mano… e ve lo dice un siciliano abituato alle cicale nostrane…

– I giapponesi non sembrano amare l’abbronzatura, moltissime donne camminano per strada con gli ombrelli…

– La maggior parte dei ristoranti chiude prestissimo (secondo i canoni italiani), alcuni chiudono alle 20:30 altri prendono il last order tra le 22:00 e le 22:30. Le izakaya (birrerie giapponesi) hanno orari più flessibili. I concerti e alcuni spettacoli inziano nel pomeriggio (es. 18:30)

– Quando attraversate le strade, cercate una fermata di bus o volete prendere un taxi, ricordatevi che il senso di marcia è inverso al nostro con la guida a destra…

– Iin Giappone i piani degli edifici non prevedono il piano terra ma partono dal 1st floor, e ricordate che le strade non hanno numeri!

– I giapponesi sono maniaci nel disporre alimenti, articoli, cose… e presentano il tutto con scatole eleganti e colorate e con incarti che sembrano degli origami…

Fatte queste considerazioni, e con queste condizioni a contorno, vi descrivo il nostro percorso:

Domenica 14 agosto

Partenza con Alitalia da Catania a Tokyo via Milano Malpensa (9:40 > 9:25 del 15 agosto), tutto ok!

lunedi 15 agosto

Arrivo a Tokyo Narita. Il sistema aeroportuale è veloce nel consegnare le valige e nel controllo passaporti. Abbiamo cercato e trovato facilmente l’ufficio JR e abbiamo attivato il nostro JR pass. L’impatto con i caratteri giapponesi è forte, fortunatamente la maggior parte delle indicazioni e dei messaggi degli speaker di aeroporti, metro, bus, tram è anche in inglese (se non conoscete almeno scolasticamente l’inglese avrete qualche problema…)

Prendiamo il treno JR express (Nex) che da Narita ci porta alla stazione di Shinjuku la più grande stazione del mondo… un vero delirio! migliaia di persone, svariati ingressi, uscite, cartelli luminosi, suoni, colori, bar, negozi, centri commerciali… nei giorni a seguire diventerà tutto più semplice, ma in tutti i miei viaggi non avevo mai visto una cosa del genere… ci siamo fermati e con molta calma abbiamo seguito i vari cartelli luminosi che ci hanno condotto all’uscita verso il centro direzionale con grattacieli e municipio… il nostro albergo è a 30 metri dall’uscita della metro… il problema è uscire da questo groviglio… con un ingresso che è una galleria di svariate centinaia di metri… Arriviamo all’ingresso est dell’albergo Keio Plaza Hotel con un’afa soffocante, facciamo il check in, entriamo in stanza, guardiamo lo skyline della città dall’ampia vetrata del nostro 38° piano, normalmente nei nostri viaggi amiamo immergerci nella vera essenza della cultura che stiamo visitando cogliendone vari aspetti, pertanto, ci diamo una rinfrescata e via per il primo giro in città… La nostra zona è a ovest di Shinjuku, la zona più moderna di Tokyo, con centri direzionali e alberghi ipermoderni e con la part est di Shinjuku votata al divertimento notturno. Con un caldo bestiale iniziamo a piedi la nostra visita alla parte ovest di Shinjuku e a seguire la parte est. Siamo colpiti dall’altezza dei grattacieli che ci circondano e da un sistema viario poco lineare… passeggiamo per Studio Alta, Yasukuni dori, per Shinjuku dori, tra vari centri commerciali… ritorniamo in albergo… usciamo nuovamente di sera facendo un giro per Kabukicho, un mix di localini con hostess, ristoranti, sale gioco, love hotel, negozietti di cianfrusaglie, il tutto tra luci, insegne colorate e mega schermi… ceniamo con tempura al ristorante tradizionale (consigliato da Lonely Planet) Tsunahachi, dal caratteristico noren all’ingresso (la tendina-insegna in stoffa). Ottimo locale nel rapporto qualità prezzo (chiude alla 22) con lunga tavolata sulla cucina tradizionale. Il cuoco frigge davanti a te e ti mette la tua razione direttamente nel tuo vassoio, dove abbiamo trovato oltre al consueto riso e ai sottaceti anche un ottimo brodo d miso. In un menù in inglese sono spiegati e raffigurati gli ingredienti e come mangiare la tempura. Terminiamo la prima sera con un gelato degli italiani Grom. A fine giornata abbiamo totalizzato almeno due litri di liquidi a testa…

Martedi 16 agosto

Oggi è la giornata di Ginza, il cuore di Tokyo. Nell’area di Chuo Ku abbiamo visitato il Sony Building con tutte le ultime novità tecnologiche, la famosa cartoleria Ito-Ya, il Cafè Doutor che fa ad angolo di uno degli incroci più famosi di Tokyo l’Yon Chome tra Harumi dori e Chuo dori… in Chuo dori ci sono i negozi delle griffe più famose del mondo… farsi un giro nei piani di Aber Crombie & F (da buon italiano…) ti fa proietta sulla 5th avenue di NY tranne che il modello all’ingresso a petto nudo è un giapponesone e il personale come al solito scelto da questo brand per avvenenza ha gli occhi a mandorla… Dopo un ottimo shopping visivo ci siamo diretti con la metro al tempio buddista Senso-Ji, a mio avviso l’unica cosa storica che abbia veramente senso di vedere a Tokyo comparando le altre bellezze storiche che abbiamo visitato nel nostro viaggio. Per arrivare al tempio, bisogna varcare la porta del tuono “Kamarikon”, poi percorrere la stradina Nakamise dori caratteristica per bancarelle di dolciumi e souvenir, varcare la porta Hozo-mon e giungere alla struttura principale con la statua della dea Kannon. Nelle stradine attorno al tempio potete fare dei buoni acquisti per souvenir non banali. Non contenti sempre con la metro ci siamo spostati al parco di Ueno dove abbiamo passeggiato e visto dall’esterno il santuario Tosho-gu e la pagoda del XVII secolo (alle 17 normalmente tutti i templi e i santuari chiudono alle visite). Con un rumore assordante di cicale e una canicola ci siamo spostati al laghetto Shinobazu interamente coperto di piante di loto. Ritornati con la metro a Shinjuku station (dove abbiamo prenotato i posti per il treno per Kamakura) abbiamo cenato velocemente in un Doutor e siamo andati a riposare per prepararci al pronto risveglio dell’indomani.

Mercoledi 17 agosto

Questa giornata l’abbiamo dedicata a visitare Kamakura, città di mare e collina a sud di Tokyo a circa un’ora di treno, capitale del Giappone dal 1185 al 1333, meta culturale per storia e la quantità di templi buddisti e scintoisti. Con la metro da Shinjuku ci siamo diretti alla stazione centrale di Tokyo dove abbiamo preso la linea JR Yokosuka e siamo scesi alla stazione di Kita Kamakura. Da qui abbiamo iniziato il nostro percorso fermandoci al Tempio Engagku ji, tipica struttura razionale ed essnziale di tempio zen che si sviluppa su una linea retta: la porta principale Sanmon costruita in legno senza chiodi, a seguire il Butsuden, la sala del Buddha, attorno si sviluppano strutture ausiliarie, dimore, giardini, la campana del tempio… sempre a piedi ci siamo trasferiti nel tempio Kencho-ji, il più antico monastero zen del Giappone, con la statua del bosatsu (Buddha) Kencho ji e un incantevole giardino con laghetto che ha la forma di un carattere giapponese (kanji) che significa cuore o mente. Abbiamo proseguito con il santuario Hachiman- gu, dedicato al dio della guerra, dove in collina si sviluppano svariati complessi sacri, scalinate, giardini, laghetti, portale torii (le tipiche porte di accesso dei templi scintoisti o ad una area sacra). Percorrendo in discesa la wakamiya dori abbiamo raggiunto la stazione centrale di kamakura dove abbiamo preso un autobus che ci ha lasciato davanti l’area del Grande Buddha (Daibutsu) il tesoro più importante e una delel cose più belel che abbiamo visto in Giappone. Una statua di brono del Buddha Amida in meditazione alta 13,5 metri che non ha più copertura di legno, distrutta durante una mareggiata, e che spicca e emerge dalle verdi colline retrostanti. Imperdibile! Si può entrare anche all’interno della statua. Dentro c’era una temperatura infernale… Lasciata questa eccezionale statua (che mio avviso è la più bella dei Buddha visti e rappresenta perfettamente l’idea dell’illuminazione e della serenità) ci siamo diretti a piedi alla spiaggia di Yuigahama, uno degli spot preferiti dai surfisti del sol levante. Sfortunatamente non c’erano condizioni favorevoli di onda e per dei siciliani né la spiaggia (affollata) né il mare ci hanno spinto ad un bagno… quindi dalla vicina stazione Hase abbiamo preso un treno di una linea privata raggiungendo la stazione centrale di Kamakura e con la linea JR Yokosuka siamo tornati alla Tokyo central station, poi la linea Marunochi della Metro fino a Shinjuku, quindi un po’ di relax in albergo dove non mi hanno accettato in piscina per via dei miei tatuagg.. sgrunt!

Di sera, anche se un po’ stanchi, ci siamo avventurati in un’altra zona della night-life di Tokyo: Roppongi. Famoso per le Roppongi Hills (complesso di grattacieli, uffic, centri commerciali, negozi) e per i bar per occidentali. Noi ci siamo persi tra strade e stradine alla ricerca di un ristorante tradizionale giapponese consigliato dalla Lonely Planet (non sempre le cartine che sono inserite nella guida sono risultate precise e affidabili !), non ci ha colpito particolarmente la tipologia dei locali e alla fine ci siamo fermati all’Hard Rock Cafè di Tokyo. Tornando alla metro per tornare in hotel abbiamo visto dalla Higashi-dori, che incrocia la Roppongi dori, la Tokyo Tower, illuminatissima di notte e una copia perfetta della torre Eiffel di Parigi colorata di bianco e arancio e più alta di 8 mt dell’originale…

giovedi 18 agosto

Compleanno di Lisa! Ci siamo alzati tardi… e ci siamo rituffati tra caldo e umidità nel caos di Tokyo, prossima meta: Shibuya. Con la metro siamo sbucati a Shibuya crossing, un incrocio simbolo della città, folla compatta tra giovani, impiegati, turisti, cosplay (costume playing, un trend tutto giapponese esportato in occidente), turisti, neon, pubblicità enormi e un brulicare di centri commerciali… dopo questi primi giorni e guardandoci attorno ci siamo resi conto di essere tra i pochi occidentali in giappone e pochissimi italiani, il periodo difficile per le temperature, l’effetto mediatico del disastro di Fukushima e le diverse indicazioni delle ambasciate internazionali hanno fatto il resto… Dopo l’ennesimo frappuccino e almond churro di Strabucks (uno dei nostri inaspettati leit motiv… dato che in altri viaggi avevamo evitato questo cibo…) ci siamo tuffati tra la folla… tanti giovanissimi… abbiamo affrontato i vari piani di Shibuya 109, uno dei magazzini più rinomati tra i giovani giapponesi e effige della zona… a noi non è piaciuto, quindi siamo andati alla ricerca di due negozi dischi della zona… Union Disk e Recofan (da perderci giorni) bellissimi e fornitissimi, divisi per piani e per generi, una tappa per gli amanti del vinile e della musica. Si possono trovare svariate edizioni o ristampe giapponesi… dopo avere staccato la flebo a Lisa e dopo alcuni miei acquisti compulsivi con una ricerca degna del migliore automa, ci siamo spostati nella cosi detta Car Street, la Kuy-Shibuya-gawa promenade, una stradina semi pedonale dove ci sono svariati negozietti alla moda, originali e di piccoli stilisti, niente a che vedere con il caos che ci siamo lasciati alle spalle… una zona di relax, alternativa e di shopping “umano”, percorrendo tutta questa promenade si sbuca in Omote-sando, una strada di negozi stile Champs-Elysées con la haute couture francese, italiana e internazionale in edifici stravaganti… acquisti per altre tasche. Qui abbiamo trovato anche l’Oriental Bazaar, definito il tempio del souvenir made in Japan, ma era chiuso. Dopo l’ennesimo stop da Starbucks siamo tornati in albergo e dopo un breve riposo siamo scesi nuovamente nella zona di Shinjuku est e abbiamo cenato in un izakaya (l’equivalente della birreria giapponese), il 1987 . Qui nella tipica atmosfera di questi posti abbiamo mangiato e bevuto di fronte a due giapponesi che ci hanno offerto da bere gridando Kanpai (salute/cheers) e parlando in inglese di cosa facciamo nella vita, di Fukushima, delle radiazioni e dei politici giapponesi… un bel momento di socializzazione. Loro avrebbero voluto continuare mangiando in un altro locale sushi, ma stanchi ci siamo ritirati in hotel soddisfatti della nostra giornata e della possibilità di potere uscire dal ruolo di turista e di potere discutere con dei giapponesi anche di semplici temi di attualità.

venerdi 19 agosto

Ci risvegliamo con una pioggia intensa… dopo 4 giorni di caldo era auspicabile, ma dobbiamo rivedere i nostri piani perché la pioggia è intensa. Acquistiamo due ombrelli tascabili e anche se tardi andiamo al Tsukiji Fish Market, uno dei più grandi del mondo… dove ogni giorno viene venduta la più elevata quantità di tonni, arriviamo alle 12.00 al momento della chiusura e vediamo solo autotrasportatori, sui banchi neanche un’aringa… la struttura è immensa, gli odori sono fortissimi. Ci trasferiamo con la metro nella zona di Akihabara, la mecca dell’elettronica e ci fermiamo al Laox un grande magazzino su più piani che consiglio vivamente perché fornitissimo, dai prezzi vantaggiosi e con una spesa di almeno 10.000 yen viene rimborsata la quota delle tasse. Le garanzie dei prodotti sono internazionali e il materiale è Eu compatibile. All’ultimo piano, se non sbaglio il 7°, c’è una grande esposizione di souvenir, niente male per fare i consueti regalini. Percorrendo la Shuto expway arriviamo alla base del parco Ueno, alla sua destra c’è uno dei più pazzeschi e forniti grandi magazzini di giocattoli, Yamashiroya. Dalla stazione della metro che si trova di fronte il negozio (accanto c’è un mercatino popolare giapponese: Ameyayokocho) prendiamo la JR Yamanote, scendiamo alla stazione di Shinjuku e prenotiamo i posti riservati per il giorno successivo, JR per Hiroshima con stop a Himeji, e torniamo in hotel per rilassarci e per goderci in albergo l’ultima sera a Tokyo. Abbiamo cenato in uno dei ristoranti, il Glass Court Buffet che prevede un menù internazionale a buffet, lo sconsigliamo… il cibo ha la forma ma non il gusto.

sabato 20 agosto

Sveglia alle 6:30, check out, con i nostri trolley ci rechiamo alla Shinjuku central station, con la metro raggiungiamo la Tokyo central station, quindi prendiamo lo JR Hikari, uno shinkansen super express, un missile su rotaie… comodissimo e silenzioso (unico problema dei treni giapponesi è lo scarso spazio dedicato ai bagagli…) ci fermiamo a Himeji per visitare il famoso castello. La stazione è attrezzatissima. Lasciamo i voluminosi bagagli in degli armadietti, chiediamo informazioni all’ufficio turistico e prendiamo un bus di linea che ci lascia davanti la struttura esterna del castello. La distanza dalla stazione al castello è di circa un Km su una strada diritta che porta al promontorio. Il castello è molto bello, domina il paese, si può godere di un panorama spettacolare ma sfortunatamente è in fase di ristrutturazione fino al 2014 e in questo momento la torre maggiore, la parte più bella, è coperta da un’enorme struttura visitabile tramite ascensori e struttura a vetri dedicata. Una visita di qualche ora ne vale comunque la pena… emozionanti le stradine, le porte tra le diverse corti e i diversi edifici che trasmettono l’idea della storia feudale di questo paese. Interessante la mostra di costumi d’epoca dei samurai. Ritorniamo a piedi in stazione, recuperiamo i bagagli e puntualmente riprendiamo lo shinkansen per Hiroshima dove arriviamo nel tardo pomeriggio. Durante il viaggio abbiamo potuto testare le scatole bento, un mix di “pietanze” della cucina giapponese preconfezionate (vi suggeriamo quelle confezionate nei reparti gastronomia dei grandi magazzini perché più fresche). Prendiamo cartina e informazioni varie al banco informazioni turistiche e con il tram (street car), il sistema più capillare e tradizionale della città, raggiungiamo l’hotel Ana Crowne Plaza che si trova accanto il parco della pace. Dopo una veloce sistemazione facciamo un lungo ed emozionante tour serale per il Parco della Pace, visitando il Cenotafio di Tange Kenzo, la fiamma della pace, il monumento dei bambini alla pace, il toccante A Bomb Dome (consigliamo di vedere il tutto di sera, c’è poca gente e il gioco di luci crea emozioni particolari…), gli alberi fenice che sorgevano a 1.5 km dal punto dell’esplosione e il monumento che indica l’ipocentro dell’esplosione. Terminiamo la serata al J cafè un localino che si trova vicino l’hotel segnalato dalla Lonely Planet, dall’eleganza semplice e accogliente con muri in arte street e bancone con filmati di cartoni animati retrò, cocktail e crepes di buon livello. La pioggia ci accompagna in hotel.

Domenica 21 agosto

Ci svegliamo con la pioggia che batte sul vetro della nostra finestra. Siamo preoccupati perché dobbiamo rivedere i nostri piani e l’indomani partiamo per Kyoto. Facciamo colazione da Starbucks (che si trova a 30 mt dall’albergo) e approfittiamo del tempaccio per visitare il Museo della Pace, a poche centinaia di metri dall’albergo. Una visita unica, un colpo allo stomaco, in alcuni punti non riesco a fare le foto… video, foto, testimonianze, oggetti, plastici, documenti… prendiamo la guida audio in italiano anche se ci sono degli schermi tradotti in italiano. Una testimonianza della brutalità e stupidità umana, dell’inutilità della guerra, della potenza e dei danni del nucleare; a mio avviso ogni essere umano dovrebbe visitare un museo del genere come tutti gli altri esempi di violenza e terrore della nostra storia per riflettere sul nostro futuro e per evitare, dato che da tempo siamo usciti dal periodo feudale, simili sciagure. Nel frattempo il tempo ci ha graziato, magicamente riappare il sole. Ci guardiamo con Lisa e decidiamo di riprendere il toru che avevamo programmato: l’isola di Miyajima. Prendiamo un battello che parte dal Peace Memorial Park che si trova tra due fiumi, nell’attesa della partenza prendiamo un’ottima spremuta d’arancia al Caffè Ponte che si trova accanto agli imbarchi. Con il battello usciamo dal cuore di Hiroshima via fiume, entriamo nel cosiddetto Mare Interno e raggiungiamo l’isola di Miyajima. Un’altra tappa da non perdere ! L’atmosfera di questa isola è magica, c’è molta confusione, appena esci dall’area degli imbarchi incontri i daini in cerca di cibo. Alle 17.00 chiudono i maggiori siti da visitare e la gente ritorna a terra, ci affrettiamo a visitare il santuario scintoista Itsukushima, interamente costruito su palafitte con di fronte, immerso nelle acque, il grande Torii, una delle iconografie tipiche del Giappone. Uscendo dal santuario incontriamo dei piccoli templi buddisti e ci soffermiamo sul muro di cinta esterno dell’isola dove ci godiamo l’inizio del tramonto. Ritornando sui nostri passi tra i daini e con una leggera pioggia passiamo dalla pagoda a 5 ordini che si trova su una collinetta affacciata sul santuario e ritorniamo ai traghetti prendendone uno della JR (gratis con il JR pass). Arrivati a terra saliamo su un tram che ci porta nella zona dell’hotel, ci facciamo una doccia e instancabili andiamo a mangiare al quarto piano dello stabile Okonomi-mura, dove si mangia solo una pietanza negli svariati corner, l’okonomiyaki, un’esperienza culinaria da non perdere tipica di Hiroshima. Una specie di frittata con tagliolini, verza, formaggio, mais, e se vuoi pesce o carne, che viene cucinata e rigirata davanti a te su una mega piastra. Per mangiarla bacchette e una specie di piccola spatola con la quale tagliare i pezzi da mangiare. Dopo una passeggiata nella zona del centro, terminiamo questa splendida giornata al J cafè davanti a un buon rum e coca. Buona notte…

lunedi 22 agosto

Sveglia di buon mattino, tram, stazione centrale di Hiroshima, colazione, prenotiamo i nostri posti a sedere, treno shinkansen per Osaka dove cambiamo per Kyoto. Arrivo nell’avveneristica stazione centrale di Kyoto che ancorchè affascinante nella sua modernità e immensità non ti trasmette la vera atmosfera della città. Dopo avere ritirato la cartina della città e sommarie informazioni in un centro di informazioni turistiche, con un taxi arriviamo nello splendido Hyatt Regency Hotel. Check in, veloce sistemazione in camera con doccia e cambio abiti per poi prendere un bus, scendere in zona Gion e percorrere lo storico vicolo Pontocho lungo il fiume Kamo. Durante questo tragitto incontriamo una geisha o maiko. Prendiamo da mangiare degli onigiri (una sorta di polpette di riso con salmone o funghi o fagioli o semi di sesamo o altro, di forma triangolare avvolote in una foglia di alga) e delle bibite e ci godiamo il fresco lungo le sponde del fiume Kamo insieme a tantissima altra gente. Da qui prendiamo un treno della Kehian che ha una stazione vicino all’albergo e ci andiamo a coricare (a Kyoto il trasporto con i bus è preciso e capillare, con un one day pass economico rispetto alla singola corsa, 500 yen contro 200 yen, la metropolitana si sviluppa su due linee rette una nord/sud e una est/ovest che si incrociano nel centro città, poi ci sono altre linee private di treni interni alla città che completano le infrastrutture dei trasporti)

martedi 23 agosto

Il nostro programma prevede per oggi un tour nella parte orientale della città: Higashiyama (abbiamo riscontrato che l’itinerario consigliato e descritto sulla Lonely Planet è abbastanza confusionario e non preciso vista la difficoltà di orientamento della zona)

Abbiamo raggiunto l’Higashioji-dori con il bus (fermata Gojo zaka) e da qui abbiamo iniziato la salita della Kiyomizukaka e della Chawan zaka (via della teiera) una stradina che ti porta all’ingresso del celebre tempio Kiyomizu. Questa via colorata da svariati negozietti è un ottimo luogo per acquistare souvenir rispetto a ciò che troverete in città, chiaramente si tratta di distinguere il bello e il caratteristico dalla chincaglieria. La visione di questi negozi alleggerisce la pendenza della salita. Arrivati in cima alla collina ci si trova davanti il tempio Kiyomizu dera dove i pellegrini pregano una statua di Kannon e dopo avere percorso una lunga scalinata bevono l’acqua di una sorgente sacra cui sono accreditate funzioni terapeutiche (Kiyomizu significa acqua pura). Noi dopo una lunga fila abbiamo bevuto l’acqua che scorre sopra la testa e che può essere raccolta da tre getti con bicchieri sterilizzati e dotati di prolunga. La vista su Kyoto è spettacolare, prima di entrare nel padiglione principale sulla sinistra pagando 100 yen si può scendere simbolicamente nel ventre di un Buddha femminile e toccare la roccia Tainaimeguri, il tutto con un buio pesto, scalzi e come unica guida un corrimano di palle di legno sulla sinistra.

Ritornati all’ingresso, scendiamo per la stessa strada che abbiamo percorso all’andata e prendiamo la prima stradina che troviamo alla nostra destra. Stiamo percorrendo Sannen zaka e Ninen zaka due strade lastricate tra costruzioni tradizionali che ti fanno immaginare il giappone di altri tempi. Secondo una credenza popolare chi scivola su queste strade paga una sfortuna per due (Ninnen) o tre anni (Sannen). I negozietti su queste due stradine sono particolari e si possono fare dei buoni acquisti. Visitiamo la pagoda Yasaka e iniziamo a perderci tra le viuzze di questo quartiere. Percorriamo una lunga scalinata fino al Tempio Koda ji e dall’esterno osserviamo la scultura di 23 metri di Ryozen Kannon dedicata ai giapponesi dacuti nel secondo conflitto mondiale. Stanchi e accaldati ritorniamo sull’Higashioji-dori, bus, hotel, relax… di sera torniamo nella zona di Gion e chiudiamo la serata con un’ottima tempura da Asaki, un ristorantino con ca. 10 posti a sedere con tavolini e tatami gestito da una vecchia quanto cordiale signora, c’è un ricco menù in inglese.

mercoledi 24 agosto

Oggi decidiamo di spostarci con il bus di linea verso la parte nord-est della città per visitare Kinkaku ji (il Golden Pavillion) e il giardino zen Daisen inn. Il bus attraversa Kyoto ed è una buona occasione per osservare le varie strade e costruzioni e per farsi un’idea della geografia della città. Il padiglione d’oro era un villa privata di uno shogun trasformata in tempio. L’originale struttura fu incendiata da un monaco nel 1950, oggi è si può vedere una riproduzione fedele che si proietta nel laghetto antistante e che splende di luce propria grazie alle foglie d’oro di cui è ricoperta buona parte del padiglione. Dopo una passeggiata nel boschetto nel tempio abbiamo ripreso il bus e a un paio di fermate sotto un sole cocente siamo scesi alla fermata del complesso dei templi Daitoku ji dove abbiamo visitato il giardino zen Daisen in cui si respira misticismo, preghiera e rigidità. Tolte le scarpe e avere cancellato su “gentile” richiesta due scatti fatti al giardino del grande oceano (avevo letto il cartello dove si indicava di non portare a tracolla macchine fotografiche e cineprese per evitare danni ai giardini… ma non avevo visto il divieto di fare foto…) ci siamo immersi in questa strana dimensione. All’ingresso ci hanno dato una guida illustrata in inglese che ti aiuta a comprendere la disposizione di pietre e piante… devo dire che ci vuole molta immaginazione e credo e una buona conoscenza dei principi del buddismo per apprezzare la meticolosa disposizione degli elementi dei vari giardini rocciosi.

Dall’atmosfera mistica ci siamo spostati sempre con il bus nel cuore del consumismo di Kyoto: Kawaramachi dori e Shijo dori. Abbiamo passeggiato per le due gallerie di Teramachi arcade, dove entrando sulla destra c’è uno dei negozi di arte giapponese più interessante della città (kimono, ceramiche, stoffe, incenso, ecc.) e Shin-kyogoku arcade. In entrambe le strade abbiamo visto negozi interessanti e altri di scarso valore e estremamente turistici. Per fare un esperienza particolare consigliamo una bella passeggiata tra i banchi del Nishikji food market che parallelamente alla Kawaramachi dori taglia le due gallerie. Un universo di odori, colori e strani frutti, ortaggi e pesci messi in mostra con estremo ordine. Alcuni pesci, per noi siciliani, non ispiravano grossa freschezza per i metodi di conservazione usati (essiccamento, salamoia…) altri erano pronti per essere mangiati in stecchetti o bastoncini di legno (es. tentacoli di polpo, seppioline…). Più per scommessa che per ispirazione culinaria ho mangiato un polipetto cotto e glassato con all’interno della testa ripulita un ovetto di quaglia sodo, il tutto tenuto da uno legnetto simile ad un gelato… non era male, ma mi sono fermato ad uno… Tornati in bus in albergo ho voluto fare l’esperienza del sento (bagni comuni giapponesi). Alla concierge dell’albergo si sono stupiti che volessi andare in un luogo normalmente frequentato da giapponesi e che ha un valore sia sociale che igienico. A 5 minuti dall’albergo sono stato nel sento Sakuzayu. Nei quartieri giapponesi dove non c’era acqua corrente o bagni in casa si utilizzavano questi bagni comuni per farsi la doccia, la barba, lo shampoo e per utilizzare le acque rilassanti e terapeutiche delle vasche calde, tiepide, ghiacciate, il bagno elettrico (dalle dubbie azioni curative…) e la sauna (bollente!). Inoltre, sono dei luoghi spartani lontani dalla nostra concezione dei centri benessere dove socializzare anche se le aree tra uomini e donne sono rigorosamente separate. Gli onsen sono strutture simili ma molto più caratteristiche perché utilizzano le acque termali, i sento sono alimentati da caldaie. Ricordatevi sempre di informarvi prima sull’ingresso per i tatuati. Ho seguito le indicazioni della mia mappa e mi sono trovato davanti ad un ingresso con indicazioni in giapponese, all’interno nessuno parlava inglese ma ho seguito, osservando gli altri, cosa fare. Da subito ci si leva le scarpe posandole nel relativo armadietto con serratura con chiave di legno, poi si paga l’ingresso 410 yen + 20 yen per usare una tovaglietta, quindi puoi posare i tuoi effetti personali e prendere una chiave con elastico che puoi tenere al polso o alla caviglia. Quindi entri nell’area degli uomini dove su un tatami puoi prendere una cesta, spogliarti, mettere tutti i vestiti nella cesta e riporli in un altro armadietto con un’altra chiave con elastico. Davanti a me una vetrata con porta scorrevole. Nudo e armato di tovaglietta mi sono seduto nella prima parte della sala dove ci sono delle docce basse che puoi usare da seduto su sgabelli di plastica, acqua calda, fredda da rubinetti e da doccia con diffusori di sapone liquido e shampoo, uno specchio a disposizione e una piccola bacinella per poterti sciacquare. Inizia il rito della meticolosa pulizia del corpo. Quando sono pulito senza tracce di sapone inizio il giro tra la vasca con getti di acqua calda anzi caldissima. Meno male che in Italia settimanalmente faccio la sauna perché le temperature sono elevatissime, il mio corpo si ambienta velocemente… dopo circa 15 minuti passo nella vasca ghiacciata, non sento assolutamente freddo, la mia pelle è bollente! Mi tampono con la tovaglietta prendo un quadrato di tappetino di plastica per sedermi e entro nella sauna, un forno! Resisto una decina di minuti, esco ed entro nella vasca d’acqua ghiacciata (in un terrazino all’aperto) con una sensazione piacevolissima. Ripeto il giro tre volte. In sauna faccio amicizia con un giapponese, parliamo di sport, ritorno nelle doccette da seduto, mi rilavo con una pelle morbidissima e una sensazione di ristoro… mi rivesto e torno in hotel dove per crisi di astinenza mangiamo una buona pizza al ristorante italiano “Sette” (ritenuto uno dei migliori ristoranti italiani di Kyoto con cuoco giapponese che ha lavorato in Italia).

giovedi 25 agosto

Il nostro programma prevede una visita a Nara, prima capitale del Giappone e ultima tappa della via dell seta. Sveglia di buon mattino, bus fino alla Kyoto central station, treno rapido della JR fino a Nara (ca.45 min). Arrivati alla stazione di Nara abbiamo preso un bus pubblico che ci ha lasciato davanti al tempio Todai ji, dove ci accolgono svariati daini, patrimonio della città e messaggeri degli dei. Dopo avere varcato l’imponente porta di legno Nandaimon con due enormi guardiani di legno eccezionali per espressione e per il gioco di luce. Entriamo nel complesso di Todai ji che è impressionante per mole e imponenza. La sala del grande Buddha è il più grande edificio di legno del mondo. All’interno la più grande statua di bronzo del Giappone, il Buddha Vairocana (la testa è del 1692, noi preferiamo per espressione e per senso artistico il Daibutsu di Kamakura). All’interno due enormi guardiani del paradiso in legno e due statue dorat edi altri due Buddha, Kokuzo bosatsu e Niyorin Kannon Bosatsu. Questa è un’altra tappa imperdibile. Dopo le rituali foto e dopo avere dribblato le deiezioni dei daini (che comunque vengono tempestivamente raccolte) riprendiamo il bus e ritorniamo a Kyoto. Ci fermiamo nell’immensa e avveniristica stazione di Kyoto. Saliamo con le scale mobili fino all’ultimo piano dove ci sono i ristoranti della Eat Parade e pranziamo da Tonkatsu Wako dove mangiamo la specialità del posto il tonkatsu, filetto di maiale fritto accompagnato da una salsa agrodolce. Quindi facciamo un giro presso i grandi magazzini Isetan, ancora energici prendiamo il bus e seguendo i suggerimenti della Lonely Planet (!) ci rechiamo al Kyoto Handicraft Center che si trova nella parte nord est di Kyoto e che dovrebbe essere un intero stabile di varie forme di artigianato con la possibilità del tax free con una spesa minima di 10.000 yen. Una delusione! Solo qualche articolo interessante, uno dei peggiori posti dove comprare souvenir o pezzi di artigianato giapponese! Con una pioggia incessante ritorniamo bagnati in hotel dove ci riposiamo, con un pensiero particolare alla guida Lonely Planet che normalmente ci ha aiutato a trovare delle location interessanti e adatte alla nostra tipologia di viaggiatori… Dopo una sessione nell’attrezzatissima palestra dell’albergo, ceniamo con i ramen del Santoka un locale gestito da giovani, che in un’atmosfera moderna ripropongono tutte le ricette tradizionali dei tagliolini. Dopo una passeggiata lungo le sponde del fiume Kamo ritorniamo con il bus in hotel per l’ultima notte nella splendida

venerdi 26 agosto

Risveglio lento, colazione, facciamo il check in e poi con una passeggiata di 5 minuti andiamo a visitare sotto la pioggia lo splendido tempio Sanjusangen do. A piedi scalzi entriamo nella sala principale, la struttura di legno più lunga del mondo, dove è vietato fotografare. Un effetto allucinante: 1001 statue dorate della dea Kannon che vegliano al centro un statua enorme di Kannon. Davanti queste statue altra statue lignee di divinità con occhi vitrei e dall’espressioni impressionanti. Una delle più belle emozioni di questo viaggio. Finita la visita riprendiamo in hotel le nostre valige e con un taxi ci trasferiamo nella zona di Gion nella street art dove al Mume hotel (totale 7 stanze!) abbiamo prenotato la stanza butterfly per le ultime due notti.

L’hotel è meraviglioso e lo staff eccezionale. Dopo una veloce sistemazione in stanza passeggiamo per Gion e ci fiondiamo nel centro città per i negozi di Kawaramachi dori e della Teramachi con il distretto elettronico (niente di particolare…). Ritorniamo al Mume, doccia e usciamo per cenare. Ritorniamo da Asuka per una buona tempura in un clima familiare e chiudiamo la serata con una camminata tra le stradine colorate e misteriose di Gion.

sabato 27 agosto

Dopo un’esclusiva e originale colazione al Mume, continuiamo il nostro tour per le strade di Gion, prendiamo il bus e andiamo a visitare, sempre avvolti da un caldo pazzesco, il Castello Nijo. Il corpo principale del castello è una serie di sale in legno con pannelli dipinti che si percorrono esternamente a piedi scalzi lungo i pavimenti dell’usignolo che attraverso un semplice meccanismo meccanico producono un suono quando calpestati per segnalare la presenza di una persona. Bella la porta Karamon di ingresso al castello. Sicuramente la cosa più affascinate di questa struttura fortificata è l’insieme di fossati (con acque ricche di enormi carpe), mura e torrioni imponenti, ampie corti e giardini che trasferiscono un’idea chiara di quella che doveva essere l’atmosfera di corte, la potenza della nobiltà e la conflittualità tra le varie fazioni di quel periodo storico (periodo Edo). Finita la visita ritorniamo con il bus al centro per l’acquisto degli ultimi “pensierini”, più per curiosità entriamo nei grandi magazzini OIOIOI e Takashimaya dalle grandi griffe e dai prezzi elevati. Torniamo a piedi al Mume hotel e decido di fare un’altra esperienza in un sento di Gion: Atarashiyu. Dopo qualche giro per trovarlo entro con il consueto iter e qui faccio un’altra esperienza singolare. Mentro sono immerso in una vasca bollente dalla vetrata vedo arrivare due persone con abito serale all’apparenza distinte. Si levano tutti i vestiti, uno era tatuato in stile giapponese dalle ginocchia fino al collo, fronte/retro e fino ai polsi, l’altro aveva una carpa gigante che gli copriva tutta la schiena e il sedere. Dopo il mio giro tra le varie vasche e la sauna mi lavo e torno in hotel per l’ultima notta giapponese. Una delle proprietarie del Mume ci ha consigliato un ristorante nella zona di Gion e ci ha prenotato due posti (dire un tavolo sarebbe un eufemismo…). Il ristorante si chiama Yata ed è un mix di tradizione e modernità sia nella location che nel menù. Nella stradina con costruzioni tradizionali, con noren all’ingresso in giapponese e con lumini non capiresti mai che si tratta di ristoranti. Arriviamo all’ingresso, entriamo in un anticamera con una ragazza in kimono che ci chiede di aspettare seduti e di levarci le scarpe. Ci fa salire su un piano, entra in una porticina chiedendoci di aprire il pannelo davanti a noi. Con stupore apriamo il pannello e ci troviamo su un ampio tatami sopraelevato che alla sua sinistra ha il bancone e di fronte la cucina con il personale in abiti tradizionali. Altri avventori giapponesi sono seduti lungo il bancone, alcuni in ginocchio altri con le gambe lungo il bancone. Ci sediamo su due cuscini a sinistra dell’ingresso l’uno accanto all’altro lungo, ordiniamo pietanze giapponesi accompagnate da un ottimo saké dolce freddo. Una degna chiusura di questa nostra esperienza giapponese in un’atmosfera tipicamente locale.

domenica 28 agosto

Sveglia di buon mattino con un’ottima colazione del Mume, un taxi ci porta alla stazione centrale di Kyoto dove due giorni prima abbiamo prenotato due posti sull’espresso Haruka della JR che collega Kyoto al modernissimo Kansai Airport, costruito su un’isola artificiale di fronte a Osaka.

Facciamo il check-in, passiamo dal duty free dove completiamo i nostri acquisti (ci sono articoli da tutto il Giappone sia souvenir che alimentari) e ci imbarchiamo sul volo Alitalia Osaka>Roma>Catania (partiamo alle 13:05 per arrivare a casa alle 22:05). Ciao Giappone ! Anzi, arrivederci!

Questa è la sintesi della nostra esperienza, chiaramente ci potrebbero essere inesattezze nel nostro racconto ma sicuramente esprime il nostro modo di viaggiare e la voglia estrema di conoscenza.

Renato e Lisa

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Kamakura, Daibutsu



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