Japan last second 2

Japan last second… Il viaggio a Los Roques lo avevamo progettato almeno con 6 mesi di anticipo, quello a New York circa 4 giorni prima, ma il record è stato questo a Tokyo…24 ore prima! Siamo partiti lunedì 28 luglio, facendo in fretta e furia i bagagli, la domenica avevamo prenotato il volo e l’albergo a Tokyo, un vero e proprio...
Scritto da: nunzia2008
japan last second 2
Partenza il: 28/07/2008
Ritorno il: 08/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Japan last second… Il viaggio a Los Roques lo avevamo progettato almeno con 6 mesi di anticipo, quello a New York circa 4 giorni prima, ma il record è stato questo a Tokyo…24 ore prima! Siamo partiti lunedì 28 luglio, facendo in fretta e furia i bagagli, la domenica avevamo prenotato il volo e l’albergo a Tokyo, un vero e proprio azzardo. Le ultime ore prima della partenza le abbiamo trascorse leggendo i racconti di viaggio di questo sito e ci siamo accorti che ci mancava una cosa indispensabile…Il railpass! Ma se avessimo rimandato il viaggio avremmo accorciato ancor di più la nostra vacanza e siamo partiti lo stesso, praticamente affrontando l’ignoto.

Di solito ci documentiamo sui luoghi da visitare, sul clima ed i vari aspetti pratici del viaggio, stavolta è stato tutto a scatola chiusa ed in effetti le difficoltà sono venute a galla… Lunedì 28 luglio: partenza da Roma fiumicino con la British, ritardo di circa un’ora, sono oramai le 12 passate mentre l’aereo prende quota verso un’altra avventura. Fuggiamo dalla notte, che ci insegue, praticamente è sempre giorno ed il viaggio è lunghissimo… Martedì 29 luglio: Arrivo a Tokyo verso l’ora di pranzo e subito prendiamo la prima cantonata, spendiamo una barca di soldi per prendere il Narita express, scopriremo dopo che esiste un’alternativa molto meno costosa (grazie al nostro amico Filippo), ma pare che ci porti proprio nel quartiere dove abbiamo prenotato l’albergo… prima però cambiamo i soldi, consigliamo di farlo proprio in aereoporto, il posto più conventiente. Scesi a Shinjuku, ci guardiamo in giro smarriti, enormi grattaceli, un’afa insopportabile, sembra una copia orientale di NY. Scopriamo con orrore che i nomi delle strade non sono indicati ed non riusciamo ad identificare il numero civico, attimo di panico, davvero brutta la sensazione di non poter comunicare e soprattutto di non poter comprendere quei segni per noi indecifrabili. Rimaniamo fermi sul marciapiede non so quanto tempo, alla fine un giapponese gentilissimo, con il solito completo scuro, valigetta e cellulare (cioè la divisa della maggior parte degli impiegati nipponici) forse impietosito dal nostro smarrimento ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto, parla inglese! (cosa rara, la maggioranza delle persone parla solo la lingua locale). Paolo gli dice il nome dell’albergo (che mi suona strano) e lui che fa? Prende il cellulare e chiama al recapito riportato dalla guida, la nostra fedele compagna di viaggio, è un po’ ingombrante, ma utilissima. Dopo aver confabulato alcuni minuti al telefono, mentre noi ci guardavano esterefatti, ci invita a seguirlo. Camminiamo per un bel po’, poi mi viene un flash e domando a Paolo se è sicuro del nome dell’albergo. Mi guarda con sconcerto, immediatamente tira fuori la prenotazione fatta su internet e…Comincia ad inveire, contro se stesso. Il giapponese ci guarda con aria interrogativa, Paolo gli spiega che si è sbagliato, che l’albergo è un altro, sfido io, siamo stati le ore a cercare di prenotare un pernottamento che alla fine abbiamo fatto una gran confusione. Da una parte mi viene da ridere…Ma mi trattengo, la situazione è davvero difficile. L’educato signore ci fa un inchino e se ne va, chissà che avrà pensato… Dopo varie peripezie finalmente raggiungiamo Roppongi, dove si trova l’hotel Ibis, molto semplice ma pulito e silenzioso. Riprendiamo fiato, un riposo e poi di nuovo fuori per la prima esplorazione.

Camminando a caso giungiamo a Roppongi hills, un posto affascinante con un enorme grattacelo che si tinge di blu, c’è una veduta panoramica da dove si vede la torre di Tokyo. Non sappiamo dove andare a mangiare, giuda alla mano Paolo mi elenca alcuni locali tipici…Ma lui conosce le mie difficoltà con il cibo e decide di portarmi in una pizzeria. Lo so, mangiare la pizza in Giappone è una assurdità, ma io sono prevalentemente vegetariana ed al sushi non mi ispira proprio! Alla pizzeria “1830”ci accoglie Filippo, un pizzaiolo italiano, appena entriamo ci inquadra subito! Che bello sentire qualcosa che riesci a capire e soprattutto qualcuno che capisce te. Ci spariamo due pizze, notiamo che i clienti giapponesi ordinano una pizza sola che poi si dividono, mangiano porzioni minime. Intanto ha cominciato a diluviare, Filippo cortesemente ci offre degli ombrelli e tra una pizza e l’altra scambia con noi qualche chiacchiera e ci da qualche utile consiglio. Ce ne andiamo che oramai ha smesso di piovere. Siamo esausti il fuso orario comincia a farsi sentire.

Mercoledì 30 luglio: Ci alziamo di buon ora e decidiamo di andare a visitare l’area intorno al palazzo reale (dove non si entra) ed il giardino circostante. Scattiamo un sacco di foto, abbiamo due fotocamere, una analogia e l’altra digitale. Peccato che il palazzo si intraveda soltanto. Il cielo è pumbleo, l’aria irrespirabile, facciamo fatica a camminare. Almeno non piove. A pranzo ci arrangiamo, sgranocchiando qualcosa acquistato in uno dei tanti supermarket, qualcosa di commestibile si trova. Il pomeriggio visitiamo il tempio che si trova nella zona di Ueno ed il giardino dei senzatetto di Tokyo.

Poi ci tuffiamo nella confusione di una zona commerciale con strette strade piene di negozi di tutti i tipi, gente che canta, che urla per attirare l’attenzione, alcuni prezzi sembrano convenienti, quello che mi colpisce sono le sale da gioco, innumerevoli e stracolme di gente di ogni genere, ragazzi, signore attempate e impeccabili manager…La loro passione per i video giochi è davvero spropositata. Specialmente in metro li vedi incollati al cellulare o alla playstation o al nintendo, non alzano mai lo sguardo sono per così dire atomizzati, cioè completamente isolati da ciò che li circonda, persi nei loro mondi virtuali.

Osserviamo stupiti questo ambiente così variegato, le ragazze hanno un abbigliamento che passa con disinvoltura dalla divisa stile college, calzettoni fino alle ginocchia, gonne a pieghe e camicia, alla minigonna succinta e ad improbabili tacchi a spillo dalle altezze vertiginose. Mi sarei aspettata capigliature corvine, ma la maggioranza delle donne si tinge i capelli di un castano dorato a volte tendente al biondo e certi ragazzi osano dei colori inverosimili e delle acconciature da cartone animato. A proposito, si vedono spesso questi megastore tematici dedicati ai manga, i fumetti sono per loro una vera mania.

Lasciamo Ueno e la sua confusione per dirigerci ad Asakusa e visitiamo il tempio di Senso-JI. Ammiriamo la bellissima porta del suono dove è quasi impossibile fare una foto, oltre troviamo la famosa via commerciale Nakamise-dori, dove si trova ogni sorta di souvenirs. E’ oramai l’imbrunire ed il tempio e la pagoda s’illuminano, azzardiamo qualche scatto con un mini cavalletto, ci sentiamo un po’ ridicoli a confronto di questi orientali che girano super attrezzati. Poi seduti accanto al tempio pianifichiamo il giro per il giorno dopo e decidiamo di recarci a Nikko.

Ma la sera in albergo tentiamo di prenotare via internet (che non è gratis) l’albergo per Kioto dove vorremmo trascorrere almeno tre notti. Non si trova posto e quando finalmente riusciamo a trovare un albergo disponibile non riusciamo a compilare la prenotazione, il sito non riconosce la nostra email, ci dice che non è valida! Consumiamo due schede Paolo è abbastanza irritato, io sono preoccupata, alla fine decidiamo di provare telefonicamente. La mattina dopo prima della partenza per Nikko dopo varie telefonate vane prenotiamo un albergo non proprio economico, ma non abbiamo altra soluzione. Giovedì 31 luglio:Nikko è davvero bella. Costellata di numerosi siti dichiarati patrimonio dell’Umanità. Arriviamo fino al famoso ponte rosso, uno spettacolo! Il tempo è uggioso e promette pioggia, ma si va avanti. Il sito è uno dei più belli che abbiamo visitato. Imponente, immerso in una vegetazione verdeggiante e silenziosa, alberi ad alto fusto accompagnano il nostro cammino fino al Tori. Facciamo un biglietto cumulativo che ci permette di visitare numerosi templi. Gli scalini non finiscono mai, tenete presente che in Giappone ne farete parecchi! Però la soddisfazione è tanta, questi templi incastonati nel verde sono davvero piccoli tesori. Ammiriamo le tre scimmie, assistiamo al monaco che percuotendo dei bastoni ci fa ascoltare il ruggito del drago, scattiamo fotografie a non finire, ogni particolare è da immortalare. La fatica si fa sentire, io seguo Paolo come un cagnolino, lui dall’alto dei suoi 1,90 può permettersi lunghe falcate, io sono minuta e non riesco a tenere il suo passo.

Ripercorriamo il percorso a ritroso per andare a visitare la residenza dell’imperatore. Il giardino è suggestivo lo immaginiamo come potrebbe essere in primavera, tutto un altro scenario! Entriamo nell’atmosfera ovattata dell’edificio tutto in legno, le porte scorrevoli sono ornate da bellissimi dipinti, sembra la casa delle bambole.

Dopo aver gironzolato nell’ordinatissimo giardino prendiamo la via del ritorno. Ci siamo dimenticati di mangiare e ci compriamo un gelato confezionato, non male. Tornati in albergo prepariamo i bagagli, domani Kyoto ci attende.

Venerdì 1 agosto:Inutile ripensare all’enormità della spesa del biglietto, ma dopo tutto lo Shinkansen ci porta a destinazione in circa due ore. Sembra di volare, la velocità è incredibile, le immagini scorrono come fotogrammi davanti al nostro sguardo stupefatto. Questi giapponesi sono davvero incredibili! Questo doppio aspetto ci affascina, tradizionalisti e supertecnologici al tempo stesso. Kyoto mi piace immediatamente, la stazione ferroviaria è davvero particolare, non trovo neanche più gli aggettivi per descrivere le cose che abbiamo visto, ma è la realtà, tutto è davvero inverosimile, incredibile ,stupefacente. Questa volta l’hotel Apa si trova proprio vicino alla stazione, confortevole e di una categoria diversa, infatti ce ne accorgiamo dal conto, che va pagato all’arrivo. La stanza non è pronta e quindi andiamo a farci un giro. La torre di Kioto troneggia di fronte alla stazione è davvero alta! Ci rechiamo a visitare il tempio situato nelle immediate vicinanze. Una parte è coperta da un enorme capannone ed il restauro si concluderà tra due anni, peccato. Il caldo è insopportabile, sono circa le 2 del pomeriggio ed il sole anche se velato si fa sentire. Finalmente è ora di tornare in albero, la stanza è molto grande ed il bagno è addirittura spropositato! Unico neo…I letti separati, ma sono abbastanza grandi… Proprio vicino all’hotel c’è un enorme negozio di elettronica, Bic camera e purtroppo decidiamo di entrare…Dico purtroppo perché ne usciremo con un acquisto non preventivato che ci darà un sacco di fastidi. Paolo adocchia un obiettivo che in Italia ha un costo molto superiore e alla fine decide di acquistarlo. La sera ci siamo attardati a fotografare la stazione di Kyoto by night e la relativa torre, in tutte le pose possibili ed era oramai tardi per mangiare, ci siamo accorti che a quell’ora era tutto chiuso e ci siamo accontentati di un caffè e un dolcetto allo starbucks. Sabato 2 agosto: La mattina presto ci accingiamo alla visita di un sito molto esteso a nord della città dove ci sono numerosi templi. Non so per quanto abbiamo camminato, ricordo scale a non finire, viottoli immersi nel verde, il rumore assordante delle cicale (ma sentito nulla del genere) e la maestosità di queste costruzioni immense, dove davvero ci si sente un puntino indefinito. Non ricordo quanti ne abbiamo visti, erano davvero tanti, poi sfortunatamente l’obiettivo ha smesso di funzionare e nel primo pomeriggio siamo rientrati esausti in albergo. Paolo ha trascorso tutto il tempo a riprovare l’infelice acquisto, io ne ho approfittato per riposare un po’. Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita di alcuni caratteristici quartieri di Kyoto e la serata passa alla vana ricerca di un locale segnalato sulla guida, davvero un mistero, alla fine ci buttiamo stremati dentro un anonimo macdonald, ce ne sono praticamente uno ogni dieci metri.

Domenica 3 agosto: Visita di Nara. In questo posto c’è un parco enorme, popolato da simpatici daini che si avvicinano tranquillamente per chiedere cibo. Ammiriamo la statua del Budda più alta del Giappone e una specie di trave di legno situata nel tempio dove c’è una fessura attraverso cui i turisti cercano di passare, ma è praticamente impossibile, solo un bambino può farcela. Anche questo cammino è costellato di templi, concludiamo la gita nelle viuzze turistiche della cittadina dove facciamo qualche acquisto.

Lunedì 4 agosto: la mattina la dedichiamo alla visita di alcuni templi che avevamo tralasciato. Il tempo è brutto, pioviggina, per il ritorno decidiamo di spostarci in autobus, l’aria condizionata è massacrante ed il viaggio sembra non finire mai. Passiamo a prendere i bagagli all’hotel e ripartiamo per Tokyo. Torniamo nello stesso albergo, depositiamo i bagagli e di corsa andiamo a uno dei tanti bic camera, dove cerchiamo di cambiare il nostro obiettivo, che intanto funziona a singhiozzo. Molto faticosamente cerchiamo di farci spiegare quale sia il problema, il commesso in uno stentato inglese ci dice che il 6 agosto ci daranno un obiettivo nuovo, quindi oramai rassicurati ci dedichiamo a qualche compera dispendiosa, acquistiamo un “Ipoddo”, così pronunciano i giapponesi riferendosi all’Ipod e qualche altro articolo che in Italia ha un costo superiore. La sera decidiamo di provare i famosi spiedini di carne, che in realtà come quantità sono scarsi e ci lasciano ancora un senso di vuoto, rimpiangiamo la nostra solita pizza, buona ed abbondante… Martedì 5 agosto: volevamo andare in gita al monte fujii, ma il tempo non promette nulla di buono ed in effetti nel primo pomeriggio viene giù una pioggia torrenziale che ci rovina tutta la giornata. Andiamo al sony building, girovaghiamo per gli enormi magazzini, fuori diluvia. Riusciamo a raggiungere l’hotel ma completamente fradici. In tarda serata smette di piovere e decidiamo di andare al 1830, stasera abbiamo bisogno di rifocillarci per bene. I ragazzi del locale oramai ci conoscono e ci salutano in italiano, Filippo ci accoglie calorosamente, oramai è per noi anche un punto di riferimento, con i suoi consigli, con i suoi racconti, lui italiano perfettamente integrato nella realtà nipponica è in grado di guidarci con maestria alla scoperta delle mille sfaccettature di questo mondo per noi misterioso. Gli poniamo un sacco di domande, tra una pizza e l’altra ne approfittiamo e lui è sempre così gentile e disponibile.

Mercoledì 6 agosto: La mattinata è dedicata interamente allo shopping. Torniamo ad Asakusa per l’acquisto dei classici souvenirs. Il splende in in un cielo limpido ed azzurrissimo, c’è un po’ di rammarico, magari fosse stato così anche nei giorni precedenti! Nel pomeriggio facciamo un ampio giro nel quartiere di Shinjuku, diamo un occhiata alla zona definita a luci rosse…Numerosissimi locali dalle vetrine tappezzate di foto di ragazze e ragazzi che sembrano poco più che adolescenti, sorridono ammiccanti. C’è un via vai di giovani vestiti in maniera inconsueta, con le capigliature cotonate e coloratissime. Poi finalmente torniamo da Bic Camera per farci sostituire l’obiettivo.

Giovedì 7 agosto: ultima gita, si parte per Kamasura. Prendiamo il treno, scendiamo non alla stazione principale ma a quella prima, completamente deserta, cerchiamo un posto dove fare colazione, ma non c’è assolutamente nulla e così rassegnati ci mettiamo in cammino per seguire l’itinerario proposto dalla guida. Un tempio dopo l’altro fino a che Paolo mi propone un non poco faticoso percorso su un sentiero che attraversa la collina, in mezzo ai boschi, il paesaggio e l’atmosfera meritano sicuramente, ma siamo a stomaco vuoto e fa veramente caldo, stringo i denti e proseguiamo senza sosta, finalmente raggiungiamo un tempio particolare che si raggiunge attraversando una piccola grotta nella collina, davvero suggestivo. Poi di nuovo in pista, stavolta per raggiungere il Grande Buddha. Sotto il sole cocente percorriamo un tratto di strada che sembra non finire mai, le indicazioni sono avare ma dopo tanto girovagare troviamo quello che cerchiamo, a volte ho l’impressione di giocare alla caccia al tesoro. La statua del Buddha è imponente, di un colore grigio azzurro e sembra scrutarti dall’alto con quello sguardo misterioso. Il tempo di scattare qualche primo piano che l’obiettivo s’inceppa di nuovo. Paolo è davvero esasperato, molliamo tutto e torniamo a Tokyo, abbiamo solo il pomeriggio per cercare di risolvere la questione, il giorno dopo purtroppo si riparte… Ma come al solito una volta arrivati vicino al Bic Camera, il problema magicamente si risolve, decidiamo di rimanere nelle vicinanze e scattiamo un centinaio di foto per vedere che succede, nulla di fatto, l’obiettivo è ok. Torniamo in hotel a fare le valige, cosa molto triste. Ogni volta che si riparte da un luogo dove si è vissuto, anche se per poco è come lasciare una piccola parte di se stessi, con quel senso di vuoto, quella consapevolezza che forse non rivedrai mai più quel posto. In serata Filippo ci spiega come andare all’aereoporto senza spendere un patrimonio, col suo cellulare collegato ad internet ci fornisce tutte le indicazioni e gli orari, da queste parti la tecnologia è oramai un aspetto normale della vita quotidiana! Venerdì 8 agosto: ci alziamo prestissimo, l’aereo parte alle 11, previsto uno scalo in Finlandia. In aereoporto troviamo una piacevole sorpresa, Filippo è venuto a salutarci, un ultimo caffè, (extra-large)quattro chiacchiere sull’Italia e poi verso il ritorno con la promessa di risentirci presto e forse di rivederci a Roma in autunno.

E’ stata un’esperienza davvero particolare, anche se con tutti gli inconvenienti, dovuti alla fretta e alla disorganizzazione, una cosa davvero importante ed essenziale è il railpass, senza quello si rischia il salasso! Inoltre è bene anche fare le prenotazioni alberghiere prima di partire, per decidere con calma e risparmiare, noi per la paura di non trovare posto abbiamo operato delle scelte non proprio economiche. Ci siamo resi conto che comunque il periodo migliore per visitare il Giappone è senz’altro la primavera, si possono maggiormente apprezzare quei giardini meravigliosi che senza la fioritura perdono una parte essenziale della loro bellezza, inoltre il clima è davvero insopportabile, se ci andate in estate procuratevi un piccolo asciugamano, con cui detergere il sudore e un ombrellino da sole, sono accessori indispensabili in questo periodo! Mi raccomando anche se amate il sushi non perdetevi almeno una puntatina nostalgica per sentirvi a casa, una bella pizza da Filippo, trovate l’indirizzo sulla Lonely planet e se decidete di andarci salutatelo da parte nostra… Nunzia e Paolo



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