Baviera bretzel!

2 DICEMBRE 2009 – MILANO – LINDAU - FUSSEN – HOHENSCHWANGAU Finalmente le ferie! Il tanto sospirato break! Ce la prendiamo quindi con molta calma e partiamo ancora un po’ assonnati verso le 8.00 …… Bhè forse un po’ troppo rimbambiti dal sonno (non siamo abituati a dormire così tanto!) dato che sbagliamo subito strada! Nonostante il...
Scritto da: ilaser2
baviera bretzel!
Partenza il: 02/12/2009
Ritorno il: 07/12/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
2 DICEMBRE 2009 – MILANO – LINDAU – FUSSEN – HOHENSCHWANGAU Finalmente le ferie! Il tanto sospirato break! Ce la prendiamo quindi con molta calma e partiamo ancora un po’ assonnati verso le 8.00 … Bhè forse un po’ troppo rimbambiti dal sonno (non siamo abituati a dormire così tanto!) dato che sbagliamo subito strada! Nonostante il navigatore (poverino, è un Garmin un po’ handicappato …Non parla perché è quello da moto bluetooth … Ed è fatto per comunicare all’auricolare, quindi ogni tanto devi dedicargli un po’ di attenzione e guardarlo … Piccolo!) lampeggi in direzione Como, andiamo dritti a Varese! Dopo il piccolo fuori programma ed un cappuccino e brioche ristoratori (che forniscono un po’ i zuccheri al cervello che si riattiva dopo il torpore) eccoci in Svizzera. Compiamo il bollino dell’autostrada alla frontiera per circa 30 euro valido un anno e lo attacchiamo con lo scotch per poterlo riciclare. Dopo pochi Km siamo diretti verso il San Bernardino, scoprendo che l’autostrada, ad un certo punto, diventa una specie di statale che si inerpica per la montagna rivelando bellissimi paesaggi alpini. A un certo punto, in prossimità dello Spluga, siamo nel bel mezzo del bianco. La strada è pulita ma è nevicato da poco ed ai fianchi della carreggiata c’è quasi un metro di neve. I pini sono talmente carichi di neve che sembrano piegarsi! Mi sta venendo voglia di andare a sciare, quasi quasi cambio strada e vado a St. Moritz! Percorriamo il confine con il minuscolo principato del Liechtenstein ed arriviamo in Austria. Qui ci tocca un’altra “vignette” autostradale (7 euro per 10 gg) anche se solo per pochi km in territorio austriaco. Un lungo tunnel ed eccoci in Germania. Il paesino di Lindau è subito dopo, grazioso ed adagiato su un isolotto nel lago di Costanza. Eccoci in Baviera! Ed eccone gli elementi caratterizzanti: case con facciate affrescate ( a Lindau il municipio o Rathaus), insegne in ferro battuto, campanili a cupola, torri medioevali, finestre in legno colorate. Lindau però è unica per la vista sulle Alpi che si gode dal suo porticciolo. Il faro ed il Leone della Baviera fanno da quinta.

Tantissime persone a spasso con il cane tanto da chiedersi se sia festa. Scopriamo che no, è solo routine.

Parcheggiamo in centro per pranzare … Con un Kebap turco! … E per bere subito dopo un caffè espresso in una pasticceria italiana, con barista calabrese che ci accogli subito con “ue’ cumpare” neanche avessimo scritto in fronte “Made in Italy”! Eh no! Così non va! Da domani solo wurstel e crauti! Bisogna provare la cucina locale! Da Lindau in un’ora siamo Fussen. Passiamo per rustici e pittoreschi paeselli. Molte le fattorie in stile, ma dotate tutte di tetti con pannelli solari a profusione … Mi sa che qui gli incentivi per il fotovoltaico sono tanto meglio dei nostri! Hohenschwangau è poco oltre Fussen, ai piedi dei castelli. Troviamo con facilità la guesthaus Weiher che merita davvero le buone recensioni ricevuta su Tripadvisor, soprattutto per la vista impareggiabile sul castello di Neuschwanstein imbiancato dalla neve.

La proprietaria sembra davvero l’istitutrice di Heidi! Ci accoglie in camice bianco da infermiera, con gli immancabili “sandali da frate” cliché di ogni tedesco che si rispetti, ci da poche e pratiche informazioni e quasi si offende quando rifiutiamo lo Schnaps, la locale grappa. Ma sono solo le 4 del pomeriggio! La stanza è calda, pulitissima ed accogliente ed una doccia bollente ci toglie immediatamente la stanchezza ed il gelo dalle ossa, così siamo pronti per un giretto tra le stradine di Fussen. Qui è in corso una specie di sagra natalizia e per le strade è pieno di coretti natalizi, banchetti del vin brulè e baracchini delle salsicce. Molti ragazzi, tutti imbacuccati, mangiano ai banchetti. Per noi è troppo freddo! Alle 19.00 molti negozi (che espongono la merce all’esterno sule grucce … ) e locali chiudono per cui per evitare di restare senza cena seguiamo il consiglio della Lonely Planet e decidiamo di cenare al San Marco, punto di ritrovo dei ragazzi di Fussen è vero … ma resta pur sempre una pizzeria! E la pizza la fanno con l’emmental! Vabbè inutile vergognarsi di nuovo, è la tappa che conclude degnamente la giornata di “adattamento”, ribadisco. Da domani cucina bavarese! (mmmmmh … la pizza con la bavarella va bene? … no, direi di no).

Ritornati alla gastehaus, prima di addormentarci avvolti da un soffice piumone, la luna piena sopra il castello illuminato ci regala uno scenario da vera favola! 3 DICEMBRE 2009 HOHENSCHWANGAU – Castelli/terme – FUSSEN – Chiariamo subito un aspetto: il tedesco è una lingua incomprensibile ed impronunciabile! Inutile quindi ostinarsi a voler scrivere e pronunciare correttamente i nomi dei due castelli che vedremo oggi. Schloss Hohenschwangau e Schloss Neuschwanstein diventano rispettivamente il castello giallo ed il castello Novastadio (per ovvia assonanza)! Prima di uscire dobbiamo però accontentare frau Wehier che ci offre una colazione pantagruelica! La signora ce l’ha a morte con “Italiani che fa breakfast piccolo, piccolo … No eggs !!!! small bread!!!”, perciò pretende che si mangi almeno la metà di ciò che ci viene servito (inclusi quindi prosciutto, formaggio e uova da sorbire con la cioccolata calda!). Direi non male come inizio di giornata all’insegna del cibo e delle abitudini bavaresi! Mi è parso di rivivere la mitica scena di “Fantozzi” alle prese con le polpette bavaresi, quella del: “Tu mancia! Tu mancia tutto!!! Infermieri!” … Stessa scena ma vissuta al contrario: “Italiani non mancia! Italiani non mangia nienten!!!” Alle 9.30 siamo finalmente siamo liberi! Purtroppo è un po’ tardino per cui al ticket office dei castelli riusciamo ad avere il biglietto per il tour (impossibile fare senza perché senza guida non si accede ai castelli) delle 10.45 al castello giallo e delle 12.55 al castello Novastadio ai quali è obbligatorio essere puntualissimi. In ogni caso c’è pochissima gente, i parcheggi sono semideserti e molti negozi di souvenirs chiusi. Chissà che delirio deve essere durante la bella stagione! Dopo aver girovagato un po’ arriva subito il nostro turno. Un accompagnatore con telecomando ci conduce per i corridoi dando gli input alla nostra audioguida che descrive le sale: camere della regina, camere del re, aneddoti. Il castello giallo non è né sfarzoso né austero, semplicemente funzionale. Il colpo d’occhio è più bello dall’esterno.

Terminata la visita optiamo per evitare la lunga attesa necessaria per un passaggio in carrozza sino a Novastadio così, anche per scaldarci un po’, facciamo una veloce camminata in salita nel bosco sino all’ingresso. Arriviamo che manca ancora mezz’oretta, quindi decidiamo di provare a dirigerci verso il Marienbrucke ponte sull’orrido del fiume Pollat dal quale si gode una spettacolare vista sul castello e sulla pianura sottostante.

Come al solito ci riduciamo a fare la salita di corsa (il tempo calcolato per arrivare è di 20 minuti noi in mezz’ora dobbiamo andare e tornare) e soprattutto vogliamo andare dove è vietato! Infatti, a causa della recente nevicata, il sentiero per Marienbrucke è chiuso e transennato. Potremmo mai perdere uno scorcio considerato tra i più belli? No, ovviamente. Si supera quindi la transenna con un balzo modello “olio cuore” e via lungo il sentiero, scivoloso solo nell’ultimo tratto a causa dello strato di foglie cadute e trasformate dalla neve in sciolina. Il ponte è inquietante, ma il panorama dei castelli e dei laghi, del quale beneficiamo in completa solitudine come se vi fossimo sospesi sopra, vale il rischio di rottura dell’osso del collo che abbiamo corso.

Sarebbe bello proseguire lungo il sentiero oltre il Marienbrucke in direzione della tegelbergbhan, dal quale si dovrebbe vedere il frontale del castello (per intenderci l’immagine che c’è in tutti i puzzle e le illustrazioni di Schloss Neuschwanstein), ma le Puma sono davvero inadatte ed il tempo proprio manca! … Chissà, magari ci torneremo in moto d’estate …

Ritorniamo a Novastadio proprio un secondo prima della partenza del nostro tour, anch’esso con audio guida alla mano. Si visitano solo alcune delle stanze completate prima della prematura morte di Ludwig, ma è impossibile non rimanere affascinati da questo castello. Ok, probabilmente Ludwig era fuori come un balcone (il fratello Ottone come un terrazzo) per decidere di realizzare un castello in stile tardo medioevale, di gusto romantico, in un periodo storico in cui a New York si iniziavano a tirar su grattacieli; ok, sicuramente si tratta dell’epopea del kitsch e del sentimentalismo; ok, indubbiamente la grotta artificiale ed il giardino pensile sono esagerati e l’ossessione per Wagner davvero è esagerata, … ma che bello!!!! A Schloss Neuschwanstein con grande emozione ritorniamo tutti bambini: protagonisti delle fiabe, principesse e cavalieri. Sulla strada del ritorno in B&B accetto un passaggio in carrozza trinata da bellissimi cavalli ma, non so perché, non mi concentro sul paesaggio, continuo invece a pensare ad un parallelo tra Ludwig e Micheal Jackson, tra Schloss Neuschwanstein e Neverland … starò sicuramente impazzendo anch’io! Pranzo con bretzel e krapfen e verso le 16.00 andiamo a rilassarci alle kristall therme a Schwangau. Di cristallo c’è solo il nome ed in confronto a Bormio questo centro tedesco è davvero insignificante, ma ci divertiamo da matti e dalle calde piscine esterne si gode di una bella vista sui castelli illuminati. Qui i turisti non sono proprio di casa e tutti i cartelli sono scritti solo in tedesco. Negli spogliatoi la prima gag: sto mettendo la mia roba negli armadietti quando mi giro e vedo ‘sto tizio con tutti gli attributi di fuori! Peno: “Oddio! Sono finita nello spogliatoio maschile!”. Sergio intanto mi dice: “vai di là”. Sì, ma di là dove? Mi giro dall’altra parte per non vedere ‘sto tizio che intanto non fa un plissé che ecco una che pare maga magò con tutto l’ambaradam al vento … Noooooo!!!! Disastro! … Oddio! Ma qui sono tutti nudisti! E adesso? Per fortuna alla fine capiamo che solo l’area delle saune è per nudisti e non le piscine … Meno male, avevamo già pagato l’ingresso per il pomeriggio! Nelle vasche l’acqua ha diversi gradi di concentrazione salina ed anche prima di entrare nel bagno turco occorre cospargersi di sale, ma pare che qui la gente ci venga non tanto per la talassoterapia ma più per divertirsi come fosse in piscina! Ci sono i bambini coi bracioli e nella vasca per camminare contro corrente le persone giocano a farsi trascinare dalla forza centrifuga dell’acqua. Io, non capendo nulla dei cartelli, ad un certo punto mi son trovata a girare … Sergio non mi vede più finché, dopo un giro di questa grande vasca ad ellisse, spinta dalla corrente artificiale, rispunto da dietro dicendo: “Aiuto giro!” E di nuovo sparisco trascinata dal flusso d’acqua. Lo so, è ridicolo, ma abbiamo passato metà pomeriggio a bagno maria, ridendo a crepapelle in queste terme tarocche. Alle 7 di sera siamo lessi come cotechini, stanchi (in realtà abbiamo nuotato parecchio) ed affamati. Andiamo diretti a Fussen dove per farci venire ancora più fame ci dirigiamo allo Hohe Schloss dove ci facciamo davvero ingannare dai numerosi trompe l’oeil visibili nel cortile. Fussen dopo le 20.00 è come il deserto dei tartari: nessuno. Per fortuna vediamo qualche avventore seduto al ristorante l’Aquila. Dalla finestra buttiamo un occhio al locale, grazioso in stile bavarese, ed ai piatti che paiono succulenti, perciò entriamo. L’accoglienza è calorosa, l’ambiente simpatico e si passa una bella serata. Ordiniamo birra (ovvio), stinco, spiedini con canederli e gnocchetti che si rivelano ottimi. C’è anche spazio per uno strudel di mele caldo. Siamo soddisfatti ed il conto non è affatto salato: 34 euro in tutto.

Alle 22.00 sembra notte fonda. Non ci resta che sghiacciare la macchina, ritornare al B&B ed infilarci nel piumone …. Zzzzzzz! 4 DICEMBRE 2009 – HOHENSCHWANGAU – ROMANTISCHE STRASSE – HARBURG (Wieskirche, Schongau, Landsberg am Lech, Donauworth, Harburg, Nordilingen) Mattina con sorpresa! Appena svegli uno strano biancore … Ha nevicato! O meglio: sta nevicando! Colazione, saluti veloci a frau Wehier e via sulla Romantische Strasse! Nonostante la neve si viaggia bene ed alle 10 circa siamo alla Wieskirche. Qui non c’è davvero nessuno ed il bianco la fa da padrone: fuori la neve cade copiosa, dentro dominano gli stucchi bianchi e dorati. Nessun rumore, una gran pace, una bella sensazione.

Nei pressi di Rottenbuch la neve lascia il posto ad un incessante diluvio per cui non ci fermiamo, così come dedichiamo solo un veloce giro in auto a Schongau determinati a raggiungere Landsberg am Lech che raggiungiamo attorno a mezzogiorno. Parcheggiamo in zona disco tre ore nei pressi della Mutterturm e raggiungiamo la marketplatz a piedi costeggiando il fiume. L’attrattiva pricipale è il paese stesso con il suo stampo medioevale ed i suoi scorci. Nei pressi della rathaus facciamo sosta in una bakerei per fare scorta di bretzel e dolci alle mandorle che ci faranno compagnia lungo il viaggio.

In un negozio di un fabbro mi innamoro e decido che non voglio lasciare la Baviera senza l’oggetto must del viaggio: una lanterna natalizia! Ne voglio assolutamente una anch’io! Da Landsberg am Lech ad Augusta dove facciamo una lunga coda in autostrada. Da qui a Donauworth dove facciamo una passeggiata lungo il Danubio e la Reichstrasse per puntare poi a Nordilingen (superiamo momentaneamente Harburg dove torneremo per la notte).

Tra le cittadine viste oggi Nordilingen è la più graziosa. Oltre alla particolarità della sua conformazione (un enorme cratere formatosi milioni di anni fa dalla caduta di un meteorite), ha un centro vivace ma raccolto, animato in questo periodo dell’anno da un colorato mercatino natalizio dove siamo tentati da ogni singola bancarella. Assaggiamo il nostro primo punch, una specie di vov caldo che rivitalizzerebbe anche un iceberg! Saliamo dapprima sulla torre campanaria Daniel dalla quale però speravo il colpo d’occhio fosse migliore. E’ stata più divertente la salita sulla scala di legno a pioli che la vista finale. Migliore la cinta muraria fortificata che avvolge ad anello la città ed è interamente percorribile a piedi. Pare di vivere mille anni fa e ci si aspetta che, da un momento all’altro, compaia da dietro l’angolo qualcuno in cotta di maglia ed armatura! Al tramonto ritorniamo ad Harburg e pernotteremo proprio nello Schloss Harburg. Il castello è imponente ed austero con enormi scuri bianchi e rossi. Già dalla salita siamo affascinati. Più che un castello è un vero e proprio borgo, arroccato su una piccola collina ingloba nelle sue mura la residenza principale e altri edifici minori.

Anche qui non c’è quasi nessuno e nell’ampio cortile c’è solo la nostra macchina che, nel contesto, un po’ stona …Ma non posso certo trasformarla in un cavallo! Pensiamo sia deserto ma, appena la frau dell’hotel sente i sassolini del cortile stridere, la scena si anima: siamo accolti calorosamente, si accendono le lanterne, si organizza la cena e saliamo nella nostra camera nella torre. Sergio rimane deluso poiché si aspettava proprio la stanza in cima ad una scala a chiocciola in una torre circolare, ma si tratta in ogni caso di una bella stanza in un contesto unico. Mai mi era capitato di dormire in un castello dell’XI secolo come re e regina! All’ora di cena il castello si anima poiché molti locali cenano nel ristorante dell’hotel riscaldato da un’enorme stufa antica.

Dopo un’ottima cena a base di patate e carne con corichiamo con un silenzio di tomba, quasi surreale. Ci aspettiamo di sentire il lamento di un prigioniero fantasma, il trascinarsi delle catene, o vedere da un momento all’altro svolazzare un lenzuolo … Eppure la cena non era pesante! 5 DICEMBRE 2009 – ROMANTISCHE STRASSE (Harburg, Nordilingen, Rothenburg or der Tauber) – INGOLSTADT – DACHAU – MONACO – Seppur durante la notte nessuno spirito errante ci abbia fatto visita, il risveglio nel castello di Harburg ha dell’inquietante. La nebbia avvolge l’intero edificio lasciando intravedere a sprazzi solo il pozzo ed il pesante portone a ghigliottina … quasi quasi mi rimetto a dormire finché non si alza il sole e si vede oltre la punta del naso.

Facciamo colazione scaldati dalla grossa stufa dopodiché in marcia. La nebbia si dirada grazie ad timido e freddo sole. Fino a Rothenburg or der Tuauber (R. Od T.) è tutta vasta e sconfinata campagna, mentre R. Od T. È una vera e propria chicca,oltre ad essere un gioiellino medioevale è il paese del Natale. Le mura, le viuzze, le case, le botteghe artigiane, il museo del natale Käthe Wohlfahrt sono un incanto. Il tempo è come se si fosse fermato in un qualche anno molto, molto lontano da “c’era una volta”. Da un fabbro riesco a trovare la mia meravigliosa lanterna, mentre Sergio saccheggia una bakerei che qui produce i tipici schneeballen.

Qui fa freddissimo per cui verso le 11.00 ci scaldiamo con vin brulè … Che ci apre lo stomaco solleticato dal profumino di panino con la salsiccia … Gnam, gnam.

Nel pomeriggio R. Od T è assaltata da numerosi bus di turisti assatanati, per cui vediamo bene di rimetterci in strada verso la nostra prossima destinazione: Ingolstadt, patria del mostro di Frankenstein e della casa automobilistica Audi.

L’Audi Forum occupa un intero quartiere di Ingolstadt con lo stabilimento, il museo, i prototipi, il salone, ecc… Tutto molto avveniristico e minimalista. E’ possibile ritirare la nuova auto acquistata direttamente all’Audi forum (lo stiamo valutando anche noi, devo capire con quale targa viene consegnata: italiana o tedesca?) con tanto di sfilata da “red carpet”. Si tratta di una specie di battesimo del nuovo veicolo. Il cliente, dopo la visita dello stabilimento ed una giornata da “ospite”, incontra la sua nuova Audi al centro di un immenso salone, dove alcuni tecnici, più per far scena che per necessità, eseguono l’ultimo check. Sotto gli occhi di tutti, tirati bene a lucido, si passa quindi attraverso un varco di porte scorrevoli che conduce dallo stabilimento alla strada. E’ sicuramente un’esperienza più divertente del banale ritiro dal concessionario.

Da Ingolstadt ci dirigiamo verso Monaco di Baviera facendo sosta a Dachau. Sono però già le 16.00, troppo tardi per poter effettuare la visita del campo per la quale servono circa 3 ore. Arriviamo fino al cancello sul quale campeggia la tristemente famosa scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi). Ironico e crudele messaggio di benvenuto, da solo riassume tutta la menzogna dei campi di concentramento nazisti: dietro all’apparente candore etico del motto si nascondono in realtà i lavori forzati, la condizione di privazione inumana dei prigionieri e non ultimo il destino finale di morte… Restiamo scioccati, senza parole. Decidiamo di ritornare domani per una visita con maggiore approfondimento.

Verso le 19.00 dopo un bagno nel traffico degli immensi vialoni di Monaco raggiungiamo il quartiere Perlach (circa 15 km dal centro) e L’hotel Golden Leaf che non ci piace granché, ma è costato davvero poco (circa 85 euro per due notti). In realtà al nostro ritorno scopriremo che ci hanno avranno addebitato ulteriori 13 euro sulla carta di credito asserendo che abbiamo fruito della pay-tv (falso!). Inutili i tentativi di ottenere un rimborso, inutile impuntarsi per 13 euro, ma è un hotel che non consiglio di certo! Troppo furbetti, lontano e senza alcun servizio! Doccia veloce, vestiti pesanti (è arrivata un’ondata di gelo) e guidati dal fedele Garmin puntiamo verso la Marienplatz. Ragazzi, che casino!!!!! Come mi manca già la tranquillità dei borghi della Romantische Strasse. In effetti realizzo che è Sabato, in peno periodo natalizio, e che dall’Italia arrivano centinaia di bus per i mercatini del ponte dell’Immacolata! Facciamo addirittura coda aspettando che si liberi un posticino per parcheggiare all’autosilos Zentrum! Per la cena stesso discorso: pienone. Aspettando che la folla se ne vada facendo due passi: Marienplatz illuminata a festa, l’albero di Natale, canti e musica, profumo di cannella, zucchero, vin brulè … Entriamo in una libreria multipiano di fronte alla Rathaus. Dal quinto piano si ha una bella vista della piazza illuminata.

Per cena la Lonely ci da solo indicazioni di luoghi sovraffollati (di certo in questi giorni): Hofbräuhaus, uno tra gli storici birrifici della città, è una ocktober fest in miniatura. Il locale tra i più caratteristici della Monaco festaiola, con l’orchestra al suo interno che accompagna sulle tavole autentici fiumi di birra e di allegria, camerieri in abito bavarese che trasportano con agilità decine di boccali di birra che traboccano all’andata e ritornano prosciugati, profumo di carne e patate arrostite, è però davvero troppo e troppo caotica, sembra di essere in una gabbia di matti … Speriamo che la seconda indicazione, Weisses Brauhaus, sia più valida. Impossibile verificare, c’è talmente tanta gente che non fanno entrare nessuno. Poco male! Abbandoniamo la guida e giriamo a caso. Dopo pochi minuti troviamo ristoro e pace proprio di fronte all’HB in un Augustiner dove, come consueto, si cena su tavolate comuni. Noi, scelte le ormai familiari specialità bavaresi, dividiamo il tavolo con una simpatica coppia di tedeschi in vacanza (lui sembra Maradona biondo) e due inglesi (lui vecchio snob, lei giovane dominicana …).

6 DICEMBRE 2009 – MONACO – Oggi è domenica, quindi possiamo girare tranquillamente per la città in auto senza problemi di traffico congestionato e parcheggio (frei, libero per tutto il giorno). Alle 9.00, solo dopo numerosi tentativi, abbandoniamo il caldo piumone diretti agli English Gartner. E’ ancora relativamente presto ed è bello attraversare il centro quasi disabitato: Maximilienstrasse, l’Università, Siegestor (arco di trionfo), Odeonsplatz, Thatinekirche, la Residenz. Parcheggiamo appena oltre la recinzione dell’ English Gartner dove, a quest’ora, ci sono solo pochi runners e qualche persona infreddolita con il loro cane. Qualsiasi città io visiti, mi piace sempre passare del tempo nel parco cittadino, un piccolo assaggio della vita locale. La zona è inoltre molto bella, con ricche ville che affacciano sui canali derivati dall’Isar. Camminiamo senza meta per circa mezz’ora finché decidiamo di dirigerci alla Chinese Turm fino alla quale ci accompagna un signore sulla sessantina al quale chiediamo indicazione e che coglie l’occasione per fare conversazione e rispolverare un ottimo inglese che, dice, non parlava più da anni! L’eccentrica pagoda cinese (nel parco c’è anche un tempio greco!) è davvero atipica. Tra l’altro in questo periodo è stata “contestualizzata” ed è stata addobbata con numerose luci ed una stella cometa e posta al centro di un mercatino natalizio sul quale domina come fosse un immenso albero di Natale.

Ritorniamo verso il centro speranzosi di imbatterci in una bakerei. Peccato siano chiuse perché è domenica. Ci va comunque bene perché ci imbattiamo in un caldo ed accogliente Starbucks (per me tra i locali più piacevoli del Mondo!) dove ci rilassiamo bevendo un cappuccino, sgranocchiando muffins e guardando la città che incomincia ad animarsi … (peccato i connazionali con chiassosi e frignanti bambini gelati al seguito…) Alle 11.00 ci precipitiamo fuori e di corsa raggiungiamo Merienplatz. Ci stavamo dimenticando del Glockenspiel! Il kitchissimo carillon/orologio a cucù del Neue Rathaus che, alle 11.00 e a mezzogiorno, abbina ai rintocchi un simpatico spettacolino di statuine danzanti che rievoca episodi dell’antichità. C’è anche un il gallo dorato posto alla sommità del carillon che, alla fine, sbatte le ali, muove la testa e canta tre volte per decretare la conclusione della rappresentazione (come i tre botti finali di uno spettacolo pirotecnico!) Per apprezzarlo bisogna considerare la tradizione del centro Europa ed il fatto che è enorme per cui realizzarlo a suo tempo non è stato affatto facile … infatti non è puntuale! E’ in ritardo di 10 minuti! (per quello arriviamo in tempo).

Mentre aspettiamo che le statuine prendano vita si crea un capannello di turisti in attesa, tra i quali un’impellicciata napoletana e suo marito. Impossibile non ridere (rotolandosi per terra) quando, appena le statuine si muovono, la moglie scocciatissima aggredisce marito e amici: “Pasquà, immo fatti millecinquecento chilommetro pe’ vedere ‘sta strunzata!!!!!!!!!!!!!!!” Nel mondo non ci smentiamo mai! Dalla Marienplatz saliamo i 90 metri della torre della Peterskirche dalla cui sommità si vede tutta Monaco: dal centro, con le chiese, Marienplatz e le case con gli abbaini, alle Alpi, dalla Monaco Olimpica alla Monaco Industriale dominata dalla BMW …

In cima alla torre un piccolo disastro: si scarica la batteria della macchina fotografica che per 5 giorni ci siamo scordati di caricare! (Siamo proprio in ferie! Abbiamo staccato il cervello!). Per fortuna da Starbucks ho notato delle prese che gli avventori utilizzano per caricare il laptop … quindi ulteriore big cappuccino e, in attesa che la lucina della ricarica si spenga, ne approfittiamo per visitare il Duomo o Frauenkirche famoso per le sue torri gemelle alte 99 metri sormontate da cupole a cipolla e la leggenda dell’ “impronta del diavolo” nell’ingresso legata all’illusione creata dalle colonne che fa sembrare l’interno privo di finestre.

Nel pomeriggio ritorniamo a Dachau fermandoci però prima in Prinzregentstrasse dove perdo una scommessa con mio marito. Ho perso la scommessa sui surfisti certa, prima di tutto, che i surfisti di Monaco di Baviera fossero un’assurdità, una sorta di leggenda metropolitana per signorine, secondariamente che in pieno inverno dovessero comunque avere di meglio da fare! Invece … Scopro di aver perso già dall’inconsueta folla sul ponte dell’Eisbach, tutta concentrata sulle gesta di una decina di ragazzi in muta O’Neill e tavola pinnata che, neanche fossero a Maui, cavalcano una strana onda artificiale!!!! Bho??? L’iniziativa pare aver successo … Quasi, quasi scrivo al sindaco di Monza per realizzarne una simile sul Lambro! D’altronde noi brianzoli come potremmo fare per imparare il surf? Ritornati a Dachau noleggiamo la nostra audio guida e passo dopo passo ripercorriamo le strazianti tappe di un infinito orrore in un luogo che ancora oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, è così carico di morte. Le “docce”, le baracche, i crematori, le foto dell’epoca sono testimonianza di una follia umana smisurata. Ogni commento è superfluo. Bisognerebbe però invitare i visitatori ad avvicinarsi al sito con cognizione, consapevolezza ed un minimo di preparazione. Questo perché mi ha urtato parecchio un bimbo italians che … “Mamma! Mamma! Che figata il crematorio!” Ecco, magari sarebbe meglio evitare di dire certe stronzate. Anche perché al suddetto bambino avrei riservato volentieri un ben assestato calcio nel c… E anche ai genitori cretini! … Sulla via del ritorno le moderne architetture illuminate dell’Allianz Arena e del BMW Welt … Alla BMW parcheggio la mia scassatissima Y proprio di fronte all’ingresso principale facendo incavolare un po’ i guardiani che la vedono come un “piccolo mostro italiano”, una mosca che infastidisce il perfetto colosso tedesco, ma ho un’idea e devo fare un tentativo! Ovunque ho letto che per visitare lo stabilimento BMW occorre una prenotazione anticipata di parecchi mesi. Bhè, io non ci credo! Con la mia solita aria innocente mi presento quindi all’ingresso, al punto informazioni, chiedendo la possibilità di poter effettuare un tour l’indomani … Per favore! Come volevasi dimostrare: c’è posto! Alla faccia dei 6 mesi prima! Ore 11.00 di domani, abbiamo i biglietti per 2. Sergio è contento, il guardiano invece inizia ad agitarsi intorno alla mia macchina. Io rido e, con comodo, la sposto …

Speriamo si tratti di un visita interessante, ci ha sballato tutti i programmi: salteremo il castello di Linderhof (magari è l’occasione buona per ritornare … Magari in primavera, sì da vedere le numerose fontane attive e svelate) e ci toccherà fare il S. Bernardino di notte con la neve!!!! Ritornati in centro parcheggiamo nei pressi di Karlplatz dove ci scaldiamo con del vin brulè ascoltando musica ed osservando (da una veranda chiusa e al caldo) i pattinatori sulla grande pista artificiale allestita nella piazza. Negozi, vetrine e bancarelle ci accompagnano di nuovo in Marienplatz, ma con grande rammarico, manchiamo di 5 minuti l’ultimo ascensore per la torre della Neue Rathaus. Niente fto panoramiche notturne, uffa! I locali del centro sono la solita ressa, per cui riprendiamo l’auto per andare in uno dei famosi birrifici di Monaco, Augustiner in Landsberger Straße 31-35 i cui vogliamo goderci la nostra ultima serata bavarese. Il Locale è grazioso, annesso all’antico stabilimento dove ancora oggi c’è la produzione. Hei! Rispetto al primo giorno (cappuccino, kebap e pizza) ormai siamo diventati degli esperti! Da “veri conoscitori”: prendiamo liberamente posto ad un tavolo sorridendo, salutando con enfasi chi è già seduto e facendoci fare spazio; facciamo cenno a camerieri i Lederhosen (pantaloni in cuoio) e cameriere in Dirndl (abito con grembiule); ordiniamo con facilità Schweinebraten mit Spätzle (arrosto di maiale con gnocchetti), Bayerische Kartoffel (patata bavarese), Wollwurst (würstel bianchi grigliati) e birra, ovviamente, anche se non riusciamo ad attestarci al livello dei tedeschi che riescono a trangugiare con estrema facilità il mitico Maß, il boccale da 1 litro! Ritornando in hotel Garmin ci fa fare una strada insolita, anche se ora non saprei dire dove fosse, sembra di stare su una collina dalla quale si vede perfettamente tutta monaco illuminata.

7 DICEMBRE 2009 – MONACO – MILANO E così oggi BMW Plant … Ce la prendiamo comoda: parcheggiamo direttamente lì (5 euro), al lounge bar prendiamo i cappuccio-brioche più cari della storia (10 euro … ecco perché i 6 euro di biglietto mi erano sembrati pochi!), dopodiché in attesa dell’inizio della visita osserviamo le curiose prospettive del quartier generale BMW, che costituiscono un tutt’uno con gli spazi dell’Olympia Park, infine buttiamo un occhio alle ultime auto e moto, gioielli della casa, ed ai prototipi dei motori ad idrogeno.

Alle 11.30 parte il nostro tour che ci vede accompagnati da una guida che parla un perfetto inglese e deve aver studiato da “motivatore entusiasta” considerate l’energia che dedica alla spiegazione e cerca in tutti i modi di trasmettere (Sicuramente al marketing BMW avranno verificato che questo tipo di atteggiamento incrementa le vendite!!!!). Non che l’accento di Oxford e la motivazione mi interessino particolarmente, la cosa importante, che mi rallegra, è che capisco (eureka!) Durante la visita non è consentito scattare fotografie quindi, non vedendomi un granché bene nei panni di una spia industriale, ripongo disciplinatamente la macchina fotografica nel suo zainetto.

In due ore si cammina su e giù lungo le diverse linee del processo produttivo: dalla lamiera in coils alla consegna delle chiavi al (sempre entusiasta) cliente finale. In molti, soprattutto dagli States e dal Giappone, vengono a ritirarsi la macchina direttamente qui per poi approfittarne e fare un bel giretto in Europa! La visita è interessante: i robot sono micidiali, precisi e veloci, ma molto ancora viene fatto dagli uomini che, pazienti, lavorano 8 ore nelle linee di montaggio. Il processo di verniciatura è eseguito con una precisione spaventosa, così come le saldature ed il collaudo finale dove alcune “lampade” sono in grado di rivelare istantaneamente le rare anomalie. Un’insolita visitatrice americana ha reso la visita ancor più simpatica poiché non ha creduto, sino all’ultimo, all’esistenza di motori diesel per le auto! Nella sua mente solo i camion potevano avere motori di quel tipo: enormi, lentissimi e molto inquinanti.

Alle 14.00 riprendiamo possesso della nostra Y e in 7 ore, sotto una pioggia battente e la neve sui valichi ritorniamo, un po’ tristi, a Milano.

auf widersehen!!!!!!!!



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