Una tazza di Bach? di Turingia & Sassonia

*eravamo in 10 suddivisi in tre auto *spesa pro capite euro 675 tutto compreso Ci sono molte robuste ragioni per spendere le proprie vacanze in Germania; alcune davvero sorprendenti: -è il paese dove l’italiano è più parlato (per cui raramente occorre passare all’inglese) -i prezzi sono sensibilmente minori che in Italia -normalmente...
Scritto da: Giulio 2
una tazza di bach? di turingia & sassonia
Partenza il: 27/07/2003
Ritorno il: 03/08/2003
Viaggiatori: in gruppo
*eravamo in 10 suddivisi in tre auto *spesa pro capite euro 675 tutto compreso Ci sono molte robuste ragioni per spendere le proprie vacanze in Germania; alcune davvero sorprendenti: -è il paese dove l’italiano è più parlato (per cui raramente occorre passare all’inglese) -i prezzi sono sensibilmente minori che in Italia -normalmente si mangia bene (mediamente da 12 a 14 euro) -tutti i siti, anche minori, di qualche interesse sono ben forniti di ogni sorta di illustrazione e spiegazione (molte volte anche in italiano) ritirabile in loco -i tedeschi ci amano, nonostante le ultime -diciamo così- intemperanze ai massimi livelli (sanno ben distinguere il grano dal loglio) Il percorso di quest’anno aveva come doppio filo conduttore J.S.Bach e M.Lutero; naturalmente strada facendo è capitato di divagare e non poco, ma è il bello del turismo fai da te.

Prima tappa Bamberg; città di confine fra Baviera e Turingia.

Conviene spenderci due giornate intere. Sito protetto (e con ragione) dall’Unesco è ben rappresentata nell’immaginario collettivo dal palazzo comunale posto in mezzo al fiume, a significare l’equidistanza del potere dagli interessi terreni (nessun commento, prego). La città è di medio-piccole dimensioni ma è un affascinante contenitore di opere d’arte, a cominciare dal Dom con la sua selva di torri ed il misterioso Cavaliere di Bamberg, il complesso Michaelsberg con l’imponente chiesa benedettina, ora in stile barocco su impianto gotico, la magnifica Obere Pfarrkirche col curioso campanile che termina con l’appartamento del campanaro, ed in generale tutta la città vecchia merita una visita non superficiale.

Abbiamo alloggiato al Brudermuhle Hotel che raccomando vivamente per l’atmosfera (è sul fiume, proprio di fronte al municipio, nello stabile di un mulino duecentesco), la pulizia ed un servizio di primo livello. Ottima la cucina ed accoglienti i locali comuni. All’esterno grandi ippocastani ombreggiano la piazza, e non è un male considerando che in agosto si superano i 30 gradi. Quest’anno siamo arrivati in coincidenza con la fiera dell’antiquariato ed i negozi erano aperti fino a tardi. Essendo proprio sulla via (Karolinenstrasse) qualche occhiata abbiamo dovuto pur darla, e se non era per il rischio di esaurire tutto il budget già al primo giorno, saremmo tornati con le macchine piene di “roba d’epoca”. Abbiamo resistito, comunque.

Poco fuori la città, assolutamente imperdibile l’impronunciabile santuario Vierzehnheilingen, un enorme fabbricato -isolato nella foresta- che ci riconcilia col rococò. All’esterno quasi un barocco romano, senza esagerazioni, due torri altissime in facciata e il trionfo dell’alternanza concavo-convesso delle superfici che ne dissimulano le dimensioni. All’interno straordinario sogno in bianco ed azzurro, con confessionali che sembrano elegantissime carrozze, matronei che sono vezzosi veroni a vetri e l’altare centrale coi suoi 14 martiri che presentano soavemente le proprie peculiarità… Ma è già l’ora di partire per Erfurt, capitale della Turingia. Con un accenno di torcicollo per non aver potuto visitare Coburg, solo per ragioni di tempo (un motivo in più per tornare) Sono un centinaio di km più o meno, da percorrere su strade secondarie all’interno della fascinosa selva di Turingia. Ad ogni piè sospinto c’è un invito a fermarsi per mangiare trote appena pescate dal torrente sottostante. Bisogna armarsi di pazienza e preventivare un paio d’ore almeno di viaggio. Comunque piacevole ed assolutamente non stancante. Sull’alloggiamento ad Erfurt, anzi a Molsdorf che è un sobborgo della città, non spenderemo molto tempo perchè non merita alcuna pubblicità. La città è invece impressionante per l’altera nobiltà che esprime. La visita non può che cominciare dalla collinetta in parte artificiale su cui sorgono due magnifiche costruzioni, il Dom di S. Maria e la Chiesa di S. Severo. Si resta veramente senza parole, anche se la parte più importante, cioè il presbiterio del Dom (lungo come le navate) è attualmente chiuso per lavori di consolidamento. In compenso tutte le opere d’arte più importanti sono state trasferite nelle navate libere in modo da essere comunque apprezzabili. Begli organi, val la pena di acquistare i CD. Da ascoltare anche la Gloriosa, la campana del 1497 pesante oltre 100 q.

Riattraversata l’assolatissima ed amplissima piazza ci si tuffa nel centro storico, anche questo degno di ogni nota. Da non perdere la Predigerkirche.

Usando Erfurt come base d’appoggio, in pochi km si raggiunge Weimar, la classica città da vivere. Parcheggiare dove si trova e passeggiare sino allo sfinimento. Non ci sono monumenti strepitosi o famosissimi, ma è tutto il complesso ad essere affascinante, come il suo passato storico anche recente.

Si può visitare la Sassonia senza compere un pellegrinaggio alla Mecca dei musicisti? No, non si può, ed infatti ora i nostri piedi sono fermi davanti alle tue porte, Lipsia (il profeta Davide mi scuserà l’impropria citazione). Veramente le porte non ci sono più, e nemmeno Lipsia, che ha subito un grazioso ed accurato bombardamento, durante la seconda guerra mondiale, che non ha lasciato pietra su pietra. Il risultato è una città più brutta di Milano, che io consideravo –sbagliando- la città peggiore d’Europa. In questo guazzabuglio di stili, come un’isola incantata ecco una ventina di altissimi ippocastani che segnalano la presenza della gotica Thomaskirche dove operò il sommo J S Bach per ben 28 anni, sino alla morte avvenuta nel 1750. Si entra dalla porta a destra, perchè incredibilmente sulla facciata spicca a caratteri super-cubitali e rossi la scritta W C TOILETTE con una bella freccia ed un disegno per chi avesse ancora dei dubbi.

Comunque diciamo che di Bach non è rimasto più nulla; la chiesa è stata volgarmente scortecciata all’interno (ora sembra appena uscita da un cartone animato) per togliere tutte le strutture barocche e “recuperare” l’originario stile gotico; gli organi che Bach ha suonato non ci sono più. Al loro posto un grandissimo strumento ottocentesco, inadatto alle musiche del Kantor, e sul matroneo un nuovo strumento inaugurato in occasione dei festeggiamenti del 2000 (250 anni dalla morte), orribile e falso, che viene spacciato come copia fedele di uno strumento (distrutto) a suo tempo amato da Bach. Ciò che resta è la tomba nel presbiterio formata da una semplice lastra di bronzo con le scritte rivolte verso l’altare. Siccome il presbiterio è inaccessibile al pubblico, lo sono anche le scritte, e chi volesse un attimo concentrarsi sulla tomba del massimo musicista mai esistito, è meglio che se lo tolga dalla testa.

Nella sacrestia la perfida esibizione di sei certificati di altrettanti figli nati morti, con la sottoscrizione del vecchio J S e di Anna Magdalena, ed alcuni strumenti dichiarati d’epoca ma falsi come Giuda.

Si può comprendere come all’uscita si venga presi da una bulimìa che spinge addirittura ad acquistare come ho fatto, al vicino spaccio, una tazza da thè personalizzata col nome Bach, ed una gomma da cancellare con alcune note autografe.

Il cosiddetto monumento sul piccolo sagrato laterale rappresenta il musicista come un contadino che abbia appena finito di arre due ettari di terreno sassoso, e dietro di lui un organetto che è esattamente quello che si vede suonare dai nani in “Biancaneve” di Disney. Vergogna! C’è di che deprimersi. Fortunatamente al ritorno ci si può, pardon, ci si deve fermare a Naumburg, piccola città che ha rappresentato la vera scoperta di questo viaggio. Il Dom, iniziato in pieno Romanico e concluso in stile gotico è un vero e proprio scrigno di meraviglie. Oltretutto è racchiuso in un complesso monastico di raro fascino. Alcune opere scultoree all’interno rappresentano un unicum a livello europeo. Vestitevi di chiaro (la chiesa è alquanto polverosa ed uscendo rischiate di sembrare tutti mugnai) e fate conto di restarci una mezza giornata. Acquistate tutte le pubblicazioni in vendita all’entrata e non fate la corte alla bella giovane che vende i biglietti: non fa comunque sconti.

Anche il resto della città è degno di ogni considerazione. Si può cenare in piazza. Inutile andare ai tavoli del locale con la ragazza in microgonna: manda sua zia a servire.

Se si è visitato Naumburg (un paio di giornate ci vorrebbero) diventa d’obbligo un pellegrinaggio a Muhlhausen che a dispetto dei suoi 40 mila abitanti ha passato un periodo di grande potenza, aderendo alla lega Anseatica. E’ una città murata, e oltre le mura (avete presente Lucca?) un ampio parco piantumato che la isola e ne aumenta il fascino. All’interno numerosissimi monumenti di grande pregio ed un tessuto urbano di grande fascino. Assolutamente da non perdere.

A questo punto le giornate stanno volando via ed una ultima puntata si fa verso Eisenach (luogo natale del vecchio Bach); anzi questa puntata la farete voi perchè a noi paperini è capitato un periodo in cui la città era praticamente inaccessibile a causa di imponenti lavori in corso su tutte le strade d’accesso. Si è potuto salire “solo” alla fortezza Wartburg dove si rifugiò Lutero in incognito per dieci mesi, e con l’occasione tradusse dal Greco il nuovo Testamento.

La società Bachiana con un guizzo di lucidità ha acquistato la casa natale di Bach, salvo scoprire poi che non era quella, ed allora è stata trasformata in piccolo museo bachiano. Ma, come dice il proverbio, chi è stato a Lipsia è diventato smagato, e dunque di comune accordo abbiamo deciso di evitarne la visita.

Se date una occhiata distratta alla zona vi accorgerete che sono più le cose che non abbiamo potuto vedere di quelle visitate, e questo la dice lunga sul fascino di queste regioni.

Da tornarci.

Alcune considerazioni finali: le distanze in Turingia e Sassonia (ed in genere in tutta l’ex Germania Est) vanno considerate il doppio perchè ovunque ci sono lavori in corso per raddoppiare le strade, spianare colline, operare nuovi raccordi. Per questo motivo le velocità che si possono tenere sono assai basse; ne guadagna la sicurezza.

Se avete un navigatore satellitare ma non avete acquistato l’ultimo CD aggiornato, lasciatelo spento, oppure vi porterà in tutti i cortili privati della zona scelta, o, in alternativa, vi ingiungerà perentoriamente di fare inversione di marcia in piena autostrada.

In questa zona si nota (ed è bello constatarlo) una quantità straordinaria di bambini, ragazze incinte, giovani mamme che spingono carrozzelle: probabilmente questa è la vera ricchezza per il futuro.

E’ stato acutamente scritto che dopo aver visitato la Germania è impossibile ridere dei tedeschi: sottoscrivo in pieno, e con me i compagni d’avventura.

Guide da acquistare: eccellente la recente e voluminosa guida verde del Touring. Le altre non sono all’altezza. Poi si compera di tutto nelle singole zone.

Indovinate dove andremo l’anno prossimo?



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