Il CIELO SOPRA BERLINO

Nessun altra città al mondo è stata architettonicamente condizionata dagli eventi storici come Berlino. Il cielo sopra Berlino ha visto questa città morire e poi risorgere dalle sue ceneri come l’Araba Fenice. E’ stato testimone dei paurosi bombardamenti che gli angloamericani operarono sulla città da partire dal 1943 con ben 15.000...
Scritto da: luplay
il cielo sopra berlino
Partenza il: 16/07/2009
Ritorno il: 20/07/2009
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Nessun altra città al mondo è stata architettonicamente condizionata dagli eventi storici come Berlino.

Il cielo sopra Berlino ha visto questa città morire e poi risorgere dalle sue ceneri come l’Araba Fenice. E’ stato testimone dei paurosi bombardamenti che gli angloamericani operarono sulla città da partire dal 1943 con ben 15.000 tonnellate di bombe che lasciarono una Berlino ridotta ad un cumulo di macerie.

Il cielo è tuttora testimone dell’immane sforzo dei tedeschi per ridare un’identità alla città e renderla una delle città più belle d’Europa.

Il cielo sopra Berlino spesso non è azzurro al contrario di come esultava Marco Civoli nella finale vittoriosa dell’Italia ai campionati del mondo del 2006, ma è comunque un cielo testimone di una storia tutta da raccontare.

In effetti, il cielo di Berlino ha visto progredire la città dove dal dopoguerra si è costruito di più in Europa, in modo tale da riportare la città ai fasti di inizio del secolo scorso. Di fatto non esiste un centro storico vero e proprio e l’unico quartiere che può essere considerato tale (Nikolaiviertel) è stato ricostruito anch’esso dalle ceneri della guerra. Dimenticate quindi l’idea di andare a Berlino per passeggiare a piedi nel centro storico, ma non scordate comunque di calzare scarpe comode perché, per scoprire le singole zone, il modo migliore è quello di camminare facendo attenzione ai dettagli che richiamano, a seconda del quartiere in cui ci troviamo, l’architettura nazista, quella comunista e quella moderna. In effetti, per godere in pieno la città analogamente a quanto affermava Franco Cassano nel suo”Il pensiero meridiano”: “Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardarne soltanto la copertina”.

Primo giorno Chi ama l’architettura moderna trova a Berlino un museo a cielo aperto con la possibilità di godere gratuitamente di opere dei più grandi interpreti di questa disciplina.

In effetti, i nomi noti dell’architettura mondiale che hanno lasciato il loro segno a Berlino sono davvero molti: dal giapponese Isozaki Arata con l’edificio per uffici e negozi della Linkstrasse (1994-1998) e la Volksbank in Potsdamer Platz (2000); agli italiani Aldo Rossi con il progetto di un isolato, precisamente il n° 10, tra la Kochstrasse e la Friedrichstrasse (1981) e il Deutsches Historisches Museum (1987) e Renzo Piano a cui fu attribuita la progettazione urbanistica complessiva e la supervisione artistica dell’intero complesso di Potsdamer Platz (8 edifici sono stati progettati dallo stesso Piano tra cui spicca la Torre Debis, sede della Daimler-Benz); agli inglesi Richard Rogers, principale collaboratore di Renzo Piano a Potsdamer Platz, Norman Foster con la famosa cupola del Reichstag (1992) e David Chipperfield con l’intervento di ricostruzione del Neues Museum (2009); ai tedeschi Oswald Mathias Ungers con la sistemazione del Tiergarten (1973) e la ricostruzione del IV Ring (1973), Josef Paul Kleihues con l’officina centrale della nettezza urbana di Berlino-Tempelhof (1969-83) isolato 270 sul Vinetaplatz (1975-77) , Helmut Jahn (tedesco-canadese) con il suo Sony Center incredibilmente realizzato dovendo rappresentare dall’esterno il monte Fuji. E Hans Kollhoff con la Kollhoff-Tower (1999) all’interno del progetto di riqualificazione della Potsdamer Platz; allo spagnolo Rafael Moneo con Ufficio centrale Mercedes Benz 1995 e l’Hotel Grand Hyatt 1998.

Tra le eccellenze segnalo la sala concerti di Berlino (Berliner Philharmonie) realizzata sul progetto di Hans Scharoun, Potsdamer Platz e il Reichstag. La Berliner Philharmonie è realizzata con una forma aggressiva ed ha caratteristiche del tutto peculiari con un profilo pentagonale e con il podio dell’orchestra piazzato nella zona centrale attorno al quale si collocano le gallerie per il pubblico.

Potsdamer Platz per Berlino non è una piazza qualsiasi. Negli anni 20 Potsdamer Platz era il fulcro della capitale più vivace e moderna d’Europa. Nel 1945 i bombardamenti radono al suolo quasi interamente il quartiere attorno a Potsdamer Platz. Al termine della seconda guerra mondiale a Potsdamer Platz comincia a crescere l’erba. Passano gli anni e la piazza diventò il simbolo della devastazione e la sua immagine raccontava al mondo il destino di un paese tagliato in due.

I primi valichi alla distruzione del muro si aprono proprio a Potsdamer Platz e quando Berlino diventa la nuova capitale della Germania riunificata appare evidente come la piazza possa costituire il simbolo della rinascita della città.

Così nel 1991 venne indetto il concorso di idee per la ristrutturazione della piazza al quale furono invitati 16 studi internazionale di architettura. Si trattava di sistemare un’area di 68.000 mq e la progettazione urbanistica complessiva e la supervisione artistica dell’intero complesso fu assegnata a Renzo Piano, che si avvalse della collaborazione degli architetti sopra indicati per le singole opere.

“Ci vogliono cinquecento anni per fare una città – ha detto recentemente Renzo Piano – e cinquanta per fare un quartiere. A noi hanno chiesto di costruire una bella fetta di Berlino in cinque anni”.

I tedeschi però non andarono per il sottile: con quattromila addetti, quattromila miliardi di vecchie lire sono riusciti nell’intento di ridare una nuova vita all’area acquistata dalla Daimler Benz.

Non tutti apprezzano il risultato finale e molti critici hanno ferocemente attaccato la nuova realizzazione.

I gusti sono gusti, ma una cosa è certa: Renzo Piano ed i suoi colleghi sono riusciti a rivitalizzare in pieno l’area e farla tornare ai fasti degli anni venti dello scorso secolo. Infatti, le nuove realizzazioni di Potsdamer Platz hanno creato il maggior Urban Entertainment Center d’Europa per effetto delle innumerevoli occasioni di intrattenimento presenti, distribuite tra cinema, musica, ristoranti, sale giochi e negozi.

Prima dell’intervento la piazza era il simbolo della desolazione e dell’abbandono. Ora è il simbolo della modernità e del divertimento.

Dopo un po’ di riposo sulla piazza il giro riparte per arrivare al Reichstag. Indubbiamente il Reichstag è anche uno dei siti maggiormente apprezzati dai visitatori tenuto conto delle file chilometriche che spesso si trovano all’ingresso.

Esso costituisce uno dei monumenti che maggiormente rappresentano l’unione tra passato e futuro.

Il Reichstag, già dalla fine del diciannovesimo secolo, ospitava il Parlamento che si era spostato da altri piccoli edifici sulla Leipziger Strasse. Già all’epoca il Reichstag era considerato un’opera tecnicamente molto avanza per la presenza di una cupola di vetro e acciaio.

Con l’avvento di Adolf Hitler il palazzo subì un pauroso incendio in circostanze non molto chiare.

L’edificio, già gravemente rovinato dall’incendio, fu ulteriormente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Con la costruzione del muro il palazzo rimase nella zona occidentale, ma lo stesso ovviamente non poteva essere destinato al suo scopo originario dato che la capitale era stata trasferita a Bonn Dopo la caduta del muro non fu univoca la decisione, presa con un’esigua maggioranza, di spostare la capitale a Berlino e con essa governo e parlamento.

Nel 1992, sir Norman Foster vinse il concorso per la progettazione della ricostruzione dell’edificio. Ora tutti sono concordi nel considerare la ricostruzione un grande successo dell’architettura moderna dato che il palazzo e soprattutto la sua cupola di vetro sono diventate una delle principali attrazioni turistiche della capitale.

In effetti, la cupola di acciaio e vetro non è solo il simbolo dell’architettura hi-tech, ma è diventato uno dei simboli della stessa città. All’interno della cupola due rampe di forma elicoidale portano i visitatori sopra le teste dei rappresentanti politici a simboleggiare la trasparenza dell’operato del potere politico rispetto al popolo.

Al centro della cupola vi è il “light sculpotor”, un tronco di cono, rivestito di 360 specchi riflettenti, che si estende fino al culmine della cupola stessa. Il sistema è studiato per non fare entrare il calore e la luce solare. Di notte avviene il processo inverso e la luce interna viene proiettata sulla cupola che si trasforma in una sorta di lanterna. Attraverso il cono è stato studiato un sistema di ventilazione che consente di mantenere il confort interno al massimo livello.

Secondo giorno Il secondo giorno, visto il tempo inclemente, viene dedicato alla visita dei musei e del castello di Charlottenburg L’Isola dei musei (in tedesco: Museumsinsel) costituisce l’attrattiva culturale più importante di Berlino e di tutta la Germania.

Nell’isola si trovano i Musei statali di Berlino, appartenenti alla Fondazione culturale prussiana: Altes Museum, Neues Museum, Alte Nationalgalerie, BodeMuseum, Pergamonmuseum, James Simon-Galerie.

Museumsinsel si trova nella parte settentrionale dell’isola della Sprea in pieno centro di Berlino. Il quartiere è il Mitte, ma l’isola della Sprea potrebbe rappresentare simbolicamente il centro del centro della città. Per far capire che si tratta del centro della città basta considerare che l’isola dei Musei è situata tra la Porta di Brandeburgo ed Alexanderplatz; con pochi passi si va al Berliner Dom e con una passeggiata un po’ più lunga si arriva nella zona del Nikolaiviertel (quartiere di San Nicola) dove è situata la Nikolaikirche (chiesa di San Nicola) risalente al XIII secolo.

Abbiamo visitato:  Altes Museum Davvero interessante la struttura neoclassica che ospita il museo, il più antico di Berlino. All’interno collezioni di antichità. Fino al 2009 è stato ospitato anche il Museo Egizio in attesa della riapertura del Neues Museum.

 Pergamonmuseum Il Pergamonmuseum ospita una delle più famose collezioni di antichità ed è considerato uno dei più importanti musei archeologici del mondo. L’origine del nome deriva dalla città di Pergamo nell’attuale Turchia dalla quale provengono le principali opere tra cui il famoso altare omonimo collocato nella sala principale. Ospita anche collezioni di arte greco romana, di antichità del vicino oriente e di arte islamica. Nel secolo XIX continuarono le acquisizioni del museo tanto che lo stesso si dimostrò non adeguato a contenerle tutte. Così fu costruita un nuovo museo (in effetti la traduzione di Neues Museum è proprio nuovo museo) per ospitare la collezione di opere egizie.

Durante la seconda guerra mondiale il museo venne fatto oggetto dei bombardamenti degli alleati anche se fu sostanzialmente risparmiato. Le opere in gran parte furono spostate nei sotterranei e così non subirono i danneggiamenti causati dalle esplosioni.

 Neues Museum Il Neues è uno di quegli esempi, frequenti a Berlino; dove i puristi si infuriano con gli architetti per i restauri che hanno fatto. L’incarico di restaurare questa struttura nell’ Isola dei Musei è stata affidata all’architetto inglese David Chipperfield.

David Chipperfield in effetti non si è limitato a restaurare l’edificio museale distrutto dai bombardamenti, ma nella ricostruzione ci ha messo la sua arte come è facilmente individuabile nel moderno scalone d’ingresso.

Questa commistione tra modernità e tradizione non è proprio andata giù ai puristi che, traendo spunto dalla nazionalità dell’architetto, hanno avuto modo di osservare che nel restauro di fatto si vede la continuazione dei bombardamenti dell’aviazione britannica.

L’opera che sicuramente caratterizza l’intero museo è il busto della Regina Nefertiti, moglie del faraone Achenathon, riconosciuto simbolo della donna più bella del mondo. Sull’opera si è aperto un grosso contenzioso tra la nazione che attualmente lo detiene e quella che ne rivendica la proprietà: l’Egitto. I Cairo e la sua struttura museale più importante del continente africano la rivuole indietro ritenendo che l’opera sia stata trafugata indebitamente. La contesa ha assunto toni aspri, ma non credo possa arrivare ad alcuna soluzione perché sarebbe l’equivalente di riottenere dalla Francia la Monna Lisa di Leonardo.

Successivamente abbiamo raggiunto il castello di Charlottenburg. Il castello non si trova propriamente nella zona centrale di Berlino. Lo stesso aveva inizialmente il nome di Lietzenburg, in relazione alla zona dove fu costruito, su disposizione di Sophie Charlotte, la moglie di Federico III di Brandeburgo. Alla morte della regina il palazzo e tutta la zona furono dedicati alla memoria della stessa assumendo il nome di Charlottenburg.

Il castello doveva diventare una sorta di residenza estiva pensata sul tipo di Versailles in Francia. In realtà tale funzione fu però assunta dal castello di Sanssouci a Postdam. L’imponente palazzo barocco è una delle scarse testimonianze a Berlino della potenza della casata degli Hohenzollern.

All’interno del palazzo sono disposte tutte sale comunicanti tra di loro che caratterizzano il percorso della visita. Degne di nota la Camera della Porcellana e la Galleria dorata utilizzata per le feste da ballo ed i ricevimenti ufficiali.

Il giardino del castello, enorme e stupendo, costituisce un’altra attrattiva della zona.

Terzo giorno Terzo giorno dedicato ai monumenti dell’olocausto e al muro (imperdibile nel ventennale della caduta).

Recentemente la cancelliera tedesca Angela Merkel, presente nei pressi di Danzica alle commemorazioni per i 70 anni dell’inizio della seconda guerra mondiale ha dichiarato: Mi inchino davanti ai 60 milioni di vittime. Ricordo i 60 milioni di persone che attraverso questa guerra scatenata dalla Germania hanno perso la loro vita. Non ci sono parole, che possano descrivere neanche minimamente il dolore di questa guerra e dell’Olocausto».

In effetti non si può dire che i tedeschi abbiano cercato di cancellare le tracce del loro pesante passato. I tedeschi hanno avuto il coraggio di esecrare i crimini commessi dai soldati tedeschi nell’ultima guerra investendo anche degli ingenti capitali per lasciare dei monumenti all’olocausto, dal museo ebraico, al Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, al memoriale del campo di concentramento di Sachsenhausen (solo per citarne i principali).

Il museo Ebraico di Berlino, aperto nel 2001, è una delle opere architettoniche più importanti della città. E’ uno dei rari esempi nei quali si va a visitare il museo più per la struttura architettonica del tutto innovativa che per il contenuto del museo stesso. In effetti, il museo ebraico di Berlino è stato visitato, ancor prima dell’allestimento interno, da circa 350.00 persone quando le sale erano ancora vuote. Se è pur vero che qualche visitatore può essere stato mosso dalla curiosità o da motivazioni estetiche è pur vero che la struttura realizzata da Daniel Libeskind spinge alla meditazione sulla storia martoriata del popolo ebraico. Non pochi, all’apertura del Museo, si sono posti il dilemma se fosse stato o meno opportuno inserire delle collezioni all’interno dato che l’edificio progettato da Daniel Libeskind era di per sé un’opera d’arte che aveva una forza evocativa sicuramente maggiore di quanto contenuto al suo interno. Su questa teoria ad esempio il Frankfurter Allgemeine Zeitung del 10.9.2001 La struttura in acciaio, si evidenzia per la qualità espressiva dell’architettura che è connotata da un elevato simbolismo. Si tratta di un’architettura che trasmette emozioni che parla al cuore del visitatore trasmettendo una sensazione di disagio. Daniel Libeskind è riuscito nella difficile impresa di esprimere in un’opera architettonica la tragedia di milioni di ebrei vittime dell’Olocausto. La pianta ricalca una saetta a zig-zag che richiama la stella di David spezzata e sta a simboleggiare la tragedia che si è abbattuto sul popolo ebraico.

All’ingresso del museo si incontrano tre percorsi che anch’essi stanno a simboleggiare i distinti destini di questo martoriato popolo. Si parte da quello tragico dell’Olocausto, poi quello che porta al giardino di Eta Hoffmann, che sta a simboleggiare l’esilio per arrivare alla scala con la speranza del futuro.

La parte relativa all’olocausto è dominata dal colore nero, dall’assenza di luce e dall’infausto rumore della porta della torre, spessa e pesante, quando si chiude. Il rumore allucinante sembra far riecheggiare la voce di Caronte che nell’apertura del canto III dell’Inferno concludeva con: “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate.” All’interno è stata ricostruita un’ambientazione simile a quella di un campo di concentramento con una luce che arriva in forma indiretta da una stretta feritoia e che non consente di avere contatti con il mondo esterno. Le pareti in cemento armato e l’assenza di climatizzazione rendono l’ambiente scarsamente confortevole sia d’estate che d’inverno.

Nell’ambiente claustrofobico è anche difficile respirare. L’aria arriva da alcuni fori tondi sulle pareti, mentre il collegamento con l’esterno è reso difficile se non addirittura inesistente per effetto dei suoni ovattati e deformi, di difficile interpretazione. C’è la presenza di una scala sulla parete, ma è collocata troppo in alto e non è raggiungibile nemmeno con l’aiuto di una persona. I fori e la scala costituiscono altri due simboli inquietanti: i fori rappresentano le camere a gas, mentre la scala l’anelito verso la libertà, che purtroppo resta solo un sogno.

Il secondo percorso conduce all’esterno dove si trova il giardino di E.T.A. Hoffmann. La situazione ambientale è sicuramente meno opprimente della precedente con la possibilità di alzare lo sguardo per vedere sprazzi di cielo e pezzi di edifici. Ma la sensazione di disagio rimane comunque forte con il terreno inclinato che da una brutta sensazione di assenza di equilibrio e di malessere.

All’interno del giardino, 49 pilastri rendono l’ambiente ancor più soffocante. Per Libeskind il giardino ha questo significato: “si entra e si prova l’esperienza di qualcosa che disturba. Sì, è instabile; ci si sente un po’ male camminandoci dentro. Ma è voluto, perché è la stessa sensazione che si prova lasciando la storia di Berlino… È quasi come navigare con una barca; è come essere in mare e scoprire d’improvviso che ogni cosa sembra diversa.” Il terzo percorso che conduce alle sale espositive è illuminato con lucernari e finestre e sta a significare la vita che continua e la speranza che non muore mai.

Il Museo Ebraico non è l’unica opera architettonica realizzata dai tedeschi per commemorare il dramma delle vittime ebree della seconda guerra mondiale. In pieno centro, tra Potsdamer Platz e la Porta di Brandeburgo si trova il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa o anche Memoriale dell’Olocausto. Si tratta di un’opera a cielo aperto realizzata dall’architetto Peter Eisenman.

Il monumento di estrema semplicità è composto da 2.771 steli di calcestruzzo di altezza variabile così da dare all’opera un effetto onda.

Il presidente del Bundestag Wolfgang Thierse, committente del progetto da oltre 27 milioni di euro ebbe modo di dichiarare:”La colpa non è ereditabile, ma resta la responsabilità … “.

Anche in questo caso, come nel Museo Ebraico, si è voluto creare l’effetto “disorientamento” con gli stretti passaggi ciottolati L’effetto non è bello da vedere, ma curare l’estetica non era nelle intenzioni di Eisenman il quale ha dichiarato “Non voglio che i visitatori si commuovano per poi andar via con la coscienza pulita”.

Il muro di Berlino ha numeri impressionanti ed ha segnato la storia di una città, di una nazione e di un continente.

Nella credenza popolare il muro viene collocato come una linea di confine (nord-sud) tale da dividere la Repubblica Federale Tedesca e la DDR. In realtà la città di Berlino non si trova sulla linea di confine tra la Germania Est e quella Ovest (come ad esempio la città di Gorizia tra Italia e Slovenia),ma si trovava per circa 175 Km nella parte est.

Per chiarire quindi i confini del muro e la motivazione della sua costruzione occorre fare un rimando alla storia del periodo immediatamente successivo alla fine della seconda Guerra Mondiale. In quel periodo gli ex alleati non avevano poi rapporti così idilliaci. Le conseguenze della guerra e dei freddi rapporti tra le potenze occidentali e la Russia portarono alla divisione della Germania nel 1949 tra Russia, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Allo stesso modo si ebbe la spartizione di Berlino che però si trovava per 175 km all’interno del territorio assegnato alla Russia. Proprio la Russia avendo avuto un ruolo fondamentale nella conquista della città reclamava tutta la parte est della città (circa il 40%) con oltre un milione di abitanti. Negli accordi tra le potenze vincitrici la Russia ottenne la parte est, mentre gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna ebbero la parte restante di Berlino.

Sul piano economico la Germania occidentale, con gli aiuti del piano Marshall riuscì in breve tempo a risollevarsi dalla distruzione provocata dalla Guerra ed ebbe un notevole sviluppo economico.

La parte orientale di contro viveva in estrema difficoltà perché i danni della guerra, senza gli aiuti degli americani e con la rigida struttura di organizzazione e pianificazione dell’economia, rendevano la zona particolarmente povera.

Così per tutti gli anni 50, per effetto della rilevante differenza della qualità della vita tra est ed ovest, centinaia di migliaia di persone (si stima oltre 2,6 milioni) sono fuggite verso la parte occidentale in cerca di fortuna. Certamente, tranne in rari casi, non fuggivano gli anziani, ma emigravano verso l’ovest, giovani con meno di 30 anni con una buona formazione e lavoratori specializzati. Questo esodo di personale qualificato preoccupava sempre di più la Germania dell’Est e creava ulteriori difficoltà alla sua già precaria situazione economica.

Così, all’improvviso, il 13 agosto del 1961 i militari della parte est di fatto interruppero tutti i collegamenti con l’ovest iniziando a costruire un muro. Inizialmente si trattò solo di un reticolato che nel tempo venne trasformato in un vero e proprio muro.

Furono così improvvisamente interrotte linee di trasporto che collegavano l’est con l’ovest, furono separate famiglie e furono spezzati i collegamenti con le scuole e le fabbriche. All’epoca circa 12.000 tedeschi dell’ovest lavoravano nella zona est e circa 53.000 tedeschi dell’est lavoravano in quella ovest.

I russi provarono addirittura anche ad assediare l’intera città per ottenerne il controllo completo. Gli alleati con un ponte aereo scongiurarono il pericolo riuscendo a rifornire di viveri la città con un incessante ponte aereo e così l’assedio fu tolto.

Il muro non ha solo diviso in due una città con una barriera di ferro e cemento lunga 155 km, ma ha anche creato un enclave di capitalismo in un territorio circondato dalla zona su cui imperava il comunismo. In effetti, sul muro si fermavano due diverse ideologie: il comunismo da una parte e il capitalismo dall’altra.

Il muro in realtà era una doppia costruzione con dei muri paralleli distanziati da una striscia intermedia (chiamata della morte) che rendeva l’opera davvero difficile, se non impossibile da oltrepassare. Il muro fu eretto con materiali da costruzione di fortuna. Utilizzare del nuovo materiale edile avrebbe comportato dei costi davvero notevoli, ma per fortuna dei tedeschi orientali in quel tempo non era difficile trovare materiali di fortuna per effetto delle macerie create dai bombardamenti degli alleati sulla città.

Molti tedeschi dell’est hanno provato ad oltrepassarlo per fuggire verso la libertà. Inizialmente alcuni riuscirono a fuggire ad ovest a volte con i sistemi più fantasiosi (in galleria, con mezzi blindati, in auto modificate, con elicotteri creati in casa, con windsurf, ecc.), poi i sistemi di controllo si sono affinati ed in 239, tra uomini e donne, ci hanno lasciato la vita.

Alla fine degli anni 80 con l’avvento della Perestroika la situazione in breve tempo si modificò radicalmente. Inizialmente la gente dell’Est si rifugiò nelle ambasciate della Germania Federale a Praga, Varsavia e Budapest. Il vero e proprio colpo di grazia fu però l’apertura delle frontiere tra Ungheria e Austria che di fatto spianava la strada ai tedeschi dell’est verso l’ovest.

La sera del 9 novembre 1989 un portavoce del governo della DDR, incalzato da domande di un giornalista dell’ANSA, annunciò una sostanziale riforma sugli spostamenti all’estero. Ma alla gente non bastava, iniziarono a radunarsi nei pressi del muro (sia ad est che ad ovest) con i soldati ancora presenti al loro posto. Nella grande baraonda che si era creata non si sa ancora chi dette l’ordine ai militari di ritirarsi consentendo così, di fatto, la possibilità di oltrepassare il muro e l’opportunità di incontrarsi di nuovo dopo 29 anni di isolamento.

Con la caduta del muro si aprì immediatamente la strada per riunificazione delle due Germanie che trovò la sua formale conclusione il 3 ottobre 1990.

Dopo alcuni decenni dalla sua distruzione non rimane molto del muro, nel tempo anche oggetto di souvenirs. La barriera che costituiva il confine invalicabile tra due diverse civiltà, ideologie e potenze è ora ridotto in gran parte a cumulo di macerie diroccate salvo rare ed isolate eccezioni.

Il tratto più noto attualmente è la East Side Gallery un pezzo di muro di circa 1.300. Questo tratto è molto più noto per le opere d’arte che ci sono state realizzate e continuano ad esserlo ancora oggi, che per la sua drammatica storia.

Purtroppo questo tratto di muro è interessato dall’azione dei writers della peggiore specie. Le opere d’arte che contraddistinguevano il muro sono in gran parte coperte da scritte di persone che pensano di lasciare il loro segno in un pezzo di storia. Questa forma di inciviltà è invece conseguenza dell’ignoranza della storia e di quello che il muro ha significato per la città, per la Germania e per l’Europa.

Ancora oggi sono chiamati degli artisti da tutto il mondo per realizzare le proprie opere sul muro della East Side Gallery nella speranza che non vengano ulteriormente danneggiate.

Un modo completamente nuovo per avere un’idea complessiva di cosa era il muro è percorrere la pista del Muro di Berlino che segue il tracciato del vecchio confine. La pista, di una lunghezza di circa 160 km, attrezzata anche per i pedoni, ma ovviamente più adatta ai ciclisti, unisce tratti nei quali esistono ancora delle tracce del muro con altri rilevanti sotto il profilo paesaggistico. La pista del Muro è adeguatamente segnalate ed ogni tanto si trovano delle carte che aiutano il viaggiatore ad orientarsi ed a capire la storia di questa opera. In modo da rendere agevole il percorso sia in bici, sia a piedi per i più ardimentosi, sono state create 14 tappe con una lunghezza oscillante tra i 7 ed i 21 km. La passione della bici dei tedeschi è rilevabile dalla possibilità di trasportarle con sé nei treni regionali e nella metro.

Parlando di muro non si può ignorare quello che era il simbolo della divisione della città: il Checkpoint Charlie. Ora si è trasformato in un richiamo turistico con negozi di souvenir ed una frotta di turisti che scattano foto alla baracca, fedele ricostruzione dell’anno 2000. Il Checkpoint Charlie si trova in Friedrichstraße ed a pochi passi si trova il museo del muro (Mauermuseum) decisamente interessante in quanto ospita una grande quantità di foto e testimonianze che illustrano la storia del muro e dei rocamboleschi tentativi di oltrepassare il confine.

Quarto giorno Il quarto giorno è dedicato ad una visione d’assieme della città.

Si parte con una vista panoramica attraverso i bus turistici con percorso guidato con spiegazioni tramite auricolare.

Abbiamo scelto quello di colore giallo dato che consentiva di selezionare la lingua italiana, mentre quelli di colore verde hanno questa possibilità solo saltuariamente. Per saperne di più: http://www.Berlin-city-tour.De/index-en.Php.

L’itinerario dell’autobus giallo era il seguente: KaDeWe, Mexican Embassy, Emirates’ Embassy, Italien Embassy, Potsdamer Platz, Remains of the wall, Checkpoint Charlie, Gendarmenmarkt Schlossportal Nikolaiviertel Rotes Rathaus Hackesche Hoefe Neue Synagoge Berliner Dom Frederick the Great Holocaust Memorial, Brandenburg Gate, Reichstag, Chancellery, Haus der Kulturen, Schloss Bellevue, Victory Column, Elefantentor, Bahnhof Zoo, Kranzler-Eck e Gedaechtniskirche. Ovviamente c’è la possibilità di fermarsi, visitare la zona scelta e riprendere il mezzo successivo.

Per chi vuole risparmiare esiste una linea dei mezzi pubblici che, percorsa interamente, consente di farsi un’idea dei posti più famosi di Berlino. Mi riferisco alla linea 100 che parte da Zoolischer Garten Banhof e porta ad Alexanderplatz toccando la Gedachtniskirche, il Tiergarten, il Reichstag, la porta di Brandeburgo e percorrendo tutto Unter den Linden In questo tour non bisogna assolutamente perdere la BRANDEBURGER TOR e la SIEGESSÄULE (Colonna della vittoria) Ogni città ha il proprio simbolo, per Berlino l’emblema è la Porta di Brandeburgo.

La struttura neoclassica è stato il palcoscenico sul quale si sono svolti gli eventi principali della storia tedesca. Sotto le sue arcate hanno sfilato parate militari e manifestazioni di operai; la porta è stata testimone dell’ascesa al potere di Hitler e sulla sua sommità nel 1945 venne issata la bandiera sovietica; da ultimo alla caduta del muro, proprio sotto alla porta di Brandeburgo i tedeschi dell’est e quelli dell’ovest hanno festeggiato insieme la riunificazione della Germania.

La porta è stata costruita negli anni 1788-1791 ed è alta 26 metri e larga 65. Le colonne in pietra creano 5 punti di passaggio. Sulla sommità della porta si trova la Quadriga della Vittoria in bronzo considerata in origine simbolo di pace. La quadriga smontata dai francesi nel 1806 fu a distanza di pochi anni restituita divenendo il simbolo della vittoria con l’aggiunta dell’aquila prussiana e di una corona d’alloro. La quadriga fu girata di 180 gradi all’atto della divisione della città. La porta si trovava nel territorio di Berlino est e la quadriga che inizialmente guardava ad ovest fu girata perché altrimenti era posizionata contro il muro. Dopo la riapertura dei confini nel 1989 i cavalli non sono stati più spostati per cui ora continuano a guardare tuttora verso Est. Attualmente la porta di Brandeburgo è raffigurata sulla faccia nazionale di alcune monete tedesche e precisamente quelle da 10, 20 e 50 cent di euro.

La Colonna della Vittoria (Siegessäule) è uno dei monumenti più celebri di Berlino. Si trova al centro del Tiergarten ed è circondata da una rotonda molto trafficata.

L’altezza complessiva è di 66.89 m comprende anche la statua in bronzo del peso di 35 tonnellate che fu aggiunta per celebrare le vittorie della Prussia contro l’Austria e la Francia.

Dalla collocazione originaria nei pressi del Reichstag la colonna è stata spostata nell’attuale sistemazione dal regime nazista perche potesse essere vista dalla porta di Brandeburgo.

La statua posta sulla sommità della colonna ha avuto una rilevante notorietà all’indomani del film di Wim Wenders del 1987 il cielo sopra Berlino. Nel corso del film, infatti, spesso gli angeli siedono sulla statua della Vittoria e dall’alto osservano la vita dei berlinesi.

Quinto giorno Il quinto giorno è dedicato alla visita dei dintorni di Berlino. La scelta è caduta su Potsdam e sul campo di concentramento nella cittadina di Oranienburg.

La prima valutazione da fare è come arrivare ai due siti. Esistono linee di mezzi pubblici, ma se volete risparmiare un sacco di tempo ed avete la macchina a disposizione non esitate a scegliere la seconda ipotesi. Il traffico a Berlino è molto ordinato e scorrevole (a luglio) e con i mezzi pubblici è decisamente più scomodo.

Arrivati a Potsdam si pone il problema di cosa vedere. Esistono diverse combinazioni di biglietti per la visita al castello ed al parco per i quali faccio rimando al sito http://www.Spsg.De/index.Php?id=1733&sessionLanguage=en.

Noi abbiamo scelto quello completo che richiede non meno di mezza giornata. Con il senno del poi forse era preferibile iniziare da Oranienburg e vedere con più calma Potsdam.

Il parco di Sansouci (patrimonio dell’Unesco) è un insieme di residenze e spazi verdi che testimoniano la potenza dei re prussiani. I castelli di Potsdam erano la residenza estiva dei sovrani.

Si visitano il castello di Sansouci legato alla figura di Federico il Grande. Il castello è affascinante e del tutto particolare, quasi interamente strutturato su un unico piano. Si possono vedere l’ala per le dame e la cucina del castello.

Un’altra attrattiva imperdibile e la Pinacoteca (Bildergalerie) con opere di Rubens, Caravaggio ed altri importanti nomi della pittura mondiale.

Si passa alla visita del castello dell’Aranciera (Orangerieschloss). Di notevole interesse la sala di Raffaello che si visita con caratteristiche ciabattone che si calzano sopra le scarpe per non rovinare il pavimento. Nella parte superiore si trova la torre panoramica.

All’interno del parco dopo una breve passeggiata si arriva alla Casa Cinese (Chinesisches Haus). La casa è un piccolo edificio circolare con richiami alla cultura cinese (molto sfarzoso con decorazioni dorate) con all’interno una collezione di ceramiche.

Da vedere infine il Palazzo Nuovo di Sanssouci e il Mulino a vento storico (Historische Mühle).

Passando alla visita di Oranienburg occorre ricordare che nel 1933 i tedeschi costruirono nell’edificio di una vecchia fabbrica nel paese di questa città il primo campo di concentramento in Prussia. Inizialmente fu attivo come campo di lavoro per prigionieri politici. Successivamente il campo passò sotto il controllo delle SS che hanno proceduto in seguito al suo smantellamento. Il campo fu smantellato nel 1934 forse perché troppo visibile e nel 1936 fu costruito il campo di concentramento di Sachsenhausen.

Il campo, nato dal nulla, fu progettato proprio per ospitare un lager nazista. Anche a livello architettonico tutto era stato pensato per evidenziare la superiorità delle SS e la sottomissione dei prigionieri.

Per la vicinanza alla capitale tedesca il campo assunse un’importanza strategica diventando la sede amministrativa centrale di tutti i campi di concentramento tedeschi.

All’interno del campo furono internate almeno 200.000 persone tra il 1936 ed il 1945. Il campo di Sachsenhausen era un campo di concentramento e non di sterminio. Nonostante questo, decine di migliaia di persone morirono di stenti, di malattie o dei maltrattamenti subiti dai tedeschi.

All’ingresso del campo, aperto nel periodo estivo dalle 8.30 alle 18.00, è possibile richiedere una visita guidata o utilizzare le radioline “guide vocali” anche in lingua italiana. Occorre fare attenzione perché le guide non vengono distribuite se non si arriva almeno un’ora prima dell’orario di chiusura.

Ovviamente l’ingresso è gratuito.

Dal centro di informazioni si percorre una strada che costeggia le caserme che ospitavano le truppe delle SS.

In prossimità dell’ingresso si trova il museo nuovo ospita documentazione storica sul campo.

Nei pressi dell’ingresso al lager si trovava la piazza d’appello dove per tre volte al giorno i detenuti venivano identificati rimanendo per molto tempo sotto le intemperie. Si continua la visita con la pista di testaggio delle scarpe dove i prigionieri erano costretti attraverso estenuanti marce a controllare la qualità delle calzature dell’esercito tedesco. Si entra poi nelle baracche che consentono di avere un quadro delle terribili condizioni di vita alle quali erano costretti i prigionieri. In prossimità il carcere dove le SS maltrattavano ferocemente i detenuti ed a poca distanza il patibolo dove avvenivano le esecuzioni.

Verso il vertice del triangolo (tale è la forma del campo) si trova il monumento commemorativo realizzato dall’ex DDR.

La visita prosegue sul lato sinistro con il muro del lager dove venivano effettuate le esecuzioni di massa.

Continuando la visita si raggiungono le baracche dell’ospedale ottimamente conservate. Oltre ad una documentazione storica che mostra le atrocità dei nazisti come la sterilizzazione e la castrazione, si visita l’area in cui venivano fatte le autopsie.

Avendo già visitato Auschwitz posso affermare che il campo di Sachsenhausen è meno diretto nella sua tragicità. Innanzitutto al contrario di Auschwitz non era un campo di sterminio e nel campo polacco la visita è sicuramente più angosciante. Sachsenhausen riesce comunque nell’intento di risvegliare le memorie sul dramma dell’olocausto, testimonianza storica per tutti i negazionisti.

La macabra scritta “il lavoro rende liberi” è presente anche nel campo di Sachsenhausen.

Come muoversi Occorre ovviamente distinguere tra il viaggiatore che arriva a Berlino in auto e quello che arriva in aereo.

Per chi viaggia in auto è necessario sapere che, in zone delimitate di alcune città è necessario dotarsi di un’apposita plaketta o bollino delle polveri sottili. Non basta che la vostra macchina sia in regola con le norme antinquinamento, è comunque necessario avere questo bollino che viene rilasciato ed è valido per tutta la vita dell’autovettura. Per ulteriori informazioni sulla plaketta e su come acquistarla può essere utile consultare il sito .

La mia impressione può essere influenzata dall’aver viaggiato nel mese di luglio, ma il traffico della città di Berlino non è per nulla caotico ed è decisamente scorrevole. Le strade sono ampie ed il traffico procede con un ordine teutonico, con evidenti ripercussioni positive nei tempi di percorrenza. Solo per fare un esempio il tratto da Oranienburg (Campo di concentramento di Sachsenhausen) al centro di Berlino di circa 45 km lo abbiamo percorso in meno di un’ora.

Decisamente complicato e costoso trovare dei parcheggi per cui è consigliabile, una volta arrivati, trovare un hotel con garage interno e poi muoversi con i mezzi pubblici.

Unica eccezione le escursioni fuori Berlino (Potsdam e Oranienburg) per le quali l’utilizzo dell’auto riduce notevolmente i tempi di percorrenza.

Nella città di Berlino il sistema dei trasporti pubblici è molto efficiente. Esiste un sistema integrato di trasporto tra bus, metro (quella che viene chiamata U-Bahn), i treni metropolitani di superficie (S-BAHN) ed i battelli sui fiumi. La città è divisa in tre zone: centro, periferia e cittadine vicine.

I biglietti si acquistano nei distributori automatici in più lingue (anche in italiano) o nei punti vendita presenti in tutte le stazioni. Normalmente la metro è aperta dalle 4.30 alle 0.30 e dopo iniziano a circolare i mezzi notturni. Il biglietto singolo è decisamente costoso, ma esistono una serie di combinazioni davvero vantaggiose. Una di esse è la Berlin Welcome Card che può avere una validità per 48 or 72 ore a partire dalla convalida ed è conveniente per chi viaggia con più bambini dato che da diritto a portare con sé gratuitamente tre pargoli di età inferiore ai 14 anni. Un’altra soluzione decisamente vantaggiosa, presente in diverse città tedesche, è il biglietto per una comitiva di 5 persone ad un prezzo decisamente concorrenziale.

Nell’utilizzare la metro occorre fare attenzione a non confondersi con le fermate della S-Bahn, il treno di superficie. Molto spesso non esiste un percorso sotterraneo di connessione tra i due mezzi di trasporto e quindi può essere difficile orientarsi scegliendo l’ingresso sbagliato.

Anche gli autobus sono molto comodi ed esiste una linea che percorsa interamente consente di farsi un’idea dei posti più famosi di Berlino. Mi riferisco alla linea 100 che parte da Zoolischer Garten Banhof e porta ad Alexanderplatz toccando la Gedachtniskirche, il Tiergarten, il Reichstag, la porta di Brandeburgo e percorrendo tutto Unter den Linden Esistono poi I classici autobus turistici scoperti che consentono di raggiungere I punti più caratteristici della città facendo delle soste durante l’itinerario. L’itinerario di quello che abbiamo scelto (colore giallo) era il seguente: KaDeWe, Mexican Embassy, Emirates’ Embassy, Italien Embassy, Potsdamer Platz, Remains of the wall, Checkpoint Charlie, Gendarmenmarkt Schlossportal Nikolaiviertel Rotes Rathaus Hackesche Hoefe Neue Synagoge Berliner Dom Frederick the Great Holocaust Memorial, Brandenburg Gate, Reichstag, Chancellery, Haus der Kulturen, Schloss Bellevue, Victory Column, Elefantentor, Bahnhof Zoo, Kranzler-Eck e Gedaechtniskirche. Abbiamo scelto quello di colore giallo dato che consentiva di selezionare la lingua italiana, mentre quelli di colore verde hanno questa possibilità solo saltuariamente. Per saperne di più: http://www.Berlin-city-tour.De/index-en.Php.

Dove dormire Il costo degli hotel di Berlino nel periodo estivo (se prenotati per tempo sui siti delle catene di riferimento) è decisamente inferiore a quello di altre capitali europee. Per questo è possibile alzare lo standard alloggiativo senza dover spendere una cifra iperbolica.

Per il soggiorno nella capitale tedesca mi sentirei di consigliare il NOVOTEL BERLIN MITTE appartenente alla catena Novotel.

Cosa può chiedere un turista ad un Hotel? In primis che la struttura sia comoda per visitare la città. In questo caso, lo dice anche il nome, l’hotel si trova nel quartiere Mitte in pieno centro cittadino. Si trova nel centro del centro di Berlino sull’isola sulla Sprea a pochi passi dalle più significative attrazioni turistiche della città. Il quartiere storico “Nikolaiviertel”; si trova a pochi passi dall’hotel ed in pochi minuti si arriva all’isola dei musei e da Alexanderplatz (Alex per i Berlinesi).

Ad ogni caso a poche centinaia di metri dall’hotel (dall’uscita la fermata si trova in direzione sn) c’è la metro U2 , una delle linee più importanti linee di Berlino dato che collega Alexanderplatz con Potsdamer Platz con il giardino zoologico fino ad arrivare all’ Olympia-Stadion nei pressi del capolinea con un tragitto di circa mezz’ora.

La fermata che si trova nei pressi dell’Hotel si chiama SPITTELMARKT e si raggiunge in pochi passi con il percorso più breve che prevede il passaggio sotto al cortile di un palazzo non particolarmente illuminato nelle ore notturne.

Da tener presente che nel quartiere storico di “Nikolaiviertel” ; c’è l’imbarazzo della scelta di ristorantini o di negozietti turistici per cui in pochi minuti si può trovare comodamente una zona per trascorrere serenamente la serata.

Per il parcheggio esiste un garage interno a pagamento ad una cifra non proprio economica: 15 euro al giorno. Se però si tiene conto che in tutta l’area centrale non è facile trovare un parcheggio e che quelli che ci sono tutti a pagamento allora è facilmente comprensibile la convenienza di avvalersi di quello interno.

Un altro elemento di valutazione per il turista è relativo alla classificazione dell’hotel. L’albergo è un 4 stelle ed ha tutti i requisiti di tale classificazione sia per quanto riguarda i servizi (esiste anche la sauna), sia per la professionalità del personale (con estrema cortesia ci hanno fatto la prenotazione in tedesco al ristorante dove volevamo andare), sia per le dotazioni della camera, sia per la qualità della colazione.

Nella hall c’era un computer con connessione internet, gratuitamente fruibile. Esiste anche una postazione della X BOX con il gioco FIFA 09, richiamo principale dei nostri pargoli. Come in tutti i Novotel, con la prenotazione sul sito della ACCOR si riescono a trovare tariffe davvero interessanti confermando con un discreto anticipo e non avendo alcuna possibilità di modificare o annullare il soggiorno (nel nostro caso abbiamo pagato 279 euro a famiglia per tre notti con colazione compresa). Altro punto a favore della catena la politica per le famiglie con la gratuità dei bambini fino a 16 anni (in questo caso due bambini) e la presenza di una zona gioco destinata ai più piccoli.

La camera, sufficientemente spaziosa per 4 persone, aveva tutti i confort che si possono chiedere ad una struttura del genere. La colazione molto abbondante e varia come in tutti i Novotel, era molto più orientata verso il salato. In particolare il salmone e le immancabili polpette tedesche. Per i dolci si segnala la presenza del necessario per preparare i wafel da condire con diverse salse dallo sciroppo d’acero, alla nutella alle diverse marmellate. Al di fuori di questo e di alcune paste, ma niente altro di particolare per dolce forse per salvaguardare la nostra linea.

Un’altra buona soluzione è l’Holiday Inn Express Berlin City Centre West, a prezzi leggermente inferiori. Si trova a pochi passi dal giardino zoologico e a 5 minuti dalla fermata della metro. Molto comodo il bus 100 con fermata in fondo alla strada di cui ho parlato in precedenza. Ottimo per chi predilige lo shopping dato che è nella zona di , Kurfürstendamm, vicino al KADEWE.

Moderne e confortevoli le camere, servizio cortese, garage a pagamento e colazione a buffet. Dove mangiare

Chi viaggia con i pargoli dopo dieci giorni di cibo tedesco molto probabilmente avrà necessità di far mangiare un piatto di pasta ai più piccoli. Gli italiani sono dei gran pastasciuttari ed i piccoli spesso lo sono ancor più dei loro genitori.

Per questo una buona soluzione potrebbe essere la catena VAPIANO presente in diverse zone della città.

Noi abbiamo utilizzato il Vapiano 2 all’angolo di Potsdamer Platz.

Il ristorante fa parte di una catena internazionale che offre piatti tipicamente italiani: pasta, pizza ed insalate. Tra le insalate oltre alla mista nelle versioni small e large si può scegliere rucola e parmigiano, caprese e l’insalata Nizza con tonno, funghi ed uova sode.

Tra le paste esistono diverse scelte con più gruppi da (a) a (d) a cui corrispondono diversi livelli di prezzo. Nella (a) si trova la pasta all’arrabbiata, ai funghi, al pomodoro, aglio e olio ed al pesto; nella (b) la bolognese, pomodoro e mozzarella, carbonara e pomodoro e rucola; nella (c) pomodoro fresco e basilico e ravioli con la rucola; con la (d) gorgonzola e noci e pasta con gli scampi, Anche per le pizze abbiamo quattro gruppi partendo dalla margherita per arrivare a quella gamberi e rucola.

All’ingresso del locale viene consegnata una tessera magnetica che viene alimentata da tutte le pietanze o le bevande che sceglierete all’interno del locale.

Il ristorante funziona self-service e dopo aver preso la tessera ed il vassoio ci si mette in fila nel comparto relativo alla pietanza che avete scelto. Esistono di fatti file differenziate per la pizza, la pasta e le insalatone. Tutto viene preparato espressamente. Pasta e pizza sono davvero buone ad un prezzo più che accettabile.

Alla fine con la tessera magnetica si paga il conto al cameriere o direttamente alla cassa.

Alcuni camerieri parlano italiano e possono orientarvi nelle scelte.

Tipicamente tedeschi abbiamo:  BRAUHAUS GEORGBREAU Il ristorante si trova in pieno centro storico di Berlino, nel quartiere di San Nicola. A due passi dal locale anche il Berliner Dom ed altre attrazione della zona Mitte.

Il ristorante ha tavoli all’aperto ed ampie sale all’interno.

Cucina decisamente buona, tipicamente tedesca, ad un prezzo interessante.

Economica ed eccellente la birra.

 BRAUHAUS LEMKE Il ristorante si trova nelle immediate vicinanze del castello di Charlottenburg. E’ un’antica birreria artigianale che ha una cucina tipicamente tedesca con piatti di buona qualità. Eccellenti le schnitzel (le classiche cotolette impanate) e notevole la birra. Decisamente comodo per chi deve visitare il castello ed il parco.

Ulteriori informazioni:  ZILLEMARKT Nulla da dire per le qualità delle pietanze (nella norma di Berlino), ma qualche riserva sul servizio. Inizialmente hanno rimproverato il bambino che aveva tirato fuori la propria bottiglia di acqua minerale. Ne abbiamo così ordinata un’altra di meno di un litro a 5,5 euro. Poi una serie di battute del cameriere ad accompagnare le pietanze o le nostre richieste, forse nella speranza che non eravamo in grado di capirlo. Alla fine alla richiesta di inserire il corrispettivo del servizio abbiamo scritto zero, il che è tutto dire.

Ovviamente si tratta di un locale che non consiglio, comunque per chi vuole approfondire il link con indicazioni in italiano è: In generale comunque si riesce a mangiare con una cifra che va dai 15 ai 20 euro con un ricco piatto unico ed una birra. Carissima l’acqua minerale, mentre la birra è decisamente più conveniente rispetto ai prezzi italiani.



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