Week-end anseatico

Una notte sul canale di Lubecca in una vecchia fabbrica di polvere da sparo lì giacciono nella polvere accatastati i vecchi pianoforti dalla guerra abbandonati, cani senza più padroni sull'attenti come vecchi maggiordomi, e in quelle casse sorde e impolverate giace lì il silenzio di milioni di canzoni. [ Vinicio Capossela - I pianoforti di...
Scritto da: robinia
week-end anseatico
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Una notte sul canale di Lubecca in una vecchia fabbrica di polvere da sparo lì giacciono nella polvere accatastati i vecchi pianoforti dalla guerra abbandonati, cani senza più padroni sull’attenti come vecchi maggiordomi, e in quelle casse sorde e impolverate giace lì il silenzio di milioni di canzoni.

[ Vinicio Capossela – I pianoforti di Lubecca ] L’esistenza del volo low cost da Mailand (in realtà, più che Milano, Bergamo) ad Hamburg (in realtà, più che Amburgo, Lubecca) mi permette di trascorrere un simpatico fine settimana pre-natalizio molto anseatico.

Già la fauna che popolava l’aereo alla partenza di un venerdì sera di fine novembre particolarmente tiepido potrebbe meritare un capitolo a parte. Il fatto che fossero in maggioranza gruppi di giovani uomini i cui accenti denunciavano provenienze le più svariate dall’amato stivale doveva farmi comprendere immediatamente le ragioni per cui tale meta è succosa. Che poi sono le solite ragioni di sempre: sport, motori e figa. Nella fattispecie i gruppi più vivaci si recavano ad Amburgo per un addio al celibato, un raduno di bikers, una partita di calcio (caratteristiche in comune: ormoni impazziti e ubriachezza molesta).

All’arrivo al finto aeroporto di Amburgo un tassista turco, una volta distratto dal suo tentativo di intraprendere una rissa con un collega, ci accompagna in pochi minuti al bed & breakfast, mantenendo una velocità di crociera di 150 all’ora (mia pacca sulla spalla e risatina finta-tranquilla mentre gli chiedo se è parente di Schumacher).

Mettiamo piede nello stantio bed & breakfast già prenotato dall’Italia, gestito da Frau Ferdinande (che al telefono dava l’impressione di essere appena stata colpita da un ictus, e di persona ha confermato la stessa ipotesi) e da suo marito Nicolaus, ingegnere civile in pensione, cacciatore e cattolicissimo, che però non aveva potere decisionale nelle faccende della pensione.

Le delizie di questo appartamento le possiamo gustare meglio al mattino, durante la colazione. Intanto la tipologia, la collocazione e la decorazione delle finestre dimostrano inequivocabilmente che esse non vengono aperte da mesi, donando all’appartamento quel tipico odore di portacenere, cane bagnato, moquette e uccelli impagliati tipico di una casa dove non si aprono le finestre da mesi. Comunque Ferdinande si è ingegnata alquanto per fare bella figura al topico momento della colazione, apparecchiandoci la tavola con cura: spiccano le uova sode con indosso un caldo e coloratissimo cappellino di lana con pon pon. Poi è arrivata Tecla, bassottina da caccia che ha accentrato tutta l’attenzione degli astanti.

Il centro è a pochi minuti a piedi e dopo la colazione ci apprestiamo a conoscerlo da vicino. Prima di tutto, districandoci tra renne e alberelli, cerchiamo l’ufficio del turismo con alterni risultati. La città è una lisca di sogliola circondata dai fiumi Trave e Wakenitz, tutta tempestata di chiese ricoperte di mattoni cotti e facciate color pastello; per un errore di calcolo approdiamo ad una porta che non è la porta dell’Holstentor che cercavamo, bensì è la Burgtor, situata in corrispondenza dell’unico accesso via terra della città durante il Medioevo. È qui che fanno la loro apparizione due turisti svedesi chiamati come i mobili Ikea, che appariranno come per magia in momenti e luoghi diversi sempre a soccorrerci nel momento del bisogno. Per giungere lì avevamo attraversato la via centrale della lisca, la Konigstrasse, poi la Breite Strasse dove si trova la pasticceria Niederegger, nota per il marzapane. Questa specialità lubecchese è di origine mediorientale, giunse qui al nord grazie ai soliti mercanti veneziani e prosperò grazie agli enormi campi di barbabietole da zucchero, ingrediente fondamentale. In questa via si cominciano ad allestire le prime bancarelle natalizie e appaiono babbi e renne di metallo dipinto sulla scalinata rinascimentale, opera cinquecentesca di scapellini fiamminghi. Un’altra piazza, il Koberg, attira la nostra attenzione, non tanto per un tristissimo luna park chiuso, non tanto per l’imponente e antichissimo ospedale di Santo Spirito, quanto per la Kartoffelnkeller, dove un compagno di volo nigeriano ci aveva indirizzato per un succulento pasto. Grazie al supporto dei succitati turisti con i nomi dei divani Ikea riusciamo a giungere all’ufficio del turismo e alla porta dell’Holstentor, costruita nel 1400 per difendersi dai potenti danesi, famosa perché campeggiava sulle vecchie banconote da 50 marchi. Sulla facciata spicca la scritta SPQL, spregiudicata dichiarazione di immodestia.

All’ufficio del turismo quello che vendono lo vendono a caro prezzo e come suggerimenti di visita non facciamo grandi passi avanti, con la differenza che però ora abbiamo la cartina. Solo ora possiamo capire che razza di giro abbiamo fatto per tutta la mattina e renderci conto che nel frattempo è giunta l’ora di pranzo. Proprio da quelle parti, vicino all’imbarcadero (dove prenotiamo senza accorgercene un giro in traghetto per la mattina dopo), spicca una trattoria azzurra che ci propone specialità regionali e dove ci servono un manicaretto a base di avanzi di pesce risollevati con una testa d’aglio e diversi riccioli di burro, accompagnati dalle piacevoli chiacchiere del ristoratore, ben informato sulle vicende storiche del paese di cui noi siamo curiose. Mentre lo stomaco è impegnato in un faticoso processo digestivo, giungiamo alla chiesa di St. Petri dove prendiamo l’ascensore per andare a gustare il panorama di tetti e facciate e chiese e pinnacoli e acqua tutto intorno. La chiesa è stata completamente restaurata dopo i bombardamenti della domenica delle Palme del 1942 – decisi dagli inglesi per vendicarsi degli attacchi su Londra e Coventry – i quali causarono morti, distruzione, incendi e seri danneggiamenti sia alle abitazioni sia agli edifici storici e religiosi.

Torniamo dunque nella lisca dirette al Markt, la piazza centrale con l’antica gogna e il palazzo del municipio: è ormai buio e fili di luci e stelle ci annunciano che anche questa piazza è ingombra di bancarelle in fase di allestimento. L’intenzione ora sarebbe stata quella di visitare la casa dei Buddenbrook, dove vissero i nonni paterni dei fratelli Mann. Però ci sembra un’esagerazione pagare 7 euro per vedere una casa ricostruita (in quanto anch’essa distrutta dai bombardamenti) ed esposizioni dei volumi dei fratelli scrittori. Prima della chiusura dei negozi acquistiamo cartoline, fari, marzapani, magneti, manette di pelouche e corna di renna di pannolenci, prendiamo un tè in un caffè letterario e a seguire, da colte e raffinate intellettuali, un concerto d’organo nella Chiesa di St. Marien. Costruita da più di un milione di mattoni, gravemente danneggiata dai bombardamenti del ’42 a testimonianza dei quali in una cappella laterale stanno le campane frantumate dall’incendio, presenta il più grande organo del mondo nel suo genere. Risvegliateci, guarda caso si è fatta l’ora di cena e possiamo dirigerci senza remore alla Kartoffelnkeller di cui sopra per gustare specialità come il Labhaus (pasticcio di Simmenthal con barbabietole, cetriolini e uova fritte), aringhe con salsa all’aglio e tante patate in tutte le salse. La temperatura alle 23 è primaverile in novembre e le rose sono in fiore. Praticamente andrà a finire che gli orsi non vanno più in letargo e che nel Mar Adriatico arrivano i pesci del Mar Rosso.

Domenica, giorno del signore, le chiese luterane scampanano. Le finestre sono ampie e addobbate. I cittadini pedalano. Frau Ferdinande si rifiuta categoricamente di farci lasciare i bagagli a casa sua (nonché bed&breakfast da noi pagato), costringendoci a mollarli nei portabagagli della stazione in ristrutturazione. Attraversando il Puppenbrucke adornato di statue (riproduzioni degli originali settecenteschi), facciamo ritorno alla porta dell’Holstentor, ai magazzini del sale lì sul fiume e dunque alla fermata del traghetto turistico. E dove ci sono i turisti ci sono loro, Ulle e Morten, turisti svedesi con i nomi delle librerie Ikea. Piacevole gita in battello che costeggia i magazzini, le facciate pastello, i mattoncini cotti, i romantici vascelli, i container, i parchi color autunno e poi siccome abbiamo bevuto un bicchiere di vino rosso Rotspon che però lì in Germania un bicchiere è da 200 ml, non mi ricordo più molto bene.

Prossima tappa il Dom, la cattedrale, dove è appena finita la funzione domenicale. Dentro ci sono un sacco di cose interessanti, ma fuori c’è il mercatino finnico dove si possono mangiare: torta al salmone, tartine al salmone, zuppa al salmone, dolci al salmone ecc. Il pranzo low cost ci ha permesso di rientrare onorevolmente nel budget. Sulla strada per la stazione ci fermiamo a curiosare in vicoletti suggestivi, e poi prendiamo il treno per Travemünde, porto e stazione balneare baltica. Sul treno alcuni marinai ubriachi ci aiutano a scendere alla fermata giusta, ma vestiti proprio da marinai come il capitano Haddock di Tin Tin. Sabbia, edifici abusivi, gabbiani e bambini, un faro in lontananza, le prime luci della sera. Un indelebile incendiatissimo tramonto ci circonda per diversi minuti.

Facciamo ritorno al treno e poi con il bus all’aeroporto, dove in fila al check-in incontriamo i nostri colleghi di aereo con cui confrontiamo gli esiti del week-end. In pratica, proprio come nelle barzellette più becere, facciamo la parte delle intellettuali nonché monache di clausura dedite ai polverosi musei, alla stantia architettura religiosa e alla vecchia e superata musica classica.

E allora che ci facevano quelle peccaminose manette di pelouche rosa sequestrate dall’addetta al controllo bagagli perché nascoste nella valigia di una di noi?



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