Galizia coast to coast
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GIORNO 0 – SABATO 12 AGOSTOvi
Il volo RyanAir è per domani mattina alle 8, quindi decidiamo di passare la serata e la notte in un hotel vicino all’aeroporto di Bergamo Orio Al Serio. Abbiamo scelto l’Airport Hotel Bergamo, un quattro stelle a Seriate, distante 4 km da dove decolleremo, a 59 euro con colazione inclusa. La stanza è spaziosa e pulita, il personale è gentile. Dato che il mattino seguente dovremo lasciare la camera alle 5.30, ci danno due buoni per fare colazione direttamente in aeroporto. Per cena, consultiamo Internet e decidiamo di mangiare al Ristorante da Gina, distante due minuti di auto dall’hotel. Ceniamo molto bene a base di pizza Bergamo con formaggio Banzi, porcini e salsiccia e pizza rustica con wurstel, speck, cipolla. Come dolce, 2 gustose cheese cake ai frutti rossi. Con 2 birre medie e un caffè il conto è di 42 euro. Il personale è molto gentile, il locale è molto grande e curato. Andiamo a dormire presto, la sveglia suona presto…
GIORNO 1 – DOMENICA 13 AGOSTO
Atterriamo a Vigo alle 10.30, puntuali, ritiriamo i bagagli e prendiamo la navetta che ci porta al punto Hertz per il noleggio dell’auto che ci accompagnerà per questa settimana di viaggio. Ci danno una bella Mercedes Classe A fiammante, un bell’upgrade rispetto alla nostra richiesta, e quindi una bella sorpresa. Poco prima di mezzogiorno siamo già alle porte della città, e in quaranta minuti circa raggiungiamo Cabo de Home, un luogo piuttosto selvaggio ma che anticipa in modo più che discreto quelli che saranno i panorami che vedremo durante la nostra vacanza. Il cielo è terso, c’è poco vento ma non fa caldo. Un faro lontano svetta tra gli scogli e sul blu intenso dell’oceano Atlantico. Siamo quasi in Portogallo, da qui risaliremo per tutta la costa Ovest per poi passare alla costa settentrionale fino al mar Cantabrico. Per noi è ora di pranzo, quindi decidiamo di cercare un posticino dove mangiare qualcosa. La prossima tappa è troppo lontana, per cui ci rimettiamo in macchina – a Cabo de Home il punto ristoro è ancora chiuso. Ad Aldàn, mentre passiamo sulla strada principale, Davide vede un tipo, sul marciapiede, che sta cuocendo un polpo, e gli avventori del bar che mangiano con gli stuzzicadenti qualcosa di appetitoso su dei piccoli taglieri di legno. Parcheggiamo a pochi metri l’auto e studiamo meglio la situazione: chiediamo come bisogna fare per assaggiare questo invitante “Pulpo alla Gallega” preparato davvero in casa (o meglio, sul marciapiede), e veniamo fatti accomodare. Al Bar Valladares, quindi, mangiamo dell’ottimo “Pulpo a la feira” bevendo due belle birre fresche, ovviamente a marchio Estrella Galicia. Includendo una bottiglietta d’acqua da 33cl, spendiamo poco più di 25 euro.
Soddisfatti per il nostro primo pranzo, proseguiamo la nostra strada verso la prossima tappa: Pontevedra, che dista poco meno di 40 chilometri. E’ domenica, e in centro è più facile parcheggiare gratis. Appena dentro l’area monumentale e pedonale, gli ultimi banchi di un mercatino delle pulci stanno riponendo le loro merci. E’ l’ora della siesta! Proseguendo, c’è sempre più gente, e nell’aria si sente già la musica di una banda: consulto la guida, che dice che in effetti, durante la seconda settimana di agosto, qui si celebrano le Festas da Peregrina. In una delle piazze principali, tanta gente affolla i caffè e i ristoranti all’ombra di freschi gazebo. Ci spostiamo verso il lato opposto della piazza, dove un gruppo di persone in costume tradizionale si sta esibendo in balli e canti. E’ davvero una bellissima atmosfera, tutti si divertono e la musica è trascinante. Ancora due passi per il centro, affascinante con le sue grandi piazze dai bellissimi palazzi, il tempo per una birra fresca all’ombra (fa un po’ caldo), e riprendiamo il nostro itinerario. Combarro dista da qui meno di dieci chilometri. L’Hotel Stellamaris, dove dormiremo stanotte (79 euro con colazione e parcheggio privato inclusi), dà direttamente sul mare, ha un parcheggio privato ed è a cinque minuti a piedi dal centro. La stanza è spaziosa e pulita, e il personale è cortese. Dopo un meritato riposo, siamo pronti a partire a piedi per una passeggiata nelle vie di Combarro: subito dopo il porto l’atmosfera si anima, c’è tanta gente in giro, soprattutto nella zona pedonale sul mare che fiancheggia i tipici horreos, tipiche costruzioni galiziane che, nei secoli scorsi, servivano come deposito per il grano quando questo veniva mietuto in anticipo, prima del freddo inverno piovoso. Queste costruzioni in legno, sopraelevate per evitare l’ingresso di topi e altri ospiti sgraditi, sono molto popolari in Galizia, ma anche nelle Asturie e in Portogallo. Questi di Combarro sono numerosissimi, ed è bello passeggiare per questa viuzza tenendo gli horreos a destra, verso il mare appena al di sotto di essi. La scelta tra ristoranti e caffè è davvero complicata, i menù sono tutti invitanti. Ci fermiamo al cafè Opeirao: 4 bicchieri piccoli di birra, una porzione di formaggio Tetilla, filetto con patatine, e calamari fritti ci costano in totale 36,70 euro, ed è tutto molto buono. Siamo proprio in riva al mare, di fianco al porticciolo e a pochissima distanza dalla massiccia concentrazione di horreos con vista sull’oceano. Siamo un po’ stanchi, e l’ultima passeggiata è per tornare in hotel per un buon sonno ristoratore.
GIORNO 2 – LUNEDì 14 AGOSTO
La colazione viene servita a partire dalle 8.30, e – dato che oggi ci aspetta un itinerario piuttosto pieno – scendiamo puntuali per partire appena finito di mangiare. La Praia da Lanzada dista poco meno di 20 chilometri da qui. Quando arriviamo, c’è poca gente sulla passeggiata sulla spiaggia che costeggia la strada principale. E’ presto, e il tempo è nebbioso. Fa piuttosto freddo, ma ci riscaldiamo scendendo subito verso l’oceano. La sabbia è chiara, ed è bello fare due passi in silenzio. Qualcuno corre tra le onde, in spiaggia stanno facendo un corso di surf, ma è tutto molto pacifico. Dopo una bella camminata (la spiaggia si estende per due chilometri), torniamo infreddoliti alla macchina. Proseguiamo per Catoira, che ho inserito nell’itinerario spinta dai commenti su Internet, dato che non ce n’è traccia sulla guida. Attraversiamo il centro, che appare deserto e desolato, e seguiamo le frecce che indicano i resti romani. Dato che ho letto che Catoira è famosa per le ricostruzioni delle navi vichinghe (fu occupata dai Vichinghi, infatti, in epoca medioevale), proviamo a continuare per questa strada (sempre deserta). Arrivati fin dove possibile con l’auto, ci fermiamo e parcheggiamo. Percorriamo a piedi un sentiero per alcune centinaia di metri (passa sotto ad un alto viadotto autostradale), e arriviamo ai resti di alcune torri di epoca romana, poco valorizzati ma pur sempre affascinante. Nel vicino porticciolo, un paio di grandi navi riadattate in chiave vichinga (peccato ovviamente che le vele non siano spiegate). Facciamo qualche foto e ritorniamo sui nostri passi, ma almeno nel frattempo qualche altro visitatore è comparso… siamo un po’ delusi, c’era veramente poco, e la zona è davvero piuttosto desolata e abbandonata. Probabilmente, avremmo dovuto essere lì durante la settimana precedente, in occasione della festa chiamata Roméria Vikinga, in cui ci sono figuranti travestiti da vichinghi e molti spettacoli a tema… ma pazienza, proseguiamo il nostro itinerario e, dirigendoci verso Corrubedo, decidiamo di fermarci qualche chilometro prima per una tappa “extra”, che non avevo inserito da casa nel programma. Rileggendo infatti la guida, noto che consiglia di visitare il Dolmen de Axeitos, un monumento megalitico ben conservato.
Memore dei meravigliosi megaliti visti in Bretagna e in Irlanda, decidiamo di seguire le indicazioni sulla strada, che in pochi minuti ci portano proprio al parcheggio per visitare il Dolmen. Ci sono già diverse macchine, e riusciamo a scorgere il megalite già dall’auto. E’ veramente ben conservato, uno dei Dolmen più belli che abbiamo mai visto, e pensare che risale a più di 6.000 anni fa… Facciamo un po’ di foto e ripartiamo per Corrubedo. Attraversiamo il paese e proseguiamo prima sulla strada verso il faro, che però ci appare piuttosto anonimo. Ormai abbiamo fame, è ora di pranzo, quindi torniamo con l’auto verso il centro, parcheggiamo appena fuori dalla zona “pedonale” e ci incamminiamo per cercare un bel posticino dove pranzare. Ci sono davvero tante persone in giro, notiamo giostre e banchetti chiusi: probabilmente la sera anche qui ci sarà una festa patronale, ed è probabilmente questo il motivo della zona pedonale. Saliamo un po’ rispetto al porto, e ci fermiamo alla taperia Bolardo: mangiamo molto bene a base di calamari alla piastra con cipolle, bistecca con patate, quattro piccoli bicchieri di birra. In totale, 27 euro. Quando finiamo di pranzare, sono già le due e mezza, è ora di rimettersi in marcia.
La prossima tappa mi emoziona molto, da casa ho visto alcune immagini che hanno catturato in modo particolare la mia attenzione. Castro de Baroña, a Porto Do Son, distante nemmeno 20 chilometri da Corrubedo, è un sito che ospita un insieme di fortini celtici risalenti all’Età del Ferro, ed è situato su una cima a picco sul mare. La guida consiglia di parcheggiare “vicino alla caffetteria” e di scendere per 600 metri percorrendo il sentiero che scende proprio da lì. Ci sono un sacco di auto, a quanto pare si tratta di una meta piuttosto conosciuta… troviamo la caffetteria, osserviamo la direzione che prendono alcune persone davanti a noi e iniziamo la discesa. Il sentiero è molto accidentato, occorre molta attenzione e si impiega un po’ prima di riuscire finalmente a scorgere da lontano il nostro punto di arrivo, che già dal primo spiazzo con la visuale scoperta appare in tutta la sua meraviglia, stagliato contro un paesaggio mozzafiato. C’è un po’ di foschia, ma mentre camminiamo per raggiungere il sito il cielo si rischiara un po’ e un bel sole caldo arriva nel cielo adesso azzurro. Menomale che c’è un po’ di brezza, quando arriviamo nei primi fortini ci godiamo il traguardo raggiunto e il panorama. Il sito è molto ben conservato, non abbiamo mai visto qualcosa di simile finora… a sud, una bella spiaggia di sabbia chiara (a quanto sembra, una spiaggia per nudisti, ma comunque siamo lontani). Il tempo di fare un po’ di foto, di goderci un po’ di vento, e riprendiamo il sentiero. Mentre scendevamo, all’andata, ho notato che alcune persone stavano arrivando da un altro sentiero, in mezzo ad alte conifere, e all’apparenza sembravano meno stanche di noi. Proviamo quindi a seguire quest’altra opzione, e in effetti fatichiamo molto meno. Arriviamo appena dopo la caffetteria, se prima ci fosse stato un cartello ci avrebbe aiutato… pazienza, ci rinfreschiamo con un po’ di acqua fresca presa al bar e ripartiamo. Muros dista da qui poco meno di un’ora. L’hotel non dispone di un parcheggio privato, ma il parcheggio pubblico – gratuito, come quasi sempre in Galizia, come scopriremo durante tutta la vacanza – che prende tutto il lungomare, è piuttosto ampio, e riusciamo a parcheggiare l’auto non troppo lontano dalla Pensiòn Residencia J. Lago. Scarichiamo armi e bagagli e ci incamminiamo verso il nostro alloggio. Muros appare colorata e vivace, un piccolo centro molto carino e punto di partenza per visitare la Costa della Morte dell’Oceano Atlantico. La Pensiòn è in un vicolo stretto che dà sulla strada principale. Veniamo accolti in modo gentile dal proprietario, che ci aiuta anche a portare le valigie in camera, che è spaziosa e pulita, magari non troppo moderna, ma per 50 euro (colazione non inclusa) è più che dignitosa. Ci riposiamo un po’, e usciamo verso le sette e mezza. Prendiamo un aperitivo e poi ci fermiamo all’A Vianda per cena: paella de mariscos discreta, due birre medie, un caffè, totale 41,30 euro. Siamo contenti, e dopo mangiato facciamo una bella passeggiata fino al porto, dove osserviamo i pescatori che stanno preparando le navi da pesca per la notte. Al mercato del pesce diverse persone sono in fila per gli ultimi affari della giornata, e vediamo per la prima volta i famosi percebes, venduti fino a 200 euro al chilo per la difficoltà con cui vengono raccolti, direttamente dagli scogli. Chissà se riusciremo ad assaggiarli… Ancora due passi e andiamo a dormire, la giornata è stata piena!
GIORNO 3 – MARTEDì 15 AGOSTO
La colazione non è inclusa, quindi usciamo presto per cercare un posticino che faccia per noi. Due passi e vediamo che l’A Vianda, dove abbiamo cenato ieri sera, è già aperto e sta servendo la colazione: contenti, ci accomodiamo e con 5 euro mangiamo 6 churros, buoni e croccanti, una cioccolata calda, un cappuccino e un croissant gigante. Saldato il conto in hotel, siamo pronti per partire verso la prima tappa della giornata: Praia Carnota. Ci arriviamo in meno di un quarto d’ora, il parcheggio è occupato solo da un paio di camper. Iniziamo la nostra passeggiata sul lungo pontile che conduce direttamente alla spiaggia, che ci appare bellissima, selvaggia e meravigliosamente deserta. Il cielo è un po’ nuvoloso, ma c’è un bel venticello fresco e si sta benissimo. Raccolgo qualche conchiglia, faccio qualche foto e cammino in pace respirando il profumo dell’oceano. E’ una spiaggia immensa, una mezzaluna lunga 7 chilometri di sabbia chiarissima. Dopo una bella camminata, riprendiamo il nostro viaggio. In nemmeno mezz’ora raggiungiamo O’Pindo, da cui parte una salita incredibile (pendenza 30%) che ci porta fino al Mirador do Ezaro, un punto panoramico strabiliante (protagonista anche di una Vuelta storica). Mentre saliamo con l’auto vediamo anche delle cascate bellissime, le uniche che in Europa si gettano nell’oceano. Qualche intrepido ciclista riesce in qualche modo ad arrivare su questa cima dopo le fatiche dell’incredibile salita. Ci godiamo lo spettacolo della vista, facciamo qualche foto e ripartiamo alla volta di Fisterra, che è – nell’immaginario popolare – l’estremità occidentale della Penisola Iberica. E’ anche il chilometro 0 del famosissimo Cammino di Santiago. Ed è proprio per quest’ultimo motivo che non riusciamo a trovare un posticino per la nostra auto a Cabo Finisterra, affollatissimo di turisti e di pellegrini a piedi. Decidiamo di lasciar perdere, la meta ci pare anche troppo turistica, e in ogni caso è una vera e propria presa d’assalto. Cerchiamo un posto in cui pranzare a Fisterra, e – nella piazza principale di fronte al porto – ci fermiamo al Restaurante Rombos: pranziamo decentemente con vongole alla marinara, paella, polpo con gamberi (quasi immangiabile talmente è immerso nell’olio), due birre piccole per 29,60 euro.
Un po’ insoddisfatti, ci rimettiamo in macchina per Muxìa, che raggiungiamo in mezz’ora. La nostra meta è il Santuario da Virxe da Barca, una delle mete di pellegrinaggio più amate della Galizia, dato che segna il punto in cui, secondo la leggenda, la Vergine Maria approdò su una barca in pietra e apparve a Santiago (San Giacomo). Due delle rocce davanti alla cappella sarebbero lo scafo e la vela della barca, infatti molte persone si inginocchiano sotto quella che ricorda la forma di una vela. La chiesa è chiusa, si può solo intravedere l’interno, ma il panorama all’esterno è superbo: da una parte, l’oceano a perdita d’occhio, blu intenso, dall’altra un bel faro che svetta tra gli scogli e tra le onde dell’Atlantico. Ci sono diverse bancarelle che vendono prodotti artigianali, e un bel braccialetto con 5 perle (come le decine delle Ave Maria del Rosario) e la conchiglia simbolo del Cammino di Santiago mi conquista. Ripartiamo, e in circa mezz’ora arriviamo a Cabo Vilàn, oltre Camariñas. Vicino al faro è impossibile parcheggiare, ma riusciamo a sistemarci in buona posizione su un’altura poco lontana, da cui si vede un bellissimo panorama del faro e della maestosità del Capo. Visitiamo brevemente anche il Parco Eolico, dove recentemente sono state installate diverse altissime eliche per sfruttare il vento e produrre nuova energia. La discesa verso Camariñas è breve. Parcheggiamo l’auto nel grande parcheggio pubblico – sempre gratuito – nel centro della cittadina, e troviamo l’albergo prenotato da casa, l’Hotel O Parranda (50 euro con colazione inclusa). La camera è spaziosa e pulita, la posizione è ottima. Usciamo per il consueto aperitivo, poi per cena ci fermiamo al Bar Victoria: mangiamo molto bene (e tanto) con due birre piccole, una tapa (mezza porzione) di tortilla, una tapa di paella, una di formaggio, due bei tentacoli di polpo alla griglia con patate, pane e un caffè espresso, per un totale di 40 euro. Non avendo trovato altro posto che in un grande tavolo, ci accomodiamo lì, e dopo pochi minuti una coppia ci chiede di occupare l’altra metà del tavolo. In pochi secondi scopriamo che anche loro sono italiani, e da lì iniziamo a chiacchierare, trascorrendo una bella serata in compagnia, raccontandoci le nostre esperienze di viaggiatori. Andiamo a dormire più tardi del solito, e fuori c’è piuttosto freddo, ma la serata è stata divertente e siamo soddisfatti.
GIORNO 4 – MERCOLEDì 16 AGOSTO
Durante la notte non mi sono sentita bene, probabilmente l’aria fredda della sera non ha fatto bene al mio stomaco e anche al mattino la situazione non pare migliorare. Dopo essermi riempita di medicinali, faccio una colazione leggerissima e poi partiamo. Risaliamo verso Cabo Vilàn, e da lì prendiamo una strada sterrata (consigliata dalla guida Lonely Planet, ma soprattutto dai nostri amici italiani di ieri sera) panoramica: un’ottima scelta, scattiamo delle foto meravigliose e rimaniamo incantati da questi bellissimi scorci galiziani. Dopo sette chilometri, prendiamo la strada per Camelle, piccolo borgo marinaro che raggiungiamo in meno di mezz’ora ma che comunque non visitiamo. Ci interessava percorrere la strada litoranea per la vista mozzafiato sull’oceano, quindi proseguiamo per Malpica, dove arriviamo in un’ora. Parcheggiamo al porto e scendiamo, ma la cittadina – vuoi anche il malessere che sento ancora, vuoi che dobbiamo fare ancora un po’ di chilometri – non ci attira più di tanto, ci sembra piuttosto anonima. Riprendiamo l’auto e, in tre quarti d’ora, arriviamo ad A Coruña. Rispetto a quanto visto finora, questa è una grande città, ma la troviamo pulita e affascinante, con i suoi grandi viali e il suo porto grandissimo, dove una enorme nave da crociera attende che i passeggeri salgano a bordo. Anche le stradine del centro storico sono molto affascinanti con i loro palazzi antichi, ci sono tante persone sedute fuori dai caffè e passeggiare qui è molto piacevole. Sarebbe bello visitare la torre di Ercole, ma a piedi è davvero molto lontana e vorremmo goderci un po’ l’atmosfera di una città galiziana. Per pranzo, tapas: scegliamo, nella piazza dell’imponente municipio, il Cafe’ Bar El Tequeno, dove pranziamo bene con polpette con patate in umido, patate ripiene di carne, tre bicchieri di birra e una bottiglietta di acqua da 25cl. Spendiamo 12,90 euro, davvero pochissimo. Torniamo all’auto, che avevamo lasciato in un parcheggio pubblico sotterraneo a pagamento (in centro ci sono le righe blu che permettono la sosta solo per un’ora) e arriviamo a Betanzos in venti minuti. Le strade di accesso al centro sono tutte chiuse al traffico perchè stasera ci sarà la serata clou delle Fiestas de San Roque. L’hotel ci ha assicurato che riusciremo a raggiungerli senza problemi, ma facciamo un po’ fatica, nonostante il navigatore, che continua a riportarci allo stesso punto di partenza, dove la strada principale è chiusa. Riusciamo comunque ad arrivare all’Hotel Palacete de Betanzos, parcheggiamo temporaneamente fuori dalla struttura (il prezzo di 89.50 euro comprende sia la colazione che il parcheggio privato) e, dopo il check-in, entriamo in camera: spaziosissima e moderna, ha davvero tutti i comfort.
Usciamo dopo un po’ di riposo, e scendiamo a piedi verso il centro storico. La cittadina medioevale è già in festa: migliaia di persone invadono le strade, ci sono giostre e banchetti di leccornie in ogni angolo. Assistiamo anche a una processione in cui la statua della Madonna viene portata in trionfo, accompagnata da un corteo di coppie di giovani vestiti a festa e dalle autorità cittadine. Riusciamo anche a fare in tempo a visitare la chiesa di Santa Marìa do Azougue, bellissima e ricca con lo stile spagnolo in cui è stato realizzato l’altare maggiore. Una bicchiere piccolo di birra come aperitivo appena fuori dalla chiesa e iniziamo a cercare un posticino dove cenare: non è facile trovarlo, soprattutto nella piazza principale ci sono addirittura molti tavoli prenotati dalle persone che vorranno assistere allo spettacolo di mezzanotte. Alla fine, scendendo più in basso, troviamo il Restaurante Cho: ordiniamo calamari alla griglia con patate e verdura, lonza con salsa al roquefort, 2 cañas (bicchieri piccoli) di birra, una bottiglietta d’acqua, e un caffè, spendendo 30 euro. Siamo soddisfatti, nonostante i comprensibili lunghi tempi di attesa, e ci incamminiamo per prendere posto in piazza in attesa della mongolfiera che tradizionalmente viene lanciata in cielo a mezzanotte. Aspettiamo pazienti in mezzo alla calca, intrattenuti per un po’ dalla musica spagnola di un’orchestra che si esibisce su un grande palco allestito nella piazza. La mezzanotte passa, ma la mongolfiera prima tarda ad essere esibita (sgonfia), e poi presenta qualche problema per l’innalzamento in cielo (non è così facile, a quanto sembra, scaldarla per far sì che si alzi e parta). Dopo tanta attesa, finalmente riesce ad alzarsi dopo le 00.30, ed è un’emozione: siamo davvero vicini, e riusciamo bene a distinguere anche tutti i disegni e le scritte che la decorano. Siamo un po’ stanchi per la lunga attesa in piedi, e fendiamo la folla per tornare in hotel per un buon sonno ristoratore.
GIORNO 5 – GIOVEDì 17 AGOSTO
La colazione, all’Hotel Palacete de Betanzos, viene servita all’interno della cafeteria a fianco del palazzo della struttura che ci ospita. E che colazione… io mi soddisfo con un ottimo – e gigante – pain au chocholat – e Davide, oltre al consueto cappuccino, si serve due enormi croissant. La giornata non poteva cominciare meglio! Dopo questa luculliana colazione, ci mettiamo in marcia per iniziare l’itinerario di oggi. La prima tappa è San Andrès de Teixido, a 80 chilometri da qui. La strada non è dissestata, e percorriamo il tragitto senza problemi e abbastanza in fretta. Arriviamo in poco più di un’ora. Ci fermiamo un po’ prima, al Mirador de Chao do Monte, per scattare qualche foto al panorama e per accarezzare un cavallo lasciato libero a pascolare (vicino all’auto si aggira – anche se tranquilla – una mucca gigante). Da queste parti occorre prestare particolare attenzione, perchè mucche, tori e cavalli sono liberi e pascolano anche ai margini della strada… Quattro chilometri dopo siamo a San Andrès de Teixido, dove il centro è riservato al solo traffico pedonale. Parcheggiamo nello spazio pubblico messo a disposizione per i visitatori e scendiamo verso il borgo. Si tratta di un agglomerato di case in pietra noto perchè vi sono custodite le reliquie di Sant’Andrea, e – infatti – nella chiesa e nella cripta ci sono le prove di questa grande fede nel Santo: molti visitatori lasciano qui i loro ex voto, la cripta è davvero piena di foto, ceri, ricordi dei pellegrini arrivati fin qui. L’oceano non è così lontano, spicca nel bel panorama che si vede da questa bella altura. Compriamo qualche ricordino, e ci regalano un piccolo involto con dell’erba che – se piantata nel terreno fertile – porterà fortuna (un po’ difficile che arrivi ancora fresca in Italia, ma apprezziamo il gesto e la tradizione). Non senza fatica (il parcheggio, al nostro ritorno all’auto, è pienissimo e non tutti hanno sistemato la loro auto in modo che non ci siano problemi di passaggio per gli altri automobilisti) riprendiamo l’auto e percorriamo i 6 chilometri che ci dividono dalla Garita de la Herbeira, un punto panoramico mozzafiato da dove si può contemplare l’oceano in tutta la sua selvaggia bellezza. Dalla parte opposta, un grande campo dove le pale eoliche moderne e super tecnologiche si sposano bene con il verde dei prati e le mucche al pascolo. La strada per Cabo Ortegal è molto bella, e regala la vista su alcuni dei panorami più belli visti finora. Arriviamo in prossimità del faro in poco meno di un quarto d’ora, scattiamo qualche bella foto e, tornando indietro, ci fermiamo a pranzo sulla strada, in un piccolo locale con una vista mozzafiato sull’oceano, il Chiringuito San Xiao: a San Andrès de Teixido, un signore mi ha detto che in questa zona è possibile assaggiare i migliori percebes (in italiano Pedunculata, piccoli crostacei dall’aspetto decisamente insolito, dato che sembrano zampette di drago. Sono lunghi pochi centimetri e hanno una specie di unghia con cui catturano il plancton, di cui si nutrono) della Galizia, che possono arrivare a costare fino a 200 euro al chilo. Noto con piacere che in questo locale li hanno, e che il prezzo è ragionevole. Quindi ne ordiniamo 1 etto (6 euro – facendoci anche spiegare come si aprono), una porzione e mezza di calamari fritti con patate, due cañas e una bottiglia piccola di acqua. Spendiamo in totale 25,10 euro e siamo soddisfatti (a me i percebes sono piaciuti molto!), quindi possiamo riprendere la nostra strada, stavolta diretti alla Praia de Picòn, più che altro per vedere le Acantilados de Loiba, spettacolari scogliere che ai loro piedi hanno alcune delle spiagge più incantevoli e meno conosciute della Spagna. In meno di quaranta minuti percorriamo la strada tra Cariño e Loiba, e da lì non è difficile arrivare al parcheggio da dove poi parte il sentiero sulle scogliere. Il vento non è forte ma è piacevole, il cielo e l’oceano si uniscono in un blu che più blu non si può. Le scogliere sono davvero meravigliose, anche questa volta la nostra guida Lonely Planet non ha avuto torto a consigliarci un luogo così paradisiaco. Lungo il sentiero per la cima della scogliera c’è anche “la panchina più bella del mondo” (di cui ci aveva parlato anche la coppia di italiani incontrata a Camariñas). Il motivo? Presto detto: seduti da lì, si vede un panorama a 360° sull’oceano e sulle scogliere, e in una giornata bella come questa lo spettacolo è assicurato. Non vorremmo mai ripartire da qui, e ci godiamo questi bei momenti. Il luogo non è troppo affollato e siamo molto contenti di ciò che abbiamo visto.
Riprendiamo l’auto verso Viveiro, che dobbiamo attraversare tutta per arrivare all’Hotel Gastronòmico Boa Vista (in questo caso, abbiamo alzato un po’ il tiro, volevamo regalarci anche solo un’unica notte un po’ più lussuosa. La camera, con colazione inclusa, costa 98 euro, ma li vale tutti. E’ più che altro una suite, moderna, luminosa, spaziosa, con tanti comfort e una bella vista sul mare poco lontano). Siamo ormai stanchi dopo l’itinerario di oggi, quindi, dopo doccia e riposino, decidiamo di affidarci allo chef del ristorante al piano terra e non sbagliamo affatto. Ceniamo davvero molto bene – e all’aperto – con merluzzo in salsa verde con gamberi e berberechos (simili alle nostre vongole, ma più grandi), maiale croccante con patate e verdure, due cañas e un caffè. Il conto è di poco più di 40 euro. Saliamo sul balcone della nostra stanza, l’aria è frizzante e decidiamo di regalarci un bel sonno ristoratore al termine di questa bellissima giornata.
GIORNO 6 – VENERDì 18 AGOSTO
L’hotel non smentisce la qualità che offre neanche con la colazione: ci sono addirittura i dolci fatti in casa! Assaggiamo un po’ di tutto, e ripartiamo tristi perchè la prossima sarà l’ultima tappa in cui vedremo l’oceano. In poco meno di un’ora arriviamo nei pressi di Ribadeo, precisamente alla Praia os Catedrais, famosa per le scogliere ad arco sull’oceano. La guida della Lonely Planet, ultima edizione, non fa nessun cenno a possibili problemi per l’accesso alla spiaggia. Qualche giorno prima di partire, su un gruppo di Facebook un utente aveva accennato ad una prenotazione obbligatoria, ma poi era stata smentita da altri visitatori della pagina. Gli italiani incontrati a Camariñas avevano parlato di una registrazione in loco con i documenti d’identità, quindi noi siamo arrivati baldanzosi e carichi, dopo aver parcheggiato in mezzo ad una già discreta moltitudine di auto e camper. Già dall’alto, il luogo appare subito in tutta la sua magnificenza, anche se il cielo grigio non è sicuramente dei più belli visti finora. Scattiamo qualche foto e scendiamo, ma veniamo gentilmente fermati da tre guardiani che ci impediscono l’accesso e ci spiegano che per entrare è necessario prenotare via internet, e che le prossime disponibilità vanno al 25 di agosto. Davide controlla su internet, e in effetti c’è un sito che accetta prenotazioni da effettuare almeno 90 giorni prima rispetto alla data della visita. Era quindi impossibile fare in tempo anche da casa, abbiamo prenotato il viaggio i primi di giugno… giurando vendetta, ponendomi mille domande sul perchè una spiaggia pubblica venga fatta oggetto di prenotazioni e promettendo una visita futura, iniziamo la nostra passeggiata sul sentiero sopra le scogliere. E’ tutto meraviglioso, certo, ma essere a piedi nudi sulla sabbia, con la marea bassa e a pochi metri dall’oceano, in mezzo agli archi disegnati dal vento e dall’oceano, sarebbe stato ben diverso… pazienza, le dure leggi della vita! Un po’ delusi, scattiamo le nostre foto e torniamo all’auto. Alla prima rotonda che porta all’autostrada vediamo un primo segnale di allerta dopo l’attentato terroristico del giorno prima a Barcellona. Persino qui, dall’altra parte della Penisola Iberica, c’è una guardia armata di mitra. Rabbrividiamo per un momento pensando ai morti nella capitale catalana, turisti che come noi stavano trascorrendo tranquillamente le proprie vacanze in una terra meravigliosa come la Spagna.
Prendiamo l’autostrada e in poco più di un’ora raggiungiamo Lugo. E’ una grande città, non ci aspettiamo molto, a dire la verità. Ho scelto di metterla nell’itinerario come tappa per pranzo, per riposarci un paio d’ore e distogliere Davide dalla guida per un po’. In effetti non rimaniamo particolarmente colpiti, anche se il mercato coperto è piuttosto interessante (compriamo anche del formaggio Tetilla, tipico galiziano, da portare a casa in una bella confezione sottovuoto) e la Cattedrale merita sicuramente una visita: l’esterno è maestoso, e l’interno – con la sua architettura piuttosto semplice che sorprende però con delle pale d’altare davvero strepitose, ricche di decorazioni e particolari studiatissimi – seppur un po’ buio, ha un che di mistico e misterioso. Per pranzo, ci fermiamo a due passi dalla Cattedrale, in pieno centro: al Legends Cafe’, con due birre piccole, un hamburger Indian (super farcito), e un panino con lattuga, tonno, pomodoro, maionese, uovo all’occhio di bue, formaggio, e un caffè, ci sfamiamo più che discretamente e spendiamo solo 16,40 euro. Tornando verso il parcheggio coperto a pagamento in cui abbiamo lasciato l’auto ci fermiamo ad ammirare le grandi mura romane, che rendono così famosa Lugo. Dopo le belle mura viste in Bretagna, a Saint-Malo, non mi stupisco più di niente, quindi nemmeno queste mi entusiasmano più di tanto.
In un’ora e mezzo di viaggio raggiungiamo finalmente Santiago De Compostela. Avendo visto come può essere trafficato un centro come quello di A Coruña e Viveiro, siamo un po’ preoccupati, visto che dovremo raggiungere l’albergo prenotato da casa, l’Hotel Miradoiro de Belvis e parcheggiare al suo interno (prevedendo caos e folla a Santiago, scegliere un hotel con il parcheggio privato interno ci è parsa la cosa migliore da fare). Le nostre previsioni pessimistiche si rivelano inutili, dato che la nostra meta è facilmente raggiungibile e non c’è troppo traffico per strada. Alla reception, veniamo accolti davvero molto gentilmente da una giovane, che ci spiega come uscire dal parcheggio senza problemi quando vogliamo (ma il nostro ultimo pensiero è spostare la macchina e avventurarci per il centro storico di Santiago in auto), si offre di conservarci il formaggio in frigorifero fino alla nostra partenza e ci spiega come raggiungere la Cattedrale a piedi. La camera (90 euro a notte, colazione e parcheggio privato inclusi) è discreta ma pulita. Anche questo bagno, come in quasi tutte le sistemazioni di questa vacanza, è per fortuna provvisto del nostro caro bidet (a Madrid non avevamo avuto questo “lusso”). Doccia e riposino, e usciamo dopo le 19, come al nostro solito: è l’orario ideale, si ha il tempo di riposarsi e rinfrescarsi dal viaggio della giornata, i turisti stanno andando via, il sole non è più forte come prima… e poi qui non c’è più l’oceano a portare un po’ di fresco! Santiago ci smentisce subito, c’è un’aria frizzante che davvero non ci aspettavamo. In dieci minuti siamo già nel centro storico, disseminato di belle chiese e vicoletti medioevali. Non è difficile capire da che parte sia la Cattedrale, basta seguire la fiumana di gente che va per lo più in unica direzione… e infatti, eccola, ci arriviamo da dietro, ma non rimaniamo comunque delusi perché c’è una piazza immensa contorniata da palazzi su ogni lato. Vogliamo arrivare però in Praza do Obradoiro per vedere l’ingresso principale della Cattedrale, che comunque visiteremo domani. Qui rimaniamo delusi: l’orario di visita è già terminato, è naturale, ma un grande cantiere ricopre il Portale della Gloria e buona parte della facciata. Dalla guida, leggerò poi che la fine dei lavori è prevista per il 2021, quindi non è proprio solo questione di sfortuna… pazienza. Proseguiamo il nostro giro, c’è davvero tanta gente in giro! La maggior parte è rappresentata da pellegrini del Cammino di Santiago, riconoscibili vuoi dall’abbigliamento, ma anche dalla conchiglia che è il simbolo di questo lungo pellegrinaggio. Ormai abbiamo fame, e scegliamo di cenare al Ristorante caffè bar Dakar: asparagi bianchi con maionese, calamaretti fritti, tagliere di formaggi, due birre grandi, pane, una cheesecake, un caffè cubano con panna e rhum, in tutto 41,70 euro. Siamo soddisfatti, facciamo ancora una breve passeggiata nel centro storico (fa piuttosto freddo) prima di tornare in hotel.
GIORNO 7 – SABATO 19 AGOSTO
Dopo la buona colazione in hotel, dedichiamo la mattinata alla visita a Santiago De Compostela. Nel tragitto verso la Cattedrale, passiamo per la piazza dedicata a Cervantes, il celebre autore di Don Chisciotte, dove una libreria ha esposto libri nuovi e usati. Mi fermo un momento, ma vogliamo arrivare alla Cattedrale prima della folla di pellegrini e altri turisti. Riusciamo ad entrare abbastanza in fretta (basta trovare l’entrata giusta… su un lato si esce solamente), ma all’interno c’è già un buon numero di visitatori. E’ difficile anche scattare qualche foto (rigorosamente senza flash) in pace, il flusso nelle cappelle è inarrestabile. Come in altre chiese visitate, l’architettura è maestosa ma piuttosto semplice, anche se la pianta della Cattedrale è davvero enorme. Le pale d’altare però sono davvero meravigliose, decorate in modo prezioso e arricchite all’ennesima potenza. Quella dell’altare maggiore poi, con San Giacomo in trionfo, abbaglia con i suoi riflessi dorati. Vorremmo visitare subito la cripta con le reliquie di San Giacomo (Santiago), ma per farlo dobbiamo uscire dalla Cattedrale ed entrare da un altro lato. Visto che ormai dentro la Cattedrale c’è già molta gente, decidiamo di uscire. Troviamo l’ingresso per la visita e l’”abbraccio” a San Giacomo, e c’è una fila molto lunga. Secondo la guida ricevuta dall’Ente per il Turismo Spagnolo, la visita è assolutamente irrinunciabile, quindi aspettiamo pazienti in coda. Quando mancano ormai pochi metri, siamo davanti ad un’antica porta d’accesso alla Cattedrale, arricchita splendidamente da alcune statue che raffigurano San Giacomo, i suoi due postulanti e numerose figure bibliche. Lo stile è tipicamente medioevale, ma è impressionante ammirare ancora, dopo tanti secoli, questi volti scolpiti dalla bottega di Maestro Mateo. Quando riusciamo a rientrare nella Cattedrale per passare sotto l’altare maggiore la Messa di mezzogiorno sta per iniziare. Al microfono un annuncio mette in chiaro che da quel momento non è più possibile fotografare né utilizzare telefoni e smartphone, e che chiunque non sia entrato per partecipare alla celebrazione è invitato ad uscire, dato che le visite sono rigorosamente vietate durante la Messa. Un tale rigore è certamente apprezzabile, e testimonia quanto sia importante la Fede rispetto al puro aspetto commerciale legato al turismo (è importante comunque sottolineare che qui non c’è niente a pagamento: né l’ingresso alla Cattedrale, né quello alla cripta e sotto l’altare maggiore. Durante la nostra vacanza, non abbiamo dovuto pagare un solo centesimo per visitare qualcosa in particolare). Andiamo avanti, e in silenzio saliamo una scala, arrivando alle spalle dell’apostolo Giacomo sull’altare maggiore (per tradizione, si “abbraccia” il Santo da dietro) e poi scendiamo vedendo la teca d’argento che ospita le sue reliquie.
Appena finita questa visita preferiamo uscire, abbiamo già fatto prima il giro della Cattedrale e non vogliamo disturbare la Preghiera. Fuori, c’è gente ovunque. Dopo una veloce puntata al negozio ufficiale del Cammino di Santiago, dove trovo un bellissimo e particolareggiato libro illustrato in italiano sulla Cattedrale, facciamo due passi per gli acquisti da portare a casa e per cercare un posticino per pranzo. Ci fermiamo al Bar Mazarelos: patate con salsa aioli, due porzioni di pulpo a la gallega, pane, 3 cañas, il tutto per 32,90 euro. Siamo soddisfatti, e anche un po’ stanchi. Ormai fa anche un po’ caldo, sono le 15.30 e decidiamo di rientrare in camera per un riposino prima del nostro solito giretto pre-cena. Scelta azzeccata, quando usciamo verso le 19 la temperatura si è abbassata, c’è la solita brezza fresca e siamo pronti per l’ultima esplorazione di questo incantevole centro medioevale. Entriamo in un paio di chiese prima di attraversare la Via Sacra che porta alla Cattedrale, e anche queste ci stupiscono per la ricchezza dei loro altari maggiori. Quando arriviamo in Praza Quintana, c’è ancora la fila per gli ultimi visitatori in attesa di “abbracciare” San Giacomo. Un giovane giocoliere sta intrattenendo una discreta folla seduta sui gradini a fianco della Cattedrale, e decidiamo anche noi di sederci e assistere allo spettacolo. L’artista di strada è abile e simpatico, e rimaniamo per una buona mezz’ora. Ormai è ora di cena, per noi, e decidiamo di tornare dove abbiamo mangiato ieri sera. Al Dakar, ceniamo ancora bene con due birre grandi, empanada al tonno, crocchette formaggio e prosciutto, piatto con calamari alla romana e patatine più insalata, calamaretti fritti, caffe’ cubano, tutto per poco più di 42 euro. Fa piuttosto freschino, ma decidiamo di fare per l’ultima volta una passeggiata per il centro: ci sono alcune strade zeppe di ristoranti e negozi di souvenir, la calca è impressionante. Ci dirigiamo verso la Cattedrale, e – sotto i portici di un palazzo proprio di fronte all’entrata chiusa per restauro – sentiamo cantare e applaudire. Andiamo a vedere, e in effetti c’è un complesso di cantanti con chitarre e percussioni che intrattiene un folto pubblico con trascinanti canzoni tradizionali spagnole. Rimaniamo ad ascoltare per un po’, è divertente ascoltare e guardare un’esibizione così sentita e – a quanto pare – apprezzata da così tante persone! Torniamo in hotel dopo un ultimo saluto alla Cattedrale, ci mancherà!
GIORNO 8 – DOMENICA 20 AGOSTO
Facciamo colazione, ritiriamo il formaggio da mettere in valigia, paghiamo il conto e siamo pronti per lasciare l’albergo. Facciamo rifornimento all’auto prima di riconsegnarla al noleggio in aeroporto (menomale che abbiamo scelto di stipulare l’assicurazione casco, qualcuno ci ha regalato una bella riga su una fiancata) e aspettiamo il nostro volo con tanta tristezza. E’ stata una bellissima settimana, un tassello che ci ha confermato quanto la Spagna sia un paese grande sotto tanti punti di vista: non solo geograficamente parlando, ma soprattutto se si pensa al senso di ospitalità e alla gentilezza che gli Spagnoli ci hanno riservato. Alla pulizia delle strade, al fatto che qui non si pagano parcheggi pubblici né visite ad attrazioni turistiche. Alla cucina, semplice ma gustosa. Spagna, ci rivedremo.
Hasta luego!