Ferragosto al Parco delle Dolomiti Friulane

Weekend fuori porta in famiglia alla scoperta dei paesini di montagna
Scritto da: Doc McStuffins
ferragosto al parco delle dolomiti friulane
Partenza il: 14/08/2015
Ritorno il: 16/08/2015
Viaggiatori: 5
Spesa: 500 €
Non potendo per quest’anno concederci un periodo di ferie più lungo, abbiamo deciso di regalarci almeno per il week and di ferragosto una gita fuori porta. Viste le temperature torride di questa estate la scelta è ricaduta sulla montagna, più precisamente sul Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, un po’ per sfuggire al turismo di massa che predilige il vicino Alto Adige, un po’ perché ci eravamo passate in una precedente vacanza e questi luoghi mi avevano colpito.

Il “gruppo vacanza” è così formato: mamma (cioè io), due bimbe di 6 e 8 anni, nonno e nonna.

Alloggio: avendo prenotato all’ultimo ho mandato mail all’impazzata a tutte le strutture segnalate dal sul sito del Parco e dopo aver dato un occhiata alle recensioni su Tripadvisor abbiamo scelto di alloggiare a Tramonti di Sopra, all’agriturismo Borgo Titol: è un po’ fuori mano, ma ci si sta talmente bene che vale la pena fare un po’ di strada in più. Camere nuove, arredate con gusto e pulitissime (con bagno in camera); struttura immersa nel verde, con un delizioso cortiletto interno dove si fa colazione e cena. La cucina è superlativa: utilizzano quasi esclusivamente materie prime di loro produzione (e si sente!); piatti tradizionali, con qualche contaminazione orientale che non stona per niente (la moglie del proprietario è di origini cinesi). Lo consiglio anche per un pranzo o una cena a chi si trova nei paraggi.

Noi abbiamo speso in totale per due camere (una doppia e una tripla) per 2 notti, con 2 cene e 2 colazioni (…e che colazioni!) 496€.

Partenza venerdì 14 alle 4.30; alle 9.30 siamo a Longarone, dove visitiamo il Cimitero Monumentale delle Vittime del Vajont (che non mi ha entusiasmata, sarà perché ho letto diverse critiche fatte dai superstiti verso questa opera e parto un po’ prevenuta…) e il campanile di Pirago, rimasto miracolosamente in piedi al passaggio dell’onda.

Saliamo quindi in direzione della diga e visitiamo prima Casso e poi Erto: ero già stata da queste parti circa un anno fa nel periodo pasquale e ho travato i due paesini molto più vitali nella stagione estiva. Ad Erto pranziamo all’Enoteca Da Corona, con un mega-tagliere di salumi e formaggi (ottimi!) e delle bruschette alle erbe di montagna, il tutto ovviamente accompagnato da un buon bicchiere di vino. Dopo pranzo ci rechiamo al centro visite del parco dove chiediamo alcune info sulle escursioni che vogliamo fare nei prossimi giorni ad una gentilissima addetta e visitiamo la mostra “Vajont, uno spazio della memoria” (costo 3€ adulti, bimbi gratis); la mostra è sicuramente molto completa, ma forse un po’ troppo tecnica e poco empatica: personalmente mi aveva emozionato di più il museo di Longarone (che ho visitato in passato), che consiglio assolutamente, come anche il coronamento della diga, che si fa con visita guidata accompagnati da guide molto ben preparate (è possibile fare anche un’escursione più lunga della durata di 3h, in cui si passa anche sulla frana, che però io non ho mai fatto perché è un po’ troppo impegnativa per gli standard delle mie figlie, ma per chi fosse interessato si prenota sempre al punto info della diga).

Nel pomeriggio visitiamo Barcis con il suo lago, famoso per le sue acque turchesi; a noi, più che il lago, ha colpito il colore del Cellina, il torrente che lo alimenta: tonalità di un ghiacciolo all’anice! Spettacolare! Viene voglia di tuffarcisi dentro! Barcis è un paesino carino, con diverse strutture alberghiere e ristoranti e un bel lungolago con parco giochi (e noi ovviamente ne approfittiamo). Cena e nanna a Borgo Titol.

Il secondo giorno, dopo un’abbondante colazione, torniamo a Barcis, zona Ponte Antoi (all’inizio del lago in direzione Andreis, dove c’è la diga) per visitare la Forra del Cellina (anch’essa riserva naturale). Ci sono varie possibilità per esplorare la zona:

– trenino turistico che percorre la vecchia strada della Valcellina (la prima strada carrozzabile che collegava il paese con il fondovalle, chiusa al traffico dagli anni ’90): il trenino fa 3 corse al mattino partendo da Ponte Antoi (costo 3€) e 4 corse al pomeriggio partendo dalla piazzetta di Barcis e percorrendo anche il lungolago (costo 6,50€); noi abbiamo preso la corsa del mattino che comunque permette di vedere la parte più interessante del percorso;

– la stessa strada è percorribile a piedi (con caschetti protettivi forniti all’ingresso) ed è aperta dalle 9 alle 18;

– ci sono anche altri 2 sentieri: quello del Dint, che passa nel bosco ma ha diversi punti panoramici (anche questo mi hanno detto essere alla portata dei bambini) e quello delle grotte della vecchia diga (visitabili con guida su prenotazione).

La Forra offre scorci spettacolari sulle acque cristalline del Cellina; ovviamente percorrerla a piedi permette di apprezzare meglio la visita, ma il trenino è una buona soluzione se non si ha voglia di scarpinare troppo…

In tarda mattinata ripartiamo per Claut, alla ricerca delle famose impronte di dinosauro. Per raggiungerle da Claut bisogna salire a Lesis, a questo punto si può decidere se lasciare qui l’auto e percorrere a piedi la strada forestale di 5 km, oppure pagare un ticket di 5€ e proseguire in auto fino al parcheggio di Pian de Cea; la strada è in salita un po’ stretta e con diversi tornanti, ma quasi interamente asfaltata. Se lasciate l’auto a Pian de Cea vi resta un solo km da percorrere a piedi su strada sterrata ma comoda (si può fare anche con un passeggino); si seguono le indicazioni per Casera Casavento e arrivati alla casera quelle per le orme del disosauro (dalla casera in poi non c’è più la strada ma un sentiero; si tratta comunque di poche centinaia di metri). Arrivati al torrente inizia la caccia al tesoro per trovare il masso su cui è impressa l’impronta del dinosauro: per le bimbe è stato molto divertente! Siamo poi tornati alla Casera Casavento dove abbiamo pranzato (pochi piatti semplici ma gustosi); attorno ci sono tanti prati dove giocare o stendersi a riposare e una simpatica famiglia di asinelli.

Nel pomeriggio torniamo verso Claut e ci fermiamo al centro visite del parco per vedere la mostra “Casa Clautiana” (ingresso gratuito), una mostra etnografica incentrata sulla figura della donna, devo dire molto ben fatta e coinvolgente anche per i bambini; sono state ricostruite le diverse stanze di una casa tipica e viene proiettato un filmato che riproduce la giornata tipo di un nucleo famigliare. A completamento si può visitare a pochi passi dal centro visite la “Casa da Fun”: una casa vera e propria, dove ci si rende meglio conto degli spazi abitativi.

Sulla via del ritorno ci fermiamo a Poffabro, paesino molto grazioso (fa parte dei borghi più belli d’Italia); dopo aver fatto due passi (e parecchie foto) per il borgo, abbiamo visitato la mostra del centro visite, che si trova nell’antica latteria sociale del paese e che ovviamente parla della lavorazione del latte (costo 2€ adulti, bimbi gratis). Si possono vedere gli strumenti che venivano usati per la lavorazione del latte e ci sono filmati interessanti dove viene spiegata ogni cosa, dalle diverse tecniche di mungitura alla preparazione di burro, formaggio e ricotta; anche questa mostra è molto ben fatta ed è piaciuta molto alle bambine.

Mentre torniamo verso l’agriturismo ci imbattiamo in uno visione un po’ surreale: il lago artificiale di Tramonti a causa della siccità ha lasciato emergere i resti delle case che erano state sommerse dalle acque quando è stato creato l’invaso.

L’ultimo giorno decidiamo di fare una capatina nella vicina carnia: attraversando il passo Rest ci rechiamo a Pesariis, il paese degli orologi (anch’esso annoverato tra i borghi più belli d’Italia): la cittadina, famosa appunto per la produzione di orologi, ha celebrato questa sua peculiarità installando nel borgo svariati orologi con meccanismi particolari (ad acqua, con carillon, ecc…); c’è anche un museo dell’orologio (costo 1€, 0,50€ bimbi dai 6 anni, gratis sotto i 6 anni) che però non è nulla di che… Al museo o al centro info troverete delle mappe del paese con segnalati i punti in cui sono collocati gli orologi e la spiegazione sul funzionamento di ognuno. A pranzo abbiamo mangiato all’Inn Pik, proprio vicino al punto info del paese, che consiglio caldamente (provate i garcones!).

Si conclude così questa breve vacanza… spero di aver dato qualche utile consiglio a chi vuole visitare questo pezzetto di mondo. Per quanto mi riguarda non posso che dire ancora una volta e sempre di più: I love FVG!



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