Girovagando in Friuli Venezia Giulia

Alla scoperta di Lignano, Aquileia, Grado, Trieste, Redipuglia, Gorizia, Cividale, Udine e Palmanova
Scritto da: 44gatti
girovagando in friuli venezia giulia
Partenza il: 02/08/2015
Ritorno il: 11/08/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
E’ stato mio marito a suggerire quest’anno come meta turistica il Friuli Venezia Giulia. In realtà avevo già visitato questa regione – causa il terremoto del lontano 1976 – ma l’avevo fatto a nord, in val di Resia. L’itinerario che vogliamo seguire stavolta, invece, è limitato al Friuli centro-meridionale. Essendo quindi tutto nuovo per noi, ho ricevuto ottimi suggerimenti dalla giuda di Trieste dei T.p.c. Altri spunti li ho ricavati dal sito ufficiale www.turismofvg.it. Il nostro non è un semplice soggiorno balneare, ma soprattutto una visita storico-artistica-culturale di circa 10 gg. A tal fine ho trovato molto utile acquistare la Friuli Card sponsorizzata dal sito (la ns. è quella a 29 € per 7 gg ma ve ne sono anche altre) perché permette numerose visite guidate gratuite nelle principali città e anche accessi gratuiti o scontati ad altri luoghi. Per prudenza però, prenoto anche 2 gg. a Lignano Sabbiadoro per i ragazzi. Lì c’è infatti anche un parco acquatico per il loro divertimento oltre che il mare. Le prenotazioni alberghiere su Booking.

2 Agosto

Partiamo per il Friuli e in meno di 3 ore raggiungiamo Lignano tipica città balneare, chiassosa nel centro ma tutto sommato piacevole. Vaghiamo un po’ lungo la spiaggia e prendiamo il sole. All’ufficio turistico compro e mi informo meglio delle varie possibilità della Friuli Card e dei migliori luoghi di visita. Con l’occasione prenoto anche la visita guidata ad Aquileia. Il giorno successivo lo dedichiamo invece al divertimento ad Acquasplash.

4 Agosto

Visitiamo Aquileia con la guida. La città ebbe il suo massimo fulgore al tempo dei romani perché florido porto fluviale e ricca di scambi commerciali con Alessandria d’Egitto. Purtroppo dopo la distruzione di Attila, re degli Unni, i suoi abitanti preferirono abbandonarla rifugiandosi prima nel castrum di Grado e poi a Torcello e Venezia. Così per secoli e secoli fu una cava a cielo aperto esposta a qualsiasi scorreria e rapina. Quel che resta di Aquileia è ora a due metri sotto il terreno o conservato presso il locale museo archeologico. Particolare e molto bella è però la basilica. La guida infatti riferisce che nel 1909 per puro caso fu scoperto sotto il vecchio pavimento basilicale un più antico pavimento a mosaico, eccezionale per la vastità e lo stato di conservazione, che possiamo lungamente ammirare nella basilica. Esso risale infatti a solo una decina d’anni dopo l’Editto di Costantino (313 d.C.). Gli scavi archeologici della città oggi visibili risalgono invece all’epoca mussoliniana.

Anche nel campanile è visibile parte del mosaico più antico. Nel pomeriggio visitiamo Grado e la sua chiesa più antica, S. Eufemia, che conserva anch’essa un mosaico “solo” del sesto secolo. Nella serata, dopo varie peripezie, giungiamo all’alloggio. Ho preferito infatti scegliere una località fuori Trieste, vicino a Opicina, perché il problema del parcheggio cittadino mi assilla un po’.

Il mattino seguente raggiungiamo in macchina Opicina, località che dalle colline, domina Trieste e col tram ancora in servizio raggiungiamo il capoluogo. La curiosa discesa offre un bel panorama della città. In piazza Unità d’Italia sorge l’ufficio turistico e ci prenotiamo per la visita guidata. Nell’attesa, passeggiamo sul molo Audace con bel colpo d’occhio alla città dal mare. Assieme ad altri turisti, italiani e non, iniziamo poi la caliente visita. Caliente perché il caldo è torrido, l’ora vicino alle 11 e in più ci inerpichiamo per la salita di S. Giusto. Tutto il gruppo è più o meno provato anche se a me, per la fatica che ho fatto, mi pare di avere raggiunto in un sol colpo gli anni di Matusalemme. Bello è comunque l’arco romano, il colle, il castello e la chiesa. La guida alterna spiegazioni in italiano con l’inglese per un gruppo eterogeneo di stranieri. Nella discesa, più piacevole, un passaggio ai resti del teatro romano e alla statua pedestre di Umberto Saba, posto nel mezzo delle vie cittadine. Per curiosità, una piccola mattonella in piazza Unità d’Italia ricorda ai viandanti che proprio in quella piazza nel 1938 furono proclamate dal duce, l’applicazione delle leggi razziali in Italia. Infine la guida ci mostra la chiesa greca ortodossa, raccontandoci come Trieste, forse per la sua posizione geografica, è stata lungamente una città molto tollerante. Ne sono la prova una miriade di chiese di ogni religione e fede sparse un po’ dovunque in tutta la città. E ciò principalmente a motivo dell’allora sovrana illuminata Maria Teresa d’Austria che concesse libertà di culto alla popolazione triestina. Ormai liquefatti, ci sediamo in un piccolo ristorante vicino al Canale di S. Giorgio e mangiamo.

Rifocillati e rinfrescati andiamo a visitare il famoso castello di Miramare. Stoicamente raggiungiamo a piedi la stazione e col bus arriviamo al castello. Esso fu costruito da Massimiliano d’Austria, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, che vi abitò con la moglie Carlotta dal 1860 al 1865 per poi accettare la sciagurata corona messicana. E’ ben tenuto e in posizione invidiabile, a picco sul mare. Fa ancora più effetto per la tonalità biancastra del materiale che sfavilla nel mare blu. Vi abitò anche il duca Amedeo d’Aosta tra il 1930 e il 1937. Una fugace visita anche al giardino ma poi il caldo è opprimente e decidiamo di ritornare a casa.

6 Agosto

La meta oggi è il sacrario di Redipuglia ma nel tragitto sostiamo anche a Duino. Il castello senz’altro merita ma 8 € a testa mi sembrano davvero una noiosa gabella per un visitatore qualunque. Brontolo quindi con la portinaia ma lei non può farci nulla, limitandosi a sostenere che il biglietto è così alto perché il maniero non ha le agevolazioni del circuito turistico statale. Mugugno non poco ma a nulla vale qui la Friuli Card. Per ripicca, annoto ciò nel libro degli ospiti.

A Redipuglia parcheggiamo l’auto vicino al sacrario. Mi colpisce la sua vastità. Vi sono seppelliti circa 100.000 soldati del 1915-18. Stavolta da sola (i figli han preferito glissare), noncurante del caldo e anche per rendere omaggio con senso di gratitudine ai tanti caduti, mi inerpico gradino dopo gradino per la lunga salita fino a raggiungere, una volta in cima, le tre croci che lo sovrastano. Subito sotto le croci è posta una chiesa e là, sosto per riposare e meditare. Quante le vite spezzate, quanti affetti frantumati, quanti progetti di vita falliti, quanta inumana sofferenza! Recito una preghiera per i morti, poi ridiscendo. E’ ormai ora del pasto. Dopo una breve occhiata al museo, mangiamo nel ristorante sotto la caserma di fronte al sacrario.

Nel ritorno vorremmo visitare anche i percorsi bellici che sono attorno a Monfalcone, ma, dopo una prima indicazione stradale in città, nulla è più indicato. Chiediamo anche a un tassista, fermo alla stazione ma anch’egli ci conferma una segnaletica scarsa e scadente. Inutile è infine una nostra ulteriore ricerca. Delusi, torniamo decisamente verso casa. Ci consoliamo però con una visita alla Grotte del Gigante. Ma la sorpresa, in attesa della guida sotterranea, è però per un cartello esposto accanto alla biglietteria: “ La grotta è composta di 1.000 gradini, 500 in discesa e 500 in salita”. Mi sento lievemente mancare… Mando allora un sms di addio a una mia cara amica e, pensando alla gioia dei figli, che fortemente hanno voluto la visita, ci eclissiamo nei sotterranei…”Addio cipressi, addio dolce mio piano…” (Carducci – Davanti a S. Guido – n.d.r.)

La grotta è davvero bella e sicuramente merita la visita, ma non la consiglio dopo gradini di Redipuglia!

7 Agosto

In mattinata dirigiamo verso Gorizia perché vicina. In città superiamo alcuni vigili in bella uniforme, e alpini con stendardi che si apprestano certo a una qualche manifestazione nei giardini pubblici e, incuriositi, chiediamo ragguagli di ciò all’ufficio turistico. L’addetta ci informa che oggi si commemora la terza o quarta battaglia dell’Isonzo avvenuta nel mese di agosto del 1915. E’ dunque una ricorrenza tutta goriziana, ma ciò suscita una vivace discussione nello stesso ufficio turistico tra mio figlio Paolo e la signora stessa. I toni vocali, pur civili, si alzano, tanto sono entrambi infervorati a sostenere opposte convinzioni belliche in particolare sulla figura del Gen. Cadorna, allora comandante in capo dell’esercito italiano. Per un attimo ho, infatti, l’impressione di essere in un caffè ad assistere a una focosa discussione politico-militare più che in un ufficio turistico dove chiedere, più modestamente, delle semplici indicazioni turistiche. Un impiegato ci informa che la visita guidata a Gorizia c’è solo nel pomeriggio e ci indica perciò alcuni luoghi che comunque possiamo visitare nella mattinata; inoltre riferisce che il giorno successivo ci sarà una visita guidata a Cividale del Friuli. Ci arrampichiamo su per la salita al castello di Gorizia che visitiamo. In esso vi è una mostra fotografica proprio sulla grande guerra perché quest’anno ne ricorre il centenario. Il castello è bello ma nel corso dei secoli ha subito varie distruzioni e ricostruzioni.

Dopo pranzo una visita al sacrario di Oslavia poco lontano, che custodisce i resti di circa 58.000 caduti. Alle 15,30 siamo di nuovo in centro per la visita. La guida spiega in modo eccellente e chiaro la storia della città. Per 450 anni Gorizia fu florida città austro-ungarica e solo dal 1918 divenne italiana, come tutta l’Istria. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947, fu tracciato a tavolino il confine tra Italia e Iugoslavia che tagliò in due la stessa città, al pari della tedesca Berlino. Gorizia ne pagò le gravi conseguenze. Purtroppo, dal punto di vista economico, ancor più gravi furono le conseguenze per la caduta del muro. Infatti, col disfacimento della Iugoslavia, la proclamazione d’indipendenza della Slovenia, l’adesione alla comunità europea, il trattato di Schenghen, dal 2001 Gorizia vive tuttora una profonda crisi. Le caserme, infatti, sono ora tutte vuote, molti posti di lavoro legati alla frontiera come i cambiavalute, gli spedizionieri, i frontalieri, i militari se ne sono andati lasciando la città in una desolazione totale. Numerosissimi sono perciò gli esercizi commerciali chiusi, o le case ora in vendita o in affitto. Ed è una stretta al cuore vagare per le strade di una città deserta. In compenso oltre frontiera sono numerose le case da gioco o altro appositamente volute a suo tempo da Tito dove attirare la gente e il commercio più o meno lecito o pulito. Che tristezza! Assistiamo infine alla messa prefestiva nella bella chiesa gotica di S. Ignazio dei gesuiti.

8 Agosto

Prima di recarci a Cividale per la visita, gioiellino dell’arte longobarda, facciamo una puntata in Slovenia la mattina presto per rifornirci di GPL. Immediatamente dopo il confine ci accoglie Lipica (Lipizza) e mi vengono in mente i famosi cavalli bianchi. Ci sono proprio lungo la strada vari cartoni a grandezza naturale che ricordano questa particolarità del luogo. Il percorso di campagna costeggia prati verdi con steccati bianchi delimitanti recinti. Due uomini ci impongono anche l’alt per far passare la mandria equina da un recinto all’altro. Ne approfitto per scattare alcune foto ai bianchi destrieri che correndo al galoppo mi ricordano qualche passata pubblicità televisiva. Arriviamo così a Cividale tardi e siamo costretti a rincorrere la guida che aveva già iniziato la visita. Per fortuna non manca la sosta al Tempietto longobardo e al relativo museo, dove posiamo ammirare, con mia piacevole sorpresa, il battistero ottagonale di Callisto e il bassorilievo dell’ara del duca di Ratchis che avevo studiato e disegnato ai tempi del liceo. Preziose, dal punto di vista artistico sono le spiegazioni della guida. La bellezza è forse causata dal mio stupore nel trovare in una piccola città tanta ricchezza artistica. Oggi è domenica e numerosi sono i negozietti gastronomici aperti ai turisti. Ne approfittiamo per comprare un dolce tipico del luogo, da regalare all’altra figlia rimasta a casa. Stupendo è poi il ponticello che attraversa il fiume Natisone e che fu fatto saltare dagli italiani per sbarrare inutilmente la strada agli austriaci dopo la disfatta di Caporetto.

Pranziamo a Cividale all’ombra di un portico perché il caldo è al solito opprimente. Nel pomeriggio decido di vedere il Monte S. Michele, un altro luogo sacro della grande guerra dove sono conservate a cielo aperto, le trincee e gli antichi camminamenti. Attardandoci però a questi, arriviamo in cima al monte dopo la chiusura del museo che dunque non possiamo visitare. Restano, però alcune grotte e vasti antri scavati Gorizia.

9 Agosto

Oggi lasciamo Trieste, col rimpianto di una visita ahimè troppo fugace. Ci aspetta Udine che purtroppo è una piccola delusione perché all’ufficio turistico ci informano che la visita guidata si effettua solo il sabato. Ci accontentiamo così di vedere il Duomo e l’arcivescovado che custodiscono vari affreschi e dipinti del Tiepolo. Poi vaghiamo per il centro e la bella piazza della Libertà. Dopo una sosta in albergo usciamo per la cena in una tipica osteria della città.

Il ritorno a casa, il giorno dopo ci vede dapprima a Palmanova città-fortezza che però, a parte la peculiarità urbanistica a stella, poco mi dice. Anche il museo militare è chiuso. E poi di nuovo a Lignano e al parco acquatico per accontentare i figli e immergersi nelle sue fresche piscine.



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