Due cuori ed una Corolla in Provenza

Primo giorno (28 maggio) Arles. E’ già buio quando, nell’androne del piccolo hôtel de ville politici e gente comune si ritrovano davanti ai maxi schermi. Vincono i no, al referendum sulla Costituzione Europea. I francesi ritengono di bocciare i principi dei ricchi, della destra, e gli attivisti festeggiano in piazza con fuochi e canti. I...
Scritto da: Monica Carapelli
due cuori ed una corolla in provenza
Partenza il: 28/05/2005
Ritorno il: 05/06/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Primo giorno (28 maggio) Arles. E’ già buio quando, nell’androne del piccolo hôtel de ville politici e gente comune si ritrovano davanti ai maxi schermi. Vincono i no, al referendum sulla Costituzione Europea. I francesi ritengono di bocciare i principi dei ricchi, della destra, e gli attivisti festeggiano in piazza con fuochi e canti. I muri sono tappezzati dai manifesti con la scritta: “J’aime l’Europe, je vote no”. Da uno stereo, al centro della piazza, risuonano canzoni in francese che riscaldano l’atmosfera finchè, inaspettate, iniziano le note di “Bella Ciao”. E’ in italiano, cantata da un’italiana e, non ci giurerei, registrata durante il concerto del primo maggio a Roma. E’ un’emozione poter cantare un testo che amo insieme al ragazzo che amo, intonare a voce alta una canzone della mia terra, all’aperto, nella piazza di un Paese che non è il mio. E’ una carica di energia scandire le parole di un testo di lotta di fronte a persone che non capiscono tutto quello che dice la canzone ma che sono d’accordo con me, con noi, sul concetto di libertà e giustizia. Liberté, egalité, fraternité… Siamo in Francia, no? Inizio a raccontare il viaggio mio e di Francesco in Provenza da questo episodio del primo giorno, una bella sorpresa dopo i 750 km percorsi tutti in una botta, da Siena ad Arles.

Arles è una città piccola, molto piacevole e, grazie a Le Cloître (45 euro), finalmente so com’è un piccolo hotel di charme (un hôtel particulier): una camera piccolissima del centro storico, una vista privilegiata sul chiostro che, altrimenti, andrebbe pagata col biglietto di ingresso. L’arena romana è conservata benissimo ma le corse dei tori si tengono la settimana di Pasqua e a luglio (argh). Ad Arles, iniziano per noi anche quei profumi di lavanda che ci accompagneranno per tutta la vacanza. Peccato che i campi non presentino ancora quel colore viola delle cartoline (doppio argh). E per noi inizia anche la rassegna delle stoffe provenzali, coloratissime nelle loro stampe piene di fiori e frutti della terra.

Cena a base di toro, per Francesco; orata per me. Per entrambi, soupe de poisson: una brodaglia da mangiare dopo aver strofinato dell’aglio ed una salsa a base di maionese sui crostini di pane. Nel dopocena, optiamo per una breve passeggiata lungo il Rodano, “Sembra di essere dentro la notte stellata di Van Gogh”, commenta Francesco. Ed io inizio a pensare che, se dopo le canzoni partigiane, gli piacciono anche gli Impressionisti, allora è vero che nella vita si cambia. Qualche zanzara di troppo ci introduce direttamente nel clima del secondo giorno, in Camargue.

Secondo giorno (29 maggio) Dicono che Saintes Marie de la Mer sia già una cittadina catalana perchè a sera si balla flamenco e si mangia paella. Sarà una scelta per attirare i turisti nei localini all’aperto? Sicuramente non è creata ad arte la devozione che si percepisce nella chiesetta e giù, nella cripta. Il soffitto è troppo basso, angusto, un contrasto stridente coi mantelli colorati che ricoprono la statua di Santa Sara, la nera protettrice degli zingari. Alle sue spalle, tanti ex voto, probabilmente lasciati anche durante l’ultimo pellegrinaggio (25 maggio). Dormire qui, almeno una notte, era d’obbligo per dedicare una giornata intera alla Camargue, godersi il tramonto in un posto di mare (col sole che si accuccia dietro gli alberi, le anatre che volano in lontananza) ed usufruire di alberghi a prezzi veramente accessibili. (Le Castellet, 39 euro: record per qualità/prezzo!).

Una definizione per la Camargue? Un paesaggio diviso in tre: le risaie, gli stagni pieni di fenicotteri rosa che ti traversano la strada davanti, in volo, ed prati, dove pascolano i tori. I cavalli bianchi si trovano, per lo più, nei piccoli ranch e vengono affittati insieme alle camere. Aironi e zanzare completano l’insieme degli animali a noi conosciuti, ma per gli appassionati di ornitologia c’è lavoro da vendere! La baraccopoli di Beauduc è un insieme di vecchie roulotte, camper, un autobus e rottami vari assemblati a mo’ di seconde case per vacanze spartane, a 100 metri dalla spiaggia. L’unico ristorante è chiuso, la distanza fra questo posto ed un piano regolatore è incolmabile, le buche sulla strada rendono il percorso molto pionieristico.

Terzo giorno (30 maggio) Passiamo velocemente in rassegna vari paesini, direzione Avignone: Abbazia di Montmajour, circondata dalla lavanda non ancora fiorita, tempestata da un vento incredibile.

Le Baux de Provence, piccolo paese abbarbicato sulle rocce. Dicono che venga visitato quanto Mont Saint Michel. Più che il centro è da ammirare la campagna circostante. Più che il castello, merita una sosta con fotografia la vista panoramica. Il parcheggio ha un prezzo fisso, 3 euro, indipendentemente dal tempo di permanenza. Sarà la costante per tutto il viaggio.

Castello di Tarascon, una costruzione medievale sul Rodano.

Saint Rémy. Buonissima la crèpe nera di grano bretone, al formaggio; l’abbiamo mangiata in una trattoria senza pretese, con gli amici del proprietario che si improvvisavano camerieri, fra una sigaretta ed una birra. Qui, quando vado a chiedere de l’eau en caraffe (ma chi ha voglia di pagare l’acqua minerale in Francia? Quella del rubinetto è buona ed i ristoratori non ricaricano niente), il tipo del locale ribadisce: “De l’eau de Saint Rémy, Madame? Bien sûr”.

Avignone (Hotel Étap, 46 euro, spartano, subito fuori dalle mura, parcheggio gratis sorvegliato dalle telecamere). Forse questa città meritava più delle due mezze giornate che le abbiamo dedicato, se non altro per un po’ di shopping nei negozi del centro. Ma a Francesco non piace molto girare per vetrine e… fortuna che ha accettato di buon grado la cena a base di ostriche e altri crostacei. No, per lui niente cibi raffinati: si è limitato a mangiare del salmone mentre io impiegavo un tempo infinito a svuotare tutti quei gusci: mi sentivo Pretty Woman, in quel ristorante elegante, con una vetrina-frigo piena di pesci ed il piatto servito su un letto di ghiaccio tritato (21 euro). Il Palazzo dei Papi ed il Ponte di S. Benezet possono essere visitati con l’audioguida (12 euro). Dispiaciuta che non parlino di Santa Caterina e che, per illustrare il genio di Simone Martini, debbano ricorrere alla Maestà del Museo Civico di Siena (ad Avignone restano solo due affreschi in precarie condizioni).

Quarto Giorno (1 giugno) Pont du Garde, il ponte stampato sul retro delle banconote da 5 euro, patrimonio Unesco. Un bel posto dove fermarsi per un pic-nic o passeggiare, sulle sponde del fiume. Rispondiamo, in francese, all’intervista di un ragazzo che indaga sui flussi turistici della zona. Quando gli dico che abbiamo intenzione di restare lì solo una mezz’oretta mi sento un po’ una turista giapponesizzata, ma… Orange ci aspetta. La strada che ci guida verso questa cittadina è costellata di frutteti: bellissimi i ciliegi, carichi fino all’inverosimile! Orange (Hotel Saint Florent, 42 euro. La ragazza della reception vi racconterà con gioia le possibilità di scelta fra i ristoranti, i musei della sua città e le camere del suo albergo, ognuna arredata in modo diverso, ognuna piena di quadri strani, dipinti dalla proprietaria).

Il teatro greco (suggestiva la sua illuminazione di notte) e l’arco di trionfo sono due monumenti dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. In uno dei ristoranti della piazza principale conosciamo un cameriere il quale, quando sente che siamo di Siena, pronuncia tre parole: Tore Andre Flo. Alle nostre facce sbalordite risponde con una domanda: “Non è più a Siena, Flo?”. Ebbene sì, il calciatore norvegese milita ancora nella squadra della nostra città, confermata in serie A per il rotto della cuffia, proprio domenica. E’ un appassionato di calcio, il ragazzo di Orange, tifa per l’Olimpic Marsiglia ed ama il campionato italiano. Paragona il presidente della sua squadra a Moratti, perché spende molto e vince poco e… su Berlusconi… lasciamo stare… Quinto giorno (2 giugno) Fontane de Vaucluse, famosa perché cantata dal Petrarca, consiste in una bella passeggiata fra banchi di souvenir, lungo un fiume dall’acqua cristallina e… verde al tempo stesso, col letto ricolmo di vegetazione. Da vedere anche, lungo il percorso, la ricostruzione di una cartiera artigianale.

Abbazia di Sénanque. E’ l’immagine della Provenza, questa abbazia romanica circondata dai campi di lavanda. Visite guidate alle 10.30 e alle 14.30, in francese. Il resto del tempo il monumento è chiuso ed i turisti devono limitarsi a visitare il negozietto con souvenir e prodotti dei monaci. Per noi, pic-nic nel bosco.

Una foto a Gordes, prima di arrivare a Roussillon. Il paesino è tipico, con tutte le sue case rosse, pieno zeppo di americani. Ma, soprattutto, Roussillon è visitato per il “sentiero delle Ocre”. Vale la pena pagare l’ingresso 2 euro per questo sito particolarissimo, dove le rocce mostrano tutti i colori dell’ocra, dal giallo al marrone bruciato. Ho una foto in cui ho strofinato ogni polpastrello in un punto diverso del percorso e mi sono ritrovata con le dita di cinque colori diversi. Il rosso delle rocce è complementare al verde della vegetazione. Decidiamo che sarebbe troppo stancante vedere anche il Colorado di Rustrel e iniziamo la via del ritorno, fermandoci ad Apt. Apt è un paese non molto considerato dalle guide turistiche, forse perché meno caratteristico di altri, forse perché pieno di immigrati. Noi siamo stati bene, anche se vedere i prezzi più alti che altrove non è mai piacevole, come non è una bella sensazione che le molte donne velate, che nel pomeriggio erano in giro, dopo cena non si facciamo vedere. Lungo le vie del centro storico, luci di tipo natalizio. (Hotel Aptois, 46 euro: ottima scelta, moderno, con gli arredi in ferro battuto).

Sesto giorno (3 giugno) Vista mozzafiato sul Lago di Santa Croce e sulle Gordes du Verdon, dove sarebbe bello fermarsi per un giro in canoa. Route des Cretes, una strada tortuosa fra le montagne, bellissima, dove alcuni temerari si cimentano nell’arrampicata libera. E poi via, verso la costa Azzurra, seguendo quasi da principio la Route de Napoléon. Alle cinque del pomeriggio arriviamo all’elegante Nizza, congestionata dal traffico nell’ora di punta. Fortuna che l’ufficio turistico della stazione centrale mi viene in aiuto e mi consiglia dove dormire e parcheggiare la macchina. L’Hotel Busby *** – 80 euro in last minute, è ottimo per posizione e per confort, da veri sboroni). Si trova a pochi passi dalla piazza Messalia, dove le fontane, purtroppo, sono ferme, mentre intorno alla piazza i lavori in corso ricordano quelli della stazione di Siena.

Settimo giorno (4 giugno) Vorremmo lasciare Nizza senza percorrere la strada lungo la costa ma un traffico inaspettato ci costringe a passare lungo la statale che costeggia Mentone, Monte Carlo ecc. Beh, a pensarci bene le code di auto ci hanno fatto un bel regalo! Per rientrare in Italia (siamo diretti a Torino, al matrimonio di Margherita) scegliamo il Col di Tenda, una strada molto molto tortuosa ma… se la prendete senza fretta, saprà affascinarvi. I ciliegi sul bordo della strada sono una tentazione cui è impossibile resistere. Consigli Se non gradite pagare il parcheggio, preparatevi a kilometri di strada a piedi: quasi tutti i piccoli centri hanno una tariffa fissa di 3 euro, indipendentemente dalle ore sostate. I ristoranti con menù a prezzo fisso sono un modo per non sforare il budget, basta che non vi facciate convincere dal cameriere a prendere anche caffè, acqua minerale, aperitivo ecc. L’eau en caraffe andrà benissimo e, comunque, la percentuale per coperto e servizio non va pagata. Il caffè espresso in Francia sembra un lusso per turisti. Costa, in media, 1,50 euro ma è migliore di quanto mi aspettassi.

Gli uffici turistici vi aiuteranno nella scelta dell’albergo, anche prenotando direttamente, senza commissioni. Dépliant a non finire su monumenti ed itinerari.

La tassa di soggiorno varia da città a città. Noi abbiamo pagato da 0 a 90 centesimi, a testa, al giorno. Gente: non c’è molto affollamento in Provenza all’inizio di giugno, tant’è che alcuni ristoranti sono ancora chiusi e c’è posto ovunque. I francesi sono molto disponibili quando chiediamo informazioni. Sarà perché adoro la loro lingua e li ascolterei per ore? Sette giorni per questo itinerario sono pochi ma a noi sono bastati. Il nostro punto di forza è stato (oltre all’autista-Francesco sulla sua Toyota Corolla) quello di pernottare dentro i centri storici, in alberghi a 2 stelle (livello mediamente più alto delle città italiane). Si arrivava all’ufficio turistico nel pomeriggio, si sceglieva l’albergo fra 3 o 4 opzioni, una doccia e via, a visitare le città di sera, mentre la mattina dopo tornava utile per eventuali ingressi ai monumenti. Una volta arrivati dall’Italia ad Arles, non abbiamo più preso l’autostrada: le strade secondarie sono l’ideale per godersi il panorama e ammirare i paesi che via via si attraversano.



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