La magia della Provenza: dieci giorni nella meraviglia

Road trip estivo di dieci giorni nella Francia sud-orientale, tra villaggi arroccati su alture, bellezze naturali inaspettate, pregevoli rovine romane e campi di lavanda
Scritto da: Fearless
la magia della provenza: dieci giorni nella meraviglia
Partenza il: 21/07/2019
Ritorno il: 30/07/2019
Viaggiatori: 2

Una destinazione da sogno

L’anno scorso una mia cara amica del liceo, Giulia, mi ha proposto di fare un viaggio insieme nell’estate 2019, quattro anni dopo il nostro diploma. Dopo aver vagliato alcune ipotesi, la nostra scelta è ricaduta sulla Provenza: una destinazione da sogno per moltissime persone, che abbiamo la fortuna di avere dietro l’angolo ma che non avevamo mai visitato.

Abbiamo stilato un itinerario per 10 giorni e 9 notti, tutto fattibile partendo in auto dall’Italia, che ci avrebbe concesso di vedere approfonditamente la regione, includendo le principali città, i villaggi più belli e le meraviglie naturali imperdibili. Per gli alloggi, ci siamo affidati a Booking per 3 delle notti, e ad Airbnb per le restanti 6.

Poco prima della partenza ho anche dato un esame in lingua francese, che già avevo studiato per tre anni alle medie. Sapendo che i francesi non amano parlare altre lingue al di fuori della loro (stereotipo che è risultato molto accurato), la conoscenza della lingua almeno ad un livello medio ci ha molto avvantaggiato. Fatta questa premessa, procederò con il racconto del nostro viaggio, giorno per giorno, e concluderò con delle considerazioni finali!

turistipercaso

DOMENICA 21 LUGLIO

Siamo partiti alle 8 dalla provincia di Cremona, e senza fare pause e senza trovare traffico siamo arrivati poco dopo mezzogiorno al Principato di Monaco, la nostra prima tappa. L’autostrada è costata complessivamente sui 40 euro. A Monaco abbiamo parcheggiato al Jardin-Exotique. Il sistema di prezzi dei parcheggi monegaschi è piuttosto complesso, va al quarto d’ora ma varia in base alla permanenza. Noi in poco meno di 3 ore abbiamo speso €8,80.

La prima cosa che abbiamo notato di Monaco è la sua verticalità: per scendere verso il mare ci sono numerosi e ripidi éscaliers, che hanno velocizzato la nostra discesa ma che poi avremmo dovuto ripercorrere in salita con 38°C percepiti. Dopo aver pranzato in un ameno giardino con la deliziosa tortilla fatta in casa dalla mamma di Giulia per evitare di essere derubati dai prezzi monegaschi, siamo saliti verso la città vecchia, dove ci ha accolto il Palazzo dei Principi. Ci siamo quindi immersi nelle colorate viuzze di Vieux-Monaco, tenute tanto bene da sembrare un’attrazione di Gardaland. Ci siamo chiesti se ci vivesse qualcuno, visto che non c’era altro se non ristoranti per turisti e negozi di souvenir l’uno uguale all’altro. Presto abbiamo trovato un punto panoramico sul Principato: una giungla di palazzi sviluppati in verticale, che ospitano i suoi 40.000 abitanti compattati in 2 km². Monaco non è certamente la nostra idea di amenità, ma almeno ora possiamo dire di aver visitato un Paese in più.

Dopo essere sopravvissuti alla risalita al parcheggio (abbiamo constatato che avremmo potuto lasciare l’auto un po’ più a valle, vista l’abbondanza di parcheggi a Monaco che hanno tutti più o meno le stesse tariffe), ci siamo rimessi in viaggio per una mezz’oretta sulla basse corniche fino a raggiungere la Villa Ephrussi de Rothschild in località Saint-Jean-Cap-Ferrat. Questa dimora tutta rosa immersa nel verde, voluta a inizio Novecento dalla baronessa Béatrice de Rothschild, è circondata da un ampio giardino con piante esotiche che culmina nel Tempio dell’Amore e nelle antistanti fontane che, ogni 20 minuti, offrono uno spettacolo di giochi d’acqua. Il tutto è visitabile per €15, con riduzioni varie (per gli under 25 come noi è costato €10). Una graditissima pausa.

Per le 17 ci siamo messi in moto verso l’ultima tappa del giorno, Nizza, ad una quindicina di minuti di distanza dalla villa. Abbiamo lasciato l’auto al parking sotterraneo Gare de Nice, dove lasciare l’auto per la notte è costato l’esorbitante cifra di €28 – ma almeno eravamo a due passi dal luogo dove avremmo alloggiato, le chambres d’hôtes Cosy (€72 per una notte, prenotato con Booking). Buono, ma prezzo leggermente alto – se avessimo prenotato prima, forse avremmo avuto più scelta.

Una volta sistemati e docciati, siamo usciti in esplorazione per Nizza, affollatissima in qualunque punto. Abbiamo percorso il lungo viale che ci ha portato fino alla Promenade des Anglais, l’iconico lungomare che termina con una triste (ma frequentata) spiaggia di grossi sassi grigi. Ora, vorrei chiedere alle decine di migliaia di italiani che vanno a Nizza ogni anno cosa ci trovano in questo posto: l’abbiamo trovata una città mediocre, soffocante, sporca, con quasi nulla da offrire, una versione meno bella di molte città costiere italiane. A stento si riesce a camminare sul lungomare e nella città vecchia da quanta gente c’è. La poca scelta di ristoranti (quasi tutti chiudono la domenica e il lunedì, lasciando aperti solo quelli più turistici) non ci ha aiutato ad apprezzare questo posto: abbiamo speso tanto e mangiato in modo men che mediocre in quello che sembrava essere il ristorante meno turistico aperto in città. Presto impareremo che nei ristoranti francesi con ogni probabilità non si mangia un granché in ogni caso, e che è molto meglio il cibo da boulangerie, sia per il palato che per il portafoglio. Insomma, Nizza va bene per chi ama la movida, ma per noi, che preferiamo luoghi ameni e meno folle selvagge, non è decisamente l’ideale. Indignati, siamo andati a letto ad orari da pensionati.

LUNEDÌ 22 LUGLIO

In mattinata siamo andati in auto verso il Museo Matisse, leggermente decentrato, la principale ragione per cui abbiamo voluto visitare Nizza. Abbiamo parcheggiato gratuitamente in una stradina lì vicino. L’ingresso è gratis per gli studenti. Il museo è interessante per chi, come Giulia, apprezza questo artista; purtroppo, alcune delle opere più famose erano in trasferta da qualche altra parte. Abbiamo comunque concordato che la sosta a Nizza era evitabile.

Siamo faticosamente usciti da Nizza e abbiamo preso l’autostrada per Aix-en-Provence, che costeggia città come Antibes, Cannes e Fréjus, per le quali non abbiamo il minimo interesse: la nostra meta è infatti Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, che abbiamo raggiunto in poco più di un’ora e mezza ammirando i tipici paesaggi brulli di questa zona. Lì abbiamo parcheggiato gratuitamente a due passi dal centro. Dopo un pessimo pranzo, a Saint-Maximin abbiamo visitato la Basilica di Santa Maria Maddalena, imponente edificio gotico costruito tra fine Duecento e inizio Cinquecento con entrata gratuita. L’interno è incredibilmente ampio, e il chiostro è impreziosito da capitelli decorati. Una fermata veramente necessaria, e sottovalutata, a giudicare dai pochissimi turisti che abbiamo visto.

A meno di un’ora di distanza si trova Aix-en-Provence, considerata la capitale della Provenza, dove avremmo dormito quella notte. Abbiamo parcheggiato (con non poche difficoltà, visti i tantissimi lavori in corso in città), nel centralissimo parcheggio sotterraneo a Place des Cardeurs (€18 per la notte), a meno di 100 metri dal nostro appartamento. Prenotato su Airbnb e pagato €45, si tratta di un piccolo monolocale in un palazzo del centro storico, tenuto molto bene, ma senza aria condizionata e con poca areazione. Già con il pensiero che avremmo patito l’afa tutta la notte, siamo andati in esplorazione di Aix, città molto graziosa e frizzante che non offre nulla di particolare da visitare se non l’atmosfera. Abbiamo cenato con un tagliere di salumi e formaggi da O’Barrel in Place des Cardeurs nel relax più totale, e siamo stati molto appagati. Abbiamo concluso la serata guardando Delitto in Provenza in streaming su Infinity, un film francese un po’ trash ma in tema.

MARTEDÌ 23 LUGLIO

La sera prima avevamo individuato una boulangerie-pâtisserie in Rue des Cordeliers, dove abbiamo deciso di comprare cibo per la colazione e per il pranzo. Delle tante boulangerie dove abbiamo mangiato durante il viaggio, questa rimane la migliore: mai più mangerò una quiche aux poireaux e una tarte de flan così buone.

La prima destinazione del giorno è Les Baux-de-Provence, ad un’ora di distanza da Aix. Più ci avvicinavamo, e più il paesaggio diventava ameno: campi, boschetti, viali alberati e villaggi ridenti hanno allietato il nostro viaggio. Questa piacevole sensazione è venuta meno all’arrivo a Les Baux, dove la fila di macchine parcheggiate lungo la strada iniziava ad un chilometro dal centro abitato nonostante fossero solo le 11 del mattino… e questo scomodo parcheggio è costato €5! Rassegnati al nostro destino, abbiamo parcheggiato e ci siamo incamminati verso il paese, iconico in quanto qui nel Medioevo regnavano dei potentissimi conti che improvvisamente sono scomparsi.

Les Baux sembra ferma nel tempo, con le sue abitazioni in pietra e le stradine che salgono e scendono sulla collina su cui è abbarbicata. Oggi questi edifici ospitano negozi e ristoranti per turisti dai prezzi esorbitanti. Siamo arrivati fino all’estremità del paese, che termina con la rocca in rovina e con uno strapiombo da dove i conti si divertivano a buttare i prigionieri. Che dire, un panorama magnifico, e una tappa obbligata nonostante l’enorme folla!

Mentre stavamo per arrivare ad Arles abbiamo notato un imponente edificio semidiroccato, l’Abbazia di Montmajour, che ci siamo fermati a visitare. L’ingresso è gratuito per gli under 25. L’abbazia è effettivamente mastodontica, e nonostante sia bellissima, accoglie pochi visitatori. Abbiamo particolarmente apprezzato il chiostro, dove ci siamo divertiti a riconoscere le teste di animali reali e leggendari raffigurate nei capitelli. Di fronte all’abbazia abbiamo inoltre mangiato le deliziose quiche comprate ad Aix.

Arles è distante solo 5 minuti da Montmajour. Nella città dove Van Gogh ha dipinto molte sue opere abbiamo comprato per €7 un biglietto per l’anfiteatro e per l’arena, due importanti reperti romani ben conservati. Da vedere ci sarebbero stati anche il Museo di Arles antica, che dicono sia stupendo ma che purtroppo è chiuso il martedì, e il chiostro della Chiesa di Saint-Trophime, a cui abbiamo rinunciato visto il prezzo di €4,50 e visto che comunque avevamo già fatto il pieno di chiostri. Prima di andare, ho preso il primo dei molti gelati alla lavanda della vacanza.

Usciti da Arles e attraversato il Rodano, ci siamo subito ritrovati nel Parco Naturale della Camargue: è finita la Provenza, ed è iniziato un nuovo tipo di ecosistema, caratterizzato da grandi pianure erbose, campi con pochi alberi e paludi. Per due notti avremmo alloggiato al Mas de Sylvéréal, situato in mezzo alla campagna, struttura bellissima che però sconsigliamo per vari motivi, quali un wi-fi talmente lento da non riuscire neanche a caricare un’’mmagine, una colazione da €9 con prodotti industriali nonostante la presenza di piccoli produttori nella zona, e la generale carenza di servizi che non giustifica il prezzo più alto della vacanza di €95 a notte. Siamo stati almeno fortunati ad avere una delle camere con il condizionatore. La zona è comunque piena di questi mas, e se ci volessi tornare avrei l’imbarazzo della scelta.

Dopo esserci sistemati, abbiamo fatto una passeggiata nella campagna seguendo il percorso del Piccolo Rodano (il ramo secondario del delta) e, impigriti, ci siamo fermati a mangiare a La Table de Sylvéréal appena fuori il nostro albergo, ma non affiliata ad esso. Non avremmo potuto fare scelta migliore: un’infinita porzione di telline alla panna, un’orata, un rombo (tutto pesce fresco pescato in zona), contorni e crème brûlée per €70. Soddisfatti di quella che è stata la cena migliore della vacanza, siamo andati a dormire nella nostra stanza refrigerata.

MERCOLEDÌ 24 LUGLIO

Prima tappa della giornata è il Parc Ornithologique du Pont de Gau (€5,50 per studenti universitari, €7,50 tariffa piena), dove abbiamo visto il meglio della fauna locale: centinaia di fenicotteri, uccelli marini e cavalli bianchi della Camargue nell’ambiente che per loro è il paradiso terrestre! Il percorso si snoda in 16 tappe, ma solo le prime 11 sono interessanti; le ultime 5 consistono in una lunga camminata nel caldo afoso senza particolari avvistamenti. Altri abitanti del luogo sono le nutrie, i simpatici roditori infestanti originari del Brasile che noi abitanti della Pianura Padana vediamo abitualmente.

Abbiamo quindi raggiunto Saintes-Maries-de-la-Mer, unico centro abitato della zona, situato sulla costa ad un quarto d’ora dal nostro albergo. Si tratta di un centro balneare con circa 2.500 abitanti, molto frequentato dalle famiglie francesi. Con le sue case tutte bianche e con il tetto piatto, sembra di essere in Spagna. Estremamente accaldati, abbiamo preso un frappé rigorosamente alla lavanda e poi abbiamo raggiunto la spiaggia sabbiosa per intingere i piedi nel mare. Giulia ha finito per fare due bagni! Il pomeriggio si è consumato pigramente sul bagnasciuga di questa ridente località family-friendly.

Per la cena, essendo al mare, volevamo mangiare pesce. Abbiamo quindi prenotato a La Casita, a Saintes-Maries, che su TripAdvisor era consigliato da altri italiani. Scelta azzeccata: €65 per telline all’aceto balsamico, gamberi freschissimi, calamari fritti, zampe di rana in umido e sformato di pesce gratinato, il tutto in un ambiente rilassato. Dopo una passeggiata fino alla bellissima chiesa del IX secolo, simile ad una fortezza, siamo rientrati in albergo soddisfatti.

GIOVEDÌ 25 LUGLIO

Ci siamo spinti all’estremo occidentale della nostra vacanza, fino a raggiungere Aigues-Mortes, ad una ventina di minuti da Sylvéréal. Dopo aver lasciato l’auto nel primo parcheggio gratuito disponibile ad un chilometro dal centro, siamo entrati nelle mura e siamo arrivati alla biglietteria per potervi percorrere il perimetro alle 10 in punto, casualmente l’orario d’apertura. Il biglietto è costato €10. Abbiamo potuto percorrere gli 1,8 km di imponenti mura che per secoli hanno difeso la città. Abbiamo goduto di magnifici panorami sul centro e sulle saline, che qui costituiscono un’importante attività economica. Le mura terminano con il dongione, massiccia torre difensiva sulla quale è possibile salire con ascensore o attraverso una claustrofobica scala. Abbiamo quindi fatto una passeggiata per le ridenti viuzze del centro cittadino, facendo una sosta per visitare la Chiesa di Nôtre-Dame des Sablons.

Lasciata la Camargue alle spalle, siamo arrivati in un’ora a Nîmes, la tappa successiva. Si tratta di una città di 150.000 abitanti conosciuta per i monumenti romani. Abbiamo lasciato l’auto al parcheggio coperto del centro commerciale La Coupole, quindi abbiamo preso delle quiche in una piccola boulangerie, e siamo partiti visitando il parco cittadino, i Jardins de La Fontaine, chiamati così, appunto, per la presenza di un’imponente fontana. Dopo la camminata ristoratrice, siamo tornati in centro per visitare i monumenti romani. Al primo di questi, la Maison Carrée, abbiamo comprato un biglietto di €18 che include anche l’arena, il museo, e altri monumenti romani in zona con validità di un mese.

La Maison Carrée è il tempio augusteo meglio conservato al mondo, secondo quanto dicono. Al suo interno non c’è altro che un piccolo cinema dove, ogni mezz’ora, viene proiettato un filmino ben fatto sull’origine della città. Peccato, sarebbe stato meglio mantenere la struttura originale e fare la proiezione da qualche altra parte. Siamo quindi passati all’arena, meno bella di quella di Arles, forse perché in fase di restauro, e poi al Museo Romano, con un’eccellente collezione di statue, vasi e mosaici, tappa imperdibile! Sulla strada del ritorno verso il parcheggio, mi sono fermato per un gelato, e ho assaggiato il gusto ai litchi, che è diventato il mio preferito in assoluto. Temevo fosse una specialità di quella gelateria, ma ho poi scoperto che è molto diffuso in Francia.

A mezz’ora da Nîmes si trova il Pont du Gard, acquedotto romano a tre livelli splendidamente conservato in mezzo alla natura. L’entrata costa €7, e include anche il museo, che non abbiamo fatto in tempo a visitare. Le sponde del fiume erano piene di persone che prendevano il sole e facevano il bagno nelle acque limpide. Avremmo voluto anche noi avere più tempo per poterci rilassare in quel luogo bellissimo (e rinfrescare in quella giornata torrida). Abbiamo solo fatto in tempo ad intingere i piedi, perché erano già le 19 e ci aspettava un’altra mezz’ora di auto verso Les Angles, appena fuori Avignone, dove per €58 abbiamo pernottato nella casa di Natalie e Michel, una coppia molto simpatica, in una zona di villette con ampi giardini. Finalmente, basta parcheggi a pagamento! Abbiamo cenato con le quiche che ci rimanevano dal pranzo; inoltre, i nostri host ci hanno lasciato un dolce.

VENERDÌ 26 LUGLIO

Salutati i nostri host, abbiamo parcheggiato all’Île Piot gratuitamente, da dove, sempre gratuitamente, una navetta ci ha trasportati in centro ad Avignone in cinque minuti. Dopo il salasso dei giorni precedenti, stentavamo a credere all’esistenza di questi servizi gratuiti. Ad Avignone abbiamo fatto colazione in una boulangerie, e poi abbiamo visitato il Palazzo dei Papi (biglietto: €10 ridotto, intero €12), che nel Trecento ha funto da sede papale nel periodo storico conosciuto come Cattività avignonese. Inutile dire che, essendo uno dei monumenti più iconici dell’intera Francia, era affollatissimo, ma la visita è stata fantastica, grazie sia alla bellezza del luogo, sia agli interessanti pannelli informativi.

Da ex studenti di liceo classico, abbiamo voluto rendere onore a Francesco Petrarca recandoci all’ex Chiesa di Santa Chiara (ora un teatro), dove lo scrittore, il 6 aprile 1327, incontrò Laura e se ne innamorò. Abbiamo letto il sonetto sull’innamoramento, e abbiamo rinscenato l’episodio fingendo che una signora bionda fosse Laura. Sulla via del ritorno, siamo entrati nella Cattedrale di Nôtre-Dame des Doms, più bella dall’esterno che non all’interno.

In poco più di mezz’ora di viaggio abbiamo raggiunto Orange, cittadina di 30.000 abitanti semideserta che ospita un importante teatro romano. Non abbiamo pagato l’entrata in quanto inclusa nel biglietto collettivo comprato il giorno precedente a Nîmes. Si tratta di una struttura bellissima, costruita in pietra gialla a ridosso di un rilievo, decisamente il mio monumento preferito della vacanza. Abbiamo approfittato della tranquillità del luogo per mangiare un gelato, fare una camminata per le viuzze del centro e acquistare salumi, formaggi e dolci per la cena. Sulla via del ritorno, vicino al nostro parcheggio gratuito, abbiamo ammirato il bellissimo arco di trionfo del I secolo, patrimonio UNESCO.

Ancora mezz’ora di viaggio ci divideva dalla meta finale della giornata, Séguret, idilliaco villaggio abbarbicato su una collina in mezzo a vigneti. Abbiamo trovato una stradina di campagna per accedere al paese (l’unica altra alternativa era bloccata per via della sagra del paese), e con difficoltà siamo arrivati all’indirizzo della casa dove avremmo alloggiato… per poi scoprire, dopo aver chiamato la proprietaria, che l’indirizzo su Airbnb non era corretto visto che avevano di recente rinominato tutte le strade e che il sito non le aveva ancora permesso di cambiarlo! Con ulteriore difficoltà siamo scesi, e a metà strada ce la siamo trovata per guidarci fino a casa sua, effettivamente difficile da trovare. La gentilissima Nadine è stata la migliore padrona di casa che potessimo desiderare: sempre disponibile, molto loquace, ci ha offerto tutto quello che volevamo. Non si può dire meno della sua casa: un bellissimo edificio in pietra in mezzo alla campagna, con un enorme campo di sua proprietà in cui ho passeggiato. Il tutto per €48.

Dopo aver sistemato le nostre cose, siamo arrivati in pochi minuti alla vicina Vaison-la-Romaine, altro importante centro per le rovine romane, dove abbiamo visitato le rovine di antiche ville (biglietto: €4). Abbiamo camminato per la strada principale in centro, fino ad arrivare al ponte romano in bilico sul fiume Ouvèze. Un vero spettacolo. Abbiamo concluso la serata cenando con Nadine con i prodotti comprati ad Orange e chiacchierando con lei del più e del meno. Il suo argomento preferito è il cambiamento climatico, che la preoccupa parecchio.

SABATO 27 LUGLIO

Dopo giorni di cieli azzurri ed orizzonti senza nuvole, ci siamo svegliati con il cielo coperto in seguito al forte vento della sera precedente che ha rinfrescato un po’ il clima. A malincuore abbiamo salutato Nadine, e con la minaccia di pioggia siamo saliti sul Monte Ventoso in un percorso di 19 km di tornanti verso la vetta (circa 1.900 m). Per pochi giorni abbiamo evitato il Tour de France, di cui il Monte Ventoso è tappa; c’erano comunque molti ciclisti che tentavano l’impresa mentre noi li guardavamo comodamente dall’auto. Ad un certo punto, la foresta di conifere ha lasciato spazio ad un brullo paesaggio. Ad un chilometro dalla cima, abbiamo parcheggiato l’auto in uno spazzo e abbiamo percorso l’ultimo pezzo a piedi, come ha fatto Petrarca sette secoli fa. In cima abbiamo letto il passaggio delle Confessioni di Sant’Agostino a cui Petrarca si è ispirato per la sua Ascesa al monte Ventoso, lettera metaforica in cui lo scrittore, che abitava nella vicina Carpentras, scala il rilievo con il fratello Gherardo. Questo, che aveva preso i voti da giovanissimo, non ha avuto problemi a salire verso la vetta, avvicinandosi all’Altissimo, mentre l’autore, attaccato ai beni materiali, trova immense difficoltà; riuscirà ad arrivare in cima solo grazie alla sua fede.

Dopo aver patito i 13°C e il vento fortissimo che dà il nome alla montagna, c’è stato un momento di panico: eravamo improvvisamente in riserva, con il primo distributore a 28 km di distanza. Fortunatamente, si è poi scoperto che il galleggiante dell’auto, rimasta in pendenza per un po’, non segnava la quantità esatta di gasolio, e presto si è tutto risolto. Siamo riusciti ad arrivare al distributore con un quarto di serbatoio. Abbiamo pranzato a La Loupiote, un ristorante sulla strada, a base di abbondanti torta salata alla cipolla e omelette al formaggio spendendo €20 a testa. Tutto ottimo.

Nel pomeriggio abbiamo visitato vari paesi nella bellissima zona delle Dentelles, rilievi le cui creste sembrano dei pizzi. Nella prima tappa, Malaucène, abbiamo camminato nel centro storico medievale e abbiamo percorso il Calvario, che si è concluso con una bella vista panoramica sulla zona circostante. Poco più a sud, a Le Barroux, siamo entrati nelle rovine dello splendido castello che domina dalla cima della collina su cui è costruito (ingresso: €5). Grazie alle informazioni in italiano, abbiamo potuto scoprire l’interessante storia di questa struttura, danneggiata e incendiata più volte nel corso dei secoli, e riportata al suo splendore originale nel secolo scorso grazie ad un ricco benefattore.

La vicina Beaumes-de-Venise è famosa per la produzione vinicola, in particolare del Moscato; ci siamo fermati qui per acquistare una bottiglia, e abbiamo proseguito per lo storico villaggio di Vacqueyras, con i suoi stretti vicoli medievali e il suo bel viale alberato. Mentre stavamo tornando in auto, un violento temporale ci ha sorpresi, accompagnandoci per tutto il viaggio di più di un’ora fino al nostro alloggio vicino a Gordes. Abbiamo pernottato per €47 nella fattoria di proprietà di Flavie e suo marito, due persone molto simpatiche, con due figli piccoli molto educati. La sera abbiamo guardato Delitto in Camargue, che non eravamo riusciti a vedere a Sylvéréal per via del wi-fi estremamente lento, mentre fuori ha finalmente smesso di piovere.

DOMENICA 28 LUGLIO

In questa giornata abbiamo esplorato il Parco Regionale del Luberon, cominciando dal suo centro più famoso, Gordes. Appena fuori, immersa in una vallata, si trova l’Abbazia di Sénanque, uno dei luoghi più iconici della Provenza, che compare in moltissime cartoline. La zona è un idillio: il verde degli alberi, il viola della lavanda (che, ahinoi, è piuttosto rada dopo il raccolto a metà luglio), e la bellissima struttura romanica che ospita l’abbazia. Purtroppo, gl’interni sono visitabili solo con guida nel pomeriggio, quindi abbiamo dovuto rinunciare.

Vicino a Gordes abbiamo anche visto il Village des Bories (tariffa: €6), che consente di visitare le antiche abitazioni dei pastori del luogo costruite con la pietra. In una delle strutture, un filmato di dieci minuti spiega la storia e la funzione delle bories. Un’escursione estremamente interessante. Uscendo da Gordes, ci siamo fermati, come hanno fatto molti altri, a fare foto allo splendido panorama del villaggio costruito a ridosso di una collina, ricevendo insulti dagli altri automobilisti.

Per un’ora abbiamo percorso le strade di campagna del Luberon, una regione sparsamente popolata coperta da campi dorati e boschi verdeggianti. Siamo quindi arrivati a Rustrel, dove abbiamo pranzato con un’insalata prima di dirigerci all’attrazione del luogo: le ex cave d’ocra, conosciute come il Colorado provenzale. Raggiungibili in una quindicina di minuti a piedi dal paese, sono uno spettacolo indescrivibile. Si percorre un sentiero nel bosco, fino a quando gli alberi non lasciano lo spazio a questa distesa di terra arancione, che si estende fino alle pareti dei rilievi circostanti. Siamo rimasti ad esplorare questa meraviglia naturale per un paio d’ore, salendo e scendendo dalle alture e cercando gli scorci più fotogenici. Siamo stati fortunati: la forte pioggia della sera precedente ha lasciato in dono un cielo di un azzurro intenso senza nuvole, che ha contrastato con l’arancione vivo della terra e con il verde brillante della vegetazione, dando vita ad uno spettacolo cromatico senza precedenti. E pensare che abbiamo aggiunto questa tappa all’ultimo minuto: inizialmente dovevamo vedere Roussillon, una località simile, ma molto più conosciuta e non gratuita.

Abbiamo proseguito verso la tappa successiva, Forcalquier, antica capitale della regione quando era indipendente, oggi paese di 5.000 abitanti con un centro storico medievale arroccato su un’altura. Non c’è nulla di particolarmente pregevole da vedere: è stata giusto una sosta gelato (ai litchi, l’ultimo che troverò) e boulangerie.

Dopo un’altra ora guidando fra splendidi paesaggi naturali, siamo arrivati in tardo pomeriggio a Valensole, la nostra meta per la sera. Per le ultime due notti avremmo alloggiato per €53 a notte nel casale di proprietà di Fabrice, a 5 km dal paese, immerso nei campi di lavanda, senza altre abitazioni in vista. Altra scelta azzeccatissima per l’alloggio: wi-fi veloce, stanza spaziosissima con un bel bagno, e tutta la tranquillità della natura. Dopo esserci sistemati, abbiamo fatto una passeggiata lungo l’unica strada che attraversa quelle campagne, fra campi di lavanda (anch’essi prevalentemente recisi: il periodo adatto per vedere la fioritura sono i primi dieci giorni di luglio) e di girasoli. In due ore e mezza abbiamo visto solo cinque veicoli passare.

LUNEDÌ 29 LUGLIO

Ci siamo svegliati con calma e abbiamo fatto colazione con Fabrice, che produce e vende mieie. Abbiamo approfittato del fresco mattutino per passeggiare per un paio d’ore nella bellissima campagna. Siamo poi saliti in auto e in un’ora e mezza, evitando l’autostrada e guidando fra boschi e paesini, siamo arrivati a Sisteron, famosa per la sua cittadella trecentesca (ingresso: €6,60). Abbiamo goduto di splendide vedute a 360° sulla zona, eravamo veramente in alto! A Sisteron abbiamo inoltre mangiato il gelato alla lavanda migliore della vacanza (ma anche il più caro) alla pasticceria Les Amandines.

Per il ritorno abbiamo scelto la strada più lunga che passa per Digne-les-Bains, dato che avevamo letto che in zona sarebbe stato possibile trovare campi di lavanda ancora fioriti. E così è stato: finalmente abbiamo trovato un enorme campo. Euforia! Abbiamo parcheggiato l’auto e siamo scesi a fare foto. Sulla strada ci siamo inoltre fermati in uno spaccio di prodotti a base di lavanda e lavandino per acquistare dei souvenir. Abbiamo infine fatto un’ultima sosta a Gréoux-les-Bains, ridente paesello dominato dal suo castello, dove abbiamo fatto una passeggiata e acquistato formaggi e affettati per la cena.

Rientrati da Fabrice, che era impegnato in una cena con la sua famiglia allargata, ci siamo rifocillati e abbiamo fatto il consueto giretto di due ore e mezza fino all’unico campo di lavanda rimasto incolto in zona, di fianco ad un ampio campo di girasoli, che ci ha regalato bellissimi spunti fotografici. Anche senza lavanda, però, questa zona è magica: è stato bellissimo assistere all’ora dorata. La zona si tinge di sfumature calde e fa provare sensazioni di tranquillità e pace indescrivibili. La casa di Fabrice è stata veramente la scelta perfetta per concludere il nostro viaggio!

MARTEDÌ 30 LUGLIO

Nolenti, abbiamo preparato per l’ultima volta le valigie e ci siamo messi in marcia verso l’Italia. Dopo tre ore di viaggio abbiamo sostato ad Èze (in italiano Eza), paesino appollaiato su una montagna a strapiombo sul Mediterraneo poco prima di Monaco. Per sostare l’unica opzione è il parcheggio a 3 km dall’abitato (costo: €6), che fornisce, inclusa nel prezzo, una navetta gratuita ogni 10 minuti fino ad Èze. Il paesino era affollatissimo, non eravamo più abituati a vedere così tanta gente! Qui abbiamo visitato il giardino esotico (ingresso: €3,50 per gli studenti, €6 tariffa piena), che offre anche splendide vedute sulla Riviera. Nel complesso, nulla di speciale: cittadina molto turistica dove qualunque cosa ha prezzi esorbitanti.

Uscendo da Èze siamo passati per La Turbie (o Turbia), dove abbiamo visto di sfuggita il Tempio di Augusto, monumento romano splendidamente conservato. Da lì siamo tornati in autostrada, e in venti minuti eravamo in Italia. Siamo arrivati a casa dopo quattro ore senza trovare troppo traffico, e abbiamo concluso il nostro viaggio mangiando una pizza.

CONSIDERAZIONI GENERALI

  • Lo stereotipo dei francesi che parlano solo francese è vero: che sappiano un’altra lingua o no, vi risponderanno in francese!
  • La domenica e il lunedì quasi tutti i ristoranti chiudono, salvo bar e locali per turisti.
  • Come già accennato, è inutile andare nei ristoranti dove con ogni probabilità si mangerà in modo non del tutto soddisfacente. Le boulangerie e le pâtisserie offrono cibo tipico e gustosissimo: quiche, torte salate, pizze, vari tipi di torte e biscotti… Nelle charcuterie, inoltre, vengono venduti salumi, oltre ad altre pietanze da gastronomia e formaggi. Si può mangiare benissimo con €15 al giorno.
  • Gli assurdi limiti di velocità (30 km/h in quasi tutti i paesi, 50 km/h in lunghi tratti dritti in campagna appena fuori gli abitati, ma 90 km/h in strade extraurbane di montagna piene di tornanti) sono da rispettare per la massiccia presenza di autovelox. Sono tutti ben segnalati.
  • La Provenza offre di tutto: dai resort balneari in Costa Azzurra alle escursioni in montagna, dalla movida delle città principali all’estrema calma dei pittoreschi villaggi. Se come noi prediligete una vacanza tranquilla, evitate le città e apprezzate la bellissima natura provenzale. Se volete andare al mare, la Camargue è perfetta: poco affollata, meno costosa e più autentica della Costa Azzurra.
  • I parcheggi nelle città principali e nei luoghi più turistici sono quasi tutti a pagamento – è stato impossibile trovare parcheggi gratuiti vicino ai centri cittadini. Se non volete spendere per parcheggiare, vi toccherà camminare a lungo.
  • Dovunque andiate, la Provenza è comunque una zona estremamente turistica. In alcune zone abbiamo visto più auto belghe e olandesi che francesi. Ci sono inoltre molti russi e cinesi, e sorprendentemente pochi italiani e spagnoli. State alla larga dalle trappole per turisti, e potrete vivere un’esperienza autentica.
  • La nostra spesa finale per tutte le cose descritte, compresi pernottamenti, pasti, ingressi, parcheggi e souvenir, è stata di €750 a testa, un prezzo inferiore alle mie aspettative.
Guarda la gallery
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Aigues-Mortes

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Abbazia di Sénanque

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Villa Ephrussi de Rothschild

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Il Colorado provenzale di Rustrel

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Il Palazzo dei Papi e la Cattedrale di Avignone

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