In moto attraverso i Pirenei

Il mare della Liguria non ha niente a che fare con quello siciliano. L'acqua è torbida, le spiagge sono di sassi. Scappiamo dal campeggio e da Arenzano, entrambi affollati e costosi. L'unica nota positiva è la gente. Conosciamo dei ragazzi di Pavia e un bambino, un ometto, che parla tantissimo, tanto che la madre, preoccupata che socializzi...
Scritto da: eledra
in moto attraverso i pirenei
Il mare della Liguria non ha niente a che fare con quello siciliano. L’acqua è torbida, le spiagge sono di sassi.

Scappiamo dal campeggio e da Arenzano, entrambi affollati e costosi. L’unica nota positiva è la gente. Conosciamo dei ragazzi di Pavia e un bambino, un ometto, che parla tantissimo, tanto che la madre, preoccupata che socializzi con brutti ceffi come noi, lo guarda a vista. Il bimbo ci avverte che pioverà.

E’d’obbligo passare da Albenga, il luogo in cui sono nata. E’un paese delizioso, non lo dico per campanilismo. Il centro storico, medievale, è racchiuso da alte mura, da cui si intravedono pittoresche case colorate.

L’unico posto che ricordo con piacere della riviera ligure è Noli, piccolo paesino fortificato. Per il resto, la confusione anticipa quella che sarà la costa azzurra.

23 luglio Nice Cote azur Ora ho capito perché si chiama “costa azzurra”il mare di Nizza ha un colore più celeste rispetto ai blu intensi del nostro. Passato il confine il mare, da grigio-verdastro ligure passa ad azzurro francese! Nizza è una bella cittadina ma, non appena arrivati, ci rendiamo conto di una dura realtà: è una città per ricchi.

Infatti, dopo inutili ricerche per trovare un posto economico dove dormire (il minimo che abbiamo trovato è 50 fr per una camera, l’equivalente di 100000 lire), decidiamo di ripararci dalla pioggia in un bar per prendere una birra. Ce ne pentiamo quando arriva il conto:60 fr.

La sera, tutti incappucciati, decidiamo di mangiare in centro. L’unico posto abbordabile, in piazza Rossetti, è stracolmo di turisti, ti fanno mangiare in fretta per mandarti via. Senso di squallore. Per ascoltare un po’di musica in un pub devi pagare l’entrata.

Al Nice Jazz festival, Arène Cimiez, ci sono i Crandberries, il biglietto costa 150 franchi. Rinuncia.

Nonostante tutto il centro è bello di sera. La cattedrale di S.Ta Reparata, del XVII, la piazza del marché aux fleurs, la promenade des Anglais.

24 luglio Nice Cote d’azur Nizza offre parecchi eventi culturali. C’è il museo Matisse, la mostra su Rodin e quella su Yves Klein. Optiamo per quest’ultima.

Il posto che la ospita è il bel museo d’arte moderna e contemporanea, costituito da quattro torri in marmo grigio collegate da passerelle in vetro oscurate da tende a rullo. La copertura offre una passeggiata sui tetti ricurvi e ponti che portano a punti panoramici da cui si può vedere tutta la città.

La collezione permanente di questo museo comprende opere di avanguardie europee e americane dagli inizi degli anni ’60, opere di Calder, Mirò, Kandinkij.

La Vie, la vie elle-meme qui est l’art absolu Mostra su Klein (1928, Nice 1962, Paris) Il mio compleanno é lo stesso di Yves, il 28 aprile. L’opera esposta parla dell’artista. Le sue foto, i video, gli scritti.

C’è una continua ricerca di qualcosa che trascenda l’opera d’arte stessa, ci sono dei tratti ossessivi. Il blu cobalto, il blu oltremare (IKB), l’oro, il rosa, la monocromatismo.

Le Antropometrie e le Pitture di fuoco testimoniano quelli che sono i gesti fondamentali dell’artista, presi in prestito ai primi uomini.

Klein utilizzava i corpi nudi dei suoi modelli, colorandoli e imprimendone l’immagine sulla tela, oppure tracciandone le sagome in movimento, tramite un aerografo. Si tenevano vere e proprie live performances, documentate dai video.

Nel pomeriggio saliamo a Mont Alban, una collina di 222 metri che sovrasta la città, piena di lussuose ville inizio secolo, da cui si coglie tutta la costa azzurra, a partire dall’Italia (Bordighera), Cap d’Ail, Saint-Jean Cap Ferrat, Baie des Anges, fino alla Garoupe ad Antibes.

Stanchi morti, torniamo in centro per concederci un bel pollo in un giardino pubblico, in puro stile barbone.

25 luglio Provence Saggio abbandono della costa. Ci dirigiamo verso monte. Provence . Aix-en-Provence, deliziosa stazione climatica, un tempo capitale della Provence.

Arriviamo ad Arles di sera, giusto in tempo per piantare la tenda in campeggio. C’è aria di temporale, il cielo è torvo. Al nostro arrivo ci accoglie una nidiata di bambini. Sembrano zingari, non capiamo cosa vogliono. Sospetto: siamo finiti in un campo nomadi. Scopriamo poi che sono i figli di ospiti del campeggio, alcuni tunisini, altri francesi. Il camping è bello, in mezzo al verde, con piscina. L’unico problema è che ci sono migliaia di zanzare assatanate, forse per la presenza del fiume. I bambini ci raccontano che in campeggio era da poco scomparso un neonato.

Dopo che se ne vanno, mentre ci accingiamo a piantare la tenda, scorgiamo la tomba di una bambina, morta a 10 anni. Suggestione.

La sera Arles è carina, piena di café e bistrot dai colori che richiamano i quadri di Van Gogh che visse lì prima di impazzire.

26 luglio Arles – Provence La mattina facciamo un giro per i monumenti: Crittoportici Galleria sotterranea a ferro di cavallo di 89 m di lunghezza e 59 di larghezza delI sec a. C..

Anticamente si trovava nel foro romano, luogo che riuniva le funzioni amministrative, giudiziarie, economiche e religiose. Era uno spazio sacro e fa parte di una serie di opere di consolidamento del sottosuolo.

Ogni braccio è composto di due gallerie di 3,90 m, coperte a botte.

Il tutto è di grande effetto scenico, illuminato dall’alto e con fenomeni di eco.

Musée Arlaten Museo delle tradizioni provenzali, con belle dame in costume che leggono alla finestra.

Mi ha incuriosito il Tarasque, mostro mitologico usato per la processione di Santa Marta a Tarascon (XIX sec.). Aliscamps Necropoli romana e paleocristiana, tappa del pellegrinaggio di S. Giacomo di Compostela.

Anfiteatro romano Costruito nell’80 d. C., conteneva 20000 spettatori. Superbo! Teatro romano Terme di Costantino Chiesa e chiostro di St. Trophime(XII-XIV)Magnifica facciata romanica. Il chiostro è in parte gotico e in parte romanico.

Il posto è splendido, l’atmosfera silenziosa. Passiamo per una mostra fotografica. Un fotografo giapponese mostra le immagini della sua compagna, fotografata giorno per giorno. Oggi lei è morta, per una grave malattia. Lui cerca di farne vivere il ricordo, con le sue foto. E’molto triste.

Ponte di Van Gogh Ad Arles Van Gogh impazzì. Si tagliò un orecchio dopo il tentato omicidio del suo amico Gaugain.

Questo ponte, oggi ricostruito, fu dipinto da lui nel 1888.

Nel pomeriggio decidiamo di uscire da Arles e ci dirigiamo verso la costa, nella selvaggia Camargue. Visitiamo la riserva naturale dello stagno di Vaccares, pieno di fenicotteri rosa.

27 luglio – Provence – Pirenei Viaggio. Arrivo a Nimes. Passaggio d’obbligo dalla maison carrée e dal carré d’art.

Montpellier. Sete, dai bei canali. Città di porto, vediamo sbarcare i pescatori, inseguiti da stormi di uccelli. Pesci a palate. Narbonne.

Si va verso i pirenei, passando dalla costa, non molto bella e molto turistica. Attraversiamo Perpignan, sembra carina ma non c’è dove dormire. A Estagel troviamo un bel camping municipale, dove non ci fanno pagare. Sembra di essere nel paese incantato. La Tour de France, lì vicino, è il posto con la gente più buona d’Europa. Cerchiamo il pane e ce lo vogliono regalare, cerchiamo da mangiare e ci invitano nelle loro case a mangiare. Ci fermiamo in un café e conosciamo un portoghese che era scappato durante il franchismo, drogato, ed aveva trovato rifugio, un posto di lavoro, due donne da cui ha avuto due figli, smettendo così di drogarsi. Non aveva più lasciato quel posto, immerso nelle valli verdi, ricche d’acqua e di vino. Il posto del silenzio e dei sorrisi.

28 luglio Couserans-Ariège-Pyrénées Viaggiando vediamo un borgo medievale a ridosso di un fiume. Ci colpisce. Decidiamo di fermarci. Il suo nome è St.Lizier. Rimango colpita dalle case tipicamente medievali, con l’armatura in legno (facade à colombages, étage à encorbellements) a vista. La chiesa romanica di Saint Lizier, con chiostro (XI), è splendida e penso lo debba essere anche il palazzo dei vescovi (XVII), che troviamo chiuso.

Ci incamminiamo un po’più in la, verso le campagne, e troviamo un paesino fantasma, Mont S. Jean, in cui ci accoglie straniato l’unico abitante. Sembra di tornare al Medio Evo.

Troviamo una camera dove dormire a St. Girons, un paesello di origini medievali lì vicino. Non ci resta che piangere,puzzoso di gatti, allevati dalla 90enne madre del gestore. Non parliamo poi del gestore e dei clienti dell’albergo che sembrano barboni, e del cesso, che risale a qualche secolo fa. Ovviamente rifiutiamo di farci preparare la prima colazione. Usciamo. Fuori c’è la festa del paese, che stranamente non mi dà un senso di squallore. Tantissimi colori. Mele candite. Merguez.

29 luglio Pyrénées- Paesi Baschi Passaggio per Pau, una graziosa stazione climatica. Visitiamo il castello, costruito dagli arabi ma ampliato fino al XIX sec., dopodiché pausa in un’esotica sala da thé al sole, in cui scorgiamo una donna anziana, che scrive nel suo taccuino, forse spagnola. Sembra una scrittrice.

E’dolce il clima a Pau, e le persone sono gentili.

Proseguiamo per i Paesi Baschi, prima francesi e poi spagnoli. Il paesaggio è splendido. I pirenei hanno forme più dolci delle alpi. Fermata a Roncisvalle, Chanson de Roland. Per caso assistiamo ad un matrimonio basco. La sposa è in giallo. Le donne vestono preziosi abiti di broccato e un immancabile scialle scuro. Gli uomini formano una corpo triangolare sulla scalinata e sono in nero come tanti zorro.

Roncisvalle è pure luogo del pellegrinaggio di S. Giacomo. I pellegrini moderni vi dormono in sacco a pelo. Entrare nella chiesa, con le sue splendide vetrate, durante la cerimonia toglie il fiato.

In serata arriviamo a Pamplona, in un lussuoso appartamento in calle Nueva. La sera è una cittadina molto vitale. Purtroppo però la festa dei tori di S. Firmino è da poco finita.

30 luglio – Pamplona Navarra Pirenei In mattinata, dopo una colazione a base di cerveza e tortilla, andiamo al museo di Navarra, che offre collezioni antiche e moderne (dalla preistoria al XX sec), ma soprattutto dove cé una splendida mostra sulla ceramica di Picasso. Sulla ceramica il gesto di Picasso è più istintivo, parla di tori, galli pesci, del sole. Della sua Spagna insomma.

Pausa nei prati verdi della Ciutadella, una delle fortificazioni più belle che io abbia mai visto. Dipingo un po’.Nel pomeriggio giriamo per Pamplona.

La sera si mangia il menù completo (da ricordare la paella e il cordero alla cilindron). Conosciamo un camionista e sua moglie , molto simpatici. Tra un bicchiere di vino tinto e l’altro si parla dell’essere spagnoli, del senso della corrida, come prova di coraggio dell’uomo, che si confronta con l’animale, molto più forte di lui.

Poi Andrea chiede se la Navarra ha tendenze separatiste come i paesi baschi. Domanda di fuoco. Dopo un momento di paura l’uomo ci dice con certezza di no, che sono i baschi che vorrebbero unirsi con loro per motivi economici.

31 luglio Pamplona Navarra Pirenei Visita a Elizonde. Sulle montagne volano grandi gruppi di aquile. Cacciano insieme. Paesaggi mozzafiato. Scorgiamo pure un gruppo di cavalli selvatici.

Andiamo a St.Jean Pied de Port, un posto che ai tempi in cui ci passò S. Giacomo doveva essere molto bello, ma che oggi è iperturistico. Il borgo è medievale, cinto da alte mura e attraversato da un fiume (sul quale c’è un bel campeggio). La gente vi si bagna. Penso a Renoir.

1 agosto ‘Paesi Baschi Cantabria Si passa per le zone più brutte di questo viaggio. I paesi Baschi sono poveri, e si vede. C’è anche un clima ostile. I cartelli stradali sono bucati da pallottole.

Abbiamo scelto il periodo sbagliato per dirigerci verso il mare. C’è una perturbazione atlantica.

Arriviamo a St. Ander, città elegante ma con poca storia. Tutto il centro è stato distrutto. Le spiagge sono immense, molto belle, di un colore dorato. Guardandole sotto la pioggia, i colori sono quelli di un acquerello impressionista. Il mare è ricchissimo di pesce, che però da queste parti costa troppo per essere mangiato.

2 agosto Bilbao Visto il tempo (le previsioni dicono che la perturbazione atlantica durerà per tutta la settimana, decidiamo di passare una giornata al Guggenheim museum di Bilbao, l’unica cosa, assieme ai ponti (bello quello in plexiglas di Calatrava), che vale la pena di vedere nella capitale basca. Il problema è che trovare un albergo economico a Bilbao è quasi impossibile.

Dopo ore riusciamo ad entrare nel museo. E’splendido! Gehry ha concepito questa grande scultura di 32500 mq per Bilbao, posta in un centro ideale tra il museo di belle arti, l’università e il teatro. Da un lato si insedia su via Nervino, 16 m sotto il piano di campagna e dall’altro è attraversato dal colossale ponte de la salve, punto di arrivo in città. Infatti il museo si vede già da lontano, quando si entra in Bilbao.

La struttura è in acciaio, rivestita in pietra calcarea (che si intona perfettamente col colore della facciata in grès dell’università), vetro e lamiera di titanio.

Il vetro è un vetro speciale che protegge dal calore e dalle radiazioni.

Le lastre di titanio, simili a scaglie di pesce, sono spesse mezzo millimetro e garantite per durare 100 anni.

Per entrare nel museo bisogna scendere per una grande scala, al contrario di quanto si fa in genere. Di solito infatti le scale sono ascendenti, per rinforzare l’enfasi.

Magnifico l’atrio, di 55 m di altezza, una volta e mezzo la rotonda di Wright.

Il museo ha 11000 mq di spazio d’esposizione, diviso in 9 gallerie di forma rettangolare, classiche, identificabili all’esterno grazie al paramento in pietra e 9 sale irregolari, riconoscibili dal paramento in titanio.

Tutte le sale sono illuminate con luce naturale, proveniente da vetrate zenitali, che viene diffusa da tende. Entrando visitiamo la mostra sull’arte della motocicletta, con moto d’epoca provenienti dall’america, tra cui quella di Easy Rider, distrutta durante il film (anche se Peter Fonda comprò 2 chopper al mercato dell’usato, facendovi storcere il manubrio a 45; quello rimasto venne rubato).

La prima motocicletta risale al 1868, anno in cui Michaux Perreaux brevettò un motore a vapore da installare su bicicletta. Divertente l’Harley-Davidson dei militari USA, della seconda guerra mondiale, con posto incorporato per il fucile e l’analoga moto russa.

Poi c’era pure un prototipo a forma di sottomarino, aerodinamica, che segnò il record di velocità. Passiamo poi a vedere la mostra : Da Degas a Picasso.

Si tratta di un’esposizione di opere realizzate tra il 1880 e il 1920, agli esordi della fotografia. Gli artisti si pongono diversamente a confronto con questo nuovo mezzo. Spesso ne sono impauriti, come se si volesse fare arte con qualcosa che per loro è prettamente meccanico. Quasi tutti fotografano le loro opere per studiarle, per vederle sotto un’altra ottica, fisse.

Alcuni artisti fotografavano, come Degas, che riprendeva le sue modelle nell’oscurità per captare qualcosa della loro personalità che non viene fuori alla luce del giorno.

Mucha fotografava i modelli per realizzare le sue locandine art Nouveau. Sono esposte le bellissime 4 stagioni.

Moreau, Von Stuck, e Khnopff dipingono i loro quadri simbolisti a partire dalle foto.

Ricasso e Gaugain traggono la loro ispirazione da cartoline, il primo dai grandi maestri italiani e il secondo da immagini coloniali di Tahiti (tra l’altro gli idilli dei suoi quadri sono idealizzati, perché all’epoca l’isola era già una colonia) e fregi antichi, orientali.

Bonnard e Vuillard scattano delle istantanee Kodak, l’uno di immagini spontanee dei suoi bambini, l’altro di interni della sua casa.

Munch è interessato invece agli autoritratti, per captare qualcosa del suo mondo psichico.

Per quanto riguarda la scultura sono presenti Brancusi, Medardo Rosso, con le sue sculture di cera che esistono oggi solo in foto e Rodin. Le foto per loro erano un mezzo per controllare l’interpretazione delle opere.

Rodin non ha mai fotografato di persona le sue opere. Si serviva di fotografi professionisti, come Edward Steichen, che fu l’unico a potere firmare le sue foto, grazie all’interpretazione che diede al Balzac. Lo scultore, sempre molto attento ai suoi affari, gli fece firmare però un contratto in cui rinunciava ai diritti monetari.

Splendida mostra per il tema scelto e la selezione delle opere. Raramente mi sono emozionata così ad una mostra d’arte! 3 agosto Aragona – Saragozza Dopo una visita a Victoria Gasteiz arriviamo a Saragozza. Victoria è una bella città basca, dall’aria un po’decadente. Come a Tolosa, si respira un clima di tensione fortissimo. La gente ti guarda male, parla sottovoce perché ha paura. Ho sentito parlare di liste nere in cui sono iscritti i non simpatizzanti dell’ETA. Si vedono dappertutto striscioni del tipo preso il compagno e contro il governo. Abbiamo fatto bene a scappare. Peccato! 4 agosto Saragozza Di mattina andiamo a piedi alla piazza del Pilar, una splendida piazza rettangolare che deve il suo nome alla maestosa basilica del Pilar.

Visitiamo la cattedrale, la Seo del Salvador, in stile mudejar, il gotico arabeggiante spagnolo. La chiesa fu edificata inizialmente in stile romanico, nella seconda metà del XII. Della prima fondazione restano solo delle absidi. Tra il 1316 e il 1319 si costruisce il nuovo tempio gotico, rivestendo la facciata di azulejos.

All’interno la Seo è preziosissima. Il pezzo più bello è il Retablo Major, del 1400, in alabastro policromo.

Pomeriggio : museo Aznar, in cui si trovano le belle incisioni di Goya.

I Capricci riflettono una visione di conflitto tra l’uomo e la società spagnola del tempo. Si tratta di 80 pezzi, tra acqueforti, acquetinte e bulini.

I Disastri narrano della guerra, dell’inverno crudele tra il 1811 e il 18, e c’è poi la critica a Ferdinando VII.

I Disperati presentano forti contrasti di luci e ombre.

La Tauromachia è una magnifica visione della fiesta de los toros.

5 agosto Saragozza Aljaferìa Corte aragonese Visitiamo questo splendido palazzo di origine araba (costruito durante la dominazione Ommayade), a pianta quadrangolare, rinforzato da grandi torrioni semicircolari.

Asso miglia ad un castello musulmano del deserto.

La costruzione del castello continuò nel medioevo e dopo divenne sede della corte di Aragona.

Oggi è sede del governo.

6 agosto Ruta de Goya Calatayud Decidiamo di percorrere i luoghi di Goya. L’Aragona è un territorio desertico, da Far West. Le rocce hanno lo stesso colore del terreno, ocra.

Tra le insenature dalle forme scolpite dal vento e dalla pioggia, sono incuneati paesini dai colori sempre rossi e bianchi. Tra questi Fuendetodos, dove nacque Goya in un’umile casa. Daroca, con le sue torri arabe.

Il tutto è accompagnato da stormi di aquile e dal fiume Ebbro, dai colori da cartolina anni 50.

Infine raggiungiamo l’ultima tappa di questo itinerario, Calatayud, dove si trova il superbo Monasterio de Piedra.

Questo monastero era un castello arabo, conquistato da Alfonso d’Aragona nel XII. Questi lo regalò ai monaci cistercensi del monastero di Poblet, che fondarono un monastero molto simile a quello da cui provenivano, riutilizzando le pietre del castello arabo. I monaci vi restarono fino al 1835.

Bella la sala capitolare, in cui i monaci discutevano di problemi economici, si confessavano e ricevevano la punizione.

Questo era l’unico luogo dove si parlava.

La chiesa è ormai un rudere.

Si visita poi la cripta, la cantina ( il vino viene prodotto ancora), il chiostro, la cucina, dove per la prima volta in Europa si cucinò il cioccolato, quindi un luogo di pellegrinaggio per me. Fray Aguilar, partito con Hérnan Cortés per l’America tornò infatti con la ricetta in regalo per l’abbate del monastero.

La cosa più bella di tutte però è il parco, con le sue cascate, pur essendo un luogo confezionato a puntino per i turisti.

La zona è molto ricca d’acqua, tanto che anche il campeggio si trovava vicino un bel laghetto con sabbia rosa, grotte e una strada abbandonata nel mezzo di una palude secca.

7 agosto Aragona Catalogna Partiamo verso le lande desertiche della laguna di Gallocanta, posto famoso per la presenza di uccelli migratori. Peccato che non è il periodo in cui questi uccelli vi si posano. Penso che siamo gli unici stranieri nel raggio di un centinaio di chilometri. Ci perdiamo. Chiediamo informazioni ad un signore con sombrero e bastone che passeggia sbracato. Dopo averci dato l’indicazione fa una bella pisciata in nostro onore. La laguna è fango celeste secco, tra campi di grano, di girasole, terre rosse e d’oro. In serata arriviamo a Lerida, graziosa città al confine con la Francia, con una splendida cattedrale gotica , somigliante ad un dongione, ma riccamente decorata.

8 agosto Toulouse Midi Pirénées – Albi Passiamo da Toulouse. Sembra molto bella, ma è anche piena di barboni. Decidiamo di viaggiare ancora e di fermarci ad Albi, dove troviamo un bel camping in città, ma immerso nel verde.

9 agosto Albi- Languedoc La cittadina è incantevole, molto panoramica, con i suoi ponti sul fiume Tarn. Visita al museo Toulouse Lautrec, nel castello dei vescovi, il palazzo della Berbie, in mattoni rossi. Henri nacque ad Albi nel 1864. Alla sua morte la famiglia decise di donare alla città 600 opere del maestro, dalle prime, alle più famose., quelle dei cabaret, bordelli e caf conc, di cui fu un assiduo frequentatore, a Parigi, dai 19 anni in poi. E’incredibile quanti ritratti ci sono della madre, una nobildonna, forse il suo unico vero amore. Visita della cattedrale gotica: fu costruita tra il 1282 e il 1380. Le sculture del coro, chiuso da mura che separavano i cantori dai fedeli, sono del 1485 e rappresentano scene dell’antico testamento all’esterno e del nuovo all’interno, mentre le pitture della volta e dei muri sono cinquecentesche. Ci fermiamo ad ascoltare un concerto per organo di Bach, l’organo è magnifico, ricco di statue. Risale al 700 . Mi concentro sull’affresco delle pareti dell’abside. Fa pensare al Trionfo della morte di Palermo. Rappresenta Paradiso, Purgatorio e inferno. Sinceramente non vorrei finire in nessuno dei tre, il Paradiso sembra così noioso! 10 agosto Ganges Continuiamo a viaggiare fino alla Languedoc. In serata arriviamo a Ganges. Facciamo un bagno nel fiume e troviamo un camping vicino Laroque, un borgo medievale. Il posto è bello, pieno di alberi simili a quelli dipinti da Klimt e al bordo del fiume Hérault.

11 agosto Ganges- Languedoc Di mattina, dopo una puntata al mercatino di Ganges, ci dirigiamo verso la grotta des demoiselles, che si trova nelle vicinanze. Questa grotta si trova nel massiccio del Thaurac. Nel 1929 la società dei siti e monumenti del Languedoc Méditerranéen decise di forare un tunnel nella montagna e di costruire una funicolare e una serie di scale per consentire l’accesso ai turisti.

Fino a questa data vi si penetrava attraverso una buca. Si narra che un pastore, vittima di una caduta mentre cercava una pecora smarrita, tornò al villaggio raccontando di avervi visto migliaia di fate danzanti. Da quest’episodio la si chiamò grotta delle fate o delle signorine.

Entrando si vedono parecchie cavità (la visita dura un’ora, ma ce ne vorrebbero 16 per girare tutta la porzione fino ad oggi esplorata), dalle concrezioni più svariate . Poi, attraverso uno stretto tunnel si entra nella Cathédrale des Abimes, 52 m di altezza, 80 di larghezza e 120 di lunghezza, in cui sembra di vedere una serie di organi, dei doccioni, la volta di una chiesa, ed una meravigliosa stalagmite in forma di una Vergine col bambino. Si vede pure una grande colonna, risalente a 200000 anni fa. L’effetto sorpresa è mozzafiato! Si arriva infine alla sala della musica in cui, per stalagmiti che formano casse di risonanza, si possono suonare dei tamburi e un’arpa.

12 agosto Draguignan Passiamo per S. Rémi, in Provenza, dove fu ricoverato Van Gogh. Pranziamo là, oggi è la festa dei Tori. Mangiamo carne di toro in un bel localino dove suona una famiglia di trombe. Il toro ci resta sullo stomaco, si vede che non gli andava di essere ucciso alla corrida.

Visitiamo il mercato e la bella chiesa di St. Martin, di stile neoclassico, costruita all’inizio dell’800. Assomiglia a S. Pietro.

Dopo un passaggio per le gole del fiume Verdon, posto magnifico, arriviamo sulle alpi della Costa Azzurra e già si respira un’aria snob. In serata ci fermiamo in uno splendido camping nel parco di un castello, con un piccolo zoo all’interno. Peccato che il proprietario sia un nobile stronzo. 13 agosto- Bar sur Loup Alpi della Costa azzurra.

Anche i campeggi qui sono lussuosi. Siamo in un posto splendido di nature, sulle gole del fiume Loup, che visiteremo nel tardo pomeriggio. Per ora andiamo ad Antibes, sulla costa, per goderci un po’di mare e vedere questa bella cittadina dove stette Picasso.

Il mare è così così ma la cittadina è bella, la più bella della costa azzurra. E’cinta da mura medievali, che formano pure il caratteristico port Vauban. Per le strade colorate e piene di fiori si sente il tipico odore di lavanda. I negozietti sono pieni di tessuti provenzali dai colori dei campi di girasole, del mare e della lavanda.

14 agosto Tutto finisce, anche il nostro viaggio.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche