La Grande Boucle

Il nostro giro di Francia, dalle spiagge dello sbarco in Normandia ai castelli della Loira, passando per la splendida natura bretone
Scritto da: hummin
la grande boucle
Partenza il: 01/09/2014
Ritorno il: 12/09/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Da molto tempo speravo di poter visitare meglio la Francia, vedere Parigi e la Provenza certo mi aveva dato grande soddisfazione ma c’erano altre zone ricche di storia, fascino e paesaggi che avrei voluto esplorare con più calma.

Sono riuscito a trasformare questo sogno in realtà, visitando in due settimane Normandia, Bretagna e Loira, un meraviglioso viaggio on the road nel senso classico del termine, 2.000 km a spasso per la Francia, alla scoperta dei suoi tesori storici e naturali.

1 settembre

Si parte in aereo con volo Easyjet da Pisa alle 16, una bella giornata di sole sembra essere il miglior prologo possibile per l’inizio del nostro viaggio. Il trasferimento vero l’aeroporto di Parigi Orly è rapido e senza scossoni, poco dopo le 18 atterriamo e dopo aver preso i bagagli ci trasferiamo subito dal terminal Sud dove siamo atterrati al terminal Ovest, dove ci attende l’auto presa a noleggio. Come sempre ho preferito fare tutto online, ho atteso la settimana precedente alla partenza sperando in qualche sconto dell’ultimo minuto che, ovviamente, non c’è stato, la scelta finale fra le varie agenzie di noleggio ricade sull’Avis, garantisce, a detta di molti, serietà e fornisce auto in genere di grandi dimensioni, che poi è quel che cercavamo noi visti i bagagli al seguito. La spesa del noleggio si aggira intorno ai 270 euro, ai quali vanno aggiunti circa 100 euro complessivi di carburante (per fortuna l’auto è diesel, e non essendo in Italia la benzina costa pochissimo).

La prima tappa del viaggio è l’Alta Normandia, abbiamo prenotato come sempre online una di quelle che in Francia si chiamano chambres d’hotes per due notti, si tratta de Les Hostises de Boscherville a Saint-Martin-de-Boscherville, un delizioso paesino a una decina di km da Rouen. Ci arriviamo dopo le 22, non avevamo fatto i conti con il traffico parigino dell’ora di punta. Io non sono forse abituato a guidare in un simile caos, ma ci mettiamo un’ora per uscirne e un’altra ora abbondante per percorrere i 150 km circa che ci separano dalla destinazione. Non amo fare pubblicità ad hotel e ristoranti perché rientrano nel gusto personale e nella disponibilità economica del singolo ma faccio un’eccezione volentieri in questo caso. Il costo è 130 euro per due notti colazione inclusa, la padrona di casa è una signora gentilissima e molto disponibile verso qualsiasi richiesta, ma quel che colpisce è la collocazione della struttura. Immaginate un piccolissimo centro, con una splendida abbazia e proprio accanto ad essa immersa nel verde c’è la vostra sistemazione. Aprire la finestra la mattina appena svegli e trovarsi davanti l’abbazia di Saint Georges e i suoi giardini non ha prezzo, è una di quelle cose che mette di buon umore e instrada la giornata sui binari giusti.

2 settembre

Svegliati di buonora approfittiamo di quella che sarà una costante di tutto il nostro viaggio, le ottime colazioni. Marmellate e dolci fatti in casa, buon pane, insomma c’è di che scegliere e per un italiano all’estero anche la colazione può costituire un problema. La giornata è dedicata a visitare Rouen, distante circa un quarto d’ora di auto e ricca di spunti interessanti. Viaggiare in macchina in Francia è meno stressante che in Italia, c’è una grande disciplina degli automobilisti e molta cura nella manutenzione delle strade, certo per un italiano i limiti di velocità così rigidi non sempre possono rivelarsi un….aiuto! Non abbiamo mai avuto problemi di parcheggio durante il viaggio, in generale visitando le città abbiamo sempre preferito sfruttare i parcheggi a pagamento coperti, intanto perché ce ne sono molti e le tariffe sono oneste e poi perché viaggiando con un’auto che non è la nostra preferiamo lasciarla, quando possibile, in luoghi sorvegliati. Il meteo non è granchè, cielo coperto e qualche sporadica goccia di pioggia ci fa temere il peggio, se non altro la temperatura è buona per poter girare a piedi. Non sono esperto d’arte quindi mi limiterò ad esporre il nostro giro senza velleità di voler consigliare nessuno su cosa è più o meno interressante vedere. La cattedrale di Notre Dame è splendida, imponente come poche altre visitate sin ora è un capolavoro dell’arte gotica, completata dalle torri di Saint-Roman e di Beurre riempie da sola lo skyline della città. Ad essere onesto la visita che mi ha dato più soddisfazione è stata quella al Gros-Horloge, ci si arriva dalla via omonima dopo aver passeggiato un po’ nel centro medievale della città (da notare le case risalenti all’epoca) e ci si trova davanti a questo incredibile orologio astronomico dal quadrante dorato che risale al XIV secolo…..pensate a quante ore, minuti e secondi ha scandito da allora e di quali avvenimenti è stato testimone! La torre dell’orologio è visitabile, abbiamo la fortuna di capitare in un periodo dove il turismo di massa è già passato e quindi siamo quasi gli unici visitatori, vi consiglio di prendere l’audioguida, non vi costa nulla di più e spiega benissimo ciò che state vedendo. Per farla breve la parte più bella secondo me è quella in cui si arriva ai meccanismi dell’orologio, manutenuti in maniera eccellente nei secoli, un vero salto indietro nel tempo. Si può anche ammirare dalla cima della torre il panorama della città, vi troverete davanti alla cattedrale godervi una bella vista di Rouen.

La torre di Giovanna d’Arco e la piazza del Vecchio Mercato sono le altre tappe che non possono mancare nella visita di Rouen, purtroppo noi capitiamo di martedì quando molti musei francesi sono chiusi e fra essi la torre e per chi fosse interessato un po’ più fuori città la casa di Flaubert. Ammiriamo quindi la torre dall’esterno non senza pensare un attimo a chi in difesa dei suoi principi vi fu tenuta prigioniera prima di essere arsa viva, per poi recarci alla già citata piazza. D’impatto è molto carina, c’è un bel giardino curato e le case che ne delimitano il perimetro mantengono l’antica facciata medievale, stona secondo me la chiesa dedicata alla Pulzella d’Orleans, un po’ troppo moderna per il contesto.

Il tempo migliora in maniera inaspettata, il cielo si apre e spunta un bel sole, il che ci spinge a partire verso l’ora di pranzo in direzione Fecamp. Arriviamo giusto in tempo per mangiare qualcosa e decidere cosa fare. Fecamp è la classica località balneare, un piccolo centro molto gradevole, ma quasi completamente deserto visto il periodo, facciamo due passi sulla spiaggia e ci viene in mente come occupare il resto del pomeriggio. La tappa successiva ammetto è stata dettata dal caso, sulla tovaglietta del ristorante in cui abbiamo pranzato c’era una mappa della zona e delle sue bellezze, resto colpito dai Falaises d’Etretat che io traduco, spero non impropriamente, con la parola falesie. Non sono molto distanti in auto, ci avviamo incuriositi in quella direzione e come spesso accade quando le cose non sono frutto della pianificazione ma dell’istinto o del caso si rivela un’esperienza spettacolare.

Parcheggiata l’auto, dopo pochi minuti a piedi siamo sulla cima di una scogliera incredibile che a me ricorda molto le Cliff of Moher viste lo scorso anno in Irlanda. Ci si ritrova di colpo a picco sull’oceano, senza particolari limitazioni lungo il percorso quindi fate attenzione ad avvicinarvi troppo al bordo, con la possibilità o di scendere in spiaggia attraverso dei sentieri oppure per vari km di proseguire lungo il bordo della scogliera e osservare il panorama mozzafiato. Inutile dire che scegliamo la via panoramica, se come me vivete la vacanza con le macchina fotografica in mano qui avrete di che sfogarvi, vi porterete a casa delle inquadrature da cartolina.

Terminata la piccola escursione si torna verso Saint-Martin-de-Boscherville e il nostro B&B, l’indomani si parte verso la seconda tappa del Tour. Notazione pratica per chi decidesse di alloggiare qui, in paese non c’è nulla tranne una farmacia e poco altro, per pranzi e cene mettete quindi in conto di dovervi spostare a Rouen o a Canteleu che più o meno sono equidistanti.

3 settembre

Di solito quando non sono molto esperto di una zona faccio una cosa elementare, prendo la mappa e cerco la località che mi sembra essere il più centrale possibile per rimediare un alloggio. Per la seconda tappa del viaggio, cioè la Bassa Normandia, ho fatto esattamente così, e Bayeux mi è parsa da subito essere nella posizione ideale per il nostro scopo, visitare i mitici luoghi del D-Day.

Quel con cui non ho fatto i conti è che in questa zona è sempre tutto pieno, ma cercando ho trovato un grazioso B&b sulla falsa riga del precedente a Crouay, minuscolo centro a 10 km circa da Bayeux, si chiama Les Chauforniers. Anche in questo caso non posso che esprimere una valutazione positiva, collocazione da favola in un casale immerso nella campagna, proprietari gentilissimi, unico neo la stanza davvero piccola, ricavata in una mansarda, l’ho trovata poco comoda per chi viaggia con qualche bagaglio al seguito.

Le chambres d’hotes di solito consegnano la stanza nel tardo pomeriggio (dopo le 17 in genere) e come ho potuto sperimentare sono un po’ permalosi in materia, se vi presentate prima ve lo faranno pesare sicuramente.

Lungo la strada per Crouay facciamo una tappa intermedia che io credo debba essere obbligatoria per chiunque come noi sia mosso dal desiderio di esplorare i luoghi dello sbarco in Normandia, il Memorale di Caen. Giudicatemi patetico o banale, ma è stata una delle esperienze di viaggio più belle e più forti che io ricordi, i 19 euro a testa per il biglietto sono più che giustificati, in un certo senso sono anche pochi.

Non vi aspettate il classico museo della guerra pieno di reperti originali, qui si va oltre, è un’esperienza quasi sensoriale. È un percorso che parte dalla prima guerra mondiale per arrivare ai conflitti moderni attraverso foto originali dell’epoca, filmati, suoni che si susseguono in maniera serrata coinvolgendovi appieno nel clima del periodo che state osservando. La sezione dedicata alla Grande Guerra è chiaramente la più vasta e la interessante, la parte dedicata alla persecuzione contro gli ebrei è straziante, si raccontano delle piccole storie di famiglie distrutte dall’Olocausto e guardando negli occhi i protagonisti delle foto vi sembrerà quasi di vivere in prima persona il loro dolore.

Nella totalità di questa esperienza due cose sono imperdibili: la prima è un filmato di circa venti minuti proiettato sul D-Day, realizzato con immagini originali mostra uno schermo diviso in due comparando la preparazione allo sbarco sulle coste della Normandia delle forze alleate e dei tedeschi. Vi farà capire cosa ci fu dietro a quel giorno, la preparazione meticolosa degli Alleati contro l’impotenza nazista che non si aspettava un’offensiva di quelle proporzioni. La seconda è la sezione dedicata alla Guerra Fredda, ci troverete di tutto: due sezioni originali del Muro di Berlino, una vecchia Trabant e persino un Mig russo interamente ricostruito, senza contare poi le memorabilia dell’epoca, tutte quelle piccole cose che hanno fortemente caratterizzato quegli anni, anche nella vita quotidiana.

La visita al Memoriale ci lascia un bel segno e confesso che andarsene non è una cosa che facciamo volentieri. Tant’è che il viaggio deve continuare e quindi nel pomeriggio, prima di prendere possesso della stanza diamo un’occhiata al centro di Bayeux, non senza prima esserci concessi una crepe…in fin dei conti siamo in Francia o no?

L’impressione della città è subito positiva, la cattedrale di Notre-Dame de Bayeux è una delle più grandi di Francia e secondo me anche delle più belle mai viste, degna di nota anche la Tapisserie de la Reine Matilde l’arazzo più grande del mondo con i suoi 25 metri di lunghezza. Dati a parte la giornata è stata pesante e finalmente si va a riposare un po’ in attesa di uscire di nuovo per l’ultima missione di giornata, trovare un posto dove cenare! Tra Bayeux e Port-en-Bessin c’è parecchia scelta, solo controllate i giorni di chiusura, qui è abitudine dei ristoranti concedersi il riposo settimanale il sabato o la domenica e non andate troppo tardi, spesso alle 21 la cucina chiude!

4 settembre

La giornata di oggi, per me la più bella del viaggio, è interamente dedicata all’esplorazione delle spiagge dello sbarco e dei luoghi dove si è combattuto quel famoso 6 giugno 1944. Si parte presto alla volta di Omaha Beach e del Normandy american cemetery and Memorial. Ad un primo impatto si potrebbe rimanere delusi, proprio perché le spiagge sono spiagge nel vero senso della parola. Non aspettatevi di trovarle disseminate di reperti, in 70 anni è già stato portato via praticamente tutto, è molto più forte la suggestione del pensare a quello che vi è successo di ciò che vi troverete davanti.

Camminando lungo questi litorali quel che è capitato a me è il non riuscire più a sorridere, nel senso che mi è passata quella classica euforia che si ha in vacanza, sostituita da una velata malinconia. Oggi queste sono località balneari per i francesi, certo pensare di villeggiare dove è morta tanta gente e si è fatta la storia fa strano.

Il Normandy american cemetery and Memorial merita una pagina a parte, l’ho sempre visto in tv nei telegiornali o nei documentari ma metterci piede di persona non ha pari. C’è grande cura e rispetto da parte di chi gestisce lo gestisce, si entra in uno splendido parco verde camminando fino a quando non si apre davanti agli occhi la spianata con le oltre 9.000 croci dei caduti americani. Che dire, già il numero delle tombe parla da sé camminarci in mezzo completa emotivamente l’opera. È difficile leggere il nome e l’età di quei ragazzi senza provare ad immedesimarsi e pensare a come hanno vissuto i loro ultimi momenti, così come vedere le molte lapidi anonime. Ognuno di noi ha una sensibilità diversa, io ho ancora negli occhi il ricordo di due lapidi vicine dove sono sepolti due fratelli caduti a pochissimi giorni di distanza l’uno dall’altro, non ho potuto fare a meno di pensare alla loro famiglia nel momento della triste comunicazione.

Non andatevene senza rendere omaggio al muro dove sono riportati i nomi di coloro di cui non venne mai ritrovato o identificato il corpo, e per i più curiosi nella struttura de memoriale tra foto degli eroi caduti nel D-Day ci sono anche quelle dei 4 fratelli Niland, la cui vicenda ha liberamente ispirato il film Salvate il soldato Ryan, è grazie a quel film che molti si sono interessati per le prima volta allo sbarco in Normandia.

Chiudo il breve capitolo del Memoriale e del cimitero americano con una richiesta a chiunque lo andrà a visitare, per favore ricordate che è il luogo dove riposa chi ha cambiato la storia del mondo i selfie con l’espressione inebetita stampata in faccia fateli da un’altra parte, non vicino a delle lapidi.

Lasciamo Omaha Beach in tarda mattinata diretti a Sainte-Mère-Eglise, uno dei primi centri ad essere coinvolti nello sbarco e dove nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 le truppe aviotrasportate vennero paracadutate. Questa cittadina in particolare è nota per la storia di John Steele, il paracadutista americano che rimase agganciato al campanile della chiesa dopo essere stato ferito dalla contraerea tedesca. Si finse morto e questo gli salvò la vita, oggi a ricordarlo un B&b (ahimè tutto qui è storia) e un fantoccio tutt’ora appeso allo stesso campanile. Questa storia ammetto mi ha influenzato molto, e come tanti sono venuto sin qui quasi solo per quello, in realtà Saint-Mère-Eglise offre ben altro. Nella piazza di fronte alla chiesa troverete il museo completamente dedicato all’Airborne, la mitica cavalleria aviotrasportata protagonista di tanti film.

Come da copione il museo è strutturato molto bene, diviso in tre padiglioni dove viene ricostruita la preparazione a quella notte, cimeli dell’epoca, aerei originali e quant’altro, in breve andateci senza esitare, ne è rimasta folgorata anche la mia compagna che non si può definire un’appassionata di guerra.

Mancano ancora due tappe per concludere la giornata (avevamo messo in preventivo che sarebbe stata stancante, ma ne vale la pena). La prima è la Pointe du Hoc bellissimo promontorio a picco sul mare anch’esso protagonista di quel giorno. Lasciata l’auto per arrivarci c’è da camminare un po’, tra l’altro noi abbiamo trovato per tutta la durata del viaggio delle splendide giornate caratterizzate però anche dal caldo intenso, che non aiuta a girare in questi luoghi. Questa falesia aveva un’importanza strategica nell’economia del D-Day, qui infatti sbarcarono i Ranger americani con l’arduo compito di scalare la scogliera, neutralizzare le batteria tedesche e creare una testa di ponte per poi marciare all’interno. Nel bunker tedesco rimasto in piedi c’è una targa che commemora i nomi di quei caduti, e fa effetto passeggiare lungo la scogliera in questione dribblando i buchi enormi creati allora dalle bombe e rimasti a testimonianza della violenza degli scontri. Il promontorio è anche bellissimo da vedere, qui si ha la sensazione che la natura abbia dato il meglio di sé.

Noi tempo ne abbiamo poco quindi finita la visita ci dirigiamo verso la seconda tappa pomeridiana che è Utah Beach, l’altra spiaggia dove sbarcarono i soldati americani. Non mi soffermerò troppo sui dettagli, nel senso che per la spiaggia vale il solito discorso di Omaha, è un lunghissimo litorale sabbioso diventato negli anni meta di vacanzieri e dove non è rimasto nulla, ma c’è il Museo dello Sbarco che è interessante sulla falsariga degli altri già citati, foto, reperti e quant’altro possa interessare.

Finisce anche questa giornata, e per usare un bel luogo comune che non guasta mai torniamo al nostro B&b stanchi ma felici!

5 settembre

La giornata inizia con il cielo velato, sembra minacciare pioggia, speriamo non sia così. Andiamo ad Arromanches, dove si realizzò una della opere più colossali dell’ingegneria moderna. Gli alleati costruirono sulle coste inglesi un porto artificiale e lo trasportarono qui per poter far sbarcare comodamente le truppe e le attrezzature necessarie allo sbarco e soprattutto alla fase successiva. Oggi non ne resta molto, qualche piattaforma artificiale visibile con la bassa marea, è comunque interessante ma l’immancabile museo lo collocherei un gradino sotto gli altri. È pur vero che qui non c’è stata una vera e propria battaglia, il museo racconta quindi le fasi della realizzazione di quella colossale opera ingegneristica, può colpire soprattutto un esperto del settore.

È il nostro ultimo giorno in Normandia, il pomeriggio lo trascorriamo visitando Caen ci sarebbe infatti dispiaciuto andarcene senza aver dedicato qualche ora almeno al centro città e a posteriori non abbiamo sbagliato. Da vedere assolutamente il castello di Guglielmo il Conquistatore, noi ci parcheggiamo dentro e da lì a piedi in pochi minuti scendiamo verso il centro. Appena varcata la soglia del castello ci si trova davanti alla chiesa di Saint-Pierre, ha un impatto paesaggistico molto forte, se vi affacciate dalle mura di cinta la potrete vedere stagliarsi in tutta la sua imponenza. L’idea è di trascorrere un pomeriggio un po’ più rilassante possibilmente macinando qualche km a piedi in meno! Dirlo è una cosa e farlo un’altra, d’altronde più si vuole vedere più si deve camminare, e Caen è ricca di angoli da esplorare.

Cito in ordine sparso tanto per dare un’idea, le abbazie degli Uomini e delle Donne a la chiesa di Santo Stefano, il Palazzo di Giustizia e il Municipio, lascerei perdere il lungofiume che molte guide consigliano come caratteristico, non lo è e a seconda dell’ora in cui ci andrete rischierete di trovarci anche delle facce decisamente non amichevoli.

Concludiamo la maratona odierna a Bayeux per la cena, un ultimo sguardo alla cattedrale di Notre-Dame e all’effetto che fa illuminata al calar della sera, una breve passeggiata in centro per salutare il vecchio mulino (ebbene si ce n’è uno proprio in centro) e tutti a nanna

6 settembre

La terza parte del viaggio ci porta in Bretagna, cambiano gli scenari e i paesaggi ma anche le sensazioni. Abbandonare una terra ricca di storia come la Normandia per un turismo più effimero non mi esalta, non giudicatemi male ma questa è la fase del percorso che ho apprezzato di meno, per quanto si sia riusciti a vedere sempre e comunque cose interessanti.

Si ha la sensazione con i dovuti paragoni di essere in Costa Azzurra, un susseguirsi di paesi affacciati sul mare molto mondani, anche se la natura che si incontra ammetto essere molto diversa e spettacolare.

Nel percorso ci fermiamo subito a Cancale dove assistiamo al fenomeno qui molto comune della bassa marea. Facciamo una passeggiata che ci permette di vedere il porto della città dall’alto e lo spettacolo è quantomeno particolare. Capitiamo in un momento di bassa marea e ciò che ci si para davanti sembra una palude non fosse per le barche completamente spiaggiate e gli allevamenti di ostriche poco distanti dove il lavoro ferve.

Scattata qualche foto decidiamo di andare contro alla nostra filosofia e presentarci al B&b di Saint-Malo un po’ prima, sperando che la stanza sia già pronta in maniera tale da lasciare i bagagli e cercare con calma un posto dove mangiare. Ci va abbastanza bene, i proprietari come sempre ci fanno pesare che siamo troppo in anticipo ma la stanza è disponibile e mollate le valigie ci spostiamo in centro. In realtà ci siamo sistemati almeno 5 km fuori dalla Saint-Malo propriamente detta quella intra muros il che non è poi un male, abbiamo parecchio parcheggio ed una relativa facilità di spostamento.

Che dire della città dei corsari? Beh senza dubbio è caratteristica così fortificata, vale però il discorso fatto prima, è una città molto mondana, piena di ristoranti, locali, negozi di cianfrusaglie, i prezzi sono proporzionali alla notorietà e alla clientela media quindi se dovete pranzare o cenare fatevi due conti. L’unica cosa che mi è piaciuta è stata la passeggiata sulle mura che la circondano, se non altro si gode una bella vista, se poi vi piace l’atmosfera da Porto Cervo siete a casa vostra.

Ammetto di essere un rompiscatole ma la vacanza rilassante forse non fa per me, di solito non parto per fare shopping, acquisto come tutti dei souvenir ma posti dove tolto questo non ci sono alternative mi indispongono abbastanza. Concludiamo la giornata a Cancale per la cena in un ristorante pessimo che riesce a sbagliare il piatto di entrambi, uno di carne e uno di pesce, alla faccia della par condicio!

7 settembre

Sentiamo la necessità di trovare qualche spunto nei paraggi e forse abbiamo un insperato asso nella manica, anche se ci svegliamo con una fitta nebbia! Non ce lo aspettavamo!

Ci dirigiamo qualche chilometro verso l’entroterra in direzione Dinan. Ho parlato di asso nella manica perché dopo Saint-Malo qui siamo in un mondo completamente diverso, a me molto più congeniale. È una città medievale, che mantiene tutte le sue caratteristiche originali, le case, le strade, ci sono certo dei locali ma sono riusciti a non snaturare il fascino di questo borgo fortificato che si erge sulle rive del fiume Rance. Basta poco per capire come mai Dinan sia meta di così tanti turisti, fatevi una passeggiata per le vie del centro in maniera molto rilassata e lo capirete in un attimo. Se poi vi va di approfondire l’esplorazione allora ci sono piccole cose secondo me imperdibili, la prima è la passeggiata lungo le mura, dà la possibilità di vedere il corso dl fiume e l’antico ponte sotto cui passa, entrate poi nella basilica di Saint-Sauveurs magnifico esempio di convivenza fra stili architettonici diversi, e tornate nel centro muovendovi tra place de Merciers e place de Cordieliers. Da ultimo (scegliete poi voi l’ordine) la visita alla torre dell’antico orologio, a me ricorda molto quello di Rouen vista all’inizio del viaggio, si può salire fino alla sommità dalla quale si ammira a 360° la città, solo attenzione ad un paio di cose. L’ultima rampa di scale per salire alla terrazza panoramica è molto ripida, badate a non scivolare così come alle campane! Esatto, c’è un cartello che avvisa come queste suonino ogni quarto d’ora e ogni ora, se vi capita quando siete in alto vi daranno una bella svegliata!

Trascorriamo a Dinan alcune ore piacevoli, c’è in entrambi poca voglia di andar via, siamo rimasti molto colpiti, il tempo però è tiranno e ci sono altre belle cose da vedere che ci attendono.

Per il pranzo ci fermiamo a Dinard, attenzione alla quasi omonimia non c’entra nulla con Dinan, qui siamo in una piccola Montecarlo con tanto di Casinò, ville monumentali che sovrastano la baia e una bella spiaggia di sabbia bianca al momento quasi deserta. Tanto per far capire come sia meta di un turismo facoltoso, l’ufficio del turismo locale organizza delle visite guidate alle ville citate prima!

Devo ammettere però che è un centro carino, per pranzare e fare due passi è gradevole, forse il fatto che non ci sia la stessa confusione di Saint-Malo sposta l’ago della bilancia, ma tant’è che mi colpisce molto di più. Il pomeriggio decidiamo di concluderlo a Fort La Latte, non è molto distante però auguratevi di non farvi tutta la strada con un bel camper piazzato davanti, non si riesce a superare viste le strade e se c’è il limite dei 50 km/h state sicuri che verrà applicato alla lettera.

Il forte è notevole, dopo aver parcheggiato si deve camminare una decina di minuti attraverso un bel parco (la casa del custode è fantastica!), dietro l’ultima siepe eccolo lì che ci aspetta. Se non ricordo male il prezzo del biglietto si aggira intorno ai 5 euro a persona, una volta dentro siete liberi di visitarlo da soli come abbiamo fatto noi o aspettare all’ingresso una guida che gratuitamente ne spiega la storia, chiaramente in francese.

Se la è bella come quella che abbiamo trovato noi, da qui potrete vedere Cap Fréhel non molto distante, in generale ogni angolo del forte per mette di scattare delle belle foto, persino le siepi del giardino dall’alto creano un disegno particolare. Devo dire che con oggi ho recuperato la delusione del giorno precedente, quando si vede qualcosa di interessante e che piace la fatica passa in secondo piano o meglio, la si sente non appena si tocca il letto in camera.

8 settembre

Ultimo giorno in Bretagna, lo dedichiamo alla visita di Mont-Saint-Michel, distante una 50ina di km dalla nostra posizione. Partiamo prestissimo, ce lo consigliano in hotel per evitare il caos dei gruppi organizzati, la strada che sale verso l’abbazia è molto stretta e se avete la sfortuna di finire in mezzo ad una gita o peggio contromano rischiate di rimanere fisicamente bloccati. Lasciamo la macchina al parcheggio obbligato (attenzione che dopo le 2 ore di parcheggio la tariffa è 12 euro!) e con una delle navette gratuite scendiamo all’ingresso del “monte”. In questo momento la zona è sotto lavori, hanno costruito una nuova strada che dovrebbe essere inaugurata ad ottobre per pedoni, biciclette etc quindi vi troverete in mezzo ad un cantiere, persino l’abbazia è circondata dalle impalcature. Questo unito al fatto che c’è la bassa marea non danno una bella impressione, un cantiere immerso in una palude fangosa non era proprio quello che ci aspettavamo.

Le cose sono però destinate a peggiorare una volta entrati nelle mura, sono riusciti a ricavare chioschi, bar e ristoranti ovunque, ora io capisco il business ma gli hot-dog cosa c’entrano con l’atmosfera mistica e medievale? La risposta è nulla, così come non c’entrano le decine di negozi di souvenir che incontriamo nella scalata verso l’abbazia, calcolate almeno un quarto d’ora a piedi se procedete di buona lena.

Ai 12 euro del parcheggio aggiungetene 9 a testa per entrare nell’abbazia (a meno che non vogliate anche le audioguide) e sperate di non incappare in qualche gruppo, cosa che non ci capita. Riusciamo a girarla bene, dentro è abbastanza spoglia, d’altronde è un’abbazia non una reggia imperiale, però lo stato di conservazione è ottimo e i continui lavori di restauro dimostrano quale cura vi sia dietro al tutto. Bella la vista anche dalle terrazze, sicuramente dalle torri sarebbe caratteristico vedere l’arrivo dell’alta marea il problema è che in questo periodo capita o la mattina molto presto o la sera tardi.

In totale noi ci fermiamo circa 3 ore, pranzare qui è improponibile non tanto per i prezzi quanto per il caos. Quando ce ne andiamo incrociamo le escursioni di Msc, Costa e vari gruppi che in tarda mattinata iniziano ad arrivare, c’è un caos impressionante, fatichiamo a percorrere al contrario la stessa strada fatta prima e a fermarci in qualche negozio per l’acquisto dei souvenir di rito per parenti ed amici. Il fascino di Mont-Saint-Michel è innegabile, il problema è che difficilmente potrete visitarla senza confusione e con calma, quindi al di là di prepararsi psicologicamente, mettete in preventivo di non poter fare le cose con calma, io consiglio di andare la mattina presto, di solito i gruppi arrivano verso le 11, precederli è fondamentale.

L’esperienza bretone si conclude senza scossoni, pranzo a Dinard e cena a Cancale e poi a letto presto, il giorno dopo ci aspetta il trasferimento verso la Loira!

9 settembre

Ci attende il trasferimento più lungo verso l’ultima fase del viaggio la Loira e i suoi castelli. Da Amboise dove abbiamo deciso di soggiornare per gli ultimi tre giorni ci separano 350 km circa, anche se partiamo subito dopo la colazione la mattinata è interamente spesa nel trasferimento, per fortuna senza intralci e incontrando pochissimo traffico, arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio. Dopo aver pranzato visitiamo il castello di Amboise, di cui abbiamo già i biglietti, come sempre per pigrizia li ho acquistati su internet.

Al di là del fatto che qui si trova la tomba del grande Leonardo da Vinci (trascorse ad Amboise gli ultimi 3 anni di vita) il castello è un gioiellino, piccolo ma curatissimo anche negli arredi, per quanto non siano eccessivamente sfarzosi, è davvero un piacere gironzolare per queste stanze.

Forse è infantile, ma il pensiero di mettere piede dove secoli fa ha camminato il grande Leonardo, l’uomo che ha inventato praticamente tutto e i cui studi sono la base del nostro tempo mi emoziona. In sintesi non lasciatevelo scappare, non ho le competenze per mettermi a spiegare ciò che vi troverete, così come per gli altri castelli e poi il bello è entrare e lasciarsi sorprendere da quello che si nasconde dietro ogni porta!

10 settembre

Questa giornata sarà un tour de force e ne siamo consapevoli, vogliamo vedere quanto più possibile, non fosse altro perché ho fatto online i biglietti per almeno 4 castelli e vorrei non perdermeli!

Mi rendo conto a volte di esagerare, la vacanza per essere tale dovrebbe rilassare e permettere di non far nulla, forse non è nella mia natura e mi lascio prendere dalla smania di vedere quanto più possibile sempre attanagliato dalla sensazione che il tempo a disposizione non basterà e in questo coinvolgo la mia pazientissima dolce metà.

Per nostra fortuna i castelli sono tutti in un raggio di km molto limitato rispetto ad Amboise quindi non ci impieghiamo molto a fare il giro che cercherò di descrivervi in breve. Si parte la mattina con Chenonceau, qui il consiglio è di arrivare presto, fra tutti è il castello più famoso e quindi quello più gettonato dai gruppi organizzati. Gli spazi sono grandi, ve ne accorgerete visitando le stanze e i giardini, però rimanere imbottigliati in mezzo a qualche gita non è piacevole, ci si gode di meno la visita e si deve fare a spintoni per scattare qualche foto (sono permesse in tutti i castelli ma senza flash).

Senza dubbio Chenonceau è quello più scenografico e d’impatto fra i castelli, saranno i giardini curatissimi e la famosa galleria costruita sul fiume però non delude le aspettative, avevamo il timore, dopo aver sentito anche i racconti discordanti di chi era stato in Loira, che i castelli fossero tutta apparenza ma poca sostanza, un bell’involucro ma vuoto all’interno. Qui il rischio non si corre, gli arredi sono belli e se non volete prendere l’audioguida che storicamente rallenta la falcata e crea ingorghi nei punti più impensabili, vi basterà uno degli opuscoli illustrativi presenti in tutte le lingue (per una volta italiano compreso) all’ingresso.

Di buono c’è anche che all’interno del castello la circolazione è libera, esiste certo un percorso consigliato sia dalla brochure che dalle audioguide però non è vincolato, in pratica potete andare dove vi pare e vedere la stessa stanza quante volte volete, utile soprattutto quando si incontra un po’ di confusione, fate passare lo sciame turistico e ci tornate.

Lasciando Chenonceau incontriamo un po’ di caos dimostrazione che la scelta dell’orario è stata azzeccata per dirigerci verso Blois (controllando la cartina viene molto bene sul percorso) per visitare il castello della città e pranzare in quest’ordine. Nulla a con la precedente visita, però non dispiace assolutamente la cura degli interni, certo alcune stanze sono spoglie e risultano essere un po’ tirate via ma nel complesso confermo l’impressione positiva. A Blois visitate anche il centro, non è piccolo come si potrebbe pensare ed è decisamente carino, se poi volete risvegliare il bambino che c’è in ognuno di voi non vi resta che la Casa della magia realizzata da Robert Houdin celebre mago locale che io non ho mai sentito nominare e che all’inizio ho ovviamente confuso con Houdinì, peccato che non c’entrasse nulla. La cosa più spettacolare è la facciata, dalle finestre esce la testa e le zampe di un enorme drago dorato che tra grugniti e versi vari dovrebbe terrorizzarvi, se non altro è una cosa originale.

Il pomeriggio è equamente diviso fra i due castelli rimanenti, il primo è anche la più grande delusione cioè Chambord. Il bello è che esternamente lascia senza fiato, un colosso di 440 stanze inserito in un parco immenso e tenuto divinamente, il problema è che poi si passa all’interno e la storia cambia completamente.

C’è un clima di abbandono, molte stanze sono chiuse o quasi vuote, là dove l’arredamento c’è è minimale, a volte una cassapanca o qualche sedia, resto perplesso non so che altro dire. Si sarebbe potuto fare molto di più credo, ma non conosco la storia del maniero quindi non posso giudicare ma solo esprimere un’opinione da turista per caso un po’ deluso.

Ultimo giro e si passa a Cheverny qui ci rifacciamo decisamente. Intanto per arrivare al castello si percorrono diversi km in un parco splendido e poi il castello in sé è molto bello, più piccolo di Chambord e Chenonceau ma non per questo meno affascinante. Sarò banale ma mi devo ripetere, begli arredi, percorso intelligente che permette di godersi tutti gli ambienti senza ingorghi e poi c’è, se ne avete ancora voglia, la visita dei giardini e del parco intorno. Credo ci sia la possibilità di fare anche delle gite in barca, noi però non ce la siamo sentita, la giornata è stata spossante e abbiamo solo voglia di tornare in camera e riposarci.

11 settembre

Ultimo giorno prima della partenza, oggi ci si deve riposare un po’ di più o almeno è doveroso provarci. Infatti non ho molto da raccontarvi, la mattina si fa un giro a Tours che non ci colpisce poi troppo, ricalca il prototipo di tante altre città visitate in questo viaggio, pulita, ordinata ma che conserva poco della sua anima medievale. Pomeriggio dedicato allo shopping, si comprano gli ultimi souvenir ad Amboise per non deludere nessuno al nostro ritorno.

In conclusione che dire, non ci sono molte parole per esprimere la bellezza di alcuni luoghi o le sensazioni forti provate in altri (Normandia su tutti), non riesco ad inventarmi nessuno slogan d’effetto, ma se volete tornare a casa soddisfatti questo viaggio fa per voi.

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