Alsazia: tra vino e cicogne

Finalmente il 5 luglio 2005 mi sono laureata! Una psicologa disoccupata in più in Italia...come sono ottimista...!! Congratulazioni...festeggiamenti...un po’ di sbattimento per trovare un posto per il tirocinio e poi via per un mese di vacanze. Dopo anni di vacanze magre, quest'anno vacanze grasse...ho detto grasse..ma non immaginatevi spiagge...
Scritto da: Laura Peveri
alsazia: tra vino e cicogne
Partenza il: 01/08/2005
Ritorno il: 05/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Finalmente il 5 luglio 2005 mi sono laureata! Una psicologa disoccupata in più in Italia…Come sono ottimista…!! Congratulazioni…Festeggiamenti…Un po’ di sbattimento per trovare un posto per il tirocinio e poi via per un mese di vacanze.

Dopo anni di vacanze magre, quest’anno vacanze grasse…Ho detto grasse..Ma non immaginatevi spiagge della Polinesia, Messico o Maldive, niente di tutto ciò…! Per me vacanze grasse in un periodo di entrate magre, vuol dire realizzare il desiderio che avevo da diversi anni di andare in Alsazia.

Fatto un veloce giro in Internet per cercare un paio di alberghi economici (la mia scelta è caduta sulla catena Ibis, 49 euro a camera..Doppia, solo pernottamento) e buttato in valigia lo stretto necessario siamo partiti: io, il mio compagno e la mia fedele Panda (per gli amici Herby).

Data della partenza lunedì primo agosto, ore 5:30, data e ora quanto mai favorevole visto che non troviamo l’ombra di una coda per tutto il viaggio e così attraversiamo tutta la Svizzera, passando il San Gottardo, in un batter d’occhio e a mezzogiorno siamo già a Strasburgo. (costo dell’autostrada: 30 euro in svizzera, ma non è un pedaggio, bensì una tassa autostradale che una volta pagata consente di viaggiare sulle autostrade svizzere per tutto l’anno, in Francia percorriamo l’equivalente di una super strada e non paghiamo nulla).

STRASBURGO Strasburgo è la nostra prima meta, ma visto che ci siamo già stati alcuni anni fa di passaggio non rimaniamo che lo stretto necessario per un ampio e doveroso giro della città. Scaricata velocemente la macchina, raggiungiamo quindi il centro a piedi, ma esistono anche comodi tram e altrettanto convenienti tessere per i turisti che prevedono soggiorni nella città che superino i tre giorni. Se come noi ci state di meno.. Non convengono…Anche perchè diciamolo, spostarsi a piedi sarà anche faticoso, ma ti consente di conoscere e vivere a pieno la città, scoprendo angolini meno turistici ma di grande fascino.

Il nostro albergo non è molto distante dal barrage Vauban (la diga di Strasburgo) che finisce così per essere la prima immagine immortalata dalla macchina fotografica e grazie alla complicità di una giornata magnifica, cielo azzurro e terso e leggera brezza rinfrescante, la prima foto è bellissima.

Salendo sopra il barrage si gode di una vista incredibile su Strasburgo. In lontananza le guglie della cattedrale e li davanti agli occhi le strette e tortuose viuzze fiancheggiate dalle case a graticcio dai colori sgargianti, tipicamente alsaziane, che ben impareremo a conoscere durante il viaggio e poi ancora più vicine le quattro torri ognuna posizionata su uno stretto triangolo di terra che si sporge sull’acqua del fiume Ill che abbraccia la città vecchia, circondandola e attraversandola creando due isolette collegate da tanti e ben infiorati ponti.

Scesi dal barrage ci siamo immersi nelle stradine, soffermandoci ad ogni angolo ad ammirare le case, gli scorci romantici, le strette vie, le bandierine colorate con i diversi stemmi delle corporazioni che sventolano ovunque appese sopra le teste dei turisti ed infine curiosando golosi tra menu di ristorantini (un po’ troppo turistici) che ad ogni angolo offrono Chocroutte , (piatto tipico di queste zona a basa di cavolo e diversi tagli di maiale) e Tarte Flambé che visto la stagione ci sembrano più affrontabili.

Passeggiando lentamente e fotografando ogni scorcio che catturi la nostra attenzione (praticamente tutto) arriviamo fino alla cattedrale in stile gotico e marmo rosa (niente a che vedere con il Duomo di Milano, ma ugualmente splendida e imponente, la guglia arriva all’altezza di 120 metri!).

La cattedrale ci colpisce ancora di più che per il suo aspetto, perchè è letteralmente chiusa, con tutta la sua imponenza in una stretta, piccola deliziosa piazza che ha come unico difetto di essere troppo ..Troppo ingombra di negozi per turisti.

Visitata la cattedrale, non abbiamo resistito al giro in battello di rigore per i turisti. Ci sono due tipi di battelli uno coperto con aria condizionata e uno scoperto, che personalmente preferisco (costo:6,40 euro), ma il giro è uno solo per tutti e dura circa 1 h e 15 m, durante il quale si posso ammirare le case, i ponti, le vie e gli sbarramenti (per superari i salti del fiume), dall’acqua, un punto di osservazione unico e delizioso. Il battello arrivato al barrage esce dal centro storico di Strasburgo e costeggiando un lungo fiume meno tipico ma ugualmente panoramico e si spinge fino al parlamento Europeo permettendo di vedere la facciata della chiesa di St Paul, l’ Università e il quartiere delle ambasciate con i suoi ricchi palazzi.

Terminato il giro torniamo verso l’albergo per preparaci alla nostra prima serata in Alsazia, rovinata dall’ improvviso alzarsi di un forte e freddo vento che in meno di un ora fa si che il cielo di Strasburgo si copra di minacciose nuvole nere. Non ci lasciamo scoraggiare e muniti di felpe ma non di ombrello, che nella fretta della partenza ci siamo lasciati a casa, usciamo ugualmente spinti dalla voglia di assaggiare finalmente qualcuna di delle specialità che avevamo adocchiato nel pomeriggio e dalla voglia di vedere la città by night con lo spettacolo di son et lumiere che di li a poco, avrebbe animato la piazza della cattedrale.

Ci scegliamo un ristorante in una via centrale e assaggiamo la nostra prima Tarte Flambé (una specie di pizza bianca, fatta con la pasta del pane e guarnita con crema fresca, cipolla, che qui è presente in tutti i piatti e pancetta). Facciamo un lungo giro per le stradine illuminate e stracolme di gente nonostante la pioggia e arriviamo alla cattedrale giusto in tempo per lo spettacolo di luci che danzano sulla facciata della cattedrale sulle note di Tschaikowsky.

Al termine la pioggia è talmente forte e il vento talmente freddo che non ci rimane che tornare all’albergo.

Continua…

Sveglia alle 7, colazione con croissant, ottimi e brodaglia simil cappuccino, pessima, alle 8 siamo fuori dall’albergo coperti, nemmeno fosse novembre, per difenderci dal freddo e muniti di ombrellino con tanto di stelline europee, che nel frattempo ci siamo procurati. La nostra tabella di marcia prevedeva Obernai, Natzweiler-Struthof (unico campo di concentramento sul territorio francese), Chateuax Di Haut Koenigsbourg arrivo a Colmar. Ma il brutto tempo della giornata e dei giorni precedenti il nostro arrivo ci ha costretto a cambiare programma.

Visitiamo Obernai, cittadina fortificata a 35 Km a sud di Strasburgo, in tutta tranquillità, passeggiando nelle strade ancora deserte di turisti ma con qualche francese che va a prendersi la baguette o un croissant nelle numerose boulangerie della città. Arriviamo nell’antica piazza del mercato e da li proseguiamo verso i bastioni che circondano la città lungo un perimetro di 1,75 Km, ma prima di arrivarci ci imbattiamo in un dei tanti pozzi che caratterizzano le città alsaziane. In questo caso è il ponte dei sette secchi. Arrivati sui bastioni, possiamo ammirare la città dall’alta e vorremmo tanto proseguire la passeggiata lungo i sentieri tra i vigneti fino alla sommità di una collinetta, ma la pioggia e il vento ci fermano. Entriamo a ripararci in un super mercato e qui facciamo un tour enograstronomico-antropologico-culturale per gli scaffali per farci un idea di cosa mettono sulla loro tavola i francesi. Quelli di questa zona, mangiano moltissime salsicce. Ce ne sono di tutti i tipi, formati e colori. I grassi si sprecano e non solo nelle salsicce ma anche nei dolci e nei biscotti molto ricchi di burro e sempre stracarichi di creme varie.

La birra e il vino sono onnipresenti e non potrebbe non essere così visto che siamo circondati da vigneti e che a pochi Km da Obernai c’è la sede sia della Brasserie (Birreria) Kronenbourg sia della Heineken. (Una curiosità, ognuna vende all’anno e solo in Francia l’equivalente di 300 pisce olimpioniche, vale a dire un miliardo di litri di birra!) Lasciata Obernai vorremmo dirigerci a Natzweiler-Struthof in collina (735m), a una trentina di km a Ovest da Obernai. Non è segnato su nessuna cartina ed è riportato solo su una delle guide che ho consultato. Capisco…Non è un luogo turistico e non deve esserlo, ma è un luogo della memoria, un luogo per non dimenticare ciò che non doveva e non dovrebbe mai più accadere e per questo che tra un villaggio e una bevuta, i turisti dovrebbero trovare il tempo di andare a rendere omaggio alle numerose vittime ( ebrei e soldati della resistenza francese) che nel forno crematorio di questo campo hanno perso la vita.

(www.Crdp.Ac-reims.Fr/memorie/enseigner/Natzweiler_Struthof/01site.Hm) Ma come dicevo il tempo ci ha impedito questa visita, il campo era infatti chiuso perchè nei giorni precedenti sulla zona si era abbattuto un forte temporale con vento e chicchi di grandine grossi come palline da ping pong che hanno danneggiato e abbattuto diversi alberi. Onde evitare altri spiacevoli inconvenienti abbiamo deciso di rinviare di un giorno la visita al castello di Haut Koenigsbourg, e di puntare diretti su Andlau, un piccolo villaggio con case tipiche, molto meno turistico dei suoi vicini e posto in una bella posizione al fondo di una verdeggiante vallata ricoperta di vigneti. Prima di arrivarci avvistiamo il nostro primo nido di cicogne. Fino ad ora avevamo visto le cartoline, i portachiavi i pupazzi e cicogne finte di varie dimensioni usate per adornare i balconi delle case. Stavamo iniziando a pensare che fosse solo una trovata dell’ente turistico., quando …Eccolo la sulla ciminiera di una segheria, il nido con la mamma cicogna a sorvegliare.

Foto! E si riparte, ma solo per pochi metri perchè questa deviazione imprevista ci ha portato ai piedi di una bellissima collinetta ricoperta letteralmente dai vigneti con al centro un piccolo villaggio che dalla cartina supponiamo sia Mittelbergheim…La cartolina perfetta. Foto! Si riparte e finalmente riusciamo a percorrere i due Km che ci mancano per arrivare ad Andlau senza altre soste. Percorse con calme le sue stradine deserte, fiancheggiate dalla tipiche case a graticcio qui un po’ più basse e dai colori più strani e accesi ed entrati in un paio di cortili, dove il profumo del vino è più intenso risaliamo in auto e ci dirigiamo verso Colmar. Nel frattempo la pioggia che ci aveva concesso una tregua, torna a scendere copiosa. Arriviamo a Colmar che abbiamo scelto come base per esplorare la zona circostante e delusione, quello che credevo fosse una piccola cittadina è in realtà una città in piena espansione con una tangenziale trafficatissima, centri commerciali ovunque e casermoni anonimi nelle periferie, dopo la pace della campagna appena attraversata, ci sembra di essere tornati a Milano. Trovato con facilità l’albergo che fortunatamente è proprio nel centro storico, abbiamo la prima brutta sorpresa…Il parcheggio dell’albergo è completo e tale sarà nei giorni seguenti. Alla reception ci dicono che bisogna arrangiarsi con i pochi posti non a pagamento o con il vicino parcheggio (1,20 euro all’ora, free solo dalla 19 alle 9). Dopo 25 m necessari per trovare un posto, in una zona limitrofa al centro e per evitare i sensi unici che qui a Colmar sono presenti ovunque costringendo gli automobilisti a fare dei lunghissimi giri per prendere il senso di marcia desiderato, riusciamo a prendere possesso della nostra camera alle 13:30 giusto in tempo per uscire nuovamente spinti dalla fame e incuranti della pioggia e del vento.

Mangiamo delle gustose crepes prese a un botteghino e torniamo in camera per organizzare il pomeriggio, che trascorremo alla scoperta del centro storico di Colmar.

Superate le prime impressioni negative, il centro si rileva davvero bello, curato e armonioso. E’ un dedalo di vie pedonali lastricate e di palazzi in stile alsaziano che risalgono al Medio Evo o al Rinascimento. Le case hanno come sempre le travi di legno a vista e sono tinteggiate in azzurro, viola, arancione, rosso e verde. La casa più bersagliata dai flash dei turisti (e si perchè nonostante sia pieno pomeriggio c’è pochissima luce…È proprio una giornataccia!) è la Maison Pfister del 1537 con dei pannelli (neanche a dirlo in legno…Qui è ancora molto usato, anche nelle costruzioni più nuove!) decorati e dipinti con colori delicati. Un’altra casa che merita un paio di foto, anche se i turisti sembrano snobbarla è la Maison des Tetes, un po’ più recente..Si fa per dire…È infatti del 1609 e come dice il nome ha una facciata su cui si affacciano 106 volti umani con diverse smorfie, accanto a teste di animali. Tutte le teste sono scolpite nella pietra.

I quartieri di Colmar sono ancora divisi in base alle corporazioni, per cui si trova la via dei calzolai, dei pescivendoli e quella dei mercanti. In questa zona, in un mercato coperto, ogni giovedì mattina si svolge un mercato alimentare in cui gli agricoltori della zona portano a vendere formaggi, frutta, e fiori. Qui i fiori sono presenti ovunque, soprattutto i gerani, sia sulle facciate che lungo le aiuole e le fioriere nelle vie. Capita spesso inoltre di vedere signore alsaziane tornare a casa dalla spesa, che qui non viene portata nei sacchetti di plastica ma in sporte di vimini, con frutta, verdura e mazzi di fiori per decorare la casa. Nei campi sono previsti delle aree dedicate ai fiori da tagliare e vendere e i più diffusi, almeno in questa stagione, sono i gladioli e i girasoli.

All’incrocio tra la via dei conciatori e quella dei pescivendoli, che costeggia il fiume Lauch, si trova il quartiere che sulle guide troverete indicato con il nome di Petite Venise, ma che sulle targhette delle strade è chiamato Quartier de la Krutenau. Arriviamo in questo che il quartiere più tipico di Colmar dal ponte di rue Turenne e il panorama che abbiamo di fronte è da cartolina. L’antico mercato alle spalle, il ponte infiorato, il fiume che scorre pigro e al di là del fiume le basse case colorate con le travi sempre in vista e le finestre strabordanti di gerani fioriti. Peccato che la giornata uggiosa spenga i colori e rovini l’effetto.

Il resto del quartire, piccolo in verità, è davvero bello, e decidiamo di percorrere anche le vie laterali, quelle dove i turisti normalmente non vanno, e anche qui scopriamo degli angoli molto romantici. Tutto nelle case alsaziane è curato maniacalmente con un gran gusto per l’estetica. Ma è tutto troppo perfetto e ci sorge un dubbio. Non sarà fatto tutto a uso e consumo dei turisti? La risposta è scontata. Ma ci servono le prove! Iniziamo anche ad interrogarci sul come siano realmente costruite queste case. Sono costruzioni normali in cui vengono inserite le travi di legno o le travi di legno sono realmente la struttura portante? Visto che il tempo non da segni di migliorare decidiamo di trascorrere, come la maggior parte dei turisti, la serata nella Winstub Koi Fuss nell’antica piazza della doga (consigliata, è carina, si mangia bene e i costi sono nella media: con 20/30 euro si può mangiare in due assaggiando tarte flambé, tarte all’ognion, patè de foie grass o in alternativa i vari piatti di carne di maiale con i cavoli o le patate e bere i diversi e numerosi vini tipici della zona).

Aprirei a proposito del bere una piccola parentesi. Si viene in Alsazia, non solo per i villaggi dalle case colorate e le travi a vista e per la cicogne, ma anche e per molti soprattutto per i numerosi vitigni. Colmar è infatti il punto di partenza ideale per esplorare la Route des Vin che si estende per 120 km tra le colline ai piedi dei Vosgi attraversando paesini dominati da castelli in rovina e ricoperte dai vigneti. Lungo questa strada si incontrano numerosissime Caves (cantine) dove i proprietari saranno ben felici di farvi degustare i vini bianchi secchi (in particolare il Riesling e il Gewurtztraminer).

Il terzo giorno della nostra vacanza ha inizio con un cielo blu e il sole splendente e pieni di entusiasmo ci mettiamo alla ricerca della strada dei vini vale a dire la D422…Sembra facile, sulla carta, ma non si trovano molte indicazioni e le strade appena fuori da Colmar sono tutte un cantiere. Dopo un po’ di giri a vuoto troviamo la giusta strada e in 10 minuti arriviamo alla nostra prima meta Ribeauville.

Piccola parentesi sui parcheggi. Su questa strada ci sono molte località da visitare, alcune (Ribeuville, Riquewihr, Kaysersberg, Eguisheim e il castello di Haut Koenigsburg) sono molto frequentate dai turisti, per cui il mio consiglio è quello di andarci alla mattina presto (tra le 8:30 e le 10), sono più vivibili e fotografabili e riuscirete anche a trovare posto nei parcheggi, devo dire grandi e gratuiti, predisposti appena fuori dai vari centri storici. Se arrivate in questi paesi nell’ora di punta, vale a dire tarda mattinata e nel pomeriggio, non tentate di arrivare a questi parcheggi. La cosa migliore (l’abbiamo sperimentato!) è lasciare l’auto fuori dal paese, nelle strade che portano ai vigneti o nei parcheggi dei cimiteri sempre presenti e non distanti dalla città…Si risparmi un sacco di tempo e si evita il rischio di ritrovarsi con l’auto o il camper ammaccati.

Sempre a proposito di auto, nei villaggi ,ma anche a Colmar, non c’è una evidente separazione tra la sede stradale e il marciapiede. Sembra quindi di passeggiare all’interno di un isola pedonale, ma in realtà le macchine passano… e come se passano. Distratti a curiosare e fotografare abbiamo rischiato più volte di essere investiti…Anche perchè i francesi alla guida sono molto poco pazienti. Solo in alcuni villaggi, nei momenti di massimo afflusso turistico (quando in sostanza tra un turista e l’altro non c’è posto nemmeno per uno spillo) impediscono il passaggio delle auto.

Nei villaggi meno turistici, si sta meglio, il parcheggio non è facile ma comunque più agevole e personalmente li ho apprezzati molto di più perchè più autentici e rilassanti (Obernai, Andlau, Mittelbergheim, Hunawir).

Ma torniamo a Ribeauville. E’ uno dei paesi più visitati, ma alle 9 di mattina è ancore vivibile e ha un suo fascino. Le strade sono frequentate da anziane signore del posto che si affrettano a fare la spesa prima che arrivi l’orda di turisti. Le bancarelle di cartoline non ingombrano ancora la strade a così si possono vedere e fotografare in santa pace le facciate delle case settecentesche e le viuzze in salita. Andando alla ricerca della Torre dei macellai del 1200/1300 e del municipio con la fontana rinascimentale (presente in ogni villaggio pur variando di dimensioni e numero di secchi) ci imbattiamo in quella che una volta era la casa dei menestrelli: Maison Pfifferhus (Casa dei Pifferai, del 1600.) Scopriamo solo dopo che il simbolo del paese è per l’appunto un menestrello che suona il piffero.

Sulle colline alle spalle del paese sorgono le rovine di tre castelli (St-Ulrich, Giersberg e Haut Ribeupierre) che con un po’ di buona volontà e gambe allenate si possono raggiungere con 3/4 ore di cammino.

Le nostre gambe non sono allenate e la tabella di marcia serrata quindi rinunciamo ai castelli e proseguiamo verso Bergheim. Il paese è un po’ diverso, tanto per incominciare ci sono molti meno turisti e un ampio parcheggio con un larice di 700 anni, e poi stradine lastricate deserte e battute dal sole che si aprono in piazze ampie. La più bella di tutte è l’antica piazza del mercato. Da tutta l’aria di essere una tranquilla cittadina di provincia, ma leggendo la guida scopriamo che la infioratissima e tranquillissima piazza dove abbiamo appena scattato delle foto alla fontana e alle case come sempre curatissime, ha visto ardere al rogo 34 donne e un uomo accusati di stregoneria. Proseguiamo la visita del paese per le strade secondarie, dove le case colorate alsaziane si alternano a casa più moderne ma sempre di gran gusto e ben tenute.

Arriviamo sulla via laterale del paese e scopriamo che la chiesa è rialzata rispetto al piano del paese, (scopriremo solo poi che quasi tutte le chiese della zona sono almeno in pare fortificate o comunque con un accesso reso difficoltoso). Per arrivare sul sagrato della chiesa c’è una bella scalinata incrociata sul lato della chiesa. Arrivati in cima però prima delusione il sagrato è un parcheggio…Seconda delusione , la chiesa è chiusa.

Mentre pensiamo alla prossima metà i rintocchi della campana ci ricordano che è mezzogiorno e anche il nostro stomaco vuol fare il suo tour gastronomico. Lo accontentiamo con delle Quiche prese nella boulangerie del paese, l’unica aperta, visto che anche i ristoranti della città sembrano tutti chiusi. Risaliti in auto ci dirigiamo verso Hunawir e prima di arrivarci (circa 500m prima del paese) ci imbattiamo in un folto gruppo (almeno una decina) si cicogne. Alcune appollaiate sui nidi sopra i tetti di due villette, altre che girano per la campagna. Ovviamente non solo il gruppo delle cicogne è folto, anche quello dei turisti appollaiati ai margini della strada, pronti a immortalare il volo di questo uccello che da queste parti oltre a portare bambini è accreditato anche come porta fortuna.

La presenza di così tanti turista è dovuta al fatto che proprio dietro una delle due villette c’è l’ingresso a un centro per la salvaguardia e la reintroduzione nel territorio delle cicogne, ma leggendo il depliant, scopriamo che si tratta più che altro di un parco di divertimenti, una specie di delfinario fatto per le lontre, castori e animali simili che si esibiscono in una grande vasca trasparente. Così come pure sono previste esibizioni con le cicogne. Ma non era un centro per la salvaguardia…Mi sa che i primi dai quali devono salvarsi questi animali sono proprio i direttori del centro, super affollato di turisti e francesi in gita con la famigliola. Accanto o all’interno , non ho capito, vi è anche il giardino delle farfalle… che abbiamo ammaestrato anche loro?! La francia è bella, e i Francesi la sanno vendere molto bene…Peccato che troppo spesso cadano nel cattivo gusto! A 500 m da questo centro superaffollato c’è uno dei paesi più bucolici, tranquilli e ammirevoli della zona. Ovviamente senza l’ombra di turisti. Ammirevole perchè qui le case sono più vere, perchè non si sono preoccupati di dare una mano di vernice colorata su tutte le case e hanno lasciato anche che alcune si presentassero così come erano in origine, spoglie senza tanti fronzoli e orpelli. Le case, normali…Abitate dai viticoltori della zona (il paese è letteralmente immerso, inserito nei vigneti) sono ben curate così come i giardini, dove però non abbondano solo fiori, ma anche più concreti orti di cipolle, cavoli e pomodori (che purtroppo per loro credo non mangeranno che a settembre visto che al 4 di agosto sono ancora assolutamente verdi).

Il paese è stupendo e tutto mi ha incantato, dal vecchio lavatoio, alla piccola chiesa, posta su un altura e circondata da un muro di fortificazione con tanto di fossatello, dove però non scorre ne mai è scorsa dell’acqua ma è da sempre stato il luogo di riposo dei defunti del paese. In questo luogo, con le colline coperte dai vigneti, le case in cui hanno sempre abitato e in cui continuano a vivere i loro cari, e i Vosgi in lontananza con le rovine dei castelli di sentinella a sorvegliare la zona, l’ultimo riposo ha un che di dolce e pacificatore. Parentesi linguistico-storica. L’Alsazia è da sempre stata contesa tra la Francia e la Germania, passando ora sotto il dominio di una ora dell’altra. Il risultato è stata una commistione di culture, tradizioni, lingua, cucina e architettura e non ultima di religione. In questa zona quasi tutte le chiese (comprese quella di Hunawir) servono sia al culto cattolico sia a quello protestante. Anche la lingua parlata dagli abitanti del posto, almeno dai più anziani, non è il francese (che comunque parlano perfettamente!) ma l’alsaziano, che altro non è che un intercalare di termini e assonanze francesi e termini e sonorità tedesche. Sembra che gli alsaziani tengano molto a difendere la loro lingua tanto che alla sera dopo il telegiornale regionale in francese ne viene trasmessa una versione in alsaziano, con i sottotitoli in francese. Notizia curiosa di questo telegiornale, che può far capire quanto questa sia una comunità aperta al turista, ma culturalmente chiusa alla Francia, è la lotta ingaggiata da una panificatrice, parigina, che ha aperto una boulangerie in un paesino isolato, fuori dalle rotte turistiche, dove fino ad allora per prendere il pane fresco bisognava fare 10 km. Le clienti, quasi tutte anziane in un primo momento hanno disertato il negozio, poi per scoraggiare la “forestiera” hanno deciso di ordinare il pane in alsaziano ben sapendo che la povera panettiera non avrebbe compreso nulla. Fine della parentesi culturale…Riprendiamo il viaggio. Dopo Hunawir è la volta di una meta affollata, caotica e assolutamente, completamente, turistica.

Il castello du Haut Koenigsbourg ! E’ uno dei tanti castelli fortificati che popolano gli speroni rocciosi delle alte colline che sovrastano la zona. Ciò che lo rende diverso è il fatto di aver avuto in sorte un lungo, attento restauro.

Gli altri castelli infatti, anche se visti da lontano mantengono la loro imponenza, sono fortezze del vuoto, i loro muri interni sono per lo più crollati e non rimane che l’involucro esterno a rappresentanza di antiche fortezze militari.

A Haut Koenigsbourg questo destino è stato risparmiato, forse perchè era il più grande, forse perchè era meno rovinato di altri o forse semplicemente perchè ha un certo punto della sua storia è entrato a fare parte del patrimonio forestale di Selestat, una città non distante, che per iniziativa dell’imperatore Guglielmo II ha dato inizio, agli inizi del 1900 al ripristino del castello. Della struttura originale, rimane molto, ma molto è stato anche ricostruito. L’aspetto attuale del castello è simile a quello che aveva alla fine del 1400, anche se la struttura originaria, un’antica abbazia costruita su uno sperono roccioso è del 1200. Gli interni sono completamente ricostruiti. I mobili e i decori non sono originali, ma copie fedeli ricostruite a partire da ciò che era rimasto dopo la rovina del castello.

Nota pratica di parcheggio: il castello, a 755 m, è dotato di due parcheggi, uno prima e uno subito dopo il castello, che però sono sempre pieni e così i visitatori lasciano l’auto lungo i margini della strada. Se però non trovate posto nemmeno qui, ed è facile, sarete costretti a scendere dalla collina per poi tornare a salire e provare nuovamente a trovare un parcheggio, visto che non è prevista la possibilità di fare inversione di marcia.

Il costo per l’ingresso è di 7 euro, più se si vuole altri 4 per l’audioguida.

Anche se molto turistico e in parte poco originale, vale la pena visitarlo, se non altro per godere, nelle belle giornate, dello splendido panorama che spazia su tutta la zona attorno fino ai Vosgi e dicono anche fino alla Alpi, nelle giornate veramente terse. L’ultima tappa della giornata è Kaysersberg, una volta città imperiale oggi centro vinicolo. È attraversato dal fiume Weiss sul quale conserva ancora un ponte del 1400/1500 che fa parte delle antiche mura difensive del paese, oggi quasi del tutto distrutte. Le case sono più alte e signorili, e sovrastate come sempre dalle rovine dell’antica fortezza del 1400. Dopo il lungo giro sulla strada dei vini, torniamo soddisfatti a Colmar. I vini…Ecco di cosa mi ero dimenticata di parlare… e si perchè tra un paese e l’altro ci siamo fatti una cultura sui vitigni locali. Tutti i vini alsaziani sono A.O.C (Appelation d’Origine Controlleè) e portano il nome del vitigno e sono presentati nella bottiglia tipica alsaziane “Flute D’alsace”.

Ci sono 3 AOC: alsace, alsace gran cru, cremant d’alsace (i più vivaci e delicati). Sono presenti sul territorio sette vitigni: Sylvaner (leggero dal sapore fruttato), Pinot Bianco (delicato), Riesling (secco e fruttato), Moscato (secco), Pinot Grigio (di lunga persistenza in bocca), Gewurztraminer (aromatico, fruttato e floreale), Pinot nero (unico vitigno di rosso o rosè, aroma fruttato alla ciliegia).

Il quarto giorno del nostro viaggio avrebbe dovuto essere consacrato alla visita della via dei formaggi, che parte da Munster, ma non mi sento un gran che bene e così decidiamo di rimanere a Colmar e di visitarla con più calma e soprattutto con il sole…E devo dire che è tutt’altra cosa. Nel pomeriggio sto un po’ meglio e così andiamo a Eguisheim, l’ultimo dei villaggi alsaziani ..Le vacanze stanno per finire! Ultimo, ma anche più tipico è infatti un paese fortificato come gli altri, ma in più è completamente circolare cosa che rende la visita davvero particolare perchè proseguendo lungo stradine fiancheggiate da casine coloratissime e curate a livello maniacale, si arriva, giro dopo giro alla piazza centrale dominata da ben tre chiese, due più piccole (sono più che altro due cappelle) e una davvero imponente.

La cittadina a dato i natali al futuro papa Leone IX che qui è raffigurato un po’ ovunque.

In questo paesino ci procuriamo finalmente le prove per affermare con assoluta certezza che la cura estrema di questa case, sarà anche in parte dovuta a un amore per l’ordine e i fiori delle signore alsaziane, ma è sicuramente ostentata per attirare i turisti.

Girando, girando per le vie concentriche di questo paese, può infatti capitare al turista che non si lascia distrarre dagli acquisti, di entrare nella strada sbagliata, ovvero quella che da sul retro della casine a graticcio scoprendo così che non sono affatto curate, ma anzi che sono quasi in rovina. Le facciate deliziose e un pò leziose, sono solo tali, ovvero facciate di case dal retro assolutamente fatiscente e talvolta diroccato che si affaccia su strade non lastricate ma ancora di terra battuta. Sarà…Ma quasi quasi, queste stradine abbandonate mi piacciano di più, le sento più vere e a loro modo belle, di una bellezza autentica e genuina.

Il villaggio, che si è meritato la targa di villaggio tra i più belli di francia, è piccolo, ma richiede quasi tutto il pomeriggio per essere visitato a dovere, è infatti ricco di scorci panoramici, di torri (la più antica è quella dei Voleurs, vale a dire dei ladri), di fontane medievali e di pozzi (da notare che qui come in tutti i villaggi visitati, i pozzi non sono solo ornamentali, ma sono tutt’ora funzionanti). C’è anche un piccolo museo con strumenti di tortura e un museo della vita contadina. Il nostro ultimo pomeriggio in Alsazia si conclude con una passeggiata trai vigneti. La sera, dopo aver finalmente assaggiato la Chocrutte (buoni i cavoli, mentre la carne è stata un po’ una delusione) passeggiamo tra le stradine illuminate e iniziamo a pensare a come sarebbe bello tornare in questi luoghi in inverno, magari a Natale che qui è molto sentito e festeggiato, tanto che esistono negozi specializzati in decorazioni natalizie (davvero molto belle) aperti anche in estate.

La mattina successiva partiamo di buon ora, perchè prima di tornare a Milano abbiamo deciso di fare una sosta a Friburgo (Germania), che dista da Colmar una trentina di km. Prima di arrivarci però ci fermiamo, in uno degli ultimi paesi francesi Neuf Brissach, progettato da Vauban. Tratto caratteristico di questo paese, sono le mura difensive. Esistono tre cerchie di mura alte 5 metri, con ampi e profondi fossati (4,5 metri di profondità) dove una volta scorreva dell’acqua. Era sicuramente una città ben fortificata e lo dimostra il fatto che non è mai stata espugnata.

Tutte e tre le cerchia sono a forma di stella con torri simmetriche che racchiudono 48 piazze uguali. Al centro del paese c’è la piazza delle armi e una chiesa del 1700. Nell’insieme però il paese è abbastanza anonimo e per apprezzare appieno la forma a stella bisognerebbe poter sorvolare la zona dall’alto visto che la maggior parte delle mura è coperta dalla vegetazione.

Riprendiamo la strada e raggiungiamo velocemente il confine che qui è rappresentato dal ponte sul Reno. Lasciamo la mia amata Francia ed entriamo in Germania e dopo 15 minuti siamo già in pieno centro di Friburgo. La città è carina, ma molto moderna e commerciale.

Ha una bella cattedrale, che ci ricorda molto quella di Strasburgo. Alta e imponente è chiusa in una piazzetta stretta e raccolta resa più tipica da un mercato ortofrutticolo. Le altre vie del centro sono molto commerciali, caratterizzate solo da dei ruscelletti ben incanalati all’interno della pavimentazione a lastroni. Questi rivoletti percorrono tutte le vie del centro e attraggono molto i bambini e che si divertono a sguazzarci. A noi viene una voglia matta di fare una barchetta di carta e metterla nell’acqua per seguirne il percorso.

Ciò che colpisce è anche il grande numero di biciclette “parcheggiate” ovunque, sembra quasi di stare ad Amsterdam! Friburgo è una città universitaria e così approfittiamo del fatto che l’università è aperta ma completamente deserta per curiosare nelle aule e scopriamo così che sono quasi tutte vecchie, piccole e un po’ lugubri, con alle pareti enormi lavagne ancora non sostituite da quelle luminose e lavandini per permettere agli insegnati di togliersi dalle mani la polvere del gesso. Non c’è quasi l’ombra di terminali elettronici, ormai presenti in quasi tutte le nostre università. Saranno gli enormi corridoi vuoti, ma questa università mi mette molta tristezza…Oppure sarà che mi ricorda che ormai la mia vita universitaria si è conclusa e dopo questa breve vacanza inizierà una nuova fase della mia vita piene di dubbi e incertezze sulle scelte fatte e ancora da fare.

La tristezza è dovuta sicuramente anche al fatto che ormai è ora di tornare alla fidata Herby e riprendere il viaggio e questa volta la metà finale sarà Milano…Sig! Lasciamo anche la Germania ed entriamo in Svizzera che attraversiamo un po’ meno speditamente dell’andata visto che ci sono francesi, olandesi, tedeschi e svizzeri che con armi e bagagli stanno andando alla conquista delle spiagge e dei monumenti italiani per godersi la loro fetta di vacanze.

Arriviamo a Milano nel tardo pomeriggio, soddisfatti della metà scelta per le nostre vacanze. L’Alsazia, per quanto turistica possa essere, vale la pena di essere visitata per il verde dei suoi vigneti, mischiato all’oro dei campi di grano e mais, per i dolci rilievi collinari, per la calma che si può godere lungo i suoi sentieri, per la particolarità dei suoi villaggi e anche per la sua cucina unica e gustosa e i suoi vini secchi e fruttati. E poi questi 5 giorni di vacanza ci sono costati solo 250 euro a testa, tutto compreso!



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