Queyras, ubaye, roya, montecarlo

Ho letto tutti gli itinerari relativi alla Provenza, ma non ho trovato molti paesi che ho visitato io e che, secondo me, vale la pena di nominare. Molti non sono nominati nemmeno sulle guide ma meritano una visita. In più, vorrei farvi da "guida" anche per quanto riguarda alcuni paesi del Queyras e dell'Ubaye. Più che vacanze, le mie sono...
Scritto da: Paola Biole''
queyras, ubaye, roya, montecarlo
Viaggiatori: in coppia
Ho letto tutti gli itinerari relativi alla Provenza, ma non ho trovato molti paesi che ho visitato io e che, secondo me, vale la pena di nominare. Molti non sono nominati nemmeno sulle guide ma meritano una visita.

In più, vorrei farvi da “guida” anche per quanto riguarda alcuni paesi del Queyras e dell’Ubaye.

Più che vacanze, le mie sono escursioni in un giorno, in cui riesco ad avere un’infarinata della zona e a visitare quello che mi interessa di più. Un domani, se ritornerò in quei luoghi, potrò approfondire la conoscenza dei vari paesi.

1° itinerario : VAL ROYA, MENTONE E MONTECARLO (alcuni paesi li ho visitati altre volte al di fuori di questa giornata. Li descrivo come li ho visti quando li ho visitati ma è ovvio che in una domenica non avrei potuto vederli tutti). Domenica 15 dicembre 2002. Partenza dal mio paese, Revello in provincia di Cuneo, si arriva a Cuneo e si attraversa la Valle Vermenagna, arrivando così al Colle e al tunnel di Tenda. Usciti sul versante francese, c’è già tutta un’altra atmosfera: sarà la vegetazione (diversa da quella del versante italiano), sarà la conformazione del terreno e delle montagne, ma si sente già l’aria di Provenza. Inoltre, in Italia c’è la neve, in Francia no e, siccome non sopporto il freddo, non posso che esserne contenta.

Il primo paese che si incontra è Tenda, già visitata in altre occasioni. Lasciata l’auto in un parcheggio sulla sinistra e fatta una capatina all’ufficio turistico (è una mia “tradizione” quando visito un posto nuovo), molto suggestiva è la via che si inerpica per la collina sulla destra. Si passa in mezzo a tipiche case di pietra, con finestrelle provenzali e i vecchietti seduti davanti alla porta. Si arriva ai ruderi del castello (rimane parte di una torre molto stretta e molto alta) con vicino la Torre dell’Orologio. Da questo punto si può ammirare tutto il paese. Curiosa la visita al cimitero lì vicino: moltissimi nomi (quasi tutti a dire la verità) sulle lapidi sono italiani e questo perchè, prima del 1947, il comune faceva parte della provincia di Cuneo.

Tornando indietro, si arriva alla Collegiata Santa Maria del Bosco, con una bella facciata dai colori vivaci (contrasta con i colori più tenui del borgo).

Ripresa l’auto si prosegue la discesa nella Val Roya fino a una deviazione sulla sinistra che porta a Saorge, un piccolo abitato a strapiombo sul fiume Roya. Tante case in pietra, alte, strette ed addossate le une alle altre; stradine strettissime con molti gradini e passaggi a volta sotto le case: classico esempio di villaggio medievale.

Ritornati sulla strada si segue il fiume fino ad arrivare a Breil-sur-Roya. In questa zona il fiume si allarga e forma quasi un lago, dove si possono vedere sportivi in kajak e varie specie di uccelli (non chiedetemi cosa siano perchè non li so riconoscere) che “sguazzano”.

Del paese ho visto poco, le chiese erano chiuse, ma ho comprato una cartolina (come faccio in tutti i posti in cui vado).

Proseguendo, si oltrepassa nuovamente il confine italiano, ligure per la precisione, finchè si arriva nei pressi di Ventimiglia. Noi abbiamo preso, per comodità l’autostrada, fino a Montecarlo, ma mi sa che era meglio prendere l’Aurelia. Molto più caratteristica. Dall’autostrada si vedevano, ai lati, villaggi e paesi che mi sarebbe piaciuto visitare, ma il tempo è tiranno e, a un certo punto, si fa una curva e Montecarlo appare all’orizzonte. Dopo tutti quei paesini medievali, arroccati sulle montagne e fatti di pietra, ci si trova davanti a un colosso di cemento, che però a me piace tantissimo. Potrà sembrare strano, ma adoro sia i piccoli borghi dove il tempo sembra essersi fermato e dove la vita pare molto semplice, sia Montecarlo, con tutto il suo lusso, le sue vetrine, i centri commerciali, il porto (con i mega yacht) e tutto il resto.

Abbiamo scelto proprio il 15 dicembre per venire qui (anche se a Montecarlo ci ero già stata al Gran Premio di Formula Uno) in occasione dei mercatini di Natale. Volevo proprio vedere se erano diversi dai nostri. La risposta è: sicuramente si. Innanzitutto era dicembre ma c’era il sole, quindi clima tiepido, le varie bancarelle erano coperte da gazebo (sembravano delle casette in miniatura) e poi, diciamocelo, di vedere articoli natalizi e sentire musichette di Natale in riva al mare non mi era mai capitato (visto che abito quasi in montagna).

Ho visitato la chiesetta di Saint-Devote, Piazza del Casino (addobbata a festa) davanti all’Hotel de Paris (mai viste tante macchine così belle tutte insieme) e i giardini antistanti (non so come si chiamino). Una capatina al centro commerciale lì vicino (lampadari che ho appena appena visto in alcuni castelli, ma mai in un negozio): quanto sfarzo. E quante vetrine dai nomi altisonanti: Valentino, Cartier, Balenciaga… Sembrava di essere in un film.

So già anche cosa visiterò la prossima volta (poco ma sicuro che ci ritornerò!!): la Rocca con il cambio della guardia del Palazzo del Principe (magari riuscirò anche a scorgere i principi in persona), il centro commerciale di Font-Vielle (uniamo la cultura alla svago!!), i giardini esotici, la Cattedrale, il Casino, la hall dell’Hotel de Paris e chissà cos’altro.

Riprendiamo la macchina (lasciata in un parcheggio sotterraneo) e andiamo a Mentone. Anche qua ci sono i mercatini di Natale sul porto ma anche in Rue Saint-Michel (se mi ricordo bene), dove i negozi espongono la loro merce anche all’esterno. Avrei comprato di tutto: candele, pout-pourri, tessuti (soprattutto tovaglie, presine ecc.), profumi, tutto in stile provenzale.

Il tempo passa, il cielo imbrunisce e si accendono le luci di Natale. Che bello: l’atmosfera natalizia si fa sentire ancora di più. Al ritorno passiamo da Castillon, villaggio degli artisti, nell’entroterra mentonese. E’ quasi buio, le luci delle case (in pietra con le persiane verdi) sono accese. Ci fermiamo e, da un balcone panoramico, osserviamo Mentone e il mare. Com’è romantico.

La prossima volta vorrei percorrere les Corniches, vedere La Turbie, Roquebrune Cap Martin, Cap d’Ail, Gorbio, Castellar.

Proseguiamo per Sospel, ma ormai è buio, tutti i negozi sono chiusi e non ho potuto ammirare il paese. Sarà per un’altra volta.

Le mie impressioni? Indescrivibile, indimenticabile: sia i paesi sia le città, mi è piaciuto tutto e spero di ritornarci molte altre volte per conoscere sempre meglio la zona e riempirmi di atmosfera provenzale.

2° itinerario. UBAYE.

23 agosto 2002. Sempre partenza da Revello, dopo Cuneo si imbocca la Valle Stura e si arriva al Colle della Maddalena. Fermata con foto rituale vicino al lago (la stessa foto mi è stata fatta quando avevo 5 e 15 anni. Nel 2002 ne ho 25: sono ritornata a distanza di 10 anni nello stesso posto, ma le volte precedenti non mi ero “avventurata” in Francia. Questa volta abbiamo deciso per questa zona perchè ho scoperto che esiste un paese che si chiama Revel e mi sono detta: “Voglio proprio vedere se, per caso, ha qualcosa in comune con Revello, dove abito io).

Oltrepassati i comuni di Larche, Meyronnes, La Condamine Chatelard, Jausiers, Barcellonette arriviamo a Meolans-Revel. Che delusione! L’unica cosa interessante è una chiesetta (trovata chiusa) con campanile raggiungibile con una stradina sulla sinistra. E’ posta in altro rispetto al resto del paese ed è anche l’unica immagine che c’è sui depliant della vallata. Non per vantarmi, ma il paese dove abito io è molto meglio.

L’idea era quella di fermarci tutto il giorno ma, dato il posto, decidiamo di proseguire. Dopo Le Lauzet-Ubaye la strada continua, sappiamo che porta al Lago di Serre-Poncon ma non quanti km ci siano esattamente. Proviamoci. Dopo un po’ iniziamo a vedere, sulla destra, un braccio di lago che a me sembra già enorme, ma che in realtà è solo una minima parte. Andando avanti ci si allontana un pochino dal lago per poi ritrovarselo davanti, anzi di fianco, tutto d’un tratto. Oops, questo è solo il laghetto antistante la diga vera e propria. Il comune è quello di Espinasses, prendendo la strada sulla destra, costeggiamo il suddetto laghetto finchè, continuando a salire verso la collina, ci troviamo davanti lo sbarramento vero e proprio. E’ enorme. Arriviamo a una località chiamata Belvedere e si capisce subito il perchè. C’è una bellissima vista su quasi tutto il lago (sia il ramo fiancheggiato prima, sia quello che arriva a Embrun).

Tappa obbligata a un bellissimo negozietto, “Le panorama”, dove si vende di tutto, dalle caramelle al miele (provate! Buonissime), alle classiche cartoline, a minerali venduti singoli o incollati su pezzi di legno con portamatite, alle tazze o altri articoli con su scritto “Serre Poncon”. Torniamo indietro, rifacciamo tutta la strada, finchè arrivati a un ponte, lo sorpassiamo per giungere a Port St. Pierre (sul lato opposto di quello fatto precedentemente. Lo so non sono molto capace a spiegare le cose. Ma con una cartina alla mano si capisce meglio) dove abbiamo pranzato presso una zona attrezzata con tavoli e panche, sotto i pini e in riva al lago.

Dopodichè abbiamo preso la strada del ritorno e, visto che avevamo ancora un po’ di tempo, ci siamo fermati a Barcellonette. Peccato che si è messo a piovere. Ho comprato alcune cartoline e siamo subito scappati: non solo pioveva, diluviava quasi. Ho sentito che a Barcellonette c’è un museo del cioccolato. Bisognerà approfondire la cosa. Gnam gnam.

Giornata stancante ma meritevole in tutto e per tutto. Da rifare.

3° itinerario: QUEYRAS. Ci sono andata più volte ed è sempre bellissimo.

Dalla Valle Po dove abito io si raggiunge facilmente la parallela Val Varaita. La si percorre tutta per arrivare al Colle dell’Agnello (dove c’è sempre un’aria insopportabile. Sarà che peso poco ma rischio veramente di volare via). Si inizia a scendere fino ad arrivare a Pierre Grosse, frazione di Molines. Una stradina sulla destra porta a St-Veran il comune più alto d’Europa, che dà anche il nome all’ottimo liquore.

E’ il classico paese come piace a me: case di legno e di pietra, grondaie di legna, stradine strette (ma isole pedonali: non rischi di farti “asfaltare” come in molti altri posti). E’ il primo paese del genere che ho visto in vita mia e quindi rimarrà per sempre tra i miei preferiti.

Tipiche della zona sono le meridiane: se ne trovano ovunque e alcune sono molto belle: da fotografare. C’è anche la “route des cadran solaires” che comprende molti paesi nelle vicinanze, ma già solo quelle di St-Veran sono da visitare.

Visitina alla chiesa, all’ufficio turistico e ai negozietti tipici dove acquisto una meridiana in miniatura molto carina (arrivata a casa la provo e l’ora è proprio giusta, non è solo decorativa, è anche utile).

Lasciato il paese si prende la strada per Molines-en-Queyas, altro tipico paese montano superato il quale c’è un negozio che vende miele di tutti i tipi, propoli e tutto quanto riguarda questo buonissimo alimento.

Proseguendo ancora si arriva a Ville-Vieille e, subito dopo a Chateau-Queyras, col castello che domina il paese. La prossima volta so già dove voglio andare: da Ville-Vieille si prende a destra e si percorre la Vallée du Haut-Guil, con i paesi di Aguilles, Abriès e Ristolas. Dopo quest ultimo paese so che si arriva a l’Echalp e poi, con mezz’ora di cammino si arriva al Buco di Viso, una galleria scavata nella montagna da un marchese, verso la fine del 1400 per mettere in comunicazione la Valle Po con il Queyras. Appena riesco voglio percorrere il sentiero dall versante italiano, ma anche quello francese non dev’essere male.

Per ora niente, si torna indietro e, sulla destra a un certo punto si vede la “demoiselle coiffé”, un esempio di come il tempo riesca a creare dei capolavori. Un alto pinnacolo di pietra con una specie di cappello: ce ne sono molti nella zona ma questo è l’unico che vedo.

Ora è proprio tempo di lasciare la Francia (per ora), portandola però sempre nel cuore.

Se qualcuno ha dei commenti da fare su queste zone, o ha qualcosa da consigliarmi che potrei vedere o fare nel prossimo viaggio, pronti… Sono tutt’orecchi.



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