Bretagna e normandia agosto 2008

Dal 12 al 22 agosto 2008 Km.4209 Varese – Amboise - Pointe du Raz – Plougastel – Strada dei Calvari ( Plougastel – Guimiliau – St Thegonnec) - Morlaix – Perros Guirec (costa di granito rosa) – Treguier – Pointe du Chateau – Pleneuf Val Andrè (Cap Frehel – Fort La Latte) - Dinan – St.Malo – Le Mont St. Michel – Caen...
Scritto da: silviagy
bretagna e normandia agosto 2008
Partenza il: 12/08/2008
Ritorno il: 22/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Dal 12 al 22 agosto 2008 Km.4209 Varese – Amboise – Pointe du Raz – Plougastel – Strada dei Calvari ( Plougastel – Guimiliau – St Thegonnec) – Morlaix – Perros Guirec (costa di granito rosa) – Treguier – Pointe du Chateau – Pleneuf Val Andrè (Cap Frehel – Fort La Latte) – Dinan – St.Malo – Le Mont St. Michel – Caen – St.Aubin sur Mer (spiagge dello sbarco) – Bayeux – St Mere Eglise – Honfleur – Etretat – Troyes (Champagne) – Varese Il mare, il dolce ritmo delle maree, che rinnovano continuamente il paesaggio, l’odore pungente delle alghe lasciate sulla spiaggia; i “cercatori di conchiglie” che appaiono, con i loro secchielli, con la bassa marea; e i fiori, le ortensie, soprattutto, con quell’azzurro simile al cielo che a volte fa capolino tra le nuvole; questo e’ ciò che caratterizza e unifica queste due regioni, altrimenti così diverse: la Bretagna, con la sua anima celtica, fortemente attaccata alle proprie tradizioni, e la Normandia, legata agli eventi del secondo conflitto mondiale, con le bandiere che, lungo tutta la costa, sventolano nella brezza della Manica… Hotel: tutti prenotati su internet prima della partenza. Avendo effettuato le prenotazioni con pochissimo anticipo abbiamo dovuto accontentarci e, tutto sommato, è andata bene.

Etap: essenziali e anonimi, ma puliti, sono situati in zone strategiche come gli svincoli autostradali e risultano quindi comodi nelle tappe di trasferimento.

Logis: classificati in base al numero dei caminetti, oltre che di stelle, sono situati nei centri abitati e sono l’opposto degli Etap, dal momento che ognuno è diverso dall’altro.

Formule 1: siamo fuggiti dopo circa dieci secondi, ma al ritorno abbiamo scoperto che ce ne sono di migliori di quello in cui siamo finiti noi. Stessa localizzazione degli Etap.

Cibo: ottimi ovviamente i frutti di mare (noi non amiamo le ostriche, ma abbiamo apprezzato molto le cozze), crèpes e galettes (crèpes salate di grano saraceno), il sidro, la trippa di Caen e l’andouille bretone. Convenienti i menù a prezzo fisso, si trovano dai 12 ai 40 Euro bevande escluse, composti da un antipasto, un piatto unico e un dolce o formaggio, a scelta tra una serie proposta.

Benzina/gasolio: c’è molta concorrenza tra i vari distributori, con sostanziali differenze di prezzo. I prezzi migliori sono quelli praticati dai centri commerciali, come Leclerc. Per pagare occorre una carta di credito con microchip, ma presso alcuni centri commerciali è possibile pagare in contanti alla cassa, anche se solo negli orari di apertura del centro.

Spostamenti: contrariamente a quanto avviene in Italia, i cartelli verdi indicano le strade a scorrimento veloce e i blu le autostrade. Munirsi di una cartina molto dettagliata o di un navigatore perchè a volte, soprattutto in Bretagna, abbiamo riscontrato difficoltà con le indicazioni stradali. Noi, per i tratti più lunghi (come Varese-Amboise), in mancanza di un navigatore, abbiamo scaricato il tragitto dal sito www.Viamichelin.It e ci siamo trovati bene.

Maree: suggestive a Mont St Michel, notevoli lungo tutta la costa, fantastiche a Etretat; dipendono dall’attrazione esercitata dalla luna, e quindi non sono sempre uguali. I coefficienti maggiori si hanno in corrispondenza degli equinozi, ma anche in altri periodi è possibile assistere a maree piuttosto elevate: verificare sul sito ufficiale di Mont St Michel: www.Ot-montsaintmichel.Com

12 agosto 2008-09-10 Km.875 Abbiamo deciso di evitare una partenza alle prime luci dell’alba, in fondo siamo in vacanza. Il nostro viaggio inizia quindi alle ore 08,30, con una pioggia insistente e una temperatura decisamente bassa per il mese di agosto… che sia un avvertimento per quello che ci aspetta in Bretagna? Il nostro percorso ci porterà al tunnel del Monte Bianco e poi attraverso la Francia, in diagonale, fino ad Amboise; km. Stimati da Viamichelin, 851.

Dal momento che la strada fino a Courmayeur ci è familiare mi metto io al volante e, con la pioggia che non ci abbandona nemmeno un minuto, raggiungiamo la cittadina valdostana in circa due ore. L’idea era di fermarci proprio a Courmayeur per un caffè ma, probabilmente a causa della pioggia che impedisce gite ed escursioni, il traffico in paese è allucinante, sembra che tutti i turisti presenti in Valle d’Aosta si siano riversati lì… fuggiamo quindi in direzione del tunnel, e prendiamo il caffè al bar di un distributore di benzina… Fortunatamente non c’è coda, e attendiamo solo una decina di minuti per accedere al tunnel. Ci sono quattordici gradi e le nubi sono così basse e compatte da nascondere completamente l’immensa mole del Monte Bianco, davanti a noi si notano appena un minuscolo pezzetto di ghiacciaio e il piccolo santuario di Notre Dame de la Guerison; anche se è un paesaggio che conosciamo siamo comunque un po’ dispiaciuti di non poter ammirare la montagna e percorriamo il tunnel, rispettando scrupolosamente il limite di velocità e la distanza di sicurezza, sperando di trovare condizioni meteo migliori dalla parte opposta. Inizialmente sembra che la fortuna ci assista: dal lato francese tra le nubi filtra un misero raggio di sole, ma dura poco: la pioggia ci accompagna per quasi tutto il viaggio, in alcuni punti è così forte da fare fatica a vedere la strada, anche a causa dell’asfalto non drenante, e solo verso Tours il cielo si rasserena un po’. Arriviamo ad Amboise dopo dieci ore di viaggio; localizziamo velocemente l’Etap, abbandoniamo i bagagli e diamo una prima occhiata alla città, situata sulle rive della Loira. Decidiamo di iniziare dal Clos Lucè, un edificio rinascimentale in mattoni rossi e tufo, che ha ospitato Leonardo Da Vinci durante gli ultimi tre anni della sua vita. L’edificio è circondato da un parco, in cui sono collocate ricostruzioni delle macchine inventate da Leonardo e, dopo tutte le ore trascorse in auto, è piacevole passeggiare un po’ tra il verde.

Ci incamminiamo poi verso il castello e, lungo il percorso, notiamo delle strane abitazioni, ricavate sfruttando una collina: in pratica la facciata è simile a quella di una casa “normale”, ma l’ambiente si sviluppa all’interno della roccia, da cui spunta un camino… molto particolari! La via che costeggia il castello è un susseguirsi di ristoranti, già notevolmente affollati: è vero quanto abbiamo letto prima di partire, qui pare che si ceni relativamente presto… alla fine comunque, riusciamo a trovare un tavolo libero. La cena non è niente di particolare, ma dopo i panini mangiati in macchina durante il tragitto ci sembra meravigliosa, e torniamo in hotel soddisfatti a goderci il meritato riposo.

13 agosto 2008 Km.700 Anche oggi ci aspetta un tratto di strada piuttosto lungo, fino a Pointe du Raz, il punto più occidentale della Francia continentale. Prima di partire passeggiamo ancora un po’ per Amboise, acquistiamo qualcosa per il pranzo e facciamo benzina, poi via, tra campi di grano e di girasoli, impazienti di fare il nostro ingresso in Bretagna.

Il tragitto non è breve, e arriviamo alla nostra meta a pomeriggio inoltrato. Lasciata l’auto al parcheggio iniziamo a percorrere il sentiero, che si snoda su una scogliera a picco sul mare, immerso nell’erica… inutile dire che questo paesaggio ci ricorda molto l’Irlanda, e io inizio a convincermi che questa regione mi piacerà molto… Avevo immaginato di trovare vento forte e nuvole, invece c’è il sole e il vento è lieve, e passeggiare è molto rilassante. Il percorso richiede circa un’ora camminando lentamente e godendosi lo spettacolo di queste rocce che si gettano nell’oceano e, nonostante siamo un po’ in ritardo sulla nostra tabella di marcia, ci attardiamo un po’ più del dovuto ad osservare questo luogo dal fascino selvaggio, con le onde dell’oceano che si infrangono sulle rocce, i fari in lontananza, i fiori dai colori vivaci e le strida dei gabbiani… Visto che siamo in ritardo, per tornare al parcheggio seguiamo il sentiero accanto alla strada del bus navetta, più breve (di prendere il bus non se ne parla proprio, sarebbe un vero peccato!), e probabilmente stabiliamo un primato sul tempo di percorrenza, in men che non si dica siamo di nuovo in macchina, direzione Plougastel.

E’ vero che in hotel si può arrivare anche dopo le 22,00 e sbrigare le varie pratiche attraverso una tastiera e una carta di credito, ma abbiamo una strana sensazione circa la prenotazione di stasera e preferiamo arrivare prima e trovare un essere umano alla reception. Sarà il prezzo decisamente basso, sarà un sesto senso… ma c’è qualcosa che ci inquieta di questo Formule 1… e dire che ci è stato consigliato da una persona che conosciamo… Abbiamo inoltre un altro problema: trovare un locale dove cenare con qualcosa di diverso da panini o pizza, che qui sembra molto apprezzata. Attraversiamo però campi e campi, punteggiati da paesini minuscoli dove di un ristorante non c’è nemmeno l’ombra, e ricordiamoci che qui si cena presto! Per fortuna a un certo punto, quando iniziavamo a pensare di dover cenare con i miseri avanzi del pranzo (due sacchetti di patatine e scatolette di frutta), davanti a noi appare improvvisamente una creperie! Proviamo quindi per la prima volta questa specialità bretone e ne restiamo piacevolmente colpiti. Prendiamo due galettes a testa, di cui una farcita con andouille, la tipica salsiccia bretone, e due crèpes dolci. Al termine della cena Matteo, che era entrato nel locale piuttosto scettico, è, se possibile, più soddisfatto di me, e questa resterà una delle cene migliori della nostra vacanza. Arriviamo al Formule 1 alle 21,50. L’impatto non è dei migliori: il bancone dell’accoglienza è in quella che dovrebbe essere la sala per la colazione, cioè un locale minuscolo con una fila di sgabelli lungo tre pareti… un po’ desolante ma pazienza, si tratta solo di una notte… la cosa più preoccupante è la porta rossa con scritto wc… perché ci dovrebbe essere un bagno in corridoio? La camera che abbiamo prenotato è già dotata di un bagno! E qui ci sbagliamo: varcata la soglia ci rendiamo conto che la camera dispone solo di un lavandino! A questo punto abbiamo solo cinque minuti per uscire (fuggire?) dall’hotel e fiondarci all’Etap accanto, sperando che non sia completo! L’Etap è praticamente attaccato al Formule 1, ma i parcheggi sono divisi da una rete metallica, quindi per fare più in fretta a fare il giro ci andiamo in macchina. Mentre Matteo parcheggia io mi lancio nella hall… dove mi accoglie lo stesso impiegato del Formule 1!!! Per un attimo ci guardiamo allibiti (credo di essere diventata viola, che figura)… e quando chiedo, con indifferenza, una camera con bagno e lui mi dice “ma ti sei appena registrata al Formule 1” mi trovo un po’ in imbarazzo… dico che me ne serve un’altra, in fondo potrebbe essere per qualcun altro, per una coppia di amici … ma a questo punto vede entrare Matteo con le valigie al seguito e, guardandomi con sospetto mi chiede se abbiamo intenzione di usare due camere! Comunque l’importante è che, alla fine, abbiamo la nostra camera all’Etap, e pazienza se ci abbiamo rimesso i 39 Euro del Formule 1!

14 agosto 2008-09-25 Km.136 Anche questa mattina ci svegliamo con il sole, non ci sembra vero visto come era iniziata la vacanza e tutto quello che ci era stato raccontato a proposito del clima! Oggi percorreremo la strada dei Calvari, visitandone alcuni, per arrivare nel pomeriggio sulla costa di granito rosa, per la precisione a Perros-Guirec.

I Calvari, rappresentazioni della vita di Gesù sotto forma di statue, sono un elemento tipico dell’architettura religiosa bretone, e sono stati eretti dalla popolazione per esprimere la propria fede e la gratitudine per una grazia ricevuta (le croci scolpite con delle protuberanze, per esempio, rappresentano il ringraziamento per essere scampati alla peste). Ai Calvari vanno ad aggiungersi le numerose croci, anche celtiche, disseminate ovunque nella regione (ai bivi, nei prati…), a dimostrazione del carattere religioso della Bretagna.

Iniziamo dal Calvario del paese che ci ha ospitato, Plougastel, che si dice sia uno dei più belli; è situato all’esterno della chiesa ed è, effettivamente un’opera imponente. Proseguiamo poi verso il Calvario di Guimiliau, a mio parere il migliore, anche grazie agli altri edifici racchiusi nel recinto parrocchiale, e terminiamo con quello di St Thegonnec, anch’esso notevole.

Ci concediamo un veloce spuntino in un piccolo parco accanto alla chiesa di St Thegonnec e decidiamo di inserire una tappa a Morlaix nel percorso verso Perros Guirec.

Morlaix è una cittadina fiorita e ordinata, famosa per le case “a lanterna”: generalmente sono case a graticcio la cui caratteristica è la facciata, che a ogni piano sporge un po’ di più rispetto a quello sottostante, conferendo così agli edifici una certa somiglianza con la forma di alcune vecchie lanterne. Parcheggiamo nella piazza principale proprio mentre sta per partire il trenino turistico; di solito non amiamo molto questo tipo di visita, ma visto che non abbiamo molto tempo a disposizione decidiamo di approfittarne. Alla fine del giro devo dire che siamo soddisfatti: non solo abbiamo percorso dei vicoli molto caratteristici, ma il trenino ci ha anche protetti da un improvviso acquazzone! Lasciamo Morlaix con un cielo che diventa sempre più grigio, e arriviamo a Perros Guirec con una minaccia di pioggia. Che peccato, avevamo intenzione di fare subito una passeggiata lungo il sentiero dei doganieri… Continuando a scrutare le nuvole, cerchiamo il nostro hotel, situato vicino al porto turistico. La camera è al terzo piano (senza ascensore!) e dobbiamo trascinare lungo le scale le nostre pesanti valigie, ma l’hotel è molto carino, e dal balcone della camera c’è una bella vista sul mare. Dopo alcuni attimi di indecisione, muniti di una cartina dettagliata fornitaci dall’impiegata alla reception, decidiamo di rischiare una doccia e ci avviamo verso il quartiere di Ploumanac’h, dove parte il sentiero lungo la famosa costa di granito rosa. Trovare un parcheggio libero risulta piuttosto difficoltoso, ma alla fine la fortuna ci sorride e ci incamminiamo, protetti da k-way e ombrellini, visto che piove… ma è una pioggerella fine fine, quasi impalpabile, che non dà fastidio più di tanto. Il sentiero è molto scenografico, tra il mare e le rocce che effettivamente sembra abbiano sfumature rosate. Alcune hanno forme che ricordano determinati oggetti, e noi ci divertiamo a riconoscere cose e animali ovunque, anche se ovviamente non sempre le nostre “visioni” corrispondono, un po’ come quando si osservano le nuvole… Dopo dieci minuti di cammino, grazie a un po’ di vento i nuvoloni grigi svaniscono e appare il sole, e improvvisamente il mare diventa blu, il cielo turchese e le rocce sono davvero rosa! Inoltre dobbiamo liberarci di giacche e felpe, perché il sole è decisamente caldo! La nostra passeggiata prosegue quindi in modo molto piacevole in questo luogo da favola, oltrepassiamo un faro e alcune spiaggette, ed è a malincuore che, dopo più di un’ora e mezza, ci apprestiamo a tornare indietro… Per la prima volta durante questa vacanza abbiamo occasione di osservare la marea, che in questo momento sta aumentando, con onde possenti che vanno a infrangersi sugli scogli, e ci piacerebbe rimanere qui più a lungo a osservare questo fenomeno… scattiamo decine di fotografie che, grazie ai colori vivi oltre che alla bellezza del paesaggio, resteranno tra le più belle di tutto il viaggio.

Arriviamo a Ploumanac’h per l’ora di cena. Al contrario di ieri sera, c’è l’imbarazzo della scelta: ci sono infatti numerosi ristoranti, che propongono menù appetitosi, galettes, frutti di mare… ne scegliamo uno a caso e mangiamo benissimo, oltretutto a un prezzo più che onesto. A questo punto pensiamo di tornare a Perros Guirec e magari approfittarne per fare due passi e dare un’occhiata alla cittadina. Sono quasi le nove ma c’è ancora molta luce, ci sembra così strano… Lungo il tragitto, notiamo un certo fermento intorno alla chiesa di Notre Dame de la Clartè, e ci fermiamo a curiosare: sta per iniziare la celebrazione del Gran Pardon, e decidiamo di assistere alla funzione. Come i Calvari, anche i Pardon sono una delle espressioni più tipiche della forte religiosità bretone e questa celebrazione ci sembra un’occasione unica per mescolarci con la gente del posto e vivere un’esperienza così insolita e particolare.

La chiesa è gremita, ci sono adulti, ragazzi, bambini; ci viene indicato dove posizionarci, ovviamente in piedi, le sedie sono tutte occupate, e ci viene consegnato un foglio con i canti che in parte sono in francese e in parte in bretone, per confermare una volta di più l’attaccamento di questa gente per le proprie radici e la propria cultura. La cerimonia è molto lunga ma anche suggestiva e, nonostante non riusciamo a capire tutto quello che viene detto, non ci annoiamo assolutamente anzi, prendiamo parte anche alla processione al termine della messa. Non posso fare a meno di pensare che a casa, in quello stesso momento, si sta svolgendo la processione di Ferragosto e che le due celebrazioni non potrebbero essere più diverse: questa termina su un prato, in cima a una scogliera, nel buio che finalmente è sceso; in lontananza, un faro proietta ritmicamente il suo fascio di luce. La gente, alla flebile luce delle torce, si raccoglie attorno a un alto cumulo di rami e i sacerdoti e il vescovo, con il sottofondo di canti bretoni, accendono il falò. Ora non vorrei sembrare irriverente ma, in questa terra celtica, mi sembra di assistere a un’antica cerimonia druidica: i sacerdoti con le vesti bianche fluttuanti nella brezza, il fuoco, la musica, il profumo dell’erba umida e del mare contribuiscono a conferire un magico fascino alla celebrazione… A causa del buio non mi è possibile scattare delle foto ma forse è meglio così, e conservare solo nella nostre menti il ricordo di quella che resterà la sera più speciale dell’intera vacanza.

15 agosto 2008-10-03 Km.198 Sveglia con il sole anche oggi… e io che credevo di trovare solo pioggia e vento! Dopo la colazione migliore dall’inizio della vacanza (pur non togliendo nulla a quelle degli Etap) girovaghiamo un po’ per Perros Guirec. Nonostante sia Ferragosto i negozi sono aperti e ne approfittiamo per fare degli acquisti enogastronomici in un negozio di specialità bretoni. A un certo punto notiamo un viavai di gente con la classica borsa di paglia e li seguiamo, sapendo che arriveremo al mercato.

Io adoro i mercati: sono così poco turistici, e posso osservare la gente, curiosare tra le bancarelle e magari scovare qualche prodotto locale particolare. Mi piace molto anche l’usanza, già notata in Alsazia e molto ecologica, di usare borse di paglia o ceste di vimini anziché sacchetti di carta o plastica. E così, non appena individuo una bancarella di borse, non mi lascio sfuggire l’occasione e ne acquisto una; è vero, probabilmente la userò per andare al supermercato e la cosa mi fa un po’ tristezza, ma pazienza… Dopo una breve sosta a Pointe du Chateau, appena fuori dal paese, per fare alcune foto alla bella spiaggia sottostante, ci avviamo verso… Pointe du Chateau!, intesa come quella famosa per la casa tra le rocce, dove ne approfitteremo per fare il nostro pic-nic di Ferragosto. Ci dirigiamo verso Treguier, che ci sembra molto carina e quindi facciamo una sosta. Non abbiamo indicazioni molto precise per raggiungere la nostra meta ma, incredibilmente, arriviamo senza sbagliare. Lasciamo la macchina in un parcheggio sterrato e ci incamminiamo lungo un sentiero… ed ecco, la famosa casa appare improvvisamente davanti a noi, sull’altra sponda di un laghetto, ed è proprio incastrata tra due grandi rocce… camminiamo fino alla scogliera, dove scegliamo un angolo carino per il nostro pic-nic; è un posto molto tranquillo, c’è poca gente, ed è rilassante mangiare qui, in alto, sulla scogliera, di fronte al mare e con il sole che ci riscalda.

L’hotel di oggi si trova a Pleneuf Val Andrè, vicino a Cap Frehel che contiamo di visitare nel tardo pomeriggio. Trovare un hotel in zona cap Frehel non è stato per niente facile, e speriamo di non avere un’altra sorpresa tipo Formule 1… anche perchè abbiamo dovuto prenotare non solo il pernottamento ma anche la cena… I nostri timori risultano però infondati: l’hotel, che fa parte della catena Logis, è molto accogliente, nonostante anche qui la camera sia al terzo piano senza ascensore e la scala ripida e stretta renda difficoltosa la nostra ascesa con le solite valigie pesantissime. Lasciamo l’hotel e raggiungiamo Cap Frehel, da dove partiamo a piedi verso Forte La Latte; è nuvoloso e c’è vento, e da un certo punto di vista questo contribuisce ad aumentare la bellezza del luogo, finalmente il clima bretone che avevo immaginato! Ci incamminiamo lungo il sentiero a picco sulla scogliera, una stretta strisciolina di terra tra erica e fiori gialli. Il tragitto per arrivare a Fort La Latte però è più lungo del previsto e, dopo un’ora abbondante di cammino, decidiamo di tornare indietro, e ci accontentiamo di vedere il forte il lontananza, alla fine di un promontorio di fronte a noi. Sulla via del ritorno veniamo attirati da una biscotteria e, anche se è tardi, ci fermiamo. Il negozio è molto grande e colmo di souvenir vari (piatti, velieri…) oltre, naturalmente a specialità gastronomiche e biscotti… come si sarà senz’altro capito, noi preferiamo questi ultimi!, e usciamo carichi di roba. Ora ci aspetta la cena in hotel; il nostro scetticismo in proposito scompare nel momento in cui entriamo nella sala da pranzo. E’ tutto molto curato, e la cena si rivela ottima: astice, agnello con verdure e un ottimo dolce ai frutti tropicali, e noi ci concediamo anche una buona bottiglia di vino bianco.

16 agosto 2008 Km.144 Questa mattina ci svegliamo con la pioggia; un po’ deprimente, ma qui il clima è così variabile che sono fiduciosa che migliorerà presto. La prima tappa di oggi è Dinan, paese medievale che, nonostante le mie previsioni, visitiamo sotto un forte acquazzone. Nonostante il clima, comunque, Dinan ci piace e, riparati dai nostri ombrellini, camminiamo per le sue viuzze antiche per tutta la mattinata. Proseguiamo poi verso St Malo, la città dei corsari. Iniziamo a essere in coda ben prima di arrivare in vista della città… ovviamente parcheggiare è un delirio, anzi un incubo! Giriamo e giriamo perlustrando tutti i parcheggi fuori delle mura, ma ci sono già tantissime auto in coda e i parcheggiatori ci impediscono perfino di metterci in fila. Non oso nemmeno immaginare che caos troveremo a Mont St Michel, già qui mi sembra impossibile! Viene voglia di fuggire e invece a un certo punto decidiamo di azzardare e andiamo alla ricerca di un posto libero nella parte intramuros! Da pazzi! Però evidentemente la fortuna aiuta gli audaci, perchè il parcheggio lo troviamo, proprio dietro la cattedrale; inoltre ha quasi smesso di piovere e, anche se l’aria continua a essere fredda e il cielo grigio grigio, iniziamo la nostra esplorazione della zona più antica, detta intramuros poiché racchiusa da una cerchia di bastioni: cominciamo dalla bella cattedrale gotica, per proseguire lungo le vie principali, affollate e profumate di crepes e di dolci. L’atmosfera è molto frizzante e vivace, ma tutto cambia passeggiando sui bastioni, da cui si gode un bel panorama su scogli e isolotti che, con la bassa marea, sono perfino raggiungibili a piedi: qui c’è poca gente, e si sente il profumo del mare, e le strida dei gabbiani fanno da sottofondo.

E ora è arrivato il momento tanto atteso e lasciamo la pittoresca St Malo per dirigerci verso Mont Saint Michel, dove siamo riusciti a prenotare una camera nonostante il nostro itinerario sia stato definito solo tre settimane prima della partenza. La decisione di pernottare sul monte è scaturita dal fatto che volevamo visitarlo in tranquillità, senza le orde di turisti che, a quanto abbiamo letto e sentito dire, lo invadono durante il giorno. Abbiamo inoltre scelto il giorno in cui visitare Mont Saint Michel in base ai coefficienti della marea, e da lì abbiamo poi definito l’intero itinerario, in modo da essere presenti quando la marea era più accentuata.

Vista la difficoltà di avvicinamento a St Malo, temiamo l’arrivo a Mont Saint Michel; invece, a dispetto delle nostre previsioni pessimistiche, facciamo solo cinque minuti di coda al parcheggio. E’ vero che è pomeriggio inoltrato… Prima di partire ci era stato detto di recarci a Mont Saint Michel evitando di trascinarci dietro i nostri ingombranti trolley, visto che il Monte è un susseguirsi di scale e scalette, per di più affollate; si è rivelato un ottimo consiglio. Il nostro hotel si trova poco oltre l’ingresso, ma la camera è lontana, in un vicoletto laterale rispetto alla via principale, accanto alla chiesetta di St Pierre; è molto carina, in una torre antica, e disponiamo anche di un piccolo cortile con tanto di tavolino e sedie… in una giornata di sole sarebbe piacevole sedersi qui a leggere, in attesa che la folla diminuisca, ma oggi il clima non ce lo consente quindi, dopo un viavai tra la camera, l’hotel e il parcheggio per spostare la macchina nella zona riservata a chi si ferma per la notte (l’hotel fornice una specie di telecomando per aprire la sbarra), e vista la quasi impossibilità di muoversi lungo le vie a causa della ressa, andiamo ad attendere l’alta marea.

Sono necessarie circa due ore per osservare il cambio della marea. Quando arriviamo noi del mare non c’è traccia e Mont Saint Michel è circondato da una distesa di sabbia, l’unica acqua presente è quella di una specie di fiumiciattolo accanto alla strada; sarà poi questo corso d’acqua che andrà aumentando, ricoprendo la pianura intorno al Monte. L’attesa è lunga e l’aria gelida, e dal momento che qui si cena presto pensiamo di giocare d’anticipo e andare a mangiare qualcosa prima che tutta la gente che ora gira per le strade si riversi nei ristoranti. La cena è ottima: verdure con salmone, cozze e patatine fritte e crèpe al miele, il tutto accompagnato dalla prima bottiglia di sidro della nostra vacanza, e il prezzo più che ragionevole, visto dove ci troviamo. Terminiamo di cenare tre quarti d’ora prima dell’orario di alta marea, e quando oltrepassiamo la porta di accesso al Monte l’acqua è già alta. Ci incamminiamo lungo la strada, e osserviamo il mare che sale e sale… è un’atmosfera molto particolare e suggestiva, e non sembra nemmeno di essere nello stesso luogo di due ore prima… Mont Saint Michel circondata dall’acqua fa decisamente un altro effetto, molto più scenografico, inoltre per un attimo le nuvole si disperdono un po’ e la luce del sole che tramonta rende tutto ancora più spettacolare. La marea raggiunge il punto massimo per oggi e il mare inizia subito a ritirarsi, non pensavo che la cosa fosse così immediata. Ci fermiamo ancora un po’ ad osservare il fenomeno, poi iniziamo a gironzolare per le vie del Monte, finalmente deserte, e l’atmosfera che si respira è decisamente diversa rispetto al pomeriggio, con la luce soffusa dei lampioni che illumina e facciate antiche delle case, e il silenzio… 17 agosto 2008-10-16 Km.145 Ci svegliamo presto, e in men che non si dica lasciamo la camera (non avere bagagli aiuta anche in questo); portiamo il borsone in macchina, facciamo colazione in hotel e poi via, alla scoperta di Mont Saint Michel alla luce del giorno. E’ bellissimo, c’è pochissima gente, e scatto decine di fotografie. Come prima cosa facciamo una passeggiata sulle mura, da cui si gode una bella visuale sulla pianura circostante, poi ci avviamo verso l’abbazia. L’appellativo di “Meraviglia” di questo complesso è decisamente meritato, e non solo per la bellezza ma anche per le difficoltà di costruzione, dal momento che è stato edificato su una piattaforma aggrappata alla roccia. Per ragioni estetiche e simboliche, l’altezza della costruzione è la medesima dell’altezza della montagna, e questo rende l’insieme molto armonioso. Visitiamo il complesso da soli, anche se di tanto in tanto ci soffermiamo ad ascoltare le spiegazioni delle guide (ci sono visite guidate gratuite in varie lingue, italiano compreso, ad orari prestabiliti). Questo posto ci piace così tanto che decidiamo di seguire il consiglio della guida e di fermarci per assistere alla messa. La celebrazione è lunga ma molto particolare, sembra di essere nel medioevo, sia per l’architettura dell’ edificio sia per i canti gregoriani dei frati e delle suore, di incredibile armonia e limpidezza. Al termine della messa gironzoliamo ancora un po’ per l’abbazia, è tutto così bello che ci dispiace andarcene… uscendo notiamo che la coda all’ingresso è interminabile, e anche le strade sono di nuovo affollate, e il Monte ha perso un po’ della sua magia… Partiamo, destinazione Caen. Sarà una mia impressione, ma ho la sensazione che la Normandia non riuscirà ad affascinarmi come la Bretagna… vedremo nei prossimi giorni se sarà vero. La cosa positiva della parte di viaggio che si svolge in Normandia è che per ben tre notti utilizzeremo lo stesso hotel, non mi sembra vero di non dover movimentare la valigia per tutto questo tempo! Nei prossimi giorni ci immergeremo nella storia, visitando le località dello sbarco, e un ripasso è senza dubbio necessario, anche se si tratta di storia recente. Dedichiamo quindi il pomeriggio alla visita del memoriale di Caen. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi: un museo forse, o qualcosa di simile, in ogni caso mi sembrava esagerato il consiglio della guida che indicava come minimo tre ore di vista. Mi sono ricreduta dopo circa due minuti. Il memoriale è un luogo incredibile, un viaggio nella storia attraverso oggetti, immagini, filmati, suoni… credo che si possa tranquillamente trascorrere un giorno intero qui senza rendersene conto, e siamo tentati di tornare anche il giorno successivo visto che il biglietto di ingresso, se acquistato dopo le 13.00, consente di proseguire la visita il mattino dopo. Naturalmente la visita risulta molto istruttiva, e sentiamo che in questo modo riusciremo ad apprezzare e comprendere meglio ciò che vedremo nei giorni seguenti. Devo ammettere che, nonostante abbia letto in passato alcuni libri a proposito della seconda guerra mondiale, è stata la visita al memoriale la cosa che più mi ha fatto comprendere quel periodo e la grandezza di alcuni progetti, come la costruzione del ponte artificiale di Arromanches. Andiamo quindi alla ricerca dell’hotel, situato a St Aubin Sur Mer, entusiasti e soddisfatti di questa esperienza.

Come dice il nome, St Aubin si trova lungo la costa, e il nostro hotel è a pochi passi dalla passeggiata che costeggia la spiaggia immensa, lunghissima; questo ci consente di osservare il cambio della marea, molto imponente e, da un certo punto di vista, più impressionante che a Mont St Michel. L’hotel non è modernissimo, ma la gestione familiare ci fa sentire a nostro agio, personalmente mi sembra di essere nella pensione al mare in cui andavo da piccola, e la cosa non è necessariamente negativa, anzi, da un certo punto di vista è perfino rassicurante! 18 agosto 2008 Km.247 La giornata inizia con la visita di Bayeux e del celeberrimo arazzo (che in realtà non è un arazzo, ma un ricamo). Muniti di audioguida in italiano, compresa nel prezzo di ingresso, ascoltiamo la narrazione della conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo il Conquistatore, seguendo le varie scene ricamate su questo telo di lino lungo 70 metri. E’ davvero un’opera impressionante, i ricami sono molto precisi e accurati e le scene rappresentate incredibilmente dettagliate, e non oso immaginare il tempo che ha richiesto la realizzazione di tutto questo. A questo punto iniziamo a dedicarci ai luoghi dello sbarco: St Mere Eglise, resa famosa dal paracadutista rimasto impigliato sul campanile (un fantoccio munito di paracadute – si dice sia l’originale – è tuttora appeso al campanile; particolare anche la vetrata della chiesa, con una Madonna circondata da aerei e paracadutisti); Utah beach, immensa, spazzata dal vento, e disseminata di conchiglie, così bella che risulta difficile associarla a un avvenimento così tragico e sanguinoso; Pointe du Hoc, sito di grande importanza strategica; Omaha beach, scenografica come Utah, luogo dove lo sbarco fu più cruento e che portò gli alleati a prendere in considerazione l’idea di ritirarsi; e infine Arromanches, con la grande spiaggia disseminata dei resti del Mulberry B, il porto artificiale costruito dagli alleati per permettere lo sbarco delle truppe. E’ impressionante pensare al progetto di questo porto, ed è anche impossibile non pensare al sacrificio fatto da migliaia di soldati per riportare pace e ordine in Europa. A questo proposito visitiamo anche due dei numerosi cimiteri di guerra, quello americano di Colleville sur Mer e quello tedesco di La Cambe, perchè l’orrore e la morte della guerra non hanno nazionalità, e anche perchè voglio credere che ai giovani tedeschi, o almeno a una parte di essi, non interessasse molto invadere l’Europa e rischiare la propria vita per questo scopo…

Avevo pensato che sarebbe stata una giornata un po’ triste, con tutti questi ricordi di guerra intorno a noi. Invece è stato molto piacevole seguire le tracce dello sbarco; a parte l’interesse storico, le spiagge sono meravigliose, con la sabbia color ocra e la brezza profumata di alghe, e quando appare il sole verrebbe voglia di stendersi su un telo e restare lì a contemplare il mare. E anche i cimiteri, con queste distese di croci (grandi e immacolate a Colleville, piccole e scure a La Cambe), sono luoghi che fanno riflettere, e i numerosi visitatori percepiscono questa particolare atmosfera e mantengono un rispettoso silenzio.

19 agosto 2008 Km.89 Oggi ci aspetta una giornata tranquilla, l’unica preoccupazione è trovare un internet point (che abbiamo già cercato nei giorni scorsi senza successo) per modificare la prenotazione per domani sera: abbiamo infatti prenotato presso un Formule 1 e, vista la precedente esperienza, vogliamo trovare un nuovo hotel. Abbiniamo quindi la visita di Caen alla ricerca dell’internet point.

Arriviamo in città con un violento temporale. Parcheggiamo nei pressi del castello, che si trova vicino alla zona universitaria e che ci sembra quindi un buon posto per trovare quello che cerchiamo. Fortunatamente non ci sbagliamo, e riusciamo a prenotare un Etap e ad annullare, senza alcun addebito, la prenotazione al Formule 1, mentre aspettiamo che smetta di piovere. In breve la pioggia lascia il posto a un bel sole, e ci dedichiamo immediatamente alla visita della città. Sarà che Caen è stata quasi completamente ricostruita dopo la guerra e quindi è molto moderna, sarà che fino ad ora abbiamo visto posti meravigliosi, questa città non ci piace particolarmente e, dopo uno spuntino a base di crepes e sidro, decidiamo di tornare sulla costa.

Lungo il tragitto facciamo rifornimento di sidro e vino, ormai la nostra macchina è più carica di cibo e bottiglie che di bagagli! Trascorriamo il resto del pomeriggio a Courseulles sur Mer, la località più turistica di questo tratto di costa, passeggiando sulla spiaggia e curiosando tra i negozi di souvenir.

20 agosto 2008 Km.158 Lasciamo l’hotel con un certo dispiacere, e non solo perché la nostra vacanza volge ormai al termine: nonostante la prima impressione, avevo iniziato ad affezionarmi a questo luogo… Honfleur, la prima tappa di oggi, ci piace immediatamente, con le case dalle facciate colorate raccolte intorno al Vieux Bassin (porto vecchio) e le vie fiorite dove sfilano numerosi atelier di pittura. Molto carina anche la chiesetta con il caratteristico tetto a forma di scafo rovesciato, dovuto al fatto che è stata costruita dai maestri d’ascia del luogo. Se il resto della Normandia mi aveva dato l’impressione di essere un po’ disordinato, rispetto alla Bretagna, qui mi devo ricredere: è tutto incredibilmente curato, e mi piace molto.

Proseguiamo quindi per Etretat, dove arriviamo nel primo pomeriggio. Giriamo alla ricerca di un parcheggio libero, con l’aiuto della cartina fornitaci dall’ufficio del turismo, ma questa volta non siamo fortunati e alla fine decidiamo di seguire una freccia che ha tutta l’aria di mandarci a parcheggiare a chilometri di distanza dal centro, visto che indica una stradina stretta e in salita… e così saliamo e saliamo, e lasciamo l’auto accanto a una chiesetta e… senza saperlo siamo proprio sulla falesia d’Amont!, e di fronte a noi c’è la maestosa falesia d’Aval, con il suo arco bianco e slanciato che si tuffa nel mare… è meraviglioso, avevo già visto naturalmente delle fotografie di questo luogo, ma essere qui è tutta un’altra cosa, nessuna immagine e nessuna descrizione può rendere l’idea… Passeggiamo un po’ lungo la falesia d’Amont, poi seguiamo il sentiero che conduce a Etretat, all’inizio della spiaggia; spiaggia si fa per dire: una striscia di ciottoli grigi lunga e stretta, su cui si frangono ondate alte e possenti. Seguiamo la passeggiata che la costeggia, poi iniziamo a inerpicarci sulla falesia d’Aval da dove, oltre ovviamente alla falesia d’Amont, si può vedere anche un arco più piccolo, ma altrettanto scenografico, detto Manneporte. Notiamo che la marea inizia a scendere, e quando ritorniamo in paese la spiaggia si è già notevolmente ampliata. Gironzoliamo per le vie, affollate di turisti ma per nulla caotiche. C’è un aria molto vacanziera e rilassata, oltre ai turisti come noi c’è molta gente che va a godersi il pomeriggio sulla spiaggia, compresi parecchi ragazzi che si aggirano con il surf in spalla. Curiosiamo nei numerosi negozietti di souvenir, molti dei quali sono situati all’interno del vecchio mercato, un edificio in legno dall’aria antica, molto caratteristico, ma quello che maggiormente ci attrae di questo luogo è la spiaggia incastonata tra le due falesie, e quindi ritorniamo sulla passeggiata e ci sediamo al sole, con il fragore delle onde a fare da sottofondo, rammaricandoci di non avere con noi un costume da bagno e dei teli! Intanto le onde perdono forza, molte persone ne approfittano per fare il bagno, e nella roccia accanto all’arco appare via via una grotta, raggiungibile a piedi con la bassa marea. Ci incamminiamo quindi, camminando su questa grande distesa di rocce scivolose e ricoperte di alghe e conchiglie; è un’esperienza particolare, bisogna solo fare attenzione a non scivolare e, soprattutto, agli orari in cui questa passeggiata è consentita (una tabella è affissa accanto alla scala che porta alla falesia d’Aval). La grotta è più grande di quanto immaginassi, e fa una certa impressione la consapevolezza di trovarsi in un luogo che fino a poco prima era sommerso dal mare.

…E anche la giornata di oggi è terminata e, rossi come peperoni, gustiamo le ultime cozze e patatine fritte, tristi per la fine della nostra vacanza, tanto più che termina in questo posto stupendo, dove avremmo voglia di fermarci più a lungo… 21 agosto 2008 Km.710 Per la verità, il viaggio non è del tutto terminato, arriveremo a casa solo domani sera, ma visto che il nostro scopo era visitare Bretagna e Normandia abbiamo proprio l’impressione che finisca qui. Lasciamo Etretat di prima mattina, e io percorro il tratto più lungo che abbia mai fatto in autostrada, trecento chilometri, fino a Chalons en Champagne, dove cedo il volante a Matteo per l’ultimo tratto fino a Troyes. L’ingresso nella regione della Champagne ci sorprende un po’: ci aspettavamo qualche collina e dei vigneti, e invece attraversiamo una pianura coltivata a grano… non c’è l’ombra nemmeno di un acino d’uva… boh… d’accordo, sappiamo che la strada dello Champagne si trova a sud di Troyes, ma pensavamo che un po’ tutta la zona fosse dedicata alla coltivazione della vite… Troyes è una cittadina di origini medievali, dalle case a graticcio colorate e dalla pianta con la particolare forma a tappo di champagne. Fa caldo, non c’è un filo d’aria, e dopo tutti questi giorni trascorsi con il cielo capriccioso e la brezza marina ci sembra di soffocare. In un ufficio informazioni turistiche ritiriamo una piantina della città, che indica i punti di maggior interesse, e una dell’area circostante; dovendo fare una tappa per dividere il viaggio di ritorno abbiamo appositamente scelto la Champagne, e non abbiamo intenzione di andarcene senza avere visto i famosi vigneti! Terminata quindi la visita di Troyes ci dirigiamo verso sud, più precisamente verso il paese di Aube sur Seine, da dove iniziamo a seguire le indicazioni della Route Touristique du Champagne. E qui finalmente fanno la loro apparizione i filari delle viti, ordinati, precisi, che si arrampicano lungo i dolci pendii delle colline. In definitiva, la zona di produzione dello Champagne è molto piccola e non va assolutamente confusa con l’intera regione che porta lo stesso nome… inoltre i vigneti non sono esattamente ovunque, ma sono intervallati da prati e boschi. Insomma, se devo essere sincera, mi piace di più l’Alsazia, anche se questa regione merita sicuramente una visita più approfondita. In ogni modo, è piacevole seguire la strada dello Champagne attraverso il verde, tra numerose cantine e minuscoli paesini. In un punto particolarmente scenografico scendiamo dall’auto e ci incamminiamo tra i filari, i grappoli d’uva che iniziano a tingersi di viola. A Bar sur Aube facciamo una sosta e acquistiamo dello Champagne, dopo di che ritorniamo verso Chalons e l’Etap che abbiamo prenotato in fretta e furia a Caen.

Arriviamo in hotel che è già buio; come avevamo previsto, non abbiamo tempo ne’ voglia di cercare un ristorante particolare per la cena e mangiamo cibo texano in un locale vicino all’Etap. Il cibo non è male e l’ambiente curato, ma siamo in Francia, non negli Stati Uniti, e il ricordo delle cozze e delle galettes (e dei luoghi in cui le abbiamo mangiate) ci procura una certa tristezza… 22 agosto 2008 Km.807 Il viaggio di ritorno inizia come quello di partenza, sotto una pioggia torrenziale. La vera differenza è nello spazio in macchina che, con tutto quello che abbiamo acquistato, è decisamente carica: oltre al bagagliaio (che non è piccolo) abbiamo occupato anche parte dei sedili posteriori. Tanto per non farci mancare nulla, prima di partire ci fermiamo alla Grand Boutique du Vin, accanto all’hotel, che ieri sera ha attirato la nostra attenzione. Il commesso, appurato che siamo italiani e non inglesi (siamo abituati a non essere mai considerati italiani nel resto del mondo), ci chiede alcuni aggettivi per definire il vino e li trascrive, dal momento che sta imparando la nostra lingua, poi ci fa degustare un bicchiere di Bordeaux che sarebbe ottimo se non fosse mattina, se fosse un po’ meno freddo e se non avessi il pensiero di guidare per qualche centinaio di chilometri. Naturalmente usciamo dal negozio con delle bottiglie… La pioggia non ci dà un attimo di tregua e ci fermiamo per una piccola sosta in Alsazia, per salutare un amico, sotto un diluvio pazzesco. Il viaggio termina definitivamente cinque ore dopo, con il medesimo clima autunnale che ha accompagnato la nostra partenza…



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