Provenza tra storia e mare

Ultimo weekend d’agosto … tre giorni a disposizione per pianificare un’altra delle nostre gite “mordi e fuggi” che ultimamente ci caratterizzano … l’unico dubbio … la scelta della nostra destinazione che, dopo aver consultato le previsioni meteo, cade sulla meravigliosa Provenza, alla ricerca del suo bel sole e di un po’ di caldo...
Scritto da: ivy
provenza tra storia e mare
Partenza il: 26/08/2006
Ritorno il: 28/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Ultimo weekend d’agosto … tre giorni a disposizione per pianificare un’altra delle nostre gite “mordi e fuggi” che ultimamente ci caratterizzano … l’unico dubbio … la scelta della nostra destinazione che, dopo aver consultato le previsioni meteo, cade sulla meravigliosa Provenza, alla ricerca del suo bel sole e di un po’ di caldo di fine estate.

La distanza da coprire per raggiungere il cuore di questa bellissima regione francese è lunga, ma la voglia di tornare in questa accogliente e soleggiata zona è così tanta, che anche la strada sembra più facile e veloce … – all’andata – … Percorriamo circa 600 km valicando monti, attraversando vallate e vedendo scorrere dal finestrino svariati paesaggi, mentre Ric ed io ci diamo il cambio alla guida diverse volte, per arrivare a destinazione nel pomeriggio, stanchi ma smaniosi di visitare la bellissima Orange, città d’arte e di storia, scelta come nostra prima meta di questo weekend prolungato.

Non abbiamo alcuna difficoltà a trovare il nostro hotel, questa volta della catena “Premiere classe” del gruppo “Envergure”, posto appena dopo l’uscita dell’autostrada e ad appena una ventina di minuti a piedi dal centro storico.

Dopo una chiacchierata con la simpatica signora della reception, che ci da’ buoni consigli per il nostro soggiorno e ci consegna una utilissima cartina di Orange, una volta appurata la comodità del letto e la freschezza della camera … – … leggasi: abbiocco tremendo e relax più totale … – finalmente all’ora di cena ci mettiamo in marcia in direzione del centro, alla ricerca di un bel ristorantino. La città ci conquista subito con il suo tipico “charme” provenzale, per le sue vie acciottolate, le antiche piazzette ombreggiate da platani, le facciate delle case con le persiane dipinte di azzurro e di violetto, i fiori colorati ai balconi; usciamo da una di queste viuzze ed ecco all’improvviso pararsi davanti a noi un muro altissimo, maestoso, che sa di antico e trasuda storia da tutti i pori … … Ci siamo imbattuti proprio in uno dei due monumenti eccezionali di Orange, classificato patrimonio mondiale dall’Unesco, il celebre teatro romano, ai piedi della collina Saint Europe, il solo in occidente ad essere ancora così ben conservato.

E’ impressionante osservare il “muro di scena”, lungo più di cento metri e altissimo, non a caso definito da Re Luigi XIV come “il più bel muro del regno!”… Certo che di sera e con le luci colorate l’effetto visivo è notevole! Rimaniamo incantati da cotanta meraviglia e decidiamo di tornarci con calma il mattino dopo, per una doverosa visita più approfondita … io non vedo l’ora! Terminiamo la nostra serata cenando all’aperto in un ristorante in una via del centro storico, rispettando i ritmi e le consuetudini provenzali di mangiare molto tardi e con estrema tranquillità, accompagnati dal suono di una fisarmonica in un clima molto vacanziero e rilassato.

Una buona e abbondante colazione e via, di nuovo a passeggiare per le vie di Orange, baciata da tiepidi raggi di sole e accarezzata da un piacevole fresco venticello, alla scoperta del suo teatro romano, guidati dalla moderna e pratica audio-guida in italiano, che ci narra la storia e le curiosità di questo affascinante sito storico.

Apprendiamo che il teatro venne edificato all’inizio dell’era cristiana, tra il I secolo a.C. E il I secolo d.C., e la fantastica facciata (muro di scena), alta circa 37 metri, fu aggiunta durante il regno di Augusto, mentre le statue, le colonne ed i pilastri appartengono all’epoca di Antonino il Pio.

Abbandonato a partire dal IV secolo e utilizzato per vari scopi, subì notevoli danni fino ai restauri iniziati nel 1869, che pian piano l’hanno riportato al mirabile stato attuale; grazie alla sua perfetta acustica, ancor oggi vi si svolgono spettacoli grandiosi di opera lirica, operetta, commedia e concerti di musica classica e celtica, con artisti di fama mondiale.

Non faccio fatica ad immaginare la suggestione di assistere ad un spettacolo all’interno di questo bellissimo e antichissimo teatro, proprio nello stesso luogo in cui secoli fa tutti gli abitanti di Orange, dalle classi più nobili e facoltose a quelle più povere (l’entrata era gratuita per tutti), trascorrevano intere giornate di festa, in attesa del calar della sera e dell’inizio della rappresentazione teatrale.

Scattiamo foto di tutto il sito archeologico da ogni angolazione possibile e assistiamo, nella piccola sala cinema, alla proiezione di un interessante filmato sulla storia di Orange e dei suoi monumenti; uscendo, notiamo sul bancone della biglietteria, in bella mostra all’interno di un cestino di vimini, Diva, una bellissima gatta nera, che sonnecchia sorniona e si fa accarezzare e fotografare da tutti i visitatori! Un rapido sguardo anche all’altra importante testimonianza dell’arte romanica in Orange, il suo Arco di Trionfo, che si trova all’entrata nord della città e si erge maestosamente con i suoi tre archi, decorati con numerosi fregi che evocano scene di combattimento e vittorie romane, in onore e gloria dell’antica Roma.

Lasciamo Orange e percorriamo le suggestive strade statali dai paesaggi incantevoli in mezzo alla campagna e, passando vicino ad Avignone, sempre magnifica, vista passando dal ponte sul Rodano nei pressi del “Pont St. Benezet” proprio di fronte al “Palais des Papes”, non cediamo alla forte tentazione di fermarci, visto che l’abbiamo già visitata anni fa, ma preferiamo continuare verso Tarascona, da noi ancora inesplorata.

Entriamo in questa cittadina dall’aria tranquilla e addormentata, tipica di una domenica d’estate, e ci avviciniamo a passo lento verso il fiume, sulla cui riva sorge il famoso castello del Re Renato d’Angiò, costruito in realtà su un isolotto calcareo sul Rodano, separato dalla città da un fossato e da un ponte levatoio e circondato da possenti alte mura.

Sbuchiamo nella piazza della “Collégiale Sainte Marthe”, molto vicina al magnifico e imponente “Chateau du Roi René”, che pare sia uno dei più bei castelli medievali di Francia, e restiamo sorpresi di trovare un mercato assai bizzarro, con bancarelle che offrono strani dolci, e che vendono oggettistica e artigianato poco comune. Notiamo vari gruppi in costume medievale e tende a strisce colorate intorno al castello, dove si improvvisano gare di tiro con l’arco, balli, canti e giochi … Siamo capitati nel bel mezzo della festa “les medievales de Tarascon” che si svolge ogni anno a fine agosto e che rievoca i bei tempi del regno del “bon Roi René”, caratterizzato da grandi spettacoli e festini introdotti da questo mecenate, che trasformò il castello in palazzo reale dove ospitare tutta la nobiltà provenzale. Assaggiamo delle torte salate dal gusto medievale, con spinaci, uvetta e pinoli, mentre intorno a noi la gente comincia ad affluire numerosa per assistere alla sfilata in costume della corte del Re, con sbandieratori, cavalieri in sella a bellissimi cavalli adornati a festa, soldati, musici e danzatrici medievali.

Per le vie, sotto il castello e lungo il fiume, numerose animazioni, danze, botteghe di oggetti d’artigianato e di antichi mestieri invitano a fare un salto nel passato, nella vita quotidiana del medioevo, e a rivivere nell’arco di un weekend l’epoca medievale.

Assistiamo divertiti alla sfilata e ai combattimenti tra cavalieri e soldati, tra un gran frastuono dato dal fragore dei colpi delle spade sugli scudi (gran rumore di latta contorta) grida e risate, e poi entriamo a visitare il castello, veramente splendido, dall’esterno molto austero e imponente, mentre all’interno presenta sale con soffitti a cassettoni decorati, eleganti e molto accoglienti, ma purtroppo spogli di ogni arredo d’epoca.

Saliamo lunga una scala a chiocciola all’interno di una delle torri e sbuchiamo sulla bella terrazza panoramica, da cui possiamo osservare dall’alto lo svolgersi della festa e da dove godiamo di un clima gradevole e di una vista eccezionale a 360° sul territorio tutt’intorno.

Tornati sulla “terraferma”, facciamo una visita veloce anche alla vicina collegiata romanica, dedicata a Santa Marta, la santa che liberò la città dall’orribile mostro “le tarasque”, simile ad un drago alato, come vuole la leggenda.

Lasciamo Tarascona ancora in balìa dei festeggiamenti per dirigerci verso sud, per il nostro appuntamento con il mare, nella splendida Camargue e più precisamente nel villaggio di Martigues, a due passi da Marsiglia e dalla “Cote Bleue”.

Cercavamo una località della Camargue molto caratteristica e non troppo affollata e l’abbiamo trovata! Martigues è una delle tante “ville fleurie” (città fiorita), sorta sull’acqua, sul bordo dell’“Etang de Berre”, unito al mare attraverso il canale di Caronte, e definita la Venezia provenzale per il fascino dei suoi canali, degli isolotti e dei suoi ponti colorati. Al primo sguardo ci appare una città piuttosto industrializzata e moderna, specie nella zona dove sta il nostro hotel F1, ma quando ci si avvicina al centro storico sembra quasi impossibile scoprire la beltà di un tipico villaggio di pescatori, perfettamente conservato e coloratissimo.

Anche questa sera scegliamo di cenare all’aperto, piuttosto tardi, in un ristorantino dall’aspetto modesto, ma che gode di una posizione e di una veduta sul canale e sui suoi ponti colorati di luci blu, davvero scenografica! Serata estremamente romantica grazie anche al clima perfetto, al cibo gustoso (una “mousse au chocolat” davvero deliziosa), e al profumo del mare che ha il potere di rigenerarci dopo una lunga e intensa giornata di visite e di scoperte come quella appena trascorsa.

Riprendiamo la visita di Martigues interrotta la sera prima dal calar del buio, accompagnati anche stamani dalla luce e dal calore di un’altra bella giornata di sole.

Attraversiamo il ponte che ci porta sulla piccola isola, nel “quartier de l’ile”, cuore della cittadina di origine gallo-romanica, che conserva piazze, vie e case antiche; ma la zona più bella è il “quartier des pecheurs”, con i suoi canali, i piccoli ponti, le barche ancorate lungo il porto, le sue case colorate che si riflettono nell’acqua, la chiesa barocca de “La Madeleine”; il quartiere con le vecchie case dei pescatori del XVII° secolo, lungo il canale “Saint- Sebastien” venne anche chiamato “le miroir aux oiseaux”, da famosi pittori impressionisti francesi (Ziem, Dufy, Loubon), che qui vennero a dipingere le loro tele e diedero questo nome allo specchio d’acqua.

Le foto di questi fantastici scorci artistici si sprecano … meno male che sono passata alla fotocamera digitale! Un ultimo sguardo al piccolo borgo di mare e poi, rassegnati a dover tornare a casa, il lungo, impegnativo, interminabile viaggio di rientro, lungo ben 720 km e funestato da pioggia battente, vento e nebbia sui due passi alpini che ci separano dall’Italia.

Arriviamo distrutti a destinazione, ma convinti che ne sia valsa la pena … l’aria del mare, il sole il profumo, l’allegria e il calore della Provenza sono unici e hanno il potere di donarci rinnovata vitalità ed energia positiva per i nostri futuri viaggi … speriamo solo un po’ più lunghi … in tutti i sensi.



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